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Autore: EcateC    16/05/2019    3 recensioni
Ci sono molte regole non scritte nel manuale di istruzioni dei Death Note. Tra queste ce ne una, la cui diffusione nel mondo umano è stata rigorosamente vietata agli Shinigami. La Death Eraser permette di cancellare qualsiasi nome iscritto nel Death Note. Non importa se la mano dello scrivente sia stata umana o divina: la Death Eraser riporta in vita la vittima, purché la morte di quest’ultima non abbia coinciso perfettamente con quella che sarebbe stata la sua morte naturale.
What if ambientata poco prima della morte di L, che trae le basi da un unico fatto inventato: l'arrivo anticipato di Near e Mello in Giappone.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Near, Watari | Coppie: L/Light, Mello/Near
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando Quillsh Wammy fondò il primo istituto riservato a bambini e ragazzi plusdotati, non avrebbe mai creduto di incontrare un bambino speciale come L.

All’apparenza sembrava solo un bambino problematico e affetto dalla sindrome di Asperger: silenzioso, serio e poco incline al contatto umano e al dialogo. In realtà, era il piccolo più geniale e dolce che avesse mai incontrato. 

Figlio inatteso di una ragazza madre che non aveva le possibilità di mantenerlo, egli era stato abbandonato in un orfanotrofio londinese, avvolto in una maglietta bianca e accompagnato da un bigliettino semi strappato, su cui era stata scritta un’unica, misteriosa lettera: L.

I gerenti dell’orfanotrofio non scoprirono mai cosa significava quella lettera, ma sta di fatto che, un po’ per abitudine, un po' per indolenza, iniziarono a chiamare quel nuovo fagottino proprio L, fino a fare di quell’isolata lettera il suo nome effettivo, a cui fu apposto anche un cognome per la registrazione alla anagrafe.

Lo stesso Wammy, quando venne contattato dal direttore dell’orfanotrofio, rimase sorpreso nello scoprire che il presunto bambino prodigio si chiamasse niente meno che L.

-L? Intendi E-l-l-e?- gli domandò dal telefono, facendo lo spelling.

-Er, no, in realtà è proprio L, la lettera L. Noi la pronunciamo all’italiana.-

-Ho capito- esclamò Watari, perplesso -Ma siete proprio sicuri che sia un bambino plusdotato e non un bambino semplicemente brillante o curioso come gli ultimi quattro che mi avete segnalato?-

-No, Wammy. Ti assicuro che questo è diverso, è un genio, sul serio. Devi conoscerlo.-

Quillsh Wammy, oggi conosciuto come Watari, alla fine assecondò il direttore e andò a conoscere colui che, in futuro, sarebbe diventato il suo pupillo.

 

 

 

-Fingi per gioco di essere un’ape, un’ape che vede tre fiori e che deve decidere in quale andare. Un fiore è vicino a un laghetto, un altro è piccolo e malmesso mentre l’ultimo è il più bello, ha il gambo lungo e dei bei colori sgargianti. Tu quale fiore sceglieresti?-

-Il secondo- rispose L con la sua vocina da bambino, continuando a disegnare.

-E perché il secondo?-

-Perché il primo è vicino a un laghetto, ed è pericoloso perché le api muoiono nell’acqua. Mentre l’ultimo fiore è il più bello, e per questo non avrà più polline, perché ci sono già andate tutte le altre api.-

Watari gli sorrise dolcemente -Ti faccio un’altra domanda, se vuoi, L. Ci sono due fattorie, una vicino all’altra. Un giorno, il proprietario della prima fattoria ruba un cavallo al proprietario della seconda. Tu cosa faresti per trovare questo cavallo? Dove lo cercheresti?-

-Sotto terra- gli rispose L semplicemente, senza neanche pensarci. Watari si tolse gli occhiali e si appoggiò sullo schienale della sedia, colpito.

-Allora, signor Wammy?- lo spronò il direttore, sulle spine -L può essere ammesso al suo istituto?-

-Non è che può- gli rispose gentilmente Watari -Deve.-

 

 

 

A Watari è sempre risultato molto difficile trattare L con lo stesso distacco con cui trattava gli altri bambini del proprio istituto. Forse perché lo aveva ammesso quando era ancora piccolo piccolo, L aveva infatti quattro anni, forse perché il suo bisogno di affetto gli ispirava tanta, troppa tenerezza. L’affetto e la stima che iniziò a provare per quel bambino crebbero col passare del tempo, e più L diventava grande, più la sua rara genialità cresceva e sbocciava, come un fiore umile e solitario. Il giovane risolveva casi giuridici, salvava vite umane, sventava attentati terroristici e non voleva niente in cambio. La polizia, la Gendarmerie, l'FBI e l'Interpol ormai facevano diretto affidamento su lui, che si presentava con nomi e alias diversi a seconda del caso.

Non c’era da stupirsi se qualche anno dopo Watari decise di accompagnarlo nel lontano oriente, quando fu scoppiato il clamoroso e apparentemente irrisolvibile caso Kira.

Egli lasciò la direzione dell’istituto a un caro amico, un certo Roger Ruvie, a cui diede l’incombenza di dirigere gli affari e di prendersi cura delle piccole menti brillanti che vi abitavano.

Due tra queste piccole menti, però, non accolsero di buon grado la notizia della partenza di L e Watari per il Giappone.

Nate River e Mihael Kheel, meglio conosciuti con gli pseudonimi di Near e Mello, erano due ragazzini incredibilmente intelligenti, che avevano vissuto nella Wammy’s House insieme a L praticamente da sempre. Sarebbe eccessivo affarmare che gli volessero bene come gliene voleva Watari, però col tempo anche loro si erano affezionati al giovane detective e avevano iniziato a vederlo come una sorta di eroe, un obiettivo da raggiungere e possibilmente da surclassare. Infatti avevano pregato L di andare con lui a Tokyo, ma invano: il giovane era stato perentorio, il caso Kira era troppo pericoloso. 

Ma non tutti la pensavano come lui. E infatti…

 

 

 

-È arrivato un messaggio da L.-

Mello lanciò sul letto di Near la lettera, sempre con la solita barretta di cioccolato tra le labbra -Aprila tu, a me non va- gli ordinò, buttandosi con tanto di scarpe sopra al proprio letto.

Il suo giovanissimo compagno di stanza esitò, arricciandosi i capelli argentei tra le dita.

Mello alzò le sopracciglia -Qualcosa non va?-

-Non è un messaggio di L- gli rispose Near, rigirandosela tra le dita.

-Sì, che è un messaggio di L- insistette Mello -Quante altre persone conosciamo che abitano in Giappone?-

C’erano infatti due francobolli nipponici apposti sulla busta.

Near che, malgrado fossero solo le nove di sera, era già sotto le coperte e pronto per dormire, si alzò e si infilò nel letto del suo vicino. Scartò la lettera davanti agli occhi azzurri di Mello ed entrambi lessero il testo con avida curiosità.

La calligrafia storta e sgraziata era senza dubbio quella di L.

 

 

Ciao fratellini,

stare qui è strano ma entusiasmante, dovreste venire.

A presto.

 

 

Il sedicenne Mello fece un sorriso di trionfo. Dentro alla busta c’erano anche due biglietti di sola andata per il Giappone.

-Non ci credo! Dunque anche il grande L ha bisogno del nostro aiuto!- esclamò esultante, decifrando il messaggio in codice.

-Non l’ha scritta L, idiota. L’ha scritta Watari- sussurrò compostamente Near, accucciandosi vicino a lui -Credo che L sia in pericolo-

-Non ti facevo così ingenuo, Nate- gli sussurrò Mello, soddisfatto -L sapeva che avremmo pensato subito a Watari, perciò ha scritto la lettera di suo pugno, proprio per indurci a credere che sia stato un rimaneggiamento del vecchio, quando invece l’ha scritta proprio lui-

-Sei troppo contorto, Mihael- lo liquidò -Stando così le cose, potrebbe anche averla scritta Kira-

-Kira?- si accese il biondino -È impossibile che Kira conosca direttamente L. E se anche fosse, non possono essere diventati così intimi da indurre L a parlargli di noi-

Near alzò le spalle e sorrise -Non ci resta che andare in Giappone a controllare-

 














 

Note
Ciao a tutti, intanto grazie per essere arrivati fin qui :)
Questa storia è una What if, ambientata poco dopo che Light ha riacquistato la memoria e sarà ovviamente incentrata sulla coppia Light/L, che io cercherò di mantenere più IC possibile (sarà un'impresa!).
In questo breve capitolo introduttivo ho parlato un po’ delle origini di L, quindi ho immaginato che Wammy/Watari trovasse i bambini plusdotati anche grazie al contributo degli altri orfanotrofi, che gli avrebbero dovuto segnalare i bambini per così dire “sospetti” di avere delle doti intellettive superiori alla media, così da darli in affidamento a lui e avere conseguentemente bocche da sfamare in meno. 
Spero che abbia suscitato il vostro interesse e mi raccomando: se fa schifo, ditemelo al più presto, così la cancello e torno nei miei fandom con la coda tra le gambe xD
A presto,
Ecate
 
   
 
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