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Autore: Frulli_    17/05/2019    0 recensioni
"Il sole accecante di quella mattina estiva penetrava di prepotenza nel corridoio tramite la soglia della porta, aperta, ed occupata da un uomo alto e magro. Si portò una mano sopra gli occhi per mettere a fuoco la figura quanto bastasse per vederne il volto, magro e pallido, incorniciato da folti capelli ricci e neri, lunghi fino alle spalle. Due occhi grigi e penetranti erano incassati nel viso magro.
[...]
Il corridoio prese a vorticare pericolosamente. Il sole lo accecò, oscurandogli la vista. Il pavimento divenne mollo, perse l'equilibrio e cadde. Serrò gli occhi, sentiva voci lontane e distorte. Il cuore e la testa non ressero il colpo ricevuto da quell'allucinazione, e perse coscienza"
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emmeline Vance, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Dopo la II guerra magica/Pace
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9. The Grim
 

Parigi, 31 Luglio 1993
 
«Non dimenticarti di scrivere quando arrivi ok?»
«Si mamma...ma perchè non vieni anche tu dai nonni?» chiese il giovane, fermo in piedi vicino al camino della cucina. La fissava dal basso, con quei grandi occhi verdi che, per sua fortuna, aveva ereditato da lei. Mai avrebbe potuto altrimenti reggere lo sguardo del figlio se solo vagamente fosse stato somigliante a quello di Sirius.
Emmeline gli accarezzò i folti capelli neri, baciandogli poi la fronte.
«E' meglio di no, tesoro...gli altri parenti non mi vedono ancora di buon occhio. Magari la prossima estate, mh?»
«Va bene...»
«Ora vai, forza! Mi raccomando, scandisci bene le parole e non spaventarti» annunciò la donna, porgendogli un sacchetto di Polvere Volante. Proprio in quel momento, qualcuno suonò al campanello della piccola villa a schiera.
«Vado io!» gridò Daisy, scendendo velocemente le scale del piano superiore.
«Salve...c'è Madame Vance?» chiese la voce di un uomo dal forte accento inglese.
Emmeline si bloccò, ritirando istintivamente il sacchetto ed estraendo la bacchetta.
«Mamma...tutto bene...?» le chiese il figlio, osservandola preoccupato.
«Emmeline...c'è un uomo qui per te» annunciò Daisy, incerta, varcando la soglia della cucina.
Un uomo alto e magro si fermò al suo ingresso, fissando le due donne. L'aria stanca, i capelli scompigliati, i vestiti sgualciti, una valigetta consumata dal tempo...e lo stesso sguardo dolce di sempre.
«Remus?» chiese perplessa Emmeline, riponendo la bacchetta.
«Ciao...che bello rivederti» annunciò l'uomo, mostrando un leggero sorriso. Emmeline sbuffò un sorriso meravigliato e corse ad abbracciarlo. Remus ricambiò l'abbraccio, tenendo ancora a sé la ventiquattrore. Poi lo sguardo cadde irrimediabilmente su Alfred, e sgranò appena gli occhi.
«Per la barba di Merlino, ma...Emmeline, è...» deglutì, gli occhi si velarono appena di lacrime.
Il giovane uscì dal camino e porse la mano verso Remus, sorridendo gentile.
«Alfred Vance, signore...tanto piacere. Lei è un amico di mamma?» chiese in un perfetto inglese.
«Alfred...tanto piacere. Sì, sono un suo amico di scuola...Remus Lupin. Ma ti sto trattenendo, vedo...»
«Non più di tanto, signore...sto andando in Irlanda, dalla bisnonna. Ma senza la mamma non è lo stesso» ammise sincero il ragazzino, facendo sorridere Emmeline.
«Niente storie, forza...Remus, dammi due minuti. Accomodati pure nel salotto. Daisy, ci fai del thè freddo per favore?»
«Vado. Ciao Alfred, buon viaggio»
«Ciao zia! Ciao mamma...signor Lupin...» salutò il ragazzo, prima di sparire in un lampo di fuoco verde nel camino.
Emmeline sospirò, ancora con il batticuore. Non vedeva più Remus dal funerale di James e Lily...dall'incarcerazione di Sirius...da troppi ricordi negativi, ma ancora vividi nella sua mente. Si fece coraggio e varcò la soglia della sala, andandosi a sedere sorridente vicino all'amico. Lo abbracciò di nuovo, venendo sorprendentemente ricambiata.
«E' bello rivederti...come hai fatto a trovarmi?» sussurrò Emmeline.
«Silente...voleva che lo sapessi tramite me»
«Sapere...cosa?» mormorò Emmeline, perplessa. Remus aprì la valigetta, posando sul tavolino da thè una copia della Gazzetta del Profeta del giorno prima. Proprio in quel momento entrò Daisy con un vassoio che poggiò vicino al giornale. In prima pagina, il viso furente e pazzo di un uomo che gridava contro la fotocamera magica.
«Per la barba di Merlino...ma quello è Sirius!» esclamò Daisy, dando voce ai suoi pensieri.
Emmeline sbiancò di colpo, dovendosi sedere per bene sul divano. La mano, tremante, si portò sulla fronte per scostare una ciocca di capelli. Remus le strinse la stessa mano.
«Emmeline, ti prego...calmati...»
«Calmarmi...tu dici di calmarmi, Remus? Guardalo!» sussurrò, indicando il volto di Sirius in prima pagina. Si alzò di colpo, prendendo a camminare nervosamente per la stanza.
«Ma come...come è potuto accadere? Nessuno è mai riuscito ad evadere da Azkaban» sussurrò Daisy.
«Non si sa, ma è caccia all'uomo. I Dissennatori sono ovunque. Gli danno la caccia come mai è successo prima. Alcuni dicono sia stata opera di Voldemort...»
«Non diciamo idiozie. Voldemort è morto»
«Si, lo so Daisy, ma l'anno scorso...hai sentito della Camera dei Segreti, no? E del professor Raptor...? Silente ne è sicuro, Lui è tornato»
«Adesso basta!» gridò Emmeline, fissando entrambi «Daisy, prendi la Polvere Volante, riporta indietro Alfred. Immediatamente. Ce ne andiamo»
«No, Emmeline, ascolta...aspetta...» annunciò Remus, alzandosi. Le strinse dolcemente le braccia.
«Remus, non ti ascolterò. E' mio figlio, ed è in pericolo...Sirius è evaso, se Voldemort è davvero...Oh Merlino non di nuovo, vi prego...non di nuovo...» le lacrime scivolarono sulle guance senza che nemmeno se ne accorgesse. Remus la strinse forte a sé, sorreggendola.
«Emmeline, ti prego...calmati...ascolta, Silente ha una teoria. Ascoltami, prima che sia troppo tardi. Vieni, siediti...» mormorò Remus dolcemente, facendola calmare e facendo cenno a Daisy di fare altrettanto.
Si accomodarono di nuovo, tacendo qualche minuto. La paura non riusciva ancora ad abbandonarle del tutto il cuore, ma lentamente si calmò.
«Sentiamo...» mormorò alla fine. Remus recuperò una seconda copia della Gazzetta, che ritraeva in prima pagina quelli che parevano Molly e Arthur Weasley, con una baraonda di ragazzi simili a loro: capelli rossi, lentiggini, sorrisi smaglianti. E sullo sfondo, delle piramidi egiziane.
«Questi sono i Weasley, te li ricordi vero? Lui è Ron, il penultimo figlio. Guarda cosa ha in mano...» spiegò Remus.
Emmeline avvicinò il naso alla foto, notando in braccio al ragazzo un topo. Sollevò gli occhi verso Remus, aggrottando le sopracciglia.
«No...» sussurrò di colpo, come se avesse letto nel pensiero dell'amico «non può essere, non...non ne possiamo avere la sicurezza...»
«Lo so, ma Silente lo sospetta. Solo un dito, ricordi? Solo un dito, nessun'altra parte del corpo. Com'è possibile? I babbani morti erano ancora tutti lì, mentre di Peter fu trovato solo un dito. E lui sapeva trasformarsi in un topo. Una guardia di Azkaban ha confessato a Silente che Sirius ha visto questo copia del giornale, e subito dopo ha cominciato a gridare: “E' a Hogwarts...E' a Hogwarts”. Molti pensano si riferisca a Harry, ma perchè proprio dopo aver visto quella foto? Qui non c'è Harry ritratto, solo i Weasley. E dubito che Sirius sappia che Ron è il migliore amico di Harry»
«Tu...ne sei convinto?»
«No, Emmeline. Ma non sono nemmeno mai stato convinto della colpevolezza di Sirius. Tuttavia...è stato prigioniero per dodici anni, e se è evaso...è per sete di vendetta. E' anche per questo che Silente mi ha offerto la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. Vuole che lo sorvegli. Che sorvegli tutti loro»
Emmeline sospirò, osservando ancora la foto dei Weasley, poi quella di Sirius.
«Io lo sapevo che era innocente...» precisò di colpo Daisy, seria, facendo sorridere appena Remus.
«Lui...sa di Alfred?» chiese di colpo l'uomo all'amica.
Emmeline scosse il capo, prima di sospirare e grattarsi nervosamente la nuca. «Dobbiamo trovarlo. Prima che lui trovi Peter. Se quel topo è davvero lui, deve pagare, deve essere incarcerato...ma Sirius non la penserà così»
«Temo proprio di no...Torni con me, allora?»
Emmeline deglutì. Erano dodici anni che non rimetteva piede in Gran Bretagna.
«Torno con te...» mormorò, sorridendo appena verso l'amico.
 

Hogsmeade, Dicembre 1994
 
«Ti dico che è qui, Remus...» mormorò Emmeline dopo aver sorseggiato la sua Burrobirra.
«Non ne abbiamo la certezza, Emmeline...»
«Ma è il Gramo, ti dico...è lui, e sta sorvegliando Harry e Ron» mormorò ancora la donna, scuotendo appena il capo «e se dovesse perdere la pazienza e attaccare?»
«Ha aspettato dodici anni, aspetterà ancora qualche giorno»
«Appunto perchè ha aspettato così tanto, Remus, che dobbiamo agire...!»
«Harry non è pronto per la verità»
«Non sarà mai pronto, se lo tratterai ancora come un bambino...!» sibilò nervosa Emmeline.
«Lo è, Emmeline...ha solo un anno in più rispetto ad Alfred, ti ricordo» precisò calmo Remus, fissandola.
Emmeline tacque, bevendo di nuovo. Sollevò istintivamente gli occhi sulla porta d'ingresso quando vide Harry, Ron ed Hermione varcare la soglia del pub. Deglutì, tesa, ma cercò di rilassarsi quando ebbe la certezza che Crosta -o Minus- non era con loro.
«Professor Lupin, buon giorno» salutò Hermione, gentile.
«Oh ragazzi, anche voi qui? Harry, tutto bene?»
«Si professore, grazie» rispose il giovane Harry.
Emmeline gli sorrise con dolcezza, rivedendolo per la prima volta dalla morte dei suoi amici. Si alzò lentamente, porgendogli la mano.
«Emmeline Vance, tanto piacere Harry...» mormorò, mal celando la sua emozione nella voce.
«Ah si, scusate...Harry lei è Emmeline, una delle streghe più abili che io conosca, nonché una mia cara amica. Emmeline, loro sono Ron ed Hermione, i migliori amici di Harry»
«Tanto piacere ragazzi» rispose Emmeline, tornando seduta ma continuando a fissare Harry.
«E' vero che è in grado di pronunciare incanti non verbali?» chiese Hermione rivolta ad Emmeline.
La donna arrossì appena, annuendo. «Ci provo, insomma...» rispose, imbarazzata dal fatto che quella ragazzina la conoscesse.
«E ci riesce più che egregiamente, te lo assicuro. E' anche capace di usare la magia senza bacchetta»
«Ma...questo è impossibile! Solo Silente e pochi altro sanno farlo!» esclamò sconvolta Hermione.
«E lei» precisò Remus, ridacchiando.
«Non credergli, Hermione. Non sono nemmeno lontanamente allo stesso livello di Silente» precisò Emmeline, sorridendole.
«Beh allora...noi andiamo» mormorò Harry alla fine, salutando i due adulti e sedendosi con Ron ed Hermione a qualche tavolo di distanza.
«Non...non ho avuto il coraggio di dirgli che ero amica di Lily» ammise Emmeline verso Remus, sospirando.
«Lo so, è difficile...ma prima o poi lo saprà, e allora ne potrete parlare a lungo. Andiamo adesso dai...facciamo un ultimo giro di perlustrazione» mormorò Remus, alzandosi dal tavolo.

Hogwarts, Giugno 1994
 
I passi svelti delle due donne rimbombavano appena negli ampi e cupi corridoi del castello.
«Come sta?»
«Bene. Debilitato ma bene. Madama Chips dice che si riprenderà velocemente»
«E i ragazzi?»
«Stanno tutti bene»
«E...Minus?» temeva la risposta a quella domanda, ma era obbligata.
«Lui...è riuscito a fuggire, Emmeline. E Merlino solo sa dove. In quanto a Black...»
«Immagino sia fuggito anche lui»
«L'ha fatta di nuovo franca. Scaltro, quel ragazzo» brontolò la McGranitt, aprendo la porta dell'Infermeria.
«Non è più un ragazzo, Minerva. Non lo è più nessuno, qui» mormorò seria Emmeline, entrando da sola nella stanza. Si avvicinò lentamente al letto dove riposava Remus, pallido e debilitato. Gli sorrise, stringendogli la mano.
«Sei stato bravissimo amico mio...» mormorò Emmeline, sedendosi al suo fianco.
«A fare danni, indubbiamente. Minus è fuggito»
«Ma anche Sirius...è questo ciò che conta» sibilò la donna, senza farsi udire.
«Non sappiamo dov'è»
«Lo cercherò...lo cercherò dovessi andare in capo al mondo. Te lo prometto»
«Trovalo prima del Ministero...prima di tutti...» rispose Remus, debole.
«Sssh...riposati adesso» mormorò Emmeline, alzandosi. Gli posò un bacio sulla fronte, prima di sorridergli appena ed uscire.
Lo avrebbe trovato, fosse stata l'unica cosa che avrebbe potuto fare.


Da qualche parte nei Tropici, tre mesi dopo...
 
Sentì un rivolo di sudore scivolarle dietro il collo, lungo le scapole e giù fino alla schiena, assorbito dalla maglia ormai fradicia. L'umidità in quella giungla era così densa da sentire le ossa scricchiolarle ad ogni passo. Armata di buona volontà, proseguì il suo cammino facendosi larghe tra ampie foglie e liane. Un ultimo sguardo alla bussola, per confermare la giusta direzione, prima di riporla nella tasca e proseguire decisa.
Erano mesi che ormai era alla ricerca di Sirius, e lì nel cuore della giungla era finita quasi per puro caso, dopo averlo cercato praticamente ovunque. Se non era lì, non sapeva davvero dove potesse essere. E una morsa di paura le strinse il cuore. Se fosse stato trovato prima da Minus? Se fosse morto?
Impossibile, si rispose decisa. Sirius era un abile mago. Nessuno poteva batterlo. Era così assorta nei suoi pensieri che non si accorse, nemmeno percepì, l'incantesimo lanciatole addosso. In un istante, si pietrificò sul momento, come una statua. Rimase con gli occhi e la bocca sgranati dalla sorpresa, mentre vedeva un'ombra sbucare lentamente dietro di lei e girarle intorno, portandosi davanti a lei. Un uomo, con la bacchetta puntata al suo cuore, la fissava.
Aveva capelli e barba tanto folti da sembrare irriconoscibile, e degli abiti lisi e sporchi. Ma avrebbe riconosciuto quegli occhi ovunque. Lo aveva trovato.
Il cuore le balzò al petto, ma non potè certo dire o fare nulla, soprattutto con quella bacchetta puntata addosso. Sirius la fissava, incerto. Come se quasi non l'avesse riconosciuta. E poi un lampo, nei suoi occhi.
«Dovrei lasciarti qui. Abbandonarti come tu hai fatto con me dodici anni fa, Vance. Dicono che questa giungla sia infestata dai Lethifold, sai? Forse dovrei lasciarti come succulento pasto per loro, fra poco il sole tramonterà»
Emmeline sentì di nuovo quella morsa. Non aveva certo calcolato che Sirius odiasse anche lei. Eppure era ovvio...nella sua mente di innocente, era stato abbandonato dall'unica persona che doveva credergli. E che lo aveva invece abbandonato. Senza che potesse nemmeno controllarlo, una lacrima le scivolò lungo la guancia pietrificata, facendo sgranare appena gli occhi a Sirius.
«No...no ti prego, non piangere...» mormorò, agitando la bacchetta e annullando l'incantesimo. Riprese fiato, sciogliendo gli arti e i muscoli. Sentì le braccia di Sirius che la sostenevano, abbracciandola.
«Come ti senti? Aspetta» mormorò l'uomo, conducendola qualche metro più in là. Battè tre volte la bacchetta contro un albero, facendo apparire dal terreno, come un fungo, l'ingresso di una grotta. Ecco perchè girava in lungo e in largo senza trovarlo, pensò Emmeline.
Varcarono la soglia dell'antro, che sparì di nuovo sotto terra. Lì l'ambiente era fresco e asciutto, probabilmente anche a causa di qualche incantesimo. L'arredamento era scarso: un tavolo con una sedia, una branda, un lavabo e un fuoco incantato. Sopra al tavolo, lettere e foto di Harry, ed ovviamente dei Malandrini. Sirius la fece sedere al tavolo, e notò con uno sguardo come nella foto dei Malandrini, Minus era stato graffiato via ed anche con una certa rabbia.
«Sirius...» mormorò, rompendo il silenzio della stanza. L'uomo s'inginocchio vicino a lei, accarezzandole i capelli «ti ho cercato ovunque, Sir...mi dispiace averti abbandonato, ma le prove...»
«Lo so, Vance, lo so...nessuno poteva credermi...»
«Io avrei dovuto. Quel bastardo...James e Lily...» sibilò, sentendo di colpo la stanchezza del viaggio.
«Vance, basta. Lo troveremo, lo giuro. Vieni ora...riposati...» mormorò l'uomo, aiutandola ad alzarsi. La fece sdraiare sulla sua branda. Emmeline non impiegò molto per addormentarsi, esausta.


Quando lentamente riaprì gli occhi, pensò per un istante che stesse ancora sognando. Era nella caverna fresca dove Sirius l'aveva condotta, ma davanti a lei era seduto non quel semi-primitivo che aveva riconosciuto come Black, ma un uomo con capelli tagliati e lavati, e dei simpatici baffi sotto al naso. Le sorrise, divertito. Emmeline ricambiò il sorriso, raggiante, prima di abbracciarsi l'un l'altro.
Si baciarono a lungo ed in maniera naturale, come se fosse tutto normale ed ovvio. Stettero a lungo abbracciati l'un l'altro, con qualche lacrime che sfuggiva per l'emozione.
«Ti amo come l'ultima volta. Come la prima volta» mormorò l'uomo, accarezzandole i capelli scuri.
Emmeline sorrise, respirando a pieno il suo odore. «Avevo paura di averti perso del tutto...»
«Non mi perderai mai Vance...nemmeno quando morirò, sarò sempre con te. Sempre»
«Perchè non vieni a Parigi, mh? Lì sarai al sicuro, starai con me e...»
L'aria preoccupata di Sirius interruppe le sue parole. «Cos'hai...»
«Immagino tu non lo sappia, se sei in giro da tanto tempo» rispose Sirius, avvicinandosi poi al tavolo e mostrandole una lettera di Harry. Quando lesse “Torneo Tre Maghi” sollevò di scatto gli occhi sull'uomo.
«Harry si è candidato come eroe di Hogwarts?»
«Non si è candidato...è stato candidato. Qualcuno ha messo il suo nome nel Calice di Fuoco. Qualcuno che evidentemente lo vuole morto»
«Minus...»
«Già, è quel che penso anche io. Quel bastardo vuole finire l'opera. Devo tornare in Inghilterra, devo stargli vicino»
«No. Assolutamente no, Black!» precisò secca Emmeline «è pericoloso, ti cercano ancora! Pochi ancora credono alla tua innocenza, ed il Ministro della Magia non è tra questi»
«Non m'importa, io devo tornare. Devo stare vicino ad Harry, ha bisogno di me»
Emmeline lo studiò qualche istante, prima di sospirare. «Userai solo la tua forma animale, e solamente quella. Ci sono delle caverne, vicino Hogsmeade. Starai lì, e ti porterò io da mangiare e di quel che necessiti. Non-dovrai-muoverti-da-lì. Sono stata chiara?»
Sirius sorrise divertito, cingendole la vita. «Sì mamma...» mormorò, baciandola.
L'emozione per essersi ritrovata era ancora tanta. Hogsmeade poteva aspettare ancora un giorno, si disse Emmeline mentre ridacchiando si sdraiava con Sirius sulla branda, trepidanti e felici come due bambini.









 
  
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