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Autore: Cinderella90    23/05/2019    1 recensioni
«Sei forse impazzito?»
«Niente affatto, Hyuga. Ho semplicemente più esperienza di te con la stampa scandalistica e con i paparazzi. Stai pur certa che quel paparazzo non se ne andrà fino a quando non sarà riuscito a immortalarti con la sua macchina fotografica.» continuò Sasuke, mentre con la coda dell’occhio vide il fotografo pronto a scattare delle immagini. «A te la scelta. Puoi lasciare che la gente ti consideri come la povera donna abbandonata dall’amato, oppure che che mi veda mentre ti bacio. Con una fotografia del genere chiunque inizierà a pensare che io sia sempre stato il tuo amante.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Cinque anni dopo.
 
«Buongiorno signor Uchiha, spero che il viaggio di ritorno sia stato confortevole. Colgo l’occasione di farle le mie più sentite congratulazioni.» disse la guardia con tono formale mentre Sasuke Uchiha attraversava con la sua limousine l’ingresso principale dell’enorme complesso di proprietà della Uchiha World Industries.

Oltrepassati i laboratori di ricerca, la limousine arrestò la sua corsa dinnanzi agli uffici amministrativi, davanti ai quali un piccolo gruppo di impiegati discuteva con tono vivace sulle ultime novità riguardanti l’azienda.
 
«Congratulazioni Signor Uchiha.» esordì l’impiegata della reception non appena Sasuke uscì dall’ascensore, mettendo piede al nono piano. Lui rispose con un cenno distratto del capo e attraversò con passo fermo la sala d’aspetto, separata dagli uffici grazie a una parete di cartongesso al centro della quale vi era l'enorme insegna della società. L’ambiente era curato e molto confortevole, così da poter permettere ai clienti e ai visitatori di attendere nell’agio più assoluto.
 
Incurante di così tanto lusso, Sasuke svoltò dietro la parete in cartongesso e proseguì lungo il corridoio che conduceva al suo ufficio. Passando davanti alla sala riunioni, Keita Takamoto, il direttore delle pubbliche relazioni, lo fermò.
 
«Sasuke, ho bisogno un attimo di te. Devo consegnarti dei documenti.»
 
Il giovane uomo non ebbe nemmeno il tempo di entrare nella sala che subito i tappi di champagne cominciarono a saltare e gli impiegati ad applaudire al suo ultimo successo: l’acquisizione di una delle più grandi aziende di elettronica con contatti governativi in grado di innalzare ancor di più il bilancio della società.
 
«Congratulazioni, Sasuke.», disse suo fratello Itachi, mettendogli in mano un bicchiere di champagne.
 
«Discorso!» gridò uno dei tanti impiegati. «Vogliamo il discorso!»
 
Sasuke si guardò attorno, lanciando un’occhiata piena di disapprovazione ma poi cedette e iniziò il suo “monologo”. «Gentili signori e signore» disse con un tono abbastanza svogliato, «abbiamo appena speso una cifra enorme per acquistare un’azienda che sicuramenteci farà fruttare molti soldi ma solo anni più avanti. Quindi vi suggerirei di studiare fin da subito un modo per ridurre le eventuali perdite.»
 
«E io che speravo in una dichiarazione da poter passare ai media. Il mio telefono ormai squilla in continuazione.» mormorò Itachi con fare annoiato, mentre il gruppo di impiegati iniziava a disperdersi.
 
«Lascio a te questo onore, sai meglio di me che preparare la dichiarazione per i media è compito di Takamoto, non mio.» rispose Sasuke, per poi voltarsi e dirigersi verso il proprio ufficio.
 
Vedere Sasuke Uchiha era molto più semplice che ottenere la sua attenzione, questo aveva realizzato Temari poche settimane dopo essere stata assunta come sua segretaria personale.
Erano ormai passati venti minuti da quando la donna aveva fatto il suo ingresso nell’ufficio di Sasuke, tentando di convincerlo a rilasciare una dichiarazione ai giornalisti che assediavano l’enorme complesso, inutile dire che era come parlare con un muro.

Lei parlava e lui firmava documenti.
 
Quando finalmente gli occhi di Sasuke si posarono sulla donna, Temari pensò di aver finalmente fatto centro e che le sue richieste fossero state esaudite. «Hai intenzione di martellarmi ancora per molto? Ho detto che non rilascerò nessuna dichiarazione, puoi dire a Itachi di mettersi l’anima in pace e di affibbiare il complito a qualche suo sottoposto.» disse con tono tagliente, impartendogli chiaramente l’ordine di sloggiare dal suo ufficio.
 
«Signor Uchiha…» Temari sostenne lo sguardo freddo del suo capo, tentando di mantenere i nervi saldi così come i suoi istinti omicida. «Sto tentando di farle capire che la conferenza stampa aiuterebbe molto l’azienda. I giornali hanno definito la sua mossa come un vero e proprio “bagno di sangue” mentre chi ha perso questa “battaglia” sta già gridando al complotto, affermando che la partita era già conclusa ancor prima di iniziarla.»
 
«Non mi interessa, Temari. Io sono un vincente, gioco per vincere e questo lo sanno tutti quanti. Io ho vinto e loro hanno perso, si tratta di affari.»
 
«Certo, ma si può vincere senza fare la figura del vichingo e le pubbliche relazioni servono proprio a questo.»
 
Dannata donna cocciuta.
 
Sasuke sapeva che la sua segretaria aveva appena segnato un punto a suo favore, ma non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, il suo orgoglio glielo impediva.
Ciò che differenziava Sasuke dai suoi colleghi e avversari era che lui, al contrario di loro, era un uomo intelligente, scaltro e anche attaccabrighe. Non gli importava un fico secco della sua reputazione, motivo per il quale non assoldava avvocati, contabili e analisti in borsa per fare il “lavoro sporco”. Sasuke scendeva in campo in prima persona e per questo motivo aveva molti più nemici che amici.

Era giudicato come un uomo senza scrupoli.
 
Ciò però non gli interessava.
Nemici, invidia e una “cattiva reputazione” erano il prezzo del successo, del suo successo. E Sasuke lo pagava ogni santo giorno, senza mai lamentarsi.
 
«Quando ha intenzione di indire la conferenza stampa?»
 
Sogno o son desta?
 Temari non riusciva a credere alle proprie orecchie, era riuscita a spuntarla con Sasuke Uchiha!
 
«Sarebbe opportuno organizzarla al più presto. Le andrebbe bene domani pomeriggio? Ho abbastanza tempo per organizzarla al meglio.»
 
«Stasera parto per Londra, ho degli impegni lavorativi e rimarrò fuori fino a venerdì.»
 
«Sabato mattina?»
 
«Andata.»
 
Temari s’inchinò in segno di rispetto e fece per uscire dall’ufficio quando venne fermata proprio sulla soglia da Shikamaru Nara. «I media si focalizzeranno sull’affare, quindi se dovesse sentire qualcosa di sconveniente al notiziario non esiti a comunicarmelo. Dobbiamo essere preparati ad ogni eventuale domanda.»
 
«Sarà fatto, signor Nara.»
 
Una volta rimasti soli, Sasuke si appoggiò malamente allo schienale della sedia e si concesse uno sbuffo sonoro.
 
«Cocciuta, vero?» chiese Shikamaru con tono divertito.
 
«Fin troppo.»
 
«Bando ai convenevoli, questi sono i documenti che deve firmare tuo padre per la riunione del consiglio.» disse l’uomo, appoggiando le carte sul tavolo. «Sasuke, odio interpretare la parte dell’uccello del malaugurio ma ti ripeto che è necessario che tuo padre firmi questi documenti così da lasciarti le sue azioni della società. So che nel suo testamento ti ha nominato come l’unico erede delle sue “fortune” ma il pensiero che possa cambiare idea da un giorno all’altro non mi fa chiudere occhio la notte.»
 
«Stai perdendo inutilmente il tuo sonno prezioso. La mente di quel vecchio è quasi affilata come la mia.»
 
«Hai detto bene, quasi. Tuo padre sta invecchiando, ha quasi settantacinque anni e le persone anziane sono imprevedibili e possono facilmente essere tratte in inganno.»
 
«Per quanto ne so, nessuno è mai riuscito a convincere mio padre a fare qualcosa che lui non volesse o non desiderasse fare. Io stesso non sono riuscito a convincerlo a rinnovare casa, figuriamoci a fargli mollare la presa sulle sue azioni prima del tempo.»
 
«Tu provaci e cerca di essere convincente, estremamente convincente.»
 
«Sarà fatto. Ora potreste gentilmente lasciarmi in pace un po’ tutti quanti? Ho bisogno di scollegare il cervello per almeno cinque minuti.

NNS Studios

«Inutile dire che sono una sua grande ammiratrice, signorina Hyuga.» esordì con tono emozionato la truccatrice della NNS Studios, valorizzando le lunghe ciglia di Hinata con un leggero strato di mascara. «Le donne della mia famiglia acquistano regolarmente i capi della sua linea, personalmente trovo l’ultima collezione a dir poco meravigliosa.»
 
Spesso e volentieri la sala trucco della NBS era stracolma di ospiti in attesa del loro momento, ma in quel pomeriggio assolato Hinata era l’unica a dover affrontare un’intervista con Ellen e la giovane truccatrice era letteralmente al settimo cielo.
 
«Sono lusingata dai vostri complimenti. Mi fa piacere sapere che i capi della nuova collezione siano considerati un successo.» rispose Hinata, rivolgendo alla donna un sorriso gentile.
 
«Mi permetto anche di dirle che dal vivo è ancora più bella di quanto non lo sia sulle varie riviste.»
 
«La ringrazio di cuore.» disse Hinata, leggendo con attenzione le email di lavoro.
 
«Cinque minuti all’intervista.»
 
A quella chiamata, Hinata si alzò e si avvicinò a Hanabi, la sorella l’aveva accompagnata in California così da poterla aiutare durante i vari spostamenti. «Sorellina, ci sono altre email importanti?»
 
«No, le più importanti te le ho girate questa mattina. Le altre le leggerai con calma quando arriveremo in hotel.»
 
Hanabi si era trasformata in una giovane donna instancabile, sempre alla ricerca di nuove idee che potessero colpire i loro potenziali clienti. Si muoveva con grazia ma al contempo stesso trasmetteva energia, grinta e positività.
 
Hinata diede l’ennesimo sguardo all’orologio e storse le labbra in una smorfia leggera.
 
«Detesto queste interviste. Ci fanno perdere troppo tempo e siamo in ritardo praticamente su tutta la linea.»
 
Hanabi condivideva le stesse preoccupazioni della sorella. A soli ventisette anni, Hinata era diventata una donna d'affari di incredibile successo, un idolo e, suo malgrado, una celebrità. Nonostante desiderasse solo passare inosservata e condurre una vita normale, era diventata un personaggio sempre più popolare e di conseguenza sempre più ricercata dai paparazzi.
 
«So che non ti piace questo lato del tuo lavoro ma sai meglio di me che queste interviste aumentano a dismisura le vendite.»
 
Hinata diede un ultimo sguardo alla sorella, dirigendosi poi verso il luogo dell’intervista.
Era chiaramente sull’orlo di una crisi di panico, lei che era sempre stata l’incarnazione della pacatezza, della serenità e delle buone maniere ora si versava in uno stato di stanchezza e prossima all’inevitabile punto di rottura.

Hinata aveva assolutamente bisogno di prendersi una pausa ma i suoi impegni lavorativi non glielo permettevano e, come se non bastasse, le impedivano anche di avere una vita privata “normale”. Il suo fidanzato la stava ormai aspettando da quasi due anni, il matrimonio occupava costantemente le prime pagine dei giornali di gossip e in molti si divertivano a tentare d'indovinare la fatidica data.
 
«Hinata…scusami non volevo rattristarti. Vuoi che ti lasci un attimo da sola?»

«Grazie.» rispose Hinata, rivolgendole un sorriso appena accennato. «E’ ciò di cui ho bisogno.» Hanabi uscì dalla sala chiudendosi la porta alle spalle, dando modo alla sorella di guardarsi allo specchio, così da poter osservare il proprio riflesso. «Cosa diavolo ci fa una persona come te in un posto del genere?»

La figura nello specchio le rivolse solamente con un dolce sorriso. La risposta era troppo ovvia per poterla esplicare a voce: semplice necessità. Dopo la morte di suo padre, accaduta solo pochi anni prima a causa di un infarto, Hinata era stata costretta a schierarsi in prima linea e a lottare contro decine di sciacalli per salvare la sua amata famiglia. L’immensa fortuna e le condizioni del tutto favorevoli l’avevano condotta ben più in alto di quanto avesse mai osato sperare, riuscendo a salvare la sua famiglia e i loro beni.
 
Il funerale si era svolto in una cerimonia privata e semplice, così come aveva specificamente richiesto suo padre. Il giorno dopo gli avvocati avevano informato Hinata e la sua famiglia delle condizioni economiche in cui si trovavano e solo lei aveva realmente compreso cosa significasse: guai, grossi guai.

Certo, avrebbero pagato tutti i loro debiti ma dopo? Non sarebbe più rimasto nemmeno uno yen, sarebbero caduti in rovina. Questo Hinata non l’avrebbe mai permesso.
Così, nel tentativo di tenere unita la sua famiglia, la giovane donna si era rimboccata le maniche e aveva deciso di trasformare la sua passione nel suo lavoro. In soli pochi giorni era riuscita a elaborare un dettagliato progetto e, una volta ottenuto il prestito per avviare la sua attività, aveva aperto il suo laboratorio da stilista.
 
….
 
In piedi di fronte al lavandino di pregiato marmo chiaro, Sasuke stava radendo alla perfezione mento e guance, ascoltando distrattamente il notiziario della sera. Nella camera da letto, adiacente al bagno, vi era un’enorme schermo televisivo appeso esattamente di fronte al letto.
La sua valigia era già pronta e Miyako si stava preparando un drink in sala da pranzo. La NNS stava trasmettendo l’ospite d’onore di quella serata.

“Da quando Hinata Hyuga ha deciso di trasformare la sua passione nel suo lavoro, è stata consacrata come la stilista dell’ultimo decennio. Presidente di un impero finanziario con cifre da capogiro, con sede a Tokyo ma non è tutto! Non solo si è affermata nel campo della moda come stilista ma anche come modella. Molti stilisti l’hanno definita come la “Sacerdotessa dell’eleganza e della bellezza. Lei che cosa ne pensa?”
 
Sasuke non diede molto peso a quelle parole, pensava semplicemente che si trattasse di una coincidenza, ma quando il presentatore pronunciò l’ultima frase, non ebbe più alcun dubbio. Prese al volo un asciugamano e si fiondò in camera da letto.
 
L’incantevole immagine di Hinata Hyuga riuscì a strappargli uno dei suoi rari sorrisi.
La sua risata era rimasta immutata nel tempo, caratterizzata da quella dolcezza che solo lei riusciva a trasmettergli. Erano passati molti anni dal loro ultimo incontro, eppure quello sguardo e quel timido sorriso gli scaldavano ancora il cuore.
 
“Sono lusingata da tali complimenti. Però tengo a precisare che i successi che ho ottenuto sono comuni a tutta la mia famiglia. Senza l’incoraggiamento e la tenacia di mia sorella Hanabi molto probabilmente oggi non sarei qui. In tutta sincerità posso dire di rappresentare solo una piccolissima parte di quella che è la nostra azienda.”
 
“Aveva solo ventuno anni quando la sua famiglia venne colpita dalla tragedia. Possiamo affermare che lei ha reagito fin da subito tentando di salvare la sua famiglia ma è stato sicuramente un gioco d’azzardo. Cos’ha provato in quel periodo?”

“Ero spaventata a morte.” Disse lei, strappando un sorriso a Sasuke. Conoscendola bene, riuscì a cogliere quella sottile ironia, celata dietro a un tono solenne. “Temevo di non farcela. Temevo il fallimento.”

«Che cosa guardi così attentamente?» Domandò Miyako, appoggiando i due drink sul tavolino, così da sistemarsi la camicetta ancora tutta spiegazzata.
 
«Non cosa ma chi. Guardo Hinata Hyuga.»
 
«Quella donna si è fatta fin troppi nemici.»
 
Sasuke si voltò verso la donna e la osservò senza far trapelare alcun sentimento. «E perché mai?»
 
«Siamo a Tokyo, tesoro, te lo ricordi? Qui nessun uomo vuole che la propria moglie diventi indipendente. Non desiderano una donna in carriera e di grande successo. Non vogliono essere messi nell’ombra.»

Sasuke stava ancora pensando a quanto fossero dannatamente vere quelle parole, quando Miyako si avvicinò a lui portando le mani sul suo petto. «Hinata Hyuga è una donna nubile, bella e di gran classe. Metti insieme questi tre fattori e capirai che le donne non possono far altro se non invidiarla.»
 
Sasuke portò lo sguardo sulle dita di Miyako, intente ad accarezzargli il petto. «E tu rientri nella categoria delle donne invidiose?»
 
«No, ma se potessi farei subito a cambio con lei.» Miyako era bella, sfrontata e appassionata a letto.
 
«Ci sdraiamo? Ho voglia di viziarti.»
 
«Perché non mi sposi, invece?» domandò lei con sfrontatezza.
 
L’espressione di Sasuke non mutò nemmeno minimamente, lei mormorò ancora qualche parola ma venne zittita dalle labbra dell’uomo. «No.»
 
«Potrei darti una famiglia, dei figli.»
 
Sasuke la strinse a sé con passione e intensificò quel bacio, in netto contrasto con la sua risposta glaciale. «Non voglio figli, Miyako.»
 
E nemmeno una moglie.

 
  
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