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Autore: AleeraRedwoods    21/05/2019    2 recensioni
Dal testo:
“Tu sei nata per una ragione e il tuo cammino non può cambiare.
Ma un destino scritto è anche una maledizione.
Il tuo compito è salvare la Terra di Mezzo,
riunirai i Popoli Liberi e scenderai in battaglia.
Una prova ti attende e dovrai affrontarla per vincere il Male.
Perché la Stella dei Valar si è svegliata.
La Stella dei Valar porterà la pace.
A caro prezzo.”
(Revisionata e corretta)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Aragorn, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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-Ciao a tutti! Prima di cominciare questo viaggio, è giusto comunicarvi due cosette: 1) per questa storia mi sono lasciata ispirare sia dai libri che dalla trilogia cinematografica, a seconda di quello che più ritenevo adatto e senza preferire una cosa all’altra;  2) moltissime cose -ma moltissime davvero- provengono esclusivamente dalla mia mente malata, quindi non datevene a male se non corrispondono all’universo tolkieniano che tanto amiamo; 3) ovviamente, tutta la mia riconoscenza va al maestro J.R.R Tolkien e a lui appartengono fatti e personaggi citati in questa sudata, maldestra fanfiction.
Spero davvero di intrattenervi, allietarvi o anche solo regalarvi una piacevole lettura e sarei molto felice di sentire il vostro parere! Sono ben accette anche le critiche costruttive, sono sempre pronta a migliorarmi ;)
Che altro dirvi: spero di pubblicare un capitolo a settimana (esclusi prefazione, primo e secondo capitolo, che getterò nella mischia insieme XD) e niente, buona lettura!
Aleera.-


“Tutto ciò che dobbiamo decidere 
è cosa fare col tempo che ci viene dato.” 
 J.R.R Tolkien.

 
-Prefazione-

 


    A Valinor le luci tremavano, scosse dalle potenti energie generate dall’angoscia e dalla preoccupazione dei suoi nobili abitanti.
    Sul colle Ezellohar presenziavano tutti i più onorevoli Valar di Aman, come si erano riuniti in tempi più antichi per assistere all’incarnazione dei Maiar.
    Nove scranni, rilucenti di pietre e metalli preziosi, formavano un cerchio perfetto sulla vetta del colle. Uno di essi, però, si stagliava scuro e tragicamente vuoto in quello spazio sacro, una nota stonata nella più perfetta delle composizioni.
    Gli otto Supremi[1] di Arda, nelle loro forme più disparate, erano immobili e silenziosi, seduti su quegli scranni che spettavano loro di diritto. Chiunque li avesse scorti in quelle rigide pose li avrebbe di certo creduti delle virtuosistiche statue, ignaro che le loro menti stessero invece partecipando ad una fatale discussione.
    Parlò Oromë, il Grande Cavaliere dall’armatura lucente:
-Credere che l’Oscurità possa scomparire è follia! Distrutto un male ne arriverà uno nuovo e non vi è altra via al di fuori della guerra!-
    Nienna, Signora della Tristezza, lo rabbonì con voce melensa:
-Non dire queste parole, Oromë. Ancora recenti sono le ferite provocate dalla Guerra dell’Anello e quelle povere creature hanno sofferto abbastanza.- Famosa era la sua compassione verso i mortali che popolavano la Terra di Mezzo e il suo cuore aveva sanguinato per ogni vita spezzata dal male.
    Di tutt’altro parere sembrò suo fratello, il cupo Mandos, che appoggiò il Gande Cavaliere con voce tonante: -Oromë non usa le giuste parole e il suo amore per la Caccia gli infervora la mente. Tuttavia, egli non ha torto. La Battaglia dell’Anello è stata dura, è vero. Eppure siamo tutti ben consapevoli che non potrebbe mai essere l’ultima. Non potrà esservi solo Pace, poiché l’equilibrio dell’Universo stesso è l’alternarsi di Bene e Male, di Pace e Guerra. E, cara sorella, lo sai anche tu.-
    La mente della Valië era piena di sofferenza e sgomento ma non poté ribattere alle limpide verità del Signore della Morte e del Destino.
    Yavanna e Aulë, Signori della Terra, si guardarono negli occhi colmi di preoccupazione, mentre il taciturno Ulmo meditava silenziosamente, la pelle traslucida solcata da acque irrequiete.
    Apparentemente, la triste situazione non concedeva soluzioni.

    L’istante successivo, il colle parve vibrare, ridestando i presenti dai loro cupi pensieri: –Esatto, Mandos.-
    Tutti si voltarono verso il Vala che aveva così inaspettatamente parlato, chinando il capo con deferenza: Manwë, Signore dell’Aria e Re di Arda, aveva infine preso la parola, per la prima volta in quell’Assemblea.
    Il suo sguardo viaggiò sul colle Ezellohar, tra i Valar suoi compagni. Osservò i rami secchi e curvi di due immensi alberi ormai morti, echi di avvenimenti strazianti,[2] ed infine si posò sullo scranno vuoto, un velo di tristezza ad oscurare i suoi occhi lucenti: -La partita è ancora aperta e il Male è pronto a fare la sua prossima mossa. Questa volta, il suo attacco sarà più debole, poiché reduce dall’ultimo fallimento contro il Bene e noi avremo un ulteriore vantaggio…-
    Le sue parole suonavano chiare come le note di un liuto, in quello spazio sospeso. -Ulmo attraversa la Terra di Mezzo con le sue acque, come il sangue attraversa le vene dei mortali, e ha osservato ogni cosa, scoprendo nell’oscurità chi sarà il loro nemico.-
    Tutti i Valar rimasero con il fiato sospeso e a stento trattennero l’indignazione quando fu loro rivelata l’identità del nuovo servo dell’Oscurità. Manwë li zittì con un solo gesto, senza alzare la voce: -Questa Guerra sarà decisiva. Poiché le pure creature immortali dalla Terra di Mezzo sono migrate qui a Valinor, anche l’Ombra è tenuta a diminuire. Così si manterrà l’Equilibrio.-
    Al suo fianco, Aulë parlò con voce grave, quasi scoraggiato:
-Come hai detto tu, tutte le creature che un tempo avevano il potere di fronteggiare il Male hanno abbandonato la Terra di Mezzo. Chi combatterà, allora?-
    Il Signore dell’Aria sorrise, rivelando una sicurezza insperata:
-Non ho mai detto tutte. Laggiù dimora tutt’ora qualcuno in grado di ribaltare l’esito di questa storia. E vi è qualcosa, di antico, potente e silenzioso, che ancora deve compiere il suo destino e aspetta di essere trovato. Dobbiamo solo inviare loro un aiuto, una guida, come un tempo partirono i potenti Istari.-
    Solo allora Varda, Regina tra i Valar, si fece avanti, luminosa come il firmamento, lasciandosi investire dal vento impetuoso ma amorevole del marito: –A tutti voi, grandi Valar di Aman, chiedo aiuto per creare l’essere che sarà in grado di portare la Pace nella Terra di Mezzo… e nei cuori di chi vi dimora.-
    E guardò negli occhi Mandos, come se egli già sapesse cosa sarebbe accaduto. Ed era così: nel momento stesso in cui lei pronunciò quelle parole, il Vala custode del Destino ebbe una nitida visione del futuro e non vi fu più alcun dubbio.

    Varda creò allora una stella, poiché esse erano da sempre suo dominio, e le diede forma, le donò Luce, bellissima e potente.
    E tutti i Valar, uno ad uno, le donarono un talento: -Io ti dono la Veggenza, perché tu sappia sempre quale strada intraprendere.- Sussurrò Mandos e la stella vibrò, assorbendo quella parola e il peso che conteneva.
    -Io ti dono la Gentilezza, così che tu possa essere compassionevole e giusta.- La cullò Nienna.
    -Il mio dono per te è la Caparbietà, per non arrenderti mai, difronte a nessuno!- tuonò la voce di Oromë.
    -Noi ti doniamo il Coraggio e l’Astuzia.- pronunciarono insieme Yavanna e Aulë: -Ti aiuteranno ad affrontare tutte le sfide che richiederà questa missione.-
    Ulmo esitò prima di avvicinarsi, lanciando uno sguardo alla luminosa Varda, come a chiederle conferma. -Io ti dono un po’ della mia Conoscenza, perché non esistano barriere tra te e il mondo che ti accoglierà: conoscerai i gesti e conoscerai le lingue. Buona fortuna.- Varda sorrise, compiaciuta.
    Per ultimo, Manwë si avvicinò alla stella, tanto viva e pulsante da sentirne il cuore scalpitare: -Io ti dono la Purezza e farò in modo che il tuo potere non si estingua mai.- E un gioiello apparve nella sua grande mano. Da una sottilissima catenina di mithril lucente, pendeva un ciondolo dalla forma sinuosa dello stesso materiale, che conteneva tra le spire una singolare pietra viola.
    Adagiò il gioiello sulla stella e Varda prese quest’ultima tra le mani, amorevole come una madre che cinge il proprio figlio.
    Piena di speranza, la strinse tra le braccia, sussurrando: -Sarai la luce più pura e magnifica che il mondo abbia mai visto. Porterai la Pace e tornerai da noi vittoriosa.-
    Suonò più come una promessa che come un ordine e la stella divenne talmente brillante da eguagliare il sole. Tutti i Valar intonarono la stessa melodia e le loro voci accompagnarono la stella fino al cielo, dove si adagiò tra tutte le altre.
Varda guardò a lungo quella nuova e risolutiva stella e, dentro di sé, le parlò con voce solenne:




 
“Tu sei nata per una ragione e il tuo cammino non può cambiare.
Ma un destino scritto è anche una maledizione.
Il tuo compito è salvare la Terra di Mezzo,
riunirai i Popoli Liberi e scenderai in battaglia.
Una prova ti attende e dovrai affrontarla per vincere il Male.
Perché la Stella dei Valar si è svegliata.
La Stella dei Valar porterà la pace.

A caro prezzo.”



 
[1] I Valar sono le divinità dell’universo di Arda, secondo la mitologia tolkeniana. Essi sono figli di Eru Illuvatar, il creatore di ogni cosa e, con la loro musica, hanno dato origine alla Terra di Mezzo e alle sue razze.
 
[2] I due Alberi di Valinor sono Telperion e Laurelin, rispettivamente l'Albero d'Argento e l'Albero d'Oro, che illuminavano Valinor durante gli Anni degli Alberi. Melkor (Morgoth) si alleò con il ragno gigante Ungoliant per distruggerli e i due Alberi perirono irrimediabilmente e si spensero per sempre. Non furono mai abbattuti e le loro spoglie rimasero sulla collina di Ezellohar come memoria della felicità che è andata perduta.
   
 
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