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Autore: Abby_da_Edoras    23/05/2019    6 recensioni
Questa storia è il sequel della mia precedente long fic "Il mio nome è mai più" e dunque si ispira ancora una volta alla serie TV "I Medici- Lorenzo il Magnifico", con il mio personaggio originale Antonio Orsini che, innamorato di Jacopo Pazzi, decide di mettere a posto le cose tra le due famiglie fiorentine. E, come in ogni mia ff che si rispetti, nonostante tutto ognuno avrà il suo "lieto fine"! Questa ff è incentrata interamente sulla congiura e sul modo in cui Antonio proverà a "scongiurarla" XD... e ovviamente tutto andrà letto in chiave umoristica e leggera, anche se per me questi personaggi sono veri e reali!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV "I Medici".
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo nono

 

Waiting for my damnation - your prosecutor's here
In my own accusation - you can't run from yourself
Oh we're living these lies all alone
So come on and throw the stone

Silver stars in my black night
Cold as ice but beautiful
Wandering through broken shadows
The river of life is all filled with sins
The water I drink is the blood on my hands

Pray to the gods I have sold in this game of live and let die
Pray for my soul in this world to deliver me from my sins
Pray...

(“Blood on my hands” – Xandria)

 

Jacopo e Antonio erano tornati a Palazzo Pazzi dopo il banchetto, ma l’uomo non sembrava intenzionato ad andare subito a letto.

“Intanto tu vai a coricarti e aspettami, se vuoi” disse ad Antonio, dimostrando una certa fretta di mandarlo di sopra. “Io devo… ci sono alcuni registri della Banca che devo sistemare, ma ti raggiungerò presto.”

“Registri della Banca a quest’ora, Messer Pazzi? Potreste farlo domattina” si stupì il ragazzo.

“Preferisco occuparmene subito e non pensarci più. Ma salirò presto, non ti preoccupare” promise Jacopo.

E invece Antonio era molto preoccupato e faceva anche bene, perché Pazzi non aveva alcun registro bancario da sistemare. Doveva piuttosto incontrarsi con Salviati e gli altri deficienti per fare il punto sulla loro disastrosa congiura, dopo il casino che Vespucci e Montesecco avevano quasi combinato durante il banchetto di quella sera!

Il giovane Orsini salì in camera, ma non si preparò per coricarsi; invece attese qualche minuto e poi, silenziosamente, scese di nuovo le scale, guidato dalle voci che sentiva provenire dallo studio di Jacopo.

“Conte Montesecco, Madonna Lucrezia stava per scoprirvi” diceva Salviati, irritato per la brutta piega che avevano preso le cose. “Non potevate essere un po’ più prudente?”

“Non credo sia colpa sua” lo difese Bandini. “Temo invece che abbiano sospettato… o magari sanno tutto, forse è stata Clarice a parlare al marito, potrebbe aver visto qualcosa di sospetto quando è andata a Roma!”

“E Giuliano non si è fatto vedere, sono sicuro che il suo malessere fosse una scusa bella e buona” esclamò Vespucci, che ancora non aveva capito che per fare bene una cospirazione bisogna essere discreti e silenziosi. “Se i Medici sospettano, forse non si mostreranno più insieme in pubblico.”

“Saranno insieme domenica, alla Messa di Pasqua” tagliò corto Jacopo, gelido.

La temperatura scese di parecchi gradi nella stanza e soprattutto Antonio, dietro la porta, si sentì raggelare dall’orrore. Quello non poteva essere il suo Messer Pazzi, l’uomo che lo aveva portato a passeggiare proprio quella mattina e gli aveva promesso che avrebbero comprato una villa tutta per loro sulle colline sopra Firenze (eh, già, perché lui mica lo aveva capito che quella villa era un premio di consolazione dopo aver fatto sgozzare i Medici…)! Come poteva suggerire non soltanto di assassinare Lorenzo e Giuliano a sangue freddo, ma di farlo addirittura nella Cattedrale, durante la Messa pasquale? No, non era possibile, quello era un incubo, non poteva essere vero, Messer Pazzi non era così!

Quella proposta sembrò scuotere pure la coscienza di Montesecco, che in quel momento ricordò di averne una… o forse voleva solo evitare un’altra figura di merda, considerato come erano andati i piani fino a quel momento!

“Io non verserò il sangue dei Medici in una Chiesa” affermò senza possibilità di replica. “Con i miei uomini prenderò il Palazzo della Signoria per voi, Messer Pazzi, ma dovrete trovare qualcun altro per colpire Lorenzo e Giuliano in un luogo consacrato!”

Ci fu un attimo di comprensibile sgomento tra i congiurati, visto che l’unico che pareva capirci qualcosa di omicidi si era appena chiamato fuori… poi fu Vespucci a concludere la sua serata trionfale con l’ennesima stronzata.

“Mi occuperò io di accoltellare Giuliano” si offrì, fregandosene allegramente della Chiesa, del luogo consacrato e della Messa pasquale.

Gli altri lo guardarono stupiti. Nessuno di loro lo considerava un cuor di leone e, tanto meno, un abile assassino della tempra di Montesecco… ma, insomma, dovevano accontentarsi di quello che avevano.

“E sia! I Medici cadranno domenica, davanti all’altare, con la benedizione di Dio e di Papa Sisto” concluse Jacopo, che, a quanto pareva, aveva un’idea tutta sua personale della religione.

Antonio, intanto, era lacerato dal dolore, incredulo e pieno di dubbi. Adesso non poteva più negare che Messer Pazzi fosse pienamente d’accordo con coloro che volevano uccidere Lorenzo e Giuliano (e vabbè, c’era arrivato solo allora, che ci volete fare?), sebbene non volesse sporcarsi le mani personalmente, e c’era anche di peggio! Lui, che era un uomo così ligio alle tradizioni, così serio, dignitoso e rispettoso dei riti sacri… come poteva anche solo pensare di compiere un assassinio proprio nella Cattedrale, durante la Messa di Pasqua? Il povero ragazzo era sopraffatto dalla sofferenza, avrebbe voluto correre da qualche parte e urlare e piangere e buttar fuori tutto il suo dolore.

Ma non poteva.

Doveva ascoltare ancora, doveva capire.

Aveva due sole possibilità: avvertire Lorenzo e Giuliano prima di domenica… ma, in quel caso, Messer Pazzi sarebbe stato arrestato e giustiziato con gli altri congiurati. No, questo Antonio non poteva permetterlo. Degli altri congiurati, a essere sinceri, non poteva fregargliene di meno, ma avrebbe preferito morire lui piuttosto che consegnare Jacopo al boia. Perfino ora, davanti a quell’orrore, non smetteva di amarlo con tutto se stesso.

Aveva un’altra possibilità: informarsi a fondo sulla congiura e su ogni mossa degli assassini, aspettare domenica e poi… fermarli lui stesso nel momento fatale. Non sapeva come, non sapeva cosa avrebbe fatto, ma qualcosa avrebbe trovato.

Per questo doveva ascoltare, sapere tutto nei minimi particolari.

“Dunque, voi ed io pugnaleremo Giuliano” ripeté soddisfatto Vespucci, rivolgendosi a Bandini. Sarebbero stati i due Priori a sedersi dietro il più giovane dei Medici e a colpirlo.

“Io taglierò la gola a Lorenzo per vendicare mio padre e Volterra!” dichiarò tutto tronfio Maffei, che ancora una volta dimostrava che nella faccenda di Volterra non ci aveva capito proprio un beneamato.

“E, dato che Montesecco non ci sarà” fece Salviati, lanciando un’occhiata velenosa al congiurato assenteista, “sarà un nostro alleato, Stefano da Bagnone, a fiancheggiarvi. E’ un presbitero della Chiesa dei Santi Apostoli, un sostenitore della nostra causa, possiamo fidarci di lui.”

Sì, beh, c’era davvero della bella gente nel clero ai bei vecchi tempi… E ogni tanto qualche altro idiota che volesse partecipare a quella congiura di disperati lo trovavano pure loro!

“Voi e Stefano da Bagnone vi metterete dietro Lorenzo e lo colpirete alla gola, in caso portasse un’armatura” spiegò Salviati.

“Il segnale per colpire tutti insieme sarà quando il Cardinale Riario solleverà l’ostia consacrata, sull’altare” concluse Jacopo, cupo, fornendo gli ultimi dettagli ai congiurati.

Ai congiurati e anche ad Antonio, il quale, avendo udito già abbastanza, si affrettò a ritornare nella camera da letto di Pazzi, preparandosi per coricarsi e concentrandosi il più possibile per non scoppiare a piangere. Jacopo lo avrebbe raggiunto presto e non doveva capire che lui sapeva…

Anzi, nonostante tutto ciò che aveva ascoltato, il ragazzo sperava ancora che il suo affetto avrebbe potuto sciogliere la morsa di ghiaccio che racchiudeva il cuore dell’uomo, che avrebbe potuto fargli cambiare idea, indurlo a ritirarsi, magari perfino a rivelare ai Medici tutto il piano prima che arrivasse Pasqua.

Quel pensiero parve riscuotere Antonio e infondergli nuova speranza: sì, era quello il modo, l’unico modo giusto! Ci avrebbe pensato lui, avrebbe agito in modo da costringere Jacopo a mettersi contro i suoi stessi alleati. Certo, avrebbe funzionato, doveva funzionare! Tutta Firenze avrebbe visto che Jacopo Pazzi non solo non era assolutamente complice di quell’orrendo complotto, ma che anzi lo avrebbe sventato personalmente. Nessuna colpa sarebbe ricaduta su di lui e sarebbero stati solo i veri responsabili a pagare!

Perché ciò accadesse, Antonio doveva agire nel modo giusto e non sbagliare una mossa… ma sarebbe andata bene, se lo sentiva. Non poteva fallire, semplicemente non poteva.

Congedati gli illustri ospiti, Jacopo si avviò verso la sua stanza dove Antonio lo stava aspettando.

Si sentiva strano e non capiva perché.

Avrebbe dovuto essere compiaciuto, entro tre giorni i suoi nemici di sempre, i Medici, sarebbero stati eliminati una volta per tutte… ma non era così, non era soddisfatto, anzi. Già solo pianificare l’assassinio insieme a quella manica di imbecilli lo aveva innervosito e per questo aveva cercato di tagliar corto il più possibile per mandarli via. Era infastidito dalla loro stessa presenza, non sopportava più la loro vista e le loro chiacchiere insulse. Odiava a morte Vespucci e Maffei per l’entusiasmo dimostrato all’idea di tagliare la gola a Lorenzo e Giuliano: ma che accidenti avevano da entusiasmarsi tanto? Cos’erano, degli psicopatici? Lui voleva togliere di mezzo i Medici, certo, ma aveva accettato la loro morte proprio come ultima spiaggia, visto che non era riuscito a mandarli in rovina o a cacciarli da Firenze come avrebbe desiderato da anni. Cosa c’era di tanto entusiasmante in una congiura, per di più fatta con i piedi come la loro? Idioti, erano solo degli idioti, tutti quanti. I Medici dovevano essere eliminati per il bene di Firenze, di questo lui era convintissimo, era la missione della sua vita (eh, beh, lui la pensava così!), ma eccitarsi all’idea di dare la morte a qualcuno… che razza di persone erano? Si sentiva contaminato già solo per aver condiviso lo studio con loro e aver respirato la stessa aria…

Voleva andare da Antonio, aveva bisogno di raggiungerlo al più presto!

Entrò nella stanza e lo vide seduto sul letto, ad attenderlo, con i grandi occhi scuri e preoccupati che lo fissavano.

“Messer Pazzi, va tutto bene?” gli chiese il giovane. “Avete problemi con la Banca? E’ per questo che non potevate aspettare domani per sistemare i registri?”

Al solo vedere quel dolce e tenero ragazzino e percepire il suo affetto immenso e incondizionato, Jacopo sentì svanire ogni irritazione e nervosismo. Pacificato, si sedette sul letto accanto a lui e gli circondò le spalle con un braccio, attirandolo a sé.

“Va tutto bene, non preoccuparti, era solo una piccola noia che ho risolto” rispose, affondando il viso tra i suoi capelli morbidi e godendo del suo calore e del suo profumo. Lo strinse più forte e lo baciò, mentre ogni sentimento negativo svaniva e si trasfigurava nella dolcezza di quel contatto sempre più intimo e profondo. Continuò a baciarlo mentre si distendeva su di lui, lo avvolgeva nel suo abbraccio e lo prendeva. Si perse infinite volte nella meraviglia dell’intimità con Antonio e ogni volta i pensieri si facevano più remoti, fino a dimenticare perfino i volti e le voci di quegli avvoltoi dei congiurati. Non c’era altro al mondo, solo quella perfetta bolla d’amore che racchiudeva lui e Antonio… non sarebbe stato magnifico se fosse rimasto tutto così, per sempre?

Molto più tardi, con Antonio accoccolato e addormentato tra le sue braccia, Jacopo aveva raggiunto la perfetta serenità e anche lui stava per lasciarsi andare al sonno.

Una piccola spina rimaneva, in tanta dolcezza e tenerezza: e se qualcosa fosse andato storto (non era da escludersi, visto le epiche figure di merda collezionate fino a quel momento da Montesecco & co.)? Se fossero stati scoperti?

Pazzi aveva sempre agito come se non ci fosse un domani, perché tanto non aveva nulla da perdere, ma adesso le cose erano cambiate, lui aveva trovato Antonio e quel ragazzino era pian piano divenuto il suo bene più prezioso. Era davvero così importante raggiungere il potere? Così importante da uccidere? Così importante da mettere a rischio la sua stessa vita e la felicità che, finalmente, aveva conosciuto?

E, cosa ancora più importante… ma quel benedetto uomo non se le poteva essere poste prima, quelle domande? Prima di impelagarsi in una cospirazione insieme a quella schiera raccogliticcia di cretini che si eccitavano all’idea di sgozzare Lorenzo e Giuliano?

Il tempismo, a quanto pareva, non era la dote più manifesta di Jacopo Pazzi!

Fine capitolo nono

 

 

 

   
 
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