Fumetti/Cartoni americani > I Guardiani della Galassia
Segui la storia  |       
Autore: MeliaMalia    19/05/2019    1 recensioni
Ambientata dopo Endgame. CONTIENE SPOILER.
SPOILER DI ENDGAME!
Però Gamora si sente ugualmente disallineata da se stessa. Per lei i cambiamenti sono tanti. Sono troppi.
Ha trovato una sorella. Nonostante la stesse cercando nello sguardo di Nebula da anni, ritrovarsene all’improvviso una al proprio fianco l’ha destabilizzata.

Dopo la battaglia con Thanos, Gamora sparisce dai radar dei guardiani. Peter desidera ritrovarla, ma scandagliare una Galassia non è semplice neppure quando sei l'uomo più disperato e determinato al suo interno.
Genere: Avventura, Commedia, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO TERZO














My love is alive
Way down in my heart
Although we are miles apart
If you ever need a helping hand
I'll be there on the double
Just as fast as I can
Ain’t no mountain high enough – Marvin Gaye








Aveva immaginato di rivederla ancora ormai almeno un centinaio di volte. Fantasie che si era concesso ascoltando la sua amata musica a tutto volume. Alcune dal sapore romantico, dove Gamora accettava d’essere la sua compagna per vita dopo giusto un paio di parole al miele sussurrate sulla sua pelle alla luce d’un tramonto; altre dal tono epico, dove lui la ritrovava appena in tempo per salvarla da un malefico, sadico nemico pesantemente armato e lo combatteva a petto nudo con la ferocia d’un vichingo, per poi afferrarla e baciarla di slancio.
Qualche volta aveva sognato il tutto a tema musical. Con delle coreografie davvero niente male, per essere onesti.
Ma mai, in nessuna delle sue fantasie, aveva immaginato una cosa del genere.
Gamora stava tentando di mettersi in comunicazione con lui.
Peter Quill si trovava sul ponte di comando della Milano e fissava come un ebete lo schermo principale, laddove il volto della persona che più desiderava incontrare in tutta la galassia svettava come schermata di anteprima per una chiamata in arrivo.
“Guarda un po’...” esalò, rivoltò all’unico altro membro della squadra presente. Ovvero, Rocket.
Il procione alzò gli occhietti scuri, vide la novità e arricciò il naso dal pelo castano. “Guarda un po’, davvero.” commentò, pensieroso. “Chi non muore si rivede. E anche chi muore, in questo caso.”
In una situazione normale, Peter avrebbe espresso la sua disapprovazione per una battuta di così cattivo gusto. Ma i sentimenti che stava provando erano così intensi da riuscire a provocargli un sinistro ronzio nel cervello.
“Dio. Che faccio?”
“E che vuoi fare? Rispondi.”
“Giusto!”
“Dì un paio di cose maschie e tormentate, falla tornare da te così la smettiamo di ascoltare solo canzoni deprimenti.”
“Zitto. Adesso rispondo.”
“Non farlo con quell’espressione. Sembri patetico e disperato.”
“Non è che lo sembro. Lo sono.”
“Sarà un disastro.”
Con dita tremanti, egli accettò la comunicazione.
Il volto di Gamora apparve nello schermo. Aveva un bel bernoccolo sulla fronte e la sua espressione non indicava l’intenzione di voler condurre una conversazione civile.
“Che...?” iniziò l’uomo, colmo di preoccupazione.
“COSA ACCIDENTI AVETE COMBINATO SU RODDEL?” gli urlò addosso lei, così forte che la sua voce risuonò in tutto il ponte di comando, rimbalzando sulle pareti in metallo.
Peter abbassò gli occhi e si scambiò un’occhiata con Rocket. Quest’ultimo fece spallucce.
“Roddel...?”
Gamora alzò i polsi, mostrandoli al suo interlocutore. A quanto pare l’avevano ammanettata. Eppure le era stata concessa quella chiamata, il che voleva dire soltanto due cose: o l’aveva presa in custodia il rappresentante di una qualche forza dell’ordine, o qualche losco figuro che mirava a spremere un po’ di soldi ai celebri Guardiani della Galassia.
“Sono nel sistema solare ODXF-7” abbaiò ancora la donna dalla pelle verde, con livore. “A quanto pare, da queste parti non siete i benvenuti. A QUANTO PARE avete combinato qualcosa capace di far infuriare gli abitanti di UN INTERO PIANETA!”
“Roddel!” esplose Rocket. “Ma sì, ora ricordo. Quill, il pianeta del Dolce Fornello!”
“Il pianeta del Dolc...” dapprima spaesato, Starlord parve rimembrare a sua volta qualcosa. Impallidì e si girò a fissare la donna in comunicazione con lui. “Oh no. No, no, no. Il pianeta del Dolce Fornello! QUELL’INFERNO!”
“Ma di che state blaterando?” fece ella, lievemente perplessa. “Siete ubriachi?”
“Gamora” domandò Peter, ancora più preoccupato di prima. “Ti trovi su Roddel?”
“Contro la mia volontà” sputò l’aliena. “Sono stata intercettata, identificata e addormentata con del gas soporifero. Mi sono risvegliata in manette!”
“Tipico di Roddel” commentò Rocket, cupo. “Quel luogo è un postaccio.”
“Il peggiore” annuì l’umano, torvo.
“Questa è tutta colpa vostra! Che avete combinato a queste persone? Sostengono che abbiate un debito da pagare risalente a ben a sette anni fa!”
“Oh, sì” annuì Starlord. “Lo abbiamo. Enorme, anche.”
“Per questo non siamo mai più andati da quelle parti.” Fece eco Rocket, pratico. “Avresti dovuto tenerti lontana da quel sistema solare.”
“IO NON NE AVEVO IDEA!”
Tanto baccano fu in grado di richiamare il resto dell’equipaggio. Mantis e Nebula arrivarono quasi in contemporanea, seguite da Drax. Tutti e tre si fermarono come inebetiti, fissando lo schermo.
“Che cosa ti è successo?” domandò Nebula, senza scomporsi più di tanto.
“Gamora, ciao!” strillò Mantis, salutandola con un gesto colmo d’entusiasmo. “Ti ricordi di me? Noi siamo grandi amiche!”
Gamora aggrottò la fronte. Poi tornò a rivolgersi a Peter. “Mi hanno concesso di mettermi in comunicazione con voi perché vogliono che paghiate il debito. Altrimenti mi tratterranno qui. Come schiava. Per sempre.”
“Sì, tipico di quel pianeta maledetto” annuì l’umano, fissandola con intensità. “Tranquilla. Veniamo a prenderti.”
“Non voglio tornare là!” scosse il capo Rocket.
“Gamora” intervenne ancora Mantis, cercando di risollevare un po’ il morale alla donna nello schermo. “Vedere i nostri volti familiare potrebbe essere un ottimo stimolo visivo per la tua memoria. Ti torna in mente qualcosa?”
Il procione sospirò, tentando di radunare un po’ della sua già scarsa pazienza. “Non soffre di amnesia” spiegò, per quella che sembrava la centesima volta. “Viene dal passato e non ha idea di chi siamo noi.”
“Capito” annuì l’altra, quando in realtà non aveva capito affatto. “Forse dovremmo farle annusare qualcosa di forte. Gli odori sono finestre per la memoria, dicono.”
“Usiamo i miei calzini” propose Drax. “O muore, o ricorda anche il giorno in cui è nata.”
Gamora non poteva credere al dialogo a cui stava assistendo. “Siete...” boccheggiò, basita. “... Dei completi idioti.”
“Io sono Groot?” l’ultimo membro dell’equipaggio giunse in quel momento, le mani legnose che tenevano il solito gioco elettronico. Emetteva una musichetta così odiosa che chiunque dei presenti avrebbe dato un braccio per poterlo scaraventare nel vuoto cosmico dove stavano viaggiando. Alzò il volto e vide Gamora nello schermo. “Io sono Groot?”
“No, Groot. Non chiama perché vuole tornare a viaggiare con noi” sospirò il procione, con voce più dolce.
“Potremmo concentrarci?” interloquì Peter. “Gamora si trova su Roddel, adesso. L’hanno catturata e vogliono... beh, sapete cosa vogliono.”
Drax si fece subito serio. “Roddel” sputò, con voce bassa e vibrante di rabbia. “Quel postaccio.”
“Credevo non l’avremmo più visto.” balbettò Mantis, facendosi piccola piccola.
“Vogliono che andiamo a pagare il nostro debito.” Ringhiò Starlord, appoggiandosi allo schienale della propria sedia, le braccia conserte e il corpo teso.
“Rocket mi ha parlato di quel pianeta” mormorò Nebula, scuotendo il capo. “Non sperate nel mio aiuto. Resterò in orbita, al massimo. Ma non ci metterò piede.”
“Sorella?”
“Scusa, Gamora. Ma non mi presto a certe cose.”
“Certe cos...? Che accidenti sta succedendo?”
Peter abbassò il viso, in modo che i suoi occhi fossero allo stesso livello di quelli di lei. La fissà con intensità. “Stiamo venendo a prenderti” promise, serio. “Ma, mentre ci aspetti, per l’amor di Dio, stai bene attenta a... non parlare dei tuoi sentimenti.”
“Siete pazzi” sbottò lei. “Pazzi, mentecatti, imbecilli, idioti e...” la comunicazione s’interruppe. Il silenzio calò sull’equipaggio della Milano, un innaturale silenzio fatto di tensione e paura.









   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > I Guardiani della Galassia / Vai alla pagina dell'autore: MeliaMalia