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Autore: Enchalott    22/05/2019    4 recensioni
Questa storia è depositata presso lo Studio Legale che mi tutela. Non consento "libere ispirazioni" e citazioni senza il mio permesso. Buona lettura a chi si appassionerà! :)
"Percepì il Crescente tatuato intorno all'ombelico: la sua salvezza, la sua condanna, il suo destino. Adara sollevò lo sguardo sull'uomo che la affiancava, il suo nemico più implacabile e crudele. Anthos sorrise di rimando e con quell'atto feroce privò il cielo del suo colore".
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lupi
 
Il tramonto stava trascorrendo quasi inosservato al termine di una giornata caliginosa e priva di sfumature.
Le colline brulle avevano ceduto il posto ai boschi e il sentiero si inoltrava tra gli alberi secolari, che avevano l’aspetto di creature spettrali emergenti dalla bruma. Il vento non riusciva a raggiungere la stretta gola in cui i viaggiatori si erano insinuati, così l’aria era immota e l’odore muschiato della vegetazione stagnava con preponderanza, ingaggiando sfida con la nebbia biancastra.
Dare Yoon aveva suggerito di assicurare tra di loro i cavalli e procedeva con cautela in testa alla breve fila, tentando di non smarrire l’orientamento o almeno di non finire in qualche buca celata dalla rigogliosa e selvaggia natura.
I rami fronzuti erano così bassi, che talvolta i tre erano costretti a piegarsi sulla sella per non essere disarcionati e quello costituiva un ulteriore motivo per procedere al passo in una foresta che sembrava non avere fine.
“Conviene che ci fermiamo” disse Narsas violando il silenzio, scrutando sopra di lui il cielo che si stava rabbuiando e annunciava l’imminente crepuscolo.
Il capofila si voltò e lo squadrò con fastidio, però ammise tra sé che il compagno di strada non aveva poi così torto: procedere ulteriormente a naso nel buio non era certo l’opzione migliore.
“Laggiù” rispose, indicando un enorme tronco atterrato, che offriva una cavità sufficientemente ampia da costituire un riparo.
“Non ho mai visto una selva tanto fitta e tanto smisurata” commentò Adara, esaminando con meraviglia i maestosi alberi e la vegetazione circostante, in un’esplosone di verde che non aveva mai sperimentato in vita sua “Non capisco come non abbiamo fatto a non perderci qui in mezzo”.
“Non è detto che non sia accaduto” considerò l’arciere “Non ci sono punti di riferimento precisi in questo labirinto e la foschia è un ulteriore ostacolo. Non ho assolutamente idea di dove siamo”.
“Per chi non li sa distinguere!” saettò in risposta Dare Yoon, alquanto piccato “Tu sei nato nel deserto, è ovvio che ai tuoi occhi questa situazione costituisca una sciarada!”
“Anche il mare di dune non ha riferimenti, in realtà” replicò Narsas con calma “Non c’è la nebbia, ma la sabbia è un impedimento altrettanto insidioso”.
“Il muschio sugli alberi indica il nord” spiegò l’ufficiale spazientito, passando la mano sulla patina smeraldina che abbracciava un grosso ceppo ritorto “Ho imparato a comprendere i segni della natura durante l’addestramento, a seguirli quando il cielo è offuscato e non possiamo sfruttare né il sole né le stelle”.
“Spero che tu abbia ragione” concluse l’Aethalas, ponendo fine alla discussione.
“Eppure…” borbottò Adara, dubbiosa “A me pare di essere già stata qui”.
Narsas smontò da cavallo e si inginocchiò a terra, esaminando l’erba e le foglie che arricchivano il terreno umido. Si spostò i capelli scuri dietro l’orecchio e il suo pendente rosso intenso scintillò alla fioca luce. Sollevò il viso, poco persuaso.
“Infatti è così. A meno che non sia passato qualcun altro poco prima di noi, le tracce suggeriscono il transito recente di animali ferrati”.
“Che cosa!?” esclamò Dare Yoon, sentitamente offeso dall’affermazione.
Saltò giù dalla sella con foga e si precipitò nel punto indicato dall’arciere, solo per scoprire con stizza che questi aveva ragione.
“Dannazione” ringhiò tra i denti, avvampando.
“Io non credo che tu abbia sbagliato” considerò Narsas con preoccupazione crescente “Piuttosto, ritengo che qualcuno stia cercando di confonderci e non sarebbe tanto sorprendente, visi gli eventi recenti, cui tutti abbiamo assistito”.
Il soldato aggrottò la fronte, un po’ stupito dalla fiducia accordatagli dall’Aethalas.
“Oh, stelle!” esclamò la principessa, allarmata “Tu pensi davvero che questa foschia sia dovuta ad una qualche magia?”.
“Non lo escluderei…” replicò l’arciere.
Dare Yoon annuì, in accordo con lui.
“Potremmo segnare gli alberi con il coltello per controllare il percorso che stiamo seguendo, ma se è come hai detto sarebbe perfettamente inutile” sospirò poi.
“In ogni caso, dobbiamo fare una sosta” aggiunse il guerriero del deserto “E prepararci ad un possibile attacco”.
 
Legarono i cavalli alle radici sollevate della pianta secolare e accesero il fuoco difronte all’incavatura del legno, sistemandosi per la notte con un terribile senso di precarietà nell’animo.
Narsas slacciò con cautela la sacca in cui custodiva le sue ampolle variegate e, dopo averle controllate, ne trasse una verde, dotata di un tappo sigillato a punta arrotondata. La schiuse e ne bevve rapidamente il contenuto.
Adara lo osservò con interesse, sbocconcellando la magra cena, costituita da focaccia secca, carne salata e acqua tiepida.
“Che cos’è?” gli domandò, stringendosi il mantello sulle spalle.
Il guerriero si voltò, guardandola con quegli occhi bruni, che al chiarore altalenante delle fiamme apparivano lucidi come corindoni vermigli.
“Serve per non dormire” spiegò gentilmente, riponendo la boccetta vuota.
“Allora dallo anche a me!” propose lei con entusiasmo “Voglio essere d’aiuto nei turni di guardia, stanotte!”.
“Non è il caso” obiettò lui con un cenno di diniego.
“Ma…”
“No” ripeté lui più severo “Non sei abituata, potrebbe avere degli effetti collaterali”.
Prima che la ragazza potesse nuovamente contestare, Dare Yoon gettò un pezzo di legno nel falò e il fuoco guizzò verso l’alto in una miriade di scintille scoppiettanti.
“Sono d’accordo. Non vi permetterò di assumere uno di quegli intrugli ripugnanti di matrice Aethalas” affermò con decisione “Non pensateci neppure!”.
“Ooh…” sbuffò la principessa, rassegnata “Quando voi uomini fate comunella…!”
Narsas sorrise divertito, piantando alcune frecce nel terreno per averle pronte all’uso.
 
Il silenzio era strano e assordante. Il silenzio era qualcosa di assurdamente concreto e aveva preso dimora tra gli alberi, sostituendosi a quello più naturale della notte. Una quiete troppo profonda, troppo discordante dalla realtà contingente, troppo simile ad una creatura in carne ed ossa per passare inosservata.
Narsas allungò il braccio verso la spalla di Dare Yoon, che dormiva poco discosto, avvolto nel pesante manto per vincere l’umidità del luogo, e lo scrollò.
Il soldato balzò a sedere portando istintivamente la mano alla spada, ma il compagno gli fece cenno di tacere, indicandogli il fitto della vegetazione.
Non si mosse alcuna foglia, ma l’arciere incoccò un dardo e lo puntò comunque in quella direzione, scrutando ostinatamente le tenebre oltre il fuoco acceso.
Dare Yoon sguainò l’arma a scanso di equivoci, senza vedere nulla di allarmante: poi si rese conto che qualcosa baluginava tra i cespugli intricati del sottobosco.
Sembravano braci sospese nel verde, ma possedevano la freddezza dell’inverno e non emanavano alcun calore. Iniziarono a costellare la foresta in coppie ardenti del colore del sangue, mute e terrificanti nel loro rapido moltiplicarsi.
Li osservavano da una posizione di vantaggio e il loro esitare non era altro che una studiata attesa, per cogliere il momento opportuno per attaccare.
Adara si svegliò di soprassalto con un gemito soffocato, portandosi le mani al ventre. Il Crescente le aveva spedito al cervello una fitta violenta e stava continuando a bruciarle la pelle con urgenti ondate di energia. Sollevò la casacca e vide che il disegno era tuttavia rimasto del suo colore naturale, nonostante l’allarme.
Si sporse dal riparo e li vide. Occhi scarlatti nel buio, privi di un volto eppure emananti un potere oscuro e malvagio. Ne erano circondati.
“Narsas…” chiamò, impugnando a sua volta la spada e stringendo tra le dita la stoffa che copriva il dolorante tatuaggio a forma di falce.
“Stai indietro” ribatté il guerriero, sollevando l’arco senza spostarsi dalla posizione di offesa che aveva assunto.
La freccia partì rapida come il pensiero, colpendo con mortale precisione il punto in ombra tra due di quei tondi tizzoni rosso vivo.
I due bagliori maligni si spensero senza un rumore, mentre l’Aethalas incoccava velocemente il secondo strale.
Prima che riuscisse a tirare, tuttavia, le luci presero ad avanzare inesorabilmente verso il cerchio illuminato dalle fiamme.
Il chiarore del falò gettò il suo riverbero sulla prima delle creature sbucate dalla foresta, che snudò i canini aguzzi e raddrizzò il folto pelo bruno-argentato.
“Lupi?!” esclamò Dare Yoon con l’aria di chi si è preoccupato per nulla.
“Hanno fame e ci hanno fiutati!” disse Adara concitata “Osservate la loro pelliccia, non sono animali che vivono in questa zona. Il freddo intenso li ha spinti a valle, disperatamente a caccia di cibo. Ma allora perché il Crescente…”
“Sì, sono kira” affermò Narsas, senza perdere di vista il bersaglio “Vengono dal Nord, ma dubito che abbiano scelto spontaneamente la via. Guardate i loro occhi”.
Le pupille delle belve erano spente, ma emanavano quel fulgore innaturale tinto di cremisi e dalle loro fauci digrignate non proveniva alcun ringhio minaccioso.
“Sono incantati!” sentenziò il soldato, mettendosi in guardia “Nessun lupo ha gli occhi di quel colore!”.
L’animale in testa al branco balzò in avanti, spalancando la bocca omicida e tendendo le robuste zampe artigliate verso la sua preda umana.
Dare Yoon mulinò la spada e gli squarciò il fianco, che iniziò a sprizzare un liquido nerastro e vischioso simile al sangue. L’uomo aggrottò la fronte quando lo vide lentamente ritornare vermiglio, ma non ebbe il tempo di concedersi ulteriori elucubrazioni sul fenomeno.
Gli animali selvaggi partirono all’assalto quasi all’unisono, precipitandosi in gruppo verso il precario rifugio oltre al fuoco, senza più esitare, annusando minacciosamente l’aria. I loro salti agili divennero più precisi e più mirati ad ogni ondata.
“Ci attaccano in silenzio!” esclamò Adara inorridita e incredula, sguainando a sua volta la spada e preparandosi all’impatto.
 
Narsas li coglieva con i suoi dardi prima che riuscissero a toccare terra, ma aveva a malapena il lasso per munire l’arco e non farsi abbrancare dalla furia dei kira, che si coprivano la via l’uno con l’altro pur di riuscire a raggiungerlo.
Con la coda dell’occhio vide due belve enormi scattare in direzione della principessa, che riusciva a malapena a difendersi, quasi costretta contro il tronco abbattuto.
“Maledizione!” imprecò, dando fuoco alla punta della freccia ferma sulla corda tesa.
La saetta partì, descrivendo una parabola infiammata, e si conficcò nel dorso peloso del lupo più vicino, che avvampò. L’animale sussultò, ma non emise alcun brontolio di dolore. La sua pelliccia in fiamme iniziò ad emanare un odore acre di bruciato, ma il lupo non si rotolò a terra per liberarsi del dolore e non fuggì come l’arciere si sarebbe aspettato da una normale creatura.
I suoi occhi rossi lo puntarono con ostinazione. Prima che facesse retro marcia, Adara calò su di lui la spada, aprendogli una fenditura nel collo e facendolo crollare al suolo. Il secondo animale prese la rincorsa per piombarle addosso e gettarla a terra, ma Dare Yoon lo stroncò con un micidiale fendente.
“Sono troppi!” gridò in quell’assurda e innaturale assenza di rumore “Non possiamo resistere a lungo! Narsas! Che diamine stai facendo!?”
Era così impegnato nella lotta impari, da non accorgersi di aver chiamato per la prima volta per nome il compagno di viaggio.
Per tutta risposta, l’arciere continuò a frugare nella sacca, tirando contro gli attaccanti giusto quando non ne poteva fare a meno.
“Adara!” chiamò poi “Cerca di raggiungere i cavalli! Devi slegarli!”
“Sei pazzo!” urlò il soldato della Guardia “Non permetterò che corra un simile rischio!”
“Abbiamo bisogno di un’esca!” rimandò il guerriero del deserto “Coprile le spalle, io tenterò di bloccarli per un po’!”
Dare Yoon si portò dietro alla ragazza, che si spostava il più rapidamente possibile in direzione dei destrieri, che nitrivano terrorizzati e provavano a strappare le corde che li tenevano ancorati a quell’orrore.
“Esca!?” ruggì il soldato, al colmo dell’ira “Tu vuoi che una donna faccia da esca a quei mostri! Sei un vigliacco!”
“Chiudi quella bocca!” esplose l’Aethalas, parimenti infuriato “I cavalli! Uno di essi farà da esca, tu salirai in sella con Adara sul secondo e ti allontanerai il più velocemente possibile! Io prenderò l’ultimo, se ce la farò. Muoviti!”.
Dare Yoon imprecò tra i denti, ma si fiondò alle costole della principessa, che stava per raggiungere la loro unica occasione di salvezza.
La ragazza si liberò di un lupo che le aveva sbarrato la strada, ma subito altri tre presero il suo posto, impedendole di proseguire. Il più grosso si acquattò, piegando le zampe posteriori, per spiccare un salto e metterla alla sua mercé, ma fu stroncato da una freccia, che gli si piantò a fondo nella gola, spezzandogli il respiro.
“Andate, presto!” esclamò Dare Yoon, raggiungendola e abbattendo un’altra belva con una mossa perfetta, che liberò la via.
Il terzo kira lo puntò con ostilità, mostrando le terribili zanne.
Lei corse a perdifiato e prese freneticamente a sciogliere le redini annodate alle radici scoperte del ceppo, intralciata dal continuo strattonare e impennarsi dei cavalli, che scrollavano la groppa per fuggire lontano dal pericolo.
Narsas, inginocchiato accanto al falò, prese dalla borsa di cuoio una fialetta rossa e la infilò alla cintura con estrema attenzione. Scrutò il bosco e constatò con rammarico che il numero degli attaccanti non era affatto diminuito, contrariamente al suo arsenale di dardi. La faretra era quasi vuota.
Guardò rapidamente in direzione di Adara e vide che aveva sciolto il primo cavallo e che stava faticando a trattenerlo per le redini.
“Dovete bendarlo!” gridò Dare Yoon a pochi passi da lei, mentre cercava di respingere due bestioni con il pelo irto, indietreggiando per la stanchezza che gli faceva pesare dolorosamente le braccia.
La ragazza stracciò rapidamente un brandello dal fondo del mantello ed eseguì l’operazione, pregando che il silenzio assoluto dello scontro facesse gradualmente calmare il destriero e che l’odore selvatico dei lupi non sortisse invece l’effetto opposto. Ripeté l’operazione con il secondo e anche con il terzo.
Una freccia sibilò ad una spanna da lei e inchiodò al suolo un giovane kira dal manto argentato, che si accasciò al suolo contorcendosi violentemente prima di spirare.
Adara distolse lo sguardo dalla povera bestia. Le lacrime le salirono agli occhi, ma le scacciò subito. Non era il momento di compatire i lupi. Non avrebbero mai attaccato, se qualcuno tanto crudele non avesse posto su di essi una magia oscura… ma in quel frangente erano loro il nemico, loro i latori di morte. Quell’essere privo di scrupoli, che aveva già mietuto innumerevoli esistenze con arida freddezza, avrebbe pagato anche le loro innocenti vite.
Balzò in sella e fece voltare il cavallo con un grido.
Dare Yoon fece segno di aver capito e cercò di liberarsi delle belve che lo stavano accerchiando in numero sempre crescente. Le frecce dell’Aethalas si erano fatte sempre più rade e lo scontro andava scivolando verso un finale tragico.
Colpì il lupo più prossimo con un montante, che lo sbatté contro il vicino e si spostò verso la principessa, tentando di tenere sgombra la via di fuga.
Dall’ombra sbucò un capobranco enorme, che si avvicinò a zanne scoperte, privo di qualsiasi timore. Una freccia gli si conficcò tra le costole, ma l’animale continuò ad avanzare in direzione del soldato, come se nulla fosse.
Adara spronò il cavallo e si gettò a capofitto nella mischia per salvarlo da una fine orribile. Ruotò la spada, uccidendo un altro kira, ma il bestione irsuto appena giunto scattò sulle zampe posteriori e lo scagliò a terra, bloccandolo con la sua mole prima che lei potesse intervenire.
“Dare Yoon!” strillò, precipitandosi nella sua direzione.
“Non venite!” rimandò lui, con le fauci sbavanti del lupo a pochi centimetri dal viso.
Staccò il pugnale dalla cintura, facendo leva con un solo braccio, e lo piantò nella pancia del mostro, che sobbalzò, ma non rinunciò alla preda.
Adara lo colpì a sua volta con la lama, assestandogli una profonda ferita, ma il colosso non cedette. Con un ultimo sforzo, anzi, conficcò i denti nella spalla del soldato, che urlò di dolore.
Un dardo gli sibilò a un dito dal naso e centrò l’occhio sinistro del lupo, che mollò di colpo la presa. Dare Yoon recuperò la spada e la menò con tutte le forze addosso all’avversario, infliggendogli il colpo di grazia.
“Crepa, maledetto!” sputò, tenendosi la spalla sinistra, mentre la stoffa blu della sua casacca iniziava a tingersi di sangue.
Il soldato ignorò sia la ferita sia gli altri kira e montò in sella, lanciando uno sguardo eloquente all’arciere del deserto e incitando la cavalcatura sull’unica via libera.
Narsas annuì e si alzò in piedi, appoggiando la punta dell’arco a terra.
Adara lasciò andare a malincuore l’ultimo cavallo, frapponendolo tra sé e gli inseguitori dagli occhi di fiamma.
“Non è possibile!” esclamò Dare Yoon, stringendo i denti per il dolore e sporgendosi ad osservare che cosa stava avvenendo alle loro spalle “Hanno ignorato l’esca! Stanno lanciandosi dietro di noi!”
Adara vide il branco che scartava per evitare il cavallo fermo in mezzo al percorso.
“Ora non ci sono più dubbi sul fatto che siano sotto coercizione!” affermò “Narsas…?”
“Ha detto di andare avanti, non possiamo attenderlo!”.
“Non possiamo lasciarlo così!”
“Vi prego, mia signora, dobbiamo distanziare i kira! Non ce la faremo mai se ci fermiamo adesso!”
“No!!” gridò la ragazza, tirando le redini.
Dare Yoon assestò un colpo di piatto sul sedere del cavallo di lei, che scattò in avanti, liberandosi della benda con una scrollata del muso e lanciandosi in corsa pancia a terra, poi piantò i talloni nei fianchi del proprio e lo lanciò ad un galoppo altrettanto sfrenato.
Alle loro spalle, lo scalpiccio fremente di innumerevoli zampe unghiute non scemò.
 
Narsas lasciò che i lupi si concentrassero in un solo punto con un paio di abili lanci e sfilò dalla cintura di seta la boccetta di vetro rosso. Spezzò il sigillo con il pollice e attese il momento opportuno, coprendosi la parte inferiore del volto con la sciarpa colorata che portava tra i capelli.
Rimase immobile, con le belve in ringhiante silenzio a pochi metri.
Poi lanciò l’ampolla nel fuoco, che si attizzò, elevando possenti fiammate variopinte verso il cielo notturno.
I kira si fecero indietro, spiazzati e lui ne approfittò per gettarsi verso l’ultimo cavallo rimasto, ringraziando il fatto che fosse stato risparmiato.
Un vapore verdastro iniziò a impregnare l’aria, innalzandosi dal fuoco acceso.
La belva più vicina fiutò la sostanza volatile, si irrigidì e rovinò su un fianco, in agonia, vomitando sangue. Le altre seguirono la sua sorte via via che la nube velenosa ampliava inesorabilmente il suo raggio d’azione.
L’arciere spronò il destriero, che partì di corsa nella direzione già intrapresa dai compagni, reggendo con la mano libera un tizzone infuocato, che spargeva dietro di lui l’essenza letale. L’effetto non sarebbe durato a lungo, era importante fermare quanti più kira possibile, sebbene sembrassero infiniti.
Intravide davanti a sé i due compagni al galoppo, tallonati da una decina di animali, che la magia rendeva tenaci e caparbi, e incitò ulteriormente il cavallo.
La distanza si accorciò e Narsas lasciò andare il pezzo di legno ormai estinto, portandosi poi le redini alla bocca per non perderle durante la corsa sfrenata. Sollevò l’arco, mantenendosi in equilibrio precario sulle staffe, e scoccò la sua ultima freccia in un atto complicato che non aveva mai tentato.
Il dardo schiantò a terra l’ultimo lupo della fila, ma gli altri continuarono il loro ostinato inseguimento. Il giovane poteva sentire i loro respiri affannosi e veloci, l’affondare delle loro zampe pesanti nel terreno erboso, la fatica dell’andatura a perdifiato: la magia li spingeva a proseguire a oltranza.
Inspiegabilmente, notò che Adara e Dare Yoon stavano rallentando e poi li vide fermarsi di colpo. I cavalli si impennarono più volte a quel secco ordine d’arresto e batterono ripetutamente gli zoccoli al suolo per riguadagnare l’equilibrio, prima di ruotare nervosamente su se stessi verso le belve in arrivo.
“Ma che cosa…?”
L’Aethalas intuì da solo la risposta. Non c’era più possibilità di fuga: la via tra gli alberi terminava in uno strapiombo, appena visibile in quella notte velata di foschia.
Erano in trappola.
 
“Restate in sella!” ordinò il soldato della Guardia, balzando giù dalla groppa del suo corsiero con la spada in pugno e ponendosi a difesa della principessa.
La stoffa del suo braccio sinistro era completamente inzuppata e lo strappo lacero sulla casacca lasciava intravedere una ferita aperta piuttosto grave, che grondava copiosamente sangue.
“Non ci penso neppure!” ribatté la ragazza, affiancandoglisi “Non puoi affrontarli tutti da solo in quelle condizioni, lo faremo insieme!”.
“Portala via!” ringhiò Dare Yoon all’indirizzo di Narsas, che li osservava con inquietudine dall’altro lato degli attaccanti, ormai privo di frecce.
L’arciere annuì, sfilandosi il pugnale ondulato dalla cintura e piantò i talloni nei fianchi del cavallo, che riprese ad avanzare.
“Coprila!” rispose.
I kira erano in netta maggioranza e parevano instancabili. Scoprirono le fauci in una minaccia silenziosa e i loro occhi vermigli luccicarono maligni nel buio, osservandolo.
Il soldato strinse l’elsa dell’arma con ambo le mani, il viso stravolto da una smorfia di estrema sofferenza.
“Dovete salvarvi, mia signora! Adesso. Fatelo non per me, ma per Elestorya, così come lo sto facendo io!”
Adara si sentì raggelare a quelle parole e la sensazione di freddo intenso nell’anima, accompagnata da un’altra fitta bruciante inviatale dal Crescente, le diede il coraggio di lasciare quell’uomo coraggioso e fedele al suo orribile destino. Quell’uomo che, con la certezza della morte nei pensieri, le aveva ricordato la sua missione.
“Che gli dei ti aiutino, Dare Yoon…” singhiozzò, allontanandosi da lui.
I lupi le sbarrarono la strada con ostinata tattica, impedendole di procedere. Uno di essi si gettò audacemente tra le zampe del cavallo, addentandolo ad un garretto.
L’animale scartò e sgroppò, impennandosi per liberarsi della morsa che avvertiva alla gamba, scalciando come un matto, incurante delle redini tirate che gli premevano il morso tra i denti.
La giovane venne disarcionata e piombò a terra, pericolosamente vicina agli zoccoli ferrati del destriero e alle fauci delle belve.
“Adara!”
Narsas intercettò un lupo prima che le saltasse addosso e ingaggiò con lui un devastante corpo a corpo, armato solo del pugnale, mentre Dare Yoon continuava a menare la spada contro chi osava attaccarlo, impossibilitato a intervenire.
La principessa si rialzò, con la vista annebbiata dall’impatto, con la lama ancora sguainata, con la terribile certezza di aver perso l’unica occasione di scampo.
È finita…” mormorò, preparandosi a fronteggiare il branco con le ultime forze, mentre i suoi due compagni di viaggio si stavano ormai arrendendo, stremati e vinti.
Il Crescente ribollì con un’inusitata forza, opponendosi a quella sorte.
I kira si bloccarono e sollevarono i musi verso il cielo, fiutando l’aria. Poi si voltarono verso il fitto del bosco, scrutandone la profondità, come se stessero avvertendo qualcosa di pericoloso.
Dare Yoon approfittò di quell’attimo di distrazione e decapitò il suo assalitore. Poi crollò a terra privo di sensi.
Narsas squarciò il ventre al lupo che lo stava sovrastando, scostandolo poi con un calcio a piè pari e si raddrizzò sulle ginocchia, ansimando.
La foresta brillava di luci azzurre. Erano coppie identiche a quelle che avevano annunciato l’arrivo dei nemici a quattro zampe e avanzavano verso la costa del burrone. I kira si acquattarono, dimenando le code irsute.
“Che… che cosa sono?” sussurrò Adara, tremando come una foglia.
Narsas si trascinò fino a lei e si accertò che non fosse ferita.
“Non lo so…”
La risposta si concretizzò immediatamente. Lupi.
Erano enormi, almeno il doppio dei kira, e avevano una spessa pelliccia grigio cenere, striata di nero. I bagliori erano i loro occhi, lucenti come il ghiaccio del Nord illuminato dalla luna. Erano orlagh delle montagne.
“No…” sussurrò la ragazza, stringendosi all’arciere, ormai persuasa della fine.
Il guerriero le baciò la fronte, circondandola con le braccia e prendendole la spada, per difenderla fino all’ultimo soffio di vita.
“Non ti vedrò morire… non lo permetterò…” disse.
Tutto rimase inerte per un interminabile momento.
Poi gli orlagh si lanciarono spietatamente sui kira, azzannandoli, facendoli a brandelli e dilaniandone le carni in un crescendo di furia assassina.
L’erba divenne rossa di sangue e la caccia feroce diventò ancor più agghiacciante quando i più minuti presero a guaire e ad uggiolare, interrompendo il silenzio che li aveva caratterizzati fin dalla loro apparizione.
“Muoviamoci!” esclamò Narsas, trascinando la principessa, che continuava a premersi la mano sul ventre.
Sollevò il corpo inerte di Dare Yoon e lo mise di traverso sulla sella del cavallo più vicino, fissandolo velocemente con le staffe.
È vivo!” aggiunse in risposta allo sguardo angosciato della ragazza “Ma dobbiamo fare in fretta. La ferita e molto grave!”.
Si allontanarono a tutta velocità, superando il cruento macello in corso, lanciandosi al galoppo tra gli alberi, mentre le prime luci dell’alba schiarivano la strada.
 
Si fermarono solo quando i cavalli presero pericolosamente a schiumare.
“Dobbiamo farli riposare o scoppierà loro il cuore!” enfatizzò Adara, portandosi al passo e carezzando il lungo collo sudato del povero animale.
Narsas si volse: il bosco era lontano, una macchia verde distante nel fulgore perlato del mattino. Nessuno all’orizzonte.
“Aiutami a prenderlo” rispose, indicando Dare Yoon, che oscillava pericolosamente sulla groppa del suo destriero.
Lo fecero adagiare al riparo, tra le rocce, saggiandone le condizioni. Non era più esanime, ma era pallido come un miraggio.
“C-che… che miracolo è accaduto…?” esalò lui con fatica, socchiudendo le palpebre e realizzando di essere ancora vivo e fuori dalla selva maledetta.
“Altri lupi” rispose Adara, ancora sconvolta dall’accaduto.
“Incantati pure quelli” aggiunse Narsas “Hanno massacrato i kira…”.
“Chi è…?” domandò il soldato, dando voce alla domanda di tutti.
L’arciere scrollò la testa, privo di risposte.
“Non c’era nessuno” disse “Sicuramente qualcuno abbastanza potente da controllare a distanza un branco di orlagh… e più forte di chi ha istigato i kira”.
Dare Yoon contrasse le sopracciglia e si portò la mano alla spalla. Le dita si macchiarono di sangue fresco.
“Dobbiamo arrestare l’emorragia e curare la lesione” disse la principessa.
“Ci sono delle bende nella mia sacca…” rispose lui stringendo i denti.
“Che non servono a niente” sentenziò Narsas, fissandolo con uno sguardo severo “La ferita è profonda e non escluderei l’infezione a quanto vedo”.
“Senti pulsare?” chiese Adara premurosamente.
L’uomo non rispose e continuò a fissare l’Aethalas che armeggiava con la sua borsa piena di ampolle misteriose.
“Non mi farò medicare da te” ringhiò astioso.
“Non sei in condizione di dettare le regole” replicò Narsas, ignorando la protesta.
“Tu non oserai…!”
“Ti prego, Dare Yoon!” intervenne la principessa “Fidati di lui… o morirai!”
“Preferisco la seconda!” saettò lui sdegnato.
Adara sentì la rabbia montare. Era stanca di veder scomparire le persone senza potersi opporre. Stanca di fuggire da un nemico invisibile. Stanca di quella stupida scaramuccia tra maschi. Stanca di dover sempre mediare per difendere un uomo che si era, invece, dimostrato prezioso e leale… stanca di tutto!
“Adesso piantala, soldato!” sibilò, piantandogli un dito nello sterno.
Dare Yoon spalancò gli occhi, preso alla sprovvista.
“Tu accetterai l’aiuto di Narsas, perché è la tua unica possibilità di sopravvivenza. E lo farai non perché te lo sto chiedendo io, ma per Elestorya! O le tue parole, questa notte, erano solo fiato al vento?”.
Lui sospirò, esitando, messo all’angolo dalla fedeltà che doveva alla sua terra e dall’ordine della sua signora.
“Va bene…” borbottò suo malgrado.
L’Aethalas gli accostò una fiala verde alle labbra, in modo che la potesse bere agevolmente e non la rovesciasse.
“E’ sonnifero” spiegò.
Dare Yoon ingoiò rapidamente il liquido chiaro e la sua testa si fece pesante. Tutto divenne buio.
   
 
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