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Autore: LeanhaunSidhe    20/05/2019    11 recensioni
La lama brillava ed era sporca. Imuen girò il taglio della falce verso la luna e ghignò incontrando il proprio riflesso. Si sentiva di nuovo vivo. Non distingueva il rosso dei suoi capelli da quello del sangue dei suoi nemici. La sua voce si alzò fino a divenire un urlo. Rideva, rinato e folle, verso quel morto vivente che era stato a lungo: per quanto era rimasto lo spettro di se stesso? Voleva gridare alla notte.
È una storia con tanto originale, che tratta argomenti non convenzionali, non solo battaglia. È una storia di famiglia, di chi si mette in gioco e trova nuove strade... Non solo vecchi sentieri già tracciati... PS: l'avvertimento OOC e' messo piu' che altro per sicurezza. Credo di aver lasciato IC i personaggi. Solo il fatto di averli messi a contatto con nemici niente affatto tradizionali puo' portarli ad agire, talvolta, fuori dalla loro abitudini, sicuramente lontano dalle loro zone di comfort
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Kiki, Aries Mu, Aries Shion, Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ballata dei finti immortali'
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Seleina ne aveva prese tante, come al solito troppe. Diverso era però il calibro degli avversari con cui si misurava. Zalaia non le aveva staccato gli occhi di dosso: migliorava in fretta, anche troppo. Per certi versi era invidioso. Lui aveva dovuto penare più a lungo. Forse era perchè lei aveva ereditato un sangue Dunedain più puro, essendo stata trasformata da Haldir in persona. Forse era perchè la parte umana che le restava era di ben altro calibro rispetto alla sua: il padre di Seleina era un cavaliere giusto, che aveva vestito un'armatura divina e si adoperava come reggente di Asgard. Il suo era quella carogna di Cancer, che faceva ribrezzo solo a sentirlo nominare, l'infame. Di certo non c'era paragone.

L'aveva seguita con lo sguardo da quando era rientrata. Per l'ennesima volta era stata a perdere tempo al villaggio di quegli stupidi muriani per paura che si rifacessero vivi i perduti. Addirittura aveva addosso l'odore di quello che chiamava suo fratello, che, poi, cosa avevano in comune per chiamarlo tale? Era sollevato dal fatto che non sentisse su di lei anche l'odore di quello che aveva curato sua madre. Era quello che detestava maggiormente. Perchè con Mu lei era in confidenza come con quello più forte ma non lo chiamava mai fratello.

Li aveva visti insieme, in infermeria. Aveva visto come si guardavano e non gli era piaciuto per niente. Ora però c'era altro: Seleina aveva addosso l'odore di un altro ancora di quella etnia, che di sicuro lui non aveva ancora mai incontrato. Ed era furiosa.

Glielo leggeva nei gesti nervosi con cui riponeva le spade e si tergeva il sudore. Se si arrabbiava un altro po' avrebbe finito per trasformarsi in lupo. Provò ad andarle vicino per distrarla o almeno provarci. Chiedere cosa era capitato era fuori discussione. Non erano abbastanza in confidenza.

Per quanto ci provasse, non era mai riuscito ad abbattere del tutto il muro che c'era tra loro due. Gli rodeva terribilmente. Quel Mu, invece, c'era riuscito subito. A lui aveva sorriso come sorrideva ai cuccioli che la cercavano durante i giochi ed i pasti. Seleina era per lui una conquista più difficile. Non aveva mai avuto tanta difficoltà a farsi scegliere da una femmina.

Si era fatto vicino e l'aveva invitata a sentirlo suonare. Magari la musica l'avrebbe distratta ma lei non cantava volentieri. Non era abbastanza intonata come le femmine del clan. Non le piaceva bere e certe volte, la sera, fissava le stelle, malinconica. Era interessata alle tattiche di battaglia, ai giochi di abilità dei figli di Haldir più anziani ma nel fragore chiassoso delle feste, lei sembrava perdersi. Era come se non le avessero insegnato ad essere solo una ragazza e divertirsi, semplicemente. Quella volta, però, non gli aveva detto di no. Aveva annuito e l'aveva seguito, accettando addirittura un bicchiere di idromele. Ma quel sorriso che bramava, che lei a Mu aveva rivolto, proprio non riusciva a strapparglielo dalle labbra.

 

 

 

Kiki era rientrato in fretta al Santuario. Non si era minimamente accorto di essere stato sotto l'osservazione dei gemelli Dunedain e, con la coda tra le gambe, rientrava semplicemente a fare rapporto per una passeggiata di troppo in Cina. L'ordine del maestro Shion di non indagare subito era stato chiaro e lui aveva disobbedito. Tuttavia, le informazioni raccolte durante quello scontro erano preziose. Forse potevano sollevarlo da una giusta punizione. Mu lo aveva accolto un po' agitato.

Non era però per la bravata di cui si era reso protagonista ma per il messaggio giunto nei brevi giorni della sua assenza. Di lì ad un paio di settimane Imuen ed Haldir, insieme ad un manipolo dei loro, sarebbero venuti in visita al santuario, per conferire con Athena in persona. Si sperava che venissero a chiarire i punti oscuri, spiegare una volta per tutte, in maniera chiara, come fronteggiare la minaccia.

Mu era stato abbastanza asciutto nel suo resoconto. Allo stesso modo Kiki lo fu nel suo. Chiaramente tutto il grande tempio sapeva del suo scontro coi perduti per le campagne cinesi, vista l'immensa quantità di energia che era stato costretto a liberare.

"Te la sei cavata senza ombra di dubbio molto meglio di me."

Ammise con orgoglio suo fratello, felice di aver contribuito a creare un allievo che gli era diventato superiore. Kiki però non riusciva a gioire a pieno di quel traguardo.

"Il maestro ti ha raccontato del Jamir?"

Gli chiese, infatti, ad un certo punto, bloccando l'inizio dei complimenti. Anche li, Mu gli era un passo avanti.

"E' felice anche lui dei tuoi progressi. Ne era sbalordito, in verità."

Kiki aveva annuito, massaggiandosi il collo. Era un po' che lo chiamavano prodigio, senza che loro ci mettessero il carico. Faceva parte del suo fascino col gentil sesso.

"Sì ma di Sel ti ha detto nulla?"

Suo fratello gli si era fatto più vicino.

"Qualcosa. Ne è rimasto... confuso. Non ha gradito molto il fatto che è praticamente impossibile nascondere ogni minima sensazione alla tua amica. Alla sua età è scomodo. Sono state le sue parole esatte..."

Kiki aveva provato a controbattere. Lui a quell'aspetto era abituato. Non era mai stato un problema. Era parte del motivo per cui era tanto legato con Seleina.

"Ma a te ha mai dato fastidio?"

Mu aveva sbattuto le palpebre, colto in castagna. Suo malgrado aveva risposto di no.

"Per me è diverso: si è sempre dimostrata gentile e premurosa; l'ultima volta ha rischiato parecchio per aiutarmi. E' ovvio salvarsi la vita tra commilitoni ma a lei non era affatto richiesto. Anche fosse stato solo per risparmiare un dolore a te, quando una persona compie un gesto così nei tuoi confronti è naturale affezionarsi, non credi?"

Kiki aveva abbassato le spalle sconsolato.

"E non puoi farlo capire al maestro, tutto questo?"

Mu aveva inarcato le sopracciglia, incerto. Non ci sarebbe stato verso di fargli perdere altro tempo con quella questione. Rendendosene conto, il minore aveva capitolato. Era tempo di occuparsi di altro.

"Fammi capire bene la questione della visita di Imuen ed Haldir."

Mu gli sembrava stanco, come se le questioni più leggere di poco prima l'avesse inquietato.

"Il maestro ti ha convocato per un colloquio privato. Potrai chiedergli tutto da te."

Gli pose la mano sulla spalla e raggiunse la sua camera. Si buttò sul letto a quattro di spade che, dopotutto, un po' stanco anche lui della faccenda lo era davvero.





"Che ne pensi di tutta questa storia?"

Zalaia l'aveva osservata sorseggiare distrattamente il suo bicchiere. Aveva scherzato fino ad allora con alcuni compagni della prossima visita al Santuario dei loro signori e di sicuro lui era nel novero che li avrebbero scortati.

Seleina aveva inarcato un sopracciglio.

"Non è che mi riguardi molto in verità. Sire Haldir per la nostra parte porta i migliori, non certo me."

Zalaia aveva afferato una bottiglia mezza vuota dal tavolo. La guardava cercando di capire davvero cosa pensasse, per quanto gli fosse possibile.

"Beh ci sono tutti i paladini della tua infanzia al completo, c'è il tuo adorato fratellone acquisito..."

Il suo tono stava virando verso lo scherzo e voleva anche approfittare per cercare di inquadrare meglio gli affari privati di chi gli interessava.

"Non è per Kiki..."

Chiarì lei, appoggiando il mento sulle braccia conserte.

"Il gran sacerdote non mi vuole tra i piedi."

Zalaia era confuso, non riuscendo ancora ad inquadrare il problema. Solo quando lei gli spiegò che anche quello fosse lemuriano e maestro del maestro di Kiki fece due più due.

"Sei triste per il parere negativo di un singolo uomo?"

Dal sospiro tipicamente femminile che le aveva strappato, intuì di aver fatto centro. Dal canto suo, era felice che tra lei e quella razza ci fosse stata una rottura ma gli spiaceva comunque saperla in quella disposizione d'animo. In fin dei conti, di Kiki non aveva motivo di essere geloso.

"Ma tuo ... fratello... è influenzato da quel trombone nel suo rapporto con te?"

Senza alzare la testa da sopra i palmi, Seleina negò, precisando anche che aveva intuito attriti tra Kiki e Shion, probabilmente per la condotta disinvolta del primo.

Zalaia rise e allargò le braccia e parte del liquore schizzò dal bicchiere, bagnando un compagno che gli grugnì dietro, strappando almeno un mezzo sorriso, come sperava.

"Sei una Dunedain ora. Del parere degli uomini te ne devi fregare. Ma se proprio hai considerazione di ciò che pensano, sia per qualcuno che vale. Se con tuo fratello vai d'accordo, brinda con me alla salute del vecchio trombone... e mandalo al diavolo!"

Le aveva passato il braccio sulla spalla opposta, tirandosela addosso, con il più vecchio sistema del mondo per averla vicino. Era partita persa, scherzarono insieme e per un attimo la vide rasserenata. Ma sul farle capire dei suoi sentimenti era tutt'altra storia.

Presto, infatti, fu chiamata da qualche altra femmina per delle questioni loro. Rimasto solo, chiaramente infastidito, non diede neppure corda a una delle tante che ci provava, e con cui, a volte, si era anche divertito. Sperò solo che, alla fine della fiera, ne valesse davvero la pena.

Aveva sentito dire da sire Imuen che il suo gemello, con la scusa della visita in Grecia, avrebbe richiamato anche i suoi sottoposti più diretti. Imuen aveva solo lui, come braccio destro e tutti conoscevano il suo potenziale, il suo viso. Sire Haldir era tutt'altra storia. Esternava pochissimo di sè ed anche dei suoi migliori allievi si sapeva poco. Doveva trattarsi di tre elementi, compresa una femmina che veniva dal clan a ovest. Di quello non si meravigliava. Uscivano sempre guerriere potenti da quel clan. Doveva essere brava con l'ascia. Gli altri due forse erano spadaccini. Era ovvio che Seleina ne sapesse di più. Avrebbe dovuto insistere. Se Sire Haldir la voleva potenziare sulla velocità, era di sicuro per farla allenare con quei due. Gli spadaccini devono essere più agili di quelli che manovrano asce. Scelta ponderata, essendo Seleina più minuta della maggior parte di loro. Avrebbe dovuto informarsi di quello, invece che perdere tempo dietro alle paturnie causate da un vecchio trombone.

 

 

Shion starnutì sopra le carte che stava esaminando. Si era preso un bello spavento quando aveva precepito il cosmo di Kiki esplodere a quel modo. Appurato che non c'era poi bisogno che restasse in Jamir, aveva perciò preferito tornare al Santuario. Si diceva che il naso prudesse a quel modo quando qualcuno parla male di te. Lo stava facendo la sorellina adottiva di Kiki o lui in persona?

Come evocato nei suoi pensieri, il ragazzo gli fu annunciato dopo poco. Voleva il resoconto della sua gita campestre. Non aveva mandato aiuti. Non avrebbero fatto in tempo. Se ne erano accorti che era già tardi. Il giovane Ariete aveva liberato da solo una quantità di energia cosmica impressionante, confermando le aspettative sul suo potenziale. Non era da tutti scatenare un mezzo big bang da soli. Se era stato però costretto a tanto, gli avversari che aveva affrontato dovevano essere di ben altro calibro rispetto a quelli degli attacchi trascorsi.

Introdotto nelle sue stanze, Kiki si inginocchiò senza attendere oltre. Evidentemente si aspettava anche una punizione.

"Spiegami dei nemici che hai affrontato, cavaliere."

Kiki omise apertamente della trasgressione al suo ordine. Raccontò della nebbia e della temperatura che scendeva, dei perduti che si erano manifestati simili a panni lattigginosi immersi nel bianco, che mano a mano prendevano consistenza. Il fatto che uno stesse praticamente tornando vivo, da mezzo decomposto che era, non piacque per nulla al sacerdote. A suo parere era il sigillo di Haldir che perdeva via via potenza e permetteva ai perduti di recuperare l'aspetto originario, anche se quelle fauci a dismisura, fino a quel momento, nessuno di loro le aveva mai visto sul volto di un Dunedain.

"Credo che il calibro dei nemici che dovremo affrontare sia molto più simile a quello che hai affrontato tu, rispetto a quelli che abbiamo incontrato finora. Quando Haldir verrà, ci dovrà chiarire anche sul numero esatto."

Perchè un conto era affrontarne dieci, un conto qualche centinaio.

"L'armatura dell'Ariete ti ha fatto comodo, però, in quel frangente."

Insistette Shion, sorridendo, ergendosi meglio sulla sedia della scrivania come su uno scranno.

Lo vide passarsi una mano nei capelli, come un ragazzino colto in castagna, che non sa bene che pesci prendere.

"E Mu?"

Espose il ragazzo, con un candore disarmante che non si aspettava.

"Le armature non sono abiti che possiamo scambiarci a nostro piacimento. Vero gran sacerdote?"

Shion fu costretto ad ammettere che era realtà. Ripensò a quando lui era giovane e c'erano stati due gemelli della sua razza, parimenti dotati nel cosmo, ma uno era cavaliere d'oro e l'altro d'argento.

"Di questo non ti devi preoccupare. Per esperienza, credo che a te starà meglio un altro vestito."

Kiki sorrise a sua volta, intuendo più o meno e idee del sacerdote sul proprio conto. Era chiaro che stava per essere congedato, visto che non avevano altro su cui aggiornarsi. Prima che lo mandasse via, voleva comunque provare a spezzare una lancia verso Seleina. Gli spiaceva parecchio che persone che reputava tanto importanti non si potessero proprio soffrire.

"Ed in base alla vostra esperienza, di una come Seleina, non vi potete fidare proprio?"

Shion si aspettava anche quella domanda. Non pensava però di essere stato frainteso a quel modo.

"Mi fido di lei! Ma devi ammettere che è snervante sapere di dover controllare ogni minima emozione perchè viene percepita e può essere male interpretata."

Nel frattempo lo aveva fatto alzare.

"Ma non può evitare di intrufolarsi nelle anime della gente? Mi sarebbe bastato non essere spiato ogni secondo."

Kiki si morse il labbro.

"Beh mi aveva detto che adesso riusciva ad impedire che le emozioni delle persone la sopraffacessero. Fa fatica con chi è dotato di cosmo. Probabilmente era anche intimorita da voi. Sa della vostra autorità e lei non è come me. Tiene alla considerazione dei superiori, anche se si vergogna ad ammetterlo."

Shion prese la palla al volo.

"Capisco. Il tuo esatto contrario, insomma."

Kiki aveva pensato bene di inginocchiarsi di nuovo ed abbassare il viso, che stavolta la lavata di capo non gliela risparmiava nessuno. Invece, fu congedato in fretta, sicuro di essere riuscito a mettere una pezza tra Seleina e Shion, che erano invece partiti col piede sbagliato.

 

 

Brunilde, in tutto e per tutto, sembrava uscita da una leggenda sulle valchirie. Aveva le spalle larghe e la vita sottile, ed era più alta delle altre femmine, quasi quanto un maschio. Erano rare le femmine con l'ascia, ma lei, un po' per la stazza e un po' per la sua tremenda forza, aveva imparato anche per vocazione. Aveva gli occhi verdi di sua madre e i capelli di un castano scuro, cosa rarissima per una Dunedain. Qualcuno, però, ipotizzava che fosse figlia di sangue di Haldir, visto il mestiere antico che svolgeva la madre e le sue caratteristiche così peculiari. Non aveva ereditato, infatti, nè le capacità dei figli di Imuen nè quelle dei figli di Haldir. Ma armaiolo più dotato di lei, fra i Dunedain, era difficile trovarlo. Era la terza che il domatore delle anime viventi aveva richiamato.

I primi due, invece, erano quelli che più avevano sbuffato. Amavano così tanto perdersi nella natura che quasi facevano fatica a fermarsi al campo e camminare su due zampe, talmente abituati come erano alla loro forma animale.

Loro, invece, erano tra i figli di Haldir più autentici, in tutto e per tutto identificabili come al seguito del loro signore. Si muovevano affini, come due braccia dello stesso corpo o due occhi dello stesso sguardo. A tratti, sembravano anche aver dimenticato l'uso delle parole, tanto era affinato l'uso della percezione delle anime.

Imuen aveva accolto tutti e tre i ragazzi facendo strada nella propria tenda. Con Brunilde era più facile avere un rapporto, perchè per lo meno parlava, anche se conservava in ogni minuto l'espressione che Haldir metteva su persino nei giorni di festa. Una volta che si trovavano gli argomenti giusti, diventava una compagnia davvero piacevole. Contava anzi di sfruttare il figlio piccolo, appena nato, per addolcirla un attimo. Come infatti la gigantessa si apriva coi cuccioli era un miracolo, passava da essere un cerbero ad una donna vera con l'istinto innato della madre in una frazione di secondo.

Come interagire invece con quegli altri due attrezzi, era una questione particolare. Ciotola, crocchette? Probabilmente, quelli si cibavano solo di animali vivi. E non sarebbe stato certo piacevole per la sua donna vederli mangiare. Seleina, però, gli sovvenne, condivideva i loro poteri. Presto o tardi avrebbe dovuto conoscerli. Tanto valeva portare anche lei e vedere che sarebbe successo. La principessina ancora parlava. Magari conosceva anche il comando per farli mettere a cuccia. L'unico normale, nel drappello di matti che stavano andando a formare, era forse Zalaia, il che era tutto un dire.

 

NOTE: Per quei pochi che ancora ci sono, grazie ragazzi! Mi sto rendendo conto che non mi è semplice mettere su carta (o html che dir si voglia) il marasma di idee che ho dentro. Ne è uscito un lavoro per certi versi un po' confuso. Forse ho preteso di mettere in gioco troppi personaggi e con caratteristiche troppo peculiari. Ad ogni modo, ammetto che mi sto divertendo, per cui, almeno per un altro po', continuerò... Anche perchè, ormai non sono troppo lontana dalla fine. Mi piacerebbe essere più capace con combattimenti e battaglie ma: 
1 - mai informata seriamente sulla lotta
2 - scrivere scene che richiedono quella velocità di espressione non è da tutti, di certo, io che sono dilettante, faccio una certa fatica.
Alla fine di tutto, è stato divertente, un esperimento con quel che si può provare a creare con dei rating più semplici. Come al solito, commenti e critiche, soprattutto costruttive, fanno sempre piacere. A presto

   
 
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