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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    22/05/2019    1 recensioni
[LongFic][MacDalton][Season 3 canon divergence]
“Ehi, Mac. Dormi?”
“No… Non si dorme davanti a Die Hard, no?”
“Bugiardo, ti eri appisolato, confessa.”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: MacGyver (2016)

Rating: Giallo

Personaggi/Pairing: Team Phoenix, MacDalton

Tipologia: Long-fic

Genere: Drammatico, hurt/comfort, romantico

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

Note: Dedicata a Mairasophia. Ambientata dopo la stagione 3 ma con parecchie divergenze (SPOILER: Jill è viva e Jack è ancora con la Phoenix al fianco di Mac. Oversight non pervenuto.)

UNDERNEATH

CAPITOLO 1

I CAN COME THIS WAY

 

When I'm with you

I feel the real me finally breaking through

It's all because of you…

When I’m with you – Citizen Way

“Ehi, Mac. Dormi?”

“No… Non si dorme davanti a Die Hard, no?”

“Bugiardo, ti eri appisolato, confessa.”

“E va bene.” disse Mac con voce impastata di sonno mentre si girava per distendersi sulla pancia e nascondere il viso sulla coscia di Jack: “Mi ero addormentato, non dici sempre che dovrei dormire di più? Ti stavo accontentando.”

Per tutta risposta, Dalton gli diede un pizzicotto su un gluteo con un sorriso divertito: “Felice di essere un cuscino comodo, piccolo.” disse con voce sfumata di tenerezza, “Ma devo parlarti di una cosa importante, quindi siediti composto.”.

Mac sbatté più volte le palpebre, incerto su cosa pensare, e forse anche un pochino in ansia – benché questo non lo volesse ammettere -, ma obbedì alla richiesta del compagno; tra gli sbadigli, si mise seduto e si ravvivò i capelli appiattiti.

“Ecco, sono seduto, cosa c’è di così importante che non può aspettare?”

“Povero principino, svegliato dal suo pisolino.”

“Jack…”

“Ok, ok. C’è un motivo davvero importante dietro a questa richiesta, te lo assicuro. E non è proporti una maratona di Star Wars, te lo prometto. È qualcosa… di diverso.”.

Agli occhi di Mac, il compagno sembrava strano e questo suo comportamento lo portò inevitabilmente a riflettere sugli avvenimenti della giornata, alla ricerca di qualcosa che lo spiegasse: da quando la loro relazione era mutata, trasformandosi in qualcosa di più profondo e, Angus ebbe un fremito, fisico, le mattinate erano più o meno sempre le solite, dalla sveglia alla colazione fatta al volo prima di prendere la macchina e sfrecciare per Hollywood Hills verso la sede della Fondazione, dove Matty li aspettava per dar loro qualche incarico o per, nel caso di Mac, lavorare eventualmente in laboratorio con Bozer.

Sempre che non fossero già impegnati in qualche missione.

Quel giorno, in particolare, non era successo niente di particolare, era stata una giornata del tutto tranquilla: laboratorio, Matty, qualche telefonata e un pranzo assieme al resto della loro famiglia, niente di particolare o rilevante.

“Ehi, ci sei o ti sei addormentato con gli occhi aperti?”

La voce di Jack fece sobbalzare Mac, che non si era neppure accorto del compagno che lo fissava con aria dubbiosa dal cuscino accanto a lui: “Sembravi assente.” precisò Dalton, prima di accarezzargli la guancia con la mano callosa.

Mac si abbandonò a quella sensazione con un sospiro soddisfatto, strusciando il viso contro il palmo aperto e guadagnandosi una risata: “Prima si parla e poi il resto.” aggiunse l’ex Delta, sistemandosi con la schiena contro lo schienale del divano.

Subito dopo, prese la mano di Mac tra le sue e la accarezzò distrattamente prima di portarla alle labbra per baciarla piano: “Non dire niente, lascia parlare me, altrimenti rischio di confondermi e dire le parole sbagliate, d’accordo?” mormorò l’uomo guardandolo negli occhi con una decisione che Mac aveva visto di rado e soltanto quando il più anziano sentiva di doverlo proteggere, di mettere la sua stessa vita in gioco per preservare quella di Angus.

Intrigato, annuì e si accoccolò contro la sua spalla, senza per questo interrompere il contatto visivo con lui.

Prima di ricominciare a parlare, Jack si passò una mano nervosa tra i capelli, prese un profondo respiro e infine le parole iniziarono a uscire dalla sua bocca come acqua di fonte: “Sono a digiuno di commedie romantiche, la mia idea iniziale era stata quella di chiedertelo nel bel mezzo di una missione, magari tra una scarica di proiettili e l’altra, ma poi ho pensato che neppure Bruce Willis avrebbe fatto qualcosa del genere. Ma non avevo idee perciò ho pensato, al diavolo! È Mac, se davvero… accetterebbe qualunque cosa.”.

Le sue parole sfumarono mentre il suo sguardo dardeggiava sul viso del partner alla ricerca di qualche segnale di disagio o, non volesse, disgusto, ma il viso di Mac era rilassato e le sue labbra erano tirate in un sorriso.

Poteva proseguire.

“Ecco. Allora ho pensato di aspettare una serata tranquilla, come questa. Nella nostra vita, i momenti tranquilli sono pochi e ho imparato a fare del CAPRE DIEM il mio motto.”

“Carpe diem.” Lo corresse l’altro, guadagnandosi un pizzicotto sul braccio.

“Non è questo il punto, Mac. Il punto è…  Il punto è…”

“Jack, guardami.”

Angus allungò la mano libera per sollevare il mento di Dalton prima di posargli un bacio delicato sulle labbra; quando si scostarono, Jack notò che Mac aveva gli occhi lucidi.

“Jack, hai ragione. Non importa, accetterei qualunque cosa, se vuoi chiedermi di sposarti.”

La gola di Dalton diventò improvvisamente secca e lui si ritrovò a boccheggiare come una triglia mentre tirava fuori dalla tasca l’astuccio dell’anello con mano tremante; non senza difficoltà, la aprì e, davanti agli occhi del più giovane, apparve, costringendolo a deglutire più e più volte nel tentativo di umettare la cavità orale riarsa come un deserto.

Era semplice e intimo, un anello d’acciaio dal taglio maschile ma personalizzato con una piccola graffetta metallica sopra, qualcosa di così loro e così… Mac che, per un attimo, quest’ultimo si sentì sopraffatto dall’emozione come mai gli era successo nella vita.

Ma da tempo aveva imparato a non stupirsi più delle cose che gli accadevano quando era con Jack.

La mano sinistra venne presa di nuovo da Jack, che la baciò un’altra volta – indugiando con le labbra sulle sue nocche bianche – prima di infilargli l’anello al dito: “Mac… ti giuro che nella mia testa le cose sarebbero dovute andare in maniera più romantica, ma mi accontento.” mormorò lui con voce rotta.

Angus scosse la testa e sorrise mentre una lacrima gli scendeva dagli occhi: “Non importa. Va bene così.” rispose; un istante dopo, aveva allacciato le braccia attorno al collo del più anziano e gli aveva premuto le labbra con le proprie, mischiando lacrime salate a basse risate strozzate. 

“Dovremmo dirlo anche agli altri…” Jack lo stringeva forte a sé e gli accarezzava la schiena, godendosi la sensazione di quel corpo magro tra le proprie braccia.

“Domani. Domani lo diremo a tutta la squadra, Matty ci ucciderebbe se glielo tenessimo nascosto.” La voce di Mac era sommessa, soffocata dalla bocca nascosta nell’incavo del collo di Dalton, ma il messaggio era arrivato comunque forte e chiaro.

Rimasero in quella posizione per parecchi minuti, senza dire niente e lasciando che a parlare fossero i gesti e le carezze piene d’amore che si scambiavano, mentre i loro cuori battevano forsennatamente: per l’emozione, nel caso di Mac, e per il sollievo che tutto fosse andato come previsto, nel caso di Jack; fu proprio quest’ultimo a rompere la quiete e lo fece con un sussurro appena udibile all’orecchio del compagno.

“Andiamo a letto?” chiese l’ex Delta: “Domani sarà una giornata niente male… Avremmo bisogno di tutte le energie per affrontare Matty al meglio delle nostre forze.”

MacGyver rise sommessamente: “Non è Murdoc, eh?”

“Uno, non si nomina quel tizio in casa nostra. Due, la nostra intrepida direttrice può essere peggio di lui, sai?” Jack aumentò la stretta sul corpo del fidanzato con fare possessivo: “E se stavolta quel pazzo maniaco evade e viene qui, mi reputo autorizzato a sparargli in testa.”

“D’accordo. Andiamo a letto. E per quanto riguarda Murdoc-“

“Tu-Sai-Chi.”

“Eh?”

“Tu-Sai-Chi, come in Harry Potter.”

“Non è… Non importa. Dicevo, penseremo a Tu-Sai-Chi quando si presenterà l’occasione, non adesso e non qui.”

Senza dire altro, Jack sollevò il corpo di Mac come se non avesse peso soltanto con un braccio, costringendolo ad aggrapparsi al suo collo tra le risate, mentre lui girava per l’open space e la cucina per spegnere tutte le luci; poi, complice anche la conoscenza degli spazi della casa, l’agente più anziano si mosse a passo sicuro lungo il corridoio, fermandosi con assoluta sicurezza davanti alla porta della camera da letto di Angus, che venne aperta poco cerimoniosamente con un calcio.

Senza preoccuparsi di accendere la luce, Jack si diresse al letto e vi depositò il compagno, baciandolo sulle labbra prima di allontanarsi: “Vado in bagno, torno subito.” disse questi con un sorriso davanti allo sbadiglio di Mac, “Magari prima di addormentarti infilati sotto le coperte.”.

Per tutta risposta, il più giovane gli diede le spalle e si infilò sotto il trapuntino color ruggine che copriva il letto matrimoniale da poco acquistato per quelle serate in cui Jack restava a dormire a casa sua - la maggioranza, in realtà, dato che l’appartamento di Jack ormai era più un deposito in attesa che il contratto si esaurisse -, adagiandosi sul materasso con un sospiro soddisfatto.

Doveva essersi addormentato subito perché, di punto in bianco, si ritrovò tra le braccia di Dalton senza essersi accorto del suo ritorno in camera, con la luce del sole che filtrava dalle tende e la sveglia sul comodino che suonava fastidiosamente.

Jack russava nel suo orecchio con un’espressione beata e Mac sentiva chiaramente la presenza dell’anello al dito; ciò gli strappò un sorriso mentre si accoccolava maggiormente contro il fianco del suo partner: era felice, davvero felice, e con entusiasmo quasi infantile non vedeva l’ora di radunare il resto della famiglia e annunciare loro quello che era accaduto poche ore prima e quello che sarebbe accaduto di lì a pochi mesi.

Per la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva completo.

All’improvviso, entrambi i loro telefoni cellulari iniziarono a squillare all’unisono, svegliando Jack e facendo sobbalzare lui per lo spavento.

Con movimenti speculari, entrambi allungarono le mani verso il comodino e presero gli apparecchi; a Jack scappò un grugnito infastidito: “È Matty.” biascicò con la voce impastata, “Già, ci vuole lì, ripeto testuali parole, - prima di ieri - “, completò Mac con un sorriso; Dalton affondò la testa nel cuscino e restò lì immobile, “Non ho intenzione di muovermi.” borbottò.

“Vado a mettere su il caffè, se entro cinque minuti non sei di là vengo a tirarti via le coperte con il braccio di Sparky che ho portato a casa per lavorarci su.”

   
 
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