15.
Quando
Devereux si risvegliò, alcune ore dopo, l’alba era
ormai prossima e Iris, al
suo fianco, appariva stanca e febbricitante.
Ancora
una volta si era sfiancata e, quasi sicuramente, aveva perso
più energie di
quante non ne possedesse il suo corpo in quel momento.
Questo
lo fece stare malissimo e, al tempo stesso, lo fece infuriare al punto
tale
che, irritato, le sbottò contro: «Ma è
mai possibile che tu debba sempre
ridurti così?!»
Iris
si riscosse dal sonno pesante che l’aveva colta e, fissandolo
stranita per
diversi secondi, ricollegò ciò che era avvenuto
durante la notte e, poggiandosi
su un gomito, gorgogliò: «E’
così che mi dai il ben svegliata? Urlandomi
addosso?»
Dev
imprecò tra i denti, si levò in piedi per
recuperare la sua maglietta e, dopo
averla indossata con gesti rabbiosi, le ordinò:
«Coraggio, alzati. Andiamo a
comprare qualcosa da mangiare. Ora!»
Iris
sgranò gli occhi per lo shock e, guardando il suo orologio
– segnava le cinque
e quarantacinque – esalò con un gracidio:
«Ma dove cavolo vuoi andare, a
quest’ora del mattino?!»
«Ci
sono i supermarket aperti 24h, e poi alcuni bar sono già al
lavoro. Devi
mangiare adesso, e non voglio
approfittarmi dei nostri ospiti, visto quanto mangi quando sei
affamata» sottolineò
lui, afferrandola a un polso per farla alzare.
Lei
lo lasciò fare con uno sbuffo e, dopo aver recuperato una
felpa dal suo
bagaglio, si infilò infine le sneakers ai piedi e
borbottò: «Tua madre ha
ragione, hai…»
«…la
stessa delicatezza di un piede di porco, lo so, lo so»
brontolò lui,
trascinandola fuori dalla stanza con un gran gesticolare di braccia.
«Non
avrei usato queste parole, ma il senso è quello»
chiosò lei, bloccandolo un
istante per scrivere due righe e lasciarle sul tavolo della cucina.
«Almeno non
ci daranno per dispersi.»
Lui
assentì secco e uscì dal loft cercando di non
fare rumore. Una volta che ebbero
raggiunto l’ascensore e le luci ebbero illuminato il viso
cereo di Iris, Dev
imprecò.
«Cristo
santo, Iris… ma come ti sei ridotta?!»
gorgogliò l’uomo, sentendosi
dolorosamente in colpa per averla suo malgrado portata a quel livello
di
sfiancamento fisico.
«Sono
messa così male?» mugugnò lei.
Dev
non le rispose, non sentendosela di dirle quanto, le sue profonde
occhiaie o
l’aspetto emaciato della sua pelle, fossero sintomi primi di
un prossimo
crollo. Limitandosi ad abbracciarla con forza, mormorò tra i
suoi capelli: «Guai
a te se lo rifai. Lupa o non lupa, ti prendo a calci nel culo,
sottiletta.»
Lei
sorrise nonostante quella velata minaccia e, nello scostarsi da lui per
fissare
quel volto cupo e preoccupato, assentì. Dev aveva un modo
davvero strano per
farla sentire speciale, e questo era sia un bene che un male, per lei,
ma era
obiettivamente troppo stanca per pensare anche a questo, in quel
momento.
Quando
infine furono all’esterno, avvolti dall’aria fredda
e umida di Londra, Iris lasciò
di buon grado che Dev la sostenesse con il suo braccio, che le cingeva
per
intero i fianchi.
Era
strano sentire il calore di qualcuno al proprio fianco dopo tanto tempo
e,
ancor più strano, percepire quello di Devereux, che
alternava con lei stati di
grazia a momenti di rabbia.
Era
un uomo indecifrabile, capace di mille e più emozioni e, a
fronte di un
carattere difficile, dimostrava una purezza d’animo davvero
rara.
«Ecco.
Cominciamo da qui» le disse lui, indicandole un bar in Camden
Road.
«In
che senso, cominciamo?»
domandò lei,
sbiriciando il suo volto in ombra. Non aveva idea di cosa gli stesse
passando
per la testa, ma sembrava molto determinato a non ricevere no come risposta.
«Non
puoi ingozzarti solo qui. Desterebbe sospetti»
sottolineò Devereux,
sospingendola all’interno del grazioso bar in stile Old
England.
Lì,
l’uomo ordinò la tipica colazione inglese, bacon e
uova, abbondando con
entrambi gli ingredienti e, oltre a ciò, fece portare del
caffè in abbondanza e
del latte al cioccolato.
Quando
gliene chiese il motivo, Dev le rispose: «Ho notato che il
cioccolato sembra
darti energie immediate, e ne hai davvero bisogno.»
L’aveva
osservata così attentamente, per essersene reso conto?
La
cosa la lasciò un po’ sconcertata ma, non volendo
replicare alle sue
attenzioni, mangiò e bevve con piacere quanto ordinato.
Naturalmente,
spazzolò tutto in un paio di minuti e, mentre Dev ancora
stava ultimando il suo
piatto di pancake, lei ordinò anche una fetta di torta alla
crema e sorrise
all’uomo, già sentendosi meglio.
Anche
Devereux le sorrise e, dandole un buffetto sul naso,
mormorò: «Hai già ripreso
colore. Bene. Ma non è ancora finita, sappilo.»
***
Quando
rientrarono nel loft di Joshua, Iris stava ancora sbocconcellando una
pasta
ripiena alla crema mentre, tra le braccia, teneva un enorme sacchetto
della
spesa debordante di scatole colorate.
Devereux,
al suo fianco, ne reggeva altri due e, quando fecero il loro ingresso,
diverse
paia d’occhi li fissarono sconcertati prima di portare la
loro attenzione sulla
spesa.
Gretchen
si esibì in un sorriso divertito e, affacciandosi dalla
cucina, disse: «Non
c’era bisogno di uscire in piena notte, se avevi fame, Iris.
In casa abbiamo
cibo in abbondanza, anche per casi come questo. I lupi hanno fame a
qualsiasi
ora del giorno, perciò facciamo sempre scorta.»
«Non
volevo pesare troppo sulla vostra dispensa»
replicò lei con candore, ammiccando
divertita.
«Beh,
visto che vi siete dati così da fare, avete in mente
qualcosa di buono da
preparare?» domandò a quel punto Gretchen,
curiosando con lo sguardo la spesa
che i due poggiarono sull’isola in cucina.
«Polpette
di patate e speck» propose Dev, lanciando un sorrisino
divertito a Iris, che
scoppiò a ridere e assentì.
«Devo
immaginare che siano molto buone» celiò Joshua,
comparendo dal suo studio con
una carpetta tra le mani. «Temo, però, che
potrò assaggiarle solo a cena, visto
che oggi sarò impagneto tutto il giorno. Io ora vado al
lavoro, ma ci rivedremo
stasera.»
Ciò
detto, Joshua uscì salutando tutti e Gretchen, indicando a
Iris di seguirla in
cucina, lasciò quindi Dev agli sguardi attoniti della figlia
e a quelli ironici
di Lucas e Rock.
«Non
fatevi venire in mente niente di sconcio,
in quelle vostre testacce, è chiaro?»
brontolò Devereux, buttandosi
letteralmente sul divano e intrecciando rabbioso le braccia sul petto.
«In
che senso, sconcio,
papà?» domandò con
candore Chelsey.
Lucas
e Rock ridacchiarono per diretta conseguenza e Dev, sospirando, si
passò una
mano sul viso per l’esasperazione e borbottò:
«Ma perché devono capitare tutte
a me?»
***
Impegnata
a dare una mano a Iris in cucina, Gretchen colse l’occasione
di parlare un po’
con la giovane quando il gruppetto in salotto decise di guardare
qualcosa in TV.
Sorridendo quindi alla sua ospite, domandò con cortesia:
«Tutto bene, stanotte?
So che gli eventi di ieri possono essere stati traumatici, per te e i
tuoi
amici.»
«Beh,
è stato un autentico colpo al cuore, e un altro al cervello.
Non pensavo
davvero che potesse esistere una società così
complessa all’interno del tessuto
connettivo umano, e di cui praticamente nessuno è a
conoscenza» ammise Iris,
mescolando la purea di patate assieme ai dadini di speck e formaggio.
«Può
essere qualcosa di davvero destabilizzante e, per confermartelo, potrai
chiedere direttamente
a Lady Fenrir. Lei
ha avuto un battesimo del fuoco davvero incredibile, quanto a passaggio
dal
mondo umano a quello mannaro» asserì Gretchen,
sorridendole comprensiva.
«Ma
perché la chiamate Lady Fenrir? Se non erro, Fenrir era un
maschio, no?»
«Poiché
hai un’anima senziente dentro di te, potrai capire meglio di
altri questo
particolare» dichiarò Gretchen. «La
nostra Brianna porta dentro di sé l’anima
immortale di Fenrir, il capostipite della razza. Per questo, noi
l’abbiamo
soprannominata Lady Fenrir.»
Iris
smise di mescolare per un attimo, facendo tanto d’occhi prima
sentire
letteralmente caderle la mandibola per lo sconcerto.
«Mi
prendi in giro?» gracchiò la giovane.
«Niente
affatto. E, ben presto, scoprirai fino a che punto siamo invischiati
con dèi ed
eroi» la mise in guardia Iris. «Siete solo
all’inizio, e credimi, il bello deve
ancora venire.»
Iris
accennò un sorrisino nervoso e, ripreso che ebbe a mescolare
l’impasto per le
polpette, borbottò: «Allargare la visione
d’insieme. Devo solo allargare la
visione d’insieme. E’ facile, no?»
«Ce
la puoi fare, Iris. Te lo prometto» le disse Gretchen,
sfiorandole la schiena
con una carezza.
Iris
la trovò subito rinvigorente e, a tal proposito,
domandò: «E’ normale per i
lupi cercare il contatto fisico? No, perché io e Lucas ce lo
siamo chiesti
spesso. Sì, insomma, io amavo gli abbracci di mia madre e
quelli dei bambini di
cui mi prendevo cura ma, in generale, non sono mai stata molto portata
per i
contatti casuali. Lucas, a sua volta, non era certo un bambino
appiccicoso, ma
poi, beh… pare essere cambiato.»
«Eccome
se è normale! Per noi è naturale come respirare,
perciò non ti stupire se ti
verrà voglia di un abbraccio o di una carezza. E’
insito in noi» la rincuorò la
donna. «E’ anche normale avere un appetito
più abbondante del normale, e non mi riferisco soltanto al
cibo.»
Avvampando
in viso, e non certo per il calore prodotto dai fornelli accesi, Iris
esalò:
«No, beh, ecco, … Devereux e io non ci siamo
allontanati per quello…»
«Quindi,
l’odore di sangue che ho percepito, non
era…» domandò dubbiosa Gretchen, ora
confusa.
Sospirando,
lei ammise: «Speravo che cambiare aria vi avrebbe sviati, ma
a questo punto…
Dev mi ha chiesto di ferirlo perché non vuole lasciare sola
la figlia in questa
nuova vita, e io l’ho accontentato. Non me la sentivo davvero
di dirgli di no.
Spero di non aver infranto qualche regola, o che…»
«No,
affatto. Si possono mutare gli umani e, a giudicare
dall’odore di Devereux, non
è un neutro, perciò il mutamento
avverrà di sicuro alla prossima luna piena.
Resta il fatto che è un procedimento rischioso, e niente
affatto garantito.»
«Potrebbe…
morire?» esalò
sconvolta Iris,
lanciando un’occhiata disperata all’indirizzo di
Dev, in quel momento impegnato
a discutere con Rock sulla struttura della casa.
Gretchen
la avvolse in un abbraccio e, confortante, aggiunse: «Lady
Fenrir lo aiuterà,
non temere. Ora, sappiamo come fare a richiamare la bestia con maggiore
sicurezza. Inoltre, Devereux è un uomo adulto, e il
cambiamento risulta più
facile, alla sua età.»
«Non
potrei perdonarmelo, se gli succedesse qualcosa»
mormorò Iris, contro la spalla
della donna. «La sola idea che Chelsey possa perdere anche
lui…»
Gretchen
la strinse maggiormente a sé e, nonostante
l’assurdità della situazione, Iris
trasse conforto e beneficio da quel tocco.
Era
così strano abbracciare una persona conosciuta solo da poche
ore, eppure le
sembrava così naturale! Era davvero cambiata, da quando le
era stata inferta
quella ferita!
«Siete
in buone mani. Davvero» la consolò Gretchen,
scostandosi da lei per poi
aggiungere: «Per ogni evenienza futura, comunque, sappi
questo. Più si è
giovani e più il mutamento è pericoloso. Lo
stesso si può dire per le
gravidanze. Più la lupa è giovane, sia per
età anagrafica che per età di
mutazione, più è pericoloso rimanere incinte. Non
possiamo mutare per tutta la
durata della gestazione, perché il feto non potrebbe
cambiare come noi, e
morirebbe, perciò ci è vietata la nostra forma
animale per nove mesi. Non è un
caso se, durante le nostre fasi fertili, compiamo subito dei controlli
ginecologici. Il rischio di perdere un bambino è
altissimo.»
Iris
sbatté le palpebre, rabbrividendo di fronte a quelle
informazioni gratuite
quanto non previste e, nell’annuire nervosamente,
mormorò: «Non c’è pericolo,
davvero. Ma grazie per avermelo detto.»
Gretchen
si limitò a sorridere e, aprendo il forno, ne estrasse una
teglia e disse:
«Preparo il tutto per infornare le polpette.»
«Okay»
mormorò Iris, non del tutto convinta che Gretchen avesse
creduto alle sue
parole.
Forse,
aveva pensato che il suo strano rapporto con Dev avesse retroscena di
un certo
tipo, o più semplicemente aveva sentito il suo odore
sull’uomo, e aveva
immaginato il resto.
Di
una cosa, comunque, era certa. Conciata com’era, non avrebbe
attirato nessun
uomo – o lupo –, poco ma sicuro. Era ben lontana
dall’essere la donna attraente
di un tempo e, con lo squarcio che ora si ritrovava sul petto, non
avrebbe di
certo fatto appassionare nessuno.
Non
che pensasse di cercarsi un compagno, in quel momento, ma vedeva bene
quel che
c’era riflesso allo specchio, e non era nulla di interessante.
Un
uomo possente e affascinante come Dev avrebbe potuto puntare a ben
altro, se
gli fosse interessato trovarsi una compagna.
Inoltre,
lei doveva prima di tutto capire di che farsene della propria vita,
invece di
pensare anche lontanamente a un uomo con cui condividerla.
***
Stavano
ancora terminando il pranzo, quando i licantropi presenti nel loft dei
Ridley
percepirono un’ondata di potere senza pari, unita al profumo
più buono e
avvolgente che avessero mai percepito in vita loro.
Gretchen
riconobbe subito quell’aroma squisito e, sorridendo
spontaneamente, si levò in
piedi per raggiungere la porta d’entrata e
mormorò: «Brianna vi sta dando il
benvenuto, a quanto pare. Di solito tiene a bada il suo fascino di lupa
e wicca ma, per voi, ha fatto
un’eccezione.»
«E’
lei?» esalò Lucas, scrollando le spalle come per
liberarsi da una contrazione
nervosa.
«Esattamente.
Fa venire voglia di correre verso la porta per mangiarla,
vero?» ironizzò
Gretchen, volgendosi per un momento verso Lucas per sorridergli
divertita.
Iris
si ritrovò a passarsi le mani sulle braccia con fare
nervoso, mormorando: «Mi
piacciono gli uomini, ma per lei farei un’eccezione. Giuro su
Dio.»
«Cosa
senti?» domandò interessato Dev, seduto al suo
fianco.
«E’
come cioccolata fusa unita al gelato più buono che tu abbia
mangiato, oltre alla
granella di nocciole migliore del mondo» tentò di
spiegargli, intrecciando le
mani per non doverle usare per grattarsi le braccia. In quel momento,
sentiva
il desiderio pressante di scorticarsi e, al tempo stesso, di gettarsi
addosso
alla fonte di quel piacere immenso.
Dev
fece l’atto di mettersi a ridere, ma lo sguardo sinceramente
commosso di Iris
lo bloccò, portandolo a domandarle: «Non mi stai
prendendo in giro, vero?»
Iris
scosse il capo e Chelsey, emozionata, mormorò: «Ha
il sapore della pizza più
buona dell’universo.»
«E
così abbiamo scoperto le vostre debolezze
alimentari» chiosò Gretchen,
appoggiata alla porta in attesa che giungessero i suoi ospiti.
«Lucas?»
«Senza
alcun dubbio, stufato di carne con purè»
ironizzò lui, sorridendo poi a Rock
come per scusarsi.
Gretchen
allora chiosò: «Pasta
all’amatriciana.»
Ciò
detto, aprì la porta, sorrise al gruppetto che stava uscendo
dall’ascensore
proprio in quel momento e disse: «Ora che ti sei presentata,
sfacciata che non
sei altro, ritira la tua aura o ci farai morire!»
Una
risata argentina si unì al gorgoglio di un bambino e,
immediatamente,
quell’ondata di potere si annullò, lasciandoli per
qualche istante inappagati e
scontenti.
Quel
momentaneo fastidio, però, scemò e, quando
Gretchen si spostò per far entrare i
nuovi arrivati, Iris e compagni poterono scorgere con una leggera
sorpresa una
giovane dai capelli castano dorati e occhi gialli come le ambre.
Alta
e longilinea, la giovane tratteneva la folta chioma in una treccia, che
cadeva
su una spalla ed era il principale oggetto di piacere del bambino che
teneva in
braccio.
Bimbo
che, non appena avvertì la presenza di altre persone, si
volse con un sorriso
caloroso e li scrutò tutti con i suoi profondi occhi
smeraldini.
Dietro
il simpatico duo, simili ad armadi a muro, fecero la loro apparizione
un uomo
dalla chioma corvina, cui il bambino somigliava molto, e uno biondo,
dall’aspetto di un vichingo.
Una
donna dalla lunga chioma liscia e bruna, e un nordico dalle braccia
tatuate
fino ai polsi, chiusero la fila.
Iris
li fissò senza parola, trovando l’ultimo arrivato
il più grande e grosso tra i
tre uomini appena giunti. A ogni buon conto, nessuno di loro dava
l’idea di
essere soltanto umano. Da loro
trasudava una forza ferina davvero senza pari, anche se quella
dell’uomo
tatuato aveva qualcosa di strano e di vagamente stordente.
Quando
la porta fu chiusa alle loro spalle, Gretchen disse:
«Lasciate che vi presenti
Brianna McKalister, Lady Fenrir, wicca dei
tre shires e Prima Lupa del branco di Matlock.»
Iris
e compagni fissarono la giovane con occhi sgranati, senza riuscire ad
aprire
bocca e Brianna, scoppiando in una risatina argentina,
esalò: «E poi ti chiedi
perché dico sempre di non snocciolare così i miei
titoli? Per forza che le
persone non sanno che pesci prendere! Lasciate perdere ciò
che ha detto. Sono
solo Brianna.»
Ciò
detto, lasciò a Gretchen il suo bambino, che
accettò di buon grado lo scambio
per giocare coi riccioli biondo-ramati della donna, e si
avvicinò a Lucas con
la mano protesa.
«Ben
arrivato, Fenrir. E’ un onore conoscere il primo branco
americano che si
presenta a noi» disse poi Brianna, tutta sorridente e
orgogliosa.
Lucas
strinse la sua mano con una certa esitazione, replicando imbarazzato:
«Beh, non
so se possiamo essere considerati un branco, visto che siamo solo in
tre, ma
grazie per la splendida accoglienza.»
Brianna
allora li guardò tutti, lasciò che il suo sguardo
indugiasse per un attimo in
più sul volto dubbioso di Devereux ma infine
asserì: «In un branco vi sono
anche gli umani, se essi conoscono e accettano la nostra natura,
perciò ne
fanno parte anche il tuo compagno e il vostro amico.»
Poi,
rivolgendosi alla donna bruna rimasta nel gruppo di armadi a muro,
Brianna
aggiunse: «E’ lui l’uomo che abbiamo
visto, vero, Beverly?»
«Assolutamente,
Brianna. Non posso sbagliarmi. La visione era chiara, nella tua mente,
perciò
non ci possono essere dubbi» annuì la donna,
accennando un sorriso a Dev, che
si stava indicando con espressione sempre più confusa.
L’uomo
tatuato al fianco della donna chiamata Beverly intervenne, e disse a
mo’ di
spiegazione: «Una Veggente di un branco amico ebbe una
visione congiunta con
Brianna, anni addietro, in cui compariva il tuo volto assieme a quello
della
bambina al tuo fianco, che immagino debba essere tua figlia, e quello
della
donna al tuo fianco.»
«La
seconda volta, siete comparsi a Beverly, che è Veggente a
sua volta, e i volti
erano sempre gli stessi. La cosa è davvero rara,
perciò abbiamo iniziato a
pensare che ormai foste vicini, prossimi ad arrivare. Solo, non avevamo
idea
delle tempistiche» spiegò Brianna, parlando
direttamente a Devereux. «Per
questo, vi è stato detto che eravate attesi.»
«Beh…
meglio così, visto che stavamo letteralmente navigando alla
cieca» esalò lui,
accennando un mezzo sorriso.
Gretchen
annuì soddisfatta e domandò: «Brianna,
pensi tu al resto? Vorrei dare al tuo
campioncino un po’ di succo di frutta. Sta adocchiando la
bottiglia sulla
tavola in cucina con aria piuttosto famelica.»
«Sì,
grazie, Gretchen. Penso io alle presentazioni»
assentì la giovane, con un
risolino. «L’uomo corvino è mio marito
Duncan, e Fenrir di Matlock. L’armadio
biondo al suo fianco è il suo Hati, e mio patrigno, e si
chiama Lance, mentre
lo splendore tatuato alle loro spalle è Thor, il marito di
Beverly e, tra le
altre cose, un berserkr, o uomo-orso.»
Iris
e compagni sgranarono gli occhi, a quell’ultima confessione e
Lucas, del tutto
sconcertato, esalò: «Ma… non ha
l’odore di una bestia! Ha quello di un uomo,
mentre voi siete chiaramente lupi!»
Brianna
ammiccò all’amico e Sacerdote del Supramondo,
replicando con divertimento:
«All’inizio, anche noi avemmo qualche problema con
questo particolare. Per
farla breve, è tutto causato da alcuni feromoni emessi in
forma umana.
Ingannano l’olfatto di noi lupi. Comunque, vi basti sapere
che noi lupi siamo
amici dei berserkir.»
Iris
si passò le mani sul viso, ormai pronta a un esaurimento
nervoso, e domandò
nervosamente a Gunnar: “Spiegami un
po’…
perché sapevo che lui
aveva qualcosa
di strano, visto che Lucas non lo ha riconosciuto?”
Combattei
al
loro fianco, Brianna. Forse, nella mia memoria sensoriale è
rimasto il loro
odore e tu lo hai associato a creature magiche, pur non sapendolo.
“E…
quindi? Che
puoi dirmi di loro?”
Che
sono
guerrieri formidabili, e mi piace molto l’idea che siate
amici perché, al solo
pensiero di battermi contro
di loro, mi verrebbe la pelle d’oca.
Iris
rabbrividì di paura, nel notare l’ansia repressa
di Gunnar e, nel lanciare
un’occhiata dubbiosa all’indirizzo di Thor, che
tutto sembrava tranne una
persona pericolosa, borbottò: “Spero
davvero che le creature strane siano terminate qui, altrimenti
sbiellerò.”
Non ti
conviene
parlare così, Iris. Al mio tempo, si sapeva di tante altre
creature e, anche se
non posso sapere quante ne siano sopravvissute, potrebbero esservi
altri…
Iris
lo azzittì prima che terminasse e, stringendosi le braccia
attorno al corpo
tremante, mormorò: «Dimmi che non
c’è nient’altro… ti
prego…»
«Ehm…»
tentennò Brianna, non sapendo bene che dire.
«… diciamo che, per il momento,
possiamo soprassedere sul resto. Perché non parliamo,
invece, del motivo che vi
ha spinti a cercarci?»
Fu
così che Lucas disse loro del ferimento di Iris, della sua
decisione di
compiere un viaggio per scoprire qualcosa sulla sua nuova se stessa e
del
comportamento di Julia.
Rock
intervenne a spiegazione ultimata, parlandole di sua nonna e delle sue
capacità
sciamaniche, confermando a Brianna le sue potenzialità come
völva e, infine, fu
la stessa Chelsey a prendere parola.
«Visto
che sono una bambina, non potrò più avere amici
veri finché non sarò grande?»
domandò turbata.
Brianna
la guardò spiacente e, sedendole accanto, la
abbracciò e mormorò contro la sua
chioma corvina: «Temo dovrai attendere qualche anno,
così da scoprire a mente
fredda di chi tu possa realmente fidarti. Ciò che so
è che, quasi sempre,
quando un Fenrir appare, presto o tardi altri lupi compaiono alla sua
porta.
Può darsi che qualche famiglia con figli si trasferisca
nella vostra cittadina,
o nei suoi pressi. Nel vostro caso, è accaduto assai
lentamente perché temo
che, nelle Americhe, la percentuale di licantropi civilizzati sia molto
bassa,
ma può accadere.»
«Licantropi…
civilizzati?»
ripeté Devereux,
aggrottando la fronte.
«Lupi
mannari che vivono ancora in seno alla società. Ho il forte
dubbio che in America,
per la maggiore, abbiano deciso di darsi alla clandestinità
e vivere in natura,
piuttosto che restare nel mondo umano e sottostare alla sue regole.
Questo
spiegherebbe l’esiguità di licantropi conosciuti e
di branchi attivi sul vostro
territorio» gli spiegò Brianna.
Dev
assentì torvo e la giovane, spiacente, mormorò:
«Pensi che la tua Julia abbia
scelto questa strada?»
«Non
è più la mia Julia
da quando ha
abbandonato la sua unica figlia…»
replicò gelido Devereux. «…ma avrebbe
senso
ciò che hai detto, nel suo caso. Lei non amava le
restrizioni e potrebbe aver
scelto la macchia, piuttosto che la civiltà e una
famiglia.»
Brianna
annuì grave e, nel dare un buffetto sulla guancia a Chelsey
quando si scostò da
lei, disse: «Perché non vai a giocare un
po’ con il mio Nathan? Sono sicura che
apprezzerà molto.»
«Va
bene» accettò Chelsey, levandosi in piedi per
raggiungere Gretchen e il piccolo
Nathan in cucina.
Seguendola
con lo sguardo, Devereux mormorò preoccupato:
«Pensi che anche lei potrebbe
diventare… come la madre?»
«Mi
sembra una creatura troppo socievole e solare, per mutare
così radicalmente. Ha
risposto all’abbraccio con naturalezza e non ha cercato di
scansarsi, perciò
penso non vi sia questo pericolo» scosse il capo Brianna,
prima di aggiungere:
«Ciò che mi chiedo ora è;
perché hai il sangue corrotto?»
Lucas
e Rock fissarono l’amico senza ben comprendere cosa Brianna
intendesse dire.
Iris, invece, reclinò colpevole il capo mentre Devereux
reggeva silenzioso lo
sguardo della wicca, ben deciso a
non
parlare.
«Andiamo
nello studio di Joshua, è meglio. Bev, vieni anche
tu» disse allora Brianna,
levandosi in piedi. «Iris, seguici.»
Mentre
il piccolo drappello risaliva le scale ad arco per raggiungere il piano
alto del
loft, Duncan asserì tranquillizzante al resto del gruppo:
«Non vi preoccupate.
Torneranno a breve. Nel frattempo, se hai delle domande da farmi, sono
a tua
disposizione, Lucas.»
«Beh,
credo dovrò prendere appunti, perché sono un
sacco» ironizzò quest’ultimo,
facendo sorridere divertito Duncan.
«Credimi,
quando scopri di essere la guida di un branco, non è mai
facile per nessuno,
neanche per chi è da sempre vissuto tra
licantropi» cercò di rincuorarlo
Duncan.
Lucas
assentì, ma in cuor suo non si sentì affatto
tranquillizzato dal saperlo. Inoltre,
era preoccupato dalle parole di Brianna. Cosa aveva voluto dire con sangue corrotto?
Devereux
era forse malato?
***
Finalmente
soli, e protetti dalle pareti insonorizzate dello studio di Joshua,
Brianna
domandò a Dev: «Ho percepito immediatamente
l’odore peculiare del tuo sangue.
Perciò ti chiedo; ti sei fatto ferire per tua figlia, senza
sapere nulla del
mondo in cui andrai a vivere?»
«Ne
so a sufficienza per sapere che non la lascerò mai da sola
ad affrontarlo, e
prima che tu dica qualcosa contro Iris, lei era contraria,
l’ho obbligata io»
sottolineò Devereux, gelido in viso.
Brianna,
allora, sorrise conciliante e asserì: «Calmati. Io
non sono la custode della
coscienza di nessuno, e ognuno è libero di fare come
preferisce. Volevo solo
dire che hai dimostrato molto coraggio, nel farlo, ma anche un eccesso
di
follia, forse. Avresti potuto rimanere umano e appoggiarla in ogni
caso.»
«Preferisco
essere io quello che solleva macchine, piuttosto che lei»
sottolineò Devereux
con uno sbuffo infastidito, facendo ridacchiare Iris, Brianna e Beverly.
«Oh,
immagino che qualcuno si sia esibito» chiosò
Brianna, ammiccando a Iris, che
assentì. «Capisco le tue ragioni,
perché anch’io ero una semplice umana, prima
di divenire lupo. Non starò qui ad ammorbarti con la mia
mutazione, poiché non
è stata delle più normali, ma sappi questo; non
è né semplice né sicura, ma ti
assisterò nel cambiamento, in modo tale da chiamare la tua
bestia nel modo più pacifico
possibile.»
«Iris
lo ha già fatto con Chelsey» sottolineò
Devereux, guardando la donna al suo
fianco con espressione ammirata.
Brianna,
allora, fissò con autentico rispetto Iris e
mormorò: «I miei complimenti. Senza
neppure sapere cosa stava effettivamente succedendo?»
«Anche
se all’epoca non lo sapevo, ero guidata dalla mia anima
senziente. E’ un landvættir
di nome Gunnar, e sembra
saperne abbastanza di magie e stranezze» le spiegò
Iris.
«Oh,
nientemeno che un protettore scandinavo. Capisco, allora,
perché ho subito
pensato che tu potessi essere un Hati. È la sua aura ad
avermelo fatto credere,
ma immagino che tu non abbia la livrea nera»
asserì Brianna, vagamente sorpresa.
«No,
infatti. Ho il pelo grigio e nero, con qualche macchia bianca sulle
zampe» le
spiegò Iris, scrollando le spalle.
«Ho
preferito parlarne qui, al sicuro dalle orecchie della piccola,
perché immagino
che questo cambiamento non fosse affatto previsto»
ipotizzò Brianna, a quel
punto.
Dev
scosse il capo, replicando: «E’ una decisione che
ho preso quando ho scoperto… tutto
questo. Lucas è un amico, e mi
fido di lui, ma sarebbe solo a prendersi cura di Chelsey. Quanto a
Iris… beh,
lei ha la sua vita a L.A. e non la obbligherei di sicuro a rimanere a
Clearwater, dove noi abitiamo, soltanto per tenere compagnia a mia
figlia.»
«Tutte
motivazioni onorevoli» mormorò Beverly, annuendo
più volte. «Se me lo permetti,
però, vorrei controllare una cosa, così da
aiutare la nostra wicca nel tuo
prossimo Mutamento.
Abbiamo scoperto che, se conosciamo meglio il passato di colui
– o colei – che
vuole mutare, è più semplice manipolare il suo
futuro.»
Dev
scrutò la donna dai chiari occhi color delle colombe e
annuì cauto, domandando:
«Farà male? No, perché non vorrei
mettermi a urlare come un bambino. Pareti
insonorizzate o meno, sarebbe un po’ imbarazzante, di fronte
a tre donne.»
Beverly
scoppiò in una calda risata, mentre Iris scuoteva il capo
per l’esasperazione e
Brianna si esibiva in un risolino.
«No,
non temere. Sonderò il tuo sangue grazie a una sua goccia.
Il contributo sarà
minimo» lo tranquillizzò la völva,
ammiccando.
Annuendo,
Devereux allora si sedette e allungò una mano
perché la donna potesse prelevare
il sangue che desiderava.
Beverly
non fece altro che allungare un poco l’artiglio, pungere il
dito medio e
suggere il sangue dalla sua pelle, prima di dire: «Ecco
fatto. Ora dobbiamo
solo attendere.»
«Devi
fidarti molto. Non mi hai neppure chiesto se ho qualche malattia
venerea» si
arrischiò a dire Devereux, massaggiandosi il dito contuso.
«Non
rischierei nulla. Non ci ammaliamo, né possiamo contrarre
malattie umane.
Abbiamo un solo nemico…» iniziò col
dire Brianna.
«…
il raffreddore» dissero poi in coro le tre donne, prima di
scoppiare a ridere
divertite.
«E
io che pensavo di essere un caso a parte!» esalò
Iris, asciugandosi una lacrima
di ilarità.
«Purtroppo
no. L’unico che ne è immune, tra quelli di mia
conoscenza, è Duncan, ma lui ha
un piccolo segreto. La sua discendenza è tra le
più pure di tutta l’isola, e ha
l’indubbio vantaggio di aver avuto degli avi di famiglie
diverse tra loro,
perciò il suo genoma è molto forte»
spiegò Brianna, mentre Beverly sgranava
leggermente gli occhi per la sorpresa.
Iris
la guardò curiosa e domandò: «Qualche
novità?»
«Direi
di sì. A quanto pare, nella famiglia di Devereux ci sono
stati almeno quattro
casi di licantropia. Non so dire se nativa o indiretta, ma ho trovato
il gene
latente» asserì Beverly, dando una pacca sulla
spalla a Dev. «Senza l’apporto
del sangue mutato della tua ex compagna, Chelsey non avrebbe potuto
cambiare
soltanto con il tuo DNA, ma il gene è presente,
perciò sarà più semplice
chiamare la bestia.»
«Bene»
mormorò l’uomo, reclinando il capo con aria
stranita.
Brianna,
a quel punto, ammiccò a Beverly e, in silenzio, le due donne
lasciarono lo
studio per permettere a Iris di parlare con tutta calma a un
più che sconvolto
Devereux.
«Non
te l’aspettavi, vero?» mormorò lei,
accucciandosi al suo fianco, visto che era
ancora seduto.
Lui
si limitò a scrollare la testa e Iris, dandogli una pacca
sulla coscia, asserì:
«Pensa a questo; sarà più semplice, no?
Soffrirai meno.»
«Ho
visto… sì, mentre Chelsey cambiava,
che le ossa si spezzavano. E anche tu…»
mormorò lui, guardandola con occhi
insicuri.
«La
prima volta fa male, ma credo che sia più per la paura, che
per la cosa in sé
perché infatti, le volte successive, quasi non ci si rende
conto che accade»
ammise Iris. «Considera che, di solito, le notti di luna
piena cercavo di
trovarmi sempre in un luogo appartato e lontano dalla
civiltà, perché non ero
in grado di contenere lei.»
Nel
dirlo si toccò il torace, e Dev assentì.
«Scalpitava
per uscire, eh? Mi è parsa una tipetta che sa il fatto
suo» chiosò Devereux.
Iris
a quel punto sorrise e, risollevandosi, disse: «Ti sei
infuriato, quando ti abbiamo
detto che avremmo sofferto, nel lasciarci fare quel che abbiamo fatto
per
alleviare il tuo dolore. Perché?»
«Me
lo chiede anche…» brontolò lui,
risollevandosi a sua volta per fissarla male.
«Ma pensi che sia divertente sapere che una persona sta
soffrendo al posto
tuo?»
«Beh,
è comunque carino sapere che ti sei preoccupato per noi...
sì, insomma, per me.
Per essere una palla da demolizione, sei molto premuroso»
ammiccò lei,
avviandosi per uscire dallo studio.
Lui
allora ghignò al suo indirizzo, le si affiancò e,
senza alcun preavviso, le
diede una sonora pacca sul didietro, asserendo: «E tu devi
ancora mettere su
diversi chili, prima che io possa considerare interessante questo
sedere. Non è
male, ma può migliorare.»
Lei
lo fissò malissimo per alcuni istanti ma, quando vide solo
divertimento negli
occhi di Dev e sì, un pizzico di qualcos’altro che
Iris preferì non sviscerare,
si limitò a sbuffare e borbottò:
«Piangerai, quando tornerà splendido.»
«Ci
conto» ammiccò lui, sospingendola fuori con
rinnovata gentilezza.
Iris
scosse il capo e, nonostante tutto, sorrise. Con Dev, dovevi proprio
usare il
manuale delle istruzioni per capire i suoi gesti. Ma era un
divertimento,
scoprire cosa si nascondeva dietro a ognuno di essi.
N.d.A.: abbiamo avuto il nostro primo re-incontro con Brianna e soci, e la nostra wicca non si smentisce. Percepisce subito che qualcosa non torna e offre il suo aiuto per una buona riuscita della Mutazione di Devereux.
Abbiamo altresì modo di notare come le attenzioni di Dev si facciano sempre più marcate, ma come l'uomo sia anche restio a qualcosa di più del semplice interessamento nei confronti di Iris, mentre lei a sua volta è combattuta tra le mutevoli emozioni che lei prova nei suoi confronti e verso la sua famiglia.
Come si risolverà la questione?