Fandom:
MacGyver (2016)
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
MacDalton
Tipologia:
Flash-fic
Genere:
Hurt/comfort,
sentimentale
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui ho elaborato
la seguente storia, non mi appartengono.
Note:
Dedicata a
Mairasophia. Ispirata a quello che Jack disse in Afghanistan e
riportato nel
flashback del primo incontro tra Jack e Mac nella 2x12.
REMEMBERED
Aveva
trovato Mac rannicchiato davanti alla tomba del comandante Pena, con la
testa
tra le mani che mugolava per il dolore, e si era sentito stringere il
cuore
sotto la pioggia battente.
Quando
l’aveva avvicinato, nel tentativo di non spaventarlo, gli
aveva poggiato la
mano sulla spalla in quella maniera speciale e Daltonesca che Mac
istintivamente aveva imparato a riconoscere nei lunghi anni trascorsi
assieme.
Prima
di inginocchiarsi per prenderlo tra le braccia e portarlo via,
all’asciutto,
Jack aveva guardato per un istante la foto di Pena che lo fissava
altero dalla
lapide e aveva sentito qualcosa di gelido scivolargli nello stomaco
mentre una
voce che non riconosceva come la propria ripeteva ossessivamente la
stessa
frase nella sua testa, “Considerando
che
il tuo ultimo istruttore è morto per colpa tua”
ancora e ancora, fino a farlo
sentire nauseato.
Non
pensava più a quella frase da anni, e di certo non credeva
più che la colpa
della morte di Pena fosse di Mac - diavolo, l’unica colpa che
aveva quel
ragazzo probabilmente era quella di essere troppo buono, troppo onesto
e corretto
– ma la staffilata di dolore che la sua stessa voce gli
infliggeva era
insopportabile.
E
il senso di colpa…
Mentre
accarezzava la fronte bagnata di Mac riverso tra le proprie braccia,
perso
nella sua spirale di dolore, Dalton non sapeva più se quelle
che sentiva
scivolargli sulle guance erano gocce di pioggia o lacrime, ma di una
cosa era
certo.
Intanto
che camminava sul sentiero che si dipanava lungo la collina,
l’agente più
anziano stringeva a sé il corpo tremante del suo partner,
mormorandogli all’orecchio
e ripetutamente una sola parola, cinque lettere ossessive nella loro
forza
battente, una sequela pressoché infinita di
“scusa” che non si interruppe
neppure una volta arrivati alla macchina, dove Dalton
depositò Mac sul sedile
del passeggero prima di avvolgerlo in una coperta presa dal bagagliaio.
Quando
infine Jack si sedette al volante, la mano che era posata sulla leva
del cambio
venne coperta da una bagnata e fredda, che la strinse piano e lo
costrinse ad
alzare lo sguardo, per soffermarsi sul viso di Angus al suo fianco: il
ragazzo
tremava, aveva ancora gli occhi chiusi e l’espressione di
dolore – Emicrania?
Un attacco epilettico? L’ex Delta non lo sapeva ma aveva
sentito storie sulla
morte di Pena e sull’allievo sbalzato via
dall’esplosione e sospettava che
stesse rivivendo il dolore della botta di quegli attimi – ma
la mano era
saldamente posata sulla sua.
“Ti
ho perdonato tempo fa, Jack…”