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Autore: inzaghina    22/05/2019    7 recensioni
Fin dalla sua infanzia, Bill Weasley ha saputo che essere il figlio primogenito di una delle Sacre Ventotto non ti rendeva migliore degli altri, ti dava anzi responsabilità che altri ragazzi non avevano.
Scopriamo come la curiosità ereditata dal padre e la fame di avventure hanno condotto questo Caposcuola dall'aria perfetta a diventare uno Spezzaincantesimi per la Gringott, nel torrido deserto egiziano, svelando lungo la strada i momenti che hanno caratterizzato la sua vita, trasformandolo nel mago figo incontrato da Harry alla vigilia della Coppa del Mondo di Quidditch, il mago che ha saputo conquistare una strega per 1/4 Veela nonchè campionessa del Torneo Tremaghi e che non si è dato per vinto nemmeno quando Greyback ha tentato di trasformarlo in un mostro.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Charlie Weasley, Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Ordine della Fenice | Coppie: Arthur/Molly, Bill/Fleur
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 2 – I soldi non fanno la felicità

 
 
“Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro.
 Ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.”
Lev Tolstoj
 

 

Charles Weasley non era mai stato un tipo paziente e — senza Bill al suo fianco — questa sua caratteristica non aveva fatto che esacerbarsi. La notte antecedente al suo undicesimo compleanno non riuscì a prender sonno, finendo con l’appisolarsi solo a notte inoltrata; pur conscio che la lettera non sarebbe giunta un minuto prima del tempo.
Verso le 7:30 del 12 dicembre però, il secondogenito di casa Weasley si scapicollò giù per le scale di casa, ansioso di leggere con i suoi occhi la lettera a lui indirizzata. Sua madre era già affaccendata in cucina, come unica compagnia le canzoni di Celestina Welbeck, provenienti dalla vecchia radio posta sopra al camino acceso.
“È arrivata?” domandò, senza nemmeno prendere fiato.
Molly si voltò sorridendo verso di lui, attirandolo a sé. “Buon compleanno, tesoro mio!” l’abbraccio di sua madre profumava di burro e cioccolato — segno che stava preparando i suoi biscotti preferiti. Charlie ricambiò con naturalezza l’affetto materno, conscio che sarebbe stato l’ultimo compleanno alla Tana per lui; un senso di smarrimento lo colse all’improvviso, quando la madre lo allontanò per sorridergli, sfiorandogli una guancia paffuta. “Sapevo che non avresti tardato molto…” gli disse, indicandogli la posta posata proprio al centro del tavolo.
Charlie dimenticò il turbamento appena provato, afferrando la missiva con un balzo, ammaliato dalla grafia elegante in cui era stato scritto il suo indirizzo completo: Mr C. S. Weasley, sesto piano, La Tana, Ottery St Catchpole. Il ragazzo strappò la busta senza tante cerimonie, tirando fuori la missiva, pur sapendo cosa ci avrebbe trovato scritto. “Andrò a Hogwarts, mamma!”
“Avevi forse dubbi, caro?”
Charlie si fermò a riflettere, prima di scuotere la testa, creando bagliori ipnotici nei suoi riccioli ramati, sorridendo raggiante. “Non so, forse…” scrollò le spalle.
Molly accarezzò i suoi capelli morbidi. “Questa casa sarà così diversa senza di te, il prossimo anno…”
“I gemelli faranno di tutto per non farti sentire la mia mancanza, mamma!”
La donna annuì con aria grave, facendo ridere nuovamente il suo secondogenito. “Ne sono certa, purtroppo.”
“Che c’è per colazione?”
“Non hai notato che c’è altro per te?” gli rispose, indicandogli nuovamente il tavolo. Solo in quel momento Charlie si accorse di una scatola avvolta di ordinaria carta da pacchi, chiedendosi come avesse potuto non notarlo prima. “Di solito aspetto anche papà e gli altri per aprire il vostro regalo…” rispose dubbioso.
“Oh, ma quello non è il nostro regalo,” lo rassicurò Molly, arruffandogli i riccioli. “Arriva da Hogwarts.”
“Si è ricordato!”
“Certo che si è ricordato del tuo compleanno, è tuo fratello maggiore” Molly scosse la testa divertita, accingendosi a preparare il caffè.
“Beh, si è fatto un sacco di amici a scuola e…” Charlie s’interruppe, stranamente incerto.
“Nessun amico potrai mai cancellare te ed i tuoi fratelli, lo sai bene,” il tono di sua madre era serio ed il ragazzino si sentì stupido ad aver anche solo pensato una cosa simile. Fu con rinnovato vigore che strappò la pesante carta da pacchi estraendo un pacchetto incartato in una variopinta carta a tema di boccini d’oro svolazzanti, su sfondo rosso, a cui era attaccata una lettera di Bill.
 
Quando Arthur raggiunse la cucina, tallonato da Percy, trovò Charlie intento a leggere la lettera del fratello maggiore.
 
Carissimo Charlie,
      so bene che aprirai la lettera di Hogwarts prima della mia, e vorrei anche ben vedere, ma ci tenevo comunque ad essere la seconda persona (dopo mamma) a farti tantissimi auguri per il tuo undicesimo compleanno. Sembra incredibile che anche tu sia quasi pronto per venire a Hogwarts… ci divertiremo un mondo, vedrai!
Cerca di tenere il tuo regalo lontano dai nostri fratelli, ho dovuto chiedere un sacco di favori per fartelo comprare a Hogsmeade e mi dispiacerebbe se lo facessero sparire i gemelli… spero che ti piaccia, tra l’altro.
Anche Dora ti manda gli auguri e troverai il suo regalo insieme al mio.
Saluta tutti quanti da parte mia.
Ci vediamo per Natale!
            Bill

 
“Buon compleanno, Charlie!” esclamò Arthur, abbracciandolo.
“Grazie, papà,” sorrise il ragazzo, scartando il pacco del fratello ed estraendo quattro diverse barrette di cioccolato – provenienti dal rinomato negozio di Mielandia, che Charlie non vedeva l’ora di visitare.
“Auguri, Charlie!” aggiunse Percy, sorridendogli.
“Grazie, Perce,” Charlie strizzò l’occhio al fratello minore, afferrando il regalo di Dora, incartato se possibile ancora più chiassosamente di quello del fratello: lo sfondo giallo canarino era riempito di sgargianti uccelli dal piumaggio iridescente, sui toni del verde, del rosso, del turchese e dell’arancio. Strappando la carta si ritrovò a fissare il pacchetto di Gelatine Tuttigusti +1 più grande che avesse mai visto in vita sua.
“Wow,” commentò Percy, le sue iridi si dilatarono a dismisura, mentre il piccolo si spingeva gli occhiali sul naso.
“Dopo colazione le apriamo insieme, che ne dici?”
Il fratellino annuì, nonostante avesse sentito Bill parlare dell’esistenza di gelatine al gusto di vomito, cerume e spinaci.
Uno scalpiccio di passi rivelò che un altro membro della famiglia stava scendendo a tutta velocità le scale, un balzo finale rivelò l’arrivo entusiasta di Fred.
“Buon compleanno, fratellone!” esclamò, correndo incontro a Charlie e abbracciandolo di slancio.
“Grazie, Freddie,” il maggiore gli fece un gran sorriso, arruffandogli i capelli — evidentemente usciti sconfitti dall’incontro con il cuscino.
“Dov’è tuo fratello?” il tono di Molly era stupito; i due raramente si separavano.
“Georgie è di sopra, ha portato Ginny nella stanza di Ron,” ribatté il monello in tono vago.
Gli occhi di Molly si assottigliarono minacciosamente. “E perché ha portato Ginny nella camera di Ron, scusa?”
Fred fece un ampio sorriso alla madre. “Per aiutarlo a svegliarsi, s’intende…”
“Frederick Weasley!” le urla acute della donna spinsero il monello ad assumere la sua espressione più innocente.
“Vado io di sopra, cara,” s’inserì Arthur, guadagnandosi un grande sorriso dalla moglie, prima di imboccare le scale.
“Perché te la prendi con me, mamma? Io sono qui in cucina…” Fred offrì alla madre il suo sorriso più sincero, mentre Charlie ridacchiava sotto i baffi.
“E ovviamente, il fatto che tu abbia trasformato il suo orsetto in un ragno per vendetta solo poche settimane fa, non dovrebbe farmi propendere per il fatto che tu possa avere a che fare con qualsiasi diavoleria stia combinando George?”
“Ma quello è stato un piccolo innocuo incidente, mamma,” si difese Fred — il sorriso angelico ancora ben presente sul viso lentigginoso.
Molly roteò gli occhi spazientita, consapevole comunque che quello del ragno era davvero stato un incidente, prima di dedicarsi a preparare l’impasto per i pancake.
Nel frattempo Arthur, dopo aver trovato George che tentava di convincere Ginny ad infilare un ragno morto nel letto del piccolo Ron, aveva fatto evanescere l’aracnide — salvaguardando il clima festoso dedicato all’undicesimo compleanno del suo secondogenito.
“Pronti alla colazione, ragazzi?”
Ron, che aveva sfoggiato il broncio fino ad un attimo prima, sorrise felice alla menzione del cibo sempre succulento preparato dalla madre, imitato dalla sorellina; i due si presero per mano e cominciarono a ridiscendere le scale, saltellando.
“Non correte, ragazzi,” si raccomandò Arthur, prima di fermare George ponendogli una mano sulla spalla. “Non così in fretta!”
Il gemello trattenne a stento uno sbuffo.
“Perché ve la prendete sempre con Ron?”
“Non è vero, papà… di solito ce la prendiamo con Percy!”
Arthur fece del suo meglio per non sorridere alla vista dell’espressione imperturbabile del figlio, prendendo un lungo respiro. “Non dovreste prendervela nemmeno con lui, infatti.”
“Ma è così divertente vedere la faccia che fa Perce quando gli nascondiamo i libri o gli occhiali…” mentre i suoi occhi
“Si, ma non è divertente per lui,” gli ricordò il padre.
“Immagino di no,” acconsentì George, ridiscendendo lentamente le scale al fianco del genitore.
“Tornando a Ron…”
“Cosa?”
“Beh, sapete bene che lui è terrorizzato dai ragni… evitate di continuare a fargli scherzi che li coinvolgano.”
“Quindi significa che possiamo organizzare scherzi che non riguardino i ragni…” sorrise soddisfatto George.
Arthur aprì e chiuse la bocca mentre entravano in cucina, cercando la cosa giusta da dire, ma un urlo della moglie lo fece desistere.
“GEORGE WEASLEY!” il bambino sollevò lo sguardo terrorizzato sul padre, prima d’intercettare lo sguardo del gemello. “Hai forse cercato di convincere la tua sorellina ad infilare un ragno morto nel letto di tuo fratello?!”
Arthur scosse la testa — l’aver fatto sparire il ragno si era rivelato assolutamente inutile.
 
***
 
Nel nevoso pomeriggio di martedì 3 gennaio 1984, Charlie Weasley si preparava a festeggiare il suo compleanno insieme al fratello maggiore ed al padre. Il vecchio Perkins, il collega di Arthur, era riuscito ad ottenere tre biglietti per una partita amichevole tra i Vespe di Winbourne ed i Cannoni di Chudley – la squadra che Charlie aveva sempre tifato. Il genero di Perkins era infatti a capo dell’ufficio stampa della squadra nero-arancio ed era riuscito a procurare i tre biglietti, che erano stati il regalo di compleanno di Charlie da parte dei genitori.
“Questi posti sono una favola, papà!” s’entusiasmò l’undicenne.
“Eh già!” Arthur stimava che non dovessero essere a più di cinque metri dalla tribuna d’onore. “Dovrò regalare qualcosa al genero di Perkins per ringraziarlo… anzi, potremmo invitare tutti quanti per cena,” commentò poi, prima di evocare un incantesimo riscaldante, che avvolgesse tutti e tre.
“Dora sarà così invidiosa!” aggiunse Bill, guardandosi intorno ammaliato.
 
La partita era iniziata da una ventina di minuti, e Charlie aveva avuto occasione di esultare già per tre gol, quando il Cercatore della squadra giallo-nera avvistò il boccino e scese in picchiata, tallonato da quello dei Cannoni. Grazie al vento gelido che faceva turbinare i fiocchi di neve e sferzava i visi dei 14 giocatori e dell’arbitro però, l’elusiva pallina riuscì a far perdere le proprie tracce nelle vicinanze delle tribune, costringendo i due Cercatori a riprendere quota.
“Quando finisce, papà? Io ho freddo!” una voce femminile lamentosa raggiunse i tre Weasley — attirando l’interesse di Bill, che quella voce la conosceva bene.
“Non ora, tesoro! Bevi la tua cioccolata calda,” rispose una voce severa.
Le pupille del Grifondoro s’allargarono all’interno delle sue iridi cerulee, quando il ragazzo si rese conto di essere a poca distanza dall'odiosa Ivy Flint.
“Che c’è?” domandò svelto Charlie, resosi conto del repentino cambio d’umore del fratello.
“Una compagna di scuola,” Bill non scese nei dettagli.
“Vuoi andare a salutarla?”
L’altro scosse la testa. “Ci sopportiamo a malapena…”
Il più piccolo annuì, un’espressione comprensiva nei suoi caldi occhi nocciola. “È quella Serpeverde di cui mi hai parlato?”
“Ivy Flint,” borbottò Bill in risposta. “Che tra l’altro nemmeno apprezza il Quidditch e ci tiene sempre a rimarcarlo.”
“E allora che ci fa qui?”
“Se non ricordo male suo padre è amico del presidente delle Vespe,” mormorò il maggiore, mentre una smorfia faceva capolino sul suo viso solitamente rilassato. “Perché ovviamente: mio padre conosce tutta la gente che conta…” concluse, imitando la voce della compagna di scuola.
Le labbra di Charlie si sollevarono in un sorriso aperto e divertito, prima che un altro gol dei Cannoni lo facesse esultare.  “Sarebbe davvero splendido se i Cannoni vincessero. Soprattutto visto che suo padre è amico della gente che conta…” commentò il ragazzo, strizzando l’occhio a Bill.
“Questa tua vena vagamente vendicativa non la conoscevo, fratellino… non vorrai forse finire tra le Serpi, mi auguro!”
Le pupille del giovane Weasley si dilatarono a dismisura, prima che i suoi occhi si assottigliassero. “Buona questa!” ridacchiò, facendo una linguaccia al fratello.
“Non è detto che tu sia Grifondoro come me…”
“Certo che no, infatti Tassorosso non sarebbe così male,” dichiarò il festeggiato.
“I Tassi sono ottimi amici e sono sempre pronti a far festa,” Bill fu subito d’accordo.
“E poi la loro Sala Comune è vicina alle cucine…” concluse Charlie, strizzandogli l’occhio.
Bill scosse la testa divertito, “Tu pensi sempre a mangiare?!”
“Ho un sano appetito. Sono pur sempre un ragazzo in crescita!”
Una nuova picchiata dei Cercatori costrinse i due fratelli a concentrarsi sulla partita, sperando che quello vestito d’arancione ne uscisse vincitore.
 
Dopo un testa a testa serrato durato un paio di minuti, che costrinse molti presenti ad alzarsi in piedi per non perdersene nemmeno un attimo: il Boccino d’oro venne catturato dal Cercatore dei Cannoni. Charlie e Bill scattarono in piedi, coinvolgendo Arthur nelle loro celebrazioni.
“È stato entusiasmante, papà!”
“Lo è stato davvero,” sorrise l’uomo, apprestandosi a condurre i figli verso l’uscita.
Mentre scendevano le scale, i tre si trovarono la strada sbarrata dall’elegantissima famiglia Flint, composta dal Capofamiglia e dai due giovani figli.
“Non immaginavo di vederti qui, Weasley,” commentò Ivy, facendo una smorfia.
“Quella che non credevo proprio di incontrare casomai eri tu…” ribatté Bill, sorridendole affabile. “Mi sembrava che detestassi il Quidditch!”
“Infatti è così,” dichiarò con voce squillante il fratellino minore della Serpeverde.
“Taci, tu!”
“Non trattare in questo modo tuo fratello, Ivy,” la riprese il padre, assottigliando gli occhi in maniera minacciosa — incontrando poi lo sguardo di Arthur e riservandogli un sorriso di circostanza. “Non ci siamo presentati… io sono Easton Flint e credo che i nostri due figli maggiori vadano a scuola insieme.”
“Arthur Weasley, piacere,” rispose Arthur, stringendo la mano dell’uomo.
“Oh, un Weasley…” il sorriso falso divenne un po’ più flebile. “Bella partita, eh? Io ho l’abbonamento annuale alle partite delle Vespe, il presidente è un amico fraterno…”
“Papà, dubito che loro di solito vengano alle partite,” commentò Ivy, sorridendo sprezzante a Bill, che la ignorò.
“Non usare quel tono scortese, Ivy,” la redarguì il padre.
“Beh, ma con tutti quei figli sicuramente non se lo possono permettere…” rispose con tranquillità, sbattendo velocemente le palpebre e lanciando occhiate di sottecchi a Bill.
Le nocche delle mani che Arthur teneva sulle spalle dei suoi due figli sbiancarono e l’uomo prese un profondo respiro — reagire sarebbe stato inutile.
“Hey, Arthur!” una voce lo fece voltare verso un giovane che gli faceva segno da bordo campo.
“Chi è papà?”
“Quello è il genero di Perkins,” rispose a Charlie, prima di concentrarsi sull’uomo più giovane, che li aveva raggiunti. “Ciao, Jonathan!  Grazie ancora per questi posti…”
“Figurati, è stato un piacere” lo rassicurò, sorridendo ai due ragazzi. “ Le squadre mi hanno mandato a chiamarvi, vi aspettano per gli autografi dopo la doccia…”
“Che forza!” s’entusiasmò Charlie, alternando occhiate tra il genero di Perkins, suo fratello ed il padre.
“È meraviglioso,” aggiunse Bill, lanciando un’occhiata trionfante ad Ivy. “Vuoi che chieda un autografo anche per te?” le chiese, prima di allontanarsi.
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Bill Weasley si sarebbe trasformato in una vittima innocente in quel preciso luogo — per sua fortuna, il disprezzo di Ivy Flint non lo scalfì in alcun modo.
 
***
 
Il primo settembre successivo i più piccoli di casa Weasley si svegliarono facendo il diavolo a quattro per accompagnare i due fratelli maggiori a prendere l’Espresso per Hogwarts.
“Voglio andare anche io!” brontolò Fred, spalleggiato dal gemello e da un’imbronciata Ginny.
“Freddie, sai che io devo rimanere a casa con Ron per via della sua influenza… non potete andare tutti con papà alla stazione, lo fareste impazzire!”
“Ma non dobbiamo andare per forza tutti. Basterebbe che andassimo io e George, e Bill e Charlie ovviamente,” ribatté cocciutamente il gemello chiamato in causa.
“Sai bene che Percy andrà con papà, visto che devono acquistare insieme il suo regalo di compleanno…”
“Un altro noioso libro,” George fece una smorfia, che fece ridere il suo gemello.
“Non spetta a voi scegliere i regali di Perce,” gli ricordò Charlie, strizzando l’occhio ai fratellini.
“Ci organizzeremo per andarli a prendere insieme quando torneranno per Natale, va bene?” propose infine Molly.
I due gemelli annuirono e Ginny sorrise alla madre, che le stava porgendo un biscotto appena sfornato.
 
Poco meno di mezz’ora più tardi, i quattro Weasley si stavano salutando sulla banchina.
“Scrivici appena ti sarai sistemato, mi raccomando,” disse Arthur, stringendo il suo secondogenito.
“Ma certo!”
“E comportati bene,” aggiunse, pensando a ciò che la moglie avrebbe raccomandato all’undicenne.
“Farò del mio meglio…” ridacchiò Charlie.
“Ci vediamo per Natale,” concluse, abbracciando anche Bill, mentre Charlie salutava Percy.
“Vi scriveremo stasera stessa,” promise il maggiore, stringendo velocemente Percy.
“Buon viaggio,” disse il più piccolo, osservando i due salire a bordo.
 
“Sei sicuro che posso venire nello scompartimento con i tuoi amici?” chiese per la millesima volta Charlie.
“Scherzi? Dora mi ucciderebbe se osassi impedirtelo!”
“Adoro quella ragazza!” esclamò Charlie, seguendo il fratello nello scompartimento in cui avevano sistemato le loro cose.
“Stavate parlando di me?!” domandò una voce squillante che apparteneva alla strega in questione, che quel giorno sfoggiava capelli di un bel verde mela.
“E questo verde da dove sbuca?” s’informò Bill, osservandola interessato.
“Mamma si è lamentata del fatto che proprio non ho ereditato nulla del suo essere Serpeverde ed ho voluto omaggiarla così…” la Metamorfomaga si strinse nelle spalle, facendo ridere entrambi i fratelli Weasley.
Presto il resto degli amici dei due studenti del terzo anno li raggiunse nello scompartimento e iniziarono gli aggiornamenti sull’estate appena trascorsa.
Circa un’ora dopo la partenza, la porta si aprì rivelando un ragazzino biondo dall’aria un po’ spaurita.
“Oh… speravo che ci fosse posto,” commentò iniziando ad andarsene.
“Possiamo stringerci!” propose svelto John, mentre Annabel rimpiccioliva i bauli e Sam issava la gabbia del suo gufo e quella della civetta di Julia accanto ai bauli risistemati da Annabel.
“Primo anno?” gli domandò Dora, sorridendogli.
Il ragazzino strabuzzò gli occhi alla vista dei suoi capelli, prima di annuire.
“Mi chiamo Tonks,” disse, porgendogli la mano.
“Solo Tonks?”
La ragazzina annuì.
“Si chiama Ninfadora,” s’inserì Bill. “E io invece sono Bill Weasley.”
“Inutile che tu impari il suo nome, perché lo annegherò nel lago nero per aver pronunciato il mio nome completo…”
Il nuovo arrivato alternò occhiate ai due amici, cercando di capire se la ragazzina stesse dicendo sul serio.
“Fanno sempre così, non preoccuparti” lo rassicurò Annabel.
“Non ci hai detto il tuo nome,” aggiunse Julia, sorridendogli.
“Sono Mike Owens, molto piacere…”
“Io sono Charlie Weasley e sono anche io al primo anno,” disse Charlie, facendogli un cenno.
“Come mai non eri ancora seduto?” gli chiese Sam.
“Ero arrivato presto e papà mi aveva trovato uno scompartimento vuoto, aveva messo su tutti i miei bagagli e poi ci eravamo salutati… io sono il primo mago della famiglia, ma penso che anche la mia sorellina lo sia e poi…”
“Poi cosa?” s’informò John.
“Il treno era partito da poco quando sono entrate tre ragazzine e mi hanno scacciato dicendo che quello scompartimento era riservato a studenti più grandi, ma soprattutto non era per insulsi Sanguesporco come me… non so nemmeno cosa voglia dire, ma non penso fosse qualcosa di bello,” spiegò, prendendo posto accanto a Charlie.
“E, dimmi un po’ Mike, per caso una di queste tre era mora con grandi occhi celesti ed un’aria di superiorità?” lo interrogò Dora.
Il bambino annuì.
“Non siamo ancora arrivati a Hogwarts e già rompe le pluffe, quella scema!” Dora roteò gli occhi esasperata.
Charlie, che dopo l’incontro alla partita aveva sperato di non avere più a che fare con la Flint, s’intristì al pensiero di come avesse scacciato quel povero ragazzo.
“Ti va una Cioccorana?” propose quindi al suo nuovo amico.
“Non ho idea di cosa sia…”
“Credimi, ti piacerà!” lo rassicurò il ragazzo, passandogliene una.
 
Quella sera Mike e Charlie vennero smistati insieme a Grifondoro e divennero compagni di stanza, quello avrebbe segnato l’inizio della loro amicizia ed avrebbe portato Charlie, Bill, Dora ed il loro gruppo di amici ad essere invitati all’esclusiva festa di compleanno del giovane Owens l’estate successiva. Ivy Flint si mangiò le mani quando venne a sapere che i signori Owens erano babbani sì, ma avevano una enorme villa con piscina in una delle zone più esclusive di Londra, oltre ad una casa sulle coste vicine a Brighton ed uno chalet nelle Alpi svizzere.
 



Nota dell’autrice:
Immagino che vi stavate chiedendo se fossi ancora viva, sono imperdonabile, lo so! Purtroppo ultimamente il tempo a mia disposizione da dedicare alla scrittura è stato davvero troppo poco, ma spero che le cose migliorino a breve.
Ci tenevo tanto a pubblicare questo capitolo, che ho scritto e risistemato un’infinità di volte e che spero sia venuto bene.
Povera Ivy, la sto trasformando in una specie di mostro, ma prima o poi rinsavirà anche lei, anche se non posso anticiparvi se sarà in tempo per costruire un rapporto di sincera amicizia con qualcuno che non stia con lei solo per il suo nome.
Con questo capitolo più incentrato su Charlie ho voluto introdurre un altro personaggio, oltre che la passione del nostro secondogenito Weasley per il Quidditch, oltre che cementare l’amicizia tra Bill e Dora ed il rapporto fraterno tra i due Weasley maggiori.
Spero che anche gli altri Weasley vi siano sembrati IC.
Al solito chiedo perdono ai mostri sacri della letteratura a cui sto "rubando" le citazioni e vi prometto di aggiornare molto più velocemente con il prossimo capitolo!
A presto,
Francy
   
 
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