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Autore: steffirah    21/05/2019    1 recensioni
Un'altra possibilità? O l'eterno ripetersi della stessa storia...?
Una maledizione? Una colpa da scontare? Una speranza? Un futuro in cui vivere, in cui sopravvivere?
"Da quel momento in poi, cantammo del nostro immenso ed eterno amore."
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Raccolta di one-shot dedicate alla "2B9S week" indetta su tumblr dal primo al sette dicembre 2017.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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1. [P]rotection


 
Ora che la pace era tornata sulla Terra, 2B e 9S stavano esplorando i boschi assieme ai loro Pod, affinché il secondo potesse fare ulteriori studi sulla fauna e la flora locale. Si avventurarono più verso l'interno della selva, e mentre lui raccoglieva nuove informazioni, lei seguiva il passaggio di qualche animale occasionale.
Superando le zone trafficate da alci e cinghiali, s'erano ritrovati in un'area più verde con basse piante suddivise in raggruppamenti; esse avevano larghe fronde costituite da foglie sottili, che assumevano così una forma simile a lunghe piume d’uccello, e si aprivano come se sbocciassero di tanti petali verdi. Riconoscendole, 9S le definì ‘felci’.
Vi erano tutt’attorno numerose varietà di arbusti, alcuni fioriti, e proprio su questi volavano quelle che 2B identificò come ‘farfalle’. Sui tronchi degli alberi ad essi adiacenti piccoli scoiattoli scattavano verso le loro tane, trasportando con sé noci e nocciole, che a detta di 9S dovevano servire come scorte per l'inverno a venire. Le raccontò che, sebbene non andassero in letargo, potessero trascorrere interi periodi soltanto dormendo senza cibarsi, e proseguì parlandole di altre razze di animali letargici, come ghiri e marmotte, del perché avvenisse quella condizione di ibernazione e così via.
2B lasciò che la sua voce in sottofondo le cullasse e distendesse la mente, mentre i suoi occhi seguivano senza troppa attenzione il percorso effettuato da una di quelle farfalle, dalle ali turchesi. La vide entrare in un cono di luce, a malapena visibile da dove si trovavano, e fece segno a 9S per attirare la sua attenzione, prima di avviarsi in quella direzione.
Superò pochi arbusti e alberi, prima di ritrovarsi in una radura circolare. Sempre seguendo quel leggero volo irregolare si approcciò ad una robusta quercia, che con la sua ampia corolla quasi faceva scomparire quella che una volta aveva dovuto essere una casetta in legno - forse un rifugio. Vi girò intorno, pietrificandosi, notando dove l'insetto si fosse adagiato.
Fu raggiunta in fretta anche da 9S, che vedendola tanto immobile e cerea si voltò nella stessa direzione. La visione che si ritrovò innanzi lo sconcertò. Quella farfalla nei cui confronti sembrava aver mostrato un certo interesse 2B s'era posata sulla spalla di uno dei due androidi lì deposti. Non c'era bisogno che i visori li aiutassero a capire chi fossero, perché lo sapevano già, entrambi.
Unità YoRHa, tipologia Battaglia, modello 2. Unità YoRHa, tipologia Scanner, modello 9.
Fissarono quegli altri se stessi senza riuscire a pronunciarsi, mentre i Pod, più distaccati di loro, analizzarono la situazione. A quanto pareva entrambi erano stati sconfitti durante un combattimento e qualcuno ne aveva dovuto spostare qui i corpi. Qualcuno li aveva volontariamente avvicinati.
Quel che colpì maggiormente i due androidi fu che, nonostante il muschio si fosse ormai abbarbicato quasi ovunque sulle loro precedenti carcasse, era ancora evidente dalle loro espressioni e dalle loro pose rilassate che fossero deceduti in maniera serena. Perché seppure con le schiene poggiate contro il tronco le loro teste erano lievemente inclinate, in modo tale che fossero appoggiati l'uno all'altra; le loro spalle erano vicinissime, le loro mani erano congiunte, e sul loro viso - privato di visore - vi era un sorriso pago.
Non possedevano ricordi di una situazione simile, in cui venivano battuti, visto che ogni volta la loro memoria veniva resettata mantenendo, nel caso di 2B, solo le informazioni di base o necessarie al futuro. Si scambiarono quindi un muto sguardo, decidendo di indagare a tal riguardo.
Per cominciare si recarono al Campo della Resistenza, con l’intenzione di chiedere a qualcuno lì se avesse visto A2, dopo che i Pod, dando voce ai loro dubbi, supposero che potesse essere stata opera sua.
Prevedibilmente la trovarono a parlare con la leader della Resistenza, Anemone. Era una consolazione vedere che finalmente avessero riallacciato i rapporti e si fossero ritrovate, essendo state una volta compagne di una battaglia distruttiva.
Quando i due vi si avvicinarono le sentirono parlare di nomi e 2B ebbe una sorta di sensazione definita, dagli umani, ‘di déjà-vu’.
“Quindi, ti va bene se d’ora innanzi comincio a chiamarti ‘Yuri’?” la punzecchiò Anemone, mentre A2 storceva la bocca.
“Fa’ come ti pare” replicò nel suo solito tono scorbutico.
“Come mai le assegni un nome?” si interessò immediatamente 9S, infilandosi nella conversazione.
Anemone gli rispose in maniera fin troppo affabile. Da quando s'era conclusa quella guerra millenaria, qualcosa sembrava essere cambiato in ciascuno di loro: avendo le loro vite preso nuove svolte, dovevano trovarsi dei nuovi obiettivi, delle nuove ragioni di sopravvivenza.
“Il capitano della mia squadra, Rose, diede un nome a tutte noi e quando incontrammo i modelli YoRHa promise che, alla fine della guerra, avrebbe trovato anche per loro dei nomi.”
“Rose, Anemone, Yuri… Sono fiori, vero?” osservò, e lei annuì, proponendo:
“Ne vorreste uno anche voi?”
9S e 2B si scambiarono uno sguardo, interrogandosi a vicenda, ma prima che gli potesse venire qualche malsana idea lei intervenne, rivolgendosi direttamente all'androide identica a lei.
“A2, ti stavamo cercando. Dovremmo chiederti una cosa.”
Il vecchio modello 2 non se lo fece ripetere e approfittò di quella distrazione per rimandare la questione del nome, non sentendosi ancora totalmente pronta ad essere ribattezzata, perché sentiva che ci fossero ancora delle piccole questioni in sospeso.
Li seguì, pertanto, verso il bosco, finché non cominciò a provare un certo disagio capendo dove la stessero conducendo.
Si arrestarono di fronte a quell’albero centenario e lei prontamente guardò la versione viva di loro, pronunciando secca: “2B dovrebbe già sapere che con voi ho combattuto più volte.” Al suo cenno di conferma proseguì: “Quando eri collegata alla mia memoria, non hai visto quel che accadde al nostro ultimo incontro?”
Scosse la testa, spiegando: “Non mi sono rimasti dati a riguardo. So solo che ho condiviso i miei ricordi con te, ma credo che una volta che ci siamo separate quelli che ti riguardano siano affievoliti sempre più, fino a quasi sparire.”
A2 allora esalò un lungo sospiro, andando a sedersi sulla soglia della casetta, cominciando a raccontare una storia di tanto tempo fa.



 
■■■□■ A2’s Story
 
 
 
Stavo rivivendo quello stesso episodio per la settima volta. Per questo, ormai, sapevo che cosa fare.
Conoscevo i loro punti deboli, sapevo dove colpirli. Sapevo che, facendo fuori prima lo Scanner, l’Esecutrice avrebbe annullato i limiti che ne moderavano la forza, rendendo quel combattimento più eccitante.
Tuttavia, dato che quella storia s'era ripetuta troppe volte allo stesso modo, mi domandai cosa sarebbe successo se fosse capitato il contrario.
Forse era stupido da parte mia, perché era lei la guerriera tra i due, eppure sentivo che anche in lui ci fosse del potenziale. D’altronde in passato anche il numero 21… Anche il numero 21 aveva dimostrato la sua eroicità. Quelli di fronte a me erano modelli avanzati, no? Quindi non avrebbero potuto far altro che venire incontro ai miei desideri.
Non che io volessi realmente sconfiggerli, ma non avevo scelta: oramai della mia vita era un mero ‘uccidi o sarai uccisa’. In realtà ero giunta ad un punto in cui non mi sarebbe dispiaciuto morire, ma dovevo portare avanti la volontà dei miei compagni caduti… e, in ogni caso, nessuno era ancora riuscito a battermi in maniera definitiva.
Dovevo, in ogni caso, vendicarmi, sia delle biomacchine, che del Comando; per questa ragione, anche con questi due androidi, riuscivo a non farmi scrupoli.
Come al solito, lasciai che il modello Scanner numero 9 si illudesse di avere una possibilità di vittoria. Era sadico da parte mia, ma era anche per concedere loro un po’ di spazio, affinché esponessero le loro conoscenze e abilità, in attesa che mi mostrassero qualcosa di nuovo.
Ciò non accadde e, un po’ delusa, ricambiai il suo attacco hacker, mettendolo fuori combattimento.
Attesi che si accasciasse al suolo, portandosi le mani alla testa, urlando con rabbia, imprecandomi persino contro.
Sorrisi leggermente divertita dinanzi a quel linguaggio poco gentile, sentendolo provenire proprio da quel burattino intriso di cortesia.
Lo lasciai a terra a contorcersi e spostai la mia attenzione sul modello creato a mia immagine e somiglianza, notando che, nonostante si mantenesse fredda, le sue dita stringevano convulsamente l'impugnatura della sua arma. Non vedeva l'ora di ammazzarmi, era ovvio.
Le permisi quindi di attaccarmi e ci scambiammo diversi colpi, finché non cominciai a stancarmi e decisi di farla finita, una volta per tutte.
Riuscii a disarmarla e atterrarla, distruggendone i circuiti interni, così che non riuscisse a rialzarsi. Mi avvicinai e le dissi addio, pronta a trafiggerla, sennonché inaspettatamente il suo partner riuscì con chissà quali energie a rialzarsi, facendole da scudo col proprio corpo, gridando: “No, 2B!”
Quella denominazione, ‘B’, mi era nuova.
Era però troppo tardi. Non sarei riuscita a fermarmi, neppure volendo, così la mia spada trapassò lo Scanner e, attraverso lui, si conficcò nell’ossatura di lei.
Pensai che, a scapito di quello che mi ero prefigurata, magari sarebbe stato più piacevole per entrambi poter morire insieme. Dopotutto era la settima volta che li affrontavo e mi ci ero quasi… non affezionata, abituata, forse, ai loro modi di fare e al loro tipo di rapporto, distante tanto quanto vicino. Distaccati inizialmente, per poi essere pronti a tutto alla perdita dell'altro. Era un tipo di legame che ancora non riuscivo a comprendere, ma se anche solo vagamente era simile alla mia perdita del numero 4… allora forse potevo capirli.
Li trafissi, pertanto, fino all'elsa, per poi estrarre con noncuranza la lama. Per il contraccolpo i loro corpi ricaddero sul terreno e io li fissai, impassibile, consapevole che le loro funzioni vitali stavano per spegnersi definitivamente.
Eppure, sorprendendomi, con qualche ultima forza rimanente, lei riuscì a pronunciare in maniera bizzarra il suo nome, al cui suono lui mostrò un sorriso. Provò a sollevarsi di qualche centimetro, per poter arrivare all'altezza del suo viso, mostrandogliene la serenità. Inspiegabilmente, anche sul viso di lei comparve quella stessa espressione di conforto.
Non ne capivo il senso. Mi aspettavo dolore e sofferenza da parte di entrambi, e invece sembravano non aver desiderato altro che giungesse quel momento.
“2B…” rantolò quindi lui, strisciando con le dita fino a raggiungere la sua mano, per posarle palmo contro palmo. “Grazie. È stato… un onore… combattere… con te…”
Furono le sue ultime parole, prima di ricadere verso il suolo, il sorriso perennemente stampato sul suo volto.
Lei chiuse le palpebre, mostrandosi altrettanto felice, e mentre le loro guance scivolavano l'una accanto all'altra pronunciò a malapena:
“Nine… ze… è stato… un piacere… morire… con… te…”
E così, entrambi si annullarono.
Rimasi a fissarli per lunghissimi istanti, sbigottita. Era la prima volta che dinanzi ai miei occhi avveniva una scena simile.
Guardando le loro carcasse unite, cominciai a comprendere cosa aveva di speciale il loro rapporto. Riconobbi che avessero lottato con tutte le loro energie fino alla fine, anche a costo del sacrificio, per cui decisi che stavolta dovessi onorarli a dovere.
Ignorandone il peso, li trasportai uno alla volta fino ad una zona tranquilla, sgombra di macchine. Trovai una radura poco distante e qui li adagiai, fianco a fianco. Quasi se ne fossero resi conto le loro teste scivolarono l'una contro l'altra. Non sapevo se possedessi un ‘cuore’, ma in ogni caso qualcosa in me parve stirarsi. Mi inginocchiai dinanzi a loro, congiungendo le loro mani, proprio come nei loro ultimi istanti, e in maniera quasi inconsapevole pregai che, la prossima volta in cui ci fossimo visti, potesse andare diversamente.
 
 
 
■■■□■
 
 
 
Finito il suo racconto, A2 li lasciò, concedendo loro del tempo per assimilare le nuove informazioni.
Rimasti soli con quell'altra versione di loro stessi li contemplarono a lungo, ripensando a quello che avevano fatto.
Qualsiasi cosa, pur di proteggere la persona che amo, pensò 9S, trattenendo un sorriso nel riconoscere che ancora oggi non ci avrebbe riflettuto due volte prima di agire di conseguenza.
È sempre stato così avventato, ma almeno mi ha dato la possibilità di vedere esaudito un mio desiderio…, rifletté 2B, sperando tuttavia che situazioni simili non dovessero più ripetersi. L'avrebbe protetto sul serio stavolta, anche dai suoi folli istinti.
Furono richiamati alla realtà dai Pod, che consigliarono di onorare le salme ponendovi dei fiori, com'era costume. Si diceva bisognasse anche accendere dei ceri, ma non avendone a disposizione si accontentarono di raccogliere gli anemoni e le primule che crescevano lì attorno e crearne due piccoli bouquet, che posarono sul loro grembo. Imitando quel che faceva 9S, 2B giunse le mani in preghiera, sperando che quella loro vita non fosse stata troppo effimera ed avessero vissuto qualche momento di gioia. Eppure si felicitò del fatto che anche un'altra versione di loro stessi avesse la possibilità di restare per sempre fianco a fianco.
Quando riaprì gli occhi si accorse che 9S già si era rialzato, e le porgeva una mano per fare altrettanto. Sapeva di non aver bisogno del suo aiuto per rimettersi in piedi, ciononostante la accettò e ne approfittò per non lasciare la presa.
Si allontanarono così da quel posto, segnandolo sulla mappa nell'eventualità di un ritorno, magari a distanza di un anno, per commemorarli.
Magari, per allora, avrebbero appreso di più.
Magari, per allora, avrebbero continuato a proteggersi a vicenda, senza più mettere in gioco le loro vite.

Magari, per allora, il loro futuro sarebbe diventato una gioiosa garanzia.










Angolino autrice:
Buonasera a tutti! E' la prima volta che pubblico in questo fandom, con un "ritardo" di due anni perché solo di recente ho avuto la fortuna di avvicinarmi a questo gioco che non posso neppure più chiamare tale, visto che ormai lo considero un capolavoro per tutto quello che è riuscito a lasciarmi dentro. 
Ad essere onesta, non ero molto sicura di potermi "permettere" di pubblicare qualcosa in questa categoria, non avendoci giocato in prima persona; ciò non toglie che sia stata una trama immensa, che mi ha appassionato e coinvolta tanto da farmi riguardare tutto il gioco per due volte (sia in inglese che in giapponese), leggere la novel, guardare e ascoltare e piangere per gli script e i concerti. Sento che mi manca ancora qualcosa, visto che con NieR è tutta una continua sorpresa, una continua scoperta; ciononostante non sono riuscita a trattenermi e appena mi è stata offerta un'opportunità ho sentito la necessità di scriverci su. L'ho fatto principalmente per me stessa, per non dimenticare tutte le emozioni che mi ha fatto provare (quando mi dicevo che non dovevo provarne, e invece ci sono cascata alla grande), ma poi mi sono resa conto che c'è qualcuno a cui, magari, avrebbe fatto piacere leggere queste storielle. E se questo qualcuno ha anche letto la novel, noterà che mi sono ispirata a quel formato.
Voglio confessare anche un'altra cosa: per lo più mi sono rifatta alla "versione giapponese" del gioco, quindi molti termini non ho proprio idea di come siano stati resi in italiano. Se potete sorvolare su questo dettaglio, ve ne sarei grata (ciononostante, se volete farmi presente la giusta terminologia, ne sarei più che lieta!).
In questa prima one-shot ho usato diversi stili di scrittura, passando dalla terza alla prima persona con A2 (sarà abbastanza presente anche nelle prossime, da qui il titolo di cui presumo sia piuttosto palese il senso), e nella parte in prima persona ho utilizzato il tema. Ho scritto che è la settima volta che la storia si ripete, ma effettivamente non credo si sappia con certezza quante volte sia accaduto e ho pensato che 7 potesse essere un buon numero, considerando varie circostanze.
Oh e... "purtroppo" ho la tendenza a dare molto spazio alle emozioni. Ho cercato di contenermi, davvero, come potevo, sforzandomi di restare quanto più "in character" possibile. E spero di esserci riuscita.
Perfetto, immagino di essere stata abbastanza logorroica.
Detto tutto ciò, mi auguro che possano essere letture piacevoli, nonostante la sofferenza quasi onnipresente.
Grazie a chiunque penserà di dare un'occhiata, sappiate che a rendermi contenta basta il pensiero che ci siano altre persone che conoscono questo mondo tremendamente agonizzante e contemporaneamente fantastico, che sicuramente avrà lasciato tanto anche nella vostra vita.
Steffirah


P.S. : Yuri significa "giglio" in giapponese.

 
  
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