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Autore: MonicaX1974    22/05/2019    0 recensioni
Harry e Chloe.
Lui deluso dalla vita, lei con un immenso dolore nel cuore.
Lui pensa solo a divertirsi, lei cerca di ritrovare la speranza.
In un susseguirsi continuo di ammissioni e negazioni, rivelazioni e trascorsi burrascosi, Harry e Chloe riusciranno a trovare un modo per trovare il loro nuovo inizio?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Sto bene.

Sono stata bene con mamma in versione isterica, per l'improvviso arrivo e conseguente improvvisa ripartenza con Harry al mio fianco. In realtà si è agitata solo per il fatto di aver visto sul mio viso il ritratto della felicità quando sono rientrata dalla mia visita al cimitero.

Sono stata bene con papà, che mi girava intorno come un cagnolino in cerca di attenzioni. La sua gelosia nei confronti di Harry è evidente, ormai, persino ai muri, e io gli ho dedicato qualche attenzione in più prima della partenza.

Sono stata bene con Hazel e Kurt, che mi hanno detto di non avermi mai visto così serena e sorridente. Ed è proprio così che mi sento, serena e tranquilla.

Sto bene mentre scendiamo dall'aereo che da Montréal ci ha portato a New York, come sono stata bene durante il breve volo, in cui Harry non ha fatto altro che chiedermi di parlare esclusivamente in spagnolo. L'ho accontentato più di una volta, perché vedere il suo sguardo totalmente perso per me era decisamente irrinunciabile.

I miei programmi per questo fine settimana non erano di certo questi, ma sono contenta che alla fine sia successo tutto questo. So bene che l'unica persona che devo ringraziare è il ragazzo che sta camminando al mio fianco mentre usciamo dall'aeroporto, perché se non fosse stato per lui, e per la sua determinazione, non so proprio dove sarei a quest'ora, e non parlo solo di questi ultimi due giorni.

Ha avuto la pazienza di un santo con me ed è ora che io faccia sul serio qualcosa per lui, per fargli capire quanto io... quanto io lo ami. Non era in programma nemmeno la rivelazione che mi è sfuggita all'improvviso come conseguenza delle sue provocazioni, ma era sulla punta della lingua da troppo tempo ed è bastato un niente per farla venire fuori.

Lo amo, gliel'ho confessato e non m'importa che lui non abbia risposto, avevo bisogno di dirglielo, avevo bisogno che lui lo sapesse e adesso ho bisogno di dimostrarglielo. Harry è un ragazzo meraviglioso che merita tutto il bene del mondo, e voglio provargli che non c'è più niente tra me e lui, nemmeno una piccola ombra, perché ora ho davvero, ma davvero, compreso quanto sia profondo il sentimento che provo per Harry.

Non appena mi ha piazzata davanti alla lapide di Dylan avrei solo voluto correre più lontano possibile da lì e nascondermi in un angolino buio, dal quale non sarei uscita mai più, ma non ho potuto farlo. Nel momento in cui ho sentito le sue braccia sui miei fianchi, le sue parole al mio orecchio, e ho ripensato a tutto quello che ha fatto lui, ho smesso di essere codarda ed egoista.

Dylan sarà sempre nel mio cuore, occuperà un posto speciale che non gli toglierà nessuno, ma l'ho lasciato andare permettendo a me stessa di essere libera. Spero solo che possa perdonarmi, che possa comprendere le mie scelte, perché non sono più disposta a rinunciare a quello che provo per Harry.

Non sono più disposta a rinunciare a Harry.

Sto bene anche quando saliamo sul taxi, totalmente ignara della nostra destinazione - dato che ha comunicato l'indirizzo dell'hotel al tassista senza che io potessi sentire - con la mano di Harry sul mio ginocchio e il suo sguardo perso oltre il finestrino. Non riesco a trattenermi e devo accarezzare il suo volto illuminato da un meraviglioso sorriso felice. Le mie dita scorrono lente e delicate sulla sua guancia, sulla sua mascella, e lui continua a sorridere, chiudendo gli occhi. 

«Non smettere mai» mi dice con un filo di voce, e non so se si riferisca alle carezze che gli sto facendo, o ad altro, ma qualsiasi cosa sia non smetterò.

Il tempo è grigio, ha nevicato parecchio anche qui, ma per me è come se fosse primavera inoltrata e ci fosse un sole splendente. Con la mano ancora sul suo viso, mi perdo anch'io a guardare la città fuori dal finestrino di quest'auto. Nessuno dei due è mai stato a New York, ed è proprio per questo che ho scelto questa città, così potremo condividere una cosa solamente nostra, come voglio che sia ogni cosa tra noi d'ora in poi.

Restare a Montréal avrebbe voluto dire non allontanarmi dal mio passato e comunque so bene, anche se non me l'hai mai detto apertamente, quanto Harry si trovi a disagio nel sapere che un certo luogo l'ho condiviso con Dylan prima di lui. Come la sera della vigilia di Natale, quando non ha voluto entrare in camera mia. Credo abbia pensato che il letto dentro alla mia stanza non mi fosse servito solo per dormire e basta, quindi capisco bene cosa provasse a stare lì dentro. L'ho visto guardarsi intorno in ogni angolo di casa dei miei, allo stesso modo di come ha fatto quando siamo stati al bar di Ryan. Harry era a conoscenza del fatto che quello fosse l'ultimo posto dove io e Dylan siamo stati, la sera del mio compleanno, ma è rimasto, senza dire nulla, pienamente consapevole di quanto fossero rilevanti certi dettagli per me.

Il taxi rallenta, poi accosta. «Siamo arrivati» dice il nostro autista. Harry paga la corsa, recuperiamo i nostri trolley dal porta bagagli e ci avviamo verso l'elegante ingresso di questo albergo.

Oltrepassiamo un'enorme cancellata dorata dopo aver varcato l'ingresso e ci avviciniamo al bancone della reception, completamente nero con venature di bianco sul marmo che decora la superficie, sulla quale ci appoggiamo.

«Benvenuti, avete una prenotazione?» ci domanda il ragazzo che ci accoglie con un gran sorriso.

«Ho prenotato una stanza a nome Stevens». Il ragazzo sorride a Harry, poi digita qualcosa sulla tastiera del suo computer e finiamo tutte le procedure per il check-in fino alla consegna della chiave elettronica. Ci fornisce poi le indicazioni per la nostra stanza e prendiamo l'ascensore.

Ad ogni passo che compiamo in questi corridoi mi rendo sempre più conto che questo non è un albergo qualunque, non uno che io potrei permettermi. «Harry, non sarà troppo caro questo posto?» gli domando, quando vedo che si ferma davanti ad una porta bianca, che credo sia la nostra stanza.

«Probabilmente sì» fa un passo verso di me «probabilmente quando dovrò pagare il conto mi verrà un mezzo infarto» un altro passo e la sua voce è un po' più bassa «ma non m'importa...» sono ancora immobile, completamente stregata dai suoi movimenti, da lui che si avvicina ancora un po' per parlarmi direttamente all'orecchio, posando la sua mano sul mio collo «credo ne varrà la pena...» mi lascia un lungo bacio appena sotto il lobo «adesso entriamo» sussurra alla fine, per poi allontanarsi e lasciarmi imbambolata a guardare il suo meraviglioso sorriso.

Ho bisogno di qualche secondo per riprendermi da quello che mi ha detto; lo osservo sparire all'interno della stanza, poi mi riscuoto dallo stato di trance in cui mi ha fatto cadere e lo seguo. Una volta dentro devo rimangiarmi quello che ho detto: non è una stanza, ma una suite. L'ingresso è su un piccolo salottino, davanti al quale è posizionato un grosso televisore a muro. Sulla destra c'è una piccola cucina e io mi fermo, senza poter avanzare di un altro passo per lo stupore. «Harry?» lo richiamo, mentre mi accorgo che lui si sta già togliendo il cappotto per lasciarlo sul divano.

«Cosa c'è adesso, Stewart?» mi domanda, alzando gli occhi al cielo.

«Era davvero necessaria la cucina?» Ho ancora il mio trolley stretto nella mano destra e mi sembra che tutto questo sia davvero troppo.

Lui sorride, cammina lentamente nella mia direzione per fermarsi esattamente di fronte a me. «La cucina mi era indispensabile» dice a bassa voce, poi si china leggermente verso sinistra e mi sfila la valigia dalla mano posandola sul pavimento. Porta le sue mani sul mio cappotto e inizia a sbottonarlo. «Avremo bisogno di mangiare...» anche il secondo bottone è andato. Harry parla senza distogliere mai il suo sguardo dal mio, e io mi ritrovo incapace di parlare e di reagire, come se fossi sotto ad un piacevole incantesimo. «E non ho intenzione di uscire da questa stanza per le prossime dodici ore...». Anche l'ultimo bottone è stato aperto e sento le sue mani sulle mie spalle far scivolare lentamente il cappotto che cade per terra.

Io non riesco a muovermi, a mala pena respiro, e i suoi occhi continuano a non perdere di vista i miei, come a volersi assicurare che vada tutto bene. Le sue mani risalgono lungo le mie braccia e arrivano sul mio collo passando per le spalle. I suoi palmi caldi sulla mia pelle, le sue labbra a pochi centimetri dalle mie e i suoi stupendi occhi verdi che mi stanno leggendo dentro, e so che qui, davanti a me, ho la perfezione assoluta.

È perfetto nei lineamenti del suo viso, è perfetto nella forma delle sue labbra, nel colore dei suoi occhi. Sono perfette le sue fossette, i capelli lunghi, sciolti. Sono perfetti i suoi occhi, che mi comunicano quanto lui mi voglia nella sua vita. Sono perfette le sue mani, con gli anelli a decorarle, quando sono sulla mia pelle e ne posso sentire la morbidezza. È perfetto nei suoi movimenti, mentre mi sfila la maglia e mi guarda con ammirazione. È perfetto il suo corpo, che posso toccare e guardare dopo aver aperto uno ad uno i bottoni della sua camicia nera. Ed è perfetto anche il suo bacio, quello che mi sta dando in questo momento, a cui mi sto abbandonando.

Mi abbandono a lui, ai suoi baci, alle sue carezze e alle sensazioni che ogni contatto con il suo corpo mi provocano. Lascio andare libere le mani sul suo torace, lascio che le sue vaghino sul mio corpo, sulla mia schiena, sui miei fianchi mentre la sua bocca sta prendendo possesso della mia. Poi le sue labbra passano sul resto del mio viso, sul collo, mentre con le mani tenta di sganciare il reggiseno, ma sembra trovare qualche difficoltà.

«Forse è meglio se lo sganci tu, prima che te lo strappi via» mi dice, parlando a diretto contatto con la pelle del mio collo.

Sorrido alle sue parole, porto le mani dietro la schiena e stacco il gancetto, le sue mani arrivano subito sulle mie spalle, spingendo le bretelline verso il basso, e il mio corpo è interamente coperto di brividi. Poi il mio respiro si blocca per un attimo quando mi stringe a sé, quando i nostri corpi entrano in contatto e io credo di stare per entrare in paradiso.

«Harry...» Pronuncio il suo nome solo per rendermi conto che sono ancora su questo pianeta.

Lui non risponde, ma mette le mani sotto le mie cosce, si abbassa e mi prende in braccio. Chiudo le gambe intorno al suo bacino, le braccia dietro al suo collo e cammina in questa posizione verso la camera da letto, mentre io non smetto di guardarlo e sorridere... di sorridere e guardarlo...

«Strano...» dice, quando mi lascia scendere facendomi restare in piedi proprio di fronte al letto.

«Che cosa c'è di strano?» gli domando, non capendo a cosa si riferisca.

«Hai per caso sbattuto la testa?» mi chiede con uno strano sorriso sulle labbra.

«Non so dove vuoi andare a parare, ma spara subito la tua stronzata» gli dico, impaziente di tornare ad avere ogni centimetro di lui solo per me.

«Non sento il rumore degli ingranaggi del tuo cervellino» dice ancora, sfregando leggermente la mia tempia con un pollice.

«Harry, in questo momento non so nemmeno di averlo un cervello» rispondo sincera, tornando ad abbracciarlo.

«Oh, la piccola Stewart è affamata...» le sue mani arrivano sui miei fianchi, ma invece di abbracciarmi come immaginavo stesse per fare, le fa scorrere sul davanti, verso il basso, e sbottona i miei jeans con una lentezza tale da farmi trattenere il fiato, mentre i suoi occhi continuano a restare fissi nei miei. «Allora, forse, non dovremmo perdere tempo...» Le sue dita fanno scendere la zip con la stessa lentezza di poco fa, e io sono in suo completo potere.

Credo sia la prima volta che si muove così lentamente, che mi guarda con così tanta attenzione, forse anche lui sente quello che sento io, forse anche lui si è reso conto che oggi c'è qualcosa di diverso tra noi, qualcosa in più. È come se stesse valutando attentamente ogni gesto e non volesse lasciare niente al caso.

Le mie mani seguono l'esempio delle sue e sbottono i suoi pantaloni, bottone per bottone, le sue dita agganciano il bordo dei miei jeans, li allarga un po', poi li lascia scivolare lungo le gambe. Anche stavolta lo imito, lasciando andare giù i suoi pantaloni. Entrambi ci aiutiamo con i piedi a sfilarli insieme alle scarpe.

«Sei assolutamente meravigliosa...» dice con un filo di voce «assolutamente meravigliosa». Le sue labbra arrivano subito dopo sulle mie, la sua bocca è in grado di annientare ogni mia capacità, che sia fisica o mentale, perché quando mi bacia il mio corpo e la mia mente gli appartengono senza riserve.

Mi spinge delicatamente all'indietro, aiutandomi a sdraiarmi sul letto. Lui si sostiene con un gomito, e una mano torna tra i miei capelli per avvicinarmi ancora al suo viso. Riprende a baciarmi con più forza. Non ci sono più solo labbra e lingua, ma ora anche denti e morsi, le mie mani che vagano sul corpo, le gambe intrecciate, e io credo di non averlo mai voluto come lo voglio in questo momento.

Voglio Harry, e voglio che lui abbia me.

«Aspetta un attimo...» gli dico, quando mi dà un secondo di tregua.

«Che c'è?» mi domanda, guardandomi con attenzione.

Mi permette di mettermi seduta, spostandosi al mio fianco. Ho messo un punto, sono andata a capo, e sto ricominciando da zero, ed è esattamente quello che voglio fare con lui in questo momento.

«Che stai facendo, Chloe?» mi domanda quasi preoccupato, quando si accorge che mi sto togliendo la catenina che mi ha regalato Dylan, quella con attaccato il piccolo cigno.

«Voglio che siamo solo io e te Harry...» Metto la collana in un cassetto del comodino e torno a guardarlo. Sembra un pulcino smarrito, come se si fosse perso, ed è meravigliosamente dolce la sua espressione. «Posso indossarla dopo, ma ora, qui, adesso, questo momento dev'essere solo tuo e mio...» Voglio che sappia quanto tengo a lui, quanto amo ogni istante che viviamo insieme, e questo, in particolare, voglio che sia solamente suo.

***********

Harry

Credo di avere l'espressione dell'idiota per eccellenza, ma vederla portarsi le mani dietro al collo per sganciare quella catenina, che non toglie mai - e con mai intendo veramente mai - e riporla in un cassetto per chiuderla all'interno, ha completamente disintegrato il piccolo neurone che vive solitario nel mio cervello.

Per la prima volta siamo solamente io e lei, per la prima volta sto guardando solo lei. Non c'è più niente che possa mettersi tra noi, niente a dividerci, nemmeno l'ombra del suo fantasma. Siamo Harry e Chloe chiusi tra queste quattro mura, e posso concentrarmi solamente sul suo respiro, su quei piccoli gemiti che lasciano le sue labbra quando le mie mani percorrono lente il suo corpo, libero da ogni vincolo con il passato.

È come se stessi per fare l'amore con lei per la prima volta, come se non l'avessi mai vista prima. Anche il suo sguardo è diverso. Me ne sono accorto subito che c'era qualcosa di diverso in lei, e anche in me, nel momento in cui il suo cappotto è caduto per terra. Tutto ha un sapore nuovo, persino lei, che non riesco a smettere di baciare.

La sua bocca, il suo collo, il suo corpo, voglio che le mie labbra coprano ogni millimetro della sua pelle, voglio che sia mia, unicamente mia. Faccio sparire anche i suoi slip, i miei boxer, non voglio nemmeno quell'ultimo strato di stoffa a dividermi da lei, e vorrei non dovermi allontanare, ma devo mettere quel dannato preservativo.

Quando torno sul letto per riposizionarmi tra le sue gambe, mi soffermo a guardare i suoi occhi per l'ennesima volta e riesco a leggere quelle due parole che ha pronunciato a casa sua, le vedo chiare adesso, e credo proprio sia arrivato il momento che io risponda.

«Harry...» ma lei mi precede, così resto fermo, facendo leva sul gomito per non darle troppo peso.

La mia mano destra sul suo fianco, le sue sulle mie spalle. «Chloe...» Non riusciamo a fare altro che sussurrare, come se entrambi avessimo perso la voce.

«Io ti amo...» Lo dice per la seconda volta, ma stavolta le sue parole non sono cariche di rabbia e le pronuncia con una tale intensità che anche adesso, come qualche giorno fa, mi sembra che tutto inizi a girare. «Ti amo, Harry, e non ho più paura...» Sento il cuore farsi più pesante e più leggero nello stesso momento.

«Chloe...» io non riesco a fare altro che pronunciare il suo nome... ad ascoltare le sue parole e dire il suo nome...

«Ti amo, hai capito? Amo te, Harry... amo te, Harold Emerson Stevens... ti amo così tanto che non posso più tenerlo dentro... ti amo così tanto e in un modo così intenso che non credevo nemmeno potesse esistere...» Le sue dita fanno una leggera pressione sulle mie spalle e io sento che sto per perdere la testa per tutto quello che mi sta dicendo.

Ho aspettato tanto che succedesse, ho lottato per lei, per noi, come non ho mai fatto per nessun altro in vita mia, e sapere che io sono per lei tutto ciò che lei è per me... sento potrei impazzire da un momento all'altro se non faccio qualcosa.

«Chloe...» In qualche modo pronuncio ancora il suo nome, poi chiudo gli occhi mentre affondo dentro di lei con una straordinaria lentezza per potermi appropriare di ogni centimetro con consapevolezza.

Voglio assaporare ogni secondo, ogni istante di questo momento perfetto.

Per la prima volta ci apparteniamo davvero.

Per la prima volta la sento diventare mia, solamente mia. Riesco a cogliere l'attimo esatto in cui succede, la sento priva di ogni difesa, senza alcun tipo di controllo sulle sue emozioni mentre le sue dita, le sue unghie, si aggrappano con forza alle mie spalle.

«Guardami, Harry...» E io lo faccio. I miei occhi nei suoi, che sembrano essere diventati più limpidi, ancora più leggibili, in cui posso riflettermi, in cui vedo solo me stesso.

«Cazzo se ti amo, Chloe!» E non posso più aspettare, la voglio, ora, perché adesso ci siamo solo noi due.

Affondo di nuovo con più aggressività dentro di lei che mi sta accogliendo senza più ostacoli, senza ombre e ad ogni movimento è sempre più mia, solamente mia. Potrebbe esplodermi il cuore nel petto da un momento all'altro a causa dell'intensità di quello che sto provando, ma non m'importerebbe se succedesse. Ho vissuto il mio attimo di paradiso e credo che niente possa eguagliare ciò che i miei occhi hanno la possibilità di vedere ora.

Gliel'ho detto, adesso lo sa, sa tutto e io non mi sono mai sentito così libero come ora che posso guardarla e saperla completamente persa per me.

E poi arriva il momento in cui la sento lasciarsi andare completamente, come se mi si sgretolasse tra le mani e io potessi ricomporla in un attimo, proprio quando anche per me arriva il momento di non ritorno ed è lei a tenermi insieme, sussurrando il mio nome con un filo di voce.

Ora so che ho tutto di lei. Corpo, mente, cuore, e anima. E io l'amo da morire.

*************

Chloe

La sua mano scorre lenta sulla mia schiena nuda, lasciata scoperta dal lenzuolo che mi copre a mala pena dal fondo schiena in giù. Le sue dita si soffermano spesso sul tatuaggio al centro delle scapole, ne delinea i contorni, poi i suoi polpastrelli tornano a scendere lungo la mia spina dorsale, mentre il mio corpo continua a ricoprirsi di brividi che non sono affatto dovuti al freddo. In questa stanza c'è tutt'altro che freddo.

Sono sdraiata a pancia in giù da diversi minuti con il viso rivolto dalla parte opposta alla sua, mentre tento di riprendermi dall'intensità di questo momento. Ho dovuto girarmi per non fargli vedere le mie lacrime, perché non voglio che pensi che io sia triste.

È stato tutto troppo.

Le mie parole, le sue, i nostri gesti e il piacere travolgente che ho provato, è stato assolutamente troppo intenso, e queste due lacrime sono state l'unico modo per riuscire a scaricare un po' di questa potenza che si è accumulata nel mio corpo. Quindi, nel momento in cui lui si è alzato per andare in bagno, ne ho approfittato per asciugarmi il viso e nascondermi fino a quando me lo permetterà.

Non voglio che creda io stia provando sentimenti negativi o qualche rimpianto. Non mi pento di niente e rifarei ogni cosa dall'inizio, perché amare Harry è ciò che di meglio mi potesse capitare, perciò continuo a restare immobile, a godermi la sua mano sulla mia spalla, che scende sulla scapola, poggiando poi completamente il palmo al fondo della schiena.

Sento il materasso abbassarsi leggermente vicino al mio fianco. Harry si è avvicinato alla mia spalla per lasciarvi sopra un lungo e dolcissimo bacio. «È passato?» mi chiede, restando con il mento appoggiato sulla mia pelle.

«Come?» rispondo con un'altra domanda, sperando che non sia quello che credo.

«Le ho viste, Chloe... le tue lacrime, le ho viste...» Stringo tra le dita il cuscino, chiudo gli occhi e inspiro profondamente. Non c'è più motivo che io mi nasconda, così mi volto verso di lui, che mi guarda con un sorriso incredibilmente dolce. «Allora... è passato?» mi domanda ancora, portando il palmo della sua mano sul mio viso per passare poi a giocherellare con i miei capelli.

«Sto bene, Harry, è solo che... è solo che è stato tutto così...» Non so bene come esprimere a parole quello che sento, non saprei come descrivere tutto ciò che ho provato e che mi sta passando per la testa, così lascio la frase in sospeso.

«Sei felice?» mi domanda, con il sorriso più bello del mondo.

«Sono schifosamente felice, Harry...» La mia frase resta di nuovo in sospeso perché la sua bocca è un'altra volta sulla mia, in un bacio interminabile, come se le sue labbra stessero memorizzando ogni piccola sfumatura delle mie, e mi sento come se non avessi aspettato che questo momento da tutta la vita.

Il momento perfetto, quello in cui sai che non potrebbe essere meglio di così, in cui riesci a vedere tutto più nitidamente, senza le ombre che abitano nella tua testa ad oscurarti la visuale, in cui i colori ti sembrano più colorati, la luce ti sembra più luminosa e la giornata grigia che c'è fuori non ti sembra così grigia.

Si allontana un po', mi guarda ancora negli occhi, e io porto la mia mano sulla sua guancia, a ricoprire quelle meravigliose fossette, nelle quali ho voluto affondarci le dita dal primo momento in cui le ho viste. Passo le dita sul suo quasi inesistente strato di barba, poi le infilo tra i suoi capelli e resto a perdermi nel verde acceso dei suoi occhi, che non hanno smesso di studiarmi nemmeno per un istante.

La sua mano arriva sul mio collo, le sue dita scorrono lente sulle clavicole, sul posto occupato costantemente dalla catenina che mi ha regalato Dylan. Non mi guarda più negli occhi, il suo sguardo, adesso, è tutto per quella porzione di pelle che la sua mano sta accarezzando, completamente libera da quel filo di metallo e sono assolutamente certa che stia pensando a qualcosa che lo preoccupa.

«Stavolta sei tu a fare rumore» gli dico, attirando la sua attenzione, riferendomi alla sua solita battuta sul fatto che il mio cervello fa troppo rumore quando pensa.

I suoi occhi tornano nei miei. «Ho un unico neurone, come può far rumore?» rido delle sue parole, ma so che sta solo deviando il discorso in un'altra direzione.

«Smettila di sottovalutarti, Harry. Sei intelligente, molto più responsabile di quanto tu non voglia dimostrare. Sei paziente, molto paziente. Sei un ottimo amico e sei assurdamente bello, ma questo tu lo sai...» Non voglio più tenere per me tutto quello che penso di lui, e voglio che venga a conoscenza dei miei pensieri.

«Concordo pienamente sull'ultimo punto» afferma con tono ironico, provocandomi un enorme sorriso, che probabilmente mi resterà stampato sulla faccia per giorni. «Hai dimenticato di dire quanto io sia dolce, gentile, cordiale...»

«Sì, certo, specialmente con quel tuo collega di cui ti ricordi sempre il nome» gli dico, facendo spuntare sulle sue labbra un sorrisetto furbo.

«Chi? Abdul?» Alzo gli occhi al cielo per la sua risposta, ma non posso dire altro che in un attimo mi ritrovo sotto di lui. Chiude entrambi i miei polsi in una mano e li porta in alto sopra la mia testa. Ritrovo il suo viso a pochi centimetri dal mio. «Signorina Stewart la deve smettere di alzare gli occhi al cielo con il suo capo». La sua voce bassa, roca, e graffiata, riesce ad arrivare in ogni angolo del mio corpo. La sua voce ha sempre avuto questo potere su di me, e sono certa che lui lo sappia.

«Il mio capo è il dottor Stevens » gli dico per provocarlo.

«No, piccola Stewart, sono io il tuo capo... com'è che ha detto tuo padre? Ah, sì! Ho sua figlia sotto di me» dice con un tono di voce ancora più sexy di prima, mentre muove appena il suo bacino contro il mio.

«Potresti solo peggiorare la tua posizione con lui se ti vedesse in questo momento... con sua figlia sotto di te» gli dico ancora, tentando di spuntarla.

«La mia posizione non potrebbe essere meglio di così...» Sto respirando la sua aria ormai, le sue labbra sfiorano le mie ad ogni parola che pronuncia, e il mio corpo è di nuovo in fiamme.

Sto bene, e non stavo così bene da... Non so nemmeno io da quanto tempo non stavo così bene. Sono a New York, con Harry, e mi ha detto che mi ama in una maniera così potente da riempirmi il cuore in un attimo. Lui ha chiuso con il suo passato, io sto andando avanti, forse è davvero arrivato il momento giusto per ricominciare.

«Harry, questo è il nostro nuovo inizio?» gli domando piena di speranza.

Il suo sguardo diventa improvvisamente dolce, il suo sorriso mi scalda il cuore, e mi lascia senza fiato quando pronuncia quelle parole. «Questo è l'inizio di tutto quello che vuoi». Poi arriva il suo bacio, nel quale mi perdo.

Ma mi ci perdo con tutta la felicità del mondo. 

   
 
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