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Autore: elfin emrys    19/05/2019    3 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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I Lamont – Capitolo 6
 
Quando tornarono all’accampamento, Michael, che probabilmente aveva capito cosa era successo fra di loro, ebbe la decenza di far finta di nulla, limitandosi a gettar loro un’occhiata come per dire “Complimenti per esservi mostrati in pubblico”. Merlin arrossì vistosamente nel notare quel dettaglio, mentre Arthur non fece cenno di averci fatto caso, andando dritto al punto e chiedendogli quale, secondo lui, era l’orario migliore per osservare il casolare. Michael propose di andare direttamente durante la notte, ma il re dissentì, proponendo di recarsi nella casa a sera ormai fatta e di comportarsi come se ci si volesse dormire, poiché pareva che fosse l’atto di rimanere dentro la struttura a scatenare l’ira della creatura. Il Lamont parve piuttosto turbato e tentò di far cambiare idea al biondo, il quale, tuttavia, non volle sentire ragioni. Attesero, quindi, fin oltre al tramonto e Arthur spiegò nel dettaglio a Merlin i racconti delle guardie. Il mago, che aveva vissuto a lungo in quella zona, provò a ricordare se ci fossero stati eventi del genere in passato, ma non gli tornava nulla alla mente: se l’essere era antico, chi aveva abitato il casolare aveva saputo come rabbonirlo. Merlin trovava questo ultimo appunto piuttosto rassicurante, poiché l’entità di cui stavano parlando poteva non essere ostile a prescindere, tuttavia, prima di rilassarsi, avrebbero dovuto esserne certi.
Si era fatto buio già da un po’ quando Michael e Arthur si armarono, mentre Merlin si mise addosso una piccola borsa che aveva portato dal villaggio con dentro qualche oggetto per il pronto soccorso e, in un’altra tasca, un po’ di cibo.
I tre entrarono, lentamente, nella casa. Il mago si sentiva come quando, tanto tempo prima, era costretto a seguire Arthur a caccia. Il biondo prese la torcia che aveva usato per la cava quando aveva dovuto seguire la iena, la accese e si guardò intorno. Vedendo l’interno per la prima volta, Merlin rimase sorpreso: l’esterno era rovinato, abbandonato e c’erano delle mura distrutte, ma l’interno era tutta un’altra cosa, era quasi curato, quasi pulito, pareva… Sì, pareva che semplicemente appartenesse a qualcuno che, ogni giorno, invitava molti ospiti. Il mago si passò una mano sulla guancia e sul mento, perplesso. Era la creatura che teneva in piedi la casa? Quale genere di essere aveva la preoccupazione di mantenere così bene il luogo dove viveva, chi o cosa gli veniva in mente che era in grado di legarsi così a un singolo edificio?
Arthur stese delle coperte a terra, come se avesse deciso di dormire in quella struttura, poi guardò i suoi compagni.
-Credo, prima di accamparci definitivamente, che sia il caso di controllare in giro.
Michael annuì, per poi fissare il re molto intensamente.
-Assolutamente.
Merlin alzò gli occhi al cielo alla evidente falsità del tono del Lamont e si avvicinò ad Arthur, seguendolo a distanza ravvicinata, mentre iniziava ad andare nella stanza a destra dell’ingresso con calma calcolata.
Le uniche cose che sembravano regnare nella casa erano il silenzio e l’oscurità. Dovettero passare diverse camere prima di arrendersi e tornare indietro. Arrivati al punto di partenza, Arthur fece loro cenno di andare nell’altra ala del casolare. Là era tutto persino più pulito e la luce della luna entrava, placida, dai fori lasciati dalla finestre mancanti.
Il re era visivamente sorpreso che ancora non fossero stati attaccati.
I due sobbalzarono a sentire un gran rumore. Si girarono di soprassalto, vedendo Michael fissare, impietrito e imbarazzato, un vecchio stipite che aveva fatto cadere quando un chiodo si era impigliato col suo vestiario. Rimasero in silenzio per diversi secondi e, quando non sentirono nulla, Arthur avanzò spostandolo il Lamont dal posto dove era rimasto immobile.
-Muoviti.
Il re era evidentemente scocciato, probabilmente non tanto per il baccano generato, ma perché Michael aveva dimostrato una certa dose di goffaggine che, invece, era meglio evitare.
Girarono l’angolo e salirono delle scale scricchiolanti, ma ancora abbastanza solide da tenerli, fino al piano superiore. Là c’erano poche camere e quello che, un tempo, doveva essere un bagno, dove trovarono, dentro la vasca, delle pezze che dovevano dare la forma di un povero giaciglio.
Arthur si chinò a toccare la stoffa, ma non c’era calore a segnalare che qualcuno vi si era alzato da poco; tuttavia, era certamente stato usato di recente, con tutta probabilità persino fino a qualche ora prima, quindi diedero per scontato fosse la tana della creatura.
Più avanti nel piano c’era un’area crollata e ormai aperta, da cui si vedeva il cielo. Arthur si avvicinò per guardare di sotto, ma Merlin lo afferrò per il braccio, scuotendo la testa: non era saggio affacciarsi quando era ancora possibile che la creatura li attaccasse, anche se ancora non si era fatta viva. Il biondo annuì, capendo immediatamente e tornando indietro, seguito dal mago e dal messaggero Lamont.
Ritornarono di fronte alle scale e iniziarono a scenderle lentamente. Michael quasi cadde all’ultimo scalino, sentendo qualcosa spingerlo da dietro.
-Ma che…?
-L’avete sentito?
Dei colpi provenivano dai muri, sempre più leggeri, come di qualcuno che si stava allontanando velocemente.
Arthur bisbigliò.
-Ci stava osservando…
I tre uomini, uno accanto all’altro, avanzarono; Michael si guardava dietro, per sicurezza, poiché non avrebbe gradito essere nuovamente spinto. Tornarono nella stanza di prima, per trovare lo stipite nuovamente in ordine, risistemato da poco. Arthur si avvicinò a controllare e passò il dito sui nuovi chiodi che tenevano in piedi il legno: gli rimase un po’ di truciolo sulla punta.
Il re sospirò e si guardò intorno, fino a trovare un tavolino.
-Arthur, cosa stai…?
La domanda di Merlin fu interrotta dal rumore del mobile rotto in mille pezzi; il biondo si allontanò dal misfatto e andò verso una ciotola abbandonata, piena d’acqua sporca, per rovesciarla a terra, poi tolse una pietra traballante dal muro e la poggiò altrove. Un forte vento iniziò a spirare dal foro lasciato dal mattone che era stato levato e il biondo si sentì sbalzato via. Merlin allungò le mani, fermando la sua caduta e riportandolo comodamente sul terreno. Il biondo si rimise velocemente in piedi.
-Non è il dormire in casa il problema: è l’utilizzo delle cose.
Il mago sbuffò.
-Utilizzarle non vuol dire romperle!
-Beh, scusa se non abbiamo il tempo di usarle!
Michael li ignorò e prese in mano la ciotola che il re aveva svuotato. Se la rigirò per un attimo fra le mani, poi la lanciò verso Merlin.
-Al volo!
-Come?
La tazza cadde, rompendosi e, nello stesso istante in cui l’oggetto toccò il suolo, Michael fu scaraventato a terra. La folata di vento che gli era arrivata era senza dubbio innaturale, creata appositamente a quello scopo, e questo fece venire qualcosa in mente a Merlin sull’origine della creatura, tuttavia era totalmente preso dal controllare di non venire attaccato e quindi  rimandò indietro il pensiero.
Quando cominciò a sentire il sibilo della folata che arrivava, si girò e mormorò rapidamente qualcosa, incrociando le braccia di riflesso: l’aria si aprì e gli passò ai lati senza toccarlo. A quel punto, avvenne l'inaspettato. Un'ombra uscì dall’oscurità (non sapeva bene da dove) e gli saltò addosso tentando di morderlo o pizzicarlo o graffiarlo. Le intenzioni dell’essere non erano chiare, tuttavia lo scopo era chiaramente di arrivare dove l’incantesimo non era riuscito. Michael, la cui testa era rimasta colpita quando era caduto, rimase lì fermo, non riuscendo bene a mettere a fuoco quello che stava avvenendo e toccandosi la nuca in cerca di sangue, che non trovò.
Arthur era fortunatamente più pronto.
Con un salto, si mise in piedi sopra il mago e prese la creatura per il busto, strappandola dal corpo del moro e buttandola a lato.
-Tutto bene?
-Eh…
Merlin inclinò il capo, come per dire “Più o meno” e si alzò. La borsa si era aperta nella colluttazione e, per questo, gli cadde parte del contenuto. Quando si chinò per raccogliere ciò che gli era cascato e rimetterlo nella sacca, sentì distintamente un singulto provenire dal buio e si bloccò.
La creatura venne alla luce e Merlin trattenne il respiro. Era un esserino alto come un bambino, scuro di carnagione e peloso; gli mancava il naso e al suo posto v’erano solo due fessure che dovevano essere le narici; i pochi capelli pendevano, grigi, dalla testa tozza lungo le guance scavate. Le orecchie a punta e la forma della bocca e del mento tradivano la parentela della sua razza con i Sidhe. Era vestito di stracci scuri e sporchi e il moro sentì un moto di pietà a vederlo in quelle condizioni, anche se sapeva bene che l’essere non avrebbe accettato altro.
Il mago aveva, infatti, finalmente capito di cosa si trattava: non era altro che un brownie, un normalissimo brownie che si era tramutato in boggart quando gli uomini del casolare avevano iniziato a non dargli la giusta ricompensa per le sue fatiche, e Merlin sapeva bene cosa andava cercando, di cosa aveva sentito l’odore.
-Oh! Buonasera, mio buon signore. Siamo profondamente mortificati di quanto è appena avvenuto: non eravamo a conoscenza del fatto che voi foste abitante di questa casa, altrimenti ci saremmo comportati meglio.
Merlin guardò male Arthur, poi allungò la mano per avvicinare alla creatura le focaccine al miele che si era portato dietro.
-Per dimostrare che non volevamo in alcun modo arrecare offesa, vi prego di accettare queste focacce in dono.
Le tese verso l’elfo, che le afferrò e iniziò a osservarle. Gli occhi del brownie non brillavano più di una luce sinistra, ma sembravano rabboniti e, in quel momento, erano solo lievemente luminosi.
-Merlin, cosa sta…?
-Sh.
Il moro tese una mano a tenere lontani Arthur e Michael, che si era appena rialzato, dalla scena.
Quando il brownie smise di mangiare, fissò il mago con aria indagatrice e quello si sentì in dovere di continuare.
-Come ho detto, mi dispiace che siamo entrati nella dimora che proteggete e provo una profonda vergogna per le nostre azioni di poco fa. Anche i miei amici qui vi porgono le loro più sentite scuse.
Il mago si girò verso Arthur e Michael e il suo sguardo fu abbastanza eloquente da far tornare la voce a entrambi. Quando anche loro ebbero porto i loro omaggi all’elfo, il moro continuò.
-Mi chiamo Merlin, ma forse i vostri simili mi possono conoscere meglio come Emrys.
-E io sono Arthur, attuale capo della tribù a nord di qui.
L’elfo parve sorpreso, poi inclinò il capo e assottigliò gli occhi opachi.
-Riconosco le vostre scuse, in onore del nome che portate…
La voce della creatura era sottile e graffiata.
-È qualcosa di antico… Come la forza che mi ha riportato nella mia vecchia dimora.
Arthur subentrò.
-Riportato?
La creatura sorrise e, anche se nelle sue intenzioni doveva risultare genuino, il suo viso si deformò talmente tanto da far sembrare la sua espressione maligna.
-Oh, sì… Tante cose sono ritornate sulle terra nelle ultime settimane, ma… non tutte sarebbero disposte a perdonare azioni tanto gravi quanto quelle che avete compiuto poco fa… Alcune sono amiche di voi umani, anche quando siete maleducati e non premiate il povero Bwbach… Altre, invece, sono malvage, molto, molto malvage.
Il biondo avanzò e l’elfo fece un passo indietro, mantenendosi, quindi, alla stessa distanza.
-Che genere di “cose malvage”?
-Oh, creature dalla natura perversa, che provano piacere nel compiere gli atti più nefasti al solo scopo di eseguirli… Pericolose nei tempi antichi come adesso… e non solo per voi…
L’elfo si guardò intorno e parve farsi persino più piccolo; era spaventato, guardingo e Merlin pensò che non sarebbero riusciti a cavare fuori null’altro al riguardo da lui, perciò poggiò una mano sulla spalla di Arthur, facendogli cenno di ritrarsi.
-Grazie mille, Bwbach. Siamo onorati di avere il vostro perdono. So che questa è la vostra casa e che non la abbandonereste mai, per nulla al mondo; anche gli uomini, tuttavia, hanno bisogno di questo edificio: l’hanno occupato quando voi vi eravate ritirato e…
-E l’hanno distrutto.
-…e l’hanno recuperato, sebbene non fossero in grado di mantenerlo. Gli uomini di oggi sono all’oscuro delle buone maniere e di quale sia il comportamento da tenere di fronte a un vostro simile: una volta spiegato tutto, sono convinto che saranno disposti a riconoscere il vostro grande lavoro.
-Voglio focacce al miele e latte… tutte le sere.
Arthur annuì, continuando il discorso di Merlin.
-E vi saranno date come avete richiesto, in modo da dimenticare questa breve inimicizia a favore di una lunga e solida convivenza. Parlo in nome del mio popolo.
-Questo… lo vedremo domani…
Il mago inchinò brevemente il capo.
-Vi salutiamo e vi lasciamo lavorare: sono sicuro che da oggi in avanti gli uomini saranno ben felici di lasciarvi delle focacce al miele.
-E latte.
Il mago annuì.
-E latte, certamente.
Gli tese le altre focacce al miele.
-Vorrei darvi dono anche di queste, per il disturbo che vi abbiamo arrecato.
Bwbach sembrò piacevolmente colpito e si avvicinò per prendere il regalo. Iniziò a mangiucchiare le focacce e i tre uomini iniziarono a uscire dalla stanza, salutando educatamente l’elfo uno dopo l’altro.
-Aspetta, mago.
Merlin si bloccò all’uscio e la creatura aprì le labbra, esitando un attimo per poi parlare.
-I Sidhe non vi permetteranno mai di compiere quello che volete fare…
-Cosa?
-L’altro re deve morire… È questo quello che il Destino vuole…
Il moro strinse le labbra, percependo un nodo di ira alla gola a sentire quelle parole.
-Destino?
-Fate quello che volete, ma i vostri tentativi non avranno esito… I Sidhe non vi faranno parlare con lo spirito del lago… Ve lo impediranno.
-Non possono impedirmelo per sempre.
L’elfo sembrò sbuffare e indicò la porta.
-Solo alla fine di questo ciclo…
-Ciclo?
-La porta…
Merlin si girò a riguardare l’uscio, non capendo, poi si rivolse nuovamente alla creatura, ma non la vide più.
L’elfo era scomparso.
 
Note di Elfin
Uh oh. Non era nient’altro che un brownie, un po’ come Dobbie di Harry Potter, ahahah. Comunque, cosa intendeva dire Bwbach con “Solo alla fine di questo ciclo”? E che genere di “cose malvage” sono risalite in superficie e qual è il loro scopo? Avanti con le teorie! *applaude*
Mi sono resa conto di una cosa. Nelle note dello scorso capitolo ho scritto che Merlin e Arthur non hanno avuto un rapporto “completo”, ma questo può essere un po’ ambiguo da dire, quindi voglio specificare: intendevo dire che non c’era stato alcun atto penetrativo, ma il rapporto non è stato privo di orgasmo.
Lo scorso capitolo era il ventesimo *^* Siamo arrivati tanto avanti con questa storia, sono un sacco contenta, e tutto grazie al vostro sostegno, più o meno silenzioso, più o meno occasionale <3 Grazie a tutti voi <3
In particolare, come al solito, ringrazio chi ha recensito, cioè dreamlikeviewlilyy e una nuova entry, ScarlettEltanin! Siete meravigliose <3
Ci vediamo domenica prossima :3
Kiss
   
 
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