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Autore: Shakethatangstforme    18/05/2019    2 recensioni
Bucky Barnes fa un succhiotto a Steve Rogers, quando questi deve apparire pubblicamente. Il governo americano non apprezza.
Una Stucky senza pretese ispirata da un post di Tumblr.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bucky Barnes sa benissimo che il giorno dopo Steve Rogers avrebbe dovuto presenziare davanti a governo, esercito e chissà chi altro in veste del grande Captain America, eppure questo non è un deterrente abbastanza forte per fermarlo, quella sera, dallo spingere Steve sul letto, non appena questi rientra a casa.
Era stata una giornata parecchio noiosa, quella, a parer suo. Steve era uscito la mattina per sbrigare delle faccende con Fury e aveva lasciato Bucky ancora sotto il piumone (ma questo non gli ha impedito di ricevere un bacio degno di saluto) e così Bucky era rimasto a girovagare per casa da solo un po’ di tempo. Nel senso che si stava annoiando talmente tanto da chiamare Sam per una corsa, a un certo punto!
 
Quindi, quando Steve torna a casa, quel giorno, Bucky lo sta aspettando sul divano, affamato (aveva detto a Steve di comprare qualcosa sulla via del ritorno, non si sarebbe mai messo a cucinare di sua spontanea volontà in quel momento); quello che gli fa cambiare improvvisamente piano per la serata, è il come Steve torna a casa. Quella mattina non lo aveva effettivamente osservato granché, mezzo addormentato com’era, ma di certo non si era aspettato di vedersi spuntare Steve con la camicia aderente, infilata dentro i jeans, sotto la giacca di pelle color cuoio e un sorriso smagliante, mentre poggia sul tavolino di fronte il divano un sacchetto di McDonald’s.
“Non dovevi lavorare?”, gli chiede, mentre lo sta proprio squadrando adesso che si toglie la giacca e sbottona i primi due bottoni della camicia.
“Infatti, era una riunione prima di domani, noiosa se vuoi un parere onesto”.
“Ti sei fatto bello per il governo, Stevie?” McDonald’s può aspettare, perché Steve non è solo bello, è praticamente la migliore delle fantasie e persino la fame da super soldato viene dimenticata, sì, proprio quella che fa mangiare a Bucky tranquillamente due panini.
 
Un bacio, un brivido lungo la spina dorsale, Steve che scioglie i capelli di Bucky e successivamente passa la mano fra essi, i bottoni della camicia che vengono aperti, se non rotti, la cena dimenticata.
E nonostante l’inizio passionale, l’atmosfera, una volta in camera, si addolcisce leggermente, per esempio quando Bucky, mentre passa le labbra sul collo dell’altro, mormora quel: “Mi sei mancato da morire, oggi”, la cui conseguente risposta è: “Adesso sono qui”.
Bucky è più che felice di quella cena fredda nel cuore della notte sul divano, lui e Steve accoccolati in pigiama, mentre finalmente Steve ha tempo di parlare di quello che ha fatto, non senza essere interrotto ogni tanto perché Bucky quella sera è particolarmente incline a fermarlo per baciarlo, solo perché è bello. Ed è pure divertente perché Steve si imbarazza quando glielo dice.
 
Se negli anni quaranta aveste detto a Bucky Barnes che la sua vita sarebbe stata così, non ci avrebbe mai creduto. Certo, Steve era proprietario del suo cuore più o meno dal primo istante che lo aveva visto, seppur inconsapevole, ma mai si sarebbe immaginato di poter vivere una vera e propria relazione con lui. Non hanno fatto un qualche annuncio ufficiale pubblico, ma è una cosa che si sa, tuttavia quello che ha stupito così tanto Bucky all’inizio è stato il poterla condividere con i propri amici, senza essere giudicato. Con gli Avengers, fondamentalmente.
È cosa molto comune fra loro, adesso, quella di prenderli un po’ in giro perché, in fondo, c’è una nota da inguaribili romantici, sì, anche in Bucky, solo che generalmente lui non lo è in modo spudorato davanti gli altri. Steve pensa che sia dovuto al fatto che Bucky non si è ancora abituato al cento percento a questa nuova epoca e lui non se la sente di contraddirlo, in fondo non ha tutti i torti.
 
Sta di fatto che è più che felice di potersi svegliare con Steve al proprio fianco senza la paura che la gente possa scoprirlo e fare chissà cosa. Perché sì, questa è stata per anni una paura, soprattutto perché il giovane Steve era un ragazzino che a mala pena si reggeva in piedi, fra una malattia e l’altra, e nonostante questo aveva la pretesa di sfidare chiunque mostrasse segno di voler praticare una qualunque forma di ingiustizia o discriminazione, senza contare il fatto che non sapesse dire di no a una sfida. Ecco, questa cosa era motivo di terrore per il giovane Bucky Barnes. Lo è tutt’ora, ma adesso si rende conto che Steve ha molte più probabilità di cavarsela. E poi adesso Bucky non perde occasione per seguirlo, figurarsi se lo lascia andare in giro solo, che se lo ritrova di nuovo a lanciarsi dagli aerei senza paracadute. Sei paranoico, Buck, ha proprio la voce di Steve, quel pensiero.
 
Il grande giorno è arrivato, devono conferire questa onorificenza a Steve per i suoi servizi come Captain America, davanti a presidenti esteri, il governo americano, l’esercito e, ovviamente, gli Avengers, più un centinaio di giornalisti. È una cosa che rende Steve orgoglioso sebbene non lo sbandieri ai quattro venti, ma glielo si legge facilmente nello sguardo.
Bucky sta osservando Steve mettersi la sua tuta da Capitano anzi-nazista e sorride. Lui è pronto da tempo, sicuramente è più veloce indossare dei normalissimi jeans e giacca neri piuttosto che quell’outfit (che non ha mai provato a nascondere di amare). Il passaggio però da Steve a Captain America è evidente, difatti tutto il nervosismo di Steve va a sostituirsi con un’aria austera e rispettabile che circonda il Capitano.
“Mi sa che per questa volta dovrò seguire Captain America”, commenta Bucky, mettendosi in ginocchio sul letto per rendere chiaro di volere almeno un bacio prima di uscire. E Captain America o no, Steve sorride quando lo accontenta.
 
Il Sole non è ancora alto quando la cerimonia inizia, nell’aria un grande senso di orgoglio per quell’uomo che ha aiutato tanto a salvare il mondo – certo è che nessuno nell’angolo Avengers si trattiene dal far sentire gli applausi per Steve sul palco, molto probabilmente perché è estremamente divertente vederlo imbarazzarsi e cercare di dissimulare la cosa, ma questo non gli impedisce di girare il viso verso di loro per guardarli un minimo male. Bucky e Tony hanno dei trascorsi turbolenti, è vero, ma sanno allearsi con facilità quando arriva il momento di prendere in giro Steve e questi lo sa benissimo. Infatti, non pare neanche stupito quando, al discorso di Tony, in quanto rappresentante degli Avengers, questi si metta a citare episodi come quella volta in cui Captain America mi ha rimproverato per le parolacce.
Però la cerimonia va alla grande, perché, fondamentalmente, Steve quel riconoscimento se lo meritava davvero.
 
La sera decidono di festeggiare tutti insieme, Thor e il suo alcol, Tony e il suo animo da organizzatore di eventi fantastici, Pepper, Natasha, Clint, Bruce, Sam, Wanda, Scott, persino il ragazzino-ragno. E Steve ha tenuto l’outfit.
 
Quando l’indomani Bucky Barnes si sveglia sentendo il proprio cellulare squillare più volte di seguito, sente che il proprio cervello è sul punto di esplodere, o anche implodere. Sbuffa sonoramente quando si mette a sedere sul letto, sentendo ancora il braccio di Steve attorno la propria vita. Si può notare infatti il suo tono abbastanza scocciato quando risponde senza nemmeno leggere il numero sullo schermo.
E forse avrebbe dovuto farlo, perché fra tutti mai si sarebbe aspettato una chiamata direttamente dal governo statunitense di questo tipo.
“Signor Barnes, si rende conto di cosa ha fatto?”
“No…? Che ho fatto?” e avrebbe potuto fare parecchie cose brutte, senza rendersene conto, non è un pensiero confortante quello.
“Non avete visto cosa c’è su tutti i giornali?”
“No, signore, fino a due minuti fa stavo dormendo” e mi ha svegliato e non per una cosa che mi entusiasma particolarmente, come il parlare al telefono con lei.
“Allora apra per un istante internet e cerchi Captain America”.
Bucky lo fa e in un primo momento c’è una reazione di confusione, poi di estrema ilarità. Ovunque, su tutte le testate o siti web, accanto al nome di Steve c’era una foto di questi mentre era girato a guardare gli Avengers storto, mettendo così in bella vista un succhiotto abbastanza grande da essere visibile pure da lontano e il nome di Captain America trasformato così in Captain Hickey1. Questa cosa fa ridere Bucky palesemente, ma cerca di trattenersi quando sente la voce dell’uomo uscire dagli altoparlanti del telefono, che riavvicina all’orecchio.
“Lo trova divertente?!”
“Onestamente non capisco cosa c’entri il governo con i succhiotti che faccio a Steve”, ammette, una volta ritrovato un tono più o meno privo di risate.
“Questo è danneggiare proprietà del governo americano, signor Barnes, ne risente l’intero stato di quelle foto e di quella satira, causata da lei e dai succhiotti.
“Avete intenzione di farmi causa perché faccio i succhiotti al mio ragazzo, signore?”
Un sospiro, Bucky giura di poter vedere l’uomo roteare gli occhi prima di rispondere: “Non per questa volta, ma che non si ripeta più, il capitano Rogers non può apparire così davanti l’intera nazione”. Si conclude così la chiamata, lasciando Bucky senza parole, perché questa è obbiettivamente una delle cose più assurde che gli sia mai capitata nella sua lunga vita.
 
Steve, svegliato dalle risate dell’altro, si ritrova a guardarlo perplesso, anche se mezzo addormentato, ancora col viso sul cuscino. “Chi era?”
“Il Governo americano”. Lo guarda, improvvisamente più sveglio. Che poteva volere il Governo da Bucky?
“Che è successo?”
“Apparentemente è illegale che io ti faccia i succhiotti perché sei proprietà dello stato americano”, lo sguardo di Steve a questo punto è palesemente un invito a spiegarsi, infatti l’altro aggiunge: “Ieri avevi un succhiotto che si è visto quando ti sei girato per guardarci male e adesso tutto Internet ti chiama Captain Hickey, geniale tra l’altro, ma il governo si è incazzato e mi ha chiamato per sgridarmi”.
Steve si passa le mani sul viso, registrando l’informazione e sapendo che non appena tutti gli altri avrebbero visto quella foto, quel soprannome sarebbe diventato un compagno perenne di Cap, soprattutto da parte di Tony.
In ogni caso, torna con lo sguardo verso l’alto quando sente muoversi il letto - l’essere invisibile sarà pure stata caratteristica del Soldato d’Inverno, ma per certo non lo è di Bucky Barnes, non quello che vive a casa con Steve Rogers, almeno.
“Io non sono d’accordo”, dice l’altro, i capelli lunghi che inevitabilmente gli cadono a incorniciare il viso, mentre abbassa la testa per guardare Steve, che istintivamente glieli sistema dietro le orecchie.
“Su cosa?”
“Sul fatto che sei proprietà del governo, questo presuppone il fatto che io abbia intenzione di condividerti”
“Buck, penso che si intenda l’immagine di Captain America…”
“Non ho alcuna voglia di condividere nemmeno quella, Cap”. È un sussurro, prima che Bucky si chini definitivamente per catturare le labbra di Steve fra le sue, finendo presto direttamente a cavalcioni sull’altro.
Quella volta, però, il succhiotto visibile su Steve è fatto in maniera del tutto intenzionale.



 
1. Inglese per "Capitan Succhiotto".
 
ANGOLO AUTRICE:
Bene, se siete arrivati fino a qui, innanzitutto, grazie.
Non ho molte pretese su questa fanfiction, ma quando ho visto questo post non ho saputo resistere a trasformarlo in un episodio su Steve Bucky.
Se vi va, lasciatemi un parere, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate!
Link al post: 
https://nobloodnocookie.tumblr.com/post/107910013063/narutowiener-ahahahahhaa-my-friend-got-in
   
 
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