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Autore: esserre93    18/05/2019    0 recensioni
Jo è una ragazza superstiziosa, Mark il suo amico d'infanzia, ma una nuova conoscenza si abbatterà sul loro equilibrio.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La sveglia iniziò a suonare in modo fastidioso alle 6:00 in punto come ormai accadeva da tre anni. Il primo raggio di sole filtrò attraverso il vetro della finestra e Jo si stiracchiò sotto le calde coperte tirando un pugno all’aggeggio infernale; non ne poteva più.
Si alzò controvoglia e non appena mise il piede sinistro a terra, come se avesse ricevuto una scossa, ritrasse l’arto sul letto: “solo questa ci voleva”. Jo era superstiziosa, lo era sempre stata e da che ne avesse memoria, ogni qualvolta il piede sinistro toccava il pavimento prima di quello destro, la giornata sarebbe cambiata drasticamente.
Andò indietro con la memoria, cha la riportò al giorno in cui “per colpa” di quel piede, in un giorno di pioggia, un’auto a tutta velocità le fece il bagno poco prima di un esame importante; o di quella volta in cui Peter l’aveva lasciata: “non sei tu, sono io che sono troppo per te”.
La seconda sveglia della mattina riportò la ragazza alla realtà ed incrociando le dita iniziò la sua giornata.
 
“Buongiorno Jo”, non appena la ragazza varcò l’ingresso del suo ufficio, il suo amico d’infanzia, nonché collega di lavoro, la salutò con il suo solito sorriso.
“Buongiorno Mark, giornata nera”
“Non mi dire che credi ancora a queste cose? Non puoi farti condizionare la giornata da un piede”
“Come fai a saperlo?”
“Cos’altro potrebbe mai accaderti nei cinque minuti che ti separano dall’ufficio?”
Mark conosceva alla perfezione Jo, erano amici dai tempi dell’asilo e non si erano mai lasciati; negli anni avevano dovuto far fronte ai vari chiacchiericci su una loro presunta storia, ma entrambi sapevano che tra di loro non sarebbe mai potuto accadere nulla.
Invece me lo sento, accadrà qualcosa anche oggi”
Jo prese posto alla sua scrivania e dopo aver acceso il computer si adagiò sullo schienale della sedia.
Lavorava lì da tre lunghi anni, aveva lavorato sodo per ottenere un posto come giornalista di quel quotidiano, non era arrivata ancora alla prima pagina, ma sapeva che ce l’avrebbe fatta, nessuno le avrebbe impedito di realizzare il suo sogno.
“Terra chiama Jo!”
Mark, seduto di fronte a lei iniziò a sventolare la mano davanti ai suoi occhi e la ragazza tornò alla realtà.
“Non mi dire che stai ancora pensando alla sfortuna che ti
perseguiterà per tutta la giornata?”
E se mi licenziassero?”
“Ma scherzi? Puoi per favore non pensarci e iniziare a lavorare?”
Jo fece come le aveva suggerito il suo amico ed iniziò a scrivere un articolo assegnatole il giorno prima.
Odiava scrivere sullo sport, ma il redattore capo era stato chiaro riguardo la sua assunzione: prima di arrivare
a scrivere di cronaca, avrebbe dovuto fare della gavetta, come chiunque altro.
La ragazza sbuffò pesantemente ed iniziò a scrivere.
 
Quando posò gli occhi sul suo orologio da polso, con stupore, notò che fosse trascorsa solo un’ora
dall’inizio della sua giornata lavorativa, così decise di andare a prendere un the, quella mattina era troppo distratta per poter scrivere qualsiasi cosa.
Non appena arrivò al bar che si trovava al piano terra, si immise nella fila e guardando il cartellone iniziò a decidere cosa poter prendere.
Secondo me dovresti provare un mocaccino”
Jo, sentendo una voce alle sue spalle, si voltò e si trovò davanti una creatura angelica: guance paffute, occhi azzurri e capelli biondi. La ragazza di fronte a lei era davvero bellissima.
Hai visto un fantasma per caso?”
Jo cercò di riprendersi da quei pensieri e rispose: “Non sono il tipo da caffè, bevo the o tisane”
“Non lo avrei mai detto, scusami mi chiamo Sasha”
“Piacere Jo”
“Jo sta per?”
“Jo e basta, non è il diminutivo di alcun nome”
“Capisco, comunque è il tuo turno, non vorrai far innervosire qualcuno
dietro di noi”
Jo si voltò verso il bancone e in effetti era proprio il suo turno. Paul, il barista stava aspettando che la ragazza facesse il suo ordine.
“Un the verde per favore”
Non appena Paul le porse il bicchiere con il the, Jo non seppe se aspettare che anche Sasha facesse la sua ordinazione, dopotutto era solo una sconosciuta.
“Se ti va puoi aspettarmi, penso che dovremmo salire allo stesso piano”
Jo sorrise tra sé e sé ed aspettò Sasha.
 
“Allora… Non ti ho mai vista in redazione, come fai a sapere che lavoro al terzo piano?”
“Ti ho vista stamattina prendere l’ascensore. Eri di fretta e non mi hai notata, ma io si”
A quelle parole, Jo non seppe se sentirsi lusingata o preoccupata.
“Non preoccuparti, non sono una stalker”
“Non lo sono infatti”
“I tuoi occhi non dicono la stessa cosa. Comunque oggi è il mio primo giorno”
“Wow non sapevo che fossero alla ricerca di altri giornalisti. Di cosa ti occupi?”
“Sport”
Non appena Sasha pronunciò quella parola, Jo scoppiò in una grande risata. Il redattore capo aveva incastrato anche lei nella sezione sportiva.
Perché ridi?”
“Anche io mi occupo di sport, ma solo perché me lo ha imposto il capo, quindi suppongo che anche per te sia la stessa cosa”
“In realtà no, mi piace lo sport, ho sempre voluto fare questo”
“Non lo avrei mai detto”
“Visto? A quanto pare ci siamo sbagliate entrambe”
 
Le loro strade si separarono non appena le porte dell’ascensore si aprirono. Jo non sapeva se avrebbe rivisto Sasha, ma era sicura di una cosa: il piede sinistro non aveva più alcun effetto.

“Cos’è quel sorriso ebete che hai?”
Jo prese immediatamente il suo cellulare dalla tasca e si specchiò con il display. Aveva davvero un sorriso ebete disegnato in volto ed era più che sicura che fosse a causa di Sasha.
Nulla, mi sta facendo effetto il the che ho appena preso, torno a lavorare”
“Pensi di scampartela così con me? Solo qualche ora fa eri sicura che si stesse abbattendo su di te una catastrofe, mentre ora stai camminando sulle nuvole”
“Si può cambiare umore o no?”
“Se lo dici tu”
Mark decise di lasciar cadere l’argomento e Jo ne fu contenta. Non gli andava di raccontargli cose a cui anche lei non sapeva dare un nome. Era semplicemente contenta per ciò che era appena accaduto.
   
 
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