Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: agnessoul    18/05/2019    1 recensioni
Dal testo: "La malinconia estiva è uno di quei mali incurabili che si insediano tra le rughe del cuore e intristiscono l'animo e gli occhi."
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La malinconia estiva è uno di quei mali incurabili che si insediano tra le rughe del cuore e intristiscono l'animo e gli occhi.
 

Questa mattina la calura reclama a squarciagola il suo posto infuocato in città; prevedo già una giornata torrida scagliarsi contro di noi.

 

In attesa, così potrei riassumere la mia intera vita;

dalla nascita ad oggi, che impaziente attendo la mia battaglia mattutina per accaparrarmi un posto decente su un autobus fatiscente.

 

1,2,3...

 

Scorre tutto.

 

E dopo aver conquistato il mio trono scricchiolante, tra spintoni e “ma che maleducazione!”, posso finalmente dissociarmi da tutto per circa un'ora e mezza.

Giusto il tempo del viaggio.

Così indosso le mie cuffie e provo ad allontanare il più possibile quel ronzio di chiacchiere mattutine, impastate di sonno e caffè, e una stazione radio sconosciuta che risuona in questa lattina datata.

 

È sempre il solito tragitto, persino le deviazioni prese di tanto in tanto hanno il sapore amarognolo della routine.

 

La routine, mh.

Quella che oggi sembra pesarmi ancora più del solito.

Quella che mi ricorda quanto sia facile nascondere delle lacrime per qualcosa che nemmeno sai di volere.

E ti manca stupirti persino per la semplicità.

 

“E perché non vai via se soffri così tanto?”

Perché?

Me lo chiedo anche io, più di quanto possiate immaginare.

E poi mi rispondo da sola, ma è una domanda che mi attanaglia da sempre.

 

Perché non vado via? Perché non posso scappare dalla routine di un luogo.

Che sia città, campagna, paese, lago, fiume, mare, montagna o addirittura cielo.

Potrei andare ovunque ma non riuscirei a scappare quando ciò che mi incatena a tutto è dentro al mio stesso petto.

 

Non c'è orizzonte che tenga quando hai delle crepe dentro che filtrano solo oscurità.

 

1,2,3...

Scorre tutto.

 

Manca poco all'arrivo, ma prima tappa obbligatoria in uno dei luoghi in cui la malinconia si respira a pieni polmoni: l'aeroporto.

 

Siamo considerati come la generazione povera di sentimenti, che scambia amori con like e condivisioni, eppure qui vedo soltanto gente pronta a frantumarsi a causa di tutti questi impulsi.

 

Eccoli lì, affamati di passione, gioia, tristezza, morte.

 

Chissà chi scappa, chi resta, chi cerca una nuova speranza a cui aggrapparsi.

 

L'eccessivo traffico ci blocca qui, deve essere una giornata di arrivi.

Turisti, amici, amanti.

 

Osservare gli sconosciuti è il mio passatempo preferito; in quei pochi minuti – a volte secondi – che mi sono concessi riesco a dar vita a qualcosa nella mia testa che poi aiuta a colmare il vuoto nel mio petto.

 

Storie, che siano reali o meno poco importa.

Sono affamata anche io di qualcosa, una fame che mi distruggerà.

 

E allora mi trasformo in narratore o spettatore invisibile, famelica catturo ogni sguardo, carezza, lacrima.

 

Quei momenti hanno senso soprattutto quando la malinconia l'ho bevuta al post del caffè per colazione e adesso mi scorre dappertutto.

 

1,2,3...

Scorre tutto.

 

Qualcuno inizia a lamentarsi.

“Ma quanto ci vuole ancora?! Perché non suona?!”

Il brusio si accentua fino a scoppiare e superare il volume della mia playlist, distraendomi dalla storia che stavo costruendo pezzo dopo pezzo osservando due figure in lontananza.

Madre e figlio, almeno così li immagino.

Lui alla ricerca di un futuro e lei che a malincuore nasconde la fragilità dell'ennesimo abbandono di una parte della sua anima.

 

Alzo il volume più che posso, almeno fino a quando tutti non si daranno una calmata e tornerà a regnare solo il rumore di questo veicolo scassato.

 

Hold me down, I'm so tired now...”

 

I miei occhi si posano su quelli di un ragazzo che sosta su una delle tante panchine sgangherate all'esterno.

 

1,2,3...

Scorre tutto,

scatta qualcosa.

 

Lo vedo alzarsi di scatto, velocemente, come se qualcosa lo avesse quasi punto o disturbato.

E invece no, segue me.

Segue i miei occhi e quello che mi porto cucito addosso.

 

Mi sento nuda, esposta.

 

Poggio la mia mano sul finestrino.

Lui sa.

Io mi rifiuto.

 

È come conoscersi da tutta la vita, come se lo scorrere del tempo, delle maree, non fosse mai esistito.

Come se la distanza fosse un finestrino vecchio di chissà quanto.

 

L'autobus riparte spedito, ed io lo vedo correre a perdifiato.

 

Fino a sparire come un fantasma.

 

E se la mia malinconia prendesse le sue di sembianze?

 

Una lacrima mi attraversa.

 

Forse rinascere significa anche questo, buttare giù quel cemento armato e accendere una luce.

 

 

And I want you so badly but yuo could be anyone

I couldn't hide from the thunder in a sky full of song.”



- A.N.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: agnessoul