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Autore: MaryFangirl    16/05/2019    2 recensioni
Bastò davvero poco, e all'improvviso tutto ciò che Hanamichi riuscì a vedere e pensare, fu Kaede Rukawa. [...] Kaede si sarebbe reso presto conto che non sarebbe più riuscito a togliersi Hanamichi dalla testa.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Kaede scorse la struttura riconoscibile della clinica e rallentò il passo: se avesse continuato a correre come un ossesso con quel caldo, sarebbe svenuto con la faccia in mezzo alla sabbia e non voleva rischiare di dare campo libero a qualche invasata per fargli la respirazione artificiale o tocchicciarlo qua e là. Strinse gli occhi alla ricerca di Hanamichi, sperando di vedere la sua sagoma stagliarsi nel suo quasi metro e novanta che sicuramente avrebbe sovrastato chiunque dei presenti. Non vedendo ciò che voleva, però, si sentì come afferrare da una morsa di delusione e tornò a tormentare la ferita interna della guancia, con un'espressione ancora più cupa del normale.
Avanzò cautamente, vedendo a largo la barca bianca che qualche giorno prima aveva raggiunto con la sua scimmia. Sua?! Cavoli, era messo davvero malissimo.
Tornando a guardare la spiaggia con un disturbante senso di disillusione, i suoi occhi si allargarono per una frazione di secondo. Vide una figura imponente stesa su un telo blu, e avvicinandosi ancora, l'inconfondibile testa rossa su cui i capelli erano un po' cresciuti, come un soffice tappeto autunnale. Il cuore di Kaede si alleggerì, ma il ragazzo sbuffò quando scoprì che il do'aho stava dormendo, o almeno così sembrava.
Si avvicinò di più e si abbassò appena, vedendo come il petto del do'aho si alzava e abbassava con regolarità, dando dimostrazione che stava dormendo saporitamente. Aveva la bocca socchiusa e le braccia stese lungo i fianchi.
Kaede sospirò, era la prima volta in cui si trovava con Hanamichi e non era lui quello addormentato.
Non se la prese troppo, tuttavia, immaginava che le giornate dello scimmiotto iniziassero presto e fossero piene, non era strano che sotto il sole e con quel venticello gli fosse venuto l'abbiocco, Kaede poteva capire meglio di chiunque altro. Notò anche un libro sul telo, vicino al capo di Hanamichi, e alzò un sopracciglio. Era un volume di storia...stava studiando?! Assurdo.
Kaede tirò fuori il suo telo e lo distese accanto ad Hanamichi. Si sdraiò, mettendosi su un fianco, osservando il suo rivale/amico (ora cotta?) che dormiva, sapendo che probabilmente sembrava un maniaco. Ma trovava la visione piacevole e calmante. Era strano vedere Hanamichi che dormiva, silenzioso e pacifico, lui che era l'incarnazione del caos e del rumore. Come dotata di vita propria, la sua mano si mosse e si allungò verso il viso di Hanamichi. La sua ragione gli gridava in lontananza di smetterla subito, ma il suo corpo provava l'indescrivibile desiderio di toccare la pelle dell'altro, sembrava contenere il calore del sole e lui voleva scoprire se l'avrebbe trovato confortevole o se si sarebbe scottato...si sarebbe limitato a uno sfioramento, sul viso, innocente.
Non parve in grado di andare a fondo, la sua mano rimane sospesa sul volto del ragazzo, sentendo il respiro lento di quest'ultimo che gli solleticava il palmo. Che cazzo stava facendo, in nome di dio?
Strattonato da due invisibili forze, una che lo spingeva a posare almeno un dito sulla fronte di Hanamichi, l'altra che lo allontanava per evitare di rendersi ancora più ridicolo, Kaede cedette a quest'ultima con uno scatto felino quando Hanamichi si mosse ed emise un gemito, le sue palpebre tremarono prima di aprirsi, portando un braccio sopra gli occhi per proteggersi dalla luce ancora alta in cielo.
Kaede portò gambe e braccia sul proprio telo, voltandosi all'istante e sistemandosi sulla schiena, senza guardarlo, non rendendosi subito conto che Hanamichi non si era accorto di nulla mentre usciva dal profondo stato di torpore che l'aveva accolto per quell'ultima oretta. Ci mise un tempo sufficientemente lungo perché Kaede riuscisse a riprendersi e tornare il se stesso più o meno freddo e composto. Era contento che si fosse svegliato.
“Uh...” la voce roca di Hanamichi, ancora marcata dal sonno, gli inviò un minuscolo ma chiaro brivido lungo la schiena. “La volpe sveglia mentre il tensai dorme...” biascicò mettendosi subito a sorridere, mentre Kaede guardò dritto davanti a sé, le mani ben ferme sotto le gambe per evitare che si sentissero libere di altri gesti compromettenti.
“Potevi svegliarmi” affermò Hanamichi, stirandosi e sbadigliando senza trattenersi.
“Nh, non sono qui da molto. E sembravi stanco”
Hanamichi arrossì appena, sperando interiormente di non aver russato né sbavato; per esserne sicuro, si toccò distrattamente sul petto, sospirando di sollievo nel sentirlo asciutto. Cosa gliene fregava, poi, la volpe lo aveva visto in situazioni imbarazzanti più di una volta e non era mai stato un suo cruccio; ma lanciando un'occhiata al rivale (amico?) e vedendolo così ordinato e privo di difetti, non aveva voglia di risultare troppo incasinato.
Rimase anche colpito dalla premura del volpino, si sarebbe aspettato che lo prendesse a calci nel vederlo ronfare. Che cazzo stava succedendo? Kaede Rukawa che parlava, andava a 'fargli visita', era gentile...e lui non reagiva da indemoniato, ma gli sorrideva e arrossiva. Il tutto era quanto di più rivoluzionario potesse esserci dopo la dimostrazione della teoria copernicana da parte di Galileo.
Hanamichi osò guardare Kaede in volto, trovando però la familiare maschera impassibile che non gli avrebbe rivelato di saperne di più di lui. Sospirando, si alzò e si tolse la canottiera.
“Che ne dici di un bagno? Sto morendo di caldo” annunciò, in un tentativo di stemperare l'imbarazzo che sembrava essere diventato compare dei loro incontri.
Kaede reagì con un secondo di ritardo, ma annuì e si avviarono verso la riva.
Kaede si approcciò all'acqua con calma, sentendo l'acqua fredda e volendo abituarsi gradualmente alla temperatura: ovviamente non aveva fatto i conti col tornado dai capelli rossi, che corse e si schiantò in acqua come una bomba, spruzzando anche lui che dovette reprimere un gridolino per il quale l'altro lo avrebbe preso in giro a vita.
“Do'aho” borbottò, ma Hanamichi lo ignorò, godendosi immensamente la freschezza del mare dopo essere stato tanto tempo sotto il sole, e si mise a pancia in su nella posizione del morto, galleggiando pigramente. Doveva essersi dimenticato di essere in compagnia dell'infida volpe, che quando lo vide così rilassato, sorrise malignamente prima di lanciarglisi sopra, facendolo quasi affogare e divertendosi un mondo – ma questo non lo mostrò, com'era scontato – quando Hanamichi riemerse tossendo per poi mettersi a sbraitare furibondo contro di lui. Partì un'inevitabile guerra di spruzzi, che si tramutò in una sfilza di tsunami, specialmente da parte di Hanamichi che usò le mani come velocissimi remi per inondare la kitsune.
“Arrenditi!” lo incitò, gasatissimo nel riuscire a battere Kaede almeno in quello.
“Mai!” gorgogliò Kaede tra uno spruzzo e l'altro, con la bocca che bruciava per aver ingoiato almeno un paio di sorsate di acqua salata, ma avrebbe preferito tagliarsi una mano che ammettere la sconfitta. Non con il do'aho, impossibile!
Hanamichi allora si intestardì e prese a spruzzarlo ancora più rapidamente, girandogli intorno come un mulinello, non lasciandogli via di fuga, e dopo un paio di minuti di bombardamenti, Kaede detestò farlo ma fu costretto a cedere.
“Va bene, va bene! Mi arrendo, hai vinto!”
Gli occhi di Hanamichi brillarono come pietre preziose, con un sorriso enorme, prima di scoppiare in una risata folle e in proclamazioni su quanto le kitsune malefiche non potessero nulla contro il tensai.
Kaede scosse il capo senza dargli tanto peso, poi uscì dall'acqua e tornò all'asciugamano, seguito da Hanamichi quando la piantò di ridere e di autocelebrarsi.
Kaede si concesse qualche minuto per asciugarsi un po' e per riprendere fiato, non poteva credere che insieme a quell'idiota si fosse...divertito. Hanamichi si accomodò vicino a lui con un tonfo sgraziato, muovendo qualche granello di sabbia che terminò sul telo di Kaede, che per quello lo guardò un po' male.
“Allora, volpe, che mi racconti? La nazionale è come te l'aspettavi?”
“Nh, sì. Ci sono compagni forti”
Non poteva aspettarsi qualcosa di più, no? Ad Hanamichi venne da ridere.
“Tu, invece? Stai bene?” la domanda di Kaede fu un'altra cosa che lo sorprese nel giro di poco tempo. Ci doveva essere qualcosa nell'aria, quell'estate.
“Sì...sto migliorando ogni giorno di più. Le sedute sono pallose ma danno i loro frutti” mentre si abbassava per appoggiarsi sui gomiti, Hanamichi fece una smorfia di dolore, mentre una fitta gli colpiva la parte bassa della schiena. Kaede se ne accorse e si preoccupò parecchio, sbiancando leggermente:
“Tutto a posto?”
“Sì, non preoccuparti...ecco perché non devo esagerare” disse Hanamichi con un sorriso un po' tirato, riprendendo la posizione seduta.
Kaede rimase a guardarlo per un attimo, volendo essere certo che non stesse male per davvero, poi vide il volto di Hanamichi tornare disteso e si rilassò a sua volta.
Si girò verso il suo zaino, dove aveva infilato una cosina che aveva preparato da dare ad Hanamichi ma al contempo non era affatto sicuro di volergliela dare. Non gli piaceva affatto quella sensazione di insicurezza che lo conquistava tutte le volte che si trovava intorno a lui: era un tipo sicuro, deciso, essere ridotto a comportarsi come una ragazzina innamorata era il colmo. Non era di certo una ragazzina. Non era di certo innamorato. Non ancora, almeno...
Imprecando contro se stesso, si sbrigò ad afferrare quello che lo preoccupava dalla taschina anteriore dello zaino, e lo tenne per un istante nella mano prima di allungarlo verso Hanamichi. Quest'ultimo, stupito, vide che Kaede gli porgeva un foglietto spiegazzato. Con un'occhiata incuriosita verso il volpino, afferrò il pezzetto di carta e lo aprì. C'erano una serie di cifre scritte con una penna rossa.
“Cos'è?”
Kaede alzò gli occhi al cielo, perché il destino si stava accanendo contro di lui?
“Un numero di telefono, do'aho”
“Sì, penso di averlo capito” ribatté Hanamichi un po' offeso, ma non è che si fosse espresso bene. “Di chi è?”
“Di mia nonna” la serietà con cui Kaede lo disse rischiò di far pensare ad Hanamichi che fosse davvero il numero di telefono di sua nonna: “Il mio, do'aho!” scattò Kaede, impedendosi di stamparsi una mano sulla fronte per tanta ottusità.
“Ah ok!”
Ah ok? Non era 'ah ok' per niente che la sua nemesi gli desse il suo numero di telefono!
“Perché me lo stai dando?”
Kaede fu fortunato perché Hanamichi era così attonito che non si accorse del rossore sul suo volto.
“È del mio cellulare...me l'hanno regalato i miei quando sono stato accettato dalla nazionale, dicendo che così sarebbe stato più facile comunicare”
“Che fortuna, kitsune, hai un cellulare!”
“Nh, non che m'importi molto. In settimana sono sempre impegnato, non so se riuscirò a passare di qui spesso...”
“Vuoi che ti chiami?” fece Hanamichi diretto, sentendosi allo stesso tempo sconvolto e speranzoso.
La kitsune voleva parlare con lui al telefono...già poteva immaginarsi che lunghe conversazioni fatte di 'Nh' e 'Do'aho', ma non aveva importanza. Kaede Rukawa voleva che lo chiamasse sul suo cellulare privato.
“Nh, non sei costretto”
Per Kaede era una situazione del tutto nuova. Aveva decine di ammiratrici che avrebbero dato l'anima per avere il suo numero di cellulare, ma non essendosi mai interessato a nessuna, non era per niente avvezzo a quel genere di cose: scambiarsi i numeri, chiamare qualcuno, aspettare di essere chiamati...non gliene era mai potuto fregare di meno. Si stava esponendo tantissimo, ma sì, gli sarebbe piaciuto se Hanamichi avesse anche solo voluto considerare l'idea di chiamarlo...avrebbe avuto la conferma che pensava a lui...perché per quanto riguardava Kaede, non c'erano dubbi, quella scimmia gli era in testa da mattina a sera, ogni santo giorno.
“Beh, io non ho un cellulare. Ma non dovrei avere problemi se uso il telefono della clinica...”
Kaede rimase spiazzato dalla naturalezza con cui Hanamichi aveva accettato la cosa. Stava davvero succedendo, stava davvero avendo una conversazione con Hanamichi in cui questi dichiarava di poterlo chiamare? Non si soffermò neanche a pensare su cosa avrebbero parlato, dato che per lui era già difficile esprimersi di persona, tramite una cornetta forse sarebbe stato anche peggio, ma non poteva nemmeno esserne così sicuro. Dopotutto, Hanamichi aveva già scardinato molte delle sue certezze assolute...
Dal canto suo, Hanamichi era ugualmente basito, ma cercava di non darlo a vedere. Nemmeno lui era un grande amante delle conversazioni al telefono, non perché fosse timido o silenzioso, questo l'aveva capito l'intero globo, ma perché semplicemente preferiva parlare con qualcuno di persona. Di persona, anche se c'era il silenzio, si poteva sempre contare sugli sguardi o sul linguaggio del corpo, su un sorriso o su un banale movimento di sopracciglia, ma al telefono era diverso, era un mezzo che lo intimoriva un po', per quanto assurdo potesse sembrare.
Hanamichi piegò il bigliettino e lo mise nella tasca dei pantaloncini che aveva lasciato sul telo insieme al resto delle sue cose.
Kaede respirò di sollievo, molto lievemente, poi cercò un mezzo qualunque per cambiare argomento e i suoi occhi tornarono sul libro di storia che lo aveva sbalordito prima:
“Adesso studi, do'aho?”
“Devo per forza! Quando tornerò a scuola sarò seppellito dai compiti in classe!”
“Anch'io, credo...storia è proprio una rottura di palle, però”
“È una delle materie che a me non dispiace, invece, abolirei matematica, piuttosto”
“In quella io me la cavo, più o meno...”
Chiacchierarono ancora, della scuola, prendendo in giro professori o altri compagni, parlando dei compagni e degli insegnanti delle medie, ricordando quella volta in cui il Gori li aveva costretti a studiare tutti insieme, rischiando di cedere a una crisi di nervi perché si era ritrovato davanti gli allievi più indisciplinati e svogliati di sempre, mentre lui era quasi un secchione, lo superava solo il Quattrocchi in tema di serietà e dedizione alla scuola.
In un'atmosfera che si fece meno rigida e tesa, giunse anche la fine di quel pomeriggio, lasciando ai due un sapore sia dolce che amaro. Perché anche quel paio d'ore era trascorso troppo in fretta.
“Domani magari passo. Domenica non ci sono di sicuro perché c'è un'amichevole” disse Kaede mentre si alzava, cercando ancora una volta di farlo molto lentamente.
Le successive parole di Hanamichi sorpresero entrambi, ormai consapevoli che qualcosa stava strisciando inevitabilmente dentro di loro, e c'era poco da fare per fingere che non ci fosse, per ignorarlo dicendosi che era soltanto il calore dell'estate e il ritrovarsi fuori da scuola che cambiava tutto, convincendosi che tutto quel relax sarebbe scomparso una volta rientrati in squadra, quando sarebbero ricominciati i ritmi serrati, cadenzati dalla routine monotona composta da casa-scuola-allenamenti, più qualche uscita con la Gundan da parte di Hanamichi. Le parole successive di Hanamichi furono poche e semplici, ma riassumevano la metamorfosi che in qualche settimana c'era stata tra loro, furono poche e semplici perché serviva tempo per assorbire, metabolizzare e accettare ciò che poteva celarsi dietro di esse.
Hanamichi sollevò una mano a mo' di saluto, e non seppe che il cuore di Kaede mancò un battito, proprio come il suo, quando disse:
“Va bene, allora...ti aspetto.”
  
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