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Autore: eliseCS    22/05/2019    0 recensioni
“Quindi stai dicendo che per te le tue preziose tradizioni sono più importanti che vedere me felice?”
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"Oh certo, guai toccare la tua amata normalità, le tue tradizioni, non sia mai! Se dipendesse da te dovremo tutti comportarci come pecore: un bel gregge stupido e stanco che esegue ciecamente quello che il pastore gli dice di fare e guai se qualcuno prova a distaccarsene, eh? [...]"
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Forse però avrebbe dovuto pensare di meno e parlare di più perché lo sguardo ferito e deluso che la ragazza gli lanciò gli fece capire che il suo silenzio era stato clamorosamente frainteso.
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Una serata particolare per Draco e Astoria.
Perchè ormai anche i muri sanno che Astoria non si lascia mettere i piedi in testa da nessuno, e Draco deve capire se vuole davvero continuare a fare la bianca pecora che segue la sicurezza del gregge...
... O forse l'unica cosa che deve fare è cambiare colore?
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Storia già pubblicata su Wattpad
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza e il Mangiamorte'
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Leggete il capitolo precedente please.
Non è altro che una breve introduzione ma contestualizza la storia prima della lettura...






 
- Pecora Nera -




«E qualcuno ha detto che è bello tornare alla normalità, ma preferisco unirmi a mia moglie per quello che pensa su questo argomento: la normalità sarà pure in qualche modo sicura e confortante, è facile seguire il gruppo e obbedire ciecamente agli ordini che ci vengono impartiti.
Per questo oggi vogliamo cogliere l’occasione per confermare a tutti che io continuerò ovviamente a seguire i corsi all’Accademia di Pozioni mentre Astoria proseguirà con i suoi studi e credo che nessuno abbia dubbi riguardo il fatto che diventerà una grandiosa Guaritrice.
Perché se proprio dobbiamo scegliere, se qualcuno vuole condannarci per questo, allora preferiamo morire pecore nere»
 
 
 
§§§
 
 
 
«Ah, che bello tornare alla normalità!»
 
L’esclamazione venne accolta con sorpresa dai presenti.
Narcissa e Agatha interruppero la loro conversazione riguardo il ricevimento del giorno dopo; Lucius guardò stranito il suo interlocutore chiedendosi cosa c’entrasse quello con l’argomento di cui stavano discutendo; Draco si limitò a mantenere la sua espressione impassibile inarcando appena un sopracciglio – nonostante fosse stato colto con la forchetta a metà strada tra il piatto e la bocca.
 
E Astoria... probabilmente tutti avevano notato il pesante sospiro e l’occhiataccia che aveva rivolto a Donovan, suo padre, ma alla fine strinse semplicemente le labbra e continuò a mangiare.
Draco la osservò colpito: sapeva che probabilmente non aveva voglia di mettersi a litigare proprio quella sera, ma si aspettava comunque che dicesse qualcosa.
 
Il padrone di casa congedò l’elfo domestico che aveva richiamato per dare disposizioni sul dessert e a quel punto fu Lucius a fare quello che la ragazza non aveva fatto.
 
«Posso chiederti cosa intendi dire, Donovan?» domandò infatti.
Astoria si irrigidì all’istante e Draco si maledisse per non essere stato abbastanza veloce da lanciare un silencio al padre prima che potesse fare danni.
Non ci voleva un genio per capire che la reazione di Astoria derivasse dal fatto che evidentemente la ragazza aveva già sentito discorsi del genere, ovviamente non di suo gradimento.
La risposta di Donovan non tardò ad arrivare.
«È tutto come dovrebbe essere: il nome Greengrass è finalmente tornato ad avere il rilievo che aveva un tempo, prima della nostra partenza, e conto sul fatto che anche quello dei Malfoy venga completamente ristabilito a breve.
In quest’ultimo periodo il vostro Draco è già diventato una preziosa risorsa per il Ministero pur solo frequentando il primo anno dell’Accademia di Pozioni e sono sicuro che Astoria sarà in grado di essere l’ottima moglie e padrona di casa che ci si aspetta che lei sia.
Senza contare che, a prescindere da tutto, il matrimonio sancirà un importante traguardo per entrambe le famiglie.
Tutto sta rientrando nella normalità»
 
Nonostante le sedie fossero ben distanziate tra loro attorno al tavolo Draco potè quasi sentire Astoria fremere dal suo posto alla sua destra.
 
 
Nessuno dei due era stato così entusiasta di quella cena fin dall’inizio – avrebbe di gran lunga preferito trascorrere la serata da soli – e in cuor suo sapeva che se si fosse andati avanti così le cose non sarebbero finite bene.
E proprio quella sera!
 
Il ragazzo lanciò uno sguardo verso la fidanzata la quale, sentendosi osservata, ricambiò l’occhiata dopo pochi istanti.
Cercò di trasmetterle col pensiero di non arrabbiarsi sorridendole incoraggiante allo stesso tempo: ormai lo sapeva pure lui com’era fatto Donovan – dopotutto conosceva suo padre – non aveva senso scaldarsi per nulla.
La ragazza rispose a sua volta con un sorriso appena accennato e un’alzata di spalle, prima di interrompere lo scambio di sguardi e concentrarsi sul dessert che le era appena apparso nel piatto.
Draco guardò in basso: sembrava essere gelato con guarnizione di glassa al cioccolato e fragole.
Non riuscì a impedire ai suoi pensieri di volare ai ricordi della giornata appena trascorsa.
 
 
 
Avevano passato una tranquilla e spensierata mattinata girovagando nientemeno che per la Londra babbana.
Astoria lo aveva trascinato a visitare tutte le possibili attrazioni turistiche babbane e lui ovviamente non aveva avuto la forza di opporsi.
Ma anche se l’avesse avuta sapeva che non l’avrebbe usata: non si sarebbe mai privato della vista della fidanzata che sorrideva felice ed entusiasta per nulla al mondo.
Vista che lo emozionava al pari di quando osservava la mano sinistra della promessa sposa e vi trovava lo sfavillante anello in oro bianco ornato da piccoli ed eleganti smeraldi all’anulare.
Quell’anello che poi altri non era che il gemello del suo.
 
Non aveva fatto il guastafeste neanche una volta, meravigliandosi anzi in certe occasioni riconoscendo quanta strada avessero nonostante tutto fatto i babbani pur non avendo la magia.
Astoria doveva comunque aver percepito ad un certo punto che non doveva tirare troppo la corda, e in modo completamente casuale aveva proposto – non prima di aver pranzato al loro McDonald’s – di passare il pomeriggio a Diagon Alley.
Avevano passeggiato per la via lastricata mano nella mano, prendendosi il loro tempo per guardare le vetrine – non c’era molta gente visto che il periodo scolastico era finito da poco – e sospirare ai ricordi più o meno nostalgici della scuola.
Prima di rientrare per andare a prepararsi per la cena si erano fermati presso la storca gelateria di Florian Fortebraccio e si erano concessi un gelato.
Avevano riso e scherzato, parlato del più e del meno, come se fossero stati semplicemente vecchi amici invece di una coppia prossima al matrimonio.
 
Era questa una delle cose che amava di più di Astoria: sì, sarebbe diventata sua moglie, ma più di tutto e prima di tutto era sua amica.
Colei che riusciva sempre a capirlo, colei che non aveva battuto ciglio davanti al suo Marchio Nero.
Colei che gli aveva insegnato a chiedere scusa, che era riuscita a farlo entrare in un McDonald’s...
Se ci pensava poteva davvero meravigliarsi nel constatare quanto fosse cambiato grazie a lei – e non perché Astoria voleva che cambiasse, ma perché lui stesso lo desiderava – e ancora più sbalorditivo era il fatto che tutto quello fosse successo in meno di un anno, quando da solo, in più del doppio del tempo, lui non era riuscito a combinare nulla.
 
 
 
«Quindi: che programmi avete per dopo il ritorno dalla luna di miele?» domandò Agatha per ravvivare un po’ la conversazione.
«Beh, per quanto mi riguarda continuerò a frequentare le lezioni dell’Accademia, e se il Ministero vorrà ancora la mia collaborazione ben venga. Astoria – non potè impedirsi di girarsi verso di lei a guardarla con orgoglio – continuerà con il suo percorso per diventare Guaritrice e...»
 
«Astoria» Donovan lo aveva interrotto pronunciando il nome della figlia con tono di avvertimento.
«Padre» replicò lei quasi noncurante prendendo un cucchiaio di gelato.
«Ne avevamo già parlato...»
«Tu ne hai parlato. Io mi sono imitata a smettere di ascoltare quando ho capito che l’argomento non era di mio interesse»
«... che avresti smesso con questa sciocchezza una volta sposata» concluse l’uomo.
Inutile dire che l’aria era di nuovo tornata pesante all’istante.
«Perché quindi secondo te diventare un Guaritore sarebbe una sciocchezza? Davvero?»
«Sei nata per essere una Lady, e presto lo sarai a tutti gli effetti: non hai bisogno di lavorare, va completamente contro le tradizioni»
«Quindi stai dicendo che per te le tue preziose tradizioni sono più importanti che vedere me felice?»
 
Ormai erano partiti in quarta entrambi.
Merlino solo sapeva quante volte avevano avuto quella discussione nell’ultimo anno, ma quella volta sembrava si sarebbe arrivati ad una conclusione più definitiva.
 
«Hai abbastanza soldi per poterti permettere di non lavorare per tutta la vita, come potresti essere più felice di così? E poi non si è mai visto di una Lady che lavori, non è normale
«Oh certo, guai toccare la tua amata normalità, le tue tradizioni, non sia mai! Se dipendesse da te dovremo tutti comportarci come pecore: un bel gregge stupido e stanco che esegue ciecamente quello che il pastore gli dice di fare e guai se qualcuno prova a distaccarsene, eh? Beh, ho una notizia per te: io non sono una pecora!» si era alzata in piedi quasi rovesciando la sedia e aveva sbattuto le mani sulla tavola facendo tintinnare i piatti.
«Se ho un’idea diversa la esprimo, se quello che mi si dice di fare non mi piace non lo faccio, e se questa è la tua, la vostra, visione di normalità, allora mi dispiace ma non ho nessuna intenzione di unirmi al gruppo»
 
Donovan la guardava palesemente arrabbiato ma anche Astoria non era da meno nel restituire lo sguardo.
D’altra parte il carattere cocciuto e testardo doveva pur averlo preso da qualcuno.
 
 
«Tu cosa dici Draco?»
La domanda arrivò inaspettata e aveva sinceramente colto alla sprovvista non solo lui ma anche il resto dei commensali.
Il diretto interessato, che adesso si ritrovava al centro dell’attenzione, si ritrovò suo malgrado senza parole.
Certo, dopo tutto quel tempo trascorso con Astoria non era più così bigottamente attaccato alle tradizioni, anche se magari qualcosa faceva ancora fatica a vederla in un’ottica diversa.
Il fatto che Astoria avesse deciso di intraprendere una carriera lavorativa di sicuro non era tra quelle.
A quel proposito non poteva fare altro che essere fiero di lei ed era consapevole che lui non era nessuno per poterle impedire alla ragazza di fare qualsiasi cosa avesse voluto fare.
Sotto quell’aspetto aveva tutto il suo appoggio.
 
Forse però avrebbe dovuto pensare di meno e parlare di più perché lo sguardo ferito e deluso che la ragazza gli lanciò gli fece capire che il suo silenzio era stato clamorosamente frainteso.
 
Nessuno emise un fiato quando la ragazza si alzò e lasciò la sala.
Draco fu suo malgrado costretto a restare seduto al suo posto, nonostante avrebbe voluto correrle dietro: di nuovo l’etichetta da rispettare...
 
Quando tutti ebbero finito il loro dolce Narcissa, con grande gratitudine da parte del figlio, annunciò che era davvero meglio salutarsi subito e tornare a casa visto che tutti sarebbero dovuti essere ben riposati per il giorno dopo.
 
 
 
 
Non che si aspettasse davvero di ritrovarsela in camera – non appena il fidanzamento era stato reso ufficiale Astoria passava molto più che volentieri la notte nel suo appartamento, ma per quella sera ovviamente avevano deciso di fare un’eccezione – ma sperava almeno in un biglietto, un messaggio da parte della ragazza che quantomeno gli dicesse che dovevano parlare: non poteva sopportare di averla lasciata così, soprattutto pensando alle circostanze in cui si sarebbero rivisti il giorno dopo.
Rimase disteso sul letto in allerta, pronto a cogliere il minimo rumore che potesse indicare l’arrivo di un gufo, o magari di Astoria stessa.
 
Dopo un’ora abbondante decise che non sarebbe più rimasto ad aspettare.
Le aveva lasciato tempo per sbollire la rabbia per conto suo, andare a cercarla prima non sarebbe servito a nulla in ogni caso; si sarebbe messo in contatto via camino con Villa Greengrass – sperando che a rispondere sarebbe stata Agatha – e avrebbe chiesto il permesso di tornare per parlare con la fidanzata.
 
Questi erano i suoi piani, almeno finchè un gufo non sfrecciò dentro la stanza passando per la finestra che aveva lasciato aperta, mollando la lettera che aveva stretto tra le zampe esattamente al centro del letto e poi volando subito via.
Quando ebbe finito di leggerla la appallottolò buttandola poi a caso in un angolo della stanza, appellò una delle giacche che usava per uscire nel mondo babbano e si smaterializzò.
 
Il vicolo che usavano sempre per smaterializzarsi nella Londra babbano lo salutò con l’oscurità della notte e il solito non molto piacevole odore di fondo caratteristico di posti come quello.
Sapeva che era stupido, ma tanto valeva provare.
La lettera che aveva ricevuto gli aveva risparmiato un viaggio a vuoto a Villa Greengrass: Agatha lo aveva informato che Astoria non si trovava in casa chiedendogli poi di ritrovarla prima che potesse fare qualche sciocchezza.
Il McDonald’s, il loro McDonald’s, era ancora aperto nonostante l’ora ma era quasi completamente vuoto.
Si fece strada seguendo la via principale fino ad arrivare al locale che aveva ospitato quello che poteva quasi essere considerato il loro primo appuntamento.
Era molto più affollato, ma non ebbe neanche bisogno di entrare per sapere che non avrebbe trovato Astoria nemmeno lì.
Alla fine ebbe come un’illuminazione.
Se la ragazza non fosse stata davvero dove pensava allora voleva dire che forse, in quell’ultimo anno, non aveva imparato a conoscerla bene come pensava.
 
Imboccò il primo vicolo che incrociò sulla via, prese un respiro profondo chiudendo gli occhi e si smaterializzò.
 
 
 
Il parco era calmo e in apparenza deserto.
Una leggera brezza faceva muovere pigramente le cime degli alberi e i cespugli che contornavano l’area.
Luce fioca proveniva dai lampioncini che contornavano il camminamento in ghiaino che però lui aveva già abbandonato per dirigersi verso l’area dove c’erano i giochi.
Avanzando silenziosamente, il rumore dei suoi passi attutito dall’erba del prato che stava calpestando, potè cominciare a sentire un leggero cigolio, e quando superò lo scivolo che fino in quel momento aveva ostruito la sua visuale potè constatare che in realtà su una delle due altalene c’era qualcuno.
 
La ragazza aveva ancora indosso i vestiti della cena, aveva solamente sciolto i capelli che ondeggiavano seguendo il movimento dell’altalena su cui si stava dondolando.
Draco notò che era proprio quella dove si era seduto lui quel giorno di quasi un anno prima.
 
Al contrario di quanto aveva fatto Astoria all’epoca, Draco le arrivò praticamente da davanti e non fu quindi sorpreso dal fatto che la ragazza non battè ciglio quando lui andò ad occupare l’altalena al suo fianco.
 
 
 
«Bella serata, eh?» si decise alla fine a parlare.
Era una delle cose più banali da dire, ma l’aveva fatto apposta.
Ormai sapeva che in casi come quello, quando c’era da parlare seriamente di qualcosa, Astoria mal sopportava il girare attorno all’argomento e preferiva di gran lunga andare dritta al punto.
Punzecchiandola a quel modo poteva se non altro sperare di ricevere una qualsiasi reazione da parte sua.
 
«In che modo farmi innervosire più di quanto già io non sia dovrebbe servire a migliorare la situazione?» domandò piccata lei in risposta, proprio come Draco aveva previsto.
«Davvero pensi che il mio intento fosse quello di farti innervosire Aster?» replicò fingendosi stupito. «Se così fosse vorrebbe dire che dopo tutto questo tempo ancora non ti conosco, e in questo caso potrei essere considerato che alla stregua di... mmm, non saprei... magari un babbano ignorante
Sorrise notando che nonostante avesse cercato di trattenersi anche la ragazza aveva infine curvato le labbra in un sorriso.
Che però ebbe vita breve.
 
«Se ti ricordi così bene del nostro primo incontro come mai mi hai fatta aspettare così tanto?» chiese lei.
«Innanzitutto perché nonostante tu stia studiando Guarigione so bene quanto sei brava con gli Schiantesimi... e poi sii sincera: davvero avresti voluto avermi tra i piedi subito dopo che hai lasciato la cena?»
«... No...»
«So che hai bisogno del tuo tempo, come so che dopo hai bisogno di sfogarti con qualcuno. E infatti sono qui, no?»
«È vero, sei qui adesso... perché però non hai detto niente prima? Non fraintendermi, sono felice che tu sia riuscito a trovarmi – non che io mi stessi nascondendo, sia ben chiaro – ma io avevo bisogno di te, del suo supporto, prima, quando mio padre ha dovuto come al solito dire la sua e io ho fatto la figura della stupida davanti a tutti!»
Aveva lasciato l’altalena e si era messa a camminare avanti e indietro davanti a lui.
 
Draco abbassò la testa: «Mi ha colto alla sprovvista, ok?» rispose. «Tutte quelle cose che mi avresti voluto sentire dire io le stavo già pensando per conto mio, e lo so che non è sufficiente, ma...»
«Ma?» lo incalzò lei. «Domani ci sposiamo, Draco. Diventeremo marito e moglie. E lo so che potresti ribattere dicendo che io non ho bisogno di essere difesa da nessuno, ma in casi come questi da mio marito mi aspetterei di essere supportata. Stasera eravamo con la nostra famiglia, cosa sarebbe successo se fossimo stati in pubblico?»
«Sai com’è la situazione con mio padre, come anche sai che Donovan ancora non mi vede di buon occhio dopo il casino che abbiamo combinato con il contratto di matrimonio, quindi cerco di non contrariarlo se posso evitarlo. E come hai detto tu sono famiglia: non andranno a sbandierare i nostri affari ai quattro venti. Se fossimo stati in pubblico puoi stare certa che avrei ribattuto»
«Se lo dici tu...»
 
«Astoria» Draco si alzò a sua volta dall’altalena bloccando la ragazza prendendola per le spalle. «Io forse avrò anche sbagliato a restare zitto, ma se tu davvero dubiti che io non prenderei la tua parte se una cosa del genere accadesse di nuovo... beh, non quando senso potrebbe avere domani. Se vuoi tirarti indietro preferirei saperlo adesso piuttosto che all’altare» aveva cominciato il discorso guardandola negli occhi, che aveva poi abbassato per non far vedere che erano diventati lucidi.
Dire quella cosa aveva fatto male: Astoria era probabilmente l’unica cosa buona della sua vita, la stella che l’aveva illuminato dopo la fine della guerra.
Anche solo pensare di perderla, per una stupidaggine come quella poi, era intollerabile.
 
«Io vorrei solo che gli altri capissero che non voglio restare a fare il soprammobile a casa, non ce la farei. Ho detto che non sono una pecora, forse in realtà sono semplicemente la pecora nera della famiglia» riprese la ragazza dopo un lungo attimo di silenzio. «Io non ho intenzione di tirarmi indietro, ma se d’altra parte tu volessi farlo ti capirei completamente. Non è giusto che tu ci rimetta solo perché io...»
Draco la zittì con un bacio.
«Non ti azzardare a pensare una cosa del genere mai più. Perché mai dovrei voler lasciarti andare? Non sono pazzo fino a questo punto» disse dopo che si furono separati.
«Mi dispiace non aver detto nulla con tuo padre, ti giuro che non succederà di nuovo. Quanto a quello che hai appena detto... non è che io possa esattamente essere considerato una delle brave pecorelle del gregge, non credi? Forse potrei essere anche io una pecora nera più di quanto pensi, potremo esserlo insieme»
 
Finalmente Astoria sembrò recuperare il sorriso, uno di quelli veri che arrivano fino agli occhi e che contagiò anche lui di riflesso.
«Quindi domani...»
«Domani da brave pecore bianche ci incontreremo all’altare e...»
 
 
 
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«...E qualcuno ha detto che è bello tornare alla normalità, ma preferisco unirmi a mia moglie per quello che pensa su questo argomento: la normalità sarà pure in qualche modo sicura e confortante, è facile seguire il gruppo e obbedire ciecamente agli ordini che ci vengono impartiti.
Per questo oggi vogliamo cogliere l’occasione per confermare a tutti che io continuerò ovviamente a seguire i corsi all’Accademia di Pozioni mentre Astoria proseguirà con i suoi studi e credo che nessuno abbia dubbi riguardo il fatto che diventerà una grandiosa Guaritrice.
Perché se proprio dobbiamo scegliere, se qualcuno vuole condannarci per questo, allora preferiamo morire pecore nere»
 
 
 
Chi prima chi dopo, chi esitando chi con entusiasmo, tutti gli invitati al ricevimento applaudirono al discorso.
Draco ringraziò con vari cenni del capo prima di rivolgersi completamente ad Astoria, sua moglie, in piedi al suo fianco.
Il sorriso che le illuminava il volto era forse uno dei più radiosi che le avesse mai visto fare, mentre i suoi occhi lucidi gli comunicavano tutta la sua gratitudine per quello che aveva appena finito di dire.
Non potè fare a meno di baciarla di nuovo mentre intorno a loro i presenti applaudivano di nuovo.
 
Da quel momento in poi quella sarebbe stata la loro normalità.













Beh, che dire. Spero che questa storia piaccia qui su EFP tanto quanto è piaciuta a chi l'ha giudicata su Wattpad e l'ha fatta arrivare seconda al contest. 
Come avevo scritto ancora quella volta nell'introduzione originale - quella nel capitolo precedente - quando ho scritto questa storia avevo l'ispirazione sotto le scarpe se non di più, e io per prima sono rimasta assolutamente sbalordita dal risultato finale.

Ricordo in tempi (molto) lontani di aver promesso a certe persone qualcosa di nuovo su Draco e Astoria e, ecco, meglio tardi che mai, no? (Ozzy and I e Akakurina sto parlando di voi, sì).
Se volete "leegerne" di più sulla mia versione di Draco e Astoria siete i benvenuti a dare un'occhiata alla serie "La Ragazza e il Mangiamorte" (qui), spero che questa os abbia comunque avuto senso anche da sola.

Se qualcuno volesse lasciarmi un commento, anche piccino picciò, con quello che ne pensa mi fareste l'autrice più felice del mondo.

Grazie a tutti quelli che leggeranno

E.

 
   
 
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