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Autore: evil 65    18/05/2019    27 recensioni
La guerra contro Thanos si è conclusa da cinque anni, e la Terra sta ormai uscendo dal difficile periodo antecedente allo schiocco che cancellò metà della vita nell’universo.
Dal profondo dello spazio, tuttavia, sta per giungere una nuova e antica minaccia.
L’uso delle Gemme dell’Infinito ha causato il risveglio di una creatura che dormiva negli abissi del cosmo, e che ora, dopo aver provocato carestie e devastazioni su vari pianeti, si dirige minacciosa verso la Terra.
Una furia immensa e bestiale, una divinità antidiluviana e una maledizione, che il mondo imparerà a temere col nome di King Ghidorah…
( Crossover Avengers x Godzilla )
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Thor, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Eccomi qui con la mia prima long dedicata all'MCU. In questa storia, che sarà un crossover in minima parte con l'universo di Godzilla, gli eroi più potenti della Terra ( e oltre ) si ritroveranno costretti a combattere contro l'acerrimo nemico del sauro radioattivo più famoso nella storia del cinema.
King Ghidorah ( noto anche come Il Re Del Terrore ) è il Galactus de facto dei monster movie, una creatura che vaga di pianeta in pianeta per nutrirsi della forza vitale dei suoi abitanti, un villain che farebbe sembrare il Thanos MCU una minaccia di poco conto. Per tale motivo, TUTTI gli eroi di questo universo cinematografico saranno costretti a riunirsi ancora una volta per fermarlo.
Il King Ghidorah di questa storia avrà l'aspetto della controparte che apparirà nell'imminente Godzilla : King Of The Monsters ( qui potete vederlo in azione : https://www.youtube.com/watch?v=Eq_RlNU4sl4 ) ma i suoi poteri saranno un mix di tutte le versioni comparse nei film di Mothra e Godzilla. Inoltre, sarà in grado di parlare.
Nella trilogia di Mothra era in grado di comunicare con la telepatia, qui avrà proprio una parlata alla Smaug ( immagivatevelo con la voce di Luca Ward ). Sarà l'unico personaggio di Godzilla a comparire. 
Cercherò di essere il più fedele possibile alla time-line MCU ( la fic si svolge 5 anni dopo Endgame ). Inoltre, vi saranno varie ship in questa storia...non vi dico quali ;).
Vi auguro una buona lettura, e spero che troverete il tempo di lasciare una recensione !



Avengers : The King Of The Terror

“ Mostro è un termine relativo. Per un canarino un gatto è un mostro. Noi siamo solo abituati ad essere il gatto”
( Dr Henry Wu – Jurassic World )
 
La nuvola era sorta direttamente dalla baia di New York, giungendo così in fretta, piccola e rabbiosa, che molte persone non ebbero nemmeno il tempo di issare gli ombrelli al cielo.
I piccioni cominciarono a trovare rifugio negli anfratti dei grattacieli, come se fossero stati investiti  da una vampata, mentre tutta la città fu invasa da una fosca disperazione e dal sopraggiungere del vento.
E poi venne la pioggia. Una pioggia cupa e pesante, come avevano predetto i meteorologi.
Cominciò a battere sulle piccole case di Hell’s Kitchen, che aumentavano di valore ogni giorno di più. Offuscò i tetti di tegole rosse di Harlem, infangando i viali alberati del quartiere.
Sulla costa, onde d'argento fuso si incresparono e si mischiarono nella tempesta settembrina.
I ponti della città sembrarono levitare, e New York cominciò a galleggiare come una fortezza nascosta nella nebbia.
La pioggia schiacciò le piante di fior di vetro che orlavano i prati delle grandi società, facendo scintillare Central Park.
 Il mondo era prolifico, i mercati in espansione, mentre le piscine rischiavano di traboccare e le colline fulve sembravano già più verdi.
Come il denaro, la pioggia arrivò in una valanga, avvolgendo la baia, deliziando i meteorologi che l’avevano preannunciata, superando ogni previsione, saturando l'aria e facendo calare sul cimitero una gigantesca mano fantasma. Quasi come se volesse annunciare con prepotenza la fine di un’era.
Perché quel giorno segnava il primo anniversario della morte di Anthony Stark, alias Iron Man, fondatore degli Avengers, uccisore di Thanos…salvatore dell’Universo stesso.
Per molti anni, dall’alto del loro Olimpo, gli Avengers avevano tentato esorcizzare le paure più profonde con cui tutti gli umani erano costretti a confrontarsi quotidianamente, in un mondo che in meno di una generazione era riuscito a rendere i suoi abitanti più fragili ed insicuri, costringendoli ad indossare una corazza.
Tony Stark era forse stato il più influente tra tutti loro. 
Un uomo senza super poteri, un ricco borghese figlio d’arte baciato dalla fortuna di essere cresciuto in un ambiente stimolante e protetto, come molti rampolli eredi di fortune milionarie.
Cosa aveva reso Tony Stark un supereroe universlae come Iron Man? Le sue scelte.
Tony Stark, proprio come un moderno Ulisse, aveva sempre cercato di spingere oltre i propri limiti la sua intelligenza, sfruttando al massimo l’enorme patrimonio di famiglia, perché da positivista aveva sempre avuto l’ambizione di salvare il mondo che lo circondava.
In un’epoca in cui la tecnologia era riuscita ad ammaliare ogni essere umano, anche nei nuovi modelli di vita sociale indubbiamente più poveri, il paladino conosciuto come Iron Man aveva sempre tracciato il profilo di un pioniere delle nuove possibilità tecnologiche, convinto che il mondo potesse offrire a tutti democraticamente le stesse opportunità, proprio con la diffusione capillare dei ritrovati di una nuova rivoluzione scientifica che lo vedeva come un generoso Prometeo del ventunesimo secolo.
In molti erano accorsi al cimitero delimitante Central Park, per rendere omaggio alla memoria dell’uomo.
Sull’altare costruito per l’occasione, di fronte all’immensa folla riunita per l’elogio, spiccavano un totale di quindici figure ben distinte, affiancate da una foto a grandezza naturale di Tony Stark in persona.
Tutti conoscevano quegli individui dall’aspetto bizzarro.
Ormai vi erano supereroi sparsi in tutto il mondo, ma quei quindici? Erano ritenuti migliori in assoluto.
Non perché erano i più potenti, e infatti non lo erano. Non tutti, almeno. E non solo perché erano stati i primi. Ma perché erano speciali. L'avevano dimostrato più e più volte.
Avevano fatto scelte difficili, avevano dato l'esempio, facendo ciò che era giusto, non ciò che era più facile. E alla fine erano arrivati sempre in cima, salvando ogni uomo, donna o bambino dell’universo dalla minaccia di un folle.
Avevano molti nomi, ma ognuno di loro era conosciuto con il proprio appellativo.
Capitan America, il primo Vendicatore, ormai ritiratosi dall’azione per trascorrere una vita tranquilla. Spiderman, l’uomo dotato delle capacità di un ragno. Il Dottor Strange, lo stregone supremo. Hulk, l’uomo più forte sulla terra. Capitan Marvel, l’eroina giunta dallo spazio. Wanda Maximoff, la Scarlett Witch. War Machine, il braccio destro di Iron Man. Falcon, l’erede di Capitan America. Bucky Burns, il lupo bianco. Pantera Nera, il re di Wakanda. Clint Burton, noto ai più come Occhio di Falco. I coniugi Scott e Hope Lang, conosciuti come Antman e Wasp. Per non parlare dei loro predecessori, Hank e Janet Pym.
Tutti giunti in quel cimitero per ricordare un amico…un compagno di squadra…un leader…e un salvatore.
Allo scoccare di mezzogiorno, scese sul palco il sindaco di New York, James Erbert, un uomo basso e tarchiato, con il volto segnato dal tempo e le orecchie da topo. Era stato eletto tre anni dopo lo schioccò causato da Thanos, quando gli Stati Uniti avevano cominciato a mostrare i primi segni di ripresa economica.
Si fermò di fronte al microfono posto sulla piattaforma e compì un paio di colpi di tosse.
 << In un'epoca in cui il cinismo era un'epidemia globale, Tony Strak ci ha dato qualcosa di cui andare fieri, un sogno a cui non dobbiamo permettersi di spegnersi >> cominciò con tono calmo e solenne. << Una nazione si fonda sullo spirito del suo popolo. La prova della grandezza di una nazione è la coesione dei suoi cittadini in tempi di crisi. I soli limiti a quel che possiamo raggiungere sono i limiti che diamo alle nostre speranze >>
Detto questo, girò brevemente la testa in direzione del ritratto posto sul palco.
<< Un anno fa, quest’uomo ci ha voluto ricordare la grandiosità delle nostre speranze. C'è stato un momento, ma parlo di secoli fa, in cui eravamo tutti un solo popolo. Tutti noi speravamo, ci sentivamo tutti un po' più fieri e un po' più grandi. Provavamo tutti gli stessi timori e lo stesso entusiasmo >> continuò, gli occhi fissi sulla folla. << Quest’uomo ci ha fatto sentire uniti, ci ha fatto capire che non ci sono obiettivi che non possiamo raggiungere se ci manterremo uniti. Non esistono parole adeguate per esprimere la nostra gratitudine a Tony Stark. Però…possiamo onorare la sua memoria>>.
Indietreggiò di alcuni passi e fece cenno a qualcuno tra gli spettatori di avvicinarsi.
Molte persone trattennero il fiato, mentre una giovane donna dai lunghi capelli rossi e dal lungo abito nero cominciò a camminare verso il palco, accompagnata da una bambina che non poteva essere più vecchia di sei anni.
Costei era Pepper Potts, moglie di Tony Stark e madre di Morgan Stark, figlia dell’omonimo Avenger.
Il sindaco si fece da parte, mentre la vedova prese posto di fronte al microfono e, con gli occhi leggermente bagnati dalle lacrime, iniziò dicendo : << Vi sono grata di essere qui oggi, per ricordare mio marito. Tutti noi siamo addolorati per la perdita di un grande uomo…e un padre altrettanto meraviglioso >>
Strinse brevemente la mano della figlia, mentre questa volgeva alla madre un sorriso triste.
Si udirono alcuni singhiozzi dalla folla, ma Pepper non sembrò badarci e riprese a parlare.
<< Ma siamo qui anche perché abbiamo ricevuto un dono prezioso. Noi…tutti noi, abbiamo avuto il privilegio di vivere una vita in cui Tony Stark era presente >> disse con un sorriso rivolto al resto dei Vendicatori. << Colui che era conosciuto come Iron Man possedeva molte doti straordinarie, e le ha usate per la nostra salvezza. Nessuna di queste qualità merita di essere ricordata più della sua incredibile abilità di riconoscere il prossimo nel momento del bisogno, e il suo incrollabile coraggio nel dare loro aiuto, indipendentemente dal prezzo da pagare >>
La donna trattenne un sussulto, sbattendo le palpebre e afferrando saldamento il microfono.
Era visibilmente turbata, ma nessuno tentò di avvicinarsi a lei. Era una persona orgogliosa, e lo sapevano tutti.
Poi, dopo quello che sembrò un tempo interminabile, Pepper prese un paio di respiri calmanti e volse nuovamente la propria attenzione nei confronti dei cittadini raccolti.
<< Dobbiamo sforzarci di accettare la sua perdita…e andare avanti. È un comportamento che tutti noi dobbiamo a Tony Stark, l’uomo che ci ha insegnato cosa voglia dire essere eroi >> sussurrò, mentre allungava una mano in direzione della folla.
<< Oggi vedo una magnifica città e uno splendido popolo sollevarsi da questo abisso. Vedo le vite per le quali ha sacrificato la sua, pacifiche, utili…prospere e felici >>
E dopo aver pronunciato tali parole, con il cuore pesante e il volto bagnato dalle lacrime, posò lo sguardo sulla foto che ritraeva il marito ormai defunto.
Volse al fantasma dell’amato un ultimo sorriso, immaginandoselo affianco ancora una volta, con quell’espressione fiduciosa mista ad arroganza, eppure colma di pentimento e amore per il prossimo.
<< Tony Stark ci lascia con una profonda lezione >> disse con determinazione ritrovata, girandosi verso gli spettatori rapiti. << Ognuno di noi deve provare a crescere…per diventare una sorta di Iron Man. Tutti, per lo meno, ci possiamo provare. Grazie al coraggio di saper affrontare le scelte più ambiziose e spingendoci sempre al massimo. Senza dimenticarci, comunque, di dover indossare una solida corazza per lasciarci proteggere, ma non perdendo mai il solare entusiasmo di chi vuole cambiare il mondo partendo dalla sfida più dura: migliorare…noi stessi >>.
 

Prologo

Nell’universo conosciuto, tra meraviglie ed energie infinite, esiste una cerchia ristretta costituita dagli esseri più potenti del creato. Sono certo che saprete di chi parlo.
Tuttavia, c’è qualcosa dentro questi campioni che non conoscete. Una verità segreta che ciascuno di loro porta nella parti più oscure e recondite della propria anima. Il timore…la certezza…che perderanno. Che un giorno, nonostante la loro forza e il loro coraggio…ogni persona…e ogni cosa…moriranno.
E se domandaste a questi dei, a questi vendicatori e distruttori, come credono che questo nostro meraviglioso universo arriverà alla sua fine cruenta e inevitabile? Con voce tremante e il cuore pensante e sincero vi direbbero tutti la stessa identica cosa…finirà nello stesso modo in cui è finita ogni storia mai narrata. Con la morte. La morte…e nulla di più.
Quel giorno, la morte proveniva dallo spazio.
Era un corpo celeste nebuloso, antico quanto l'universo stesso, nato dal grembo di un'immensa nube di ghiaccio, rocce, polvere e gas nello stesso periodo in cui si erano formati i pianeti esterni del sistema solare, 4,6 miliardi di anni prima. Non appena le sue particelle disperse si erano condensate in una massa solida del diametro di oltre un chilometro e mezzo, aveva cominciato a sfrecciare in silenzio nel vuoto dello spazio, descrivendo un percorso che lo aveva portato verso un sole lontano, a metà strada dalle stelle più vicine, dopo un viaggio durato molte migliaia di anni.
Al suo interno vi era una creatura. Questa creatura incarnava una visione: il vuoto assoluto, definitivo. Molto tempo prima, quando era ancora solo un cucciolo appena uscito dall’uovo dell’emi-vita, aveva concepito l'universo come ciò-che-non-era-sua-madre, e vi aveva scorto il suo posto: un buco, oscuro e profondo. 
Eppure esisteva, ne era certo. Pensava di essere l’unico a esistere davvero, assieme a sua madre. 
Ma più il tempo passava, più la fame della creatura cresceva assieme a lui, e così fece la sua intelligenza. Arrivò alla conclusione che sua madre non lo amava per quello che era, per la sua sacra specificità, ma solo per la sua natura di figlio, il fatto che le appartenesse, per lo spazio che occupava nell'aria come prova tangibile del suo potere. Che allegria, provò, dopo quell’attimo di realizzazione infantile. Che splendida realizzazione!
Per questo motivo la uccise, nutrendosi delle sue carni. E allora la bestia scoprì l’omicidio e il piacere derivato dall’assorbire la forza vitale di un altro essere vivente.
E quando fu abbastanza grande da lasciare il nido, miliardi di anni orsono, la creatura iniziò a vagare per lo spazio, desiderosa di provare ancora una volta quella sensazione. E ancora…e ancora.
Grazie a quel cibo nutriente, la creatura conduceva la sua esistenza in un semplice ciclo di veglia per mangiare e sonno per viaggiare. Aveva creato una catena alimentare a sua immagine e la rimirava con orgoglio dai suoi perfidi occhi scarlatti. L’universo era il suo mattatoio, e le varie razze che lo abitavano erano i suoi greggi.
Fu così che, inconsapevoli del destino che aleggiava sopra le loro teste come una ghigliottina, molti pianeti caddero sotto il peso della sua fame insaziabile.
E molto presto, per una sfortunata coincidenza, un altro corpo celeste avrebbe attirato gli occhi spietati, freddi e maliziosi della bestia.
Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell'estremo limite della Spirale Ovest di una galassia, vi era un piccolo e insignificante sole giallo.
A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c'era un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro–verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, erano così incredibilmente primitive da credere che gli aerei fossero un'ottima invenzione.
Alcuni anni prima, una titanica battaglia tra un gruppo di questi nativi e un membro della razza nota ai più come gli Eterni, Thanos, era terminata con il rilascio improvviso di un’energia densa quanto potente, le cui onde e particelle viaggiarono per l’intero cosmo senza mai fermarsi, per innumerevoli anni luce.
A miliardi di kilometri da quella pianeta, la creatura avvertì un mutamento nel ritmo dello spazio, qualcosa che sostituì il vuoto freddo e intangibile. Uno sbalzo di energia improvviso, che la costrinse a fermare la sua avanzata.
La bestia non aveva visto l’impulso causato dalle Gemme dell’Infinito, ma ne aveva sentito l’odore e le terminazioni nervose di cui era cosparso il suo corpo registrarono le nuove vibrazioni e le segnalarono al cervello.
Era successo qualcosa di nuovo. Per la prima volta da sempre, qualcosa di nuovo.
E così, dopo un momento di esitazione, spinto dalla fame e dalla curiosità di quella fonte improvvisa di nutrimento, la creatura cominciò a puntare verso il pianeta Terra.
 


La Providence, una nave colonizzatrice di classe Venator, aveva meno di un'ora di vita davanti a sé.
Entro quarantacinque minuti, infatti, si sarebbe trasformata in una tomba collettiva per gli uomini a bordo: 2150 persone in tutto, tra passeggeri e membri dell'equipaggio.
Una tragedia imprevista, una crudele beffa, che la cristallina serenità dello spazio, calmo e deserto, non lasciavano minimamente supporre.
Perfino le meduse astrali, che veleggiavano ormai da una settimana nella scia di carburante e idrogeno della nave, proseguivano con languida indifferenza nel vuoto freddo e apparentemente senza vita dello spazio, come se i loro sensi acuti, placati da quella dolce atmosfera ( in senso figurato ), non presagissero il minimo allarme.
All’interno della nave faceva caldo come dentro a un forno.
Nella torre di controllo, l'operatore del vascello, Brady Corbet, accese una sigaretta con il mozzicone di quella precedente, appoggiò i piedi su un condizionatore portatile e si alzò dal posto di comando per la ronda mattutina.
Completato il giro di controllo nell’area di ipersonno dell’equipaggio, l’uomo si avviò nella sala adiacente. Lungo le pareti, l’uno affianco all’altro, erano disposti più di duemila congelatori individuali : una sfida al tempo e alla comprensione.
Dietro gli sportelli si intravedevano i volti di uomini, donne e bambini. Cullati da sogni rassicuranti, tutti dormivano tranquilli.
La responsabilità di garantire loro la sopravvivenza, lo stato di salute e soprattutto il loro futuro ricadeva tutto sulle spalle di Brady e l’equipaggio. Un compito che loro avevano preso molto sul serio.
In lontananza, un  lampo color ambra richiamò la sua attenzione. L’uomo si avvicinò alla fonte di luce e controllò il monitor diagnostico della capsula. Analizzò velocemente i dati, inserì la rettifica necessaria e subito la luce intermittente color ambra tornò verde e costante. Ne fu soddisfatto.
Forse si era trattato di un semplice sbalzo di corrente. Abbastanza comune nello spazio.
Ora doveva controllare l’unità di contenimento degli embrioni.
Aprì il primo di una serie di cassetti, ciascuno dei quali custodiva un embrione umano a un diverso stadio di sviluppo, e corse lo sguardo sui monitor. Le luci erano verdi, come aveva osservato Halo, il computer di bordo. Tutto andava bene.
L’uomo si concesse un sorriso.
Poi, all’improvviso, una voce calma e informativa, quasi femminile, riecheggiò per tutta la lunghezza della nave.
<< Brady…forse abbiamo un problema >>
L’uomo si drizzò di scatto.
Il programma del computer di bordo includeva molte competenze. Capacità diagnostiche, abilità tecniche, conoscenze enciclopediche e sfumature linguistiche.
<< I sistemi hanno registrato un picco anomalo di energia elettromagnetica. L’analisi è in corso >>
<< Dove ? >>
<< Molto vicino : settore 100. La fonte era mascherata, motivo della strana…anzi, tardiva individuazione. Una concatenazione unica di distorsioni spaziali e gravitazionali ha impedito di coglierla per tempo. Chiedo scusa, l’analisi iniziale era stata insufficiente a misurarne l’intensità e la vicinanza. Una seconda valutazione suggerisce la possibilità che l’evento abbia conseguenze significative. Rischio elevato >>
<< Probabilità della collisione ?>> domandò Brady, sentendosi improvvisamente la gola secca.
<< Imminente. Prossimità esterna. Calcoli esatti in fase di elaborazione>>
Senza attendere dettagli, l’uomo lasciò la stanza dei coloni e si precipitò sul ponte, comunicando i comandi mentre correva.
<< Halo, manda subito un SOS alla nave più vicina e avvia il risveglio dell’equipaggio ! >>
<< Eseguo. I nuovi calcoli indicano che il fenomeno è accompagnato da un oggetto la cui massa supera i due kilometri quadrati. Forse un meteorite. Impatto tra cinque, quattro, tre… >>
L’ondata di energia che precedeva il corpo celeste restò invisibile, ma i suoi effetti furono inequivocabili. L’onda d’urto che scosse la nave fu sufficiente a far perdere a Brady l’equilibrio, a superare gli scudi di protezione dello scafo e a scatenare il caos all’interno della nave spaziale.
L’uomo cercò di rimettersi in piedi. Per la nave non poteva fare niente, tranne sperare che Halo trovasse il modo di resistere.
Avvertì un senso di impotenza, mentre da uno degli oblò del vascello riuscì a identificare la sagoma di qualcosa…qualcosa di spaventoso, che sembrava uscito direttamente dagli incubi più reconditi della mente umana.
Poi sì udì un grido, misto al riso di una iena, e Brady fu costretto a tapparsi l’orecchio.
Il grido echeggiò per la nave come il ruggito di una belva rabbiosa, una sorte di lugubre invocazione alla morte.
Alla prima voce se ne unì una seconda… poi una terza, finché l'oscurità non fu squarciata da un macabro coro di lamenti.
Finita l'ossessiva serie di gemiti, un silenzio inquietante regnò per qualche attimo.
Poi, venne aperto uno squarcio nello scafo della nave…




 
  
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