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Autore: Mr Lavottino    17/05/2019    1 recensioni
Zoey è stata appena lasciata da Mike, suo ragazzo storico. A farne le spese è Gwen, sua amica, la quale riceve ogni giorno chiamate da parte sua, durante le quali lei non fa altro che piangere e lamentarsi. Così una sera decide di far uscire l'amica di casa.
Nel bel mezzo della serata, Gwen decide di lasciare la rossa da sola per provarci con un ragazzo e lei, arrabbiata, alza un po' troppo il gomito.
Per una serie di coincidenze, Zoey verrà rapita da Duncan, autore di una rapina e fuggitivo, e da quel momento la rossa diverrà ostaggio del punk.
DAL TESTO:
"Zoey non sapeva precisamente come era finita in quella situazione. Una marea di ipotesi, tutte piuttosto irrilevanti, le attraversarono la mente venendo però immediatamente accantonate da quella parte di buon senso a cui si sentiva ancora strettamente legata.
Era a lei che si affidava ogni qual volta un dubbio le sfiorava la mente. Riflettendoci con calma, e con la dovuta attenzione, riusciva sempre a trovare una soluzione che le andasse bene, eppure questa volta era diverso. Sentiva in cuor suo che, qualunque fosse stata la sua mossa, avrebbe sbagliato comunque.
Com'era cominciato tutto? Con un sbronza."
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris McLean, Duncan, Noah, Scott, Zoey | Coppie: Bridgette/Geoff
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Noah aveva ormai perlustrato la casa in lungo e in largo. La chiamata era stata effettuata nel primo pomeriggio ed il mittente, voluto rimanere anonimo, aveva semplicemente detto di aver sentito dei rumori strani provenire da quell'abitazione.
I due poliziotti rinvenuti all'interno avevano detto di aver visto una ragazza dai capelli rossi ed un punk, identificato come il ricercato Duncan Nelson, che li aveva messi al tappeto, e di un terzo individuo mascherato corso in loro aiuto.
Pertanto, almeno secondo Courtney, era più che ovvio che il colpevole fosse Duncan, seppur mancassero le prove tecniche. Innanzitutto i due erano amici, cosa dimostrata dalle tante foto assieme presenti nell'appartamento, inoltre i poliziotti avevano riportato di aver sentito un forte urlo prima di entrare che, con massima probabilità era appartenuto alla rossa in compagnia del criminale.
Uscì fuori per fumarsi una sigaretta, con un fortissimo mal di testa causato dai pensieri accumulati in mente, ed in quel momento vide l'insopportabile auto grigiastra di Courtney nella corsia opposta. La castana parcheggiò e, con una furia piuttosto evidente, gli andò in contro.
- Come siamo messi?- chiese, strappandogli di mano il quaderno contenente le informazioni riguardanti il caso - Com'è possibile che non si arrivi ad una conclusione sicura? Siete davvero così idioti?- dopo una rapida sfogliata di pagine iniziò a dare di matto, cosa che l'indiano aveva già messo in conto.
- Eppure sei una detective da diverso tempo, dovresti sapere quanto ci vuole per essere sicuri riguardo ad un omicidio.- ironizzò, seguendola mentre si dirigeva dentro l'abitazione, costringendolo quindi a gettare la sua sigaretta, ancora perfettamente integra, per terra.
- Lo hanno avvistato qua, no? Quindi deve essere stato lui per forza!- sbatté i pugni sulle sue gambe ed iniziò a girare in tondo senza pazienza.
- Te lo ripeto per l'ennesima volta: non abbiamo prove. Inoltre la versione dei fatti che ci raccontano i poliziotti non coincide con quella che ci hai proposto.- Noah sospirò, conscio che ciò avrebbe fatto arrabbiare ancora di più la detective.
- Però ha comunque sparato a dei poliziotti, giusto?- sorrise nel vedere che l'indiano stava annuendo - Perfetto. Allora abbiamo già abbastanza prove per incastrarlo.- schioccò le dita, mettendosi poi a sedere sul divano.
- Dobbiamo però considerare che...- il suo discorso venne interrotto da un rumore proveniente dalla sua tasca destra. Estrasse il cellulare e, dopo aver letto il nome, sospirò per la terza volta, con un'espressione di rassegnazione in volto - Che palle. Vado un attimo fuori, continuiamo dopo.- si congedò, dirigendosi verso l'uscita e lasciandola da sola.
Courtney, stremata per colpa dei turni di lavoro, appoggiò la testa sul bordo del divano e provò a chiudere gli occhi, seppur sapesse che non avrebbe dovuto dormire in un luogo del genere. Era più che sicura che, in breve tempo, Duncan sarebbe stato sbattuto nuovamente in carcere e quella piccola macchiolina rossa sul suo curriculum se ne sarebbe andata per sempre.
Pian piano rallentò il respiro, rilassò i muscoli e si concesse un po' di meritato riposo.
 
Sei anni prima, presso il penitenziario minorile di Toronto.
- Courtney Barlow, per quanto tu sia ancora minorenne, ci è stato detto che sei dotato di ottime capacità di giudizio. Pertanto abbiamo deciso di metterti in prova qua, così da poterti far fare esperienza.- la voce del capo del penitenziario era come musica per le sue orecchie. Adorava essere adulata e quelle parole le avevano impresso in volto un sorriso carico di allegria e orgoglio.
- Certamente, cercherò di comportarmi nel miglior modo possibile!- portò la mano sulla fronte, facendo il saluto militare.
Grazie alle sue abilità, era riuscita ad entrare nel giro della polizia in età giovanissima, così da assicurarsi una carriere sicura all'interno del dipartimento.
Per il suo primo giorno aveva in programma di girare per tutta la prigione con lo scopo di imparare al meglio l'intero edificio, nel quale sarebbe stata per tutto l'anno. Quindi, armatasi di pazienza e di tanta voglia di lavorare, iniziò la ronda, passando per la mensa, per le celle e perfino per i bagni.
Ovviamente dovette fare a cazzotti con l'impulso di picchiare tutti i carcerati, visto che al suo passaggio le fischiavano dietro e le urlavano complimenti decisamente poco graditi.
Riuscì a controllarsi per miracolo e, onde evitare sceneggiate, decise di andare a controllare i vari corridoi presenti in tutta la struttura. Camminò per essi accompagnata da quel silenzio tombale tipico in quelle ore. I carcerati erano in mensa, pertanto nessuno passava di là.
Eppure c'era qualcosa che non le tornava. Sentiva un ticchettio proveniente da sopra di lei, quasi come se una goccia stesse battendo sul pavimento. Estrasse dalla tasca la mappa e, senza nemmeno sforzarsi troppo, capì cosa stava accadendo. Iniziò a camminare dritto seguendo attentamente le istruzioni del pezzo di carta, poi girò una volta a destra e due sinistra, infine si mise a sedere davanti ad un grosso buco grigio, nel quale i carcerati erano soliti buttare la lavanderia.
Attese qualche minuto, finché il rumore non si fece più forte. In quel momento riuscì a capire perfettamente la situazione a cui stava andando in contro.
Difatti, dopo qualche secondo, vide una testa nera iniziare ad uscire dal buco. Attese con calma che fosse uscito del tutto per essere sicura al cento per cento. Era un ragazzo dai capelli neri, gli occhi azzurri e, ovviamente, con addosso la tuta da carcerato. La prima cosa che fece fu passarsi una mano sulla giacchetta, così da togliere lo sporco che si era accumulato durante tutta la strada fatta fino a quel momento, poi alzò lo sguardo e incrociò quello di Courtney, già pronta con il teaser in mano.
La bruna si aspettava una reazione spaventata, con un ridicolo tentativo di buttarsi nuovamente in quel buco per cercare di scamparle, ma quello rimase perfettamente composto con un sorrisetto vispo davanti a lei.
- Gran bella idea quella di passare per il tubo dei panni sporchi, peccato tu abbia fatto troppo rumore.- fu lei a fare la prima mossa, mantenendo l'arnese puntato contro di lui senza abbassare la guardia.
- Se ti dico che mi era caduto un vestito là dentro ci credi?- domandò il carcerato, ridacchiando. Notando l'espressione, tesissima, della castana si accorse che non dovesse propriamente essere una del mestiere - No, credo proprio di no. - si rispose da solo, grattandosi la testa con fare colpevole.
- Alza le mani ben in vista!- ordinò, guardandolo con gli occhi quasi socchiusi. Il ragazzo fece come ordinato, senza nascondere una smorfia - Hai qualcosa da ridire?- provò a punzecchiarlo, sperando di metterlo con le spalle al muro.
- No, assolutamente. Solo che una bella ragazza come te in un posto come questo mi sembra sprecata.- il viso di Courtney divenne tutto rosso, mentre il moro si faceva pian piano avanti.
- Dove... dove pensi di andare!?- urlò, scuotendo il teaser nelle sue mani per fargli capire che avrebbe potuto usarlo da un momento all'altro.
- Come dove? Non devi riportarmi in cella?- alzò le spalle, facendo la faccia più naturale possibile. Courtney lo guardò sbattendo gli occhi quasi incredulo. Iniziò a valutare l'ipotesi che fosse un idiota o un qualche malato mentale.
- Ah... certo!- detto ciò gli andò davanti, costringendolo a seguirla, seppur non ce ne sarebbe stato bisogno.
- Allora... sei nuova?- domandò lui, appoggiando le mani dietro il collo per renderle visibili.
- Sì, da oggi, per il prossimo anno, lavorerò qua.- non sapeva perché, ma la sua presenza era stata in grado di affievolire tutta l'ansia che aveva provato fino a quel momento. Gli stava parlando normalmente, come se fosse stato un passante incrociato per strada.
- Uh, eppure sei giovanissima. Devi avere talento.- provò ad abbassare le mani, ma venne prontamente ripreso.
- Tirale su, altrimenti...- venne subito interrotta dall'altro, che si rimise nella precedente posizione.
- Altrimenti ti sparo col teaser, ormai questa manfrina la so a memoria. Non preoccuparti, principessa, ti seguirò senza fare storie.- le rivolse uno sguardo sorridente, per poi farle l'occhiolino.
- P-Principessa?!- gridò la castana, con il volto ancora più rosso di prima.
- Non lo sei? Sai, mi sei sembrata così elegante...- continuò il moro, conscio di starla facendo imbarazzare sempre di più.
- Non fare il cascamorto con me!- appoggiò il teaser con violenza sulla sua schiena, facendolo leggermente sussultare.
- Va bene, va bene, ho capito. Cavoli, alle ragazze di oggi non si può fare nemmeno un complimento.- scosse la testa, per poi riprendere a camminare davanti a lei - Piuttosto, come ti chiami, dolcezza?- sentì nuovamente la presenza dell'arma contro le sue vertebre, questa volta con meno forza.
- Non sei tenuto a saperlo.- tagliò corto lei, incitandolo ad andare avanti. Proprio in quel momento incrociarono una guardia, che non appena li vide andò loro in contro.
- Che cosa succede, agente Barlow?- chiese, grattandosi la testa rasata. Era un uomo sulla cinquantina, calvo e con dei baffi fittissimi.
- Nulla, lo stavo solo accompagnando in cella, ha ricevuto da breve una visita.- mentì Courtney, facendo fare una faccia sorpresa al detenuto.
- Ah, va bene. E tu, cerca di rigare dritto.- puntò il dito contro il ragazzo, che si limitò ad annuire con la testa e a proseguire in fretta e furia verso la cella.
- Perché mi hai difeso?- chiese poco dopo, quando fu sicuro di non essere sentito da nessuno.
- Non hai opposto resistenza, quindi per questa volta chiuderò un occhio, ma la prossima volta...- si interruppe, limitandosi a fargli sentire per la terza volta i teaser sulla schiena.
- Beh, suppongo ti debba ringraziare, agente Barlow.- disse, accentuando la "l" del cognome in maniera palesemente provocatoria.
- Courtney, mi chiamo così. - la castana lo guardò fisso negli occhi, mentre quello le sorrideva divertito.
- Uhm, bel nome. Direi che ad una principessa come te si addice molto.- la faccia dell'altra si tinse per l'ennesima volta di rosso, facendolo scoppiare a ridere divertito.
- Smettila o, quanto è vero Dio, ti fulmino!- urlò, spingendolo per farlo andare avanti, anche se il suo interesse primario era che non la guardasse più in faccia.
- Se continui a sbattermi quell'affare nella schiena mi ci verrà un buco. - ironizzò l'altro, continuando a prenderla in giro.
- Preferisci che te la sistemi direttamente là?- chiese Courtney, indicando il suo didietro con l'arma ben in vista.
- No, no, no, la schiena va più che bene.- il moro fece un passetto in avanti, cercando di allontanarsi da lei, con in volto un'espressione abbastanza spaventata.
Dopo qualche altro minuto giunsero finalmente alla sua cella, dove la ragazza aprì la porta e invitò il carcerato ad entrarci. Era più o meno come se l'era aspettata: una piccola brandina sfatta, una porta che collegava al bagno, una sbarra per gli esercizi ed un poster di una band a lei ignota appeso sulla parete. In poche parole, la tipica cella da carcerato che vedeva sempre nei film.
- Bene, arrivederci numero 5832.- lo salutò la castana, muovendo lentamente le dita nella speranza di farlo innervosire.
- Duncan.- il moro vide la ragazza voltarsi con sguardo confuso - Mi chiamo Duncan, dolcezza.- le fece l'occhiolino, ma lei lo ignorò volutamente.
- Cercherò di ricordarmene.- se ne uscì con quella frase fatta, conscia che difficilmente avrebbe dimenticato un tipo del genere.  Detto ciò se andò sorridendo, mentre faceva finta di non sentire i commenti che i vari carcerati facevano su di lei.
 
Nei giorni successivi, ebbe modo di rivedere Duncan diverse volte. Il più delle volte era lui ad attaccare discorso, chiamandola con i classici nomignoli che era solito usare, ed iniziavano a parlare anche per molto tempo. In breve avevano sviluppato un rapporto di amicizia, che comunque rispettava le loro posizioni, dato che Courtney era solita non fare sconti a nessuno, indipendentemente se fosse amico o meno.
Per tal motivo la ragazza si era convinta che, a lungo andare, sarebbe riuscita a rimettere in riga quel ragazzo, che da come aveva sentito dire era uno dei più temuti del carcere.
Questa convinzione, col senno di poi, la portò a fare un errore piuttosto grave. Iniziò, lentamente, a provare dei sentimenti verso il moro. Duncan le parlava dolcemente, scherzava con lei e la difendeva quando gli altri carcerati provavano ad abbordarla. Non che ne avesse bisogno, ma sapere che c'era qualcuno pronto a fare anche a botte per lei la rendeva incredibilmente felice.
Così, durante una giornata piovosa, trovò il modo per esporgli apertamente i suoi sentimenti. Duncan era stato incaricato di pulire la biblioteca del carcere e lei doveva sorvegliarlo. Inutile dire che avevano passato tutto il tempo a ridere e a scherzare, con il ragazzo che lanciava libri e la schizzava con l'acqua per divertimento.
- Smettila subito! Piuttosto, sbrigati a pulire!- protestò la castana, controllando tutte le macchie di bagnato che aveva sulla divisa.
- Su, principessa, non essere così permalosa.- ormai aveva fatto l'abitudine a quei nomignoli, tanto che nemmeno si arrabbiava più.
- Sei stato incaricato di pulire, no? E allora vedi di farlo.- disse schiettamente, guardandolo con le sopracciglia abbassate ed uno sguardo tutt'altro che amichevole.
- E che senso ha? Tanto domani altri due si picchieranno e sporcheranno di nuovo il pavimento di sangue. Ormai va avanti così da una settimana.- il moro alzò le spalle, sdraiandosi su uno dei tavoli là presenti.
- Non importa, è tuo compito pulirla a fondo.- gli lanciò una scopa, prendendolo alla sprovvista e colpendolo in testa.
- Ahia! Cavolo, dolcezza, vacci più piano.- detto ciò iniziò a spazzare, seppur contro voglia.
- Brava Cenerentola, spazza come si deve.- Courtney non perse tempo per deriderlo, approfittando di quell'attimo.
- Beh... mi piace.- le si avvicinò di colpo, facendola sussultare - Io sono Cenerentola e tu il principe.- le cinse i fianchi con le mani, per poi avvicinare il volto al suo.
- Non era a sessi invertiti?- ribatté lei, immergendo i suoi occhi color nocciola in quelli azzurro cielo del punk.
- La principessa sei tu. - lentamente portò i loro nasi a toccarsi, più che altro per cercare di imbarazzarla, ma Courtney non si mosse di un millimetro. Rimase immobile a guardarlo, cercando di prendere coraggio per fare una mossa avventata. Duncan provò a tirarsi indietro, però la castana lo afferrò per le braccia e lo baciò con foga, sorprendendolo. Stettero in quella posizione per qualche secondo, finché lentamente si staccarono senza staccarsi gli occhi di dosso.
- Non male.- sussurrò il moro, sorridendole soddisfatto.
- Tu dici?- lentamente, seppur con poca voglia, sciolsero l'abbraccio.
Da quel momento in poi, divennero una coppia, seppur in segreto, e continuarono ad incontrarsi di nascosto per non farsi scoprire dalle guardie.
E tutto andava benissimo, con Duncan che faceva il romantico e Courtney che si lasciava cullare da lui, completamente persa quel delinquente da due soldi. Peccato, però, che ben presto furono costretti a separarsi e, da ciò, nacque tutto l'odio e l'astio la castana provava verso il punk.
Un giorno, mentre Courtney era di turno nella biblioteca assieme a Duncan.
- Ehi, Court, devo andare al bagno.- il ragazzo gettò a terra la scopa, indicando la porta d'uscita della stanza.
- Beh, vacci.- tagliò corto lei, troppo impegnata nella lettura di un romanza rosa di dubbia qualità che aveva trovato su uno scaffale.
- Eh? Se non sbaglio dovresti accompagnarmi.- fece notare quello, senza nascondere un sorriso furbetto.
- Tanto la strada la sai, no? Hai paura che gli altri carcerati possano attentare alla tua vita?- lo derise, mantenendo quel tono poco interessato alla conversazione, dato che la sua attenzione era tutta riposta in quel libro.
- Va bene, va bene.- detto ciò il moro uscì dalla stanza, lasciandola completamente immersa nella sua lettura. Quel libro parlava di una ragazza ricca che si innamorava di un campagnolo, un po' come si sentiva lei in quel momento.
Divorò avidamente ogni singola pagina, spostando gli occhi di riga in riga con una rapidità quasi fulminante. Il motivo era semplice: in quel libro si rivedeva, riusciva a capire, o almeno credeva, i sentimenti dei due protagonisti e la complicatezza della loro relazione.
Passarono trenta minuti, durante i quali lei finì il libro, ma Duncan non tornò mai dal bagno. Inutile dire che provò a chiamarlo per un po', sicura che gli stesse semplicemente facendo uno scherzo di pessimo gusto, però ben presto si rese conto che non fosse così.
- Attenzione a tutti gli agenti, il detenuto numero 5832, meglio noto come Duncan Nelson, è evaso dalla prigione.- quelle parole le spezzarono istantaneamente il cuore, riducendolo in mille frammenti che vennero rimessi apposto soltanto con l'odio come collante.
 Il rumore delle sirene riecheggiava per tutta la struttura, mentre lei era immobile seduta sulla sedia con ancora il libro in mano, persa nei suoi stessi sentimenti. In quel preciso istante giurò che, se mai lo avesse ritrovato, lo avrebbe sbattuto in galera senza la minima esitazione.
Venne poi richiamata dal direttore in persona per la sua poca negligenza e quella fu l'unica nota rossa che, in tutta la sua vita lavorativa, le venne affibbiata nel curriculum. Dopo quell'avvenimento si gettò tutta sul lavoro, ignorando i sentimenti e gli uomini, così da poter passare al grado di detective a soli ventiquattro anni.
 
- Detective Barlow, si svegli.- la voce si Noah, aiutata anche da qualche pacca sulla spalla, la riportò nel mondo terreno.
- Eh? Ah, sì. - Courtney si tirò lentamente su, facendo forza con le braccia su braccioli del divano. Portò immediatamente una mano sulla fronte, sentiva un fortissimo mal di testa, causato sicuramente dal troppo sforzo lavorativo.
- So che questo divano è piuttosto comodo, ma devo ricordarle che non è il caso di dormirci sopra.- l'indiano la sgridò, usando il suo solito tono ironico, approfittando dell'attimo di confusione in cui la castana versava.
- Sì, lo so. Adesso vado a casa, credo di non sentirmi molto bene.- detto ciò si alzò ed uscì dalla casa, dirigendosi verso la macchina a gambe levate.
Nella vettura ripensò a ciò che aveva sognato e, come del resto succedeva la maggior parte delle volte, non riuscì a ricordarselo, sapeva solo che era stato un bellissimo sogno tramutatosi in un incubo a suo insaputa.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ed ecco a voi il capitolo il secondo capitolo più difficile da scrivere di tutta la storia! Zero Duncan, zero Zoey e zero Scott, spazio a Courtney!
Eh, anche lei dovrà pur avere una motivazione valida per odiare Duncan, mica è una pazza nevrotica (o forse sì?)
Bando alle ciance, il titolo del chap è Scar tissue, famosa canzone dei Red Hot, e noi ci vediamo martedì prossimo!
   
 
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