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Autore: satakyoya    19/05/2019    1 recensioni
Una ragazza che vive a Tokyo e nei giorni nostri, trascorre le giornate tranquille insieme alla sua famiglia e ai suoi nonni.
Ma suo nonno, prima della sua morte, gli raccontava una storia ambientata in un periodo storico giapponese non ben definito. Tutto quello che conosciamo adesso però in quel periodo non esistevano, le città erano villaggi e le case di legno che componevano i villaggi erano governate da qualcuno al di sopra degli abitanti.
La protagonista è una povera cameriera del castello della città di Wake, in Giappone, ma quella povera cameriera vivrà un'esperienza che nemmeno si aspettava e proverà emozioni che non ha mai provato prima.
Se siete curiosi leggete la storia e lasciatemi una recensione. Spero che vi piaccia!
[In questa storia sono presenti alcuni personaggi della Mitologia Giapponese]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Io e Aki ci svegliammo molto presto e, mentre lui andò subito a lavorare insieme a tre uomini, io passai tutta la mattinata ad aiutare e a curare le persone che c’erano nella stanza. in alcuni momenti mi allontanai per andare a cambiare l’acqua che c’era nei diversi secchi che usavo.
Ogni volta che aiutavo qualcuno mi sentivo contenta perché riuscivo a capire quanto queste persone avevano bisogno di tornare alle loro case e alla vita che avevano prima.  Lo capii quando a quasi fine mattinata, dopo aver curato quattro persone in poco tempo, stavo per alzarmi in piedi per andare a cambiare l’acqua quando un uomo che avevo appena curato ed era al mio fianco iniziò a soffrire tanto.
“Ahi… che male. Che male!” disse l’uomo.
Io mi trovai in difficoltà dato che non sapevo cosa fare. poco dopo so avvicinò a me Emma che si accasciò a fianco all’uomo e gli prese il suo corpo avvicinandolo al suo. Iniziò a dondolarsi per diverso tempo in modo da rilassarlo mentre lui era preoccupato.
“Casa... Dov’è casa mia? E com’è? Voglio vederla. Per favore, fatemi vedere casa mia.” Disse l’uomo tutto preoccupato.
Emma cercò di calmarlo continuando a dondolarsi e tranquillizzandolo con delle parole gentili. Rimasi ferma a guardare per un paio di minuti e vedere quell’uomo ridotto così mi faceva sempre più tristezza. Emma a un certo punto mi disse che potevo andare a fare qualcun altro perché lì ci pensava lei, così mi misi subito a curare altre persone.
Mi avvicinai a una persona quando, prima di iniziare a curarlo, mi venne vicino una donna vestita nello stesso modo di Emma, mi siede un po’ di riso arrotolato su se stesso e se ne andò. Io mangiai il riso e tornai subito al lavoro anche se ero leggermente stanza.
Dopo un’ora o un’ora e mezza mi sentivo più stanca di prima e mi sentii un po’ mancare il fiato dal gran lavoro che ho fatto, così uscii dalla stanza. una volta uscita vidi che in cielo non c’era nessuna nuvola e tutte le case intorno a me erano tutte state ricostruite completamente.
Poco lontano da me e alla mia sinistra vidi alcuni uomini in fila l’uno dietro l’altro. Tra di loro vi era Aki. La cosa mi stupì talmente tanto che mi avvicinai per capire come mai quelle persone erano lì.
“Aki, che stai facendo?” chiesi io.
“Buongiorno Iris, come stai?” mi disse lui mettendo una mano dietro la mia schiena e avvicinandomi a lui.
“io sto bene, che fai qui? Pensavo fossi andato ad aiutare le persone del villaggio nel costruire le loro case.” Dissi io. Entrambi facemmo due passi avanti.
“Infatti è così, però…” disse lui.
“Però cosa?” chiesi io.
“Li stavo aiutando, quando due  uomini mi chiamarono e mi chiesero di venire qui a vedere. così mi sono messo fila e all’inizio c’erano diverse persone, ma adesso ne ho solo quattro.” Disse lui.
Infatti davanti a lui c’erano solo quattro persone e più rimasi lì più diventai curiosa di capire.
“Oh…” dissi io incuriosita.
Facemmo altri due passi in avanti trovandoci solo due persone. Di fronte a me vi era un grosso telo azzurro dove provenivano delle voci molto basse. Aspettai ancora qualche minuto poi io e Aki passammo sotto il grosso telo. L’atmosfera intorno a me cambiò completamente: passai dall’avere la luce del giorno ad avere un gran buio e una persona seduta davanti a un tavolino quadrato. Non riuscii a capire come mai quella persona si trovasse lì e che cosa stesse facendo, quindi presi con la mano sinistra la maglia di Aki e mi avvicinai alla persona. Guardai meglio e notai che era coperta dalla testa ai piedi con strani vestiti neri, talmente coperta che si vedevano solo le mani, il mento e la bocca.
“Benvenuti da Suzuki, la persona che può vedere in luoghi molto lontani. Prego, sedetevi.” Disse la voce proveniente da sotto i vestiti.
Quella voce mi fece capire che si trattava di una donna. Noi ci sedemmo e sul tavolo davanti a noi c’era una strana sfera di un azzurro chiaro di cui non ne capii l’utilizzo finché non iniziò a farci circolare le mani sopra.
“Benvenuti, ditemi cosa volete sapere e io proverò a vederlo attraverso la mia sfera.” Disse Suzuki.
Io e Aki ci guardammo per un po’ e non capivo cosa voleva dire, però decisi di provare chiedendo informazioni su mio padre che ormai non avevo da diversi giorni.
“Ti chiami Suzuki, giusto? Posso chiederti una cosa?” chiesi io stringendo con tutte e due le mani la maglia di Aki.
“Certo, chiedimi ciò che vuoi.” Disse Suzuki.
“Io sono Iris e provengo dal villaggio Wake e vorrei che mi dicessi come sta mio padre, dove si trova e che cosa sta facendo. Dimmi tutto ciò che puoi su di lui, ti prego.” Dissi io stringendo tantissimo le mani.
Lui mi abbracciò e mi strinse a sé mentre io avevo paura di una sua risposta. Paura che potesse dire qualcosa di triste o di peggio. Lei girò le sue mani sulla sfera per quattro o cinque volte quando si fermò di scatto. Vedevo solo la bocca e il mento di lei, ma aveva un’espressione seria  e molto silenziosa.
“allora, cosa mi dici?” chiesi io.
Non riuscivo a stare calma. Ero molto agitata e preoccupata di cosa mi avrebbe detto. Il sorriso che assunse poco dopo e il tono della sua voce mi fecero capire che stava per darmi una buona notizia.
“Tuo padre sta benissimo e in questo momento sta lavorando, anche se su di lui percepisco un po’ di preoccupazione, forse dovuto alla tua assenza o a quella di qualcun altro.” Disse Suzuki.
Solo a sentire quelle parole mi entrò in corpo una felicità talmente grande che mi sarebbe impossibile descriverne la grandezza. Ero così felice che dall’emozione non riuscii a contenermi e abbracciai fortissimo Aki. Senza che me ne accorgessi mi scesero delle lacrime dagli occhi.
“Hai sentito Aki, non è grandioso? Mio padre sta benissimo! Mamma mia, sono così contenta di saperlo.” Dissi io.
“Sì, è grandioso. Adesso vorrei provare a chiedere qualcosa anche io.” disse Aki contento.
“Va bene, chiedimi qualunque cosa vuoi sapere.” Disse Suzuki.
“Io sono Aki e abito in un villaggio poco lontano dal suo e vorrei che mi dicessi come stanno mia madre e i miei fratelli, cosa stanno facendo e dove si trovano.” Disse Aki.
Suzuki girò le mani sopra la sfera e rimase in silenzio per quasi due minuti, tempo che sembrava interminabile per noi due. Sembrava durare tantissimo e noi eravamo in forte attesa di una sua parola. Si fermò, tolse uno strano cappuccio nero che le copriva la testa e riprese a muovere le mani.
“Suzuki, ti prego dimmi qualcosa di loro.” disse Aki.
Rimanemmo ancora in attesa ma non disse nulla per circa un minuto. Un minuto di attesa per entrambi e di speranza di una parola da parte sua. In quel minuto lei sembrava molto concentrata e noi non dicemmo nulla quando a un certo punto abbassò le mani. Proprio lì noi capimmo che ci stava per dire qualcosa. Peccato però che la sua espressione era molto triste.
“Ehi Suzuki, che succede? Perché quell’espressione?” chiese Aki più preoccupato di prima.
“È molto strano, non ho visto praticamente nulla.” Disse Suzuki.
“Ma come! Com’è possibile?” disse Aki.
“Non lo so, è la prima volta che mi capita. Sia per tua madre sia per i tuoi fratelli non riesco a vedere praticamente nulla. E questo può significare soltanto una cosa.” disse Suzuki.
“Soltanto cosa? Cosa?” disse Aki preoccupato.
“Vuol dire che forse loro stanno vivendo un qualcosa di brutto.” Disse Suzuki.
Quelle parole mi sconvolsero e mi fecero preoccupare. Ma colui che ne rimase più sconvolto fu Aki che, non aspettandosi parole come quelle, si alzò in piedi e fece alcuni passi indietro fino ad uscire con espressione spaventata.
“Aki! Ehi, dove stai andando! Aki!” dissi io.
Ma lui non mi rispose, così decisi di uscire e andare da lui per vedere come stava. Lo trovai fuori, a pochi passi da me, inchinato a terra e con le mani tra i capelli.
Non mi era mai successo di vedere una persona così preoccupata come era lui in quel momento. Mi avvicinai e cercai delle parole per tranquillizzarlo.
“Aki, mi dispiace per ciò che hai sentito. Se c’è qualcosa che posso fare per farti stare meglio chiedimi pure.” Dissi io.
Aki sembrava sconvolto e per un paio di secondi non disse nulla rimanendo immobile. Alzò la testa e poi si alzò in piedi dandomi la schiena.
“Iris, stai tranquilla. Non c’è niente che tu possa fare per aiutarmi. Io invece devo fare una cosa.” disse lui.
“Ma che stai dicendo, io voglio aiutarti!” dissi io.
“Mi dispiace ma devo andare da loro. Tu resta qui finché non ritorno, per favore.” Disse lui.
“Dove vai? Chi sono loro? e poi io voglio venire con te ovunque stai pensando di andare!” dissi io.
Lui si avvicinò a me e, senza che me lo aspettassi, mi baciò sulla bocca. Provai una bellissima sensazione che mi attraversò tutto il corpo e che mi fece sentire rilassata. Una sensazione durata solo una manciata di secondi.
“Devo andare dalla mia famiglia. Sono preoccupato per loro.” disse lui dopo essersi allontanato da me.
“Però io…” dissi io un po’ triste.
“Tranquilla, tra due giorni sarò qui. promesso.” Disse Aki sorridendomi.
Dopo quelle parole si mise a correre velocissimo. Andò talmente veloce che io lo vidi solo per un attimo e poi sparì. Averlo sentito parlare in quel modo e le parole che mi aveva detto mi fecero preoccupare. Avrei tanto voluto andare con lui e sapere com’era la sua famiglia, ma non potevo. Mi aveva detto che me l’avrebbe presentata, che mi avrebbe fatto vedere dove aveva sempre vissuto, ma ancora non lo aveva fatto. Avrei tanto voluto scoprire dell’altro insieme a lui, ma come potevo se lui non era con me. Tante domande a cui non sapevo rispondere e che tante cose che volevo sapere… Il suo allontanamento improvviso mi faceva preoccupare ogni minuto di più. Ma non potevo starmene ferma a non fare nulla.
Tornai dentro la casa dove c’erano tutti i feriti, mi avvicinai ad Emma e le chiesi se potevo rimanere altri due giorni ad aiutarli mentre Aki non c’era. Lei, con un sorriso grandissimo e abbracciandomi, accettò e mi ringraziò per l’aiuto che gli davo. Così passai l’intero pomeriggio e l’intera giornata successiva a curare le persone. Gli unici riposi che facevo erano quando uscivo per cambiare l’acqua che c’era nel secchio e che usavo per disinfettare le ferite della persone e durante la notte.
La notte successiva però, la seconda senza Aki, non riuscivo a chiudere occhio neanche per un minuto e decisi di uscire. Mi sedetti per terra davanti alla porta con le gambe vicino al petto e lo sguardo fisso verso il cielo. Guardando il cielo mi veniva da pensare ad Aki. Mi chiedevo dove poteva essere, che cosa stava facendo, come stavano sua madre e i suoi fratelli. Era la prima volta nella mia vita che mi sentivo in pensiero per qualcuno e che non ero con Aki da quando eravamo partiti.
Abbassai lo sguardo e vidi Urushi dandomi le spalle, con le ali aperte e portando una lunga trave di legno. Lo fece per due volte e io non gli dissi nulla rimanendo stupita dell’impegno che ci stava mettendo. Quando si ritrovò davanti a me, mi guardò un attimo e si sedette a fianco a me.
“Ehi Iris, che ci fai qui?” chiese Urushi.
“Oh nulla, non riuscivo a dormire.” dissi io con sguardo un po’ triste.
“Solo questo?” disse lui.
“Beh, Aki se n’è andato via ieri e sono un po’ preoccupata. Lui è andato dalla sua famiglia e anche a me sarebbe piaciuto andare da loro per conoscerli, ma lui non me lo ha permesso. E adesso mi piacerebbe sapere dove si trova e come sta la sua famiglia.” Dissi io.
“vedrai che tornerà.” Disse lui.
“Sì… e tu invece? Hai deciso se vuoi venire via con noi? Oppure resti qui?” chiesi io.
Lui arrossì e non mi disse nulla. Capii che lui non ci aveva pensato.
“Capisco… beh, non preoccuparti, hai ancora tempo per pensarci. Finché non torna Aki io non vado da nessuna parte. Ora però vado dentro per dormire, a presto.” Dissi io sorridendogli.
Lui non disse nulla mentre io tornai dentro. Una volta rientrata andai nell’angolo più lontano della stanza e mi addormentai appoggiata al muro. Dopo poche ore mi svegliai e, come le altre giornate, mi misi subito a curare le persone che c’erano nella stanza alternando ogni tanto con l’andare a prendere l’acqua nella fontanella del villaggio.
Dopo qualche ora di lavoro nel curare le persone nella stanza, la donna che ieri mi aveva portato il riso si avvicinò a me e me ne allungò la stessa quantità di ieri, ma io la rifiutai perché non avevo fame in quel momento. Subito dopo si avvicinò Emma che mi disse qualcosa di particolare.
“Iris scusami, c’è qualcuno fuori che sta correndo qua verso e che continua a pronunciare il tuo nome.” Disse lei.
Le sue parole mi incuriosirono così tanto che lasciai il panno bagnato che avevo in mano, mi alzai in piedi, uscii dalla stanza e mi guardai intorno.
“IRIIIIIIIIIIIIS!!!!” disse una voce in lontananza.
Guardai a destra e non c’era nessuno, a sinistra e non c’era nessuno. La voce che avevo sentito veniva da una sagoma molto lontana davanti a me. Non avevo idea di che cosa fosse eppure si stava avvicinando.
“IRIIIIIIIIIIIIIIIIS!!!!” disse di nuovo quella voce.
La sagoma che vedevo diventò quella di una persona e quella voce lontana riuscii a riconoscerla. Era la voce di Aki che si avvicinava.
“Aki? Aki sei tu?” dissi io.
Non riuscivo a credere di aver sentito la voce di Aki, non mi sembrava possibile. Mentre iniziai a correre verso di lui mi uscirono le lacrime di felicità dagli occhi. Correvo più veloce che potevo come stava facendo lui. Ero così contenta di vederlo che non vedevo l’ora di abbracciarlo e di poter stare con lui. Anche se erano passati solo due giorni, avevo sentito la sua mancanza e un gran voglia di vederlo e di sapere come stava la sua famiglia.
Quando fui davanti a lui lo abbracciai più forte che potevo e anche lui mi strinse molto forte. Un abbraccio importantissimo che riuscì a sollevarmi da qualsiasi preoccupazione che avevo. Un abbraccio che durò circa un minuto poi ci allontanammo.
“Aki, sei davvero tu, non è così? Non sto sognando vero?” dissi io.
“Non stai sognando, sono davvero io. mi sei mancata molto.” disse Aki sorridendo.
“Anche tu mi sei mancato. Ma dimmi, come sta tua madre? E i tuoi fratelli?” dissi io.
“Loro stanno benissimo ed erano contentissimi di vedermi.” Disse lui.
Riprendemmo a camminare verso il centro del villaggio.
“Quanto è lontano il tuo villaggio da qui?” chiesi io.
“è lontano solo qualche ora e sono andato là correndo e senza mai fermarmi.” Disse lui.
“Raccontami della tua famiglia, voglio sapere tutto.” Dissi io.
“I miei fratelli stanno bene, sono felici e si prendono cura della terra che c’è intorno a casa. alcune volte si divertono a giocare tra di loro, ma quando ieri io ero con loro ci siamo divertiti a giocare a nascondino e ad acchiapparci. Mia madre invece è sempre a prendersi cura di tutta la famiglia e della casa. Non appena sono arrivato ho abbracciato forte tutti e abbiamo mangiato insieme. Mi viene da ridere a pensare che i miei fratelli non si staccavano da me, soprattutto Inari.” Disse lui.
“Davvero? Dev’essere davvero bello riabbracciare la propria famiglia.” Dissi io.
“sì, è bellissimo.” Disse lui sorridendo.
Rimanemmo per qualche secondo in silenzio e senza accorgercene ci fermammo proprio davanti alla casa in cui c‘erano le persone ferite.
“Bene Iris, adesso che ne dici se ce ne andiamo da questo villaggio? Io sono pronto per ripartire già adesso.” Disse lui.
“Eh? Adesso? Ma non è un po’ presto?” dissi io.
“e perché no, io non vedo l’ora di ripartire. Mi piacerebbe proprio sapere quale sarà il prossimo villaggio.” Disse lui.
“A me sarebbe piaciuto rimanere ancora un po’ qui ad aiutare… però prima di andare vorrei salutare delle persone. Tu aspettami qui che torno subito.” Dissi io.
Entrai nella casa, mi avvicinai ad Emma e le comunicai che me ne stavo andando. A lei e ad altre persone che mi avevano ascoltato dispiaceva moltissimo, ma fu solo Emma ad accompagnarmi fuori.
Appena usciti notai che c’erano diversi uomini che avevano smesso di lavorare per venire a salutarci. Anche loro sembravano dispiaciuti che noi due ce ne stavamo andando. Tra di loro riuscii ad intravedere Urushi, anche se lui non si avvicinò e non si fece vedere molto.
“È un vero peccato che ve ne dovete già andare e vi ringrazio per l’aiuto che ci avete dato.” Disse Emma.
“Grazie a voi per averci permesso di aiutarvi. Spero che possiate riprendere presto le vostre case e tornare alla vita che avevate prima.” Dissi io.
Io e Aki ci girammo e iniziando a camminare ci allontanammo sempre di più da loro. io mi guardai indietro e vidi che gli uomini se ne stavano andando mentre Emma era ancora là che ci salutava. Vederla mentre mi allontanavo mi rese in un po’ triste e pensavo a cosa potevo fare per tirarla su di morale, ma non potevo tornare indietro. Guardai in avanti e continuai a camminare a fianco ad Aki.
Uscimmo dal villaggio e attraversammo alcuni alberi nel completo silenzio. Continuammo a camminare in silenzio quando a un certo punto iniziai a suonare una strana canzoncina con la voce e ad avere un grande sorriso sulla bocca.
“Iris perché stai sorridendo?” disse Aki.
“Eh? Oh, niente.” Dissi io.
“non può essere niente. Dai, dimmi perché stai sorridendo.” Disse lui.
“È solo che sono felice che sia la mia famiglia sia la tua famiglia stanno bene.” dissi io.
“Anche io sono felice per quello. Piuttosto, come mai eri così felice di vedermi oggi?” disse lui.
Io arrossii e gli dissi: “Beh, erano passati due giorni e non sapevo nulla di te e così avevo iniziato a preoccuparmi.”
“Tu preoccupata? Per me?” disse lui ridendo.
“Si perché? Che c’è di strano?” dissi io.
“No, niente. Davvero nulla.” Disse lui.
“Non è vero perché stai ridendo!” dissi io.
“Okay, va bene. Smetto di ridere.” Disse lui.
Poco dopo sentii una strana presenza provenire da dietro di me e la cosa mi spaventò. Mi fermai di scatto, mi girai indietro per vedere se c’era qualcuno ma non vidi nessuno. Né davanti né ai miei fianchi vidi qualcuno, a parte Aki.
“Iris, che succede? Perché ti sei fermata?” chiese lui.
“No… non è niente.” Dissi io riprendendo a camminare.
“Oh… okay.” Disse lui.
“Aki, come sono i giochi che hai fatto con loro?” chiesi io.
“Giochi? Di quali giochi stai parlando?” chiesi io.
“Prima mi hai detto che quando eri con i tuoi fratelli hai giocato con loro. Mi chiedo… che giochi sono? E come funzionano?” chiesi io.
“Ah, tu dici acchiappiamoci e nascondino! Il primo è quando una persona corre dietro ad un’altra fino a quando non la tocca, mentre nascondino è un gioco dove una persona conta e le altre persone devono nascondersi e cercare di non farsi trovare.” Disse lui.
“Sembrano divertenti…” dissi io.
“Non dirmi che vuoi provare a giocarci? Se è così allora io sono pronto ad iniziare anche subito.” Disse lui.
“Ma ci vuole qualcuno che sappia contare e noi non abbiamo nessuno che lo possa fare.” Dissi io.
Proprio in quel momento sentii di nuovo una strana presenza dietro di me, insieme a un fruscio di foglie. Mi fermai di scatto, mi girai e mi guardai di nuovo intorno per capire da dove poteva provenire.
“Ehi Iris, ma che cos’hai? Che cosa stai guardando?” chiese Aki.
Vidi la figura di una persona in mezzo a un cespuglio poco lontano da me e alla mia sinistra, ma non dissi nulla e feci finta di niente riprendendo a camminare.
“Nulla. Dicevo che per provare a fare i giochi che hai detto serve qualcuno che possa contare e noi non abbiamo nessuno.” Dissi io.
“Questo è vero… però possiamo giocare lo stesso ad acchiappiamoci!” disse lui.
“Eh? adesso?” chiesi io.
“Certo!” disse lui.
“Però io non me la sento granché farlo… anche perché non sono brava.” dissi io.
“Oh, peccato… E pensare che mi sarebbe piaciuto fare quei giochi con te. Pensa che li abbiamo creati nel nostro villaggio. Io e altri ragazzi della mia stessa età ci giocavamo sempre e per tutta la giornata. Io venivo preso pochissime volte anche se spesso correvo dietro alle persone. E poi…” disse lui.
In quell’istate mi fermai  e mi girai di scatto. Proprio dietro un albero vidi Urushi venire colto di sorpresa e cercare di nascondersi dietro un albero.
“Urushi sei tu? Perché ti nascondi dietro un albero?” dissi io. Ma lui non mi rispose e non si mosse.
“Ma mi stai ascoltando? Ohi! Con chi stai parlando?” disse lui.
“Urushi so che sei lì dietro, non nasconderti.” Dissi io.
Lui si spostò dall’albero e si avvicinò a noi due. Il suo sguardo era diretto da un’altra parte.
“Urushi, che bello rivederti! Che ci fai qui? Non dirmi che vuoi venire con noi per i diversi villaggi?” dissi io.
“Beh… in realtà vorrei stare con voi per un po’ in modo da vendicarmi contro quelle persone vestiti di nero  che hanno distrutto il mio villaggio.” Disse Urushi.
“Ma allora sa parlare!” disse Aki molto stupito.
“Certo che sa parlare!” dissi io.
“E allora perché prima non lo aveva mai fatto!” disse Aki.
“Mh, va bene! resta pure insieme a noi quanto vuoi. Ma cosa significa vendicarmi?” dissi io.
“è quando vuoi punire tanto una persona per qualcosa che ti ha fatto.” Disse Aki.
“Oooooh! Ma per uomini vestiti di nero vuole dire le persone dell’Organizzazione Hana?” chiesi io riprendendo a camminare. Subito dopo mi seguirono tutti e due.
“Forse…” disse Aki.
“E chi sarebbe?” disse Urushi.
“Sappiamo solo che sono un gruppo di persone vestite di nero con qualcuno al di sopra che gli dice cosa fare. non abbiamo idea di chi sia questa persona, ma alcuni di loro hanno distrutto il tuo villaggio e altri hanno ucciso il papà di Aki.” Dissi io.
“Già…” disse Aki un po’ triste.
“capisco...” disse Urushi.
Urushi era un ragazzo alto come me, aveva gli occhi marroni, i capelli erano marrone chiaro e sparati verso il cielo, mentre indossava una maglia a maniche corte e un po’ strappata e dei pantaloni lunghi.
Guardai davanti a me e vidi le prime case in legno di un villaggio. Anche se ancora non ne sapevo il nome e non avevo idea di che cosa potevo trovare là, la curiosità mi spinse ad incitare gli altri ad andare sempre più vicino.
“Ragazzi guardate là! C’è un villaggio! Forza, andiamo!” dissi io incitandoli.
“Aspettami!” disse Aki correndomi dietro.
Corsi per 200 o 300 metri trovandomi di fronte alle prime case con un enorme fiatone. Mi fermai di scatto e mi guardai intorno. Pochi secondi dopo mi raggiunsero gli altri ed intorno a me, al contrario del villaggio dove eravamo appena venuti via, le case non erano distrutte. Ma oltre a noi non c’era nessuno.
Non c’era neanche una persona e questo mi sembrò strano. Continuai a camminare guardandomi intorno, anche se non vedevo nessuno. A poca distanza da me vidi delle persone e più mi avvicinavo più notai che loro mi stavano dando le spalle.
“Oh, ecco dov’eri. Pensavo di averti perso.” Disse Aki.
Spingendo appena un pochino riuscii ad arrivare davanti a tutti dove si vedevano delle persone saltare su loro stessi. Poi si sentì una voce comunicare qualcosa.
“BENVENUTI SIGNORE E SIGNORI! BENVENUTI IN QUESTA SFIDA COMPOSTA DA TRE GIOCHI! IL VINCITORE  POTRA’ AVERE QUALSIASI COSA!”
“Giocare? Ehi Iris, partecipiamo a questo gioco! Eddai!” disse Aki contentissimo.
“Eh? però io…” dissi io.
“E dai che ti diverti. Senti, io vado a giocare e se io vinco in cambio voglio una cosa da te.” Disse lui tenendomi la mano e facendo un paio di passi in avanti.
“Che cosa?” chiesi io.
“Questo lo scoprirai.” Disse lui.
“SIETE PRONTI?? SE LO SIETE CHIEDO AI PARTECIPANTI DI METTERSI AL CENTRO DELLA STRADA!!” disse di nuovo la voce.
Aveva un tono maschile e non era chiaro da dove proveniva, ma si poteva sentire da molto lontano. Rimase un paio di minuti in silenzio e, mentre Aki andava a posizionarsi, io mi misi in un punto in cui lo riuscivo a vedere. La persona che parlò a gran voce si spostò poco lontano da me.
“BENE SIGNORE E SIGNORI, LA PRIMA SFIDA È LA CORSA! CHI ARRIVA PER PRIMO AVRÀ UN GRANDE VANTAGGIO NELLA PROSSIMA SFIDA!” disse la voce.
“Chissà di quale vantaggio si tratta… e chissà cosa significa vantaggi.” Dissi tra me e me.
“È un qualcosa di positivo che viene dato per distanziarsi dagli altri quando si gioca.” Disse Urushi a fianco a me.
“Oh Urushi, sei tu. Grazie per avermelo detto.” dissi io sorridendogli per qualche secondo.
“BENE SIGNORI E SIGNORE CHE PARTECIPATE! VI CHIEDO DI METTERVI IN RIGA UNO A FIANCO ALL’ALTRO COSÌ VI SPIEGO LA STRADA DA PERCORRERE! ALLORA, DOVRETE ANDARE IN FONDO ALLA STRADA, GIRARE A DESTRA E SUBITO A SINISTRA, IN FONDO ALLA STRADA CHE VI TROVATE DOVRETE GIRARE A SINISTRA. PERCORRERETE LA STRADA PER ALCUNI METRI E ALLA SECCONDA STRADA CHE AVRETE ALLA VOSTRA SINISTRA DOVETE GIRARE. VERRETE FUORI NELLA STRADA DIETRO DI VOI E IL PRIMO CHE ARRIVA QUI VINCE! SIETE PRONTI? PARTENZA… VIAAAA!!” Disse la voce.
Con quell’unica parola tutte le persone che erano vicini l’uno all’altro, partirono di scatto e iniziarono a correre. Tutti andavano molto veloce e tra i primi vidi davanti a tutti vidi Aki concentrato.
“FORZA AKI!” gli urlai io.
“Non credo che ti abbia sentito. È così lontano...” disse Urushi.
“Può darsi… ma è andato così veloce che non lo vedo più.” dissi io.
Infatti avendo girato a destra non lo vedevo più. Mossi la testa a destra e a sinistra, ma non lo vidi. passò il tempo e il fatto di non vederlo mi fece preoccupare.
“Ehi Iris, che succede? Perché continui a guardarti intorno?” chiese Urushi.
“Eh? Niente, mi guardo Intorno.” dissi io.
“Non è vero, sei preoccupata per lui. Vorresti vederlo, non è così? Sai, io ho un modo per farlo.” Disse lui.
“Di che parli? Qual è questo modo?” chiesi io.
“Vieni con me e te lo farò vedere prima che lui passi di nuovo di qui.” disse Urushi.
In quel momento lui prese il mio polso e mi allontanò dalle persone. Mise le sue mani nei miei fianchi, gli uscirono le ali nere dalla schiena e iniziò ad alzarsi in cielo. All’inizio ebbi un paura, ma si alzò solo fino al tetto delle case intorno a noi.
Un po’ per volta si spostò a destra e fino a che riuscimmo a vedere Aki correre molto veloce. Aveva appena girato a destra e io chiesi ad Urushi di avvicinarmi a lui. Così lui si abbassò fino a farmi toccare terra con i piedi. ci mettemmo in una strada laterale e notai una cosa particolare nella strada che stava percorrendo.
Aki stava arrivando a grande velocità mentre dall’altra parte della strada vidi tre strani bambini giocare tra di loro e mettere degli oggetti appuntiti per terra e mettere una corda da un lato a un altro della strada. Non avevo idea del perché loro stavano facendo quelle cose ma mi era sembrato brutto non dire nulla ad Aki. Proprio in quel momento lui mi passò davanti e si fermò davanti a me per poco tempo.
“Iris, ma che ci fai qui?” chiese lui.
“Sono venuta per sostenerti. Ma piuttosto, stai attento che più avanti degli strani bambini che hanno messo degli oggetti appuntiti per terra.” Dissi io preoccupata.
“Capisco, grazie. Però adesso devo continuare a correre.” Disse lui dandomi un bacio sulla fronte e riprendendo a correre. Io arrossii molto.
Quando arrivò dove c’erano gli oggetti appuntiti, con dei piccoli saltelli lui riuscì a passarli senza problemi e dove c’era la corda tesa in mezzo alla strada, con un salto lungo lui la saltò. Era stato bravissimo e veloce. Chiesi a Urushi di riportarmi dove eravamo prima e lui mise le sue mani sui miei fianchi per poi portarmi in aria e spostarsi.
Mentre mi spostavo notai di nuovo quegli strani bambini in una strada non molto lontano da dove erano prima che stavano mettendo altre corde non molto alte da terra e in mezzo alla strada. Avrei tanto voluto dire ad Aki di stare attento perché c’erano altri ostacoli simili a quelli che aveva appena passato, ma non sarebbe stato in grado di sentirmi.
Tornai dov’ero prima mi rimisi davanti a tutti in attesa di vedere Aki. Solo dopo un paio di minuti vidi comparire Aki e correre dritto verso di me. sembrava essere molto distante da tutti gli altri e lui arrivò primo. Era la prima volta che lo vedevo con un po’ di fiatone.
“E QUESTO RAGAZZO È ARRIVATO PRIMA RISPETTO A TUTTI! COMPLIMENTI GIOVANE RAGAZZO! FRA 5 MINUTI CI SARA’ LA SECONDA SFIDA QUINDI STATE PRONTI!” urlò la voce.
“Bravissimo Aki!” dissi io.
Al suo arrivo tutti si misero ad applaudire e lo fecero a lungo. Io applaudii insieme a tutti mentre Urushi che era a fianco a me non fece nulla. Aki invece si avvicinò a me sorridendo e mi abbracciò forte.
“Hai visto Iris? Sono arrivato primo! Sono riuscito a superare tutti e ad arrivare primo!” disse lui contentissimo.
“Sì, sono contenta anch’io. sei stato bravissimo.” Dissi io sorridendo.
“Non vedo l’ora che inizia la prossima sfida. Chissà come sarà…” disse lui.
“Già… ma guarda, sono già tornati tutti.” Dissi io.
Infatti erano arrivati tutti, ma erano molti di meno rispetto a quelli che erano partiti.
“È vero.” disse lui. Facemmo entrambi un minuto circa di silenzio.
“Dobbiamo pensare a ciò che possiamo chiedere nel caso noi vinciamo tutte le sfide.” Dissi io.
“Giusto. L’unica cosa che mi viene in mente di chiedere è qualche informazione su quell’Organizzazione, però non so se è una buona idea  farlo.” Disse lui.
“E perché no? Può essere una buona possibilità di sapere di più.” dissi io.
“BENE SIGNORI E SIGNORE, È IL MOMENTO DELLA SECONDA SFIDA! LA SFIDA SI CHIAMA TIRA LA CORDA! IN QUESTO GIOCO DOVRETE DIVIDERVI IN DUE GRUPPI E PRENDERE UN LATO DI QUESTA CORDA. NON APPENA SARETE PRONTI VI DARÒ IL VIA PER TIRARE CON TUTTA LA VOSTRA FORZA!” Disse l’uomo con un tono di voce molto forte.
“Oh, è ora che vada a giocare. Vedrai, vincerò anche questa volta. Tu e Urushi rimanete qui e guardatemi.” Disse Aki.
Le persone davanti a noi si divisero in due gruppi e Aki si mise in quello di destra. la corda che l’uomo aveva in mano era molto lunga e arrotolata su se stessa. Aprì la corda e ne diede le due estremità a due persone a caso appartenenti ai due gruppi.
Aki guardò le altre persone che stavano tenendo con entrambe le mani la cora e così lo fece anche lui mettendosi in mezzo agli altri.
“Forza Aki!” dissi io. Lui mi guardò e mi sorrise.
“OKAY, ORA FARÒ IL CONTO ALLA ROVESCIA PER POTER INIZIARE. PRONTI? PARTENZA… VIAAAA!!” Disse l’uomo.
A quelle parole tutti si misero a tirare molto forte verso di loro, compreso Aki. poco tempo dopo il gruppo di persone che erano di fronte a quelli in cui era Aki sembrava in forte vantaggio dato che tiravano molto di più rispetto agli altri.
“OH GUARDATE, C’È QUESTO GRUPPO CHE SEMBRA STIA VINCENDO! NESSUNO DEI DUE SEMBRA INTENZIONATO A FERMARSI! MA GUARDATE CON CHE DETERMINAZIONE QUEST’ALTRO GRUPPO SI STA RIFACENDO!” Disse l’uomo indicando per ultimo il gruppo di Aki.
“Forza Aki, forza! Metticela tutta!” dissi io tutta tesa.
Infatti il gruppo che era insieme ad Aki avevano iniziato a mettere ancora più forza dell’altro gruppo e facendo alcuni passi indietro mentre tiravano la corda sembravano avere la meglio. Diventai molto tesa e iniziai a preoccuparmi quando vidi che Aki stava iniziando a sudare. Capii che lui ci stava mettendo un grande sforzo e che era molto concentrato e io ogni tanto lo incitavo.
“Forza Aki, ce la puoi fare! Ehi Urushi, perché non dici nulla ad Aki?” dissi io.
“Non sono bravo in queste cose, così preferisco guardare e basta.” Disse Urushi.
“Però per una volta potresti farlo. Insomma, devi abituarti a noi.” Dissi io.
Lui rimase in completo silenzio e con lo sguardo fisso in avanti. Guardai anche io davanti a me e vidi che il gruppo di Aki era molto forte. Così forte da essere andato indietro di almeno 4 passi rispetti a prima e il gruppo dall’altra parte erano andati molto in avanti.
“Forza Aki, puoi farcela!” dissi io con il corpo piuttosto teso.
“ANCORA POCO TEMPO E IL GIOCO SARA’ FINITO! A QUANTO PARE GIA’ ADESSO QUESTO GRUPPO STA AVENDO UN FORTE VANTAGGIO RUSIPETTO ALL’ALTRO, ANCHE SE TUTTO PUÒ CAMBIARE VISTO CHE IL TEMPO NON È ANCORA FINITO!” disse l’uomo con tono forte e molto divertito.
Subito dopo il gruppo di Aki tirò molto forte, ma così forte che alcune persone che erano nell’altro gruppo caddero a terra. Aki invece aveva la testa e lo sguardo rivolto verso il cielo, la voce leggermente aperta e il corpo immobile. Era la prima volta che era messo in quella posizione.
“BENE SIGNORI E SIGNORE, ABBIAMO I VINCITORI! QUESTO RAGAZZO DEL GRUPPO VINCENTE INSIEME AL GIOCO DI PRIMA VINCE UN VANTAGGIO DI QUALCHE MINUTO RISPETTO A TUTTI GLI ALTRI! E ORA QUALCHE MINUTO DI PAUSA PRIMA DI RIPRENDERE CON L’ULTIMA SFIDA! LA SFIDA DECISIVA CHE DECIDERÀ IL VINCITORE E CHE POTRÀ CHIEDERE QUALSIASI COSA.” dissi io.
Dopo quelle parole io mi avvicinai ad Aki correndo e, anche se lui era immobile, io lo abbracciai forte sorridendo. Lui rimase per circa 10 secondi immobile poi lentamente abbassò la testa e appoggiò le sue mani sulla mia schiena iniziando ad abbracciarmi forte.
“Iris ce l’ho fatta… ce l’ho fatta.” Disse Aki.
“Sei stato bravo Aki.” disse Urushi.
“Aki sei stato bravissimo. Bravissimo.” Dissi io piena di gioia. Ero così contenta per lui che mi scesero le lacrime dagli occhi.
“Iris perché stai piangendo? Sei triste per qualcosa?” disse Aki.
“No, è solo che… solo che sono felice per te. Così tanto felice che non mi sembra possibile.” Dissi io.
“Anche per me, ma ho vinto. Ora non resta altro che fare l’ultimo gioco.” Disse Aki dandomi un bacio sulla fronte e sulle guance.
“Sì, giusto. Sai Aki, grazie a te sono riuscita a imparare cosa significa la parola sfida. Grazie.” Dissi io sorridendogli.
“Di nulla. Oh giusto, c’è una cosa che voglio ricordarti.” Disse lui.
“Che cosa?” chiesi io.
“Quello che voglio da te se vincerò nel prossimo gioco.” Disse Aki.
“E che cosa vuoi?” chiesi io.
Lui aveva lo sguardo puntato in alto e con un’espressione pensierosa per un paio di secondi. Poi mi guardò e sorridendomi di avvicinò al mio orecchio destro e mi disse qualcosa.
“Un bacio.” Disse Aki con tono basso. Quelle parole mi fecero arrossire molto.
“SIGNORE E SIGNORI, È GIUNTO IL MOMENTO PER L’ULTIMO GIOCO! QUESTO GIOCO SI CHIAMA ACCHIAPPIAMOCI! PER FARE QUESTO GIOCO DOVRETE METTERVI IN GRUPPI DI DUE PERSONE, UNO SARETE VOI E L’ALTRA PERSONA DEVE ESSERE QUALCUNO DEL PUBBLICO A VOSTRA SCELTA! AVETE UN MINUTO DI TEMPO PER DECIDERE CON CHI GIOCARE!” Disse l’uomo con una forte voce e rivolgendosi a tutti quelli che erano alle sue spalle.
“Hai sentito Iris? Puoi giocare anche tu!” disse Aki.
“Ma perché dovrei giocare! Io non sono brava e non so come funziona… per questo preferirei di no.” dissi io.
“se non puoi tu allora verrà Urushi a giocare.” Disse Aki.
“Eh? io? ma io non voglio, è più adatta lei.” disse Urushi.
“Vedi, anche Urushi dice che devi giocare.” Disse Aki.
“Però te l’ho detto prima che io non sono brava…” dissi io.
Lui mi prese entrambe le mani e facendomi camminare in avanti mi disse: “Forza, vieni. Vedrai che ti diverti.”
“SIGNORI E SIGNORE AVETE DECISO IL COMPAGNO PER IL GIOCO? BENE, A QUESTO PUNTO VI DIRÒ COSA DOVETE FARE NEL GIOCO.” Disse l’uomo.
“Stai attenta Iris, adesso spiega cosa si deve fare. Questo è il mio gioco preferito.” Dissi io.
“NEL GIOCO UNA PERSONA DOVRÀ CORRERE MENTRE L’ALTRA DOVRÀ CERCARE DI STARE A DIETRO E PROVARE A TOCCARLO. UNA VOLTA CHE ENTRAMBI VI SIETE TOCCATI UNA VOTA DOVETE FERMARVI IN QUALSIASI POSTO VOI SIETE. IL RAGAZZO CHE HA VINTO LE DUE SFIDE DI PRIMA HA IL VANTAGGIO DI DIMOSTRARE A TUTTI COME SI GIOCA!” Disse l’uomo.
“Cos’è che devo fare?” chiese Aki.
“Devi far vedere a queste persone come si gioca.” Disse l’uomo avvicinandosi a noi.
“mh, facile. Iris, tu devi correre e io ti correrò a dietro.” Disse Aki.
“Però tu sei troppo veloce. Mi prenderai subito.” Dissi io.
“Tranquilla, farò in modo di starti dietro. Appena sei pronta inizia a correre.” Disse lui.
Io ero un po’ dubbiosa riguardo alle sue parole ma iniziai a correre con una lenta andatura. Conoscendo la sua velocità lui sicuramente non andrebbe mai piano come mi ha detto.
Aumentai un po’ per volta la mia corsa e guardandomi indietro vidi che Aki riusciva a starmi dietro. Girai la testa in avanti e pochi secondi dopo sentii una mano toccarmi una spalla. Io mi fermai e vidi che era Aki.
“Bravissima Iris, hai capito come funziona il gioco.” Disse Aki sorridendomi.
“BEH, SPERO ABBIATE VISTO TUTTI COME SI FA IN QUESTO GIOCO! DA QUANDO VI DIRÒ DI PARTIRE DOVRETE CORRRERE E GIOCARE! L’UNICO PUNTO DEL CORPO CHE POTETE TOCCARE È LA SPALLA! E I PRIMI CHE ARRIVANO QUI SARANNNO I VINCITORI DI QUESTO GIOCO! SIETE PRONTI? PARTENZA… INIZIATE IL GIOCO!” Disse l’uomo con gran voce e un gran entusiasmo.
“Beh, è meglio che mi sposto. Ci vediamo dopo.” Disse Urushi.
“Forza, è il momento che corri.” Disse Aki.
Io ero felicissima di essere riuscita a capire come funzionava quel gioco e iniziai a correre più che potevo. Pur avendo il fiatone corsi velocissimo e nello stesso tempo ridevo. Era bellissimo e mi godevo ogni istante. Mi stavo divertendo come non mi ero mai divertita prima di quell’istante in cui stavo giocando. Aki mi stava dietro e correndomi dietro anche lui mi sorrideva.
Continuai a correre veloce per un paio di minuti al massimo senza avere la minima idea della strada che facevo, poi venni toccata alla spalla da qualcuno dietro di me. Mi fermai, mi girai e vidi Aki.
“Ti ho presa. Adesso tocca a me e tu mi dovrai toccare.” Disse Aki sorridendo.
“Va bene!” dissi io.
Era bellissimo il sorriso che aveva. Un sorriso che mi affascinava e mi colpiva ogni momento di più. Un sorriso che ogni volta che lo vedevi mi ricordava qualcuno, ma stranamente non ero in grado di capire chi fosse.
Aki iniziò a correre. Dopo poco tempo corse talmente veloce che non ero capace di stargli a dietro. Mentre correva lui girò a destra ed io lo seguii, ma quando lo feci lui non era da nessuna parte. Sembrava sparito. Smisi di correre e iniziando a camminare lo chiamai, ma non ebbi mai una risposta. Così mi misi a cercarlo intorno e dentro le case che avevo in entrambi i lati. Le case erano del tutto vuote visto che erano andati a vedere i giochi.
Lo cercai e provai a chiamarlo in tutte le strade e sembrava non riuscissi a trovarlo. Alla quinta o sesta casa entrai e guardandomi attorno chiamai Aki. solo il tempo di tre o quattro passi in avanti che una mano davanti a me mi prese e qualcuno mi spostò alla mia destra. inizialmente pensai che fosse qualcuno che fosse rimasto in casa o qualcuno che era venuto a rubare, ma lo scatto così veloce non poteva essere nessun altro che Aki.
“Aki, mi hai fatto prendere uno spavento!” dissi io.
“Scusami, ma volevo coglierti di sorpresa. E poi ti ho toccata.” Disse lui.
Entrambi ci mettemmo a ridere per un po’ poi uscimmo dalla casa.
“Mi sono divertito tanto. Facciamolo ancora!” disse Aki.
“Va bene.” dissi io sorridendogli.
“Tocca prima a me.” disse lui.
Così iniziai a correre più veloce che potevo e nello stesso tempo ridevo. Dietro di me c’era Aki che ridendo continuava a dirmi che presto mi avrebbe preso. Infatti feci in tempo solo a girare a sinistra che venni toccata da lui poco dopo.
“Adesso tocca a me!”  dissi io sorridendo.
“Va bene. allora io inizio a correre.” Disse Aki.
Iniziò a correre molto veloce, forse più di prima. Corse così veloce che io in un attimo lo vidi correre e sparire davanti a me. corsi per una decina di metri poi mi fermai e, come prima, mi misi a chiamarlo. Aki non mi rispose mai e così iniziai di nuovo a cercarlo.
Entrai nelle diverse case e lo vidi poco dopo nascosto dietro un muro. Io non dissi nulla e, cercando di non farmi sentire e vedere, mi avvicinai lentamente a lui. quando fui al suo fianco venni abbracciata da Aki che si trovava dietro di me.
“Ti ho toccata!” disse Aki.
Entrambi ci mettemmo a ridere per un po’. Aki disse che dovevamo tornare indietro e così facemmo ridendo tra di noi. Una volta arrivati nel punto di partenza notai che non c’era praticamente nessuno delle persone che partecipavano al gioco.
“SIGNORE E SIGNORI ECCO I NOSTRI VINCITORI!” disse un uomo con una voce molto forte.
Tutti coloro che erano ai lati della strada prima si misero ad applaudire e qualche secondo dopo si avvicinarono tutti a noi. Una volta vicini ci presero, ci alzarono verso il cielo e iniziarono a gioire.
“COMPLIMENTI A VOI DUE! SIETE STATI BRAVISSIMI. DATO CHE AVETE VINTO I GIOCHI AVETE LA POSSIBILITA’ DI CHIEDERE QUALSIASI COSA VOLETE. QUINDI FATE PURE LA DOMANDA CHE VOLETE.” Disse l’uomo.
Entrambi venimmo messi a terra, ci guardammo per qualche secondo tra noi due e poi Aki fece la domanda su cui aspettavamo dei chiarimenti.
“Beh, noi vorremmo sapere se potete dirci qualcosa sull’Organizzazione Hana.” Disse lui.
Tutti rimasero nel più completo silenzio e nessuno disse nulla. Io in lontananza notai i tre strani bambini che avevo notato durante i giochi. Da tre però ne spuntarono fuori altri sei a fianco e si misero a giocare tra di loro.
“Io ne so qualcosa.” disse un uomo vicino a noi.
“Dicci che cosa sai. Per favore.” Dissi io.
 L’uomo si guardò intorno e poi disse: “Venite con me.”
L’uomo, che era alto poco più di me, ci invitò a seguirlo.
   
 
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