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Autore: Ninfea Blu    21/05/2019    16 recensioni
Storia datata già pubblicata qui, rivista e corretta, nata dalla costola di un altro racconto "Al bivio. La prima occasione" al momento incompiuto.
Liberamente ispirato alla puntata 20 dell'anime, si sviluppa in altre direzioni, ponendo Oscar e André in una situazione diversa. Personaggi livemente OOC. Quando un amore è vissuto nell'ombra, per quanto può restare nascosto?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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LA SCOPERTA DI FERSEN
Intermezzo – Alcuni anni dopo
 
 
 
 
Era mattina presto.
Una leggera foschia rendeva il paesaggio vagamente irreale; le sagome scure degli alberi apparivano di uno strano colore violaceo contro il cielo livido che stava schiarendo lontano sull’orizzonte.
Un uomo a cavallo si allontanava senza alcuna fretta da Versailles.
 
Era solo.
La felicità lasciata alle spalle, persa tra la foschia di quel mattino.
 
Era reduce da uno dei suoi incontri segreti con una tra le donne più belle del paese.
L’unica a cui non avrebbe mai dovuto avvicinarsi, e da cui non sapeva allontanarsi davvero.
Si sentiva perso, nel corpo e nell’anima, se lontano da colei che amava.
Nel cuore c’era solo il dolore per le sue lacrime e la necessità di riempire il vuoto delle ore, lontano da Maria Antonietta.
E non bastavano le sue numerose amanti a riempire quella desolazione.
Voci scandalose da un po’ di tempo circolavano fuori e dentro la corte; erano le chiacchiere sulla sua presunta relazione amorosa con la regina. Ormai a Versailles non si parlava d’altro.
Viveva col terrore che potessero giungere alle orecchie del sovrano e creare imbarazzo a lei. Quando s’incontravano in pubblico, non c’era sguardo, parola o gesto che non fosse seguito con morbosa attenzione, nel tentativo di scoprire nuovi retroscena della loro chiacchierata storia: erano come due primi attori sul palcoscenico, costantemente in primo piano.
Per quanto malessere portasse quella situazione, non aveva la forza né il coraggio per impedire che accadesse.
Aveva rotto anche il suo fidanzamento, e aveva detto a Oscar, che se non poteva sposare l’unica donna di cui era innamorato, meglio essere di nessuna.
“Ho deciso che non mi sposerò mai, Oscar: è l’unico modo che ho per restarle fedele…” le aveva confidato un pomeriggio con un dolore che non era riuscito a dissimulare.
Oscar era rimasta in silenzio, assorta per pochi istanti.
Quando aveva risposto, le sue parole lo avevano sorpreso; l’amica gli aveva manifestato una comprensione che mai più si sarebbe aspettato da lei.
“Riesco a comprendervi più di quanto non crediate; a volte, per restare fedeli ai nostri sentimenti, bisogna avere il coraggio di accettare qualche sacrificio… e rinunciare a qualcosa…”
Erano state parole oscure e sorprendenti, dette da una donna come Oscar; era sicuro che avessero un significato ben più profondo.
 
 
Era concentrato nei suoi pensieri e non si preoccupava di guidare il cavallo verso la sua casa.
La strada che stava percorrendo portava direttamente verso Palazzo Jarjayes.
Aveva voglia di incontrare Oscar e parlare un po’ con lei senza pensare ad altro.
Solo con madamigella era riuscito ad aprirsi completamente, manifestando il suo disagio, la sua ansia e il dolore che lo accompagnava, da quando era iniziato tutto. Lei era un’ottima amica, lo comprendeva senza giudicarlo mai, non si era espressa in nessuna maniera verso di lui o la situazione che lo vedeva coinvolto con la regina.
In realtà, Fersen sapeva quanto Oscar fosse in ansia, al punto di aver consigliato alla regina di assumere un atteggiamento più cauto, per far tacere lo scandalo. Fersen comprendeva la sua preoccupazione e la condivideva, ma allo stesso tempo, non poteva rinunciare a quell’amore fatto di estasi e tormento.
 
Spesso aveva pensato di chiedere un consiglio all’amica, ma riflettendoci, aveva sempre rinunciato. Poteva parlare con lei di strategie militari, di letteratura, musica e non ci sarebbe stata alcuna difficoltà, Oscar avrebbe potuto sostenere qualsiasi argomento con competenza e intelligenza, ma era davvero l’ultima persona che potesse dare consigli in amore, e non voleva metterla a disagio con questioni troppo intime.
 
Con questi pensieri avanzava lentamente lungo il sentiero.
 
Quando arrivò in prossimità della dimora, si arrestò di colpo perché aveva notato qualcosa d’insolito: c’erano due persone seminascoste tra il fogliame delle piante che crescevano nella radura.
 
Avevano l’atteggiamento di chi si nasconde.
 
Erano abbracciati.
 
Due amanti clandestini – pensò Fersen – come io e lei. Costretti a nascondersi per potersi amare.
 
Giudicò davvero curioso che ci fossero due persone nascoste in quel luogo ad un’ora così insolita.
Non notò cavalli in giro.
All’inizio non li riconobbe. Dalla foggia degli abiti, gli parvero due uomini e pensò di aver equivocato.
Si avvicinò ulteriormente e poté osservarli meglio. Poi, con un moto convulso e brusco arrestò il cavallo, mentre sul suo viso si dipinse un’espressione che definire sbigottita, era poco.
 
No… forse si sbagliava. Sembravano…
No… non poteva essere.
 
La foschia del mattino non si era ancora alzata, e forse si ingannava.
Pensò di avvicinarsi ancora, ma temeva che lo scoprissero, e non voleva che accadesse.
Scese da cavallo e avanzò cautamente protetto dagli arbusti.
Adesso li vedeva bene, ma nonostante l’ovvietà, non riusciva a credere ai suoi occhi: un uomo e una donna si tenevano stretti, si baciavano con passione e trasporto, dimentichi di tutto quello che c’era intorno.
Da lontano si era lasciato fuorviare dall’abbigliamento di lei.
Era vestita da uomo, capelli lunghi e biondi più del grano maturo.
La riconobbe.
L’uomo la teneva stretta a sé e lasciava correre una mano accarezzando quella chioma morbida e lucente.
No… non poteva sbagliarsi.
 
Quella donna era… Oscar!
L’uomo che era con lei era indubbiamente André, il suo attendente.
 
Il conte restò così sconvolto dalla sorpresa, che si sentì come chi viola un segreto che deve restare tale.
Dopo qualche minuto li vide allontanarsi verso la casa.
Camminavano fianco a fianco, sembravano gli amici di sempre.
Le loro mani ogni tanto si sfioravano, e gli sguardi si cercavano; raggiunsero un punto lontano da possibili sguardi e vide André attirarla nuovamente a sé per baciarla. Oscar rispondeva al suo amante con passione, mentre si lasciava avvolgere dalle sue braccia come la più arrendevole delle donne.
 
Restò fermo dov’era incapace di muovere un muscolo, troppo sconcertato dalla scoperta fatta.
Oscar e André! Era incredibile!
Non sarebbe mai riuscito ad immaginare nulla del genere. Quei due erano amanti, non c’erano dubbi.
Non se la sentì di andare da lei, adesso. L’imbarazzo sarebbe stato troppo evidente per riuscire a nasconderlo.
Rimontò a cavallo con il cuore in tumulto e tornò verso il suo palazzo.
 
 
Lungo la strada con calma rifletté su ciò che aveva visto.
C’era sempre stato qualcosa d’ambiguo nel rapporto che univa Oscar al suo attendente.
Fersen aveva sempre avuto il presentimento che gli sfuggisse qualcosa; c’era un elemento che non era mai riuscito a cogliere in quella strana amicizia, che spesso gli era sembrata altro.
Oscar e André erano sempre insieme, per ovvie ragioni di servizio, ma molte volte aveva notato una complicità insolita, forse eccessiva per due persone che avrebbero dovuto tenere un contegno diverso, in forza del rango sociale che le divideva. Per quanto insolito, quella distanza che divide i padroni dai servi, fra loro non c’era, Fersen non l’aveva mai percepita. Non aveva mai visto Oscar trattare André come un servo, piuttosto come un fratello, suscitando anche qualche velata critica di chi mal sopportava il loro modo di essere.
Di questo, madamigella Oscar non si era mai preoccupata, anzi aveva sempre ostentato una libertà disinvolta nel suo rapporto con André. Era già abbastanza strano che a una bella donna fosse concesso di avere una compagnia maschile, ma nel caso di Oscar, ai più poteva apparire normale.
Così, i dubbi li aveva sempre liquidati in fretta come delle assurdità.
Aveva anche sospettato che André fosse segretamente innamorato di lei, ma non aveva mai pensato che Oscar potesse ricambiarlo, non perché lui fosse semplicemente un servo; in realtà, credeva che Oscar come donna, fosse totalmente insensibile a certi turbamenti, in virtù della sua natura insolita.
Per assurdo non aveva nemmeno mai pensato a lei come a una donna. Si era sempre rapportato a lei come ad un’amicizia maschile, fin dall’inizio, al punto quasi da mettersi su un piano competitivo.
Faceva effetto scoprire che la realtà era ben diversa; la scena che aveva visto nella radura gli suggeriva l’idea di una donna passionale, capace di lasciarsi travolgere dalle emozioni.
Si sentiva davvero confuso.
Gli tornavano in mente molte immagini, situazioni in cui li aveva visti insieme: a corte, nel salotto di casa loro. Tante volte aveva percepito una confidenza sospetta che non aveva mai saputo decifrare… qualcosa da leggere tra le righe…
 
Si chiese se fosse una passione legata solo all’attrazione fisica o se ci fossero in gioco sentimenti più profondi.
Da quanto tempo durava?
Conosceva Oscar abbastanza bene da pensare che per lei non si trattasse di un’avventura; non era decisamente quel tipo di donna che si concede ad un uomo con leggerezza, solo per soddisfare le proprie pulsioni.
O almeno credeva.
Oramai non poteva dirsi più certo di nulla.
E André…  beh… lui doveva essere innamorato di lei da tanto tempo.
Lo aveva capito qualche anno prima, quando lo aveva visto disperarsi per la vita della sua amica.
 
La ricordava sfidare il re di Francia, pronta a morire per salvare un semplice attendente.
Quanto era rimasto impressionato dal coraggio, dalla nobiltà d’animo di quel giovane capitano, tanto dal volerlo imitare per mettere alla prova sé stesso. Non avrebbe mai retto quel confronto, e solo adesso lo capiva.
Alla luce dei fatti, dopo tutto quel tempo, quel gesto di lei assumeva tutt’altro significato.
I suoi ragionamenti lo convinsero quasi del tutto che si trattasse di una relazione piuttosto seria, dove ci fossero in gioco sentimenti certamente molto profondi.
L’abbraccio convulso che li aveva stretti uno all’altra, l’abbandono, gli sguardi… Fersen li conosceva.
Era lo stesso trasporto che lo spingeva tra le braccia di Maria Antonietta, era indubitabile.
Cos’altro, se non l’amore, poteva spingere due persone come Oscar e André, a rischiare il disastro di uno scandalo, pur di stare insieme? Il danno d’ immagine per il comandante delle Guardie Reali sarebbe stato enorme e per André poteva andare anche peggio; la prigione o forse la morte, per lavare l’onta.
 
Il conte avvertì una fitta al cuore.
Sapeva che l’amarezza certe volte si sostituiva alla felicità.
È dura nascondere ciò che si sarebbe voluto vivere alla luce del sole, per convivere con il timore di essere scoperti e derisi da chi non vede altro che lo scandalo e la vergogna.
Chissà se Oscar e André percepivano quella stessa ansia… Fersen non sapeva immaginarselo.
Tanta gente avrebbe fatto carte false per scoprire un neo nella vita dell’irreprensibile Colonnello Oscar Francoise De Jarjayes.
Una tresca tra una nobildonna e un servo avrebbe demolito la reputazione di chiunque, e neppure Oscar sarebbe stata immune da critiche e censure violente. Riusciva perfettamente ad immaginare la portata di una simile notizia negli ambienti di palazzo: il fiero colonnello sarebbe stato additato e ridicolizzato senza ritegno anche dall’ultimo stalliere di corte.
Certe cose potevano accadere e accadevano, ma non dovevano uscire dalle mura domestiche.
Non dovevano diventare di dominio pubblico.
 
Decise che le avrebbe parlato, per metterla in guardia, anche se ancora non sapeva come affrontare un simile argomento con l’amica. Non sapeva neppure se fosse giusto affrontarlo.
Nonostante una sincera amicizia, che si era consolidata nel tempo, la confidenza con lei, per quanto cameratesca, non gli permetteva di andare oltre certe formalità; solo adesso riusciva a capire cos’era quella distanza che la stessa Oscar aveva imposto e che non era mai stato capace di superare.
Eppure gli sembrava necessario.
Per il bene di Oscar.
 
Quel pomeriggio si presentò a Palazzo Jarjayes, dove fu accolto con la solita amabile cortesia.
Dopo essersi misurato con lei, si sedettero in sala davanti ad una delle vetrate che si aprivano sul parco della grande casa.
Restò in silenzio qualche attimo a sorseggiare il tè.
Oscar appariva tranquilla e rilassata, non era diversa dal solito; André si era allontanato lasciandoli soli, non prima di aver lanciato al conte uno sguardo strano e indecifrabile. Pareva una minaccia o forse era stata solo la sua impressione.
Aveva potuto osservare il loro scambio di sguardi e sembravano quelli di sempre.
Certo erano bravi – pensò - a non lasciar trasparire nulla.
Se non li avesse visti coi suoi occhi quella mattina, non avrebbe avuto alcun sospetto su di loro.
 
Inizialmente la conversazione si mantenne sui soliti toni, perché Fersen non trovava il modo di arrivare al nocciolo di ciò che gli stava a cuore.
“Mi sembrate un po’ arrugginito con la spada, Fersen…” stava commentando Oscar con ilarità.
“Probabilmente avete ragione, ma voi siete un’avversaria troppo impegnativa per chiunque; dubito che esista qualcuno in grado di mettervi in difficoltà e battervi.” Le rispose il conte con disinvoltura, accennando un vago sorriso.
Poi Oscar divenne seria.
“Avete avuto modo di incontrare Sua Maestà, di recente?”
Non seppe decifrare il tono della domanda; non era curiosità e neppure rimprovero, ma nella voce gli sembrò di cogliere una nota di dolente rassegnazione.
“Sì, Oscar…- la guardò negli occhi prima di aggiungere – lo so a cosa pensate, mi dispiace. Vorrei che ci fosse un altro modo per…”
Oscar posò la tazza sul piattino prima di interromperlo.
“Non serve… mi fido di voi, so che siete un uomo prudente. Vorrei solo che lei non soffrisse…” e aveva abbassato lo sguardo sul liquido fumante.
“Ho il vostro stesso desiderio…” sottolineò il conte e giudicò che quello fosse il momento di affrontare la questione; cercò di farlo in maniera delicata per quanto gli fu possibile.
“Vedete Oscar, capisco la vostra preoccupazione… credo che non sia molto diversa dalla mia…” Esordì piuttosto vago.
“Vi ascolto…” Oscar aveva alzato i suoi occhi su di lui, fissandolo con sincero interesse.
“Ecco, la verità è che sono venuto qui con l’intenzione di parlarvi di una cosa importante e delicata… ma non so bene come affrontare l’argomento, per altro spinoso.”
“Riguarda la regina, immagino…” nella voce, un’ombra di leggero nervosismo.
Fersen appariva incerto. Non era per niente facile come aveva pensato e temeva di commettere un clamoroso sbaglio.
“Non questa volta…”
Come avrebbe reagito Oscar? Se lo stava chiedendo con ansia.
Lei notò il suo atteggiamento: sembrava preoccupato e lo incoraggiò.
“Ditemi pure Fersen… non abbiate timore di parlare liberamente…” Se avesse potuto indovinare quello che Fersen stava per dirle, avrebbe troncato la conversazione sul nascere, ma Oscar non aveva alcun sospetto.
 “D’accordo. Sono venuto qui oggi, per darvi un consiglio. Mi permetto di farlo solo in nome dell’amicizia che ci lega… forse mi giudicherete inopportuno, ma spero vogliate ascoltarmi…”
“Un consiglio?” 
“Oscar… dovete fare più attenzione a quello che fate.”
A colpirla fu il tono del conte; pareva allarmato e nella voce le parve di cogliere un avvertimento, come di velato rimprovero.
“Fersen, parlate chiaro. Non vi capisco. A cosa alludete?”
“Oscar, devo confessarvi una cosa che vi riguarda. Forse vi metterò in imbarazzo e me ne scuso in anticipo.”
A queste parole, Oscar ebbe un impercettibile fremito, ma si dominò mentre Fersen continuava.
“Questa mattina venivo a cavallo verso casa vostra… e senza volerlo ho visto una cosa…”
Fersen esitava e intanto studiava il viso di lei: fino a quel momento era rimasta quasi impassibile, ma ora i suoi occhi avevano assunto un’espressione vigile, forse un tantino allarmata.
“Ho visto voi… insieme ad André…” disse, mentre aspettava l’effetto che avrebbero fatto le sue parole.
Lei restò in silenzio, mentre un lampo le attraversò lo sguardo. Non avrebbe saputo dire se fosse collera o altro. Timore magari?
“Ciò che ho visto era inequivocabile. Nella vostra posizione, come potete esporvi in quel modo…?”
Gli occhi di Oscar divennero due fessure che scrutarono il conte in maniera poco amichevole; era calato un silenzio opprimente che nessuno sembrava voler allentare, finché lei non parlò.
“La cosa vi scandalizza?” Chiese con un tono volutamente freddo.
“Non si tratta di questo. Io non voglio giudicarvi, non sono nella posizione di poterlo fare, ma dovete stare più attenta. André è un servo…”
“Oh, allora è questo il problema…” sospirò delusa.
“Oscar… una tresca del genere…”
A questo punto Oscar sbottò decisamente alterata, mentre la tazza del tè finiva sul tavolo con un rumore secco. Il viso era acceso dalla collera che dominava a stento.
“Tresca! Questo pensate? Che tra me e André ci sia una tresca? Credete che si tratti di un capriccio?”
La voce era un sibilo trattenuto tra i denti. Lo sorprese il fatto che non cercasse neppure di negare, ma capì di averla offesa. Aveva esordito nel peggiore dei modi e riconobbe che avrebbe dovuto avere maggior tatto.
Tentò per quanto possibile di correre ai ripari.
“Scusatemi vi prego, non volevo insinuare nulla del genere. Vi conosco bene, non dubito della vostra levatura morale. E poi io sono la persona meno indicata a fare prediche in tal senso… ma…”
“Allora non fatemene. Non ne ho bisogno.” rispose Oscar con un tono che non ammetteva repliche.
“Vi prego madamigella Oscar, fatemi spiegare che cosa intendo. Pensate se al posto mio ci fosse stata un'altra persona… Cosa sarebbe accaduto? Vi sto dicendo questo, perché so di cosa parlo, ho già visto situazioni simili alla vostra…”
Oscar fino a quel momento lo aveva ascoltato, dominando l’impulso ostinato di troncare quella conversazione per lei fuori luogo, perché giudicava l’intervento del conte un’interferenza nella sua vita privata, ma a quelle ultime parole non poté evitare di sorridere forzatamente.
“Simile, voi dite? Non sapete nulla, Fersen; non dovreste dare giudizi tanto affrettati… e quello che pensate voi, poco importa.”
“Non giudico i vostri sentimenti, o quelli di André, ma una relazione del genere potrebbe danneggiarvi… Vi prego di pensarci.”  
“Quello che c’è tra me e André riguarda solo noi. Trovate sconveniente che mi sia data ad un servo? È questo che vi disturba? O vi preoccupa solo il mio buon nome? Certo, essere il presunto amante della regina dà maggior gloria…”
L’ironia della frase era cattiva e in un altro frangente non l’avrebbe detta. Le venne quasi da ridere.
Fersen ne restò amareggiato, ma capì la reazione di lei.
“Le vostre parole feriscono più della spada… Non potete pensare che io sia così meschino.”
“Non lo avevo mai pensato, fino ad ora.” La sua voce era ridotta ad un sibilo forzato; stava cercando di non mettersi a urlare per non attirare l’attenzione di orecchie indiscrete.
Fersen era quasi del tutto scoraggiato; se avesse immaginato la reazione di lei, non le avrebbe mai parlato con tanta franchezza.
Fece un ultimo tentativo per chiarire le sue intenzioni.
“Forse avete ragione, questi non sono fatti che mi riguardano, ma se come credo, voi e André siete innamorati, difendete il vostro sentimento dal mondo esterno. Ci sono persone che non aspettano altro che gettare fango su di voi, per screditarvi a corte. Non potete non rendervene conto, e se invece non lo capite, allora ho il dovere di aprirvi gli occhi, per il vostro bene. Io spero solamente che non facciano con voi quello che stanno tentando di fare con me… e la regina Maria Antonietta…”
Fersen aveva parlato quasi con veemenza, ma l’ultima frase l’aveva detta tenendosi la testa tra le mani.
Continuò a parlare con tristezza.
“Tanti vedrebbero il marcio anche in una cosa bella. Si permettono tutti di giudicare senza capire e non immaginano la sofferenza. Condannano le colpe di cui loro stessi si macchiano. Ma è una colpa amare qualcuno? Qualcuno che non potremmo e non dovremmo? Oscar, io voglio solo la vostra felicità, non voglio vedervi soffrire per colpa delle malignità della gente. So che non ho il diritto di dirvi nulla, salvo quello di parlarvi da amico. Sono sicuro che capite quello che intendo.”
A quelle parole il risentimento di Oscar si dileguò; in qualche modo riuscì a placarsi. Attese qualche minuto per tornare padrona di sé prima di rispondere.
“Fersen… vi ringrazio. Scusate la mia reazione di poco fa. Ora comprendo che siete venuto da amico.”
Oscar si alzò per avvicinarsi alla vetrata. Guardò fuori verso il giardino, con lo sguardo cercava André. Lo trovò mentre stava attraversando il cortile per portare uno dei cavalli alle scuderie.
Continuò a osservarlo mentre raccontava a Fersen la verità.
“Sarò sincera con voi… ve lo devo. Avete ragione su di noi, ma non è la banale storia che potrebbe sembrare, una nobildonna che si concede al suo servo. Lo penserebbe chiunque, forse lo avete pensato anche voi all’inizio…”
“Ecco… ammetto di essermi posto la domanda, ma sono giunto ad un'altra conclusione.”
“Cosa avete pensato Fersen? Ditemi la verità…”
Fersen sospirò.
“Tenete molto a lui, non è vero? Voi lo amate!”
“È così sorprendente?” Il tono di Oscar era quasi amareggiato.
Il conte non seppe cosa rispondere, ma ripensò per l’ennesima volta, al coraggio folle di un adolescente che molti anni prima in una sala di Versailles, aveva sfidato il Re di Francia. Ascoltò turbato, sentendosi quasi indegno di quella fiducia, la confessione di lei.
“Lo amo… e lui ama me. Da sempre. Forse era inevitabile che succedesse tra due persone che sono cresciute insieme… come fratelli, ma consapevoli di non esserlo. Col tempo l’amicizia si è trasformata in amore. Avevo 18 anni all’epoca e non potete immaginare come mi sentii allora; vivevo e mi comportavo come un uomo e all’amore non avrei dovuto pensare, perché il mio ruolo era un altro.”
Tacque un istante, persa nel ricordo di una primavera lontana, quella dei suoi diciotto anni.
“Tutti si aspettavano che portassi onore al buon nome del mio casato, soprattutto mio padre. Fui educata per questo. Ero un soldato prima di essere una donna. Ho lottato con me stessa, ma non potevo più soffocare quello che sentivo davvero per André. Se è una colpa questa, allora sono colpevole.”
Fersen l’aveva ascoltata con attenzione senza interromperla; era impressionato dalla sua determinazione, dalla forza che emergeva dalle sue parole. Non avrebbe potuto dubitare di quanto quel sentimento fosse potente in lei.
In quell’istante gli sembrò diversa, quasi sconosciuta.
Lui non sapeva nulla di quella Oscar che gli stava davanti in quel momento, ma in comune con la donna che conosceva aveva il coraggio delle sue scelte.
“Sono uno sciocco Oscar, non avevo capito nulla di voi. Stupidamente ho commesso l’errore che fanno tutti, vedevo in voi solo il soldato e non la donna. Ho scoperto una parte di voi che ignoravo completamente. Vi sorprenderà, ma io sospettavo che André fosse innamorato di voi, ma non che voi lo ricambiaste, tanto da sfidare le regole. Non mancate di coraggio, ma questo l’ho sempre saputo.”
Oscar era ancora in piedi alla finestra e si girò verso di lui; sorrise come rassegnata prima di rispondere.
“Io sono un enigma per la maggior parte delle persone. André è l’unico uomo che mi ha sempre capita e accettata, ha saputo leggere il mio cuore. Solo lui potrebbe amare una donna singolare come sono io. Mi ama per quella che sono. Per tutte queste ragioni e per altro ancora io lo amo. Non amerò mai nessun altro. Ma non potremo mai stare insieme per davvero, perché una simile unione non è lecita e non sarebbe accettata né permessa nella nostra società. E questo ci fa soffrire più di quanto vorremmo. È triste doversi nascondere, ma voi lo sapete quanto me.”
“Sì, lo so molto bene, Oscar… ma non abbiamo scelta io e voi.”
“So bene che è così e mi sono rassegnata a questo fatto con fatica e pena. Io e André, per quanto ci amiamo, non potremo mai stare insieme come vorremmo, e regolare la nostra unione davanti a Dio e agli uomini. Eppure a volte… spero ancora che le cose possano cambiare.”
Nella voce di lei una nota di amarezza si stemperava con la speranza.
“Oscar… io vi capisco, ma penso anche che nessuno potrebbe mai dividervi per davvero.”
“Ora no, ma domani? Cosa accadrà domani? A parte il rischio di essere scoperti e uccisi da mio padre… forse un giorno, André si stancherà di questa situazione che non porta da nessuna parte. – Volse di nuovo lo sguardo oltre la vetrata. - Forse verrà il momento in cui vorrà la sua libertà, incontrerà una donna che potrà dargli ciò che con me, non potrà mai avere. E io come potrei trattenerlo? Quel giorno per me sarà terribile.”
Lei si portò una mano sulla fronte come a voler scacciare quel pensiero molesto.
“Questa volta penso che vi sbagliate Oscar. Non conosco André bene quanto voi, ma mi sembra un uomo fedele ai suoi principi. Sono certo che tenga molto a voi, più di quanto crediate. Paradossalmente non conosco due persone sposate, più unite di voi che non lo siete.”
“Lo credete davvero?”  La domanda di Oscar era accorata.
“Ne sono assolutamente certo. Vi sorprenderebbe scoprire quanto.”
Ci fu un attimo di pausa, Oscar adesso lo guardava con tranquillità. Tornò a sedersi di fronte a lui con le mani incrociate sul tavolo.
Fersen ricambiava il suo sguardo, adesso che la tensione si era allentata era più facile parlare.
“E in tutto questo tempo, nessuno ha capito nulla? Voglio dire, neppure nella vostra famiglia? È sorprendente che siate riusciti a nascondere a tutti la vostra storia.”
“Forse ci sono stati dei sospetti su di noi in passato, ma mai nulla di serio. I pettegolezzi fanno parte del nostro mondo e non me ne sono mai curata. Soltanto voi Fersen, conoscete la verità e se non fossimo stati così imprudenti, neppure voi l’avreste mai scoperto. Io spero solo nella vostra discrezione… e che terrete per voi ciò che avete scoperto”.
“Statene certa, non tradirò il vostro segreto”.
Fersen si alzò, questa volta per congedarsi. Oscar lo accompagnò all’esterno e lo guardò salire a cavallo.
“Vi auguro di poter essere completamente felice, un giorno Oscar. Fate di tutto per esserlo.”
“Io lo sono già, credetemi. Ora non potrei esserlo di più.”
Il sorriso di lei era convincente.
 
Fersen si allontanò dal palazzo, mentre Oscar rientrava in casa.
Stava raggiungendo il cancello quando si accorse che André era fermo in prossimità di esso; lo stava aspettando.
Fersen arrestò il cavallo e i due uomini si guardarono in silenzio. Sembravano scrutarsi.
 
Nella mente di entrambi diversi interrogativi.
 
Fersen si domandava quale destino attendeva tutti loro, l’amore avrebbe mai prevalso su tutto? Avrebbe superato gli ostacoli, o era destinato a infrangersi contro le regole assurde degli uomini?
 
André si chiedeva quanto poteva fidarsi di Fersen.
Sapeva che li aveva visti quella mattina nella radura, ma aveva pensato di non dire nulla ad Oscar per non allarmarla.
Di riflesso pensò alla storia di Fersen con la regina Maria Antonietta; non era una storia felice, e anche a lui era chiaro che certi sguardi del nobile svedese non riuscivano a nascondere la sofferenza che poteva dare un grande amore vissuto nell’ombra.
Le cose tra lui e Oscar andavano decisamente meglio; la loro storia non era di dominio pubblico e a parte Fersen che li aveva sorpresi quella mattina, nessuno sapeva la verità.
Chi avrebbe potuto immaginare fuori o dentro la corte che l’inflessibile Colonnello Oscar avesse una relazione col suo attendente?
Erano stati sempre troppo attenti a non far trasparire nulla, andavano avanti da anni all’ombra delle chiacchiere di Versailles, ed erano avvezzi alla curiosità che destava da sempre un personaggio popolare come Oscar.
Mai uno scandalo, mai una voce negativa aveva turbato la loro vita.
Ora, improvvisamente per la prima volta, c’era davvero il rischio di diventare bersaglio delle critiche nei salotti aristocratici.
Fersen li avrebbe mai traditi per motivi ignoti, che ora non sapeva immaginare?
Magari solo per distogliere l’attenzione da sé e dalla regina? Quello poteva essere un ottimo motivo.
Per togliersi ogni dubbio, André aveva deciso di affrontare apertamente il problema e parlare con Fersen.
 
“Scusate conte di Fersen, permettete una parola?”
Il conte arrestò il cavallo parandosi davanti all’attendente.
“Dimmi André, ti ascolto…”
“So che sapete di me ed Oscar… vi ho visto questa mattina, quando ci avete sorpresi. Volevo capire le vostre intenzioni.”
Fersen restò sorpreso da tanta audacia. Un simile coraggio meritava una risposta altrettanto diretta.
“Sei un uomo coerente, André. Sei pronto a tutto… già, sfideresti anche il generale… devi amarla davvero molto, non è così?”
“Più di quanto voi possiate immaginare… e avete ragione; per lei sono pronto a tutto…” rispose André con calma studiata.
Per un momento il conte lo fissò in silenzio, mentre tentava di leggere la profondità di quello sguardo verde, che sosteneva il suo alla pari, e capì perché una donna come Oscar, aveva potuto innamorarsi di un uomo simile.
“Non devi temere nulla, André. Io sono dalla vostra parte, volevo soltanto mettere Oscar in guardia. Ho voluto parlarle, solo perché capisse il rischio che correte nell’esporvi troppo, sai che cosa intendo. Io so che tu la proteggi, non permettere che soffra. Sono certo che lo farai, André…”
“L’ho sempre fatto… lo farò sempre”.
 
La proteggerei anche da voi, se foste nostro nemico - pensò André.
 
Non c’era altro da dirsi e i due uomini si salutarono.
Fersen riprese la sua marcia a cavallo e si allontanò definitivamente da Palazzo Jarjayes; pensava alla sua storia con la regina e non poteva evitare di fare confronti con Oscar e André.
Per un attimo li invidiò.
Invidiò le loro notti di passione e il risveglio la mattina seguente, al sicuro uno nelle braccia dell’altra, la loro intimità davanti al camino, quel mondo che era solo loro e nessuno poteva violare.
Pur non essendolo di fatto, vivevano come marito e moglie; avrebbero aspettato chissà per quanto, ma senza mai rinunciare a quel sogno, solo di poterlo fare senza doversi nascondere.
Benché il loro fosse un amore clandestino, potevano stare insieme a dispetto delle convenzioni esterne; non c’era una terza persona a dividerli e probabilmente non ci sarebbe mai stata.
Loro potevano vivere così tutta la vita ed essere felici, senza essere costretti a rubare brevi momenti concessi dal caso per stare insieme. In fondo non erano mai stati divisi.
Invece, lui e Maria Antonietta vivevano di quel poco che potevano concedersi e il desiderio di avere di più, non poteva mai essere soddisfatto. Non potevano fare progetti o sognare un futuro insieme. Non poteva starle vicino nel modo che avrebbe voluto e questo faceva soffrire entrambi, ma non avevano alternative.
A loro, il destino non aveva concesso di realizzare nella sua pienezza, quell’amore che Oscar e André erano liberi di vivere in maniera completa e totale.
La felicità di un uomo e una donna che possono vivere insieme il loro sentimento, vederlo crescere e diventare più forte, per quanto sofferta e difficoltosa, a lui e alla regina non sarebbe mai stata concessa.
Con questa consapevolezza dolorosa nel cuore, Fersen si allontanava mestamente lungo la strada che da Palazzo Jarjayes portava a Versailles.
Andava dalla regina portando nel cuore una gioia che aveva sfumature vicine alla malinconia.
L’avrebbe tenuta tra le braccia fino a quando non sarebbe giunto nuovamente il momento triste della separazione.
Restava solo l’attesa del loro prossimo incontro, un tempo inframmezzato da sguardi furtivi e dalla curiosità morbosa e invadente dei cortigiani, nascosta a stento dietro i ventagli o sorrisi di circostanza.
Potevano vivere solo di quella, assaporando qualcosa che aveva una parvenza di felicità, ma che portava con sé anche dolore e tormento. Un tormento che per Fersen si sarebbe risolto in una fuga dall’altra parte del mondo.
 
 
 
 
******
 
 
Il buio era rischiarato dalla fiamma incerta delle candele che diffondevano un tenue bagliore rossastro sulla parete.
Erano accoccolati nel grande letto di lei, sotto le lenzuola candide e sfatte che li avvolgevano.
Avevano fatto l’amore e dopo Oscar si era stretta al petto del suo compagno e aveva chiuso gli occhi col sapore dei baci di André ancora sulle labbra. Avrebbe voluto soltanto dormire e abbandonarsi al calore che l’avvolgeva, ma la voce di André venne a scuoterla dolcemente dal torpore che le invadeva le membra.
“All’inizio non ne ero sicuro, ma so che possiamo fidarci di Fersen…”
“Mmh, come?”
“L’avevo visto questa mattina, quando ci ha sorpresi…”
Quelle parole bastarono a catturare tutta l’attenzione di Oscar; aveva alzato il viso e lo guardava seria.
“Cosa? E me lo dici solo adesso, André?”
“Scusami… non volevo che ti preoccupassi.”
André la stava accarezzando dolcemente.
“Avresti dovuto dirmelo, mi sarei preparata ad affrontarlo.”
Aveva risposto decisa.
“Te la sei cavata ugualmente… ma anch’io ho voluto parlare con lui.”
“Hai parlato con Fersen? Quando?”
“Questo pomeriggio… gli ho fatto capire che è meglio se tiene la bocca chiusa.”
Oscar rimase di stucco.
“Cosa?? Non l’avrai minacciato, spero!!”
André rise divertito.
“No, sta tranquilla. Però ha capito che sono disposto a tutto per proteggerti.”
“Da come lo dici sembra una minaccia…” Oscar era lievemente allarmata.
“Non mi permetterei mai di minacciare un aristocratico…”
C’era una velata ironia nella sua voce; a Oscar fu chiaro che per lei avrebbe fatto questo ed altro. Tutto pur di non esporla al pericolo di uno scandalo. Si strinse di più a lui, posando una guancia sul cuore del suo uomo, poi parlò in tono sommesso.
“Sai, secondo il conte di Fersen, noi siamo più uniti di due persone davvero sposate…”
“Questo è senz’altro vero, Oscar.”
E si sporse a baciarla sulle tempie.
“André, giurami che non andrai mai da nessuna parte… che sarai sempre con me…”
E cercò i suoi occhi verdi alla ricerca di conferme.
“E dove potrei andare? Non ho un altro posto dove stare. Il mio posto è dove sei tu…”
La strinse di più e la baciò con passione che lei ricambiò aggrappandosi alla sua schiena, come se avesse dovuto artigliare una preda.
Quando si staccarono, André sorrise allusivo e accattivante, uno di quei sorrisi a cui lei non resisteva mai.
“Quanta foga, signora…- lei gli accarezzava provocante la schiena – se continui così, perderò il controllo…”
“Forse è quello che voglio…” rispose, ma il gioco non proseguì perché improvvisamente Oscar espresse un insolito pensiero, cambiando argomento.
“A volte, Fersen non lo capisco; dice di amare la regina e di non voler sposare nessuna per restarle fedele… ma è cosa nota che abbia altre numerose amanti…”
“Fersen è un uomo, Oscar… con delle esigenze…” obbiettò Andrè con ovvietà.
“Anche tu sei un uomo…” una mano bianca lasciò una carezza tra i capelli scuri di lui.
“Sì, ma io sono più felice di Fersen…” aggiunse convinto.
“Vuol dire che se tu fossi infelice…”
“Mi comporterei in maniera diversa? Non lo so, Oscar… forse sì… forse lo faresti anche tu. Ma la vita è stata generosa con noi fino ad ora, non ti pare?”
Lei divenne pensierosa; si sciolse dal suo abbraccio abbandonandosi sui morbidi cuscini con un braccio sopra la testa.
“André, ho bisogno di chiederti una cosa… è importante per me. Ti prego di rispondermi con sincerità…”
“Sono sempre sincero con te, Oscar…” attese qualche minuto, lievemente preoccupato che lei parlasse.
“Questa situazione… non ti stanca mai? Questa clandestinità a cui siamo costretti…”
Oscar fissava il soffitto del suo letto a baldacchino, indugiando sui pesanti tendaggi che ricadevano ai lati; pareva le mancasse la forza di leggere lo sguardo verde di André che la osservava comprensivo; lui conosceva le paure della sua donna, prima ancora che lei le formulasse.
“Non voglio dire che sia facile; a volte vorrei poter urlare al mondo che ti amo. Ma poi penso che l’importante è che lo sappia tu per prima. Io ti amo, Oscar… e per te sopporterei qualunque cosa… sarei stato capace di restare al tuo fianco anche in silenzio per sempre, se tu non avessi mai scoperto di amarmi…”
“Oh, André…” con un sospiro si era girata a ricambiare il suo sguardo d’amore.
“Quindi, - continuò André - quello che ho adesso è più di tutto ciò che io potessi sperare…”
“Allora, vuoi farmi credere di non aver mai pensato ad una vita normale?”
“Certo che ci ho pensato: ho pensato tante volte che vorrei portarti via da qui, andare in qualche posto lontano e fare di te la mia legittima moglie. Amarti alla luce del sole, davanti a tutti. È il mio più grande desiderio e in fondo al cuore, ho sempre la speranza, un giorno, di poterlo realizzare. Ma per fare questo non posso condannare te a una vita incerta, fatta di fughe dall’ira di tuo padre. Il generale non ci darebbe mai il suo consenso…”
“Questo è da escludere. Però André… io sarei felice di diventare tua moglie, davvero sai… nulla mi spaventerebbe. Ti seguirei in capo al mondo…”
Lo sguardo verde e innamorato di André s’illuminò.
“Chissà, forse un giorno… diventerai la signora Grandier…”
Oscar sorrise.
“No Andrè; io sono già la signora Grandier e questo è un fatto che nessuno potrà mai cambiare, neppure mio padre.”
“D’accordo madame Grandier… - con un tono provocante, André si sporse su di lei facendo aderire i loro corpi, lasciando che le loro gambe s’intrecciassero – …allora, perché non riprendiamo il discorso che abbiamo interrotto prima?”
 
E furono ancora baci e carezze nuove; l’amore alla debole luce delle candele, si disegnava in strani giochi di ombre sui loro corpi, sussurrava quelle parole segrete come promesse, che solo i loro cuori conoscevano.
 
Il conte di Fersen aveva ragione; la loro unione era così completa e totale che valeva più di mille matrimoni combinati, celebrati in chiesa, che univano persone sconosciute messe insieme per forza e per denaro.
Loro erano stati messi sulla stessa strada da quelle forze primordiali che erano vita e sorte, che concedono gioia e dolore in modo arbitrario.
Avrebbero potuto cambiare strada, allungare e modificare il percorso, renderlo più o meno accidentato; alla fine, l’amore li avrebbe sempre trovati.
 
Dall’altra parte del mare l’America aspettava…
Di nuovo per tutti, solo l’attesa di una speranza.
 
 
 
Fine
 
 
Nota autrice - Torno dopo tanto tempo, con una vecchia one-shot scritta diversi anni fa, riveduta e corretta, che in origine, nasce dalla costola di un altro racconto, “Al bivio. La prima occasione”, storia che varie volte ho pensato di modificare, ma al momento incompiuta.
Mi spiaceva un po’ lasciarla a fare la muffa sul pc, e dal momento che è una ff indipendente dal racconto di base, ho deciso di riproporla.
Mi ha ispirato un po’ l’episodio 20 dell’anime che ho stravolto a mio piacimento.
Poi vi dirò la verità: morivo dalla voglia di far litigare Oscar e Fersen. Una piccola vendetta sullo stoccafisso svedese.
Un saluto a tutte. Ninfea.
 
 
 
 
 
   
 
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