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Autore: Sakkaku    22/05/2019    3 recensioni
Una giovane sedicenne sta cercando il lavoro part time adatto a lei, per aiutare la madre a pagare i propri debiti.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti,
prima di lasciarvi alla lettura di questa storia horror, ma non troppo, voglio rubarvi giusto due secondi per una precisazione.
E' la prima volta che scrivo un testo simile in prima persona, per cui spero di aver fatto qualcosa di decente. Mi scuso in anticipo se ci saranno errori di battitura o di altro genere, purtroppo riescono sempre a sfuggirmi, per quanto rileggo e rileggo.
Detto questo vi auguro una buona lettura :)






 

Lavoro part time


 

Sono sdraiata sul letto a fissare il soffitto. Ho le braccia e le gambe allargate, come se questo potesse aiutarmi a pensare.
Ho provato a svolgere diversi lavori part time nell'ultimo mese, tutti con lo stesso risultato: un fallimento totale.
Il primo è stato quello di aiutare mia madre al bar dove lavora come cameriera. Sono riuscita a rompere tre set di bicchieri nel giro di mezz'ora, il titolare del locale ha detratto i danni dal salario di mamma. Per fortuna è stato comprensivo e non l'ha licenziata.
Nel secondo dovevo solo riempire gli scaffali di un piccolo negozietto, niente di troppo complicato. Invece sono riuscita a farmi licenziare dopo meno di una settimana, perché avevo dimenticato di controllare le date di scadenza degli articoli da frigo e una cliente è stata ricoverata a causa di questa mia disattenzione.
Il terzo tentativo è stato occuparmi dei cani del vicinato. Gli animali mi piacciono molto e con il mio labrador Bobby non ho mai avuto problemi. Per un paio di giorni è andato tutto per il meglio, i vicini erano contenti di questo mio servizio ed ero riuscita a dare qualcosa a mia madre per pagare i nostri debiti.
Purtroppo il mio successo è durato poco. Tutta colpa di quello stupido chihuahua che si è messo a inseguire un gatto, tre volte più grande di lui. Il felino l'ha graffiato sul muso, colpendo un occhio e rendendolo cieco.
Quell'evento è stata una pessima pubblicità per il mio lavoro part time di dog sitter. Anzi una vera e propria rovina. Quando porto a spasso Bobby, avverto mille occhi che mi seguono, come se da un momento all'altro potesse succedere qualcosa di brutto al mio cane.
Le persone che abitano nel mio condominio e in quelli vicini, dovrebbero capire che si è trattato di un incidente e che poteva accadere a chiunque. Ovviamente è meglio giudicare e osservare tutto il giorno fuori dalla finestra, perché da un momento all'altro potrebbe succedere qualcosa d'interessante da raccontare in seguito al bar o al solito ritrovo nella tromba delle scale.
Sento il rumore della chiave che gira, seguito dal cigolio della porta.
Mi volto a fissare l'orologio sul comodino, è quasi mezzanotte, di sicuro verrò sgridata per essere ancora sveglia.
- Smettila di occupare tutto lo spazio – mi rimprovera mia madre appena entra nella stanza.
- Scusami, stavo pensando a quale lavoro part time potrei fare per il resto delle vacanze estive – le spiego, mentre si toglie i vestiti da lavoro per indossare il pigiama.
- Ora è tardi, ci penserai domani. Dormiamo, sono distrutta e non ho nemmeno la forza di parlare.
Mi limito ad annuire, mentre mi faccio da parte.

 

Sto tornando a casa dalla passeggiata mattutina di Bobby, quando nelle scale incontro la vicina del piano di sotto.
- Ciao Lilly, come stai? Stai ancora cercando un lavoro part time? - mi domanda la signora Stevens.
Mi sforzo di sorridere.
- Buongiorno signora Stevens, tutto bene grazie, lei? Sì, oggi controllerò gli annunci sul giornale – rispondo educatamente.
- Questa è un'ottima notizia! - esclama lei entusiasta. - Io e mio marito dobbiamo andare a trovare un nostro parente in ospedale. Il viaggio è di tre ore, sicuramente la nostra Eveline si annoierà a stare ferma in macchina tutto quel tempo. Inoltre l'ospedale non è il posto adatto a una bambina, rischierebbe di essere contagiata da chissà quale malattia. Ti andrebbe di curarla per il fine settimana? Ovviamente ti pagheremo per il disturbo.
La fisso sbigottita. La signora Stevens vuole affidarmi Eveline per due giorni.
Generalmente non mi piacciono i bambini, piangono, strillano e fanno i capricci per i motivi più assurdi.
Ogni volta che incontro Eveline è sempre tranquilla, timida e silenziosa, a malapena ti saluta e non riesce mai a guardarti negli occhi. Quindi decido di accettare la proposta della madre, di sicuro non sarà difficile da gestire.
- Certamente signora Stevens, ne sarei felice – rispondo, stavolta sorridendo veramente.
- Ottimo. Ci vediamo sabato mattina.
Sono orgogliosa di me. Finalmente riuscirò ancora a contribuire con i debiti e magari riusciremo a comprare un secondo letto usato. Non è che mi dispiaccia dormire con mia mamma, ma sono pur sempre una sedicenne e di certo non è qualcosa che possa andare in giro a raccontare. Anche se specifico che si tratta di una questione di soldi, la gente potrebbe pensare che sono una mammona e questo non gioverebbe alla mia reputazione a scuola. Sono già considerata una ragazza sfigata con pochi amici, figuriamoci quali pettegolezzi girerebbero nei corridoi se qualcuno scoprisse che dormo nel letto matrimoniale con mia mamma.
Ultimamente deve svolgere il doppio turno, esce al mattino presto e torna tardi alla sera, quindi mi ritrovo a cenare da sola, senza avere l'occasione di comunicarle la buona notizia.

 

Sabato mattina mi sveglio presto e mia mamma ne è sorpresa.
- Cosa ti ha buttata giù dal letto? Hai fatto per caso qualche incubo? - mi domanda preoccupata.
- No, mamma. La signora Stevens porterà qui Eveline alle otto. Mi occuperò di lei in questi due giorni.
- Tu farai la baby sitter a una bambina di cinque anni? - ora è divertita e noto che nasconde il sorriso dietro la tazza di caffé.
- Ce la posso fare – affermo sicura di me.
- Cerca solo di non perdere la pazienza. Oggi il mio turno finisce alle tre del pomeriggio, mentre domani ho libero. Ti aiuterò a badare ad Eveline. Mi raccomando: trattieni i tuoi scatti d'ira – si raccomanda prima di uscire di casa.
- Ti preoccupi troppo – borbotto.
Ovviamente ha ragione. Ogni tanto mi capita di avere una strana rabbia che prende il sopravvento, non riesco a controllarla e divento molto aggressiva. una volta ho ferito mamma, anche se non era mia intenzione.
Il suono del campanello mi riporta alla realtà.
Eveline saluta educatamente i suoi genitori, che l'abbracciano amorevolmente. La bambina corre ad affacciarsi alla finestra per salutarli con la manina, finché la macchina non scompare dietro l'angolo.
A quel punto il suo carattere cambia radicalmente.
Forse il mio pensiero riguardo i bambini non è errato: sono dei demoni bipolari.
Eveline inizia a saltare sul divano, mi lancia addosso un cuscino e con l'altro colpisce Bobby. Il mio povero cane si alza e si sposta nella camera, con la speranza di poter continuare a dormire. Quanto mi piacerebbe fare lo stesso. Devo riuscire a mantenere la calma. Ho accettato di occuparmi di Eveline e devo farlo nel migliore dei modi. Forse sono riuscita a trovare il lavoro part time adatto a me.
Prima devo sopravvivere a questo fine settimana e capire la mente di Eveline.
- Ho capito sei contenta ed hai tanta energia. Tra un po' portiamo fuori Bobby, per ora cosa ne dici di guardare i cartoni?
La bambina smette di saltare e si mette seduta. Accendo la televisione e mi siedo accanto a lei.
Da piccola potevo stare lì per tutto il pomeriggio. I bambini d'oggi sono decisamente più viziati e non si accontentano di così poco.
- E' più piccola di quella che ho a casa. Anche il mio divano è più grande, ci si può dormire, sai? - mi domanda con la sua vocetta.
Fantastico, vengo giudicata per la mia povertà, persino da una bambina di cinque anni.
Vengo salvata dall'arrivo di Bobby, tra i denti stringe il guinzaglio. E' il suo modo per dirmi che ha bisogno di uscire.
- Hai mai portato a passeggio un cane? - le domando, mentre aggancio il guinzaglio al collare.
- No. Posso tenerlo io? - mi chiede titubante.
- Certo – le rispondo.
Dopotutto Bobby cammina molto lentamente, non è uno di quelli che strattona il padrone mentre è in giro.
- Lo devi tenere così. Capito, Eveline?
- Sì, ora dammi!
Praticamente mi strappa il guinzaglio dalle mani. Cerco di giustificarla dicendomi che sarà per l'emozione, è la prima volta che porta a passeggio un cane.
In giro non c'è nessuno, la bambina sembra tranquilla e contenta. A un certo punto Bobby si abbassa per fare i suo bisogni. Eveline si mette a gridare.
- Non devi gridare. E' normale. I cani si portano fuori casa per questo motivo – cerco di spiegarle, mentre raccolgo gli escrementi con il sacchetto, per poi buttarlo nel cestino poco distante.
- I cani fanno schifo! Non voglio tenere una bestiaccia simile! - strilla Eveline, lasciando andare il guinzaglio.
Lo recupero al volo, ringraziando il cielo che nessun gatto sia passato in quel momento o Bobby sarebbe di sicuro scappato.
Mi fisso mentalmente un promemoria: mai lasciare il guinzaglio a un bambino, al massimo tenerlo con lui. Più per la salvaguardia del cane.
Appena rientriamo a casa, la storia si ripete. Eveline salta sul divano e non ha intenzione di sedersi e guardare la televisione. Per un attimo desidero di vederla scivolare e picchiare la testa sullo spigolo del tavolino. Mi pento dopo pochi secondi di questo mio pensiero. Prima faccio accecare un chihuahua e poi una bambina si ferisce alla testa, mentre devo curarla. Potrei rischiare la galera stavolta.
Dall'armadio prendo qualche gioco da tavolo: il gioco dell'oca, memory e indovina chi.
Appena Eveline vede le scatole che sto portando si ferma.
- Perché non hai preso subito i giochi! Io vinco sempre! - si vanta la bambina.
Poverina, sicuramente i genitori la viziano e la fanno sempre vincere di proposito. A mio avviso è una cosa sbagliata, quindi decido di essere la prima a farle assaggiare il sapore della sconfitta.
- Tu bariiiiiii!!! - strilla Eveline incrociando le braccia e mettendo il broncio.
- Sono più brava di te – cerco di spiegarle.
- No, tu sei stupida – mi fa la linguaccia.
Essere insultata da una mocciosa di cinque anni mi fa montare la rabbia. Chiudo gli occhi, stringo i pugni, fino a conficcare le unghie nei palmi, cercando di controllare il respiro. Di certo non posso rispondere a tono, devo mantenere un linguaggio adatto, non posso correre il rischio di insegnarle delle parolacce. Anche se la tentazione è forte.
- Giochiamo ancora? - le chiedo sforzandomi di sorridere.
- No. Ho fame, andiamo al ristorante.
Alzo gli occhi al cielo. E' davvero una bambina viziata, pretende di andare a mangiare fuori, come se avessi i soldi. Saranno passati anni da quando mamma ed io siamo andate al ristorante l'ultima volta.
- Preparo dei panini per il pranzo. Per cena ci penserà mia mamma a cucinarti qualcosa di buono. Va bene?
- Voglio la nutella. Altro non mangio.
Ringrazio il cielo di averla comprata la settimana scorsa. Vado in cucina, taglio a metà la ciabatta e con il coltello spalmo la crema di nocciole.
Eveline addenta il pane con la nutella con gusto, si sporca tutto il contorno della bocca, ma vederla silenziosa e sorridente in qualche modo mi tranquillizza. Mi preparo un panino con il gorgonzola, devo pur mangiare qualcosa anch'io, altrimenti non arriverò alla cena senza svenire.
La bambina ha finito di mangiare e si pulisce le manine sporche di nutella sul divano.
- No! - la sgrido – Le mani si puliscono con il sapone in bagno, non sui mobili!
Per tutta risposta mi fa la linguaccia e corre via. Sento l'acqua del lavandino scorrere, quindi presumo che stia facendo quanto le ho detto e con uno straccio pulisco il divano. Eveline non torna, sospettosa vado a controllare cosa stia combinando in bagno.
Ho voglia di gridare. Quanto mi piacerebbe soffocarla con tutta la schiuma che sta invadendo il locale. Quel piccolo demonio deve aver rovesciato nella vasca l'intera confezione di bagnoschiuma e aperto l'acqua.
- Bolleeeeeee!! - strilla felice, lanciandomi addosso una manciata di schiuma.
Mi avvicino al rubinetto della vasca per chiudere l'acqua che continua a scorrere, ma scivolo per colpa di tutto quel sapone sparso per terra.
- Ahahahahah non sai neanche camminare – ride Eveline.
Mentre mi massaggio la testa, mi ripeto come un mantra di resistere, di restare calma. Mia mamma tornerà a casa appena il suo turno di cameriera finirà, ovvero tra due ore, dopodiché potrà darmi una mano a badare a questo finto agnellino che pare trovarci gusto a mettere in soqquadro il nostro appartamento.
- Vorresti fare un riposino? - le chiedo speranzosa di una sua risposta positiva, mentre penso a come far sparire tutta quella schiuma.
- Non ho sonno! Voglio giocare!
- Ti raggiungo a breve, perché intanto non guardi qualche cartone animato?
- Va bene. Fai in fretta!
Ha anche il coraggio di darmi ordini, quel demonio. Inizio a buttare la schiuma nel water e tiro lo sciacquone. Ripeto questo rito non so quante volte, prima di poter finalmente asciugare il pavimento con lo straccio.
Eveline inizia a fissarmi con odio. Devo ammettere che mi diverte batterla ai giochi da tavolo, la considero una mia piccola rivincita per quello che mi sta facendo dannare.
Mia mamma torna a casa e corro ad abbracciarla.
- Pensavi fosse più facile, vero? - mi domanda ridendo.
Mi limito a guardarla negli occhi. Lei riesce a capirmi, a seconda dell'espressione e dello sguardo.
- Vai a riposarti, ora gioco un po' io con Eveline – mi dice, cacciandomi con un gesto della mano – Dopo porteremo fuori Bobby, non preoccuparti.
Appena appoggio la testa sul cuscino, mi addormento.
Mi sveglio quando uno strillo acuto mi perfora un timpano e un peso improvviso mi piomba sulla schiena.
- Svegliaaaaa!! La pappa è prontaaaaa! - grida Eveline saltandomi addosso.
Ora sono sicura: potrei uccidere questa mocciosa. Mi vengono in mente mille modi diversi per far sembrare tutto un incidente. Con tutte le stagioni di CSI e Law&Order che ho guardato, ho imparato qualcosa.
Durante la cena scambio due parole con mia mamma, ma per il resto regna il silenzio.
- Dov'è il mio letto? - chiede Eveline.
- Ne abbiamo solo uno. Dormirai con noi due – le rispondo.
- No. Voglio un letto tutto per me – dice la bambina – Altrimenti non dormo e canto tutta la notte.
Guardo mia mamma in cerca di sostegno. Lei è divertita, lo vedo chiaramente.
- E' un problema tuo, tesoro. Io vado a letto, sono stanca.
Mi abbandona, lasciandomi da sola con quella marmocchia. Decido di spaventarla, forse così sarà contenta a non dover dormire da sola.
- Voi vedere qualcosa di pauroso? - le chiedo sottovoce.
Eveline avvicina il suo viso al mio, noto chiaramente la sua pupilla espandersi, probabilmente ho acceso la sua curiosità.
Mi metto a frugare nell'armadio in corridoio alla ricerca della scatola con gli scherzi per halloween. Prendo un coltello e poi ne prendo un secondo dal cassetto delle posate in cucina.
- Prova a indovinare quale dei due è vero – le dico – Se sbagli ti pungerò un dito.
- A questo gioco perderai, Lilly – afferma Eveline, è veramente sicura di sé.
Mi accorgo che è la prima volta durante tutta la giornata che mi chiama per nome. Prima di poter iniziare il gioco, mi strappa dalle mani i due coltelli.
- Vediamo se indovini tu – la vedo sorridere – Vieni a prendermi!
Dopo aver fatto quell'affermazione, corre via. Cerco di metabolizzare quanto è appena successo: mi sono fatta fregare da una bambina di cinque anni. Cielo, quanto sono cretina!
Trovo quel demonio nascosta sotto il letto, impugna i due coltelli. La cosa che mi preoccupa maggiormente sono la piega delle sue labbra verso l'alto e il modo in cui i suoi occhi sembrano luccicare.
- Avanti, dammi quei coltelli ed esci – le dico mentre mi infilo sotto il letto.
Prima che riesca ad avvicinarmi, Eveline inizia a colpire il materasso con il coltello. Capisco che si tratta di quello vero, perché vedo il riflesso della luce. Grido a mia madre di spostarsi, ho paura che possa rimanere ferita, dopotutto il materasso è basso e la lama del coltello è lunga. La bambina mi raggiunge, non me ne accorgo nemmeno, forse ha appoggiato i piedi al muro e si è data una spinta. Mi pugnala all'altezza della clavicola e poi inizia a spingere il coltello, lacerandomi la carne che emette un suono indescrivibile a parole o paragonarlo a un suono esistente. La cosa assurda è che penso a quanto sia irregolare il taglio, la lama si sposta lievemente da destra a sinistra, forse è per questo che avverto così dolore.
- Ti avevo detto che avresti perso – bisbiglia Eveline ridacchiando – Hai sbagliato a battermi nei giochi.
Mi trascino fuori e mi tasto la ferita. Sto sanguinando molto e la testa inizia a girarmi.
- Mamma... aiutami... - dico a voce alta, per farla svegliare.
Nessuna reazione. Mi avvicino e la scuoto. Solo in un secondo momento noto una macchia rossa sul lenzuolo. Con mani tremanti allontano la coperta. Un grido mi esce dalla bocca, quasi non riconosco la mia stessa voce.
Mia mamma ha un taglio dal mento al petto. Intravedo la carne che fuoriesce dalla ferita, sposto lo sguardo sul suo volto e i suoi occhi sono spalancati e offuscati.
- Perché? - domando voltandomi.
Eveline è lì che mi fissa divertita.
- E' la tua punizione – si limita a dire con un'alzata di spalle.
Sento dei passi avvicinarsi. Forse qualcuno mi ha sentita gridare ed è venuto a controllare. Ma, aspetta. Come hanno fatto ad entrare?
- Eveline! Perché hai iniziato senza aspettarci? - è una voce maschile a parlare.
- Scusami, papà. Lilly voleva spaventarmi e poi non mi ha fatto vincere – spiega la bambina.
Guardo la signora Stevens scuotere la testa.
- Mi avevi detto che ti saresti presa cura della mia piccola. Sono veramente delusa.
- Cosa... cosa... - non riesco ad articolare una frase o una domanda.
- Posso ucciderla? - chiede Eveline.
Sposto lo sguardo da quel demonio ai suoi genitori. Sta succedendo qualcosa che la mia mente non riesce a comprendere.
- Tu e tua madre siete sole, non avete parenti e inoltre siete piene di debiti. Questo vi rende le vittime perfette. La colpa ricadrà su qualcuno al quale dovete dei soldi – mi spiega il signor Stevens – La nostra piccola deve esercitarsi ad uccidere, se vuole diventare una mercenaria come i suoi genitori.
Fatico a credere alle mie orecchie. Nemmeno nel film più scadente che ho visto, c'era una trama talmente ridicola. Ho un inspiegabile attacco di ridarella. Forse è colpa della perdita di sangue, della vista di mia madre morta e delle cose assurde che ho appena ascoltato. Le mie gambe cedono e mi ritrovo seduta sul pavimento, nonostante ciò continuo a ridere.
Sento i signori Stevens parlare alla figlia, le stanno spiegando qualcosa, però sono concentrata ad ascoltare la mia risata, piano piano diventa più roca. A breve non avrò più voce. Mi chiedo perché non sono scappata, poi ricordo di non avere le forze. La mia miserabile vita finisce così: uccisa da una marmocchia di cinque anni che deve esercitarsi ad uccidere. Sembra una barzelletta, forse è per questo che sto continuando a ridere.
- Ora starai zitta per sempre, Lilly – dice Eveline – Grazie per avermi fatta divertire. Terrò il tuo cane per fare pratica, vivrà più a lungo di te.
Improvvisamente smetto di ridere. Il mio cuore si stringe in una morsa. Bobby, il mio adorato cane, verrà torturato da questo demonio. Per mia madre non ho potuto fare nulla, sono arrivata troppo tardi, però Bobby posso ancora salvarlo.
- Tu non gli farai proprio niente – affermo, raccogliendo il coltello di halloween lasciato poco distante da me.
- Quello è finto, cosa pensi fare? - ride il signor Stevens – Vedi, piccola mia, questo è quello che definisco: l'ultimo gesto estremo di qualcuno che sta per morire.
Mi stanno sottovalutando, è un bene. Sono talmente presi da loro stessi che neanche si accorgono che stacco il manico, libero la lama del coltellino e pugnalo Eveline, esattamente come ha fatto lei con me.
Il piccolo demonio strilla come una pazza e inizia a piangere. Grosse lacrime rigano il suo viso e ne sono felice.
- Tu... come hai osato ferire la mia bambina? - esclama irata la signora Stevens.
Estrae la pistola dalla cintura del marito, me la punta dritta in faccia e spara.
Il rumore è assordante. Sono sicura che attirerà l'attenzione e questa famiglia di squilibrati verrà fermata. Peccato che non avrò modo di vederlo con i miei occhi, perché si stanno chiudendo e sono consapevole che non li aprirò mai più.

  
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