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Autore: Blue_Wander    17/05/2019    3 recensioni
"XANA aveva scoperto dalla rete che c'era solo una cosa in grado di distruggere per sempre il bene: l'amore del male. E quale migliore simbolo d'amore se non un figlio? Il problema era che lui non sapeva amare, non poteva nemmeno provare sentimenti. Questo gli ha sempre impedito di vincere[...]. Però, per ANAX, il tempo era passato e questo andava contro ogni regola del mondo virtuale."
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Respira, avanti.- le disse la ragazza al suo fianco, facendole aria con un piccolo quaderno. –Ti ricordi tutto?
-No.- rispose l’amica. –Ora mi fingo malata e…- non fece in tempo a finire la frase che la professoressa Hertz entrò nell’aula con i soliti capelli grigi e vaporosi. –Non voglio un’insufficienza.- sussurrò Emy.
-Buongiorno ragazzi, spero che oggi i volontari per l’interrogazione siano tutti presenti. Vorrei evitare spiacevoli incidenti come quello creato da William la settimana scorsa.- fece una pausa, guardando il banco vuoto dell’alunno in questione. –Ancora non c’è…- sospirò, ormai non sapeva che fare, avrebbe dovuto davvero bocciarlo? Sembrava l’unica soluzione, anche se, forse, un po’ drastica. –Allora, chi abbiamo oggi?
 
Emy si pentì amaramente di non aver chiesto di scambiare il giorno dell’interrogazione con qualcuno. Quel 5- disegnato in un cerchio rosso stava splendendo sul display del suo cellulare, anche se di sicuro aveva pensato molto peggio. Eppure non aveva tempo per pensarci: si era fermata un attimo solo per posare la sua borsa, fin troppo pesante per correre fino alla fabbrica. Lei e Yumi avevano ricevuto un allarme ANAX poco dopo la fine dell’interrogazione della minore ed erano dovute correre via con una scusa –una di quelle poco credibili già usate in passato. Guardò fuori dalla finestra: sembrava tutto così calmo visto da lì, ma la realtà era che c’era un clone di Yumi che cercava di catturare Aelita, che, accortasi della situazione, era scappata alla fabbrica, avvertendo gli altri.
Ulrich ed Odd stavano già tenendo a bada lo spettro polimorfo, mentre la vera Yumi aveva raggiunto Teo e Jeremy al passaggio segreto per il tombino. Emy aveva rifiutato due cose: la prima era di portarsi dietro una borsa piena di libri, la seconda –e la più importante- era quella di passare dalle fogne. Sistemò meglio il coniglio di peluche sul letto, ormai poggiato lì da poco più di una settimana, nascondendo dentro alla fodera del cuscino la chiave che aveva fatto mettere al suo armadio dopo “quella volta” da Ulrich.
Arriverò senza problemi alla fabbrica, mi basterà prendere un’altra strada.” Pensò, chiudendo la porta della sua stanza. Mise le chiavi nella tasca della giacca, girandosi per incamminarsi verso l’uscita, venendo subito interrotta da qualcuno. Storse il naso nell’impatto con il torace del ragazzo, imponente davanti a lei.
-Ahi ahi ahi, che male…- si lamentò, toccandosi ripetutamente la punta del naso. –Non mi ricordavo che ci fosse un muro qui.
Lukas alzò un sopracciglio, sentendosi anche offeso, ma non tanto da farlo arrabbiare. –Che fai, parli da sola?
Emy alzò la testa. –Lukas! Che ci fai qui?- chiese con il sorriso, felice di vederlo. L’ espressione seria dell’uomo la riportò alla realtà, ricordando quel brutto voto appena preso e che lui aveva la password del suo registro elettronico. -Emh, m-mi dispiace, ci ve-vediamo dopo, okay, o-ora devo andare.- balbettò tutto d’un fiato, cominciando a correre verso le scale, scendendo velocemente.
Lukas, con gli occhi sbarrati, seguì con lo sguardo la ragazzina, per poi scuotere la testa, leggermente contrariato. Quando faceva così era davvero una bambina; doveva impedirle di andarsene, altrimenti per lui sarebbe stato un problema.
Emy arrivò con il fiatone davanti alla porta dell’edificio del dormitorio, piegandosi sulle ginocchia. Doveva assolutamente usare quel tunnel dietro alla palestra, anche se sapeva che era pericoloso. Il campus era lontano poco più di due ore dal ponte di ferro e dalla fabbrica e di sicuro non aveva intenzione di passare dalle fogne di Parigi, per questo era costretta a passare per un’altra strada. Avrebbe comunque dovuto passare per un pezzo sottoterra, collegato alle fognature, ma comunque si trattava di pochi secondi.
 
Teo si guardò i piedi, annoiato di stare seduto sul pavimento freddo della stanza ad aspettare Emy che, per dei semplici capricci, gli stava facendo perdere tempo. Avrebbe di gran lunga preferito andare su Lyoko con la bella Yumi, ma sapeva che c’era bisogno di Aelita per disattivare presto la torre. –Non posso aiutarti in alcun modo?- provò a chiedere il castano, sperando in una risposta positiva da parte di Jeremy.
Il biondo si girò, sistemandosi meglio gli occhiali. –Se vuoi renderti utile, chiama Emy. Ethan potrebbe apparire da un momento all’altro e non posso lasciare che Aelita…emh, cioè, che Ulrich ed Odd rischino qualcosa.
L’amico alzò le mani in segno di resa. –Okay, okay, ho capito.- lentamente cercò il numero di Emy nella rubrica. Non aveva alcuna voglia di combattere, per qualche motivo si sentiva demoralizzato, eppure si annoiava a morte a stare seduto lì come un manichino. –Mah, Jeremy, come fai a startene qui tutto il giorno senza fare niente?
Questa volta il leader neanche si girò. –Io faccio qualcosa. Ad esempio lavoro ai tuoi file corrotti.
-Davvero?- chiese il ragazzo, alzandosi per raggiungere l’amico, poggiando un braccio sullo schienale della postazione di Jeremy. –Pensavo fossero spariti anche i miei.
-No, solo quelli di Emy. Credo sia legato al fatto che, entrambi, la prima volta che siete entrati a Lyoko ci avete messo molto a virtualizzarvi.- si girò per guardare Teo. –Non so se questo dipenda anche da lei, ma è come se i vostri dati fossero arrivati leggermente in ritardo rispetto a quelli degli altri.
-Ti ho già detto che ho sempre trovato Lyoko parecchio familiare: credi che possa centrare con mia madre? Insomma lei sembra così…presa dal suo lavoro che non ha tempo nemmeno di chiamarmi. La stessa cosa vale per mio zio: Emy dice che non lo sente da più di un mese.- chiarì Teo, non riuscendo ad andare avanti con il discorso, udendo le porte dell’ascensore aprirsi. Ne uscì Emy, i capelli disordinati e il pallore non sembravano essere un buon segno. –Ciao Emy. –cominciò il minore, andando verso di lei. –Che è successo? Sembra che tu abbia appena affrontato lo spettro.
Lei scosse la testa, con gli occhi ancora carichi di paura. –Peggio. Insetti.
Jeremy ridacchio. –Vedi, alla fine è meglio passare dal tombino.- interruppe di colpo la sua risata. Sul display si aprì una finestra d’allarme. –Fareste meglio ad andare: credo che Ethan stia per arrivare.
Teo annuì, prendendo per il polso Emy, trascinandola dentro l’ascensore. –A dopo, Jer.- disse solo, guardando le porte dell’ascensore chiudersi davanti ai suoi occhi. Nel silenzio si udì solo il flebile rumore che Teo produceva, tamburellando il dito sulla parete.
-La smetti? Diventa fastidioso.- chiese lei, nervosa, incrociando le braccia.
-Che mi dici, perché ci hai messo tanto? Con chi eri?- rispose lui, assecondando la richiesta della maggiore.
Lei distolse lo sguardo. –Con nessuno.
Teo si avvicinò a lei. –Ti conosco da quando avevo sei anni Emily, conosco il significato di ogni tuo gesto. Quando guardi in alto a sinistra menti.- ribatté, sbuffando, arrendendosi appena vide le porte aprirsi nuovamente: sapeva che Emy sarebbe scappata da quella conversazione.
La mora sorrise, triste, uscendo dall’ascensore. –Già, sei anni.
Lui la seguì fuori, incamminandosi verso gli scanner. –Cosa vuoi dire?
-Siamo cugini, dovremmo conoscerci da sempre, tutto qui.- sospirò. –Per una volta vorrei che vivessimo una vita normale.
Il ragazzo aprì la bocca per parlare, ma ci ripensò dopo pochi secondi. Emy aveva ragione: non avrebbero dovuto scoprire di essere cugini. Ed effettivamente, ora che ci pensava, c’era qualcosa che non quadrava anche in quella storia. Forse era solo stanco, non avrebbe dovuto farsi tutte quelle domande.
-Emy, Teo.- cominciò la voce incorporea di Jeremy. –Siete pronti?
-Sì.- rispose lui, entrando dentro ad uno degli scanner. –Siamo entrambi dentro.
 
Si spostò di lato, cercando di schivare uno dei raggi mortali di una Tarantula che non voleva lasciarla in pace. Aelita cercava di volare il più velocemente possibile verso la torre, le erano rimasti pochi punti vita e Yumi era stata devirtualizzata qualche istante prima. In più Ethan le stava alle calcagna. –Questa non ci voleva.- sussurrò, notandolo avvicinarsi sempre di più, usando il teletrasporto. Aelita si fermò davanti ad una lastra di ghiaccio del settore, ma di sicuro non per l’impossibilità di passare.
-Che male, si può sapere perché mi atterri sempre sulla schiena?- sbuffò una voce familiare. La rosea si fermò facendo alzare Teo, liberando Emy, in modo che si alzasse dal terreno, fingendo di pulirsi la tunica nera.
-Scusate ragazzi, io devo andare.- disse flebilmente, riprendendo il volo, facendo intendere ai due che c’era un bel problema da affrontare. Emy cominciava a chiedersi perché dovesse sempre affrontarlo lei, cos’era uno scherzo del destino? Perché era evidente che qualcuno si stava altamente burlando di lei e di Teo, visto che sembrava essere più di una coincidenza.
Ethan si fermò a pochi centimetri dalla ragazzina, in piedi davanti a Teo che, con il suo bastone tra le mani, arretrò di poco. Impiantò le unghie nel legno antico: anche se era solo il frutto di una serie di algoritmi sembrava così reale che le dita gli stavano facendo male. Si fece un po’ di coraggio, cercando di puntare la gemma scarlatta verso il nemico, fermo davanti alla maggiore, ma fu costretto a fermarsi all’improvviso: Emy gli aveva impedito ogni movimento, alzando di poco un braccio per evitare di farlo andare oltre. –No.- disse. –Tu stanne fuori.- Teo spalancò gli occhi dalla sorpresa, guardando stupito la ragazza evocare una freccia e impiantarla al suolo davanti ai suoi piedi, incrinando il ghiaccio. La ragazza fece qualche passo indietro, cercando di proteggere anche Teo, oltre che se stessa.
-Perché no?- chiese Ethan, quasi burlandosi di quella situazione. –Hai paura che lui possa farmi fuori al posto tuo? Puoi stare tranquilla.- rise, scrocchiando il collo, facendo muovere e tentennare le catene che, in realtà, non lo vincolavano per niente. –Tanto non ci riuscirà nessuno.
Emy evocò due frecce, saltando, appoggiandosi ad una delle spalle di Ethan per superarlo, esattamente come le aveva insegnato Yumi, scivolando sul ghiaccio, accumulandolo dietro al tacco dei suoi stivali, usandolo poi come spinta per arrivare dietro al nemico. Posizionò una delle frecce nella mano destra, usata per circondargli il collo, mentre l’altra nella mano sinistra, pronta ad essere impiantata in mezzo alla schiena. L’uomo assottigliò gli occhi, per poi, in uno scatto, strattonare la giovane guerriera per liberarsi della freccia dietro alle sue spalle, prendendo il braccio che Emy aveva posto attorno al suo collo, allontanandolo e effettuando una leggera pressione, facendo leva, portando la ragazza a schiantarsi a suolo. Teo cercò di muoversi, fermato, come in precedenza, dalla ragazza che, alzandosi evocò l’arco, saltando sulla lastra di ghiaccio che poco prima aveva fermato la corsa di Aelita, puntando una freccia verso il nemico. –È ora di finirla con questa storia ridicola.- sussurrò, prima di colpire. Eppure, una volta scoccata, Ethan sparì, ricomparendo dietro di lei, prendendola per il collo. –Hai ragione, sai? Forse dovrei davvero finirti una volta per tutte, cominci ad essere un giocattolo usato.
Questa volta però Teo, non aveva nessuna voglia di stare a guardare: fu in quel momento che si mise in mezzo ai due, permettendo nuovamente ad Emy di respirare. Con il retro del bastone colpì Ethan alla testa, che cadde rovinosamente a terra. Si rimise velocemente in piedi, tastandosi la maschera con fare ossessivo, controllando che non fosse rotta o che non avesse subito alcun danno. Intanto, il minore, aiutava la cugina ad alzarsi e a riprendere fiato.
–Vi ucciderò, voi persone inutili.- sussurrò a denti stretti, guardando Teo sparire, avendo dato tutti i suoi punti vita ad Emy che, nell’impatto di poco prima e nella stretta rude, ne aveva persi 80. –Tanto sarà tutto inutile, lo sai? Ti farò a pezzi.
Emy avanzò verso il nemico lentamente, evocando una sola freccia. Cercò di concentrarsi, non poteva sbagliare, chiuse gli occhi, cercando di scacciare l’ansia, ma una volta riaperti, ciò che vide davanti a lei fu il ragazzo con i denti affilati del suo sogno, vestito con abiti scuri ed eleganti. Si fermò di scatto, lasciando cadere la freccia sul pavimento di ghiaccio, sentendo una grande mano sconosciuta appena sotto il seno, venendo in seguito scagliata al suolo da un potente laser.
Uscì dallo scanner, cadendo in ginocchio per lo sfinimento e riprendendo fiato. “Mi dispiace” pensò, sconsolata. “Nemmeno questa volta sono stata in grado di combattere contro di lui”
Alzò gli occhi, sentendo di non essere l’unica nella stanza. Si guardò in giro alla ricerca di quella presenza che la disturbava, notando Aelita uscire da un altro scanner, sorridente per aver disattivato la torre. Eppure, c’era qualcun altro nell’ombra.
-Grazie Emy.- cominciò la rosea, porgendole una mano per aiutarla. –Tu e Teo avete reso possibile lo svolgimento della missione. Ora: sei pronta per un ritorno al passato?- sorrise genuinamente.
L’altra sorrise a sua volta. –Sì.
 
-È andata meglio questa volta?- chiese Yumi sottovoce, mentre si incamminava verso la mensa dove Teo stava scontando la sua prima punizione da parte di Werner. –Voglio dire, il ritorno al passato ti avrà pur fatto comodo, no?
Emy sospirò. –Affatto: mi è andata peggio di prima.
L’amica la guardo, sorpresa. –Davvero? Che strano…- concluse, aggrottando le sopracciglia, guardando la minore aprire la porta della mensa, intravedendo Teo dietro a tutte le stoviglie sporche.
Le due si avvicinarono al ragazzo che, indaffarato, preparava la cena sotto ordine del severo professore d’inglese. –Hai bisogno di una mano?- chiese Yumi, facendo spalancare gli occhi del castano, regalandogli un sorriso dolce e sincero.
-Lo vorrei, ma sono costretto a rifiutare.- confessò, contorcendo il viso in un’espressione stanca. –E comunque quel professore è davvero strano, sapete?
-Ah sì?- chiese la maggiore, interessata. –Ne siamo convinte anche noi, vero Emy?
L’amica divenne leggermente rossa. –S-sì, certo.- rispose incerta, guardando verso il basso quando l’attenzione di Yumi tornò su Teo.
-Stavo per tagliare la carne con uno dei coltelli appoggiati nel portaposate, ma appena prima di toccarlo, Werner ha alzato la voce e mi ha dato questo.- rispose, mostrando alle ragazze la grossa lama tra le sue mani. –In più ha detto di non farmi aiutare da nessuno. Per lui è un lavoro che solo io posso fare e pensa che se ne accorgerebbe se barassi.
-Ed è vero?- chiese Yumi, guardando il minore alzare le spalle e girarsi verso Emy che, a sua volta, scosse la testa, negando di sapere anche solo la minima intenzione del giovane insegnante.
Ed in realtà era davvero così, infatti cominciava a sentire una strana sensazione di fastidio dentro di se: pensava di essere l’unica a cui Werner dedicasse le sue punizioni, mentre invece ne aveva appena data una a Teo e a chissà quanti altri. Forse lei non era la sua unica ragazza, forse lui si comportava come con lei anche con le altre studentesse. Eppure non riusciva a vederne una davvero felice quanto lei. Non riusciva a vederne una con lui, tranne lei. Anche perché, probabilmente, se lo avesse scoperto, la ragazza in questione non sarebbe arrivata alla fine della giornata.
Scosse la testa in modo teatrale, attirando l’attenzione della sua migliore amica su di lei, mentre suo cugino era tornato a tagliare alcune verdure con lo stesso coltello con cui aveva tagliato la carne. –Secondo me state solo straparlando: è un professore molto autoritario e pretenzioso, è vero, ma ce ne sono a migliaia come lui. Non preoccuparti Teo.- cominciò, rivolgendosi al castano, poggiandogli una mano sulla spalla. –Sicuramente ti ha dato questo coltello perché, in questo modo, saprà capire se qualcuno ti ha aiutato: due coltelli diversi non posso tagliare allo stesso modo, no?
 
Teo spense le luci della mensa poco dopo aver riordinato la cucina. Fece per incamminarsi verso il forno a microonde per prendere la grossa lama prestata dal professore, eppure non c’era più.
  
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