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Autore: heliodor    20/05/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Beric scortò Joyce fino alla sua cella, una stanza con un letto piccolo e un armadio minuscolo.
"Qui starai bene" disse il ragazzo. "Questa parte del circolo è deserta e nessuno ti disturberà."
"Grazie" disse Joyce poggiando a terra la borsa a tracolla. "Dovrei tornare alla taverna a riprendere il cavallo."
"Ci andrò io domani" disse Beric. "Tu riposati. Kellen ha detto di trattarti con riguardo perché sei una persona importante."
Joyce si trattenne dal ridere. "Grazie ancora. Beric, ti posso chiamare così?"
Lui annuì.
"Tu conosci Joane di persona?"
"Certo. Era la mia guida."
"Che persona è?"
Beric scrollò le spalle. "Con me è stata sempre molto severa. Quando sbagliavo un incantesimo o non mi concentravo mi prendeva a scudisciate. Ho ancora i lividi."
E io ricordo ancora le bastonate di Elvana, si disse Joyce. Certo se non fosse stato per lei non avrei mai imparato a levitare e usare lo scudo nello stesso momento.
"Secondo te perché ha attaccato la fattoria di quel Berryn?"
Il viso di Beric si rabbuiò. "Io preferirei non parlarne."
"Scusa, non sapevo" si affrettò a dire Joyce. "Dove potrebbe nascondersi?"
"Nei boschi, forse. O sulle colline. Lì c'erano delle miniere, una volta."
"Ho visto parecchie fattorie abbandonate venendo qui" disse Joyce. "Potrebbe essersi nascosta in una di queste?"
"Non lo so. Forse" disse il ragazzo.
"D'accordo, ne riparliamo domani."
"Andrai a darle la caccia?" chiese il ragazzo.
"Non voglio farle del male" disse Joyce. "Devo portarla da un amico."
"Un amico" disse Kellen uscendo dall'ombra del corridoio.
Joyce sobbalzò. Da quanto tempo era lì che li ascoltava? E come ha fatto a non farsi vedere? Forse ha usato l'invisibilità?
"Il decano ti cerca" disse a Beric.
Il ragazzo annuì a andò via.
Kellen lo guadò sparire dietro un angolo, poi si rivolse a Joyce. "Devo farti un paio di domande. E cerca di essere sincera, non come il vecchio."
"Credi che ti abbia mentito?" gli domandò Joyce.
Kellen sogghignò. "Non cambiare discorso. Perché credi che ti abbia permesso di seguirci?"
"Perché sono la strega rossa?"
Kellen sorrise. "Certo. E te ne vai in giro dicendo a tutti che stai cercando Joane per portarla da un amico. Mi domando chi sia questo amico. Per caso si chiama Malag?"
Joyce arrossì. "No, certo che no" si affrettò a dire. "Perché lo pensi?"
"Joane è diventata una rinnegata. Ha attaccato Berryn, che è fedele all'alleanza. Chiunque attacchi un alleato diventa un servitore di Malag."
"Non so Joane, ma di sicuro io non sono dalla parte di Malag."
"Ne sei sicura? Ho parlato con Ryde e ho sentito dire che hai liberato Marq Occhi Blu. È falso?"
Joyce deglutì a vuoto. "È vero" disse.
"Hai salvato un alleato di Malag. È stato solo un caso?"
"Avevo un debito con lui. Mi ha salvato la vita."
"Perché?"
Joyce annaspò come se si fosse trovata nelle sabbie mobili. "Non lo so. Chiedilo a lui quando lo incontri."
"Se lo incontrerò dovrò ucciderlo. È un rinnegato."
"Perché non mi hai detto che eri un inquisitore?" L'idea di stargli accanto la spaventava.
E se volesse controllare la mia borsa? Si chiese. Si accorgerebbe subito che ho con me il compendio.
"Io non dovevo dirti proprio niente, strega rossa" disse Kellen. "Sono io che faccio le domande e tu non stai rispondendo con sincerità. Lo sento."
"Non sapevo che Joane fosse una rinnegata" disse per cercare di convincerlo. "Mi hanno detto di trovarla e sono andato a cercarla."
"Chi te lo ha ordinato?"
Joyce pensò in fretta. Doveva conquistare la fiducia di Kellen in qualche modo. "Gladia di Taloras."
Kellen sogghignò. "Gladia ti ha detto di trovare la sua protetta? Saranno almeno vent'anni che non si parlano."
"È quello che mi ha detto di fare."
"Perché non è venuta lei di persona?"
"Doveva andare a nord e ha chiesto a me di andare al suo posto." Mano a mano che inventava le risposte le venivano in mente altre scuse che poteva dirgli.
"Quindi Gladia si fida di te?"
Joyce scrollò le spalle. "Non è la prima volta che lavoro per lei."
Kellen si accigliò. "Cos'altro hai fatto?"
"Ho trovato la spada di Bellir."
Kellen rise. "O sei la più grande bugiarda che abbia mai incontrato o Gladia deve essere impazzita per fidarsi di te. Sappi che non credo a una sola parola di quello che mi hai detto."
"Se non ti fidi di me, perché hai convinto Gorgas a darmi ospitalità per la notte?"
"Volevo controllarti e farti qualche domanda" ammise Kellen.
"Quindi tutte quelle parole sul fatto che sono una persona importante e famosa..."
Kellen scrollò le spalle.
"Domani andrai a cercare Joane?"
Lui sogghignò. "Ho anche io una missione simile alla tua. E sì, devo trovarla."
"Per conto di chi?" chiese Joyce.
"È stata Gladia di Taloras a dirmi di rintracciare Joane e ucciderla, dopo aver saputo che era diventata una rinnegata. Il che mette in dubbio la storia che abbia potuto dire a te di trovarla e portarla da qualche altra parte."
Joyce si sentì raggelare il sangue nelle vene. Per un attimo fu tentata di evocare un dardo magico e colpirlo. Era sicura che se non lo avesse fatto, Kellen avrebbe colpito lei per prima.
Invece l'inquisitore si limitò a sogghignare. "Dormi serena, strega rossa. Domani ci aspetta una giornata dura."
Appena fu uscito, Joyce sbarrò la porta, le mani che le tremavano. Raggiunse il letto e si sdraiò su di esso senza toccare le coperte. Dormì con la borsa stretta al petto, sicura che Kellen sarebbe venuta a prenderla nel sonno.
Solo dopo qualche ora scivolò in un sonno leggero. Si svegliò di soprassalto, gli occhi che vagavano nel buio.
Era certa che qualcuno fosse entrato nella stana. Evocò un globo luminoso. Alla luce fredda dell'incantesimo esaminò la stanza.
Era vuota.
Sospirò e guardò fuori dall'unica finestra. Era ancora buio. La stanza affacciava sul cortile, dandole una vista sulle piante e uno scorcio dell'ingresso.
Il suono di voci concitate la raggiunse attraverso le imposte chiuse. Saltò giù dal letto e si avvicinò alla finestra.
"Chiama il ragazzo, ti ho detto" stava dicendo qualcuno.
"Maestro Gorgas non permette visite a quest'ora" rispose una voce dal tono incerto.
"Non vogliamo il vecchio" disse una terza voce. "Ma il ragazzo. Vallo a chiamare o faremo tutto a pezzi per trovarlo."
Joyce andò alla porta e la spalancò. Gettò un'occhiata al corridoio buio e si avviò verso le scale.
A metà strada incontrò Kellen.
"Che succede?" gli chiese.
Lui le fece cenno di stare zitta. Andò alle scale e scese un paio di gradini. Quando risalì era accigliato.
"Uomini di Berryn" disse.
"Che cosa vogliono?"
"Beric" rispose lui.
"Vi ho detto che non potete entrare" disse una voce dal basso.
"Tienilo fermo. Se dice un'altra parola strappagli la lingua."
Passi sulle scale.
Kellen le fece cenno di seguirlo.
Joyce si addentrò con lui nel corridoio. "Perché vogliono Beric?" chiese quando furono lontani.
"È stato allievo di Joane" disse Kellen. "Forse pensano che sappia dove si trova."
L'aveva pensato anche Joyce, ma non aveva insistito più di tanto.
"È solo un ragazzo."
"Ha tredici anni" disse Kellen. "È quasi un uomo."
"Non sa dove si trova Joane. Gliel'ho chiesto anche io.
Kellen ghignò. "Ti avrà mentito."
Joyce fece per dire qualcosa ma ci ripensò. "Perché avrebbe dovuto farlo? Io voglio aiutare Joane."
"Anche lui, ma nel modo sbagliato, temo."
Arrivarono a una porta chiusa. Kellen bussò due volte senza ricevere risposta. "Beric?" disse accostandosi. "Sei lì dentro?"
Si allontanò dalla porta e sollevò la mano. Nel palmo brillò un dardo magico.
Joyce evocò al volo uno scudo per proteggersi dalle schegge.
Il dardo fece saltare la serratura con un colpo secco seguito da una voluta di fumo grigio. Kellen diede un calcio alla porta e la spalancò.
Nella stanza c'erano un armadio, un baule e un letto. La finestra era aperta.
"Troppo tardi" disse Kellen voltandosi.
Joyce fece altrettanto e si bloccò.
Sulla soglia c'erano tre figure. Uno indossava un mantello bianco crema, le altre due delle armature leggere.
"Dov'è il ragazzo, inquisitore?" chiese l'uomo col mantello.
"Kyras" disse Kellen. "La tua faccia è ancora più brutta dell'ultima volta."
"Non scherzare con me, Kellen. Il ragazzo. Sai dov'è andato?"
Kellen indicò la finestra. "Prova a vedere se è sotto il davanzale."
Kyras marciò verso la finestra e gettò un'occhiata di fuori. "Non può essere andato lontano" disse tornando verso la porta. "Se sai dov'è andato è meglio se ce lo dici adesso."
Kellen lo guardò con aria di sfida. "Anche se lo sapessi, non te lo direi."
Kyras grugnì. "Non vuoi che la rinnegata venga presa?"
"Certo, ma voglio essere io a catturarla."
Kyras fece una smorfia. "Vuoi anche tu la ricompensa promessa dai Berryn?"
"La rifiuterei. Sono un inquisitore."
"Allora lasciala a noi e goditi l'ospitalità del vecchio. Faremo tutto il lavoro per te."
Kellen sorrise. "Mi piace questo lavoro."
Kyras grugnì di nuovo e uscì, seguito dai due uomini in armatura.
"Chi era quello?" Chiese Joyce. "Non l'ho visto alla taverna."
"Lavora per i Berry. È la scorta personale di Goffren."
"Goffren?"
Kellen marciò verso la porta. "È il capo di questa città. È lui che finanzia questa caccia."
Joyce lo seguì nel corridoio.
Nel frattempo i ragazzi e le ragazze del circolo si erano riuniti nel corridoio. Sembravano spaventati e si lanciavano occhiate dubbiose.
Gorgas arrivò zoppicando. "Ho sentito quello che è successo" disse con voce gracchiante. "Goffren mi sentirà."
"Meglio non provocarlo" disse Kellen. "O tornerà qui per bruciare questo posto."
Gorgas agitò il pugno rinsecchito nell'aria. "Se avessi vent'anni di meno lo affronterei io."
Kellen ghignò. "Pensiamo a Beric adesso" disse indicando la stanza. "Chi di voi sa dove è andato?"
Nessuno dei ragazzi rispose.
Gorgas si sporse oltre la porta. "Il ragazzo non è qui?"
"È andato via prima che Kyras e i suoi lo trovassero" disse Kellen. "Da quanto progettava la fuga? Scommetto che se controlliamo i magazzini troveremo delle razioni mancanti."
"È andato via? Perché?" chiese Joyce.
"Non lo immagini?" fece Kellen marciando nel corridoio.
Raggiunse le scale e scese di sotto. Joyce lo seguì lungo il porticato e poi nel giardino. "Mi dici dove stai andando?"
"Vado a cercare Beric prima che si metta nei guai. Ma mi serve un cavallo, prima" disse Kellen.
Joyce stava per dirgli che lei aveva un cavallo alla Taverna del Puledro Morto, ma non si fidava abbastanza dell'inquisitore da volerlo aiutare.
Raggiunsero le stalle nella parte posteriore del circolo. Joyce contò una decina di animali in pessime condizioni.
"Con quello non andrai molto lontano" disse Kellen parlando al buio.
Dal fondo della stalla giunse un nitrito. Una figura si mosse nell'ombra, scivolando contro le pareti incrostate di umidità.
Joyce chiuse gli occhi davanti a un bagliore improvviso. Sentì Kellen emettere un sospiro mentre l'aria si increspava davanti al suo corpo. Nello stesso momento due dardi si dissolsero a contatto con lo scudo.
"Smettila di giocare" gridò Kellen. "Non siamo qui per farti del male."
Dal buio emerse il viso di Beric. Indossava un mantello scuro sopra le spalle minute e una borsa a tracolla. Tra le mani aveva due dardi pronti a colpire.
"State lontani" disse con voce incerta.
Kellen annullò lo scudo. "Vedi? Non siamo qui per fermarti. Voglio solo metterti in guardia."
"Tu vuoi uccidere Joane" disse il ragazzo.
"No" disse Kellen. "Non è così che lavoro. Io non uccido. Giudico."
Joyce aveva già visto gli inquisitori lavorare e non era sicura di poter dare torto a Beric. Stava per dirlo ma le parole le morirono in gola quando vide sotto l'arco d'ingresso otto figure stagliarsi nella penombra.

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