Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: katyjolinar    20/05/2019    7 recensioni
La storia parte dalla battaglia di Liberio, dopo il time gap, ma la stessa battaglia ha svolgimento e esito differenti rispetto al manga.
Il gruppo di Paradis torna a casa, ma qualcosa di strano è successo durante il viaggio di ritorno. ATTENZIONE: POSSIBILI SPOILER PER CHI SEGUE SOLO L'ANIME
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Mikasa Ackerman
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Jean spronò il cavallo. Voleva tornare il prima possibile alla caserma.
Il giorno precedente, dopo che erano tornati da Shigashina, Hanji gli aveva affidato il compito di consegnare il prima possibile gli ultimi rapporti riguardanti le ricerche dell'Armata Ricognitiva personalmente alla regina, ma non si aspettava di dover restare a palazzo tutta la notte e di tornare a casa portando altre notizie.
Era pomeriggio inoltrato quando vide di fronte a sé la sagoma del quartiere generale dell'Armata Ricognitiva; circa un'ora dopo varcò i cancelli al galoppo e, senza scendere dal cavallo si avvicinò alla postazione della torre campanaria e la suonò in modo insistente, chiamando l'adunata.
Quando un folto gruppo di soldati si fu raccolto attorno a lui, alzò il braccio, attirando l'attenzione su di sé.
"Arrivo ora da palazzo reale!" esclamò "Ho una notizia da darvi! Questa notte sua maestà ha dato alla luce l'erede al trono, la principessa Ymir Reiss!"
Ci fu un fragoroso applauso, seguito da urla allegre e inni di buon augurio alla giovane regina e alla neonata principessa.
Il ragazzo afferrò le redini del cavallo, facendogli fare un passo indietro per portarlo alle scuderie, poi si massaggiò gli occhi, conducendo lentamente la bestia.
Era presente quando era successo. Aveva appena consegnato il rapporto di Hanji quando Historia si era piegata in due, in un'espressione di dolore, e le si erano rotte le acque.
Da quel momento si ricordava poco, solo che aveva dovuto attendere fuori dall'appartamento reale e che a ogni urlo di Historia gli si rizzavano tutti i peli del corpo, e poi, quando gli fu comunicata la nascita della bambina, da riferire al capo della sua legione, si era improvvisamente rilassato, come se ogni preoccupazione non ci fosse mai stata. In fondo Historia era una delle sue migliori amiche, e sentirla stare male aveva fatto star male pure lui, senza contare che era solo al settimo mese di gravidanza e le possibilità che il bambino non ce la facesse erano alte.
Per fortuna era andato tutto per il meglio, e ora madre e figlia stavano bene.
Si fermò davanti alle scuderie e, sovrappensiero, fece per scendere dalla sella, quando qualcosa lo afferrò in malo modo per la mantella, facendogli perdere l'equilibrio, tanto che cadde a terra di schiena, poi venne trascinato e sbattuto malamente contro una delle travi portanti dell'edificio in legno e, quasi senza rendersene conto, si trovò incatenato contro di essa.
"Ma che diavolo..." esclamò, sorpreso e confuso, prima che un calcio sulla pancia non gli facesse mancare il respiro.
"Tu, lurido bastardo!" ringhiò Eren, prendendolo per il colletto e tirandogli un pugno in faccia "Quando pensavi di dirci la verità?"
"Fermo, Eren!" lo bloccò Armin, mettendosi tra i due "Lascialo spiegare!"
"Io lo ammazzo! È la mia migliore amica, avrebbe dovuto dirci cosa aveva in mente!"
"La reazione è esagerata, ma effettivamente Eren ha ragione ad essere alterato, e avresti dovuto dircelo."
"Ma che cazzo vi è preso a tutti quanti?" ripetè, confuso, guardandoli uno per uno.
Levi, in braccio a Sasha, fece un urlo arrabbiato, in risposta alla domanda, e gli tirò addosso il biberon in legno che aveva in mano, che si aprì, lasciandone fuoriuscire il contenuto appena colpì la testa del ragazzo di Trost, il quale si trovò completamente bagnato di tè caldo. A quel punto capì, abbassò lo sguardo e smise di opporre resistenza.
"Mi dispiace, ragazzi. Avete ragione, avrei dovuto dirvelo." si scusò, in un sussurro.
"Che diavolo ti è saltato in mente?!" ringhiò ancora Eren "Perché proprio tu?"
"Primo, non è stata una mia idea. Seconda cosa: avresti voluto farlo tu? Per come sei fatto ti saresti sentito in colpa a vita!" spiegò, finalmente, Jean, tenendo il capo basso.
"Perché proprio tu?" insistette l'altro, stringendo i pugni.
"È stata una scelta di Historia." intervenne Hanji, raggiungendoli "Voleva qualcuno che avesse caratteristiche fisiche simili alle sue, in modo da proteggere maggiormente l'identità del padre."
"Voleva che fosse qualcuno che conosce." continuò l'altro "La scelta era tra me e Armin, ma lui ha già tanto a cui pensare, essendo un Gigante Mutaforma, quindi io sono stato una scelta obbligata."
"Io e il Capitano ci eravamo raccomandati che tu lo dicessi agli altri. Perché non lo hai fatto?" chiese la donna con gli occhiali.
"Io... Io non lo so..." balbettò, singhiozzando "Io... sono... sono solo un donatore, niente di più... forse mi aspettavo questa reazione, ma... io... ragazzi, avete idea di che schifo di notte ho passato? A ogni suono che arrivava dalla stanza di Historia mi sono sentito in colpa, avrei voluto tornare indietro e rifiutarmi di farlo... e poi l'ho sentito..." sorrise, lasciando scendere liberamente le lacrime "Ho sentito il suo primo pianto... lui... lei... mia figlia... io... Eren, come è essere padre? Io non potrò mai... lei sarà l'unica, e io non potrò..."
"Ehm... In che senso?" chiese Connie "Potresti sempre trovarti una ragazza, innamorarti e fare altri figli con lei."
"La fai semplice, tu." si lamentò il giovane, con un sorriso amaro "C'è solo un problema: col tipo di persona di cui mi innamorerei sarebbe fisicamente impossibile farci dei figli, c'è un impedimento tecnico."
"Perché? L'hai già fatto una volta. Non mi sembra ci siano stati impedimenti." insistette l'altro.
"Qualcuno potrebbe tirare un calcio a Connie?" sbraitò "Sei un emerito cretino! Io non potrò avere altri figli per lo stesso motivo per cui Historia non ne avrebbe avuti se non avessi accettato di donarle la mia parte! Io sono come lei!"
A quel punto Connie capì, fece due passi indietro e si fermò spalle al muro, guadagnandosi occhiatacce dal resto del gruppo.
Eren fu il primo a decidere di ignorarlo, si portò alle spalle di Jean e iniziò a slegarlo.
"Un momento, Eren, c'è ancora una cosa." lo fermò Armin, inginocchiandosi di fronte al ragazzo di Trost ponendogli davanti il diario di Levi aperto "Il Capitano aveva fatto delle ricerche e aveva scoperto una cosa. Sono certo che tu la sai, quindi ti conviene dirla, oppure lo farò io, e non credo che sarei in grado di tenere Eren, questa volta."
Jean distolse lo sguardo, facendo un respiro profondo.
"La mia trisavola." sussurrò "Lei... la sua famiglia fa parte del ramo cadetto di una importante casata. Gli altri sono andati a Shigashina, lei invece si è fermata a Trost, dove ha conosciuto il mio trisavolo..."
"Tagliando corto: Levi ha scoperto che suo nonno aveva un fratello e una sorella minori, che, per sfuggire alle persecuzioni, si sono trasferiti verso Shigashina. Il fratello e la sua famiglia si sono stabiliti nel distretto più a sud, ma la sorella si è fermata a Trost, dove a conosciuto quello che è poi diventato suo marito, il capostipite della famiglia Krischtein." spiegò Armin, anticipando l'amico, poi si voltò verso Mikasa "Di fatto Jean, come Levi, è un tuo lontano parente, ed è parte del clan Ackerman, anche se non ne tiene il nome."
Ci fu un minuto di silenzio teso, in cui Jean continuò a stare a testa bassa, in attesa di una qualunque reazione, poi fu la giovane donna a reagire, avvicinandosi e aiutando Eren a liberare l'amico, che poi prese per il colletto e lo guardò negli occhi.
"Se ci nascondi altro ti uccido con le mie mani, chiaro?" lo minacciò, prima di mollare la presa.
"Lo stesso vale per me, idiota di un Krischtein!" replicò Eren, per poi dargli una pacca sulla spalla e, abbassando la voce per non farsi sentire da un eventuale soldato della truppa che fosse passato di lì, continuare "Comunque congratulazioni, papà."
Jean sorrise, facendo un sospiro di sollievo.
Certo, quando aveva accettato di donare una parte di sé alla regina non era del tutto convinto di aver fatto la scelta giusta, e forse era per questo che non lo aveva detto ai suoi migliori amici, ma ora era sicuro, ed era felice che anche loro lo stessero appoggiando, nonostante tutto.

   
 
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