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Autore: Myriru    18/05/2019    2 recensioni
Renaissance. [MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Parigi, autunno 2017.
Può l'arrivo di una nuova persona cambiare il gioco del destino?
Può una sola persona far saltare una farsa durata anche troppo?
Può un estraneo cambiarti la vita indissolubilmente?
Leggete per scoprirlo!
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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« “Questa è la segreteria telefonica di xxxxxxx. Il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile la” »
Françoise buttò il telefono sul letto, stanca di sentire quella dannata voce robotica risponderle a telefono. Aveva chiamato André innumerevoli volte e lui innumerevoli volte aveva ignorato il telefono, fino a spegnerlo. Le veniva da piangere. Aveva rovinato tutto, lei rovinava sempre tutto. L’aveva deluso un’altra volta, l’aveva messo da parte e dato per scontato i suoi sentimenti. Come poteva essere così meschina? Come poteva pretendere così tanto da lui? L’avrebbe aspettata o se ne sarebbe tornato in Spagna, forse da Celia? Questa volta le lacrime iniziarono a scendere davvero. Aveva tentato davanti ai suoi genitori di sembrare indifferente alla reazione di André e fredda ma sentiva che prima o poi sarebbe scoppiata. Non riusciva a immaginare André cadere di nuovo tra le grinfie di Celia, non poteva farle questo. Era questo quello che aveva provato lui mentre lei stava con Paul? Anche lui aveva sentito quel maledetto peso sullo stomaco? Non volle più chiamarlo, aveva sperato che le rispondesse anche per sbaglio ma ciò non era accaduto. Lo schermo del telefono si illuminò all’improvviso e Françoise quasi non cadde nel correre a controllare la notifica.
“Antoniette: Si può sapere cos’è questa storia che te ne vai a Lione?”
La ragazza aggrottò la fronte, André era l’unico a sapere della sua partenza. Che si fossero incontrati e le avesse detto tutto? Per questo non le aveva risposto prima? Rispose all’amica e sentì il cuore battere ferocemente nel petto.
“Hai visto André? Non mi risponde a telefono. Ho bisogno di parlargli”
“Antoniette: l’ho visto prima e mi ha detto tutto. Avete litigato?”
“Non lo so… ho paura di aver rovinato tutto. Non so cosa fare”
Abbandonò di nuovo il telefono sul letto, ormai aveva perso le speranze. Non riusciva a credere una simile reazione da parte sua, sperava avesse capito il perché della sua scelta. Non poteva, non riusciva a legarsi a nessuno, per quanto potesse amare André il ricordo di Paul era troppo vivo nel suo cuore e sul suo corpo. Conosceva André, sapeva che non le avrebbe mai fatto del male ma proprio non riusciva ad avvicinarsi troppo a lui, nonostante il suo cuore le urlasse di buttarsi tra le sue braccia. Aveva solo bisogno di tempo per pensare a sé stessa, ai suoi bisogni e alla sua salute. Nonostante avesse smesso di assumere da un po’ quei calmanti non riusciva ancora a farne a meno e aveva tentato in tutti i modi di convincere Victor a prenderle a casa sua. Odiava il fatto che suo fratello sapesse di quelle pillole, ma l’idea di tornare in quella casa la faceva rabbrividire. Forse doveva farsi consigliare da un medico, da uno specialista per superare quella “droga”. Françoise odiò terribilmente il suo essere debole e dannatamente femminile. La vita era più facile quando non mostrava la sua femminilità, quando costringeva il corpo in panni perennemente maschili e fasce per coprire il seno. Maledisse il giorno in cui decise di dare una svolta radicale alla sua vita, mostrando a tutti ma soprattutto a sé stessa e agli occhi di Paul di essere una donna. Portò una mano al petto e fece un bel respiro. Doveva tranquillizzarsi. Si voltò a guardare per l’ultima volta il telefono e lesse distrattamente i messaggi che le stavano inviando le ragazze sul loro gruppo. Sospirò stancamente. Forse una bella dormita le avrebbe fatto bene.
 
///@///
 
Françoise si alzò verso le 9, era sabato e non doveva andare all’Università quel giorno. Era di buon umore, aveva dormito beatamente ma una leggera malinconia aveva accompagnato i suoi sogni. Sarà forse per la maglia di André che aveva usato come pigiama, si chiese mentre si dirigeva verso la cucina. Si guardò distrattamente allo specchio nel salone e notò quanto fossero lunghi e ingombranti quei dannati capelli. Prese l’elastico che aveva al polso e legò velocemente i capelli in una coda alta, le arrivavano a metà schiena.
“Dovrei tagliarli…”
Pensò tra sé e sé, salutò rapidamente Victor che scappava a lavoro e fece colazione con suo padre, dopo tanto tempo, da soli. Era così strano, suo padre non aveva mai apprezzato la sua idea di iscriversi alla facoltà di arte e l’aveva sempre spronata verso una carriera giuridica o verso le armi. Apprezzava lo sforzo che aveva compiuto il padre, ma lei non si sentiva adatta a quel ruolo, nonostante l’affascinasse molto. Riteneva la caserma dove il padre aveva prestato servizio per anni come una gabbia dorata e lei non aveva avuto la benché minima intenzione di farsi rinchiudere lì.
«Hai sentito André? »
Chiese distrattamente lui, cercò di ignorare il modo in cui si era presentata quella mattina. Sebbene la maglia la coprisse fino a metà coscia, non poteva nascondere un certo disagio e fastidio nel vedere sua figlia conciata in quel modo.
«No, non lo sento da tre giorni. L’ho chiamato, gli ho inviato dei messaggi ma nulla, non risponde »
«Avete litigato »
«Non lo so, io non »
«Non era una domanda, ma un’affermazione »
Disse il padre alzando lo sguardo freddo e azzurro su di lei. Françoise rabbrividì e abbassò lo sguardo, forse era meglio cambiare argomento.
«Dov’è mamma? »
Chiese voltandosi in giro alla ricerca del genitore.
«E’ andata a comprare dei colori e a scattare qualche foto. Ha borbottato qualcosa su quanto fosse ispirata ed emozionata e l’ho lasciata andare »
Françoise sorrise, come potevano due persone totalmente diverse poter restare insieme per così tanto tempo? Il padre le versò l’acqua bollente nella tazza e la ragazza portò la tazza fumante sotto al naso, inspirando il dolce profumo del tè ai frutti rossi che lei amava tanto. Sorrise beata da quella dolce fragranza e si sedette sul divano, sollevata e bevve il liquido nero con calma, godendosi ogni minuto. Suo padre uscì poco dopo per delle commissioni e si ritrovò di nuovo sola nell’appartamento del fratello. Sospirò amaramente e finì il suo tè in silenzio. Controllò le notifiche e si sdraiò sul divano. Appena poggiò il telefono sul tavolino il campanello suonò. Probabilmente suo padre aveva dimenticato qualcosa o sua madre aveva perso l’ispirazione. Si avvicinò scocciata alla porta e aprì la porta. Non si aspettava di vederlo davanti a lei. Chiuse la porta, senza degnarlo di uno sguardo ma lui la fermò con il piede.
«Dobbiamo parlare »
«Grazie ma no grazie »
Disse sorridendo, per poi chiudergli letteralmente la porta in faccia un’altra volta ma lui la bloccò di nuovo, entrando.
«Vattene André »
Disse scocciata senza girarsi a guardarlo, la irritava il solo vederlo in quel momento anche se avrebbe voluto dannatamente correre ad abbracciarlo. Il ragazzo la raggiunse con poche e ampie falcate e si posizionò davanti a lei, bloccandola.
«Senti André se sei venuto qui per farmi perdere tempo è meglio che tu te ne vada »
«Dobbiamo parlare »
«Ma davvero? Mercoledì non sembravi in vena di parlare e in questi giorni invece non hai risposto ad una singola chiamata. Ora vuoi parlare? Mi dispiace tesoro, io non voglio discutere »
Gli sorrise falsamente e tentò di raggirarlo ma lui si posizionò davanti la porta del salone, impedendole di raggiungere le altre stanze dell’appartamento. Sbuffò innervosita. André sospirò, colto in fallo ma non si lasciò intimidire dallo sguardo glaciale che gli aveva dolcemente regalato in quell’istante.
«Mi dispiace »
«Scuse accettate, ora potresti spostarti? »
«Non ho finito, ascoltami per una buona volta! »
Françoise alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia al petto. André sospirò irritato.
«Se l’altro giorno ti ho lasciato da sola è perché sarebbe stato inutile farti cambiare idea. In questi due o tre giorni sono stato irraggiungibile per tutti per colpa del telefono che è morto e si è presentata senza alcun avviso mia nonna dalla Spagna. Contenta? »
«Perché non mi hai detto cosa ne pensavi? »
Chiese senza peli sulla lingua, sentendo una morsa allo stomaco. La sua espressione si addolcì ma il broncio rimase sul suo viso. André le sorrise e le lasciò una tenera carezza sulla guancia ma lei girò il volto.
«Chi tace acconsente, non lo sai? E poi… credo che sia giusto così. Forse è meglio separarci »
«Ma io non voglio che la mia partenza rovini le cose tra di noi… »
Ammise a voce bassa senza smettere di guardarlo negli occhi.  
«Senti Françoise… chi ti dice che a Lione non incontrerai un altro? Chi ti dice che io e te riusciremo a stare insieme senza problemi? »
«Il mio cuore »
André sussultò e sgranò gli occhi. Françoise abbassò il capo e si asciugò una lacrima rapidamente con il dorso della mano. Lui tentò di avvicinarsi alla ragazza ma lei si allontanò.
«Forse è meglio che tu te ne vada »
Disse lei avviandosi verso la porta ma André non la seguì, rimase fermo e immobile dove l’aveva lasciato e Françoise sospirò esasperata.
«Ti prego André, vattene. Hai ragione tu, è meglio lasciar perdere. Sei stato una bella distrazione »
«Se ti dico queste cose è perché ti amo e non voglio vederti soffrire. Non potrò raggiugerti a Lione e se tu ritornassi per poco potrei non poterti vedere per il lavoro »
«Tu non lavori »
Mormorò a denti stretti, strinse le mani a pugno abbandonandole lungo i fianchi, voltandosi appena.
«Ho fatto un colloquio, mi hanno preso. Inizio lunedì mattina »
Françoise abbassò il capo. Stropicciò la manica della felpa nervosamente, senza rendersi conto dei passi di André verso di lei. Lui poggiò una mano sulla sua spalla e con l’altra le alzò dolcemente il viso per poterla guardare direttamente negli occhi. Françoise schiuse le labbra e le guance si colorarono di un velo di rosa. Alzò le mani verso il suo viso e gli tolse con lentezza gli occhiali, per poi posarli sul tavolo dietro di lei, e lui la baciò. Sentì le sue dita accarezzarle la schiena dolcemente e lei gli cinse il collo con le braccia. Le sue labbra erano così morbide e si sentì avvolgere dal calore del suo corpo come mai prima d’ora. Perché non aveva mai provato così tanto calore tra le braccia di Paul? Voleva essere arrabbiata con lui, furiosa per non averle risposto alle chiamate ma appena lui l’aveva sfiorata aveva sentito chiaramente la corazza che aveva eretto per difendersi andare in frantumi. Giocò un po’ con il suo labbro inferiore e fu felice di sentire un sospiro uscire dalle labbra rosee della ragazza. André poggiò la fronte sulla sua e si guardarono negli occhi.
«Chiedimi di non partire e io resterò qui »
«Non devi fare quello che voglio io, sei libera di decidere quello che è meglio per te. La mia volontà non conta »
«Per me è importante »
«Per me devi andare, hai bisogno di un posto tranquillo »
«André… »
«Ora devo andare, sono felice di essere passato da te. Mia nonna mi starà aspettando e mi chiedevo se tu fossi libera questa sera »
Sussurrò dolcemente accarezzandole il viso.
«Chi ti dice che io ti abbia perdonato? »
Chiese alzando un sopracciglio e lo sentì ridere di cuore.
«Non hai respinto il mio bacio… allora? Sei libera? »
Françoise non rispose subito, lo guardò per alcuni istanti negli occhi.
«Senza occhiali non ti vedo »
Disse ridendo mentre con una mano cercava le lenti disperato. Françoise si allontanò da lui, prese la montatura tra le mani e li posò sul naso dritto del ragazzo.
«Sì… »
   
 
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