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Autore: Enedhil    21/05/2019    2 recensioni
Era lì, la decisione giusta, tra i capelli lunghi e ingarbugliati che stava stringendo tra le dita.
Era lì, sotto a quei vestiti larghi e consumati che stava tirando con così tanta forza, sulla sua schiena, da lacerarne le cuciture.
Era lì, dove doveva essere. Dove era sempre stata.
Quello era Thor. In qualsiasi universo, in qualsiasi dimensione.
E lui sarebbe stato ovunque il suo Loki.
Grazie alla Gemma dello Spazio, Loki raggiunge Thor in una diversa realtà.
[Post Endgame]
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Guardiani della Galassia, Loki, Peter Quill/Star-Lord, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incest
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CAPITOLO 2



«Non so se stai piangendo o sorridendo.»

Le parole del fratello gli strapparono una lieve risata. «Entrambe le cose... credo.» Thor alzò l'altra mano sul viso per asciugarsi la guancia. Non riusciva a smettere di guardarlo. Non riusciva a smettere di toccarlo. Continuava a temere che fosse comunque un'illusione, che da un momento all'altro svanisse, che qualcosa, qualunque cosa, glielo portasse di nuovo via.
Non c'era più nient'altro in quel momento. Né la collera per il segreto che gli altri gli avevano nascosto, né lo stupore nel vedere Loki sopportare e assorbire il potere dei fulmini, in quella sua forma originaria in cui non l'aveva mai visto. Niente. Solo lui.
E un'irrazionale paura che aveva iniziato a sibilargli nella testa.

«Le lacrime non ti donano, Dio del Tuono,» gli sussurrò Loki, dandogli qualche colpetto con le dita alla base del collo. «Cacciale e dammi modo di riavere mio fratello.»

«Ah... sì. È solo che...» Un altro sorriso tremante e Thor fece un passo indietro mentre prendeva dei lunghi sospiri per calmarsi. Le braccia si erano piegate e le mani avevano ricominciato a stringersi con scatti nervosi e continui. Come poteva dirglielo? Come poteva ammettere che era semplicemente terrorizzato dal pensiero di averlo di nuovo? Perché ormai non aveva più niente, aveva perso tutto, e ora che Loki era al suo fianco, poteva solo esserci la possibilità di sbagliare, di fallire, di perderlo ancora una volta. E non poteva sopportarlo. La sola idea lo pietrificava e gli faceva perdere la ragione. «È tutto strano.»

«Lo so, lo so, ma possiamo farlo funzionare. Insieme. Se entrambi lo vogliamo. Abbiamo tempo.»

«Resterai qui? Voglio dire, in questa realtà?»

«Sì, se lo vuoi anche tu.»

«Ma un giorno tornerai nel tuo mondo? Hai lasciato delle persone lì, degli amici. Heimdall? Heimdall è vivo.» Lo pronunciò come a ricordarlo a se stesso, perché anche quella verità gli era entrata dentro al cuore. Da una parte lo aveva alleggerito e dall'altra lo aveva fatto sanguinare ancora un po'. I suoi amici di sempre erano vivi in quella realtà ed erano felici. Un'altra realtà. Una vita diversa che ora lui aveva nei pensieri, ma che non aveva veramente vissuto. Perché non era la sua, e non poteva appropriarsene.

«Non oggi, fratello.» Un sorriso confortante che gli spezzo però il fiato e lo prese alla gola.

«No, ma un giorno,» lo indicò in un accusa di qualcosa che sarebbe di certo avvenuto, il respiro gli si fece più rapido. «Un giorno vorrai tornare da loro.»

«Perché? Ho usato tutto il mio potere per trovarti.»

Loki provò ad avvicinarglisi, ma lui indietreggiò ancora, disorientato da quel suo fare conciliante che serviva solo a farlo sentire peggio.
«Perché succede sempre così,» esclamò con la voce spezzata che però crebbe man mano che le parole trovavano modo di lasciare le sue labbra. «Ogni volta che mi avvicinavo a te, tu ti allontanavi. Ancora e ancora. E quando credevo che finalmente avessimo colmato quella distanza... ti ho perso. Non voglio farlo ancora! Non posso... farlo ancora! Quindi vai via adesso! Vattene!»

«Wow... prima volevo andare e tu mi hai trattenuto.»

«Beh, ho cambiato idea.» Lo aveva ferito. Forse non era la stessa identica persona con cui era cresciuto, eppure quel volto lo conosceva così bene da saperlo, da capirlo nel giro di pochi secondi. La piega tra le sopracciglia, gli occhi che si abbassavano mentre l'angolo delle labbra si incurvava di quel poco che bastava per creare un lieve broncio. Per troppi anni aveva finto che non gli importasse quando accadeva, che non lo vedesse, e negli ultimi sei anni, invece, si era odiato per non aver rimediato ogni singola volta che era accaduto, chiedendogli perdono e dicendogli quanto lo amasse.

«Sì, sembra di sì,» mormorò il Dio dell'Inganno prima di avviarsi verso l'altro lato dello spazio in cui si trovavano. Era ancora vicino, ma già troppo lontano, e Thor avvertì un'inspiegabile impulso a raggiungerlo, nonostante tutto ciò che aveva appena affermato. «Sai, mio fratello non mi manderebbe mai via,» continuò però Loki. «Cercherebbe di confondermi, di farmi cedere alla sua volontà, facendomi credere di avere comunque io il potere di quella scelta. Una volta no. Una volta riuscivo sempre a vincere, a imbrogliarlo, a illuderlo. Poi però ha imparato a battermi al mio stesso gioco.»

Thor sorrise tristemente al pensiero di quanto l'esistenza dell'altro se stesso doveva essere stata simile alla sua. Diverse eppure simili, in quel percorso scritto nel tempo che lo aveva portato, in ogni caso, verso colui che aveva sempre chiamato fratello. «Vorrei essere ancora come lui.»

«Mio fratello... Thor,» Loki sottolineò quel nome con un colpo improvviso delle mani sul tavolo che li divideva. «Mi getterebbe contro quella parete e mi impedirebbe di parlare con tutto quello che ha a disposizione.» Un sorrisetto allusivo, per poi sussurrare: «Sai cosa voglio dire. Se ciò che la tua bocca mi ha promesso poco fa corrisponde al vero, sai anche tu cosa intendo. Tu sei come lui.»

E il Dio del Tuono abbassò lo sguardo, sorridendo con una sorta di timidezza che non credeva di possedere, le mani ad avvicinare sul petto i lembi di stoffa del lungo maglione che indossava. «È stato tanto tempo fa,» mugugnò con un'alzata di spalle. il pensiero di ciò a cui aveva alluso Loki lo aveva scaldato, quello di quanto ora fosse diverso il suo corpo lo aveva trattenuto.

«Quanto?» lo incalzò subito l'altro, cercando i suoi occhi con uno sguardo fisso e dominante. «Quanto tempo?»

«Sei anni! Sei... anni.» Thor rialzò la voce, tremante, in quel continuo saliscendi di emozioni che non poteva davvero controllare. «Sei dannati anni da quella volta... quella... sola volta insieme... prima che Thanos...» sputò quel nome, facendo un cenno con la mano per mimare l'astronave che era scesa davanti a loro, distruggendo il loro futuro, la loro gente, tutto ciò che ancora doveva essere e divenire.

«Siamo Dei in un mondo di mortali, questo misero tempo non è niente.»

«No, ma il dolore è qualcosa. L'impotenza è qualcosa, la frustrazione è qualcosa. E sono così stanco, Loki.» Abbassò le palpebre per qualche secondo, ma si sentì strattonare il braccio e spalancò immediatamente gli occhi. Il fratello si era piegato in avanti sul tavolo e gli aveva afferrato il polso per portarsi la sua mano sul viso.

«Sono qui adesso. Sono qui

Nonostante quella rassicurazione, Thor tentennò ancora alcuni attimi prima di sfiorargli piano la guancia, fino a scendere poi sul collo, il pollice a disegnare la gola in un tocco lieve. Lo sentì deglutire e qualcosa, dentro di lui, scattò all'improvviso. Lo prese per l'abito e lo trascinò verso di sé, costringendolo a salire sul tavolo, senza la minima delicatezza, ma Loki lo assecondò, scivolando sul piano con le ginocchia piegate, fino ad arrivare davanti a lui, contro di lui.
Thor rialzò lo sguardo nell'esatto momento in cui il Dio dell'Inganno piegò verso il basso la testa per guardarlo a propria volta. Era lì. Erano insieme. Per quanto irrazionale, incredibile e sbagliato fosse, si erano entrambi persi e ritrovati in quell'assurdo modo che l'universo aveva concesso loro.
D'istinto spinse la mano dietro la sua nuca, risalì con le dita tra i capelli scuri e li strinse come ricordava di averli stretti con passione. Loki sospirò il suo nome, mentre arrivava a propria volta a prendergli il viso per liberarlo dalle lunghe ciocche bionde che in parte lo nascondevano.

«Dimmi cosa vuoi...»

Cosa voleva? Thor sorrise a quella domanda, avvicinando il viso al suo per inspirare il suo profumo, e con la bocca gli sfiorò timidamente l'orecchio. Avrebbe voluto dirgli ogni cosa: quanto gli era mancato, quanto lo desiderava e quanto avrebbe voluto il suo corpo senza freni e inibizioni, come era accaduto quando ancora credeva di avere un futuro con lui. Quanto avrebbe voluto amarlo come non aveva potuto fare, perché quella sola volta non era stata abbastanza, e il suo cuore aveva capito troppo tardi cos'altro aveva tenuto segreto per anni, oltre al bisogno di assaggiare quelle labbra, che in passato aveva solo sfiorato in un gioco divenuto ben altro.
Si stupì di se stesso quando, nonostante tutto, si sentì pronunciare una sola parola, in una debole risata imbarazzata: «Dormire.»

«Dormire?» Loki lo ripeté con un misto di stupore e divertimento.

«Sono anni che chiudo gli occhi ma non riesco a riposare.»

«Bene, dormi allora. Aspetterò il tuo risveglio.»

Non c'era fastidio o derisione nel suo tono, ma Thor avvertì comunque un fremito di paura attraversarlo, non appena l'altro scivolò contro il suo corpo per tornare coi piedi a terra. «Dove andrai?»

«Da nessuna parte,» replicò tranquillamente Loki, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa. «Laggiù?» Indicò quella che, a tutti gli effetti, era la branda più comoda che c'era sull'astronave e andò a sedersi su di essa, allungando le gambe, per poi mettersi comodo con la schiena contro il cuscino. Batté accanto a sé con la mano e Thor indugiò un po' prima di andare a mettersi vicino a lui.

«Puoi dormire ora.»

Lo stava facendo davvero? Loki gli stava chiedendo di dormire con lui? Loki stava sul serio aspettando che si voltasse e... cosa? Lo abbracciasse? C'era qualcosa di tremendamente strano in quella situazione, e al tempo stesso qualcosa di così giusto da commuoverlo.
«Questo è un po'... insolito,» mormorò, ridacchiando, mentre provava a distendersi su un fianco verso il fratello, cercando in ogni modo di non infastidirlo col proprio peso. Si ritrovò in pochi secondi tra le sue braccia, la testa appoggiata al suo petto e una mano che gli carezzava distrattamente la schiena. Si sentì morire per quello che doveva essere imbarazzo e al contempo gli sembrò di tornare a respirare come non aveva più fatto... solo così, col battito del cuore di Loki che scandiva il tempo, la percezione della stoffa del suo vestito contro la guancia e il profumo della sua pelle a lambirgli i sensi.

«Mmm... non più di tanto,» commentò il Dio dell'Inganno. Pareva così rilassato e sereno in quel gesto affettuoso che Thor si chiese come avessero potuto vivere più di mille anni senza approfittare di ogni istante per farlo. «All'inizio lo era. In realtà uscivo dal letto dopo poco che ti eri addormentato e ci ritornavo prima che ti svegliassi, perché andiamo... è fastidioso dormire con qualcuno che ti respira nell'orecchio.»

«Lo facevamo?» Thor sorrise tra sé, dolcemente, e lo sentì sospirare con una debole risata.

«Sì, non era poi così male alla fine.»

«No, forse no.» Chiuse gli occhi e per un po' non ci fu altro che il respiro leggermente accelerato di Loki nei suoi sensi. Era agitato anche lui? Era... cosa? Stranito? Confuso, come lo era lui?
Il tocco lungo la sua schiena proseguì. Era caldo, familiare, così bello da farlo perdere in qualcosa di inedito e desiderato.
E poi uno sfioramento sul viso, tra i capelli. Forse non era successo, forse lo aveva solo immaginato mentre il sonno stava prendendo il sopravvento. Sarebbe stato così male? Vivere quello che sembrava un sogno, lui che aveva dimenticato cosa significasse sognare, oramai. Sarebbe stato davvero così sbagliato che entrambi si riprendessero in quella maniera ciò che il destino aveva tolto loro?

«Questo dannato posto è davvero scomodo.»

Udì quella imprecazione pronunciata sottovoce e sentì il fratello muoversi piano, alla ricerca di una posizione migliore. Finse di stare già dormendo, e sorrise.

*

Una persona in più a bordo significava altro cibo. Altro cibo significava che presto si sarebbero dovuti fermare su un pianeta per fare rifornimento sia di viveri, sia di carburante. Fermarsi su un pianeta voleva dire avere la possibilità di chiedere in giro e di sperare in qualche avvistamento di Gamora. Forse quel nuovo arrivo imprevisto non era del tutto un male, considerato il fatto che, grazie a lui, avrebbe potuto usare delle valide scuse e sembrare un po' meno ossessionato nella sua ricerca.
Con un sospiro, Peter richiuse il vano con le scorte e si voltò per tornare dall'altro lato della nave... ma si accorse all'ultimo che qualcosa gli era apparso davanti e lui gli era finito contro, oltrepassandolo.
«Ah! Ahhh! Ma che diavolo...» spalancò gli occhi, restando un secondo spiazzato dalla cosa, prima di voltarsi verso la figura immateriale di quel Loki che lo stava guardando come se niente fosse. «Ti sono passato attraverso!»

«Mi dispiace. Non conosco ancora questa nave per valutarne gli spazi.»

«Beh, cerca di fare il fantasma in modo da non farmi prendere un colpo. Non eri di sotto con Thor?»

«Lo sono.»

«O-ok.» Peter lo fissò, scettico, ma preferì non fare altre domande. Prima di poter tornare dagli altri, tuttavia, l'asgardiano lo richiamò.

«Devo sapere cosa gli è successo e non posso chiederlo a lui.»

«Dovresti chiedere a Rocket, allora. Prima dello schiocco ci ha passato più tempo insieme.»

Loki corrucciò la fronte. «Quel coniglio parla troppo e non dice quello che mi serve sapere.»

«È un procione... al massimo,» lo corresse Star Lord, scuotendo la testa incredulo. «Ma che razza di conigli avevate su Asgard?»

«Me lo vuoi dire o devo risucchiartelo dalla mente con uno dei miei incantesimi? Ti avviso che non sarà piacevole.» Lo stregone gli si avvicinò con un atteggiamento tutt'altro che rassicurante.

«Tzz... non lo sai fare.» Peter sostenne lo sguardo risoluto dell'altro, cercando di non cedere minimamente alla minaccia, ma appena Loki accennò a fare un ulteriore passo verso di lui, alzò le mani in segno di resa. «Ok, bene, mettiti comodo.» Si guadagnò un'altra occhiataccia truce e aggiunse: «Giusto, sei una specie di illusione o... quello che sei.»

Fu lui, allora, ad andarsi a sedere su una delle poltrone. Si piegò in avanti con le mani tra le ginocchia, mentre cercava di dare un ordine ai pensieri e ai ricordi che aveva di quanto era successo e di quanto gli avevano raccontato. Non era facile parlarne, tanto meno era facile raccontare a qualcuno che aveva vissuto in un realtà completamente diversa dalla loro.
Loki, però, lo ascoltava e basta. Non lo interrompeva, non chiedeva chiarimenti, non lo incitava a proseguire quando, per una ragione o per l'altra, cercava di temporeggiare per trovare il modo giusto di esprimere qualcosa. Era decisamente fastidioso quello sguardo fisso e intenso su di sé, ma d'altro canto era anche vagamente terapeutico, visto che spesso divagava su dettagli che non avevano molto a che fare con Thor.
Si chiese anche se fosse davvero lui la persona di cui il Dio del Tuono parlava durante quelle loro saltuarie discussioni, perché per alcuni versi sembrava molto meglio di come l'altro lo aveva dipinto in tutto quel tempo. O forse, in tutto quello, Rocket aveva comunque ragione: quel Loki e la Gamora che aveva intravisto in battaglia sulla Terra erano persone diverse, forse migliori, forse peggiori.
«E questo è quello che so,» concluse dopo un tempo indefinito. Aveva la gola secca e sentiva il forte impulso di ubriacarsi, senza saperne davvero il motivo. Troppi pensieri, troppi sentimenti, troppi dubbi, troppi rimorsi e troppe speranze. «Dovresti provare a chiedere a Mantis, se proprio ti interessa sapere tutto. A lei basta un tocco per conoscere cosa prova qualcuno.»

«Chi?»

«La ragazza con le...» cercò di mimare le antenne. «È una empatica o qualcosa di simile. È brava, e ha anche altri poteri. I primi tempi, tuo fratello aveva parecchi problemi a dormire e lei lo aiutava. Lo toccava e puff.. lo metteva fuori gioco per ore. Lui però diceva che non funzionava davvero, forse a causa del sangue asgardiano o dei fulmini, non lo abbiamo mai capito.»

«Sono tutte ottime ragioni per restarle lontano,» ribatté però Loki, aggirandosi poi pensieroso davanti a lui. «Dobbiamo fermarci per qualche giorno, non fa bene a nessuno restare qui. Conosco un posto lungo questa rotta. Il clima non è dei migliori, ma è ospitale.»

Peter inarcò un sopracciglio e si rimise in piedi, indicandolo. «Ehi, Slimer! Questa è la mia nave e comando io. Decido io quando è meglio fermarsi e dove. Mettitelo in testa anche tu.»

«Era un insulto?»

«Cosa? No, era... andiamo, Slimer? I Ghostbusters... sembri un fantasma, sei vestito di verde.» Gli fece cenno con la mano di guardarsi, come se la cosa fosse evidente, ma Loki gli si avvicinò con fare minaccioso, lo sguardo fisso e per nulla intimorito, così Peter sospirò, roteando gli occhi. «D'accordo. D'accordo, bene. Ci possiamo fermare. Tuo fratello è più divertente, lo sai? Ride sempre alle mie battute.»

L'asgardiano si fermò a un passo da lui, lo squadrò da capo a piedi, solo per aggiungere in un soffio: «Non ne dubito.»
Star Lord corrucciò a sua volta il viso, quasi a imitare la sua espressione in risposta. «Cosa sei tu, per davvero?» gli chiese allora. «Prima, le saette non ti hanno fatto niente e hai... non lo so, cambiato colore? Non ne so molto di Asgard, ma Thor non mi ha mai detto che per voi è normale diventare blu.»

«Perché dovrei dirtelo?»

«Perché questa è la mia nave e devo sapere chi porto a bordo.»

Ci fu un lungo momento di silenzio, in cui Loki lo fissò soltanto, per poi mormorare: «D'accordo, capitano. Non sono nato su Asgard. Nel mio corpo scorre il potere dei Giganti di Ghiaccio, il mio vero padre era Laufey, e io sono il legittimo sovrano di Jotunheim. Così ti basta? O vuoi sapere come ho ucciso chi mi ha dato la vita e come ho cercato di distruggere quello che doveva essere il mio regno?»

«Credo... sia sufficiente, sì,» ribatté subito Peter, facendo con prudenza un passo indietro. Aspettò che l'altro girasse su stesso per andarsene, poi però aggiunse: «Niente fulmini sulla mia nave e niente ghiaccio, intesi?»

«Non preoccuparti, Jason. Non succederà niente alla tua nave.»

Nel sentirlo pronunciare il suo secondo nome, Star Lord spalancò la bocca stupito. «Ehi! Come sai che...» ma non fece in tempo a dire altro. Loki attraversò letteralmente la paratia divisoria e svanì. «Grandioso.»

 
~ CONTINUA ~
   
 
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