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Autore: Aesingr    19/05/2019    2 recensioni
"Giovane drago... dove sei finito?"
Con questa domanda ci lascia Ignitus al termine dell'Alba del drago, dopo la sconfitta di Malefor e la scomparsa di Spyro e Cinerea.
Perché il loro nome non appare sul libro dei draghi?
Il loro è stato davvero un sacrificio?
Ma soprattutto... può Spyro amare davvero Cinerea?
______________________
Ali di rubino, corna d'argento, occhi di smeraldo, squame d'ossidiana.
No, non erano queste le sue origini. Lei era qualcos'altro, qualcosa di ben più oscuro. Un frammento d'anima che trovava la pace soltanto nella mera astrazione dell'ombra e della notte, nella tetra e gelida oscurità del vuoto.
Un crepitio, e il guscio si era infranto.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DRAGHI NERI



Il sole, alla nuova alba, non mancò di gettare i suoi caldi raggi in mezzo a fiotti di nuvole sparsi nel cielo. Come ogni mattina, la grotta si tingeva di venature d'ambra, in mezzo all'oasi di verde e d'acqua che circondava la caverna. L'energia emessa dai cristalli incastonati nelle pareti vibrava e pulsava, inondando di bagliori azzurrini l'interno del vano, smussato e levigato in ogni suo più piccolo anfratto.
Un fuoco bianco e lucente risplendeva al centro della caverna, riflettendo le proprie lingue sul pavimento e creando giochi d'ombra ogni volta che vibrava diffondendo candori in quasi ogni angolo della tana.
"Visto che meraviglia? È così splendido..."
Passi leggeri e sinuosi si mossero lungo tutto il perimetro, cadenzando con il ticchettare degli artigli ogni singolo movimento.
"Già. Ogni mattina lo ripetete, signore"
"Oh lo so, è solo che ogni giorno non posso far a meno di ammirare questa morbida luce, pensando a ciò che diventerà. Così limpida, così... magica"
La creatura portò una zampa vicino al fuoco, avvicinando gli artigli al calore delle fiamme. Esse accesero le squame viola che la ricoprivano di una sfumatura purpurea, danzando attorno alla grande gemma da cui scaturivano perpetue come un flusso d'energia inesauribile.
"Certo signore. Ce l'abbiamo fatta"
"Lo so. Anche tu tendi troppo spesso a ripeterti"
L'altro sghignazzò.
"Anch'io non posso fare a meno di compiacermi in effetti. Chi avrebbe mai detto che sarebbe stato così semplice?"
"Semplice non direi. Certo lo sarà stato per te, che non hai fatto altro che adularmi tutto il tempo"
"S... signore, ho guidato le truppe come da voi richiesto, ho piantato i semi e ho spazzato via ogni tentativo di opposizione. Cos'altro..."
"Finiscila, non sopporto quando mi chiami signore. Comunque hai ragione" La creatura allontanò la zampa dal fuoco, voltando lo sguardo verso l'interlocutore. "Non ho dato il giusto peso ai tuoi sforzi"
Le sue labbra si schiusero in un sorriso, mentre gli occhi di nera pece divoravano l'inferno.
"Hai scacciato quei maledetti lama?"
"Certo, gli Atlawa sono stati annientati, assieme alle loro sciocche credenze"
Un passo, un altro. La figura si riportò nella penombra.
"Perfetto. Che mi dici delle talpe e dei loro stupidi alleati guerrieri?
"I pochi minuscoloidi superstiti si sono rintanati sotto terra, non sarà facile trovarli tutti. I tassi invece erano degli ossi duri, ma credo non ne sia rimasto neanche uno"
Un sospiro.
"Ne dubito"
"Signore?"
"Certo non possono resistere a lungo, ma sicuramente non sono ancora scomparsi"
Folate di gelidi venti spirarono all'interno della grotta, incontrando vampe di calore provenienti dalla direzione opposta. Guizzanti flussi elettrici, echi profondi, ombre silenti.
"Questione di tempo, non ne servirà molto"
"Il tempo è qualcosa di immutabile Izric, non va sprecato. Neanche un drago come me può piegarlo a suo piacimento, per quanto possa cercare di ingannarlo"
Sempre più energia si stava convogliando fra quelle solide pareti. La vita che abbracciava la morte, ogni elemento si univa all'altro in una spirale senza fine.
"Eppure sapete che il risultato possibile è soltanto uno"
"I risultati possibili sono molti, sta a noi scegliere di raggiungerne uno in particolare"
Attorno al covo, splendenti cristalli pulsavano di potere. Neanche la chioma del gigantesco albero che li sovrastava, gettando le proprie fronde attorno alla roccia della caverna come per abbracciarla, riusciva ad oscurarli.  Tanto luminosi da poter essere scorti a grande distanza sotto il caldo sole di mezzogiorno, tanto carichi da poter esplodere da un momento all'altro.
Tanto potenti e pieni di vita, da incutere timore perfino alla nera signora. I due draghi si scrutarono negli occhi, le bianche zanne rilucerono come scintille.
"C'è abbastanza energia per rievocarlo, sarebbe inutile indugiare ancora"

Svegliato più dalla tensione che dal riposo, Spyro si destò con i primi chiarori mattutini appena abbozzati. Si ritrovò aggrovigliato a Cinerea, stretta nell'abbraccio in cui l'aveva racchiusa la sera prima.
Rimase ad attendere. Ascoltò semplicemente il regolare respiro della dragonessa e il battito del suo cuore, a pochi centimetri dal proprio; non v'erano che poche ossa e qualche squama a separarli.
A pensarci, era la prima volta da quando la conosceva che si era ritrovato ad addormentarsi così vicino a lei. Quando ancora vivevano al tempio Cinerea era troppo insicura e schiva per potersi lasciar andare, e altre occasioni per riposare come si deve non ce n'erano state. Certo che la vita dell'eroe era dura, soprattutto se l'eroe non era altro che un cucciolo costretto a lottare per salvare un Regno dei draghi in totale declino.
Era curioso di sapere cosa stessero facendo Sparx, Hunter e gli altri. Se davvero il tentativo di contenere l'esplosione li avesse proiettati indietro nel tempo, e non riusciva ancora a crederci, il mondo che avevano appena lasciato stava vivendo i primi giorni di pace da tempi immemori.
Quando la sua storia ebbe inizio, nella spensierata palude accudito dai suoi genitori in mezzo a funghi e algarane, la guerra era già in corso. Ritornare a quei giorni gli trasmetteva un'immensa amarezza, soprattutto perché in fondo sapeva il motivo dei rimorsi di Cinerea.
Lei aveva imprigionato Cyril, Volteer e Terrador, e sempre lei aveva causato i dolori e le sofferenze di cui Ignitus gli aveva parlato. Non glielo avrebbe mai detto, ma al suo posto si sarebbe tormentato allo stesso modo. Le parole dell'eremita ad Avalar non avevano fatto altro che aggravare il grosso peso che già si portava sulle spalle, parlò dei suoi occhi.
Non era certo di poter lenire il rossore delle ferite che lei stessa si era causata seppur non per sua volontà, ma ancor meno era sicuro di poterla capire come avrebbe voluto. Quando aveva chiesto all'Aedo di mostrargli la storia di Cinerea ben poco era riuscito a scorgere e a comprendere. Sapeva che Malefor l'aveva avvelenata con i suoi poteri oscuri, e aveva scoperto che l'influsso negativo l'aveva trasformata prematuramente in una dragonessa dalla forza smisurata e dalle folli ambizioni. Le scimmie seguivano i suoi ordini, in quanto generale dell'esercito del Maestro delle ombre, anche se erano stati loro ad usarla.
Poi venne la notte eterna. Quello che avevano passato nella nave, tra scavenger e pappagalli dalla dubbia moralità, non fu niente se paragonato alla richiesta dell'aedo di nascondersi alla tempesta per poter sopravvivere a quei giorni nefasti. Il successivo scontro con il re delle scimmie, un raggio di luna e...
Il nero.
Ricordava, per quanto offuscato dalla rabbia, il momento in cui aveva perso la ragione. Come disse quel giorno a Cinerea non riusciva a controllarsi, e dubitava ci sarebbe riuscito se la furia avesse preso di nuovo il sopravvento. Più di una volta si sarebbe potuto lasciar andare, liberare tutta la potenza sopita nel suo destino di drago viola, ma aveva scelto una via diversa. Lei lo aveva guidato.
La coda di lei si mosse nel sonno. Le sue labbra emettevano qualche suono ovattato, come stesse rispondendo ad un sogno a cui Spyro non aveva accesso. Pensò che avrebbe dato qualunque cosa per scoprire quali fossero le sue più grandi gioie, e quali invece i più oscuri terrori.
Accostò un orecchio alla sua bocca, come si aspettasse che gli strati del sogno in cui Cinerea era immersa sarebbero così fluiti in lui. I suoni, inizialmente ovattati, cominciarono a delinearsi.
Le parole presero forma, e la udì parlare. Forse cantare:
"Morirei per te,
Attraverserei il cielo per te,
Invia una luce infuocata, per accompagnarmi.
Sei tutto ciò di cui ho bisogno, sei la mia libertà...
Dove i nostri cuori si spalancano,
Dove il nostro legame continua a vivere,
Questo fuoco ci guiderà fino a casa"
Come ipnotizzato, Spyro batté le palpebre a fatica.
Cosa? Che accidenti stava sognando?
Erano quelli i più remoti anfratti della sua mente, in cui si annidava il passato di una spregevole dragonessa oscura?
"Già sveglio?"
La voce di Irasu quasi gli fece prendere un colpo.
Le sue ali saettarono. L'inconscio desiderio di difendere Cinerea e se stesso prese istantaneamente il sopravvento, ottenendo però tutt'altro che l'impressione che voleva dare. Per poco non aveva assestato un ceffone sulla testa della compagna con il ventre dell'ala, in maniera goffa e bizzarra.
La stessa Cinerea a quel punto si destò spalancando gli occhi. Alzò il muso di scatto, centrando con le corna anteriori il mento di Spyro, che non aveva fatto in tempo a togliersi di mezzo. Si rese conto solo dopo diversi secondi di cos'era successo, e scoppiò a ridere nel vedere il drago portare gli artigli attorno alla mascella con una smorfia.
"Spyro! Come mai mi eri così appiccicato?"
Non realizzò minimamente di essersi assopita fra le sue zampe che la consolavano, ma in ogni caso l'avrebbe rimproverato comunque.
"Oh, sai com'è... mi serviva un appoggio" bofonchiò lui ridacchiando.
Cinerea allungò il collo e gli scostò una zampa con il muso, controllando l'entità del danno con un sorriso.
"La tua testa è così dura che nessun corno può scalfirla"
"Arh... infatti mi hai distrutto il mento, non la testa"
Dopo qualche istante di perplessità anche Irasu si era lasciato andare ad una risatina, forse più di scherno che di divertimento. Lo confermò poco dopo, rivolto ovviamente alla dragonessa.
"È così che lo tratti? Dopo che ti ha cullata tutta la notte?"
L'occhiataccia fu inevitabile. La cosa più divertente fu che anche Spyro, all'udire quelle parole, si voltò con fare indispettito.
In barba ad ogni previsione, la risposta di Cinerea fu anche piuttosto garbata.
"Sai che ti ho sognato tasso? Il tuo tempio aveva l'aspetto di una grande noce di cocco"
"Ho sempre sognato di vivere in una noce di cocco" rispose Irasu, fin troppo sinceramente perché la sua apparisse come l'ennesima battuta.
Cinerea inclinò il muso sbuffando.
"Sicuramente. Io ho fame"
Spyro, che invece era interessato all'argomento, si avvicinò curioso.
"Irasu, perché il tuo tempio è così... insolito?"
Il tasso fece guizzare la coda da una parte all'altra, con la sua arma sempre a portata di zampa.
"Per quale motivo sarebbe insolito? I miei compagni ne avevano eretti molti di templi così, le talpe li hanno costruiti in cambio della nostra protezione"
"Talpe?" chiese il drago, tornando con la mente agli scontri sulla nave di quei dannati pappagalli e alla battaglia contro il macchinista.
"Si beh, non ne vedrai molte in giro. I sopravvissuti si sono nascosti diversi metri sotto terra, sperando di sfuggire alla follia di quel mostro"
"Katlas?"
 "No, mia zia"
Cinerea cominciò a trovarlo simpatico. Cioè, un pochino; giusto quanto bastava.
"Da come ne parli, sembra che gli altri templi siano..."
Il tasso si prese qualche secondo per rispondere, incupendosi. Da quando l'avevano incontrato non aveva mai mostrato chiari tentennamenti, ma l'argomento pareva sfiorarlo emotivamente più di quanto cercasse di non dar a vedere.
"Quest'erba, così fresca ed idilliaca, ricopre le rovine di centinaia di costruzioni e i resti di migliaia di corpi. Prima o poi anche la mia casa finirà per essere divorata da quelle maledette erbacce, ma finché avrò vita non permetterò a quegli scellerati di portarmela via"
Sul muso di Spyro si dipinse un'aria malinconica. Perdere la propria dimora non sarebbe stato piacevole in nessun caso, ma in un mondo in cui non era rimasto altro che piante l'idea appariva ancor più spaventosa.
"C'è qualcosa che mi sfugge, Irasu. Se Katlas sta cercando di eliminare la vita ovunque, come fai a nutrirti?"
"Ecco bravo, come facciamo a nutrirci?" gli fece eco Cinerea, agitando la coda. "Devo andare io a raccogliere la colazione, ecco come"
Spyro si voltò a fissarla, poi tornò a concentrarsi su Irasu.
"Di prede ne troverete a volontà, giovane drago simile a Katlas. Non fanno parte del progetto di annientamento"
"Non capisco" ribatté il drago viola, sbattendo le palpebre.
"Non sono loro a spezzare quello che lui chiama equilibrio, bensì quelle come me, come te, e come... lei" concluse in tono grave, indicando Cinerea. Lei ricambiò con una buona dose di adorabile indifferenza. Ci mancava solo cominciasse a fischiettare.
"Intendi... gli esseri senzienti"
Il tasso roteò la coda un paio di volte, poi annuì.
"Si. E ci stanno riuscendo, a sbarazzarsi di noi. Alcune specie sono già scomparse e molte altre se ne andranno. La prossima sarà la mia"
"Mi... mi dispiace. Quanti siete ancora in vita?"
Irasu sollevò una zampa, agitando un'artiglio in direzione del proprio muso.
"Uno"
Spyro impiegò un po' a metabolizzare quelle parole. Si rese conto a malincuore di trovarsi di fronte all'ultimo esemplare di una specie, e per quanto ne ignorasse usanze, costumi e caratteristiche non poté fare a meno di ricoprirsi di un velo di tristezza e sconforto. In effetti non aveva mai visto nessuno d'aspetto simile a Irasu, segno che la loro specie non solo si era estinta con lui ma era persino stata dimenticata.
Rimasero entrambi in silenzio. Cinerea, senza curarsi troppo dei loro discorsi, si era allontanata nella boscaglia in cerca di qualche animale su cui avventare le fauci, mentre alcune farfalle dai vivaci colori svolazzavano a pochi metri sopra la sua testa.
"Irasu, io..."
"Aah giovane drago simile a Katlas, non disperarti per me" lo interruppe il tasso, puntando l'artiglio verso il tempio. "Finché il mio Shien resisterà io combatterò, e finché combatterò proteggerò quelle colonne a qualsiasi costo"
"Cos'è questo Shien? Se ho ben capito è l'energia che abbiamo dentro di noi, giusto? La nostra realtà sembra così diversa dalla tua"
Irasu fece un balzo verso Spyro, saltandogli quasi addosso e avvicinando il muso al suo. Il drago non percepì alcuna minaccia, tuttavia non nascose uno zampillo di spavento.
"L'energia è molto complessa. Lo Shien è potere... puro potere vitale, di cui quegli sporchi vermi vogliono impadronirsi. Ognuno di noi dentro di se possiede del potere, in quantità ovviamente diverse. La nostra specie era una delle più abili nel padroneggiarlo e nell'elevarlo, seconda solo a voi draghi che siete in grado di raccogliere l'energia e trasformarla"
"Intendi gli elementi?"
"Intendo quelli che in te portano calore e gelo, solidità e potenza"
Spyro distese le ali, poggiandole lungo i fianchi.
"Credo di capire, riesci a percepire i nostri poteri.  In Cinerea cos'hai visto?"
Irasu emise un grugnito sommesso, sventolandosi la coda davanti al muso come a muovere l'aria.
"Con lei è più difficile. Potrei suggerirti il respiro, il ruggito, la corrosione e il buio. Sembra tutto molto alterato, anche perché è un drago nero e nessuno sa cosa ronzi nella mente a quelli"
"Draghi neri?" chiese Spyro, sorpreso. "Ne conosci altri?"
Irasu mosse piano il capo.
"Non conosco nessun drago, giovane Spyro. Nessun drago, capisci?"
-Se non altro mi ha chiamato per nome- pensò Spyro accennando un sorriso. Poteva essere anche un buon passo avanti, avrebbe dovuto dirlo a Cinerea.
Si voltò d'istinto verso il sottobosco in cui era scomparsa, preparandosi a vederla tornare con qualche lepre fra le fauci. Sempre ve ne fossero state, certo non si aspettava di trovare gli animali delle Alte pianure o della Ghiacciaia di Dante in un luogo simile.
"Non conosci nessun drago, d'accordo. Ma cos'hanno di speciale i draghi neri?"
Irasu avvicinò ancor di più il muso al suo, poi tornò ad appollaiarsi sull'albero da cui era sceso.
"Non sembri provenire da tempi non ancora trascorsi, giovane Spyro. Sono troppe le cose che non sai"
"Vedi Irasu" si giustificò lui, sedendosi. "La mia storia è un po'... come dire, insolita. Il mio uovo è stato ritrovato da un drago guardiano del fuoco, Ignitus, che mi ha salvato dalla morte ancor prima che nascessi. Tutte le uova nell'anno del drago sono state distrutte, tranne la mia e quella di Cinerea, e poi la mia vita è cominciata in mezzo a una famiglia di libellule"
Così Spyro raccontò di sé, di Sparx, della battaglia con Cinerea, del Maestro delle ombre, dell'Aedo; spiegò dei guardiani, di come fosse stato addestrato per imparare a dominare gli elementi e di come ne avesse perso il controllo durante il suo primo grande scontro; narrò delle sue trasformazioni, della caduta di Ignitus e del cuore del mondo.
Irasu comprese poco a poco che alcune delle specie da lui incontrate erano sopravvissute, e che altre si erano evolute divenendo più o meno ostili. In particolare sembrò incuriosirsi riguardo ad Hunter, che Spyro enfatizzò come valido guerriero e caro amico che li aveva salvati poco dopo il loro risveglio.
C'era un fattore però che lo colpì particolarmente, nella realtà da cui proveniva Spyro di Katlas non v'era traccia. "L'Aedo ha detto molte cose, spesso incomprensibili" aggiunse Spyro con un mezzo sorriso. "Ma non ha mai parlato di un drago viola che fosse vissuto prima di Malefor. Anzi, ha chiaramente detto che Malefor fosse il primo drago viola e ovviamente il più  potente"
Irasu rimase in silenzio ad elaborare le varie informazioni. Man mano che Spyro procedeva nel racconto, il tasso si era fatto sempre più aperto e vivace. Ascoltare quella storia gli aveva dato conferma di quello che aveva solo intuito inizialmente, quel drago aveva combattuto non poco.
"Quello che racconti è interessante, giovane drago simile a Katlas, ma..."
Spyro, per la prima volta da quando si erano incontrati, gli rivolse un'occhiataccia.
"Non sono simile a Katlas. Non voglio essere simile a Katlas, anche se non so nemmeno chi sia"
"Si, certo, perdonami giovane Spyro"
Il drago sogghignò.
"Sembri Ignitus"
"Il guardiano del fuoco? Lui sembra molto più vecchio di me. Non voglio essere simile ad Ignitus, anche se non so nemmeno chi sia" ribatté il tasso ripetendo le sue stesse parole, bofonchiando con fare burbero.
Cinerea non aveva tutti i torti a considerarlo rimbambito.
"Stavo dicendo, prima tu mi interrompessi, c'è qualcosa che nel tuo racconto non mi sembra al suo posto. Cinerea, tu l'hai incontrata che era già un drago nero se ti ho seguito attentamente. Quindi tu non hai mai visto il suo vero aspetto, dico bene?"
Spyro  sgranò gli occhi. In che senso vero aspetto? Per qualche motivo quella domanda suscitò in lui uno strano tumulto di emozioni indescrivibili, come avesse sempre covato in lui la sensazione che in Cinerea qualcosa non andasse. In vita sua non aveva avuto a che fare con altri draghi che non fossero i guardiani, ma l'aspetto di Cinerea che dal primo momento l'aveva affascinato era rimasto quello di una draghetta piuttosto insolita anche dopo che l'ebbe liberata dall'influsso di Malefor.
"Cosa intendi, Irasu?"
C'era qualcosa che non sapeva, qualcosa di molto importante.
"Non si nasce draghi neri, giovane Spyro, si diventa"

Cinerea non si aspettava certo quello che avrebbe trovato. Sembrava impossibile, ma non aveva avuto neanche il tempo di allontanarsi che i guai l'avevano già raggiunta.
Le passò anche la fame. Strani odori e movimenti fruscianti la obbligarono a fermarsi, quando ormai era già distante da Spyro ed Irasu; troppo distante sia per avvertirli che per chiedere aiuto. Non che l'avrebbe fatto, in ogni caso.
La foresta aveva cominciato ad aggredirla senza alcun preavviso, mentre grossi coleotteri, piante e vermi avevano tappezzato il suolo. Si imbatté in un sinistro corso d'acqua dalle tinte inquietanti, come se nel fiume fosse stata disciolta un'acida sostanza violacea e maleodorante.
Dovette prestare attenzione sia ai pungiglioni che ai sottili dardi con cui le bestie la stavano bersagliando, rendendosi presto conto che era tutto fuorché un attacco casuale. Alcuni degli esseri sbucavano da piccoli nidi nascosti fra i cespugli, altri simili a rospi cercavano di colpirla con la loro lunga lingua.
Ciò che più la preoccupava però era un'alta e massiccia creatura, fatta interamente di tronchi e viticci, che la scrutava imperturbabile in mezzo alle fronde. Avanzava a passo lento  e pesante, costeggiando il fiume violaceo mentre il suono delle sue membra che si muovevano produceva tonfi secchi e minacciosi.
Drizzò la coda, sollevò il collo e con un ringhio dischiuse le ali. Era giunto di nuovo il momento di combattere.
-Chi sa quante volte Spyro è finito in simili situazioni- si ritrovò a pensare, compiaciuta. Quel drago aveva affrontato ogni sorta di pericoli, e ben poco tempo aveva avuto per apprendere. Ancor meno per praticare.
Anche lei non avrebbe perso tempo. Non chiedendosi neanche il perché di una così massiccia aggressione, balzò in aria e si scagliò contro gli insetti in volo. Generò un turbine di vento con il rapido battito delle ali, impedendo loro di avvicinarsi e scacciandoli ancor prima che la raggiungessero.
Gli avversari a terra erano un problema soltanto per il loro numero, ma non lo sarebbero stati se avesse prestato attenzione a dove metteva le zampe. Scese in picchiata su due vermi schifosi e li sollevò in aria, gettandoli verso il basso con ferocia preparandosi ad evitare un pugno della creatura di legno che cercò di colpirla prima che fosse tornata in alto. Stava considerando di ignorarli e continuare a volare quando altri coleotteri velenosi le furono addosso, obbligandola a muoversi verso il basso come volessero spingerla dagli altri.
Il mostro emetteva strani versi. Il suo tetro volto intagliato nella corteccia non le incuteva timore, la situazione dannatamente surreale però non era di suo gradimento. Da dove erano sbucati tutti quei cosi?
Appena si era avvicinata a quelle acque era emerso il finimondo. Drizzò il collo e lo puntò sulle bestie sotto di lei, atterrando fra un orda di bestioline impazzite su cui riversò l'energia del suo soffio rosso, con un ruggito che li terrorizzò inchiodandoli sul posto. Il suono della sua voce si espanse tutt'attorno, stordendo gran parte degli avversari, dandole il tempo  di allontanarsi ancora dalla creatura lignea.
Poi sentì una voce.
Questa volta fu lei a rimanere impietrita.
No, non poteva essere.
"Cinerea..."
 
  
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