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Autore: vaniglia_lovefantasy    21/05/2019    0 recensioni
«Che ti ha detto quell’idiota stavolta? Giuro che è la volta che lo ammazzo, o peggio, non gli passo più chimica»
Si concesse un paio di respiri profondi, per poi sussurrare una breve spiegazione.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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«Mi ero scordato di dirti una cosa! » Alessandro se ne uscì così, all’improvviso, e a lei cominciò a battere il cuore all’impazzata. Non sapeva esattamente il motivo, ma quella frase la fece agitare come non mai, sebbene per telefono cercasse di non far trasparire nulla.

«Dimmi allora, no aspetta, prendo le cuffie prima» scostò il telefono dall’orecchio, era quasi mezz’ora che stavano parlando, e ne approfittò per mettere il muto e prendere un respiro profondo, poi si allungò a recuperare le cuffiette, le inserì nel jack del telefono, prese un altro respiro e riattivò il microfono.

«Ci sono, spara» la sua voce suonava allegra, era diventata molto brava a nascondere i suoi sentimenti per lui. L’unica che sapeva qualcosa era la sua compagna di banco, l’unica con cui sfogava la sua frustrazione e il suo dolore.

«Okay, hai presente che ieri ero alla comunione di mio fratello? »

«Sì certo, e quindi?» era impaziente di sapere come avrebbe continuato, e non sapeva giustificarsi il motivo.

«Beh, ecco, mi si è avvicinato mio cugino, e mi ha detto che una settimana fa circa una ragazza a scuola ha cominciato a fargli domande su di me. Me l’ha descritta sommariamente, capelli biondi a caschetto, occhiali, di quinto… Ti ricorda qualcuno?» nel sentire la descrizione il suo cuore perse un battito. Aveva la bocca completamente asciutta, ma si sforzò di parlare.

«…Giulia? Ancora? Dopo averti allontanato e trattato in quel modo orribile e nonostante stia con un altro, ancora si comporta così? E tu glielo lasci fare?» era sinceramente scioccata, e sperò che lui non fosse così stupido da volerle dare una seconda chance.

«So che a te non piace, come a molti altri d’altronde, ma io le voglio bene, lo sai…» prima pugnalata al cuore «… come ne voglio a te…» seconda pugnalata «…e a tutti gli altri miei amici, e poi lo sai che mi manca terribilmente» terza pugnalata, alla quinta le avrebbero dato un muscolo cardiaco in omaggio?

«Hai ragione, lei non mi piace, anzi la detesto per come ti ha trattato, però se a te manca e ha intenzione di scriverle non ti giudicherò, anche se io al posto tuo non lo farei…» bugia enorme, o meglio, non l’avrebbe giudicato, ma lei ne sarebbe uscita distrutta.

«Okay, ci devo pensare… Ma toglimi una curiosità, mi sconsigli di scrivere perché provi ancora qualcosa per me? » lui era sempre stato molto schietto, ma lei si aspettava una domanda simile. Più volte lui le aveva chiesto se i suoi sentimenti per lui erano svaniti, e lei era riuscita a smentire, anche inventandosi una cotta per un altro ragazzo. Aveva convinto quasi tutti, tranne la sua compagna che aveva capito come stava davvero.

«Te l’ho già detto Ale, ormai ti vedo come fossi mio fratello» finse un tono allegro, e coprì la leggera voce gracchiante data dal nodo alla gola con un paio di colpi di tosse.

«Se lo dici tu… Comunque dovrò pensare se scriverle. Grazie della chiacchierata, ci vediamo domani in classe»

«A domani» chiuse la telefonata in fretta e furia, per poi accendere la musica e rintanarsi a piangere sotto al piumone.

Compose il numero della compagna senza neanche guardare lo schermo, aspettando che lei rispondesse.

«Ciao Sof! Come va? » non le servì neanche rispondere, si limitò a singhiozzare nell’altoparlante rintanandosi sempre più.

«Oh no… Che ti ha detto quell’idiota stavolta? Giuro che è la volta che lo ammazzo, o peggio, non gli passo più chimica»

Si concesse un paio di respiri profondi, per poi sussurrare una breve spiegazione.

«Giulia è tornata alla riscossa»

«Giulia quella che l’ha trattato di merda usandolo per oltre un anno quando si annoiava per poi intimargli quasi di non sentirsi più e tornare da lui appena aveva finito di farsi tutti quelli del villaggio vacanze per poi sparire nuovamente? »

«Lei»

«Io lo ammazzo, non può essere così idiota, non è umanamente possibile»

«A quanto pare…» rimasero in silenzio per un po’, non seppe dire quanto, finché lei non esaurì i singhiozzi.

«Lo sai vero che non puoi andare avanti così?» la voce dell’amica era seriamente preoccupata.

«Lo so Cri, ma non riesco a farne a meno. Pur di vederlo felice preferisco farmi male io» finalmente aveva ripreso a respirare normalmente, ma aveva gli occhi gonfi e la gola che le raschiava.

«Sei arrivata ben oltre la sopportazione. Fra i tuoi, la tutela di tuo fratello e la maturità… Così non ti fai del male, ti uccidi»

«Non posso farne a meno»

«Capisco… Cioè, no, non capisco in realtà, ma è inutile provare a farti cambiare idea. Va un po’ meglio?»

«Sì»

«Va bene, allora ci vediamo domani a scuola, e cerca di dormire un po’ stanotte»

«Farò del mio meglio, buonanotte» chiuse la telefonata e si concesse un paio di respiri. Ringraziò che la camera del fratello fosse dall’altro lato della casa, e che la camera fosse parzialmente insonorizzata grazie ai muri spessi.

Si alzò dal letto e a passo leggero si diresse verso il bagno, dove controllò com’era messa.

Aveva gli occhi arrossati, delle occhiaie da far invidia a un panda, la pelle del viso a chiazze, i lunghi capelli scuri che avrebbero fatto invidia a una balla di fieno per quanto erano crespi e un alone d’infelicità che la seguiva ovunque.

Sciacquò il viso con acqua fresca per cercare di migliorare la situazione, dopodiché, armata di pettine, cercò di districare il nido che aveva al posto dei capelli. In seguito si spogliò e si concesse una rapida doccia calda per cercare di rilassarsi.

Con il suo accappatoio verde scuro e un asciugamano legato come un turbante sui capelli ancora bagnati si diresse in camera dove si asciugò e indossò velocemente il pigiama.

Strizzò i capelli con l’asciugamano finché non divennero appena umidi, per poi legarli in due trecce ordinate.

S’infilò nel letto e cercò di addormentarsi, come al solito con scarso successo, lo stress dell’ultimo periodo le impediva di dormire serenamente.

Provò a rilassarsi con una tisana calda, facendo lo zaino e scegliendo i vestiti per il giorno successivo, con una maschera per il viso, con un po’ di musica classica, con un buon libro… Il sonno tuttavia si rifiutava di presentarsi.

Iniziò così a fissare il soffitto con la musica nelle orecchie, e lentamente si fecero le 5:30 del mattino. Decise che era troppo tardi per cercare ancora di dormire, perciò si alzò e si diresse in cucina, dove, cercando di fare il più piano possibile, si preparò una caffettiera intera, versando un po’ del contenuto in una tazzina, il resto in un thermos che avrebbe portato a scuola.

Il sole stava lentamente sorgendo, e lei si trascinò in bagno dove lavò i denti, il viso, le ascelle e si spazzolò i capelli.

Alzò lo sguardo sullo specchio di fronte a sé e si accorse che le sue occhiaie erano perfino peggiorate.

Si spruzzò un po’ di deodorante e di profumo, per poi trascinarsi in camera dove indossò i vestiti scelti la sera precedente.

Si avvicinò allo specchio dove era solita truccarsi e fece del suo meglio per nascondere i segni della stanchezza e del pianto: un po’ di correttore bello coprente, un lieve strato di fondotinta in polvere, un po’ di blush, un tocco di illuminante, matita, mascara, lucidalabbra ed era pronta per affrontare anche quella giornata.

Scelse un paio di orecchini dalla sua vasta collezione, prese telefono, cuffie, zaino, giacca, thermos e uscì alla volta della fermata dell’autobus che si trovava a pochi metri da casa.

Era ancora presto e non trovò nessuno ad aspettare il 223, perciò si gustò la solitudine e il silenzio che la accompagnarono finché non arrivò di fronte alla sua scuola.

Fortunatamente il tragitto sul mezzo era lungo, dunque era in anticipo solo di una ventina di minuti rispetto al suono della campanella. Si sedette su un muretto e attese con pazienza che si facessero le 7:45.

Tuttavia quello che vide quando alzò lo sguardo circa una decina di minuti dopo la fece raggelare, e si pentì di essere arrivata in anticipo.

Una lacrima le scese prima che riuscisse a fermarsi. Fuggì letteralmente cercando di passare inosservata e camminando a passo svelto, ma il ragazzo dovette notarlo perché sentì qualcuno che la seguiva e la chiamava a gran voce.

«Sofia, dannazione, fermati! » la raggiunse e lei prese un respiro profondo prima di girarsi verso di lui fingendo un sorriso.

«Oh ciao Ale, non ti avevo visto. Come va? Come mai qui così presto?»

«Sofia, smettila» lui la prese per le spalle e si avvicinò ulteriormente per guardarla negli occhi.

«Smetterla di fare cosa?» stava tremando fra le sue mani, e non era decisamente per il freddo di quella mattinata.

«Di fare questo, di fingere di stare bene e che vada tutto bene, perché ho capito che qualcosa non va, non sono cieco. Puoi parlare per favore?» un’ondata di panico l’assalì, non poteva assolutamente confessare, avrebbe perso la sua amicizia.

«Non so di cosa tu stia parlando, stavo andando a compare un paio di penne prima dell’inizio delle lezioni visto che la mia si è scaricata ieri e…»

«Sof, sei una bravissima attrice, lo sappiamo entrambi, ma puoi dirmi la verità? » la guardò intensamente negli occhi, e a lei si seccò completamente la bocca talmente era presa dal panico per quella vicinanza e per la situazione in generale.

«Te l’ho detto, le penne…»

«Tu mi ami ancora, non è vero? » a quel punto lei sgranò gli occhi cercando di negare con tutta la convinzione che aveva, anche se lui aveva capito. Erano sei mesi che gli mentiva, e ad un certo punto lui doveva essersene accorto, così si limitò ad abbassare lo sguardo e ad annuire, con le lacrime agli occhi.

«Perché mi hai mentito così a lungo?» mentre poneva la domanda le alzò il mento con una mano, con la delicatezza con cui si maneggerebbe una porcellana, e con il pollice le asciugò le lacrime miste a trucco che avevano cominciato a rigarle le guance.

«Perché non volevo mettermi fra voi, perché non volevo che tu ti sentissi in imbarazzo in mia presenza, perché volevo che tornassimo ad essere amici come pria che io stupidamente ti rivelassi i miei sentimenti, ecco perché» disse tutto senza smuovere lo sguardo dal suo, con le lacrime agli occhi ma una voce incredibilmente ferma.

«E tu hai sopportato tutto questo solo per me?» lui sembrava stupito della cosa, come se non riuscisse a crederci davvero.

«Di certo non per lei» con una smorfia di disgusto si allontanò dalle sue mani, ricordandosi che poco prima lui stava stringendo l’altra, e che le labbra con cui ora le stava rivolgendo la parola erano impegnate in ben altre attività.

«Io… Io non so cosa dire, non ne avevo idea, non ti avrei mai fatto una cosa del genere»

«Lo so, ma non preoccuparti, è tutto apposto, ignora la cosa e amici come prima, va be…?» usò il tono più baldanzoso del suo repertorio, ma lo sguardo che le riservò lui la fece bloccare a metà della parola.

La guardava come un bambino guarderebbe un regalo di Natale che non aveva chiesto: leggermente dubbioso, come se stesse riflettendo su qualcosa che non sapeva se reputare un bene o un male.

Dopodiché si avvicinò nuovamente e iniziò a baciarla a tradimento con una dolcezza inaspettata, mettendole una mano sul fianco e una sulla guancia. Lei rimase talmente sconvolta dalla cosa che per un momento rimase immobile a occhi spalancati lasciando cadere lo zaino che aveva in mano a terra, per poi sciogliersi fra le sue braccia. Era impazzito momentaneamente? Meglio per lei, ne avrebbe approfittato. Iniziò a passargli le dita fra i capelli sulla nuca, stringendosi a lui sempre di più.

Il bacio finì com’era iniziato, e lui unì le loro fronti senza spostare le mani.

«Tu ti rendi conto di che casino mi stai creando in testa in questo momento?» lui chiuse gli occhi come se fosse combattuto, e lei strabuzzò gli occhi dalla sorpresa, guardandolo come se fosse matto.

«Io? Creando casino a te?» non riusciva a capire se la stesse prendendo in giro, ma non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni di quel bacio perché una furia bionda la strappò da lui e la spinse via.

«E tu che ci fai spalmata addosso al mio ragazzo?» le domandò con una furia cieca negli occhi, indicando Alessandro senza tuttavia degnarlo di uno sguardo.

«Ragazzo?» lei si girò verso di lui, per l’ennesima volta ferita e delusa, mentre inconsciamente si strofinava le labbra e le guance con la manica della felpa come per togliere ogni traccia del bacio e delle lacrime mentre lentamente si allontanava da loro.

«Sì esatto, il mio ragazzo»

«Non ho mai detto nulla di simile»

Dissero quelle due frasi in contemporanea, e la bionda ci mise un paio di secondi per elaborare la frase dell'altro.

«Come prego?» Giulia lo guardò sconvolta, evidentemente non si aspettava quella frase da lui.

«Ti ho detto che mi mancavi e che volevo recuperare il nostro rapporto, ma mi riferivo alla nostra amicizia, non sono più innamorato di te da molto tempo, sei stata tu a saltarmi addosso per baciarmi»

Le due ragazze lo guardarono entrambe sconvolte, ma sul sorriso di Sofia si aprì immediatamente un sorriso di gioia, il primo da tanto.

«Sof, non so cosa provo per te, cavolo, quel bacio è stato così… Però noi… Però io… Oh, al diavolo!» si riavvicinò a lei cingendola per i fianchi, posando nuovamente le labbra sulle sue, ma evidentemente stavolta si preoccupò ben poco del resto, perché la sollevò così, senza pensarci due volte, facendola sedere sul muretto vicino a loro con le sue gambe agganciate intorno ai suoi fianchi, mentre le accarezzava dolcemente la schiena.

Quando si staccarono si sorrisero a vicenda, lei con gli occhi lucidi.

Appena lei scese dal muretto, tuttavia, si accorsero entrambi di un dettaglio cui non avevano fatto caso: circa metà degli studenti e del corpo insegnanti si era fermata per assistere a tutta la scena.

Imbarazzati come non mai arrossirono entrambi come se non potesse essere più imbarazzante, ma non avevano considerato una cosa.

«Io lo sapevo!!! » saltellò urlando verso di loro Cristina, e per poco non li buttò entrambi a terra per abbracciarli.

«Cri, soffoco>> Sofia, cercò di staccarsela di dosso, ma ormai nulla poteva toglierle il sorriso, neanche quella pazza della sua compagna di banco che cercava di soffocarla. In realtà non aveva capito molto di ciò che era appena successo, però andava bene così.

«Oh scusa, però ero certa che lui non potesse essere così scemo e tu così cieca» li guardò entrambi soddisfatta, per poi girarsi verso la massa degli studenti che stava ancora fissando la scena.

«Circolare gente! Spettacolo finito, andate in classe ora!» Cristina cominciò a battere le mani e lentamente gi studenti si diressero verso il cancello della scuola, appena in tempo per la campanella delle otto.

  
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