Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: Dante Vail 1911    19/05/2019    0 recensioni
Vail.
È un cognome antico.
La quantità di aggettivi accomunabili a questa famiglia è estremamente ampia.
C'è chi li chiama "psicopatici", altri solo "impresari".
Ma di sicuro c'è una cosa su cui tutti sono d'accordo quando si tratta con i Vail.
Sono pericolosi.
La lingua può essere tagliente come una spada, ma nessuno ha spade come quelle dei Vail, e di sicuro nessuno sa usarle come loro.
Membri attuali della famiglia: 5 più uno sacrificabile.
Di quanti di loro parleremo?
Bhe, c'è solo un modo per scoprirlo.
[Revamped intro!Also tweaking primo capitolo]
Genere: Azione, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3
A Peaceful Conversation
 
Leggeri lamenti e mugolii, si potevano sentire da sotto una pila di coperte, addizzionate di un peluche sovradimensionato di un panda.
 
Ci furono alcuni movimenti sconnessi dalla matassa di tessuti, fino a che con un'ultima serie di mugolii sonnolenti una figura si alzò senza nemmeno togliersi di dosso ciò che l'aveva tenuta al caldo durante la notte.
 
 
Dopo pochi secondi, le coperte si spostarono da sole scivolando giù dalla testa di un'Uraraka sveglia al massimo per un 35%, con una capigliatura da cuscino da fare invidia alla pettinatura esplosiva di Bakugo.
 
 
Con la testa cascante che sembrava pronta a ricadere nel mondo dei sogni, la ragazza riuscì a voltarsi nella sua buia camera, con gli occhi talmente stretti che quasi sembravano chiusi.
 
 
Avvertendo la fastidiosa sensazione di impastaggio che stava avvenendo nella sua bocca, la ragazza scrutò per qualche secondo il mobile affianco al suo caldo e invitante letto, fino a scorgere la sveglia digitale che vi era sopra, assieme ad una cactacea non meglio identificata in un vaso e alcuni quaderni.
 
 
Il display della sveglia era praticamente non illuminato ma mostrava ora solo i due puntini fra i minuti e le ore, che lampeggiavano fiocamente.
 
 
La ragazza guardò inespressiva i due puntini che lampeggiavano lentamente con una luce sempre più morente.
 
 
Ci mise qualche secondo prima di comprendere l'intera situazione, ma in quel momento la sua mente avrebbe fatto fatica a ricordare il suo nome.
 
 
Ma quando raggiunse la sua conclusione, la raggiunse con il botto.
 
 
I suoi occhi marroni si aprirono completamente in un sguardo di terrore verso la sveglia.
 
 
Istintivamente si fece diritta con la schiena, con uno scatto che ebbe come unico risultato quello di farle tirare una testata contro il soffitto del letto a ponte, costellato di piccole stelline fosforescenti che avevano smesso di brillare da ore.
 
Subito si portò le mani alla testa mugolando dolorosamente, ma poi riprese coscienza della situazione.
 
 
"No no no nononono!" disse liberandosi malamente dalle coperte per poi alzarsi dal letto, ormai completamente sveglia.
 
 
Afferrò con una mano la sveglia, premendo ripetutamente i tasti sopra di essa, ma l'unica cosa che ottenne fu di illuminare ulteriormente lo schermo, cosa che diede il colpo di grazia all'ormai morente batteria, e causò lo spegnimento definitivo del oggetto.
 
 
"NO!" disse lei appoggiando la sveglia sul mobile e cercando tentoni il suo cellulare, trovandolo dove lo aveva lasciato a caricarsi la sera prima.
 
Con un veloce gesto ne aprì lo schermetto ripiegabile che le illuminò fastidiosamente il viso, ma le mostrò anche l'ora attuale: 06:15.
 
 
"RITARDO!!!" riuscì solo a dire la ragazza portandosi le mani ai capelli ed iniziando a discendere nel panico.
 
 
I pochi minuti successivi furono puro caos, durante i quali la ragazzina cercò, con tutta la velocità che aveva, di preparare le sue cose per riuscire a prendere il treno per arrivare a scuola.
 
S'infilò letteralmente la prima roba che le capitò fra le mani mentre faceva due o tre cose in contemporanea, come infilarsi la maglietta mentre si spazzolava i denti e si infilava i calzini.
 
 
Arrivò sull'uscio della porta con una merendina preconfezionata in bocca che avrebbe dovuto spacciarsi per la sua colazione, quando si ricordò fortunatamente di prendere le chiavi di casa prima di chiudersi fuori.
 
 
Benedì se stessa mentre chiudeva la porta per aver preparato lo zaino prima di andare a dormire, e non appena ebbe dato una seconda mandata si lanciò verso la tromba delle scale.
 
 
Si rese conto mentre correva di avere ancora i capelli disastrati dopo la notte, ma decisamente quello era l'ultimo dei suoi problemi al momento.
 
 
 
"Scusate. Scusate. Permesso" chiese la ragazza destreggiandosi tra altri pendolari nella stazione nel tentativo di raggiungere il treno.
 
Sorpassato l'ultimo gruppo di persone vide il veicolo che chiudeva le porte per partire.
 
 
"NO! ASPETTAMI!" urlò come se potesse sentirla mentre gli correva in contro, ma quando ci arrivò vicino era ormai troppo tardi e se ne stava già andando.
 
"Daaaawwww..." disse sconsolata osservando le ultime carrozze che le passavano di fronte cariche di ragazzini in divisa delle medie che la indicavano sbeffeggiandola per aver perso il mezzo.
 
 
Affannata, la ragazza si voltò verso il monitor con arrivi e partenze, ma sapeva già che era inutile perché l'ultimo treno che l'avrebbe portata ad un orario decente era quello che aveva appena perso.
 
Stringendo i pugni scrutò le scritte veloci che passavano sui monitor, ma fu costretta a demordere e a correre fuori dalla stazione per cercare di mitigare il danno il più possibile andando di corsa.
 
Sarebbe stata una faticosa scarpinata che si sarebbe volentieri risparmiata, ma sfortuna voleva che alla prima ora vi fosse il professor Aizawa, che per quanto fosse sempre a dormire prima delle lezioni non si faceva sfuggire un ritardatario per nulla al mondo.
 
 
"Stupida stupida sveglia" disse fra se e se la ragazza correndo per le strade.
 
 
Ma per quanto lei potesse essere in buona forma fisica e motivata ad arrivare il prima possibile, la ragazza fu costretta a fermarsi a prendere fiato, più o meno a metà strada dal suo obbiettivo.
 
Ansimò rumorosamente da appoggiata ad un palo mentre ormai si preparava psicologicamente alla ramanzina del pro hero EraserHead.
 
 
Il rumore di motori attorno a lei, appartenente a motorini, macchine e camion, sembrava prenderla in giro per il fatto che loro non facessero fatica alcuna mentre lei era in affanno e meno efficiente di qualunque di loro.
 
 
Sopratutto uno stava diventando irritante. Non sapeva quasi nulla di motori se non che stavano dentro le macchine e che le facevano muovere, ma a giudicare dal suono che questo faceva doveva essere per qualcosa di tremendamente grande.
 
Un camion probabilmente, o una ruspa per quello che ne sapeva.
 
La infastidiva perché era rumoroso e continuo, e sembrava praticamente nelle sue orecchie.
 
 
Mentre ancora si stava riprendendo, il possessore di quel motore diede improvvisamente gas a vuoto un paio di volte, tirando su i giri e aumentando esponenzialmente il rumore.
 
 
Colta di sorpresa dal fracasso assordante dietro di lei, la ragazza s'irrigidì, per poi voltarsi di scatto pronta a dirgliene quattro a quel disturbatore della quiete pubblica.
 
 
Si stupì nel non trovarsi di fronte un mezzo pesante da movimento terra, ma al suo posto un uomo in completa tuta da motociclista, a cavallo di una moto che anche dall'alto della sua inesperienza sembrava molto costosa.
 
Nonostante la visiera per il sole del casco integrale che indossava non le permettesse di vedere dove stesse guardando, era chiaro che la stesse osservando in quel momento.
 
 
Stupita, e probabilmente sospettosa che potesse trattarsi di un malintenzionato, la ragazza mantenne la calma osservando a sua volta l'uomo e chiedendo: "Le serve qualcosa?".
 
 
Lui la osservò per un istante, quindi mosse una levetta sul manubrio spegnendo la moto, per poi smontare da essa.
 
 
"Abbiamo solo 5 anni di differenza, non serve che tu mi dia del "lei"" disse lui con la voce mascherata dal casco, per poi slacciarlo e levarselo dalla testa, mostrando i capelli biondi rimasti schiacciati da esso, assieme all'occhio sinistro coperto dalla benda.
 
 
Sorpresa, la ragazza disse: "Max-senpai?!?", colta alla sprovvista nel vederlo in tenuta da moto, o anche solo dal fatto che fosse li.
 
 
"Senpai, addirittura. Non è necessario che accompagni il mio nome con il grado sociale che mi affibbi, posso comprenderlo anche di mio" disse lui mettendosi il casco sotto il braccio.
 
 
Non sapendo effettivamente come rispondere, o anche solo se ciò che aveva detto fosse un insulto, una presa in giro, una battuta o altro, la ragazza chiese: "C-che cosa ci fai qui con quella?" incespicando un attimo nel cercare le parole indicando la moto.
 
 
Lui si voltò verso di essa e chiese: "Cosa, la Ninja H2?" rivelandole finalmente quale modello di Kawasaki fosse la moto, non che cambiasse molto dato che non l'aveva mai sentita e non ne vedeva la differenza con una qualunque altra moto.
 
"Stavo andando a scuola, mi sembra ovvio. Suppongo lo stessi facendo anche tu, e a giudicare dai tuoi calzini e capelli devi esserti alzata troppo tardi" disse poi il ragazzo senza aspettare risposta.
 
 
Curiosa del commento sui calzini, la ragazza abbassò lo sguardo ai suoi piedi, notando troppo tardi di essersi infilata un calzino bianco e uno rosa, per di più di lunghezze diverse.
 
Arrossendo vistosamente, cercò di coprire la cosa stringendo a loro le gambe e abbassando leggermente i pantaloni.
 
 
"Ah ah... ah... mi si è scaricata la sveglia e... non mi sono svegliata..." disse quindi massaggiandosi nervosamente la testa cercando di nascondere il rossore.
 
 
"Ti posso dare uno strappo, se ti va bene" disse il ragazzo osservandola mentre cercava di nascondere l'imbarazzo.
 
"Sempre che la situazione di ieri non mi abbia relegato alla lista dei "Non frequentabili"." aggiunse poi appoggiando una mano sul serbatoio della moto.
 
 
Solo in quel momento Uraraka si ricordò dell'intera situazione del giorno prima.
 
Effettivamente guardando il ragazzo che le stava offrendo un passaggio, la prima cosa che aveva pensato non era che fosse uno psicopatico decapitatore di ragazze che parlava di bombe come lei parlava di... e in quel momento si rese anche conto che non c'era un argomento che lei conoscesse come lui conosceva le bombe, o almeno nessuno che le venisse in mente sul momento; ma non era importante.
 
Certo, ora che glielo aveva ricordato, un minimo di risentimento verso di lui lo sentiva, ma probabilmente solo perché non aveva il quadro completo della situazione.
 
Non era una ragazza che portava rancori, ed effettivamente il ragazzo non le aveva fatto niente, se non buttarla a terra durante lo scontro, ma considerando quello che era in grado di fare, si accorse che le era andata liscia e non poco.
 
 
"Hey? Are you still there?" chiese il ragazzo sventolandole una mano di fronte.
 
"Eh...? Cosa...?" chiese lei uscendo dai suoi pensieri.
 
"Allora vieni o no?" chiese nuovamente lui.
 
 
La ragazza si fermò nuovamente per un attimo, raccogliendo le idee, poi però annuì seguendolo con: "Però non ho un casco...".
 
 
"Nessun problema" disse lui per poi allungare la mano destra, nella quale divampò una fiammata arancione, lasciandogli in mano un casco integrale bianco e una costosa giacca da moto di marca.
 
Non sembrò preoccupato dall'usare il suo quirk per strada, ma d'altronde non stava infastidendo nessuno e non gli si poteva dire niente.
 
 
"Scusa per gli adesivi, è di mia sorella" disse poi lanciando il casco alla ragazza che lo afferrò al volo per poi rigirarselo fra le mani e notare una serie di colorati cavallini a volte dotati di corni e ali.
 
"Hai una sorella piccola?" chiese la ragazza osservando i gioiosi adesivi.
 
"No. L'unica che ho è quella che hai conosciuto tu" disse il ragazzo per poi passarle la giacca e avvicinarsi alla moto.
 
 
La ragazza s'infilò la giacca, che per quanto le andasse giusta di busto era lunga di maniche e di petto, e poi passò ad infilarsi il casco.
 
In quel momento, il ragazzo eseguì un vistoso gesto con la mano verso la moto, che fu avvolta da una vampa rovente svanendo in una nuvola di fuliggine.
 
 
Uraraka si fermò dall'infilarsi il casco stupita. "Non dovevamo andare con quella?" chiese.
 
 
Lui si voltò verso di lei e chiese: "Non ne capisci molto di moto, vero?"
 
 
Lei sorrise imbarazzata, poi disse: "Non sono mai nemmeno salita su un motorino...".
 
"Allora è un bene che non abbiamo cercato di andare in due sulla Ninja" disse il ragazzo per poi voltarsi verso la strada ed eseguire un altro gesto con la mano facendo divampare un'altra grande fiammata rovente, che una volta svanita lasciò posto a una moto molto più massiccia della precedente, ovvero una Ducati Multistrada 1260S color rosso Ducati e dotata di bauletti posteriori.
 
 
"Sei bravissimo a creare oggetti diversi" disse la ragazza ammirando il colore acceso della moto, più carino del nero contornato a verde della precedente.
 
"Non le creo, le sposto soltanto" disse il ragazzo infilandosi il casco per poi salire cavalcioni sulla moto.
 
"Come fai a farlo così facilmente?" chiese la ragazza per poi infilarsi il casco.
 
"Se mi metto a dirtelo ora arriviamo in ritardo di sicuro, facciamo dopo?" disse lui, facendole notare che il casco era dotato d'interfono e permetteva ai due di comunicare senza troppi problemi.
 
"Ah sì, scusa" disse lei per poi salire sul sedile posteriore della moto mentre il ragazzo la teneva in equilibrio.
 
 
"Tieniti e non fare movimenti strani. Sei leggera, quindi compensare non sarà un grande problema, però se mi piego e mi contrasti rischiamo di cadere. Piuttosto non fare niente e lascia che sia io a condurre." disse il ragazzo mentre si sistemava il casco.
 
 
Non vedendo niente a cui aggrapparsi, la ragazza  cinse con entrambe le braccia il petto del ragazzo, accorgendosi che nonostante la spessa tuta, la sua muscolatura si faceva sentire, e dato che lui non replicava, capì che era ciò che aveva in mente con "tieniti".
 
 
"Non sono mai salita su una moto, potrebbe farmi paura?" chiese la ragazza leggermente preoccupata.
 
"Vedrò di non andare troppo forte e di non piegare troppo in curva" disse lui per poi accendere la moto, che vibrò sensibilmente sotto la forza del grosso motore.
 
 
"Un'ultima cosa" disse il ragazzo attirando l'attenzione della passeggera.
 
"... Non mi ricordo come ti chiami... faccio schifo con i nomi stranieri..." continuò poi abbassando leggermente la testa.
 
 
La ragazza ascoltò il suo tono, che non sembrava avere malizia e lo faceva sembrare sinceramente dispiaciuto che non si ricordasse il suo nome.
 
Sorrise nonostante lui non potesse vederla, quindi disse: "Mi chiamo Ochaco Uraraka".
 
 
Il ragazzo si voltò leggermente verso di lei e poi disse: "Ciao Uraraka. Io sono Max Vail", nonostante lei sapesse già il suo nome, ma fu carino da parte sua presentarsi a sua volta, nel caso lei non se lo ricordasse.
 
 
Il ragazzo mise quindi la freccia e alzò i giri del motore, per poi infilarsi nel traffico e avviarsi verso la U.A.
 
 
 
 
"Strano, non abbiamo incontrato Uraraka oggi" disse Midoriya mentre camminava affianco ad Iida, ormai quasi arrivati al cancello della scuola.
 
Il ragazzo sembrava stare decentemente, di sicuro meglio del giorno prima, dove si era rotto un braccio e ustionato l'altro, ma a parte una serie di bende su entrambi gli arti, non sembrava avere gravi ripercussioni.
 
 
"Probabilmente è arrivata in anticipo, cosa che avremmo dovuto fare anche noi" gli rispose il ragazzo con gli occhiali mentre ormai erano in fronte all'entrata dell'istituto.
 
 
"Anche se di solito ci aspetta sempre quando arriva prima" gli rispose il ragazzo dai mossi capelli verdi.
 
 
"Beh, potrebbe..." ma Iida fu interrotto dal rumore di un motore.
 
 
I due ragazzi si spostarono di lato, sapendo che spesso ragazzi delle altre classi si facevano accompagnare con qualche mezzo di trasporto, potendo notare una grossa moto rossa con due persone a bordo, una chiaramente vestita per andare in moto, e l'altra solo in parte.
 
 
La motocicletta si fermò in fronte all'arco d'entrata, lasciando il motore bicilindrico a 4 tempi in folle, mentre il passeggero scendeva.
 
 
Con mani tremanti si levò il casco, mostrando di essere un'Uraraka leggermente scossa dal suo primo viaggio in moto.
 
 
"Avevi detto che saresti andato piano..." disse lei osservando il ragazzo ancora sulla moto.
 
Lui alzò la visiera del casco e disse: "Per i miei standard andavo piuttosto piano. Saremmo arrivati dieci minuti fa se avessi guidato come al solito. E poi non è stato così terribile".
 
"Mi tremano le gambe" rispose la ragazza, confermando il suo stato attuale di agitazione.
 
"Solo perché è la prima volta, ci farai l'abitudine" disse il ragazzo per poi abbassare la visiera e prepararsi a ripartire.
 
 
"Aspetta! Il casco di tua sorella!" disse Uraraka sventolando la protezione per la testa.
 
"Lo recupero dopo. Ora devo parcheggiare" disse lui voltandosi, quindi ingranò la prima e partì sgommando per poi discendere il viale a tutta velocità, facendo effettivamente capire alla ragazza che effettivamente si era trattenuto quando portava lei.
 
 
"Uraraka-kun!"
 
Sentendosi chiamare la ragazza si voltò vedendo i due ragazzi che le camminavano in contro.
 
 
"Oh Deku-kun, Iida-san" disse la ragazza per poi sorridere e salutarli con la mano che non teneva il casco.
 
 
"Non sapevo andassi in moto." disse Midoriya osservando la traccia di polvere smossa dal motociclista in lontananza.
 
 
Lei sorrise leggermente imbarazzata portandosi una mano dietro la testa: "Veramente no... non ci ero mai salita prima, ma visto che ero in ritardo Max-senpai mi ha dato un passaggio" disse poi.
 
 
La reazione di Iida alla cosa fece trapelare che probabilmente si era fatto qualche idea sul ragazzo americano dopo il giorno precedente, ma non diede voce ai suoi pensieri dato che fu Midoriya a rispondere alla ragazza.
 
 
"Ah. Non sapevo andasse in moto." disse semplicemente.



"È anche bravo" disse Uraraka mentre i tre s'incamminavano. "O almeno credo... non ci capisco niente di moto" continuò poi leggermente imbarazzata.
 
 
 
I tre ragazzi entrarono quindi nell'edificio, pronti per una nuova giornata d'insegnamenti.
 
 
Per quanto non fossero i primi ad arrivare, di certo non erano gli ultimi, e Uraraka fu felice di aver incrociato Max riuscendo ad arrivare in orario.
 
Fu sorpresa però nel notare che Jenny era già in classe, e li si chiese effettivamente perché i due fratelli non andassero a scuola insieme.
 
La ragazza d'altro canto dopo averla salutata le rivolse la più ovvia domanda che poteva fare: "Are those my helmet and my jacket?".
 
Seguirono poi imbarazzate spiegazioni della ragazza sul come avesse incontrato suo fratello e le avesse offerto un passaggio, terminate poco prima che l'interpellato facesse il suo ingresso nella classe.
 
 
L'aria cambiò all'istante con il suo arrivo. Non ci voleva certo un genio per accorgersi di come l'umore di tutti fosse cambiato, a parte quello di Midoriya, che non poteva sapere gli avvenimenti del giorno prima.
 
Cercò di chiedere delle spiegazioni, ma prima che i suoi dubbi potessero essere risposti, il professor Aizawa fece il suo ingresso nella classe intimando il silenzio e di sedersi per iniziare la lezione, facendo quindi posticipare qualunque conversazione alla pausa pranzo.
 
 
Non ci furono grandi menzioni dell'allenamento del giorno prima, se non per qualche commento sulle prestazioni di Bakugo e Midoriya; e in molti si sorpresero che non ci fosse stato niente riguardo allo scontro fra Max e Jenny, ma nessuno osò chiederne delle spiegazioni.
 
 
La mattinata passò in fretta, fra materie comuni e specifiche per eroi, ma a parte un divertente siparietto nel quale fu Jenny a spiegare certe pronunce inglesi allo stesso professore di Inglese Present Mic, non ci furono momenti notabili che meritavano linee di dialogo.
 
 
La pausa pranzo in fine arrivò, concedendo finalmente un minimo di riposo ai ragazzi, nonché la possibilità di rimuovere alcuni dubbi.
 
 
"LE HA STACCATO LA TESTA?!?!?" sproloquiò scioccato Midoriya fermandosi dal mangiare gli Udon che aveva nel piatto, per non rischiare di strozzarsi.
 
"Con un'ascia..." disse Uraraka fermandosi anche lei dal prendere un boccone del riso al vapore che aveva preso, ricordando la macabra scena che aveva visto sui monitor il giorno prima.
 
 
"Ma... lei stava bene oggi...?" disse confuso il ragazzo.
 
"Il suo quirk le permette di guarirsi le ferite, in qualche modo" disse Iida addentando un rotolino di Sushi, poi dopo aver masticato disse: "però non avrei mai pensato che qualcuno fosse in grado di sopravvivere ad un colpo del genere".
 
"Iida-san, pensavo che fossi molto più arrabbiato con Max-senpai per ciò che aveva fatto" disse Uraraka voltandosi verso di lui ricominciando a mangiare.
 
"Non mi va per niente a genio ciò che ha fatto. Ma non posso passare sopra alla situazione che ha descritto." disse abbassando lo sguardo.
 
"Il fine non giustifica i mezzi. Ma ammetto che chiunque in una situazione simile avrebbe avuto delle difficoltà." disse stringendo i pugni. "Ammetto di non aver seguito la situazione nella sua interezza. Avrei dovuto pensare di più ai dettagli".
 
 
"Se mi ci fossi trovata io... non credo che sarei stata in grado di decapitare qualcuno con un'accetta..." disse Uraraka per poi mettersi in bocca le bacchette con il riso.
 
 
"Un'ascia barbuta..." disse una voce alle sue spalle, facendo voltare tutti e tre i ragazzi.
 
"Max-sempai?" chiesero i tre all'unisono, nonostante ciò che uscì dalla bocca piena di Uraraka non fosse pienamente comprensibile, vedendo il ragazzo in piedi in fronte al tavolo con un vassoio in equilibrio sulla mano destra.
 
 
"Quella che ho usato era un'ascia barbuta, non un'accetta" disse il ragazzo specificando cosa intendeva, poi voltò un attimo lo sguardo e chiese: "Vi infastidisco se mi siedo qui? Credo che quelli dell'altra sezione mi abbiano rubato il solito tavolo".
 
I tre lo guardarono per un istante, finché non fu Uraraka a rispondergli: "Certo, accomodati" per poi fargli leggermente spazio sulla panca scivolando di lato.
 
"Thanks" disse lui sedendosi, facendo notare che sul vassoio c'era una ciotola di Ramen.
 
 
"Scusami per l'ascia. Non sapevo la differenza" disse Uraraka chinando leggermente il capo.
 
"Voi giapponesi vi scusate veramente per tutto" disse il ragazzo voltandosi verso di lei.
 
"Comunque, l'accetta è lo strumento che usano i boscaioli per tagliare gli alberi. L'ascia barbuta è un tipo di ascia da guerra più grossa e con una testa più o meno di questa forma" disse il ragazzo per poi disegnare la forma della testa dell'ascia con le dita per aria.
 
"Ah..." disse Uraraka, ora effettivamente non molto sicura di cosa farsene di quell'informazione.
 
"Ma dubito sarà nel prossimo test di Aizawa, quindi non penso vi servirà come informazione" disse il ragazzo prendendo il sacchetto di carta che lo proteggeva dagli strumenti per mangiare il suo cibo.
 
 
Con un gesto secco lo strappo, lasciandosi sulla mano un paio di bacchette lignee di decente qualità.
 
"Ah fuck..." disse il ragazzo guardando storto le due bacchette.
 
 
Mentre il ragazzo iniziava a cercare di afferrare decentemente i due stecchini, gli altri tre lo osservarono per un attimo.
 
 
Per quanto fosse molto alto, l'uniforme scolastica gli stava a pennello, ma non era difficile immaginare il perché, considerando che c'era gente con conformazioni fisiche ben peggiori della sua.
 
Certo, il fatto che in testa non portasse solo la benda, che di per se non avrebbe stonato troppo, ma anche il grosso cappello marrone che tutti credevano parte del suo costume; effettivamente causava un leggero contrasto di colori non molto alla moda, ma che comunque non sembrava infastidirlo.
 
 
Dopo un tempo decisamente troppo lungo, il ragazzo riuscì ad afferrare nel più o nel meno le bacchette, e con mano tremante si avvicinò al suo piatto.
 
 
Midoriya prese in quel momento aria per parlare, ma venne interrotto ancor prima di poter dire qualunque cosa da Max, che disse: "Se stai per chiedermi "informazioni riguardo ciò che è successo ieri"; allora ti consiglio di farmi prima una domanda più casual, giusto per alleggerire gli animi".
 
 
Il ragazzo si bloccò, sorpreso che si fosse reso perfettamente conto di cosa stesse per dire.
 
 
Vedendo che non rispondeva, fu Uraraka a voltarsi verso il ragazzo e chiedere: "Come mai tu e tua sorella venite a scuola separati?".
 
 
"Questa è una buona domanda" disse il ragazzo mentre osservava con attenzione il suo approccio verso i tagliolini come un artificiere in fronte ad una bomba.
 
 
"Jenny..." disse. "... Che al momento suppongo sia seduta da qualche parte a dar fiato alla bocca..." continuò poi facendo alzare lo sguardo a tutti e tre, che trovarono la ragazza seduta al tavolo assieme ad Ashido, Asui, Koda, Jiro, Sero e Yaoyorozu; ed intenta a enarrare qualcosa con grandi ed ampi gesti delle mani, probabilmente per enfatizzare un momento di grande eccitazione.
 
"... Ha deciso che prenderà il treno per andare a scuola, per il solo motivo di vedere quanto ci impiega qualcuno a riconoscere un "pro-hero" straniero" concluse mentre cercava di sollevare un paio di tagliolini, che però sfuggirono alla sua presa tornando nel brodo.
 
 
"Pro-hero?" chiese Midoriya sorpreso.
 
 
"Le piace ingigantire il suo titolo, ma in realtà ha solo una "Licenza di uso dei poteri"." disse il ragazzo, stupendo gli altri tre per aver usato una lingua che nessuno di loro riconosceva.
 
"È l'equivalente Italiano di una patente di guida per i Quirk. In Italia non esiste la vera e propria professione da "eroe"." continuò poi il ragazzo tentando nuovamente di prendere possesso del suo cibo.
 
 
"Quindi Jenny-kun è già una professionista" disse Iida sorpreso, mostrando come per fortuna l'intera classe si fosse adattata ad usare i nomi dei due ragazzi, onde evitare confusioni sul loro identico cognome.
 
 
"Se per professionista intendi che ha superato un corso che vale meno della metà di questo e che è valido solo in uno stato dell'ex Unione Europea e non vale nulla al di fuori, allora lo siamo entrambi" disse il ragazzo infilandosi la mano sinistra nei pantaloni per poi lanciare sul tavolo un portadocumenti aperto su una tessera magnetica che mostrava la foto di Max e varie scritte in Italiano.
 
 
"Sugoi!" disse Uraraka allungandosi sul tavolo per osservare la tessera.
 
 
"Non così tanto alla fine. Serve solo per non pagare l'autobus e per aprire porte a bassa sicurezza" disse il ragazzo allungando la mano sul tavolo per riprendere il suo portadocumenti.
 
 
"E prima che vi chiediate cosa ci facciano degli Americani con una qualifica italiana, vi dico che è praticamente una tradizione per i Vail avere qualche lavoro in Italia" continuò il ragazzo sollevando un'altro paio di tagliolini, che nuovamente gli caddero, facendolo sospirare.
 
 
Vedendo il ragazzo chiaramente in difficoltà con le bacchette, Midoriya si alzò dicendo: "Ah! Prova a tenerle così" facendogli poi vedere il metodo corretto con le sue, al ché Uraraka disse: "E prova a prenderli in questo modo" muovendogli le mani lentamente.
 
"Thanks..." ripeté il ragazzo, riuscendo con mano tremante a prendere presa su un piccolo gruppo di tagliolini cercando poi di portarseli alla bocca.
 
 
Purtroppo però, per la terza volta essi sfuggirono alla sua morsa, cadendo nel brodo e schizzandogli leggermente il volto.
 
 
Uararaka, essendo la più vicina al ragazzo, si accorse chiaramente che in quel momento stava praticamente ringhiando, fattore accentuato dal sottile filo di fumo che si stava innalzando dal punto in cui teneva le bacchette, unito ad un leggero odore di legno bruciato.
 
"Non ti preoccupare. Tutti all'inizio hanno delle difficoltà" disse sorridendo sinceramente in fronte alle difficoltà del ragazzo.
 
 
"Yes..." disse lui passandosi una mano sul volto, poi continuò dicendo: "do fastidio a qualcuno se uso una forchetta?".
 
 
I tre si guardarono a vicenda, poi fecero ciascuno un segno di assenso facendo capire che non c'era problema.
 
 
"Thanks..." ripeté per la terza volta il ragazzo, ed immediatamente le bacchette furono avvolte in una vampa arancione, scambiandosi con una comune forchetta di metallo.
 
"Much better..." disse, per poi roteare la posata con maestria ed iniziare ad attaccare il suo cibo.
 
 
"Wow..." disse Midoriya osservando la leggera nuvoletta di fuliggine che si depositava a terra.
 
"Ah già. Tu non hai visto il mio Quirk" disse il ragazzo arrotolando i tagliolini come degli spaghetti. Probabilmente non era il metodo corretto, ma in quel momento la fame la dettava da padrone.
 
 
Leggere risatine si poterono udire da un tavolo in lontananza, facendo voltare i tre ragazzi intorno a Max.
 
 
Dal suo tavolo, Jenny stava ridendo gioiosamente, intenta a mostrare con quanta maestria manteneva del Sashimi fra le sue bacchette nella loro direzione.
 
 
"My sister is mocking me for her better understanding of her sticks. Right?" disse il ragazzo con tono calmo mentre mangiava tranquillamente.
 
Gli altri si voltarono verso di lui, sorpresi dalla sua conoscenza della sorella.
 
 
"I could throw her a knife..." disse poi iniziando ad attaccare il maiale nel suo piatto.
 
 
A quell'affermazione gli altri tre si fermarono, Uraraka ancora con la bocca aperta per il boccone che aveva appena preso.
 
 
Alzando lo sguardo, e notando come era fissato da loro, il ragazzo si fermò dicendo: "Oh come on, it was clearly a joke. È passata almeno una settimana da quando ci avete incontrati la prima volta, dovreste aver compreso che 1 su 3, ciò che un Vail dice è una cazzata".
 
 
"Considerando ciò che abbiamo visto ieri. È complicato comprendere cosa siate o non siate in grado di fare" disse Iida alzando lo sguardo solo leggermente mentre prendeva un'altra porzione dal suo piatto.
 
 
Max sorrise con un semplice: "Tsk...", quindi senza alare lo sguardo disse: "This seems like a rather, very passive-aggressive comment on your behalf". Poi, dopo aver masticato un pezzo di carne, disse: "Lo prenderò come un complimento. Ci credete pericolosi".
 
 
Iida sembrava pronto a rispondergli, ma il ragazzo fu più veloce: "Magari se vi spiegassi meglio il mio ed il Quirk di Jenny, comprendereste meglio la situazione?" chiese passando lo sguardo su tutti e tre.
 
"Sì. Potrebbe essere utile" disse Iida mentre il ragazzo racimolava gli ultimi rimasugli di cibo solido nel suo piatto.
 
 
"So..." disse il ragazzo ingoiando l'ultimo boccone. "Basically... Purge by Fire" e detto ciò mise la mano sinistra sopra il tavolo con il palmo verso l'alto.
 
Subito dopo, a un paio di centimetri sopra di essa scaturì una lingua di fuoco arancione, che si estendeva praticamente solo in altezza per circa 20 cm.
 
 
Qualche ragazzo dai tavoli vicini si voltò verso la fiamma del ragazzo, ma non ci furono eclatanti reazioni, d'altronde non era molto più di una fiamma, ed usare i propri quirk non era esattamente vietato, fino a che non si creavano disagi.
 
 
"In generale, dominio sul fuoco. Un potere sufficientemente comune" disse il ragazzo mentre piegava leggermente le dita, cambiando la fiamma, che passò da una fiamma arancione senza ossigeno aggiunto, ad una fiamma azzurra data da una mistura ricca d'ossigeno e mostruosamente più calda.
 
"Posso cambiare la mistura di ossigeno e combustibile, così come il combustibile stesso" disse mentre la fiamma diventava color verde acqua, come se stesse facendo un saggio alla fiamma con del rame.
 
 
I tre ragazzi guardavano curiosamente la fiamma del ragazzo mentre la faceva variare tra una tonalità ed un altra, fino a che non la riportò sul blu e disse: "Inoltre, non sono affetto dalle mie, o da qualunque altro tipo di fiamma" e prontamente mise la mano destra sopra di essa, ora comparabile a quella di un becco di Bunsen.
 
Per quanto interferisse decisamente con la fiamma generando biforcazioni arancioni, era chiaro che il ragazzo non stesse avendo ripercussioni, anche perché in caso contrario si sarebbe ritrovato con un buco nella mano ed un dolore atroce.
 
 
"È molto forte" disse Midoriya mentre il ragazzo toglieva la mano dalla fiamma diretta, lasciandola ora avvolta da fiamme arancioni che non consumavano la sua carne.
 
"Sì. Fino a che non dai fuoco a qualcosa e non ne perdi il controllo" disse il ragazzo chiudendo entrambi i pugni ed estinguendo le fiamme in due piccole nuvolette di fuliggine. "Tendo a non usarlo molto in attacco, perché una volta staccatesi da me diventano molto più difficili da gestire. Posso comunque spegnere piccoli incendi da cassonetto o auto in fiamme, ma non sono in grado di estinguere edifici che bruciano" continuò poi scrollandosi di dosso la fuliggine in eccesso.
 
Immediatamente dopo il ragazzo afferrò la ciotola del suo pranzo, portandosela alla bocca per poi bere il brodo che vi era rimasto dentro, apparentemente non infastidito dalla possibilità di residui di combustione che potevano esservi rimasti dentro.
 
"Comunque io tendo ad usare la parte più utile dei miei poteri" disse appoggiando la ciotola vuota e gesticolando con le mani, quindi afferrò la forchetta con la mano destra e se ne appoggiò le punte sul palmo della mano sinistra per poi strisciarla con forza ed aprirsi una serie di tagli superficiali.
 
 
"Ahi..." disse Uraraka stringendo i denti mentre una piccola quantità di sangue usciva dalla mano del ragazzo.
 
Quasi subito, il liquido scarlatto smise di uscire, venendo soppiantato da una serie di piccole fiammelle arancioni per la lunghezza delle ferite.
 
"E come io posso generare fiamme, le mie fiamme possono generare me" disse il ragazzo mentre le fiammelle si estinguevano lasciando la pelle intatta della sua mano.
 
 
"Pazzesco..." disse Midoriya mentre una mano raggiungeva il suo zaino per estrarre un quaderno alquanto rovinato e mezzo bruciacchiato.
 
 
"Tagli, ossa rotte, perforazioni... più o meno posso guarire tutto ciò che non mi uccide sul colpo, e forse anche qualcosa che lo farebbe, ma non ho mai forzato la mano a riguardo come potete immaginare" disse il ragazzo gesticolando mentre si puliva la mano con un tovagliolo.
 
 
"Con la possibilità di curare ferite sul momento, non solo le possibilità di combattimento, ma anche psicologiche sui criminali cambiano completamente. Si potrebbe..." e i mormorii di Midoriya discesero in niente altro che una matassa incomprensibile mentre scriveva a macchinetta sul suo quaderno.
 
 
Max seguì perplesso i "mormorii" del ragazzo che gli volteggiavano attorno fino ad andarsi a depositare in una pila sconnessa sul pavimento, fino a che Uraraka si piegò verso di lui dicendo sottovoce: "Non farci caso. A quanto pare gli capita spesso".
 
 
Probabilmente accorgendosi di essere disceso troppo nei suoi pensieri il ragazzo si fermò di colpo osservando i tre che a loro volta lo guardavano interrogativi.
 
"Scusatemi tanto. Tendo a perdermi nei miei pensieri" disse subito il ragazzo inchinandosi in fretta.
 
 
"As I was saying..." disse Max riprendendosi l'attenzione. "Mia sorella ha delle caratteristiche simili al mio quirk nel suo" continuò poi.
 
"Controlla anche lei il fuoco?" chiese Midoriya con ancora il suo quaderno alla mano.
 
"Da ciò che ho visto, no." disse Iida.
 
"No. Non controlla il fuoco. Ma in compenso domina il vetro" rispose Max ai due.
 
"Non ne vedo le potenzialità..." disse Uraraka mentre si sforzava di trovare un utilizzo per un potere del genere.
 
 
"Immaginati essere un villain che affronta mia sorella nel quartiere commerciale di Tokyo. Io fuggirei prima che una tempesta di schegge di vetro da grattacielo mi faccia a brandelli" disse, mimando ampi gesti con le mani che probabilmente riproponevano i movimenti che sua sorella avrebbe usato per prendere controllo dei vetri.
 
"Potrebbe causare molte vittime civili" disse Midoriya subito dopo la spiegazione del ragazzo.
 
"Ed è per questo che tipicamente non usa in questo modo i suoi poteri" gli rispose Max. "Tipicamente li usa per coadiuvare il suo stile di combattimento, generando lame o attrezzi, e per curarsi le ferite come me" disse il ragazzo mimando brevi mosse da combattimento.
 
 
"Hai detto però di non essere in grado di curare ferite letali. Significa che tua sorella è più brava di te in quello" disse Iida chiaramente riferendosi al fatto che fosse sopravvissuta ad una decapitazione.
 
"Sì e no" gli rispose il ragazzo, lasciando leggermente confusi gli altri tre. "Anche lei come me non può sopravvivere ad una morte istantanea. È per questo che si è preparata" disse poi appoggiandosi con i gomiti sul tavolo.
 
"Il vetro è molto più semplice da controllare del fuoco. Lui non desidera muoversi e cercare ossigeno e roba da bruciare. Inoltre non inizia ad alimentarsi da solo man mano che s'ingrandisce" disse il ragazzo come se fuoco e vetro fossero due entità reali.
 
"Jenny in ogni momento ha la completa sapienza di ogni pezzo di vetro in un raggio di 300 metri da lei ed ha imparato a sfruttare la cosa" continuò poi tracciando un cerchio sul tavolo per spiegare la cosa.
 
"Come lei può generare vetro da se, il vetro può generare lei. Nelle giuste condizioni, se si rende conto che sta per essere colpita da qualcosa che non può gestire, può ricrearsi in un posto sicuro" disse il ragazzo continuando ad aggiungere le sue spiegazioni di gesti con le mani.
 
 
"Sugoi..." dissero all'unisono Midoriya e Uraraka, poi, la ragazza disse: "Quindi... in pratica non può perdere".
 
 
"On the contrary" le rispose Max cogliendola di sorpresa.
 
"Non è decisamente qualcosa che può fare spesso. Prima di tutto, per farlo deve accorgersi di stare per essere uccisa, inoltre, può rigenerarsi solo da un tipo di cristallo dalla purezza senza pari" disse, per poi disegnare in aria la doppia piramide a base esagonale con le dita.
 
"Le ci vogliono circa 40 minuti per generarne uno, sono monouso e dopo un ora si sgretolano. Inoltre..." disse poi. "... non essendo comparabili a niente in natura, e non potendo essere riprodotti dall'uomo. Il loro valore si aggira intorno ai... 100-150 milioni di dollari al pezzo".
 
 
I tre sgranarono gli occhi, immaginando quanto potessero valere in Yen.
 
 
"Inoltre, rianimarsi la esaurisce, lasciandola in uno stato di sfinimento completo. AH! E nuda" si ricordò di aggiungere il ragazzo, per il solo gusto di vedere i volti di tutti e tre che diventavano rossi, soprattutto quello di
Uraraka, che l'aveva vista camminare mezza nuda, e di Iida, che nonostante si fosse prontamente voltato il giorno prima, qualche occhiata gli era involontariamente sfuggita sulle forme della ragazza.
 
 
Di colpo, il ragazzo dai capelli blu scuro si alzò, per poi piegarsi in un inchino verso Max, che colse di sorpresa tutti e tre gli altri ragazzi.
 
"Perdonami per aver visto tua sorella senza vestiti. Non era assolutamente la mia intenzione" disse il ragazzo con tono serio mantenendo l'inchino.
 
 
Max lo guardò per un attimo sorpreso, quindi disse: "Umh... Perdonato...? anche se non è esattamente un qualcosa per cui ci sia bisogno di scusarsi?".
 
 
I tre lo guardarono curiosi, mentre Iida tornava seduto.
 
"Che intendi?" chiese Uraraka, non sapendo che probabilmente se ne sarebbe pentita.
 
 
"Bhe, chiaramente avrete notato che mia sorella di corpo ha poco da invidiare a molte altre ragazze, nonché la sua esuberante personalità. In pratica ciò che intendo è che più di metà dei suoi amici non la riconoscerebbero da vestita e di foto sue l'internet non ne è esattamente sguarnito" disse con tranquillità il ragazzo.
 
 
I tre non ebbero il tempo per arrossire d'imbarazzo che una voce femminile arrivò verso il tavolo.
 
 
"HAVE YOU STARTED BACK AGAIN IN GIVING ME OF THE HOE???" proveniente da una Jenny girata verso il loro tavolo.
 
 
"Actually, no. Because that will imply that I'd stopped at a certain point." disse Max voltandosi verso di lei appoggiando il braccio sinistro sulla panca, al cui la ragazza rispose alzandogli il dito medio.
 
 
"She is lovely, today" disse il ragazzo voltandosi indietro verso i tre, che ora guardavano in direzioni a caso in cerca di un argomento alternativo.
 
 
In quel momento però un flash colpì Uraraka.
 
"Max-semp... Max... come mai Jenny-sempai non usa il suo quirk per il suo braccio?" chiese la ragazza fermandosi prima di usare un onorifico sul ragazzo, ricordandosi che non gli piacevano, ma comunque mantenendo un tono estremamente rispettoso, immaginando che fosse un argomento delicato.
 
 
Effettivamente il sorriso del ragazzo s'incrinò leggermente sentendo quella domanda, ma rispose comunque.
 
"È successo prima che imparasse a farlo. Così come per il mio occhio. Le ferite rimangono ferite. Se non le trattiamo in fretta restano permanenti" disse guardando un punto indefinito con l'unico occhio che aveva.
 
 
Midoriya sembrava confuso da quella domanda, ma Max fu pronto a dare risposta ai suoi dubbi.
 
"Mia sorella non ha il braccio destro. Ha una protesi meccanica da 112 milioni di dollari, ma non te ne renderai conto se non d'estate, quando indossa maglie a maniche corte." disse guardando il ragazzo, con un tono neutro che non lasciava trasparire emozioni.
 
 
Calò il silenzio sul tavolo. Sicuramente almeno uno dei tre al tavolo avrebbe voluto chiedere cosa fosse successo ai due ragazzi per causarsi quelle ferite; ma in quel momento sembrava davvero un argomento troppo delicato da aprire.
 
E quindi ci furono alcuni momenti d'imbarazzante silenzio.
 
 
"Caffè?" chiese Max.
 
 
"Oh... no grazie"; "Non sapevo nemmeno lo facessero..."; "Magari la prossima volta..." dissero i tre uno sopra all'altro per cercare di rimuovere il silenzio, causando solo un altra serie di sguardi imbarazzati.
 
 
"Ok... only one then" disse Max alzandosi dal suo posto.
 
 
 
Non riuscì però a fare che due passi prima di essere nominato da una voce familiare.
 
 
"Max-sempai..."
 
 
Senza fretta, il ragazzo si voltò, notando Yaoyorozu e Ashido che lo osservavano.
 
 
"Well... isn't this a surprise..." disse il ragazzo girandosi completamente verso di loro infilando le mani nelle tasche.
 
 
"Max-sempai, noi..." ma Ashido fu fermata dal ragazzo.
 
 
"Solo Max va più che bene. Non mi piacciono gli onorifici" disse lui osservando le ragazze.
 
 
Decisamente era più semplice parlare con loro guardandole negli occhi ora che non indossavano i loro succinti costumi da eroine.
 
Specialmente Yaoyorozu, che nonostante avesse solo 15 anni, non solo competeva, ma direttamente batteva in dimensioni pure la stessa Jenny.
 
Non che Ashido fosse da meno, ma con lei almeno si poteva aprire un dibattito a riguardo.



"Max..." cominciò a dire Yaoyorozu, ma si fermò nel non dire l'onorifico, come se le venisse difficile.
 
 
Notandolo, il ragazzo disse: "Or, you know, you could use it if it is so unbearable".
 
 
Capendo che il ragazzo se ne era accorto, la ragazza scosse la testa dicendo: "No-no... va bene. Non è questo il punto..."
 
 
"Ed il punto sarebbe...?" chiese il ragazzo appoggiandosi al bordo di una panca.
 
 
"Noi volevamo scusarci con te" disse Ashido ed immediatamente dopo le due ragazze si inchinarono di fronte a lui.
 
"Ti ho fatto torto ieri. Dicendo che non conoscevi gli ideali di un eroe. In realtà ero io a non essermi resa conto della situazione" disse Yaoyorozu con tono mortificato.
 
"Io invece mi sono fatta prendere dalla foga del momento. Ti ho dato contro solo perché le altre lo stavano facendo. Dando sfogo alle mie emozioni senza pensare" disse Ashido con tono se possibile più mortificato di quello della sua amica.
 
 
"Perfavore perdonaci. Non dovevamo dubitare delle tue intenzioni" dissero insieme le due ragazze mantenendo l'inchino.
 
 
Il ragazzo le guardò leggermente stupito. Poi esordì con un semplice: "Tsk..." ed una leggera risata, seguendolo poi con: "Ragazze, alzatevi. L'ultima cosa che voglio è che vi mettiate in imbarazzo di fronte all'intera scuola".
 
 
Le due si guardarono per un attimo, per poi farsi diritte e osservare il ragazzo. Non sembravano infastidite dagli sguardi curiosi dei membri delle altre sezioni, probabilmente avendo messo in conto che avrebbero attirato l'attenzione.
 
 
"Sapete, è alquanto divertente..." iniziò a dire Max estraendo la mano destra solo per gesticolare alle sue parole.
 
"Noi Americani, stiamo aspettando delle scuse ufficiali dal Giappone, riguardo Pearl Harbor da circa... 243 anni. E mi chiedo il come, considerando che in due giorni ho ricevuto l'ammontare di scuse che riceverei in un anno" continuò poi.
 
"Ma sto andando fuori argomento. Ciò che voglio dire, è che non sono arrabbiato con voi, e non ho niente contro di voi in generale" disse indicando le due ragazze così come i tre al suo tavolo che seguivano il suo discorso.
 
 
"Ieri però sembravi..." cominciò a dire Ashido, ma il ragazzo la interruppe dicendo: "Ovviamente ieri ero arrabbiato. Ma d'altro canto ero appena uscito da uno scontro difficile. You know it is not that easy to stay calm when you have adrenaline in the blood and you fucking spent 15 minute pumping fucking fire into your muscle to multiply your strength".
 
 
"Puoi farlo?" chiese Midoriya interrogativo.
 
 
"Sì, ma non è importante ora" disse lui voltandosi verso i capelli verdi del ragazzo.
 
 
"Quello che è importante, è che voi non avevate torto" ricominciò il ragazzo voltandosi verso le sue due compagne di classe, colte leggermente di sorpresa dall'affermazione del ragazzo.
 
"Nonostante abbia vinto io l'argomento. È un vostro diritto ed un vostro compito andare contro alle azioni di altri eroi. Anche se non servisse, almeno dimostrereste che non tutti gli eroi sono disposti a raggiungere certi livelli" disse Max osservando le ragazze con uno sguardo estremamente leggero, per niente comparabile a quello terrificante che aveva rivolto loro il giorno prima.
 
"Spero almeno che l'intera situazione non mi abbia chiamato fuori da ogni relazione di classe" disse il ragazzo avvicinandosi di un passo per poi porgere la mano destra alle ragazze.
 
"Potremmo sempre ricominciare da capo" disse poi fermandosi in attesa di una risposta.
 
 
Yaoyorozu guardò la mano per un attimo, poi disse: "Prima che la stringa, rispondi ad una domanda..." quindi alzò lo sguardo fissandolo sull'unico occhio del ragazzo.
 
 
"Rifaresti ciò che hai fatto ieri, sapendo che l'avversario non ne potrebbe uscire?"
 
 
C'era convinzione nella voce della ragazza, ed ora scrutava lo sguardo del ragazzo per cercare di comprendere appieno la veridicità delle sue prossime parole.
 
 
Lui non esitò continuando a sua volta a guardare la ragazza negli occhi.
 
 
"Solo se fosse necessario" disse poi senza cambiare espressione o esitare.
 
 
Ci furono alcuni momenti di silenzio, nei quali gli occhi neri della ragazza scrutarono a fondo quello azzurro di lui.
 
 
Alla fine però, anche lei allungò la mano destra, stringendo quella del ragazzo.
 
 
Lui sorrise, per poi dire: "Max Vail. Molto piacere" con un tono molto più gioioso e amichevole.
 
"Momo Yaoyorozu" disse lei.
 
"It will be a tough one to remember..." disse sconsolato lui abbassando le spalle, per poi lasciare la stretta e porgerla all'altra ragazza, che in fretta la strinse dicendo: "Mina Ashido".
 
"Posso aggiungere qualcosa?" chiese il ragazzo lasciandole la mano e voltandosi verso Yaoyorozu, che lo guardò interrogativa.
 
"Ieri, stavi per cercare di fermarmi con un manganello..." disse osservando la ragazza che arrossiva leggermente ricordandosi le sue azioni del giorno prima.
 
"...Ecco, magari la prossima volta prova con una mazza ferrata. Potresti avere qualche possibilità" disse il ragazzo con un tono per niente intimidatorio, che sembrava un reale consiglio.
 
 
Non sapendo cosa si aspettasse come risposta, la ragazza annuì lentamente, e sembrò bastargli.
 
 
"Good..." disse il ragazzo voltandosi verso il banco della mensa.
 
 
"Now I would really like some..." ma un improvvisa campanella di fine ora di pranzo gli troncò la frase.
"... coffee..." concluse lui perdendo tutto il suo entusiasmo.
 
 
"Poor brother didn't get his caffeine" disse una gioiosa Jenny passando le in mezzo alle due ragazze dietro di lui per poi colpirlo sulla nuca con una manata e dirigersi verso la classe.
 
 
"I swear. Next time I will ensure to shove a spear straight up your a.." ma la sentenza del ragazzo fu interrotta da Yaoyorozu che impettita disse: "No!" dimostrando di avere una conoscenza più che sufficiente dell'inglese per comprendere dove volesse andare a parare, fermandolo prontamente.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Dante Vail 1911