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Autore: milla4    20/05/2019    3 recensioni
Albert"Smoothie" Jay Andersen è l'uomo che ognuno vorrebbe essere ma che nessuno raggiungerà mai. Non è perfetto, anzi, ma era un esempio di bontà e a questo mondo è difficile trovarne uno vero da seguire. Forse quasi impossibile.
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Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Capitolo 1 – La fine*
 
 

Corey Jeane era un bravo ragazzo, niente di speciale ma di lui nessuno aveva di che parlar male. Alto, atletico, appena ventenne, amava tutti gli sport che lo portassero a contatto con i ragazzi della sua età; non amava giudicare e non dava consigli se non richiesti. Aiutare il prossimo era una delle priorità che si era dato quando, all’età di sette anni, aveva visto in televisione quello che sarebbe diventato il suo idolo, anzi, l’idolo di tutti.

Smoothie Jay era stato solo un tranquillo uomo di circa trent’anni, che amava aiutare gli altri nel suo piccolo, donando alcune ore al volontariato e la cui stazza era proporzionale alla sua goffaggine, quando, nel mezzo di un devastante incendio, mentre tutti scappavano e cercavano un rifugio, lui era inciampato e aveva perso la ciabatta destra; nel cercarla aveva udito una piccola vocetta che veniva da una rimessa lì vicino e si era avvicinato con cautela. Entrato, ne uscì come un eroe popolare, il beniamino di tutti per aver salvato i tre bambini lì nascosti e per aver perso nell’incendio sua madre e sua moglie. Quando, circa dieci dopo, Corey seppe che sarebbe andato ad abitare nella casa accanto alla sua, lo prese come un segno del destino e come un invito a proseguire la sua missione.

Palloncini, magliette, libri… la legge del merchandising si era messa in modo per assicurarsi un guadagno da quella bella storia, ma Corey non aveva nulla da ridire, perché era il suo mito e ciò a cui avrebbe aspirato per il resto della vita. Doveva in qualche modo guadagnarsi da vivere, no? Essere un eroe non porta molto guadagno, soprattutto in un tempo come quello odierno dove più ci si mostrava disonesti e più si era qualcuno. 

Smoothie, invece, con la sua simpatia, il suo sorriso su quelle smunte guanciotte coperte da una fitta peluria biondastra e, soprattutto, con la sua goffaggine aveva conquistato il cuore di molti, se non di tutti. Famose erano le sue scivolate sui gradini del talk del giovedì sera, o la sua timidezza verso le donne: una volta, durante un’intervista da inviato, cadde per sbaglio nel lago cittadino, scatenando orde di risa entusiaste. Ma lui non era mai arrabbiato, godeva nel vedere felici gli altri. Certo, c’era chi lo denigrava per la sua presunta troppa esposizione pubblica, ma come fare a trasmettere dei valori senza parlarne al pubblico? Corey ne era certo, la via nella vita sarebbe stata quella di essere un buon cittadino e uno ottimo ragazzo. Da ben due anni faceva volontariato nell’ospedale del suo quartiere e aiutava animali indifesi del canile a passare i loro ultimi giorni nel miglior modo possibile. Per questo, quando dopo che l’uomo l’aveva invitato a prendere un the a casa sua e si era ritrovato rinchiuso in un antro segreto del seminterrato si era sentito totalmente smarrito. La testa gli pulsava incredibilmente e dalla bocca gli usciva un fiotto continuo di saliva, dovuto probabilmente alla droga usata per stordirlo, messa nel the. Cercò di muovere un braccio, ma indietro gli ritornò un rumore di catene: era stato incatenato alla parete. Corey cercò di guardarsi intorno, ma era troppo buio persino per capire se fosse sdraiato per terra o su un letto rigido, l’unica cosa che sapeva era che fosse nudo e che nessuno sapeva dove fosse. Aveva sonno e freddo, tastando intorno a lui non trovò coperte, nemmeno uno straccio, nulla di nulla. SI addormento rannicchiato su stesso.

Erano passate delle ore o pochi minuti quando sentì un rumore di strusciamento e improvvisamente della luce artificiale lo investì.
«Ben svegliato, mio buon amico» Smoothie lo guardava intensamente: l’uomo era sempre lo stesso, la sua aveva  polo color malva, un paio di pantaloni di velluto a coste larghe;  i suoi occhiali enormi erano sempre nella stessa posizione eppure lo disgustò vedere per la prima volta che, quegli occhi considerasti così espressivi erano in realtà pervasi da una malizia, da un qualcosa di sordido  ed indefinito al contempo, ma soprattutto, quello che lo sconvolse, furono quelle guance così secche che facevano da contorno ad un sorriso furbo e calcolatore. Questo era il vero SmoothieJay, questo era l’uomo che Corey aveva preso per modello in tutto quel tempo.

«Tieni, mettiti questo» gli lanciò una busta, con all’interno una coperta ruvida e grezza; indicò a destra «Lì c’è il secchio dove farai i tuoi escrementi» indicò a sinistra «lì c’è in materasso, la luce ti sarà fornita solo se farai ciò che ti dirò e ti dimostrerai degno della mia fiducia».
«Cosa vuoi? Da me, cosa cazzo vuoi?» il ragazzo sbottò, urlando.
Uno sbuffo «Cos’è questo linguaggio? Non volevi essere come Smoothie, l’imperfetto eroe cittadino?» Corey urlò disperato ma si accorse, guardandosi attorno che nessun suono avrebbe lasciato quel posto: tutto era stato insonorizzato in modo professionale.
«Tranquillo, ho già in mente una compagna adatta a te», Smoothie uscì fuori dall’antro prima che la busta gettatagli contro da Corey lo prendesse in volto e, poi spostò la scarpiera che fungeva da porta.

Passò una settimana in cui Corey poté vedere la luce soltanto durante l’orario dei pasti, cosa che lo stava distruggendo mentalmente, più di quell’attesa snervante per ciò che sarebbe dovuto accadere di lì a poco; poi, un giorno, non sapeva neanche più quale, si svegliò e con la mano sentì qualcosa di morbido e sodo al tempo stesso: ormai era abituato al buio, il senso del tatto era stato amplificato, riusciva a sentire l’umido delle pareti, il morbido bagnato del muschio,  dei viscidi pavimenti. Ma quella cosa era nuova, non l’aveva mai sentita prima e, la cosa lo fece sobbalzare dal terrore: si muoveva! Si allontano di scatto dal suo letto e si gettò nel punto più lontano che la catena gli consentisse: cosa gli aveva portato quel pazzo? Un cane? Un gatto mezzo morto? Che cavolo era?
Sentì dei mugolii molto simili ad una voce femminile. Non avrà…
Luce, Smoothie entrò; nel suo sguardò un’aria trionfante.
«Corey, ti presento Charlotte» il ragazzo si girò e quello che vide fu una giovane ragazza, di circa la sua età; era nuda e i lunghi capelli ondulati ne coprivano a mala pena il petto. Si era svegliata e negli occhi, oltre al residuo di barbeturici, vi era paura. Tanta paura. Corey voleva avvinarsi per calmarla ma, appena ci provò, lei si ritrasse. La conosceva, si disse, si era diplomata una classe dopo di lui,

«Bene, bene…vedo che avete fatto amicizia. Da oggi vi dovrete considerare marito e moglie» Si sfregò le mani.
«Potete cominciare a consumare il matrimonio.»
 

   
 
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