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Autore: Sailor03    20/05/2019    0 recensioni
[Popeye]
Versione della precedente storia ma da punto di vista del marinaio.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Una strana nebbia verde aveva osato mettersi tra me e il salvataggio del mio Pappy. Per me fu uno scherzo sbarazzarmi di lei e permettere alla mia nave di proseguire il viaggio. Il mio ristretto equipaggio era spaventato ma io, con tutta sincerità, me ne infischiavo delle loro preoccupazioni, nulla mi avrebbe impedito di arrivare allo scoglio dei naufragi.
«È meglio se torni subito al timone marinaio!», ordinai con autorità al mio primo ufficiale Bruto. Lui acconsentì, seppur titubante. «La nebbia è dissolta Olivia, ora ci aspetta una navigazione tranquilla!», dissi ad Olivia per tranquillizzarla. Neanche il tempo di vederla rasserenarsi che una strana onda fece traballare la nave. La poveretta si riversò sul parapetto in preda ad un attacco di mal di mare, assumendo un colorito che rendeva onore al suo nome, «Sei verde come un'oliva, Olivia!», ci scherzai io.
Ma all’improvviso qualcosa arrivò alle mie orecchie. «Uh?!», era un canto melodioso. «Che cosa è stato?», mi domandai d’impulso. Olivia mi fece capire che lei non aveva udito nulla, ma non potevo essermi sbagliato, Lo sentii nuovamente, continuava a risuonare nella mia mente. Proveniva dal mare, come se il grande blu mi stesse chiamando a sé.
«Braccio di Ferro! Braccio di Ferro!», come a confermarmelo, una voce cominciò ad invocare il mio nome. Era una voce soave e magnetica, non potei fare altro che seguirne l’origine. Camminai fino alla coppa della barca, ove mi appesi a testa in giù per poter vedere chi mi stava chiamando. «Owhh!»
Appena il mio occhio cadde sulle cristalline acque dell’oceano vidi il volto di una donna emergere dalle onde azzurre. Costei mi rivolse uno sguardo empatico, prima di presentarsi.
«Eccomi! Sono la Regina degli Abissi, benvenuto nel Mare del Mistero, Braccio di Ferro!»
Tutto mi sarei aspettato, ma non che ad accogliermi in questo mare sarebbe venuta una signorina dalla pelle verde. «Capperi! Sei una di quelle mitologiche sirene?», durante i miei innumerevoli viaggi per mare mi era capitato di sentire storie riguardanti queste creature leggendarie. Dai racconti sembrava che esse fossero pericolose e micidiali per i marinai, ma il mio istinto non mi avvertiva di alcun pericolo. «Se è veramente una sirena come mai la cosa non mi preoccupa?», mi chiesi retoricamente.
Mentre mi ponevo questioni ella uscì completamente dall’acqua, avvicinandosi a me. «Dimentica tutti i tuoi affanni, le mansioni e i doveri... Abbandona la tua nave e vieni con me! Immergiti nella libertà e nell’avventura del Mare del Mistero!». Riconobbi la voce della donna, era quella che mi aveva chiamato mentre mi trovavo sulla barca. Mi venne sempre più vicino ma la sua presenza non mi allarmava in nessun modo. La figura davanti a me era eterea e stranamente sovrannaturale. Mi convinsi che si trattava di una mera allucinazione dovuta al caldo, doveva per forza essere così.
Con una mano, la visione mi toccò il viso capovolto, accarezzandomelo dolcemente. «È una bella fortuna che tu non sia reale, altrimenti potrei essere tentato di farmi tentare!», le dissi per schernirla, conscio di star a parlare con un’immagine proiettata dal mio cervello. Figuriamoci se una donna così esiste davvero. Anche se quando mi accarezzò sentì la sua mano toccarmi la guancia, incredibile quanto un’allucinazione possa sembrare reale.
«Non mi trovi affascinante, Braccio di Ferro?», domandò lei un modo assai lascivo e provocatorio. Per essere un’illusione dovevo ammettere che non era male. Il suo aspetto sembrava l’incarnazione stessa del mare, con quella sua pelle verde acqua e quei suoi setosissimi capelli simili ad alghe. Strano come si fosse presentata a me come una Regina ma che dai suoi abiti apparisse come una naufraga, in più aveva delle invitanti labbra violacee. Però c’era qualcosa di strano. Avvertivo come una sensazione di pentimento, come se avessi detto una bugia. Il mio codice d’onore m’impone di essere sempre galante con le signore, e l’aver negato l’evidente bellezza di questa donna mi faceva sentire con l’animo macchiato da un’onta disonorevole. «C-che equivale a dire sì!», il mio lato sincero e cavalleresco ebbe la meglio. Appena ammisi ciò che avevo smentito, mi sentii incredibilmente soddisfatto e per nulla turbato dall’aver apprezzato qualcuna al di fuori di Olivia. Anzi, guardando la sirena mi venne voglia di elogiarla ancora di più, era più forte di me. Tanto lei era solo frutto della mia fantasia, che male c’era ad essere onesti fino alla fine.
«Che equivale a dire certo!», non riuscivo più a fermarmi, «Sei una che salta all’occhio!». Come per magia dopo quell’apprezzamento mi sentii libero da ogni pensiero. Nella mia testa non c’era più niente a darmi preoccupazioni o tormenti. L’unica cosa che dominava la mia mente era la donna che si trovava di fronte a me. Non mi importava più se fosse vera o meno, pensare a lei mi faceva sentire completo. La sua precedente offerta, di mollare tutto e di andare via con lei, mi parve tutto d’un tratto allettante. Salvare Pappy? Avevo vissuto trent’anni senza di lui, poteva anche restarsene lì dove si era andato a nascondere. Al contrario non sarei resistito un secondo di più senza la Regina degli Abissi, che con grazia mi porse la mano per aiutarmi a scendere. Gliela afferrai senza pensarci due volte e mi feci accompagnare giù dall’imbarcazione, era tanta la voglia di raggiungerla che non mi accorsi nemmeno che stato camminando all’incontrario.
«Vieni con me! Dimentica tutti gli altri!», la sua voce era musica per le mie orecchie, e risuonò come un ordine al quale non volevo disobbedire. Sentivo che in quel momento non c’era più spazio per nessuno al di fuori di lei. Volli dimostrarle la mia fedeltà, ma non mi uscì niente di meglio di un: «Dimentico tutti gli altri!». Non capisco perché ridissi la sua stessa frase, in modo così meccanico tra l’altro. Ma che importava, il senso era comunque quello. Ora la cosa che più mi premeva era raggiungere le sue labbra. Era un desiderio incontrollabile a cui non seppi resistere. Mi mossi verso di lei nel tentativo di far congiungere le mia con le sue. Mentre sentivo la sua mano farmi dei dolci grattini sul mento, la sentii aggiungere: «Nessun’altro conta, solo tu ed io!».
Aveva assolutamente ragione, ora che ero insieme a lei ogni altra persona era per me superflua. Parlai per darle ragione ma qualcosa che non avrebbe più dovuto trovarsi nella mia testa mi impedì di dirle ciò che volevo. Era un flebile bagliore che per un qualche secondo mi riportò indietro.
«E anche la mia Olivia!», mi passò subito ma intanto avevo proferito quelle parole, proprio davanti alla Regina degli Abissi. Non capii come fosse possibile che una simile frase fosse uscita dalla mia bocca, non curante rimisi le labbra in avanti ma la venerabile Regina degli Abissi era ormai scioccata da ciò da pronunciato. «Cosa?», domandò lei con il volto disgustato. L’avevo combinata grossa ma non ebbi il tempo di rimediare che la squillante voce di Olivia mi chiamò da sopra la barca.
Come un flash tutto mi tornò chiaro. Perché stavo seguendo questa donna sul suo delfino e perché ero intento a baciarla? Gli ultimi minuti mi parvero offuscati e tetri, ma tutto ciò non sarebbe dovuto ricapitare. Con la pipa colpì la donna davanti a me e subito mi volta di scatto per allontanarmi da lei.
«La mia Olivia! Lei sì che conta!», saltai in modo molto acrobatico sulla barca, «E il mio Pisellino! E poi sono alla ricerca del mio Pappy!», non capisco come potevo essermelo dimenticato, mi sembrava così stupido dover ribadire l’ovvio. «Vattene, sirena dei miei stivali!», avevo dato fin troppo credito a quell’allucinazione. Comunque non era più un problema, così me ne tornai dai miei cari senza badare troppo a ciò che era appena successo.
 
 
   
 
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