Fandom:
MacGyver
(2016)
Rating:
Giallo
Personaggi/Pairing:
Team
Phoenix,
MacDalton
Tipologia:
Long-fic
Genere:
Drammatico, hurt/comfort,
romantico
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che
deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia,
non mi
appartengono.
Note: Dedicata a Mairasophia. Ambientata dopo la stagione 3 ma con parecchie divergenze (SPOILER: Jill è viva e Jack è ancora con la Phoenix al fianco di Mac. Oversight non pervenuto.)
UNDERNEATH
CAPITOLO 1
I CAN COME THIS
WAY
When I'm with you
I feel the real me finally breaking through
It's all because of you…
When I’m with you – Citizen Way
“Ehi,
Mac. Dormi?”
“No…
Non si dorme davanti a Die Hard, no?”
“Bugiardo,
ti eri appisolato, confessa.”
“E
va bene.” disse Mac con voce impastata di sonno mentre si
girava per
distendersi sulla pancia e nascondere il viso sulla coscia di Jack:
“Mi ero addormentato,
non dici sempre che dovrei dormire di più? Ti stavo
accontentando.”
Per
tutta risposta, Dalton gli diede un pizzicotto su un gluteo con un
sorriso
divertito: “Felice di essere un cuscino comodo,
piccolo.” disse con voce
sfumata di tenerezza, “Ma devo parlarti di una cosa
importante, quindi siediti
composto.”.
Mac
sbatté più volte le palpebre, incerto su cosa
pensare, e forse anche un pochino
in ansia – benché questo non lo volesse ammettere
-, ma obbedì alla richiesta
del compagno; tra gli sbadigli, si mise seduto e si ravvivò
i capelli
appiattiti.
“Ecco,
sono seduto, cosa c’è di così
importante che non può aspettare?”
“Povero
principino, svegliato dal suo pisolino.”
“Jack…”
“Ok,
ok. C’è un motivo davvero importante dietro a
questa richiesta, te lo assicuro.
E non è proporti una maratona di Star Wars, te lo prometto.
È qualcosa… di
diverso.”.
Agli
occhi di Mac, il compagno sembrava strano e questo suo comportamento lo
portò
inevitabilmente a riflettere sugli avvenimenti della giornata, alla
ricerca di
qualcosa che lo spiegasse: da quando la loro relazione era mutata,
trasformandosi in qualcosa di più profondo e, Angus ebbe un
fremito, fisico, le
mattinate erano più o meno sempre le solite, dalla sveglia
alla colazione fatta
al volo prima di prendere la macchina e sfrecciare per Hollywood Hills
verso la
sede della Fondazione, dove Matty li aspettava per dar loro qualche
incarico o
per, nel caso di Mac, lavorare eventualmente in laboratorio con Bozer.
Sempre
che non fossero già impegnati in qualche missione.
Quel
giorno, in particolare, non era successo niente di particolare, era
stata una
giornata del tutto tranquilla: laboratorio, Matty, qualche telefonata e
un
pranzo assieme al resto della loro famiglia, niente di particolare o
rilevante.
“Ehi,
ci sei o ti sei addormentato con gli occhi aperti?”
La
voce di Jack fece sobbalzare Mac, che non si era neppure accorto del
compagno
che lo fissava con aria dubbiosa dal cuscino accanto a lui:
“Sembravi assente.”
precisò Dalton, prima di accarezzargli la guancia con la
mano callosa.
Mac
si abbandonò a quella sensazione con un sospiro soddisfatto,
strusciando il
viso contro il palmo aperto e guadagnandosi una risata:
“Prima si parla e poi
il resto.” aggiunse l’ex Delta, sistemandosi con la
schiena contro lo schienale
del divano.
Subito
dopo, prese la mano di Mac tra le sue e la accarezzò
distrattamente prima di
portarla alle labbra per baciarla piano: “Non dire niente,
lascia parlare me,
altrimenti rischio di confondermi e dire le parole sbagliate,
d’accordo?”
mormorò l’uomo guardandolo negli occhi con una
decisione che Mac aveva visto di
rado e soltanto quando il più anziano sentiva di doverlo
proteggere, di mettere
la sua stessa vita in gioco per preservare quella di Angus.
Intrigato,
annuì e si accoccolò contro la sua spalla, senza
per questo interrompere il
contatto visivo con lui.
Prima
di ricominciare a parlare, Jack si passò una mano nervosa
tra i capelli, prese
un profondo respiro e infine le parole iniziarono a uscire dalla sua
bocca come
acqua di fonte: “Sono a digiuno di commedie romantiche, la
mia idea iniziale
era stata quella di chiedertelo nel bel mezzo di una missione, magari
tra una
scarica di proiettili e l’altra, ma poi ho pensato che
neppure Bruce Willis
avrebbe fatto qualcosa del genere. Ma non avevo idee perciò
ho pensato, al
diavolo! È Mac, se davvero… accetterebbe
qualunque cosa.”.
Le
sue parole sfumarono mentre il suo sguardo dardeggiava sul viso del
partner
alla ricerca di qualche segnale di disagio o, non volesse, disgusto, ma
il viso
di Mac era rilassato e le sue labbra erano tirate in un sorriso.
Poteva
proseguire.
“Ecco.
Allora ho pensato di aspettare una serata tranquilla, come questa.
Nella nostra
vita, i momenti tranquilli sono pochi e ho imparato a fare del CAPRE
DIEM il
mio motto.”
“Carpe
diem.” Lo corresse l’altro, guadagnandosi un
pizzicotto sul braccio.
“Non
è questo il punto, Mac. Il punto è… Il
punto è…”
“Jack,
guardami.”
Angus
allungò la mano libera per sollevare il mento di Dalton
prima di posargli un bacio
delicato sulle labbra; quando si scostarono, Jack notò che
Mac aveva gli occhi
lucidi.
“Jack,
hai ragione. Non importa, accetterei qualunque cosa, se vuoi chiedermi
di
sposarti.”
La
gola di Dalton diventò improvvisamente secca e lui si
ritrovò a boccheggiare
come una triglia mentre tirava fuori dalla tasca l’astuccio
dell’anello con
mano tremante; non senza difficoltà, la aprì e,
davanti agli occhi del più
giovane, apparve, costringendolo a deglutire più e
più volte nel tentativo di
umettare la cavità orale riarsa come un deserto.
Era
semplice e intimo, un anello d’acciaio dal taglio maschile ma
personalizzato
con una piccola graffetta metallica sopra, qualcosa di così
loro e così… Mac
che, per un attimo, quest’ultimo si sentì
sopraffatto dall’emozione come mai
gli era successo nella vita.
Ma
da tempo aveva imparato a non stupirsi più delle cose che
gli accadevano quando
era con Jack.
La
mano sinistra venne presa di nuovo da Jack, che la baciò
un’altra volta –
indugiando con le labbra sulle sue nocche bianche – prima di
infilargli
l’anello al dito: “Mac… ti giuro che
nella mia testa le cose sarebbero dovute
andare in maniera più romantica, ma mi
accontento.” mormorò lui con voce rotta.
Angus
scosse la testa e sorrise mentre una lacrima gli scendeva dagli occhi:
“Non
importa. Va bene così.” rispose; un istante dopo,
aveva allacciato le braccia
attorno al collo del più anziano e gli aveva premuto le
labbra con le proprie,
mischiando lacrime salate a basse risate strozzate.
“Dovremmo
dirlo anche agli altri…” Jack lo stringeva forte a
sé e gli accarezzava la
schiena, godendosi la sensazione di quel corpo magro tra le proprie
braccia.
“Domani.
Domani lo diremo a tutta la squadra, Matty ci ucciderebbe se glielo
tenessimo
nascosto.” La voce di Mac era sommessa, soffocata dalla bocca
nascosta nell’incavo
del collo di Dalton, ma il messaggio era arrivato comunque forte e
chiaro.
Rimasero
in quella posizione per parecchi minuti, senza dire niente e lasciando
che a
parlare fossero i gesti e le carezze piene d’amore che si
scambiavano, mentre i
loro cuori battevano forsennatamente: per l’emozione, nel
caso di Mac, e per il
sollievo che tutto fosse andato come previsto, nel caso di Jack; fu
proprio
quest’ultimo a rompere la quiete e lo fece con un sussurro
appena udibile all’orecchio
del compagno.
“Andiamo
a letto?” chiese l’ex Delta: “Domani
sarà una giornata niente male… Avremmo
bisogno di tutte le energie per affrontare Matty al meglio delle nostre
forze.”
MacGyver
rise sommessamente: “Non è Murdoc, eh?”
“Uno,
non si nomina quel tizio in casa nostra. Due, la nostra intrepida
direttrice
può essere peggio di lui, sai?” Jack
aumentò la stretta sul corpo del fidanzato
con fare possessivo: “E se stavolta quel pazzo maniaco evade
e viene qui, mi
reputo autorizzato a sparargli in testa.”
“D’accordo.
Andiamo a letto. E per quanto riguarda Murdoc-“
“Tu-Sai-Chi.”
“Eh?”
“Tu-Sai-Chi,
come in Harry Potter.”
“Non
è… Non importa. Dicevo, penseremo a Tu-Sai-Chi
quando si presenterà l’occasione,
non adesso e non qui.”
Senza
dire altro, Jack sollevò il corpo di Mac come se non avesse
peso soltanto con
un braccio, costringendolo ad aggrapparsi al suo collo tra le risate,
mentre
lui girava per l’open space e la cucina per spegnere tutte le
luci; poi,
complice anche la conoscenza degli spazi della casa, l’agente
più anziano si
mosse a passo sicuro lungo il corridoio, fermandosi con assoluta
sicurezza
davanti alla porta della camera da letto di Angus, che venne aperta
poco
cerimoniosamente con un calcio.
Senza
preoccuparsi di accendere la luce, Jack si diresse al letto e vi
depositò il
compagno, baciandolo sulle labbra prima di allontanarsi:
“Vado in bagno, torno
subito.” disse questi con un sorriso davanti allo sbadiglio
di Mac, “Magari
prima di addormentarti infilati sotto le coperte.”.
Per
tutta risposta, il più giovane gli diede le spalle e si
infilò sotto il
trapuntino color ruggine che copriva il letto matrimoniale da poco
acquistato
per quelle serate in cui Jack restava a dormire a casa sua - la
maggioranza, in
realtà, dato che l’appartamento di Jack ormai era
più un deposito in attesa che
il contratto si esaurisse -, adagiandosi sul materasso con un sospiro
soddisfatto.
Doveva
essersi addormentato subito perché, di punto in bianco, si
ritrovò tra le
braccia di Dalton senza essersi accorto del suo ritorno in camera, con
la luce
del sole che filtrava dalle tende e la sveglia sul comodino che suonava
fastidiosamente.
Jack
russava nel suo orecchio con un’espressione beata e Mac
sentiva chiaramente la
presenza dell’anello al dito; ciò gli
strappò un sorriso mentre si accoccolava
maggiormente contro il fianco del suo partner: era felice, davvero
felice, e
con entusiasmo quasi infantile non vedeva l’ora di radunare
il resto della
famiglia e annunciare loro quello che era accaduto poche ore prima e
quello che
sarebbe accaduto di lì a pochi mesi.
Per
la prima volta dopo tanto tempo, si sentiva completo.
All’improvviso,
entrambi i loro telefoni cellulari iniziarono a squillare
all’unisono,
svegliando Jack e facendo sobbalzare lui per lo spavento.
Con
movimenti speculari, entrambi allungarono le mani verso il comodino e
presero
gli apparecchi; a Jack scappò un grugnito infastidito:
“È Matty.” biascicò con la
voce impastata, “Già, ci vuole lì,
ripeto testuali parole, - prima di ieri - “,
completò Mac con un sorriso; Dalton affondò la
testa nel cuscino e restò lì
immobile, “Non ho intenzione di muovermi.”
borbottò.
“Vado
a mettere su il caffè, se entro cinque minuti non sei di
là vengo a tirarti via
le coperte con il braccio di Sparky che ho portato a casa per lavorarci
su.”