Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: BecauseOfMusic_    22/05/2019    6 recensioni
Attenzione! Massivi spoiler sul finale di serie! Non vi conviene leggere se non avete visto la 8x06.
La storia è ambientata cinque anni dopo la fine delle guerre che hanno seguito la morte di Robert Baratheon; Tyrion ha una promessa da mantenere e riceve un messaggio che gli fornisce l'espediente perfetto per mettersi in viaggio.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Prima e dopo la Guerra delle Ceneri'
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L’aria salmastra gli penetra nelle narici in modo sottile ma deciso, mentre la barchetta ondeggia nei pressi delle coste dell’isola: il mare era calmo fino a qualche ora prima, ora però avverte l’aria di burrasca incombere.
Mentre il mercante che ha accettato di dargli un passaggio dirige lentamente la barca verso il porticciolo in vista a poche miglia da loro, il Folletto rilegge ancora una volta la lettera che ha ricevuto appena un paio di mesi prima; la guerra successiva alla caduta di Re Robert si è ormai conclusa da cinque anni, con la morte della Leonessa e della Madre dei Draghi, entrambe uccise dall’uomo che amavano.
Suo fratello Jaime era riuscito a raggiungere Cersei ed aveva cercato di convincerla a ragionare: arrendersi o fuggire, queste erano le opzioni, ma lei progettava di utilizzare l’Alto Fuoco “se io non posso avere la corona allora lei governerà sulle ceneri” Tyrion se la immagina ancora adesso, con lo sguardo carico di odio e la bocca piegata in un sottile sorriso velenoso.
Tutto questo, però, l’ha saputo solo alla fine, quando si è ritrovato tra le braccia lo Sterminatore di Re che esalava gli ultimi respiri; la mente da strateghi era un dono di famiglia, a questo il nano non aveva pensato, e come sempre aveva sottovalutato sua sorella.
Quando le campane della resa avevano suonato si era illuso che fosse davvero finita, e invece il piano diabolico della regina ormai detronizzata era solo agli inizi.
Daenerys aveva sorvolato la capitale insieme ai suoi due draghi, celebrando la vittoria, accecata dall’illusione di aver finalmente conquistato ciò per cui era venuta: l’istante in cui tutti avevano assistito alla morte di Rhegal era parso non passare mai.
Il drago aveva lanciato un ruggito di dolore così profondo quando il primo dardo gli si era conficcato nel collo, che lo aveva scosso fino alle viscere: altri colpi avevano seguito il primo, mentre la creatura cercava inutilmente di restare in volo e la madre lo guardava, paralizzata e inorridita.
Quando alla fine era caduto dal cielo sul centro abitato, lo schianto aveva ridotto al silenzio persino le urla di giubilo dei Dothraki, ancora fermi fuori dalle mura di Approdo del Re.
Tutto ciò che poi ricorda sono fuoco, grida, sangue e cenere.
Cersei aveva progettato di spingere la sua avversaria alla rabbia cieca, ed aveva posizionato in anticipo dei barili di Alto Fuoco per le strade, in modo che una volta incendiate dal fiato del drago superstite facessero saltare in aria l’intera città.
Al termine della giornata, ciò che restava della capitale erano poche mura straziate dal fuoco e solo una minima parte della Fortezza Rossa: quando era giunto sulla balconata, miracolosamente in piedi, anche se pericolante, aveva trovato i suoi fratelli. Jaime stringeva ancora la mano sinistra intorno al collo di Cersei, ed il pugnale che aveva piantato nel costato si sollevava e si abbassava al ritmo del suo flebile respiro.
Con le ultime forze gli aveva raccontato ciò che era successo, e lo aveva supplicato di dire la verità alla donna che aveva lasciato al nord, spezzandole il cuore per tenerla al sicuro.
“Glielo devi dire” continuava a mormorare a fior di labbra, e lui ha giurato.
Tyrion stringeva entrambi tra le braccia e piangeva quando la nuova regina lo aveva trovato: l’aveva ascoltata fare il suo discorso alle truppe senza capire una parola, ma non c’era bisogno di essere un interprete per capire che non parlava di pace, bensì di conquiste; aveva osservato spesso le truppe e capiva dalle loro reazioni alle sue parole che, qualunque cosa fosse diventata dopo quel giorno, Daenerys non sarebbe stata poi tanto diversa dalla donna che aveva appena sconfitto.
L’imbarcazione oscilla ancora e uno spruzzo d’acqua gli raggiunge il viso, distogliendolo dai suoi pensieri.
Il mercante attracca finalmente al molo e il nano scende, ben felice di calpestare nuovamente la solida terraferma dopo giorni in balia del moto ondoso.
La luce del primo mattino illumina di un colore indefinito il cielo, mentre il leggero vociare dei pescatori che tornano con le reti cariche di pesci va riempiendo l’aria insieme alle grida dei gabbiani; Tyrion paga il mercante per il passaggio e si dirige lentamente verso il castello che dal promontorio domina il panorama. Aggirandosi per le strade si riempie gli occhi delle scene di vita a cui assiste, gli scorrono davanti prima una alla volta e poi tutte insieme, in un concerto unico man mano che la cittadina si riscuote dal tepore della notte: la guerra è rimasta ben lontana da questo piccolo paradiso, questo piccolo angolo di mondo che ora fiorisce sotto la guida della prima ed unica donna cavaliere dei sette regni, sei ormai quelli rimasti sotto la guida di Bran Lo Spezzato.
Dopo i giorni di prigionia a cui era stato condannato per tradimento da Daenerys e quelli condivisi con Jon Snow, a lui era stato affidato il compito di ricostruire dalle ceneri lasciate dalla Madre dei Draghi: il suo compagno di cella, che ne aveva preso la vita, era stato invece rispedito al nord, ai confini del mondo, dove con il senno di poi avrebbe sicuramente preferito rimanere fin dal principio, si dice Tyrion mentre attraversa una piazzetta rischiarata dalla luce crescente.
La piccola cittadina si anima sempre più, si riempie di suoni, odori e colori: è tanto diversa dalla nuova Approdo del Re, che fatica a riprendersi dai profondi solchi di distruzione che si sono abbattuti su di lei nel tempo; cinque anni non sono abbastanza perché la gente possa dimenticare, non è nemmeno sicuro che sia saggio lasciar cadere tutti quegli anni di morte e violenza nell’oblio, bisognerebbe invece imparare da essi.
Arriva finalmente ai piedi della scalinata che conduce all’ingresso di Evenfall Hall e si chiede se stia facendo la cosa giusta, se non si sia presentato senza avvisare del suo arrivo per paura dello sguardo che gli riserverà la padrona di casa.
Anche se il Folletto ha giurato a suo fratello di raccontare la verità a Brienne, tutte le volte che lui ha cercato di incontrarla dopo la nomina di Bran lei lo ha cortesemente evitato, rifiutandosi categoricamente di rimanere sola con lui: non che fosse un segreto quale argomento desiderasse evitare con tutte le sue forze. Dopo un paio di settimane dalla fine dei tumulti se n’era andata, chiedendo il permesso a Sansa, la nuova regina del nord, di potersi sciogliere dal giuramento che le aveva fatto; la cerimonia di addio era stata pubblica, celebrata nella sala principale di Grande Inverno, lo stesso luogo in cui solo pochi mesi prima Jaime Lannister l’aveva nominata cavaliere.
La lettera che il nano ha ricevuto lo ha portato a partire in tutta fretta, in parte spinto dal senso di colpa e dal ricordo degli occhi imploranti di suo fratello, in parte spinto dalla curiosità di scoprire chi fosse questo amico che aveva tanto bisogno di lui in un posto sperduto come Tarth.
Le sentinelle al portone lo hanno squadrato da capo a piedi prima che una delle due si ritirasse all’interno per andare a chiedere della padrona di casa.
Quando torna gli fa cenno di entrare e lo accompagna fino al cortile interno, che era un tempo sicuramente un giardino fiorito, come testimoniano dei vecchi sostegni in ferro per le piante rampicanti, ma ora è una piccola piazza d’armi, con vari fantocci sparsi sul terreno e pugnali e spade di legno ammassate ai lati.
Brienne di Tarth è in piedi e gli da le spalle, mentre osserva il suo scudiero combattere contro alcuni suoi uomini; indossa i pantaloni e la casacca da uomo, un suo segno distintivo, insieme al cinturone con Giuramento che pende dal fianco; la testa di leone sull’elsa rifulge illuminata da un raggio di sole, e in qualche modo a Tyrion piace pensare che sia un segno che suo fratello è lì.
Non riesce ancora a scorgere la sua espressione, ma la immagina, il cipiglio concentrato e serio, mentre si appunta mentalmente le correzioni che poi farà a Podrik, con una singola ruga che le solca la fronte mentre tiene le sopracciglia aggrottate.
Il Folletto la prima volta che l’ha incontrata ha faticato a capire cosa abbia affascinato suo fratello, poi li ha visti interagire, li ha osservati mentre si esercitavano, mentre ridevano e si punzecchiavano a vicenda. Alla fine ha compreso che la trasformazione a cui lo Sterminatore di Re era andato incontro la doveva a lei: era riuscita ad afferrare tutte le qualità positive che erano sempre esistite in un angolo recondito di quell’uomo e le aveva trascinate fuori alla luce del sole a viva forza; alla fine con i suoi modi semplici e schietti si era conquistata il cuore di Jaime e lo aveva aiutato a sottrarsi al veleno di Cersei, che da sempre gli annebbiava il giudizio. Brienne aveva effettivamente compiuto un miracolo.
<< Solo che ancora non lo sa >> si dice Tyrion << Sono cinque anni che è convinta che lui l’abbia abbandonata a Grande Inverno per tornare da nostra sorella, ed è solo colpa mia. >>.
Il senso di colpa gli attanaglia la coscienza, è ormai tempo di liberarsi di questo peso, anche se è un argomento troppo doloroso per lui da affrontare; ha il sospetto che non sarà facile neppure per lei.
La donna lo sente arrivare e interrompe gli scontri, congedando tutti i presenti; poi si volta, pronta a fronteggiarlo.
-Benvenuto, lord Tyrion. – gli dice, con voce appena arrochita -Immagino siate venuto perché avete qualche richiesta in nome della corona. –
Non lo sorprende sentirla così distaccata e formale, vederlo non deve suscitare bei ricordi, ma se tutto andrà per il verso giusto allora questo giorno potrebbe essere un nuovo inizio.
-A dire il vero, mia signora, vengo a seguito del messaggio che mi hai mandato. – risponde, estraendo la minuta pergamena dalla tasca interna della casacca.
Lei lo guarda perplessa e la cosa non lo sorprende: era abbastanza evidente che non si trattasse di un messaggio della signora di Tarth; la firma era visibilmente contraffatta e sbavata, ed il sigillo della casata non era certo fatto da qualcuno con esperienza nell’apporne. Il Folletto ha comunque interpretato il tutto come un segno del destino: aveva rimandato fin troppo a lungo quel suo compito.
Lascia che lei prenda il tessuto ruvido tra le mani e legga il testo della missiva, cercando di interpretare la sua espressione.
Corrucciata riporta i suoi occhi su di lui:
-Non è la mia calligrafia, lord Tyrion. –
-Ne sono consapevole. – non ha senso mentire, se c’è una singola cosa che il Lannister superstite ha imparato dalla sua conoscenza con la guerriera è che non apprezza le bugie – ma ho pensato comunque di cogliere l’occasione per poterti incontrare, mia signora: ci sono delle questioni che sono rimaste in sospeso. –
Lei scuote la testa e comincia ad allontanarsi, chiamando le guardie perché lo riaccompagnino al porto, ma il nano non ha fatto tutta questa strada per arrendersi davanti al primo ostacolo.
-Ci sono messaggi che devo riferirti per conto di chi non c’è più, Brienne! – grida per sovrastare il clangore dei soldati che si precipitano all’interno del cortiletto non appena chiamati.
Lei alza una mano e li trattiene prima che si avventino su di lui.
-Ed inoltre sono davvero curioso di scoprire a chi alluda il testo del messaggio quando dice che qui ho un amico che necessita il mio aiuto, che, tra l’altro, non posso rifiutarmi di dare. –
Gli concede di restare, e lo guida in una piccola stanza alla quale si accede dalla piazza d’armi: è affacciata su un giardino di vegetazione rigogliosa, costellata di fiori e frutti; non è grande, c’è giusto lo spazio per una scrivania di quercia e due sedie.
Brienne ha ancora in mano il messaggio e lo scruta come se potesse mettersi a parlare da un momento all’altro; rimane in silenzio per altri cinque minuti buoni, durante i quali smisura lo spazio davanti alle finestre a grandi passi. Infine, si siede e con un sospiro si abbandona contro lo schienale.
-Immagino che non sarebbe potuto continuare più a lungo di così. – mormora tra sé e sé.
Questa volta è il turno del Folletto di aggrottare le sopracciglia, perplesso: di che diavolo sta parlando?
-Deve essere stato Podrik a mandarti questo messaggio, mio signore; da tempo insiste perché io ti contatti. Prima avevi ragione, sono molte le cose di cui dobbiamo parlare. –
Si allontana nuovamente solo per il tempo necessario a prendere due calici e una caraffa d’acqua, poi torna e riempie entrambi i loro bicchieri, invitandolo a parlare per primo.
Tyrion con un sospiro comincia a raccontare tutto quello che suo fratello gli ha chiesto di riferire; pensava che non avrebbe trovato le parole, che non sarebbe stato capace di rende giustizia alle ultime preghiere del gemello, invece ciò che ha da dire fluisce dalla sua bocca come un fiume in piena e travolge ogni barriera che la sua interlocutrice ha innalzato in questi anni.
Sul volto sgomento della signora di Tarth gli occhi blu e profondi quanto il mare che ha solcato per raggiungerla si riempiono di lacrime: tenta di trattenerle e rimandarle a più tardi, ma non ci riesce, e il nano in realtà le è grato per questo, perché così è libero di lasciarle vedere i propri occhi lucidi, di farle comprendere la propria commozione ed il proprio dolore.
Sono due persone spezzate dalla perdita, sono appesantiti dal fardello della guerra che ancora portano sulle spalle, ma quest’oggi il macigno può finalmente ridursi.
Rimangono in silenzio, ricomponendosi lentamente.
-Grazie. – è tutto ciò che riesce a dirgli prima che la voce le tremi nuovamente. Poi gli sorride e si sforza di proseguire – ammetto di aver sperato che fosse così, ma poi le voci dicevano che era morto per salvare la sua regina ed io… - stringe le mani a pugno – avevo davvero bisogno di sentirmelo dire, grazie. -  
-Io non sono in grado di comprendere cosa vi legasse, mia signora, ma tu gli hai permesso di vivere, anche se per poco, come l’uomo che ha sempre voluto essere: non avresti potuto fargli dono più grande. –
Dal giardino alle spalle della donna proviene un vociare leggero e delle risate cristalline: lei sorride lievemente.
-Credo sia venuto il momento di farti incontrare l’amico a cui allude il messaggio. –
Tyrion, confuso, la segue fuori dal castello e percorre il terreno scosceso al suo fianco, fino a raggiungere il prato; c’è un grande spiazzo erboso appena dietro il castello, dove un uomo che riconosce come Podrik sta giocando con un gruppo di bambini.
Uno di loro si alza in fretta dopo essersi rotolato nel prato e corre incontro a Brienne, che lo afferra e lo solleva in aria facendolo ridere ancora più forte contro il cielo terso sopra di loro; dopo averlo deposto a terra lo accompagna per mano vicino al Folletto.
-Questo è Lord Tyrion, serve il nostro re, Bran Lo Spezzato ed è il suo più fido consigliere: cosa diciamo per salutarlo? –
Il piccolo accenna un lieve inchino e ridacchia, tendendo a nascondersi dietro le sue gambe.
Non può crederci, “come può non essermi venuto in mente?” si redarguisce mentalmente, eppure ce l’ha di fronte: la prova tangibile è negli occhi di questo bambino, verdi come quelli dell’uomo che è spirato tra le sue braccia cinque anni or sono; i capelli sono biondo spento come quelli della madre, il naso è leggermente schiacciato proprio come quello di lei, ma la bocca, le espressioni e quel modo di inclinare la testa sono segni inequivocabili per lui.
Per la prima volta nella sua vita Tyrion Lannister è senza parole.
Sono molte le emozioni che lo attraversano tutte insieme e non sa quale sia doveroso esprimere per prima; il cicaleccio degli altri bambini richiama l’attenzione di suo nipote altrove: lascia blandamente la mano della madre e la guarda per chiederle il permesso di tornare a giocare. Quando lo riceve lancia un piccolo squittio di gioia e torna a rotolarsi nel prato con i compagni.
-Ha appena compiuto cinque anni – dice Brienne – è un bambino molto timido, parla veramente poco. -
-È per questo che hai lasciato il servizio di Sansa. – afferma rivolto a Brienne, senza staccare gli occhi dal piccolo.
-Sì. Quando mi è stato chiaro quello che stava accadendo ne ho parlato con la mia signora, e lei ha capito che era tempo per me di tornare a casa. –
-E pensi che sia stato Podrik a contattarmi perché…  -
-Sin da quando ho scoperto di essere incinta ha sostenuto che tu dovessi saperlo, che non era giusto tenere lontano il bambino dall’unico familiare ancora in vita; mi sono detta che lo facevo per tenerlo al sicuro, ma la realtà è che lo facevo per proteggere me stessa dal dolore. –
Il nano capisce perfettamente cosa intende la signora di Tarth: fintanto che nessuno le ricorda di chi è il padre, quel bambino è solo suo, fintanto che nessuno nota le somiglianze con l’uomo che ha contribuito a metterlo al mondo, lei può relegare in un angolo della mente tutto lo strazio che Jaime Lannister le ha causato; forse, ora che sa la verità, non le sarà più così difficile ripensare a lui.
Passeggiano senza staccare gli occhi dall’allegro gruppetto che ancora gioca e si rincorre tra gli alberi; c’è una brezza leggera che arriva dal mare e fa frusciare lievemente le foglie.
-Come si chiama?- domanda ancora, mentre si siedono su alcuni massi disposti a semicerchio non lontano dallo spiazzo erboso di poco prima.
-James Selwyn Tarth. –
Lo zio lo ripete mentalmente, assaporando ogni sillaba, felice di sapere che suo fratello si sbagliava quando diceva di non aver mai fatto nulla di buono nella sua vita, la notte prima della caduta di Approdo del Re: ha protetto il regno dagli Estranei e ha tentato di salvare migliaia di persone dalla pazzia di due regine, è riuscito a proteggere la donna che amava e si è lasciato dietro una speranza. Incredibile come quell’albero malato e stanco che è ormai la loro casata sia riuscito ad originare un essere umano così pieno di gioia di vivere.
Riporta lo sguardo su Brienne, che osserva da lontano il suo bambino con occhi pieni di tenerezza:
-Gli dirai mai la verità? Saprà mai chi è suo padre? –
Lei si irrigidisce, ma Tyrion le posa una mano sulle sue intrecciate: non ha intenzione di obbligarla a farlo, è solo curioso; con i figli di Cersei non gli è mai stato possibile essere uno zio affettuoso, la madre aveva inculcato loro il suo stesso disprezzo per lui fin da quando li aveva nel ventre. Questa volta, proprio come è stato per Jaime, vorrebbe una seconda occasione, anche se sa di non meritarsela.
-Credo di sì, quando sarà abbastanza grande da capire che utilizzare il nome dei Lannister nel nuovo mondo potrebbe costargli la testa. –
James corre di nuovo tra le braccia di Brienne, pronta ad accoglierlo: si rannicchia contro di lei e chiude gli occhi beato.
-Cosa gli dirai di Jaime? –
Sa che non è un suo diritto chiedere, ma di loro due sa così poco, e suo fratello gli manca così tanto che ha bisogno di sapere che è esistito anche nella vita di qualcun altro, come per avere la prova definitiva che non si è inventato la sola persona che fin da bambino lo ha trattato come una creatura degna di amore.
Brienne sembra leggergli questo desiderio in faccia e il suo sguardo si addolcisce appena: non è pietà quella che gli sta mostrando, ma comprensione; anche a lei manca Jaime.
-Gli dirò tutto, col tempo. Gli racconterò di come ci siamo incontrati, di come mi abbia protetto anche se mi conosceva appena, e del prezzo che ha dovuto pagare.- fa una pausa e guarda il piccolo che le è rimasto accoccolato tra le braccia.
-Gli dirò anche che era un brav’uomo, che ha combattuto fino all’ultimo per proteggere le persone che amava, e che anche io lo amavo. –
Solleva lo sguardo e lo fissa, ottenendo tutta la sua attenzione.
-Ci sono stati giorni in cui lo ho odiato, ed altri in cui avrei tanto voluto averlo seguito fino ad Approdo del Re per morire insieme a lui; ora vorrei solo che fosse qui, per chiedergli perdono. –
Suo nipote si scioglie dall’abbraccio della madre e schizza nuovamente all’inseguimento degli amici; Brienne può forse pensare che non sia lì, ma non è vero: Jaime c’è, Tyrion lo vede nel modo in cui James sbatte le palpebre quando osserva qualcosa che lo incuriosisce, nelle piccole rughe d’espressione che gli si formano agli angoli della bocca quando sorride, perfino nella sua risata.
Brienne si sbaglia, pensa con un sorriso: Jaime c’è e non andrà mai via.



Angolo autrice
Ciao lettore! Grazie se sei arrivato al termine della storia.
Dopo il finale di stagione, che non mi ha convinto molto, ho deciso di riscrivere un po' le cose a modo mio, senza la pretesa di fare meglio degli sceneggiatori, ma con la convinzione che ci fossero degli eventi che non avevano molto senso per come sono stati gestiti. Ho cercato quindi di motivarli, o di cambiare le ragioni per cui i personaggi compiono certe azioni tentando di rimanere comunque fedele al loro lavoro.
Spero vorrai farmi sapere cosa ne pensi e, se vuoi, anche cosa pensi del finale di questa serie così discusso e criticato.
Ci ritroveremo, se lo vorrai, nelle recensioni: a presto!

BecauseOfMusic_
 

 
 
 
 
 
 

  
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