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Autore: fefi97    17/05/2019    4 recensioni
[sterek; sai tenere un segreto AU; altamente demenziale; tutti umani]
Derek ha dei segreti. Ma sono segreti piccoli, che non fanno male a nessuno. E se non dice al suo fidanzato che certi aspetti della loro relazione proprio non vanno, è solo perché non vuole ferirlo. Per questo ha dei segreti, per non ferire le persone, ed è più che legittimo.
Ma quando conosce Stiles Stilinski, improvvisamente non sembra esserci più spazio per i segreti.
Quando poi scopre che Stiles non è esattamente chi si aspettava che fosse, le cose non faranno altro che complicarsi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deputy Parrish, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quattordicesimo Capitolo

 

 

 

-Quando ce lo fai vedere il culetto d'oro, Hale? -

-Vaffanculo, Greenberg! - esclamo esasperato, mentre entro alla Sciles Corporation.

Sento il suono di una risatina malevola alle spalle, e quando mi volto vedo Lydia.

-Non è piacevole vero, Derek? -

-Ti ho già chiesto scusa ottanta volte per non aver detto che la fotocopia delle chiappe fosse mia, Lydia! Ti ho portato una decina di cappuccini da Starbucks, ti ho comprato cioccolatini, fiori e il tuo profumo preferito! Che altro devo fare per farmi perdonare da te? - chiedo, disperato.

Per tutta risposta Lydia mi mostra il medio e accelera il passo.

Sospiro rassegnato e mi avvio all'ascensore, solo per scoprire che sta andando fino al ventesimo piano.

Lydia deve aver premuto tutti i pulsanti, per farmi dispetto.

So di meritarlo, ma vorrei piangere perché oggi indosso un dannato perizoma e odio fare le scale con quel coso addosso che tira e stringe.

Dovrei davvero fare il mio bucato più spesso, invece di aspettare che Isaac lo faccia per me vinto dalla pietà. Avrei più boxer puliti, almeno.

Quando finalmente arrivo alle porte del mio ufficio, sono sudato marcio e già di pessimo umore.

Penso che niente potrebbe andare peggio, ma ovviamente mi sbaglio.

Ci sono i miei genitori davanti alla mia scrivania, che si dondolano impacciati sui piedi mentre si guardando con curiosità intorno.

Dio, mio padre sta guardando la fotocopia del mio sedere con la fronte contratta.

E mia madre ha tra le braccia una piantina con il vasetto dipinto di rosso e una scritta bianca che recita “we love you soooo much”.

Non so quale delle due cose sia peggio.

-Ehi – soffio, avvicinandomi ansiosamente a loro e cercando di ignorare Erica che guarda con aria vendicativa la nuova pianta, tramando terribili torture – Che ci fate qui? -

-Derek, amore! - mamma sorride esageratamente, sembra un po' imbarazzata, ma la sua contentezza nel vedermi sembra sincera.

-Ehi, cucciolo. - borbotta mio padre, alzando un braccio in un goffo saluto e, grazie a Dio, distogliendo lo sguardo dal mio sedere.

Li guardo e c'è questo silenzio pieno di disagio che ci opprime facendoci sentire ancora più imbarazzati.

Perché siamo dei tali disastri sociali?

-Ti ho portato una piantina! - esclama mia madre, in un disperato tentativo di alleggerire la tensione, agitando inutilmente la pianta sotto il mio naso, come se non l'avessi ancora notata.

-Ehm, grazie, mamma. Non dovevi disturbarti. -

-Sciocchezze! La tua scrivania è così spoglia, ci vuole un tocco di colore! -

-Ci piace molto dove lavori, per inciso. - si aggiunge papà, mentre mamma annuisce con entusiasmo.

Okay, stanno diventando decisamente inquietanti.

-Non rispondevi alle nostre chiamate – continua poi mio padre, in tono stranamente cauto – Eravamo preoccupati. -

-Mi si è rotto il cellulare. - rispondo meccanicamente.

Oh, andiamo. Non è una bugia. Si è rotto sul serio. Non devono per forza sapere che l'ho gettato dalla finestra.

-Oh. Devi assolutamente comprarne uno nuovo, tesoro! Possiamo aiutarti se vuoi! - replica subito mamma e so che lo dice con tutte le buone intenzioni, ma mi irrita un po'.

-Ce li ho i soldi, mamma. - sbotto, un po' troppo bruscamente.

Mamma trasalisce e papà stringe le labbra, ma non arriva nessuna ramanzina, come mi sarei aspettato.

Non è da loro questo atteggiamento. Sembra che stiano camminando sul cristallo, come se non volessero rompermi.

-Derek, ci chiedevamo se potessimo... parlare un po' con te. - sussurra infine mamma, posando con delicatezza la piantina sulla mia scrivania.

-Sto lavorando, mamma. - ribatto, cercando di non sembrare troppo terrorizzato alla prospettiva di parlare con loro.

-Hale! - Chris urla affacciandosi dal suo ufficio. Meraviglioso, ora manderà via i miei genitori. Grazie Chris.

– Visto che sei arrivato in ritardo come al solito, puoi anche portare i tuoi genitori a fare colazione da qualche parte, così magari smettono di stare in mezzo all'ufficio a distrarre gli altri! -

Lo guardo ad occhi spalancati, pregandolo silenziosamente di non farlo, ma Chris ha già sbattuto forte la porta, dileguandosi.

-Beh, perfetto! - cinguetta mia mamma alle mie spalle, ignorando la mia espressione disperata – Il tuo capo è molto carino, Derek! -

-Non lo è affatto. - sibilo tra i denti, poi sospiro, arrendendomi.

-Andiamo, vi porto in un bar qui vicino. - bofonchio, infelice.

I miei si affrettano a precedermi, mentre io mi attardo un attimo. Guardo Erica con aria rassegnata.

-Puoi avvelenare la piantina, se ti fa sentire meglio. -

 

 

 

Penso che questa sia una delle situazioni più imbarazzanti della mia vita.

Siamo seduti in questo tavolino troppo piccolo per tre persone da almeno un quarto d'ora e nessuno di noi ha ancora parlato, se si escludono le asserzioni di mio padre sul tempo umido e mia madre che comunica le nostre ordinazioni al cameriere.

Sto mescolando il mio cappuccino all'orzo ad occhi bassi, sperando che questa tortura finisca presto.

-Abbiamo visto l'intervista. - esordisce alla fine mio padre, schiarendosi impacciato la gola.

Deglutisco, azzardando un'occhiata. Non sembra arrabbiato, nemmeno mamma lo è. Sembrano solo... tristi?

-E' vero Derek? - sussurra mia madre e mi rendo conto con orrore che ha gli occhi lucidi – Tutto quello che ha detto Stiles su come ti senti, sul fatto che pensi che non ti amiamo quanto amiamo Malia. E' vero? -

-Io... io... - annaspo, sentendomi messo con le spalle al muro.

Cosa dovrei dire ora?

Potrei mentire, in fondo l'ho sempre fatto. Ma, inaspettatamente, scopro di non averne molta voglia.

-Sì. E' vero. -

Mamma sbatte rapidamente le palpebre e odio vederla sull'orlo delle lacrime.

-Ma tesoro... come puoi anche solo pensare... voglio dire... tu e le tue sorelle... siete la mia vita, Derek. Io ti amo, con tutto il mio cuore. L'ho sempre fatto. - mormora con voce soffocata, interrompendosi per soffiarsi rumorosamente il naso.

Papà le dà qualche colpetto affettuoso sulla spalla, senza staccare gli occhi da me.

-Ci dispiace se ti abbiamo fatto sentire in questo modo, Derek. Adesso ci rendiamo conto che avremmo dovuto gestire le cose in modo diverso, starti più vicino quando Malia si è trasferita da noi. Ma vogliamo che tu sappia che tu hai un posto in questa famiglia, ed è un posto che né Malia né nessun altro potrà mai toglierti. -

-Papà... - mormoro, incapace di dire altro. Improvvisamente sento di avere bisogno anche io di un fazzoletto.

Noto con orrore che anche gli occhi di mio padre si fanno lucidi, ed è la prima volta che lo vedo piangere.

-Quello che mi ha fatto più male, è sentire che pensi che non abbia accettato la tua sessualità – si strofina gli occhi con la mano, mentre io lo osservo con la gola serrata – Derek... tu sei... tu sei il mio bambino, il mio cucciolo. Lo sei stato sin dal momento in cui sei uscito dal corpo di tua madre con tre settimane d'anticipo e ti hanno messo tra le mie braccia e io avevo paura di stringerti troppo, perché eri così piccolo. Eri minuscolo, ma già così forte. Il fatto che ti piacciano i ragazzi, non cambierà mai questo, non cambierà mai il fatto che sono orgoglioso che tu sia mio figlio. -

Penso che questo sia il discorso più lungo che gli abbia mai sentito fare.

-Vorremmo avere la possibilità di recuperare il nostro rapporto con te – aggiunge mia madre, sorridendomi tremula – Non devi risponderci ora, ma saremmo davvero felici se tu venissi con noi in Europa, quest'estate. Un viaggio di famiglia, solo noi cinque.-

Aspetta. Noi cinque?

-Niente Malia? - chiedo, con voce sottile.

Mamma e papà si scambiano un'occhiata, poi mamma si allunga sul tavolo per prendermi una mano.

-No, tesoro. Solo noi e le tue sorelle. -

-Anche loro ti vogliono tanto bene, Derek. Sperano che tu voglia vederle, quando ti sentirai pronto. - soggiunge mio padre, cauto.

Li fisso, sentendomi sopraffatto da tante emozioni tutte insieme.

-Ho ucciso Miles quando me lo avete affidato per andare a quel safari – sbotto, sentendomi gli occhi bruciare – Non mi odiate? -

-Cucciolo, era solo un pesce. E non potremmo mai odiarti. - mi rassicura mio padre, allungandosi per prendermi goffamente la mano libera.

E' un po' imbarazzante il fatto che ci stiamo tenendo la mano a vicenda sul tavolino, ma è anche bello, se la cosa ha senso.

-E poi il nuovo Miles è praticamente identico al vecchio Miles. Forse addirittura più simpatico. - aggiunge mia madre in tono leggero e io scoppio in una risata lacrimosa.

-Derek, so che nella nostra famiglia non siamo granché bravi nelle dimostrazioni palesi di affetto, ma voglio che tu sappia che noi, che io... che insomma... - mio padre annaspa e provo la contrastante voglia di piangere e ridere allo stesso tempo.

-Oh per l'amor del cielo, Richard – sbotta mia madre a bassa voce, senza smettere di guardarmi con affetto – Dì a tuo figlio che lo ami e basta. -

-Ti amo tanto, cucciolo. - butta fuori d'un fiato, con gli occhi lucidi.

Penso che sia la prima volta che lo dice esplicitamente.

Tiro su con il naso, cercando disperatamente di non piangere.

-Vi amo anche io, ragazzi. - sussurro, stringendogli forte le mani.

Rimaniamo ancora un istante a tenerci le mani e a guardarci con amore, poi di comune accordo decidiamo silenziosamente che la situazione si sta facendo troppo imbarazzante e sciogliamo in modo goffo le nostre mani unite, distogliendo lo sguardo.

Penso che ci vorrà del tempo prima di superare questo imbarazzo tra di noi, ma è anche vero che abbiamo fatto più progressi in venti minuti spesi in un bar che in vent'anni.

Per un po' beviamo in silenzio le nostre bevande e rispetto a prima c'è molta meno tensione. Poi mio padre fa scivolare gli occhi verso un punto imprecisato alle mie spalle.

-Derek, quello non è il tuo fidanzato? - domanda, un po' imbarazzato.

Mi volto di scatto, con il cuore che batte forte.

Non ci posso credere.

Stiles Stilinski è sulla soglia del bar.

Ha il fiatone, come se avesse corso fino a qui, l'aria provata e il viso scavato. Non ha mai avuto un'aria più infelice e tormentata di questa. Sembra spossato, le sue occhiaie sono più evidenti che mai.

Ma, nonostante questo, mi sta fissando con assoluta determinazione, gli occhi dorati bruciano quasi nei miei.

Non appena Stiles accenna a muoversi nella mia direzione, mi volto di scatto verso i miei genitori, cercando disperatamente di mascherare il mio nervosismo.

-Non è il mio fidanzato. Ignoratelo, non parlategli. - ordino, con voce un po' acuta.

-Ma Derek – bisbiglia mia mamma, gettandogli un'occhiata -Non possiamo ignorarlo, è maleducazione. -

-Mamma, non lo guardare! - quasi strillo, in preda al panico.

-Scusa, scusa! - mia madre si affretta a riportare lo sguardo sulla sua tazza, anche se non si risparmia dall'inarcare con disapprovazione le sopracciglia.

-Sta venendo qui. - mi informa mio padre a mezza bocca, tenendo anche lui il capo verso la sua tazza, ma sbirciando Stiles in una maniera strabica che mi farebbe ridere, in qualsiasi altra circostanza.

-Papà, non lo guardare! -

-Non lo sto guardando! -

-Se sai che sta arrivando, allora lo stai guardando! Ignoralo e basta! -

-Derek, tutto questo è francamente... -

-Signori Hale. Buongiorno. -

Anche se mi rifiuto con ostinazione di guardarlo, quella alle mie spalle è indubbiamente la voce di Stiles. E' gentile e pacata come al solito, anche se sembra un po' triste.

Dio, mi era mancata la sua voce.

I miei genitori si scambiano un'occhiata e poi guardano me, chiaramente incerti su cosa fare, se salutare Stiles e tradirmi dopo che avevamo appena risolto le cose, o passare per cafoni e ignorarlo.

Grugnisco, senza guardarli.

-Potete salutarlo. - borbotto, sentendomi un po' ridicolo.

-Salve, signor Stilinski. -

-Stiles! Come stai, caro? -

Okay, forse avrebbero dovuto mettersi d'accordo sulla linea d'adottare. Io comunque appoggio la formalità di mio padre. So che mia madre lo ha amato sin dal momento in cui l'ho portato alla sua festa, ma io sono suo figlio! Dovrebbe appoggiarmi nella mia decisione di odiare Stiles fino alla fine dei miei giorni, non dovrebbe chiedergli come sta.

-Sono stato meglio, signora Hale – risponde Stiles con sincerità e sento i suoi occhi scavarmi la nuca.

- Ciao, Derek. -

So di essere estremamente patetico, ma il suono del mio nome nella sua bocca, dopo tanto tempo, mi provoca un piccolo brivido. Lo ha pronunciato dolcemente, cullando le lettere una a una.

Odio il fatto che si stia rendendo impossibile da odiare.

E' uno stronzo.

Non mi volto comunque, fingendo di trovare particolarmente interessante lo zucchero depositato sul fondo della mia tazza.

-Posso parlarti in privato, per favore? - se è irritato per il fatto che lo stia ignorando non lo da a vedere.

La sua voce è ancora pacata, anche se velata da un nuovo accenno di disperazione.

Davanti al mio silenzio, i miei genitori si scambiano un'occhiata.

-Ehm, forse è meglio se vi lasciamo da soli, così potete...-

-No! - quasi urlo, fulminando mia madre – Questa è la nostra colazione! E quindi noi faremo colazione! -

-Derek, abbiamo finito di fare colazione più di un quarto d'ora fa. - tenta di farmi ragionare mio padre, ma quando fulmino anche lui, tace e distoglie lo sguardo.

-Molto bene – esclama Stiles e questa volta l'irritazione è palese nel suo tono. Spero che adesso se ne vada, ma noto con orrore che invece si limita a lasciarsi cadere pesantemente al tavolino di fianco al nostro – Vorrà dire che aspetterò che finiate la vostra colazione. -

Senza che possa impedirmelo, alzo finalmente lo sguardo e lo fisso con rabbia. Anche gli occhi di Stiles sono arrabbiati, ma quando incrociano i miei si ammorbidiscono notevolmente.

Dio, fai che i miei non si siano ammorbiditi.

-Scusa se te lo dico, ma questo è terribilmente maleducato da parte tua. Stai facendo una scenata davanti ai miei genitori. - sibilo, mordendo ogni parola.

-Hai ragione e mi dispiace, ma non ho intenzione di andarmene finché io e te non avremo parlato. - ribatte Stiles, gentile ma irremovibile.

-Potresti aspettare a lungo! - sbotto, guardandolo con astio.

-Sono disposto ad aspettare tutto il tempo che occorre, non preoccuparti. - replica Stiles, ricambiando con uno sguardo di sfida.

-Bene!-

-Bene. -

-Bene! -

-Bene. -

I miei genitori si scambiano l'ennesimo sguardo.

-Derek, per favore, facci andare via. - rantola infine mio padre, esasperato.

-No! - sbotto, guardandolo male – Non ha nessun diritto di venire qua e pretendere che ve ne andiate solo perché ha deciso che adesso dobbiamo parlare! -

-E' una dannata settimana che provo a parlarti, Derek! - esclama Stiles, e per la prima volta la sua voce si alza un po' – Non ho deciso adesso che voglio parlarti, ci provo da giorni! -

Lo ignoro, guardando deciso mio padre.

-Avanti papà. Raccontami qualcosa della tua vita. - lo sprono simulando un tono allegro e ignorando categoricamente lo sguardo furibondo di Stiles su di me.

-Io, ahm... - mio padre si passa una mano sulla nuca, visibilmente a disagio – Non saprei... ho vinto un torneo di golf l'altro giorno...? -

-Io amo il golf! - cinguetto.

-Tu detesti il golf. - interviene Stiles, atono.

Mi volto a fulminarlo.

-Grazie tante Stiles, adesso hai completato ufficialmente la lista dei miei segreti da divulgare, sei soddisfatto?-

Stiles ha la decenza di assumere un'aria colpevole e mortificata, mentre mio padre sussurra a mia madre “davvero Derek detesta il golf? Perché ci abbiamo giocato per dieci anni, allora”.

-Voglio solo parlare con te – sussurra Stiles, sporgendosi un po' verso di me, gli occhi imploranti – Ti supplico. Ho volato per quindici ore solo per tornare da te e poterti spiegare. Sono venuto in azienda direttamente dall'aeroporto e ho praticamente minacciato Chris di licenziamento per farmi dire dove fossi. Concedimi solo qualche minuto del tuo tempo, ti prego. -

Stringo le labbra, mentre lo fisso, quasi sul punto di cedere. Ma poi mi volto di scatto verso mia madre, fingendo un grosso sorriso.

-Mamma! Qualche novità nella tua vita? -

Mamma mi guarda con aria di rimprovero, sollevando un sopracciglio nella tipica espressione di disapprovazione tipica degli Hale.

-Non ci provare, Derek. Non userai le vite poco emozionanti di me e tuo padre per evitare di parlare con Stiles. -

Non ci posso credere che i miei stessi genitori mi stiano remando contro. Stiles ha detto a tutti delle mie abitudini sessuali! Dovrebbero essere scioccati, odiarlo!

Come lo odio io, per inciso.

-Molto bene – esclamo, alzandomi di scatto i piedi, gli occhi di Stiles che seguono i miei movimenti in modo ossessivo – Visto che non volete parlare con me e io non voglio parlare con lui, penso che me ne tornerò a lavoro. -

Okay, nella mia testa questo discorso suonava più ribelle e meno da bambino di tre anni offeso. Ma comunque, ognuno fa come può.

Mi volto e cammino velocemente verso l'uscita del bar, senza guardarmi indietro.

Ormai sto diventando un campione nell'uscire dai posti senza pagare.

-Derek! -

Non è davvero una sorpresa il fatto che Stiles mi abbia seguito per strada. Questo non significa che debba ascoltarlo. Continua a camminare a testa alta, Derek. Ignoralo. Non ti fermare, continua a...

-Attento! -

Mi sento tirare indietro da una presa forte sul gomito, mentre una macchina sfreccia a un centimetro dalla mia faccia, portandosi dietro l'insulto del guidatore. Sono talmente spaventato che per un attimo non realizzo di essere completamente addossato al petto di Stiles. Riconoscerei questo maglione rosso ovunque.

Stiles respira in modo pesante tra i miei capelli, continuando a stringermi forte il braccio e a tenermi vicino.

Sono ancora sotto shock quando mi volta con delicatezza, scrutandomi preoccupato il viso. E' ancora più pallido rispetto a prima e sembra aver visto la morte in faccia.

Credo di avere lo stesso identico sguardo al momento.

-Dio, non farlo mai più. Sei pazzo ad attraversare così, senza guardare? Se non fossi stato proprio dietro di te... non ci voglio nemmeno pensare, guarda. -

Il suo tono oltre alla preoccupazione contiene una scintilla di rabbia, e basta quella per farmi recuperare immediatamente l'ostilità nei suoi confronti. Strappo bruscamente il braccio dalla sua presa, guardandolo male.

-Nessuno ti ha chiesto niente, me la sarei cavata benissimo! -

Stiles non risponde, si sta passando una mano sul volto e noto con stupore che sta tremando un po'. Voglio dire, anche io mi sono spaventato, ma Stiles sembra assolutamente terrorizzato.

Ho la strana sensazione che la sua reazione non riguardi solo me.

-Stiles? - lo chiamo dopo un po', incerto – Stai bene? -

-Non farlo mai più. - si limita a ripetere dopo diversi istanti, scoprendosi il viso e guardandomi con serietà.

Qualcosa nel suo sguardo mi spinge ad annuire. I suoi occhi si addolciscono immediatamente, mentre si fa un po' più vicino.

-Derek, ti giuro che mi dispiace davvero tanto per quello che è successo, io... -

-Ti dispiace?! - lo interrompo, di nuovo furioso – Di cosa ti dispiace, esattamente? Di avermi fatto credere che fossimo i nuovi Jack e Rose senza Iceberg e poche scialuppe, di avermi fatto... di avermi fatto affezionare a te, riempiendomi di bugie su come fossi il tuo dannato segno del destino e ti avessi affascinato, per poi farmi scoprire in una stupida intervista che per tutto questo tempo mi hai solo usato per avere idee per la tua stupida linea? -

Stiles sbatte le palpebre e sembra sinceramente sconvolto.

Che attore, mio Dio.

-E' davvero questo che pensi? - domanda con voce bassa e un po' affannata, guardandomi quasi con rabbia – Pensi che ti abbia usato? -

-Non è così? - rilancio, mordace.

-Dio, no! - esclama Stiles, sembrando quasi disgustato alla sola idea. Mi sento vacillare un po'. Magari Stiles è davvero un bravo attore, ma è veramente così bravo?

-Ogni singolo momento che abbiamo passato insieme è stato vero, Derek. Tutte le cose che ti ho detto la notte che abbiamo fatto l'amore per la prima volta erano vere e mi offende che tu possa anche solo pensare che ti abbia mentito in modo così crudele. -

Lo fisso. Sembra abbastanza sincero, ma io sono ben lontano dal deporre la mia rabbia.

-Questo non ha importanza comunque! Hai detto tutti i miei segreti in tv, Stiles! Hai parlato delle mie mutandine e hai detto il mio vero peso, senza nemmeno specificare che un giorno mi sarei messo a dieta, maledizione! - urlo e il mio tono giunge ferito alle mie stesse orecchie.

L'espressione arrabbiata di Stiles vacilla, i suoi occhi si riempiono di nuovo di dispiacere e pentimento.

-Lo so, lo so e mi dispiace. Non volevo davvero dire tutte quelle cose, ma Ellen continuava a punzecchiarmi sulla campagna e poi Darren mi ha chiesto di parlare di te e... voglio dire Derek, io parlerei sempre di te. -

Lo fisso, cercando con disperazione di rimanere impassibile. Non può dire queste cose, non può.

Stiles accenna un microscopico sorriso.

-Sì, mi sono basato su di te per la mia campagna e sì, forse ho la rincresciosa tendenza a confondere la vita privata con il lavoro. Ma solo perché tu sei sempre nei miei pensieri. Ogni volta che vado in un ristorante, la prima cosa che faccio è controllare la lista dei dolci per vedere se hanno la cheesecake. Ogni volta che vado a comprare il New York Times, non posso fare a meno di chiedermi se tu hai già comprato il nuovo numero di People. Ogni volta che entro in un bar, devo controllare che facciano anche il cappuccino all'orzo. Quando i miei collaboratori mi sottopongono un'idea, il mio primo pensiero è se a te piacerebbe e cosa diresti. Dio, l'altro giorno ero in riunione e non stavo affatto ascoltando quello che mi stessero dicendo e quando Theo mi ha toccato la spalla per farmi rispondere, tutto quello che sono riuscito ad esclamare è stato “pictionary!”. Pictionary – gli occhi di Stiles sono quasi liquidi per l'angoscia, mentre mi guardano imploranti – Capisci cosa mi fai? Non riesco a smettere di pensare a te nemmeno un dannato istante. Né voglio farlo, se devo essere sincero. -

Sento gli occhi lucidi e questo è totalmente ingiusto.

Non può passare per quello carino quando ha torto marcio. Non può farmi provare questi... queste cose per lui, mentre sto cercando di odiarlo. E' completamente disonesto.

-Questo... questo non ti giustifica, Stiles! Hai divulgato un sacco di cose private, cose che solo tu sapevi... -

-Lo so! - mi interrompe Stiles, precipitoso e ansioso di spiegarsi – Lo so, ma ti giuro che non volevo davvero farlo. Non so che mi è preso, ero agitato e le luci erano troppo forti, la cravatta stringeva e tutti mi fissavano e stavo andando nel panico. Poi mi hanno chiesto di te e improvvisamente mi sono sentito a mio agio, il solo pensiero di te mi ha fatto stare meglio. E così ho continuato a parlare senza sosta, senza nemmeno rendermi conto di cosa stessi dicendo. Derek, ti giuro che quando mi hanno fatto vedere l'intervista ho chiesto che quella parte fosse tagliata, ma hanno detto che ormai fosse troppo tardi. -

Lo guardo, scuotendo in silenzio la testa, indeciso.

Sembra davvero pentito e sincero. E ha detto delle cose davvero belle su di me. Sono abbastanza sicuro che non mi abbia usato, ma una parte di me ancora non è sicura di voler perdonarlo. Una parte di me è ancora incredibilmente ferita e umiliata.

Ma gli occhi di Stiles sono così dolci, imploranti e pentiti. E ha detto che pensa sempre a me...

Sto quasi per cedere e dargli un'altra possibilità, quando Stiles parla.

-Comunque, è davvero così grave? Insomma, non possiamo passarci sopra e andare avanti? -

Lo ha detto con tono sinceramente convinto, come se davvero pensasse che quello che ha fatto sia una sciocchezza, qualcosa che può essere cancellato con delle scuse per poi fare finta che non sia mai accaduto.

Sento la rabbia invadermi di nuovo.

-Se è davvero così grave? - esclamo, guardandolo incredulo e arrabbiato, perché non ci credo che stia davvero sminuendo quello che ho provato quando l'unica persona di cui mi fidassi ha lasciato che milioni di persone venissero a conoscenza dei miei segreti – Stiles, tu mi hai rovinato la vita! - urlo, e il tempo sembra fermarsi.

Stiles assume quest'aria ferita e triste e io vorrei solo poter tornare indietro, rimangiarmi tutto, ma sono davvero troppo arrabbiato e pieno di rancore e il mio stupido orgoglio non mi permette di fare marcia indietro.

Stiles mi fissa seriamente, facendo un piccolo passo indietro per guardarmi meglio. Io deglutisco, ma mantengo il contatto visivo, cercando di mostrarmi risoluto.

-Ti ho rovinato la vita? - ripete, con voce bassa – E' davvero così brutto se la gente adesso sa la verità su di te? -

Scoppio in una risata sarcastica, guardandolo con ferocia.

-La verità su di me? Tu quella la chiami la verità? Erano solo particolari imbarazzanti della mia vita, Stiles! -

-Ma sono quei particolari imbarazzanti che ti rendono te! - esclama Stiles, guardandomi incredulo, come se davvero non si capaciti di come non possa arrivarci – Tu non saresti tu senza le tue strane convinzioni anatomiche, senza il tuo copriletto di Spongebob o senza la tua tazza del miglior migliore amico del mondo! Sono tutte queste cose che tu definisci imbarazzanti a renderti quello che sei, a renderti così... così amabile, maledizione. E la gente dovrebbe saperlo. -

Mi sento arrossire e mi odio per questo.

Quell'ultimo commento poi che vuol dire? Che sono amabile in generale? O che sono amabile per lui?

...Stiles mi ama?

-Se mi permetti, penso che tu stia prendendo tutta questa faccenda un po' troppo tragicamente. - continua Stiles e immediatamente il rossore sparisce dalle mie guance. Ha appena cancellato con una sola frase tutta la storia del “tu sei così amabile”.

-E io penso che tu invece stia sminuendo i miei sentimenti! - urlo, ignorando alcuni passanti che mi guardano male – Le tue scuse non valgono niente se tanto pensi che stia esagerando o che non sia grave quello che hai fatto! Tu non capisci! - la voce mi si incrina un po', mentre Stiles mi fissa, un po' sconvolto - Per te i miei segreti non valgono niente, e sì, posso capire che le mie convinzioni anatomiche siano abbastanza ridicole, o che la mia biancheria intima non sia una questione di stato o che le mia attitudini sessuali non siano materia da Casa Bianca, ma per me erano importanti! E adesso in ufficio è un incubo! Tutti mi odiano, Lydia non mi parla, Miguel mi offre sesso in spagnolo...-

-Aspetta, Miguel cosa? - esclama Stiles, ma io lo ignoro.

-Erica probabilmente sta avvelenando la mia nuova piantina proprio adesso, Mary mi chiede di partecipare alle riunioni di “ama il tuo corpo” ogni giorno, Harry mi ha toccato il sedere...-

-Chi diavolo è Harry?! - quasi urla Stiles, ma continuo a ignorare la sua stupida gelosia.

-Per non parlare di Jordan, che adesso giustamente mi odia a morte! Va tutto male, Stiles, quindi non venirmi a dire che sto esagerando! - concludo, con la voce che trema un po'.

Stiles mi fissa per un lungo istante, passandosi nervosamente la lingua sulle labbra, mentre io lo guardo, ansante.

Una parte di me sa che stiamo dando spettacolo, fermi in mezzo al marciapiede, ma non ho comunque la forza di andarmene, non ancora.

-Li licenzio – dice infine Stiles, con voce serissima e calda, facendo un passo in avanti solo per prendermi con dolcezza una mano nelle sue -Ogni singola persona che ti ha ferito, che ha riso di te o che ha osato importunarti, tu considerala licenziata da questo esatto momento. -

Emetto un grugnito scettico, ma non posso ignorare il calore che si è diffuso al centro del mio petto. Non tolgo la mia mano da quelle di Stiles.

-Dovresti licenziare metà azienda, allora. -

-Così sia, allora. Così imparo a comportarmi da stronzo con l'unica persona al mondo che non se lo merita. - risponde subito Stiles senza vacillare, stringendomi forte la mano e guardandomi intensamente negli occhi.

Mi mordo un labbro, abbassando un po' la testa.

-Derek, per favore – Stiles piega il capo per poter incrociare il mio sguardo – So di avere sbagliato e che non avrei dovuto sminuire i tuoi segreti o i tuoi sentimenti. Ma per favore, dammi un'altra possibilità – accenna un sorriso dolente e mio malgrado sento il cuore stringersi – Le cose tra noi stavano andando bene, no? -

Raddrizzo la testa, guardandolo con serietà. Ora non sono più arrabbiato, solo stanco e triste.

-Davvero? Andavano bene? -

Stiles aggrotta la fronte e troverei buffa la sua espressione di panico, in qualunque altra circostanza.

-Non è così? -

Scuoto la testa, mordendomi un labbro.

-Stiles, ci conosciamo da quasi due mesi e siamo al punto che tu sai ogni più piccola cosa di me e io non so praticamente niente. Non funzionano così i rapporti, non può essere così sbilanciato. Devi fidarti un po' di me, altrimenti non puoi pretendere che io continui a farlo con te. -

Stiles mi lascia andare la mano e odio vederlo così rigido e sulla difensiva. E' chiaro che non ha nessuna voglia di esporsi con me e la cosa mi ferisce oltre misura.

-Cosa vuoi sapere? - chiede, ma la sua voce è roca, poco convinta.

I suoi occhi sono così spaventati.

So che è una carognata da parte mia, so che non dovrei colpire il suo punto debole proprio quando è così vulnerabile, ma non riesco a fare a meno di pensare con rabbia al fatto che pensasse che io stessi esagerando, quando è lui quello che non mi dice niente, che non ha mai voluto dirmi niente.

-Cosa ci facevi in Scozia, quando ci siamo conosciuti? - chiedo quindi con voce decisa, alzando un po' il mento.

Stiles mi fissa, le labbra strette e gli occhi scuri.

-Sai che non posso dirtelo. - scandisce lentamente, come se fossi un bambino stupido.

-Quindi funziona così! - esclamo furibondo – Tu puoi sapere tutti i miei segreti, ma io non posso sapere neanche l'unico che ti ho chiesto! -

-Con tutto il rispetto, Derek – la voce di Stiles è gentile anche se trattenuta, ma i suoi occhi contengono una scintilla ironica che non fa altro che irritarmi – Ma i miei segreti sono leggermente più importanti dei tuoi. -

Oh, questa poi!

Lo fisso incredulo, facendo un piccolo passo indietro.

-Lo stai rifacendo! Mi stai di nuovo sminuendo! Oh certo, tu sei il grande Stiles Stilinski, il padrone di un impero! Tu sei una persona importante, i tuoi segreti sono importanti! Io invece cosa sono? Il tuo passatempo del mese, i cui segreti sono talmente stupidi e frivoli da poter essere tranquillamente divulgati ai quattro venti! - mi sfogo, alzando di nuovo il tono di voce, attirando gli sguardi curiosi delle persone di passaggio.

-Non sei affatto il passatempo del mese! - urla anche Stiles, cercando di riguadagnare vicinanza facendo un piccolo passo verso di me – E io adoro i tuoi segreti, sono importanti per me, tu sei importante per me, non è quello che intendevo dire! Tu sei... tu sei speciale per me, maledizione! -

-Ah sì? - rilancio, gettandogli uno sguardo di fuoco – Eppure lo hai detto tu stesso quando Darren ti ha chiesto di parlare di me! Un ragazzo piuttosto comune, così hai detto! -

Gli occhi di Stiles si riempiono di senso di colpa, mentre la rabbia lentamente lo abbandona.

-Mi sarei voluto strozzare con le mie stesse mani non appena l'ho detto – ammette, in tono basso, tormentato – Tu... tu sei tutto tranne che comune, Derek. E credimi, credimi almeno su questo. Il mio non volerti mettere a parte di certi aspetti della mia vita, non dipende nemmeno in minima parte dal mio non considerarti importante o speciale. Perché, per me, sei ogni cosa straordinaria che esista al mondo, te lo giuro, Derek. -

Lo fisso e mi odio per tutte le emozioni contrastanti che sto provando in questo momento. Mi odio perché, essenzialmente, il mio amarlo supera qualsiasi altro sentimento di rancore e rabbia.

E questo non è giusto. Non devo cedere. Non devo fargli vedere quanto disperatamente vorrei solo perdonarlo e riprendere la nostra storia. Perché quello che ho detto prima è vero, il nostro rapporto è troppo sbilanciato. E' come se avessi affidato tutto ciò che ho di più caro al mondo a una persona che invece non vuole darmi niente in cambio.

-In ogni caso siamo troppo diversi per funzionare! - esclamo, e la voce mi trema e, Dio mio, quanto faccio pena a mentire quando si tratta di Stiles.

Stiles spalanca gli occhi, il suo viso si fa un po' più pallido e io mi odio un po' di più.

Che sto facendo?

Io voglio stare con lui. Io voglio perdonarlo.

Io lo amo.

E allora perché è così facile ascoltare la vocina malevola e arrabbiata nella mia testa che mi sussurra che si merita di essere ferito come lo sono stato io?

Che non è giusto che non voglia dirmi della Scozia dopo tutte le cose che gli ho confidato io?

-E da quando la pensi così? Cosa stai dicendo? - sussurra, scrutandomi attentamente e io abbasso lo sguardo, perché so che leggerebbe la verità nei miei occhi, come ha sempre fatto.

-Siamo troppo diversi... veniamo da due mondi troppo lontani... tu sei... sei così ricco, mentre io fatico a pagare la bolletta a fine mese e... -

-Non ci provare! Non provare a recitare Titanic con me! - esclama Stiles, più terrorizzato che irritato. Le sue mani improvvisamente sono sui lati del mio viso. Me lo alza gentilmente, guardandomi con attenzione negli occhi. So di averli leggermente lucidi, mentre i suoi sono seri e caldi.

-Ascoltami, ascoltami piccolo – sussurra sul mio viso e voglio così disperatamente baciarlo e allo stesso tempo spingerlo via, che mi sembra di impazzire – So che ce l'hai con me, hai ragione ad avercela con me. Ma ti scongiuro, non cercare di allontanarmi con la storia del “siamo troppo diversi”. Perché sai benissimo che non è mai stato un problema. -

Scuoto la testa, prendendogli delicatamente le mani e scostandole dal mio viso. Cerco di ignorare lo sguardo ferito a morte che mi lancia, ma è così dannatamente difficile.

-Forse no. Ma ci sono altri problemi. Quello che ti ho detto prima rimane vero. Tu non mi dici mai niente, non ti fidi di me. E questo non mi sta bene, non più. Penso che... che abbiamo bisogno di un po' di tempo. Non vederci per un po', stare per conto nostro. - dico, pur odiando ogni singola cosa che sto proponendo più di me stesso.

Stiles mi fissa. Sembra svuotato da ogni emozione ed è orribile vederlo di nuovo così, come se fosse ancora l'uomo imbronciato sull'aereo. Come se non fosse mai stato il mio Stiles, che ride e sorride e che, Dio, è la cosa più luminosa e bella dell'universo.

-Pensi davvero che ti abbia rovinato la vita? - chiede, quasi in un sussurro.

No.

Dì di no, Derek.

Sollevo un po' il mento, lasciando che sia il mio orgoglio ferito a parlare.

-Sì. -

Stiles deglutisce, abbassando un po' lo sguardo.

Devo andarmene da qui. Devo andarmene prima di cedere e scoppiare a piangere.

-Se la pensi così... non abbiamo più niente da dirci al momento. - butta infine fuori, ogni parola sembra grattata via dalla sua gola a forza.

Annuisco, passandomi velocemente una mano sugli occhi. Gli volto le spalle, ma prima che possa anche solo fare un passo, Stiles mi ha afferrato per un braccio.

Volto appena la testa incrociando i suoi occhi, disperati per la prima volta.

-Derek, per favore. Io... - si interrompe, inspirando bruscamente.

Piego un po' la testa, sinceramente perplesso.

-Tu cosa, Stiles? - incalzo, impaziente.

Stiles mi fissa, arrabbiato e disperato insieme.

-Sai cosa. - sibila e il suo tono non fa altro che irritarmi di più.

Strappo il braccio dalla sua presa, fulminandolo.

-No Stiles, io non so un bel niente di te! -

Quando mi volto e corro via, questa volta non mi segue.

Meglio così, perché davvero non voglio che mi veda piangere.

 

 

 

 

-Dovresti vendicarti. -

Isaac sospira profondamente, continuando a tenermi abbracciato a lui, ma scoccando un'occhiata fulminante a Jackson, in piedi a braccia conserte davanti a noi.

-Jackson, no. -

-Perché no? - si ribella Jackson, irritato – Se lo merita! Prima diffonde tutti i segreti di Derek e poi si comporta come se non avesse fatto niente di male! Addirittura ha detto che il suo stupido segreto scozzese fosse più importante della prostata di Derek! -

-Beh, potrebbe non avere tutti i torti su questo. - mormoro in tono ragionevole, staccandomi un pochino da Isaac solo per soffiarmi il naso.

-Ha avuto delle uscite spiacevoli – ammette Isaac, annuendo accondiscendente – Ma io penso che sia stato anche molto romantico quando ha detto che avrebbe licenziato tutta l'azienda per Derek. -

Jackson grugnisce, sarcastico.

-Oh, certo. Romantico da morire. Se ti piacciono queste stronzate. -

Isaac inarca un sopracciglio.

-Per favore. Per te il massimo del romanticismo è abbracciarmi dopo il sesso dicendo che lo fai solo perché “il riscaldamento non funziona mai in questa cazzo di casa” e il calore umano ti impedirà di morire congelato. -

Jackson spalanca le braccia.

-E' molto romantico! -

Isaac evita di rispondere, tornando a rivolgermi uno sguardo preoccupato.

-Mi dispiace tesoro che l'incontro con Stiles ti abbia scombussolato. -

Sospiro, stringendomi nelle spalle.

-Prima o poi avrei dovuto affrontarlo. Almeno mi sono tolto questo peso. Penso. -

Jackson mi fissa intensamente, contrariato.

-Io continuo a pensare che dovresti vendicarti! - sbotta, in tono bellicoso, ignorando gli occhi al cielo di Isaac – Ascolta Derek, ho un amico che fa il giornalista e mi deve un favore... -

-Sono quasi certo che non voglio sapere di che tipo di favore tu stia parlando. - cinguetta Isaac, con un sorriso sarcastico.

Jackson agita sbrigativo una mano nella sua direzione.

-Taci, era prima di te e di tutta la storia della monogamia. Comunque. Potrebbe far uscire un bel articolo scandaloso su Stiles e il suo scabroso segreto scozzese. -

-Che ne sai che si tratti di un segreto scabroso? - protesto, anche se l'ansia improvvisamente mi assale.

Se Stiles è così deciso a non dirmi niente, deve trattarsi di qualcosa di grosso, no?

Ripenso ai miei iniziali sospetti e deglutisco nervosamente, fissando Jackson.

-Tu pensi... pensi che potrebbe avere tipo un'amante in Scozia? Una famiglia segreta? -

-Ovvio! - esclama Jackson lapidario, ma ha la decenza di sentirsi un pochino in colpo davanti alla mia espressione disperata e allo sguardo di fuoco di Isaac – Voglio dire... non lo so, ma sarebbe la cosa più naturale a cui pensare, no? -

-Sono sicuro che Stiles non abbia affatto una famiglia segreta in Scozia, Derek. - interviene Isaac in tono rassicurante, posando una mano sul mio ginocchio.

Mi mordo il labbro, non molto convinto.

-Non importa quale sia effettivamente il suo segreto comunque! Si tratterebbe solo di agitare un po' le acque, far uscire fuori la faccenda, ripagarlo con la stessa moneta! - insiste Jackson.

-No – proclamo deciso, sollevando il volto verso di lui – Non voglio vendicarmi, non voglio fare niente contro di lui. Solo dimenticare, o provarci. E lo farai anche tu, chiaro? -

Jackson mi guarda con espressione ribelle e per nulla convinta e Isaac sospira.

-Jackson? Prometti. -

Jackson sbuffa, alzando drammaticamente gli occhi al cielo.

-Che palle! Odio vivere con due moralisti! -

Aggrotto la fronte e sto quasi per fargli presente che non ha promesso, quando Isaac richiama la mia attenzione.

-Derek, forse non è il momento opportuno, ma devo dirti una cosa. -

Lo guardo, preparandomi in silenzio al peggio.

-Sai la cena in mio onore che si terrà questo venerdì? Ecco... il mio collega, Eric, potrebbe avere invitato Jordan. -

Per un attimo non ho la più pallida idea di chi sia Eric, ma poi mi ricordo. E' il collega di Isaac che ha calmato Jordan quando si è presentato ubriaco allo studio legale.

-Oh – faccio, non sapendo bene come sentirmi a proposito. Dopo la nostra ultima discussione preferirei evitare contatti con Jordan, ma sono anche felice che stia voltando pagina – Beh, va bene per me. -

Isaac si morde il labbro.

-Sicuro? Devo avvertirti che Eric... beh, è un bravissimo ragazzo, davvero, solo che ha questa filosofia di vita secondo cui va a letto con i ragazzi al primo appuntamento. E di solito non si fa molti problemi sul farlo in luoghi pubblici. Pensavo che dovessi saperlo nel caso, ehm, ti imbattessi in qualcosa di strano. -

Lo fisso, cercando disperatamente di non ridere.

So che dovrei essere triste all'idea di Jordan che fa sesso con un semi sconosciuto a una festa in cui ci sono io, ma andiamo.

Jordan è il ragazzo che non mi ha toccato con un dito per sei mesi, finché non gli sono praticamente saltato addosso urlando un elegante “oh mio Dio, scopiamo e basta!”.

E adesso vorrebbe farlo al primo appuntamento? Con uno che conosce a stento?

-Jordan non è il tipo. - dico subito, convinto.

Ma Isaac scuote la testa.

-Non lo so. Eric è abbastanza irresistibile. Non ha mai interrotto la tradizione. Con nessuno. -

-Sei abbastanza informato sulle abitudini di questo Eric. - interviene Jackson, cercando di suonare indifferente, ma sembrando solo più acido di uno yogurt scaduto.

Isaac gli rivolge un sorrisetto sarcastico e io trattengo a stento un sospiro esasperato, perché sono sicuro che non sia mai stato a letto con Eric.

Lui e Jackson sono solo degli idioti.

-Era prima di te e di tutta la storia della monogamia. - lo scimmiotta, guadagnandosi uno sguardo incazzato da Jackson.

Non li ascolto, mentre cominciano a bisticciare.

Mi limito a rannicchiarmi sul divano, stringendomi tra le braccia.

Vorrei solo riuscire a fare quello che ho detto a Jackson.

Vorrei solo riuscire a dimenticare Stiles per almeno cinque secondi.

 

 

 

 

 

-Oh, andiamo. - mormoro frustrato, guardando male la barretta al cioccolato che è rimasta incastrata nella macchinetta.

Che poi è assurdo che io debba veramente pagare per le barrette in azienda.

Voglio dire, sono le nostre barrette, io lavoro qui. Non dovrebbero essere gratuite?

Sto per tirare un calcio al distributore (non lo faccio sempre. Solo qualche volta), quando sento qualcuno schiarirsi la gola alle mie spalle.

Mi volto con aria colpevole, ma la mia espressione si fa subito sorpresa quando mi trovo davanti Steve faccia da topo Carter. E' strano che si trovi al mio piano, il reparto grafica è praticamente dalla parte opposta dell'edificio.

-Permette? - chiede, con inaspettata cortesia. Inebetito, lo osservo scavalcarmi e inserire un'altra moneta nella fessura.

Poco dopo la mia barretta scende e Steve si china a raccoglierla e me la porge.

-Oh, grazie mille! - esclamo, a dir poco stupito dalla sua gentilezza. Pensavo che dopo la faccenda della valigetta-pene mi odiasse. Mi tasto le tasche dei jeans – Aspetti, lasci che la ripaghi. -

Ma Steve mi ferma con una mano, sorridendo. Il suo sorriso ha qualcosa che non va. E' indubbiamente gentile, ma non arriva agli occhi, che invece sono freddi e irritati. Improvvisamente mi ritrovo a deglutire. Quest'uomo mi odia ancora a morte, ne sono sicuro.

-Non si preoccupi. Lo consideri un ringraziamento. -

Aggrotto perplesso la fronte.

-Un ringraziamento per cosa? -

Steve butta fuori una risata accondiscendete che mi riempie di irritazione.

-Suvvia, non faccia il modesto. Il successo del nostro nuovo marchio è tutto merito suo, in fondo. -

Mi irrigidisco, cercando con tutte le mie forze di non distogliere lo sguardo.

-Non so di cosa stia parlando. -

Steve d'un tratto perde il sorriso e si fa apertamente ostile.

-Io penso che lei lo sappia perfettamente – stringe gli occhi - Sa da quanto lavoravo sul marchio che lei ha demolito in circa dieci secondi, durante quella patetica riunione a cui Stiles Stilinski ha voluto che partecipasse? Sei mesi. Poi basta una sua parola e Stilinski decide di eliminare tutti gli sforzi fatti da me e dalla mia squadra e ci costringe a lavorare su Amazzonia.– il suo tono si condisce di veleno, mentre io lo fisso, senza parole.

Wow, ci teneva davvero tanto al suo pene.

Cioè.

Alla valigetta. Alla valigetta-pene.

-Non è colpa mia se al signor Stilinski non piaceva la vostra idea precedente. - ribatto, trattenendomi a stento dallo specificare che fosse orrenda.

-Oh, per favore – Steve mi rivolge un sorriso cattivo – Non faccia finta di non godere di un trattamento di favore solo perché si è fatto la storiella con il capo. -

Sono furibondo. E sono davvero stanco delle battutine sulla mia relazione con Stiles, come se senza di lui non valessi niente o lo avessi usato per i miei scopi. Questa gente non mi conosce, ma pensa di potermi giudicare comunque.

Sto per urlargli contro che solo un idiota poteva davvero pensare che quella valigetta non sembrasse un pene, quando una voce conosciuta parla alle mie spalle, melliflua e sarcastica.

-Tutto bene, qui? -

Mi volto di scatto e non so bene come sentirmi alla vista di Theo Rakaen, indolente e impeccabile come sempre nel suo completo firmato.

Sento il cuore accelerare. Lo ha mandato Stiles?

Non sarebbe la prima volta, in fondo.

Theo guarda soltanto me, in maniera straordinariamente gentile, eppure riesce a emanare un'aurea minacciosa tutta intorno a lui.

E' quasi soddisfacente vedere l'atteggiamento e l'espressione di Steve cambiare completamente davanti a Theo, facendosi gentile e ossequioso.

-Signor Raeken! Il signor Hale e io stavamo solo... -

-Mi scusi – lo interrompe Theo con un sorriso glaciale, scattando con gli occhi su di lui – Le ho forse dato l'impressione di star parlando con lei? -

Steve non risponde, mortificato. Theo lo fissa dall'alto in basso ancora per qualche secondo, poi si volta verso di me.

-Tutto bene, signorino? - ripete, con un velo della vecchia impazienza.

-Ahm. Sì, certo. -

Theo mi scruta, poi guarda di nuovo Steve.

-Forse dovrei informarla, signor Carter, che il signor Stilinski non è molto contento di certi atteggiamenti che alcuni dipendenti stanno tenendo verso il signorino Derek ultimamente. Se fossi in lei starei attento. Se tiene al suo lavoro, certo. -

Steve impallidisce, mentre io, al contrario, arrossisco. Stupido Stiles Stilinski. Non ci credo che stia davvero minacciando in modo indiretto i miei colleghi di licenziamento.

Theo sembra estremamente soddisfatto.

-Se non le fosse chiaro, adesso sarebbe meglio se ci lasciasse. - gli comunica, scoccandogli un sorriso letale.

Non ho mai visto qualcuno allontanarsi così velocemente.

Quando rimaniamo soli nel corridoio, Theo torna a guardami con serietà. -Possiamo parlare? - domanda, con il tono più scocciato del mondo.

Evidentemente, ora che ha rimesso a posto Steve Carter, non pensa che sia più necessario essere gentile con me.

Mi viene naturale mettermi sulla difensiva.

-Se l'ha mandata Stiles, può pure dirgli che... -

-Non mi ha mandato Stiles- mi interrompe irritato – A contrario di quello che voi due sembriate pensare, io non sono il vostro piccione viaggiatore. Sono qui di mia iniziativa. Ora possiamo prendere il maledetto caffè e avere la nostra maledetta conversazione? - conclude, a denti stretti e con gli occhi che mandano lampi di morte e distruzione.

Deglutisco nervosamente.

Immagino che dire di no non sia un'opzione.

 

 

Okay.

Tutto questo è molto strano e imbarazzante.

Siamo seduti da venti minuti in un tavolino di Starbucks e mi sento assolutamente a disagio, più di quanto fossi durante la chiacchierata con i miei genitori.

Theo ha pure insistito per offrirmi un cappuccino all'orzo. E io non gli ho dovuto dire niente, si ricordava che mi piacesse.

Non ha preso niente ed è stato tutto il tempo a fissarmi in maniera torva, con le braccia incrociate al petto.

Non capisco.

Se non lo ha mandato Stiles, cosa vuole da me?

Perché mi ha difeso con Steve e adesso mi ha offerto il cappuccino e... oh.

Aspetta un attimo.

Non è che forse... dietro i modi sprezzanti e l'odio nei miei confronti... sotto sotto... in realtà gli piaccio?

Oddio, questo sarebbe proprio imbarazzante.

Cioè, sono sicuro che Theo in fondo, ma proprio in fondo, sia una brava persona, ma la sola idea di qualcosa di romantico tra noi mi fa venire la ridarella.

Va bene, Derek. Se c'è qualcosa che tutta la faccenda con Jordan ti ha insegnato è che l'onestà paga sempre. Sii sincero e gentile e andrà tutto bene.

-Theo – esordisco con il tono più dolce che mi riesca, cercando di ignorare lo sguardo infastidito di Theo. E' davvero bravo a fingere di non sopportarmi, lo ammetto – Sono davvero lusingato dal suo interesse e sono sicuro che lei sia una persona assolutamente degna di amore, cosa che le auguro davvero di trovare prima o poi, ma io... -

-Io non la sopporto – mi interrompe Theo, con voce del tutto vuota e sguardo funereo – Sarebbe l'ultima persona sulla faccia della terra che potrebbe interessarmi. -

Oh.

Immagino che tutto sommato Theo non faccia così finta di odiarmi.

Ma comunque non sono offeso. Voglio dire, ognuno ha i suoi gusti!

Lo odio così dannatamente tanto.

Theo mi fissa, poi sospira, alzando con indolenza la mano sinistra. Sbarro gli occhi, notando per la prima volta un sottilissimo anello dorato al suo dito anulare.

-In più, sono sposato – fa una pausa, poi aggiunge con voce completamente priva di qualsiasi inflessione: - Felicemente. -

-Oddio, congratulazioni! - non riesco a trattenermi dallo strillare, mentre Theo rotea gli occhi – Non avevo idea che fosse sposato! Come si chiama sua moglie? -

Theo mi guarda come se fossi qualcosa di appiccicato alla sua scarpa, ma poi sospira e si arrende a rispondermi.

-Liam. - snocciola, monocorde.

Per un attimo penso che sia un nome davvero strano per una donna, ma poi realizzo che, semplicemente, la moglie di Theo è in realtà un marito.

-Che bel nome! - cinguetto, senza riuscire a frenare l'entusiasmo. Le storie d'amore mi elettrizzano, okay? Anche se il fatto che ci sia davvero qualcuno disposto a passare tutta la sua vita con Theo mono espressione Raeken continua a inquietarmi – E da quanto tempo voi... -

-Non parlo della mia vita privata. - sbotta Theo, esasperato.

Rimango in silenzio, muovendomi un po' a disagio sulla mia sedia. Theo mi guarda, chiude brevemente gli occhi come a infondersi forza, poi comincia a parlare.

-Non mi ha mandato Stiles. Ma sono qui per parlarle di Stiles. -

-Non voglio saperne niente – ribatto, infastidito – Stiles e io ci siamo già detti tutto quello che dovevamo dirci e adesso ho solo bisogno di un po' di tempo da solo senza che lui spunti ogni dieci secondi a incasinarmi la testa. -

Theo chiude di nuovo gli occhi e inspira, come ad invocare pazienza.

Gonfio le guance.

Non ha nessun diritto di trattarmi come un bambino!

-Voi due mi farete impazzire... - mormora tra i denti, prima di riportare con decisione lo sguardo su di me.

-Derek, da quanto conosce Stiles? -

Lo fisso, quasi con sospetto.

-Due mesi, all'incirca. Perché? -

-Due mesi – Theo si passa la lingua sulle labbra – Bene. Io invece lo conosco da vent'anni. -

Lo fisso, perplesso.

-Non capisco. E' una specie di competizione? -

Theo rotea per l'ennesima volta gli occhi.

-Lo conosco da vent'anni – continua, ignorandomi – E posso dirle con assoluta sincerità che ha avuto parecchie relazioni – i suoi occhi azzurri mi squadrano, mentre io cerco di nascondere un piccolo moto di gelosia. Voglio dire, non mi importa niente!

– Ma il modo in cui Stiles si comporta con lei, come la guarda, come si preoccupa per lei... beh, non l'ho mai visto così. Con nessuno. -

Mi sento arrossire, mentre il cuore riprende a battermi veloce. Perché queste frasi mi fanno ancora effetto? Dovrei odiare Stiles!

-So che non è perfetto e che si è comportato da coglione con lei – va avanti Theo, del tutto atono – Ma pensavo che lei lo dovesse sapere. Da quando lei è in giro, Stiles sembra quasi tornato quello di un tempo. -

-Quello di un tempo? - chiedo, in un sussurro.

So che l'incidente di Scott ha segnato profondamente Stiles e anche se non lo conoscevo prima, ho sempre sospettato che fosse cambiato. Solo, non so se sono pronto per sentirlo dire esplicitamente.

Theo stringe un istante le labbra, come se non volesse parlarne, ma poi sospira e per la prima volta sembra provare qualche emozione.

-Non è sempre stato lo stronzo ossessionato dal lavoro che vede ora, quello che non sorride mai e che fa paura a tutti. Prima che morisse Scott, riuscivamo a malapena a farlo stare zitto per più di dieci minuti. Rideva sempre, scherzava di continuo. Quando Scott è morto si è come spento. A volte stento persino a riconoscerlo. -

Mi si stringe il cuore a immaginarmi uno Stiles più giovane, più felice.

Ora comprendo meglio ciò che mi ha detto la sera del nostro primo appuntamento.

Prima di diventare Mr. Broncio, ero piuttosto logorroico. Ogni tanto riemerge questa parte di me.

-Come è successo? Come è morto Scott? - domando, perché mi rendo conto di non saperlo, di non averlo mai chiesto. Sono abbastanza sicuro di aver letto qualcosa sui giornali anni fa, quando ancora non lavoravo per l'azienda, ma non riesco a ricordare.

Theo mi soppesa.

-Non è questo che conta adesso, signorino. Quello che cerco di farle capire è che da quando c'è lei... Stiles sembra rinato. -

Non posso combattere contro la sensazione di calore che si propaga dal centro del petto.

-So che ha fatto casino tra voi, ma penso anche che se lei gli desse un'altra possibilità, non farebbe due volte lo stesso errore. E' un uomo intelligente, impara dai propri sbagli – Theo fa una piccola pausa, guardandomi seriamente – E ci tiene a lei. Si merita una seconda possibilità. -

-Gli deve volere molto bene. - osservo mio malgrado, con un piccolo sorriso.

Theo rotea gli occhi.

-Lo detesto. Quello stronzetto impertinente che pensa che il mio lavoro consista nel fare da autista al suo ragazzo scemo. -

Per un po' lo guardo perplesso, poi capisco chi sia il ragazzo scemo.

-Ehi! -

Theo grugnisce.

-Siete le persone più esasperanti e insopportabili che io conosca. Lei che si deprime qui, facendo l'orgoglioso, lui che si deprime in albergo, sbattendo porte e tiranneggiando a destra e a manca... Siete due tormenti. Dovete stare insieme. Perché pensa che non sia tornato a casa, ma stia ancora qui a New York? Qua non ha nessuno, nemmeno uno straccio di amico. Solo lei. Sta aspettando lei. -

Non rispondo, abbassando la testa e mordendomi pensieroso il labbro.

Dobbiamo stare insieme?

Theo mi squadra, cominciando già ad alzarsi in piedi.

-Ci pensi almeno, d'accordo? -

Quando torno a lavoro, mi è abbastanza chiaro che non riuscirò a concentrarmi per niente.

Ripenso alle parole di Theo, sul fatto che Stiles e io dovessimo stare insieme.

Ho pensato che qualcuno ti avesse mandato da me, per me. Solo per me.

Non riesco a togliermi la voce di Stiles dalla testa, non importa quanto disperatamente ci provi.

 

 

 

ANGOLINO

 

Eccomi qui <3

Spero che questo capitolo non sia la schifezza che mi sembra che sia. Grazie a chiunque segua la storia, in particolare alle mie ciccce, vi amo <3

Giovedì prossimo ho un esame, quindi non penso di riuscire ad aggiornare venerdì, il prossimo aggiornamento sarà un po' a sorpresa, mi dispiace.

Un bacione a tutti,

Fede <3

  
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