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Autore: KwamiHunters    23/05/2019    2 recensioni
Una nuova akuma sta portando scompiglio in città trasformando Parigi in una catena montuosa. Chloé diventata la Portatrice dell'ape da ormai 3 anni si ritroverà ad aiutare Luka, non senza complicazioni. Riusciranno aiutandosi a sopravvivere all'attacco?
Lukloé
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chloè, Luka Couffaine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Blind Hearts Saga'
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Ridicolo! Miraculous - Le storie di Queen Bee di KwamiHunters

 
Ridicolo! Le storie di Queen Bee
 

 

«Queen Bee!!!» l'urlo di Ladybug le arrivò chiaro nonostante il colpo appena ricevuto.

Si rialzò a fatica dopo la botta subita e subito Chat Noir le fu vicina per aiutarla e controllare che stesse bene.

«Paura di qualche sassolino?» chiese Chat rassicurato dalle sue condizioni.

«Non é divertente sacco di pulci» ringhió «Ho rischiato di rompermi un'unghia».

Ladybug si riparò con loro per decidere un altro piano d'azione.

«Hai già usato il tuo potere?» le chiese la coccinella.

«Sì, ma si è infranto contro una roccia» sospirò frustrata «Ero a tanto così dal colpirlo, ma mi ha colto alla sprovvista, se qualcuno lo avesse distratto meglio...» insinuò guardando il Portatore del gatto nero.

«Non sono ancora in grado di sdoppiarmi e poi il giallo della tua tutina attira parecchio l'attenzione».

«Meglio così che vestire come un triste sadomasochista» lo guardò piuttosto schifata «La pelle è fuori moda dagli anni ottanta».

«Smettetela» li richiamò all'ordine Ladybug «Chat tu vieni con me, Queen Bee cerca di aiutare i Parigini finché la tua trasformazione non finisce, se per allora non avremo già sconfitto Géologue allora torna ad aiutarci».

Chloé annuì convinta e lanciando la sua trottola si allontanò cercando qualcuno da aiutare.

Non avevano ancora capito quale fosse stato il motivo per cui l'akuma aveva colpito l'uomo che stava trasformando Parigi in una distesa di montagne, ma era tutto iniziato dal Louvre e probabilmente aveva a che fare con la mostra temporanea sulle rocce di un Paese che non ricordava bene. Aveva visto alcuni manifesti in giro per la città, ma non era niente che potesse interessarle: i sassi erano noiosi e antiquati.

«Aiuto!» appena la richiesta arrivò alle sue orecchie deviò immediatamente nella direzione da cui proveniva.

Si ritrovò davanti ad una montagna galleggiante sulla Senna e cercò subito di capire che cosa fosse successo.

«Mia madre e mia sorella sono ancora sulla nave, ma non riesco a raggiungerle».

«Sei il fratello di Juleka?» domandò squadrandolo per bene.

Il ragazzo che aveva di fronte doveva avere meno di vent'anni, le ci vollero due occhiate per capire se considerarlo bello o meno, sotto agli stracci che indossava anche Adrien non avrebbe potuto brillare. Quella felpa blu era fuori moda da almeno cinque anni.

«Erano sul ponte quando ci hanno colpito, da solo non riesco a rompere la roccia e la nave si sta lentamente inabissando per il peso».

«Lascia fare a me» esclamò Chloè spostando all'indietro i capelli con un movimento deciso della mano.

Saltò da un pezzo di montagna all'altro cercando il punto indicato dal giovane mentre lui la seguiva scalando abbastanza velocemente.

«Può essere pericoloso, aspetta a terra» lo informò trovando una crepa nella quale intravide la sua compagna di classe.

«Sono la mia famiglia» replicò l'altro con calma «Non le abbandono».

«Fa un po' come vuoi, ma non dire che non ti avevo avvertito» rispose annoiata «Voi, là dentro! Spostatevi!».

Queen Bee cercò una posizione stabile in cui poter colpire con la propria trottola la roccia in modo da creare un varco per farle uscire. Dopo qualche colpo capì che non sarebbe stato facile. I sassi erano resistenti e il fatto che fosse stata una nave ad esserne sommersa non aiutava. Infatti come se fosse stata un'isola galleggiante, ad ogni suo tentativo tutto ondeggiava fastidiosamente.

«Andiamo!» borbottò a denti stretti dopo che l'ennesimo colpo aveva aperto di poco la crepa «Forza».

Dopo qualche altro tentativo Juleka riuscì ad uscire un po' a fatica «La mamma non passerà mai da lì» comunicò al fratello.

«Ci penso io qui» affermò Chloè «Iniziate a scendere».

Luka aveva fatto un assenso con il capo e aiutando la sorella l'aveva riportata indietro.

«Signora Couffaine, mi faccia posto sto arrivando» l'eroina aveva deciso di provare ad aprire il varco dall'interno, ma la scarsa illuminazione non le permetteva di avere una situazione chiara di ciò che le stava attorno. Squadrò la donna per capirne la taglia poi mormorò sovrappensiero «Dovrò fare spazio per una cinquantaquattro o non passerà mai da lì».

«Porto una cinquanta mia cara» rispose l'altra leggermente alterata.

Chloé l'aveva guardata e dalla sua espressione si evinceva il suo totale scetticismo «Qualche anno fa forse» replicò asciutta «Ad ogni modo sono qui per salvarla, non per discutere di vestibilità dei capi».

«Se l'obiettivo è far arrabbiare mamma come Hulk e farle aprire il varco da sé sei sulla buona strada» rise Luka mentre guardava dal foro divertito.

«Non intendevo offendere nessuno» precisò Chloé «Ma ho occhio per certe cose ed ora se vuoi spostarti avrei un po' di fretta».

Luka si tirò indietro e la ragazza colpì nuovamente le pareti rocciose staccandone pezzi di volta in volta. Il rollio della nave sull'acqua non le piaceva, ma non aveva molte alternative per riuscire a portare via da lì la donna.

«Ok, così dovrebbe bastare» esclamò dopo un po'. Era affaticata, stava per trasformarsi e le era venuta una leggera nausea per via dei continui ondeggi. Intrecciò le mani per fare una scaletta ed aiutare la Signora Couffaine ad uscire, il figlio stava già allungando una mano tenendosi forte con l'altra per non cadere dentro a sua volta. Chloé guardò con orrore gli stivali della donna e mai nella sua vita avrebbe pensato di toccare un orrore simile.

Anarka, un po' a fatica, ma riuscì ad uscire. Era incerta se ringraziare o meno Queen Bee dati i suoi commenti non richiesti, ma quando si voltò un urlo le scappò dalle labbra.

Luka si era chinato nuovamente per aiutare l'eroina ad uscire dal varco che aveva creato, quando per un movimento anomalo della nave, provocato probabilmente dall'affondamento, aveva visto una piccola frana di sassi piombare addosso a suo figlio e alla ragazza che ormai era quasi fuori.

Allarmato dall'urlo della madre anche Luka si era reso conto che presto sarebbero stati investiti, così dandosi uno slancio verso l'interno trascinò con lui Queen Bee che imprecò sonoramente quando urtò con il fondoschiena il pavimento.

«Razza di cavernicolo ti sembra il modo?» urlò oltraggiata.

Il giovane era atterrato sopra di lei e nell'alzarsi per lasciare libera l'eroina gli si era dipinta in viso un'espressione per niente rassicurante. O almeno questo è ciò che le sembrò data la scarsa illuminazione.

«Ti conviene toglierti da qui sotto.»

«Spostati tu» fu la secca replica.

«Ho una gamba bloccata dai massi» spiegò mentre il viso diventava sempre più contrito e pallido.

Chloé si scansó velocemente e quando vide le rocce che gli stavano intrappolando l'arto capì che doveva esserci qualcosa di rotto. Era indecisa su cosa fare, spostare quei massi poteva fare molto male al ragazzo, ma anche lasciarlo lì non era una buona idea. Si avvicinò accovacciandosi per capire se fosse possibile usare qualcosa come leva e scastrare il tutto, ma quando si decise finalmente ad agire la sua trasformazione finì, facendola tornare in abiti civili.

«Dannazione!» imprecò la ragazza.

«Mia Regina, mi dispiace.»

«Non è colpa tua Pollen» rassicurò il Kwami dandogli una caramella al miele con cui riprendersi dalla fatica.

«Sono ancora qui...» sibiló il ragazzo allo stremo delle sue forze.

«Luka giusto?»

«Ha importanza?» domandò con un filo di voce.

Chloé sbuffó alzando gli occhi al cielo «Bastava un sì. Ad ogni modo, Luka, fai dei respiri profondi e sappi che farà male».

La ragazza usò tutte le sue energie per sollevare la roccia che bloccava il giovane e dopo qualche secondo, con un lamento angosciante Luka riuscì finalmente a sdraiarsi sul pavimento.

Chloé trattenne un urlo misto di angoscia e ribrezzo.

«La gamba è messa così male?» chiese il giovane preoccupato.

«Non puoi capire...» sibilò a pezzi «Mi si è scheggiata un'unghia».

La ragazza respirò profondamente imponendosi con le mani di stare calma, doveva riprendere il controllo della situazione «Hai antidolorifici?».

«Per un'unghia rotta?» domandò sorpreso.

«No, per te sciocco! Avanti, dove sono? Anche una torcia farebbe comodo, non voglio consumare la batteria del telefono» disse l'eroina guardandosi intorno. Si soffermò solo in quel momento ad osservare dove fosse intrappolata. Erano sul ponte di una nave, l'albero maestro a sostenere la vetta e come unica illuminazione la luce accesa nella cabina del timone.

«In quella scatola dovrebbero esserci dei bastoni fluorescenti per le emergenze. Devi romperli e scuoterli per farli brillare. Gli antidolorifici sono in bagno al piano di sotto».

Chloé corse a rovistare fra gli scatoloni fino a quando non trovò ciò che gli era stato indicato, ne ruppe due e una luce gialla ed una azzurra iniziarono a rischiararle la vista. Sì avvicinò per consegnarne uno al ragazzo e si accorse che non aveva una bella cera. C'era un profondo taglio sulla fronte vicino all'attaccatura dei capelli e aver preso un colpo in testa poteva significare che il ragazzo avesse un trauma cranico. Poco dopo osservò per bene la gamba destra e dai pantaloni lacerati del ragazzo vide che il taglio era poco profondo. Tolse il cardigan giallo e borbottando qualcosa sul fatto che fosse firmato e che probabilmente valeva più di tutto quanto il guardaroba del ragazzo messo assieme, circondò la gamba cercando di bloccarla.

Non le sfuggirono i respiri strozzati dal dolore che il giovane stava provando «Torno subito, cerca di stare tranquillo, vedrai che Ladybug risolverà tutto al più presto».

«Non andare» la fermò cercando di trattenerla per la caviglia.

Chloé lo guardò in un misto di sorpresa e confusione.

«È pericoloso, la nave si sta inabissando potresti rimanere intrappolata e a quanto ne so alle api non piace molto l'acqua».

Ridicolo! Si stava preoccupando per lei? Ma aveva visto in che condizioni era?

«Abbiamo dei trucchetti nella manica» rispose sorridendo a Pollen «Ti direi di aspettarmi qui, ma sono abbastanza certa che non ti muoverai, perciò...»

«Fai attenzione» fu la flebile replica.

La giovane iniziò a scendere le scale facendo attenzione a non inciampare. Teneva il bastone luminoso ben teso davanti a lei per riuscire a vedere dove metteva i piedi, quando trovò l'interruttore della luce lo accese e si sentì subito meglio. I posti bui e angusti non le piacevano poi molto.

Provò a contattare i suoi colleghi con il telefono, ma il campo era assente, probabilmente lo spesso strato di roccia impediva ogni possibile comunicazione.

Impiegò un po' a capire quale stanza fosse il bagno e quando finalmente riuscì ad arrivare al mobiletto dei medicinali non vi trovò niente di abbastanza forte, prese comunque un farmaco a base di paracetamolo per tentare di alleviare le pene del giovane. Prese dalla cucina una bottiglietta d'acqua e tornò indietro assicurandosi di chiudere per bene tutte le porte: se vi fossero state falle e l'acqua avesse iniziato ad entrare forse così sarebbe riuscita a rallentarla almeno un po'.

Quando riemerse sul ponte trovò il bagliore azzurro dell'altro bastoncino luminoso a ricordarle dove fosse il ragazzo, ma si rese conto subito che aveva gli occhi chiusi.

«Luka» iniziò a chiamarlo con una certa agitazione nella voce «Luka, svegliati, devi restare sveglio».

Due occhi si aprirono pigramente su di lei e il sorriso che gli dipinse in volto la lasciarono interdetta per un attimo. Doveva ammetterlo visto così da vicino aveva il suo fascino.

«Sono stanco, ma se mi concentro sulla tua voce forse non mi addormenterò.»

«Si può sapere come fai ad essere così calmo?»

«Agitarsi non servirebbe a niente» Chloé percepì che ogni parola gli costasse una grande fatica «E poi c'è Queen Bee qui per risolvere ogni cosa».

Rimase interdetta. Non lo aveva detto per prendersi gioco di lei, le aveva sorriso sinceramente e il fatto che avesse così tanta fiducia nella sua persona le lasciò una sensazione calda al livello dello stomaco.

I pensieri della giovane vennero bruscamente interrotti da degli scricchiolii che stava producendo il fondo della nave.

«Raccontami di te» sussurrò Luka.

«Sono una celebrità, un'eroina, la figlia del sindaco e vado in classe con tua sorella, dubito che ci sia qualcosa di me che tu o il mondo non possa già conoscere.»

«Prova a stupirmi.»

«Beh, sono bionda e bellissima, sono ricca, ho migliaia di ammiratori, ottengo tutto quello che voglio, mio padre ha una catena di alberghi... mi stai ascoltando?» si inginocchiò per schiaffeggiare leggermente il volto del ragazzo «Potresti avere un trauma cranico, non devi dormire».

«Stavo riposando gli occhi» sorrise sdrammatizzando.

Respirava forzosamente per cercare di alleviare il male e la ragazza capì che doveva assecondarlo per mantenere alta la sua attenzione. Probabilmente tra il farmaco, il dolore e il trauma cranico non si sarebbe ricordato poi molto.

«Vuoi sapere la verità?» chiese vendendo il ragazzo annuire mentre cercava di tenere lo sguardo concentrato su di lei «Mi sento sola... anche quando sono in mezzo alla gente» confessò a mezza voce rabbrividendo per le sue stesse parole.

«Hai freddo?» una mano si era posata sulla sua spalla mentre lui continuava ad osservarla cercando di restare vigile.

«Beh l'umidità di questo posto non aiuta, chi diavolo vorrebbe mai vivere sulla Senna?»

«Le onde rilassano molto» nel dirlo il ragazzo spostò a fatica la gamba buona facendo spazio davanti a lui.

«Che stai... stai fermo o rischi di peggiorare la situazione.»

Luka le fece segno di sedersi nel posto appena creato fra le sue gambe.

«Non se ne parla» disse guardandolo serio.

«Sentirai meno freddo.»

Il tono di voce dolce e caldo che aveva usato la fece sciogliere per un attimo. Cercò con lo sguardo Pollen che la guardò incoraggiante, così si decise a fare quanto richiesto stando ben attenta a non fargli male e si accomodó davanti a lui.

Luka armeggiò un po' con le maniche della giacca, poi le coprì le spalle con quest'ultima e Chloé anche non volendo si sentì coccolata da quella premura.

«Io suono la chitarra quando mi sento solo.»

Il fiato tiepido del ragazzo sul suo collo le aveva fatto percorrere la schiena da un brivido decisamente più forte del precedente, era impreparata, non si era mai trovata in una situazione simile e si sentiva tremendamente vulnerabile.

Luka si accorse per l'ennesima volta di quello che le stava accadendo ed iniziò a sfregarle delicatamente le mani sulle braccia nel tentativo di scaldarla un po'.

«Ti piace la musica?» chiese lei in un sussurro.

«È la mia vita» rispose l'altro e Chloé si sentì quasi gelosa per il mondo in cui l'aveva appena detto.

Ridicolo! Gelosa di cosa? Quel posto le stava facendo brutti scherzi, chissà a che punto erano Ladybug e gli altri con quell'akumatizzato.

Luka iniziò a canticchiare sottovoce un motivetto triste, mentre le sue mani avevano smesso di tentare di riscaldarla e si erano posate sulle gambe del giovane per non metterla ulteriormente a disagio.

«È deprimente» affermò un po' più bruscamente di quanto avrebbe voluto.

«Sei depressa?»

«No... ho detto che quello che canti è deprimente» rispose in tono leggermente più gentilmente.

«Ma è come ti senti in questo momento» spiegò candidamente l'altro «Sono piuttosto bravo a capire le emozioni delle persone».

«Sono su una nave ricoperta di rocce che potrebbe affondare» constatò caustica «Ho avuto giornate migliori».

Non ricevette risposta, così si voltò per verificare se il ragazzo si stesse addormentando di nuovo e vide che faticava a tenere le palpebre aperte «Luka, resta sveglio» nel dirlo prese le sue mani e le strinse forte per dargli fastidio e mantenerlo vigile.

«Il mio migliore amico suona il pianoforte» disse senza sapere bene il perché «Adrien Agreste... lo conosci?»

«Sì» rispose l'altro «abbiamo suonato insieme qualche volta».

«Oh... non lo sapevo» esclamò stupita «Da piccolo suo padre ci teneva che prendesse lezioni di piano, così spesso non ci potevamo vedere. Era il mio unico amico perché... beh, ho un carattere un po' forte e gli altri bambini erano tutti un branco di smidollati».

Luka cercò di trattenere una risata, ma questo gli costò parecchia sofferenza. Chloé del resto si sentì un po' offesa dal tentativo malcelato del ragazzo di non ridere.

«Scusa» si affrettò a spiegare «stavo solo immaginando quanto dovessi essere adorabile da piccola».

La ragazza arrossì e si diede mentalmente dell'idiota. Riceveva complimenti ogni giorno e non aveva mai fatto una piega, perché con lui doveva essere diverso?

«Gli adulti mi amavano» si sentì in dovere di precisare «Era con quei mocciosi che proprio non riuscivo ad andare d'accordo: troppo immaturi e piagnucolosi per i miei gusti».

«Adrien invece non era così?» chiese curioso.

«Oh, no... lui era... è fantastico. Sempre gentile, disponibile, una persona di buon cuore. Mi ha sempre sopportato nonostante i miei capricci e i miei vizi. Ho iniziato a fare danza classica per poterlo vedere più spesso, suo padre acconsentiva volentieri nel farci passare qualche ora assieme se ballavo sulle note del pianoforte di Adrien. Lui non mi ha mai abbandonata, era stato l'unico ad essere dispiaciuto quando avevo deciso di andarmene a New York con mia madre.»

«Ricordo l'euforia di mia sorella alla notizia» si lasciò scappare il ragazzo.

Chloé incassò il colpo senza darlo a vedere, era abituata ormai alle cattiverie sul suo conto, del resto prima di diventare Queen Bee aveva reso la vita difficile a molte persone. Negli ultimi tre anni aveva cercato di riscattarsi anche se molti sembravano non rendersene conto.

«L'avevi fatta akumatizzare» mormorò piano prima di iniziare a muovere lentamente il pollice sul dorso della sua mano «è legittimo che non le andassi a genio».

«Non mi sopportava nemmeno prima» precisò la ragazza «Non che abbia mai cercato di farmi amare».

«La tua onestà intellettuale è encomiabile» sorrise un po' sofferente «E in più ti stai facendo perdonare: combattere apertamente contro Papillon ogni giorno è molto pericoloso. Inoltre tu sei la più esposta dato che la tua identità è di dominio pubblico».

Lo disse lentamente, facendo diverse pause perché il dolore era pungente e concentrarsi sul discorso non era poi così semplice.

«Non sembra importare a nessuno» sospirò lei «Mia madre e mio padre sono già stati akumatizzati più volte e Papillon li ha usati contro di me come nella Giornata degli Eroi di due anni fa... non sono stata all'altezza di salvarli, da allora mi alleno tutti i giorni per evitare che possa succedere di nuovo, ma è difficile... terribilmente difficile».

Luka si appoggiò contro la sua spalla. I ciuffi tinti le sfiorarono la guancia solleticandola un po'. Arrossì. Si stava prendendo troppe confidenze per i suoi gusti, ma stranamente qualcosa in lei non stava urlando per allontanarlo. Solitamente non avrebbe nemmeno indossato una giacca grande tre volte lei... soprattutto se non firmata. C'era qualcosa nella calma del giovane che la metteva a suo agio, anche se la situazione non era delle migliori e lui sembrava soffrire parecchio. Non l'aveva giudicata. Non sembrava arrabbiato con lei nonostante quello che aveva fatto a Juleka. Non aveva criticato le sue scelte. Piuttosto l'aveva ascoltata e lusingata in un modo non convenzionale e si era preoccupato per lei anche se per salvarle la vita si era ritrovato con una gamba rotta.

Un movimento brusco verso il basso seguito da un rumore sordo e un colpo proveniente dal fondo la strappò nuovamente dai suoi pensieri e istintivamente il giovane la strinse a sé per proteggerla mentre le loro mani si tenevano sempre più forte.

«La nave ha toccato il letto del fiume» mormorò Luka contro la sua spalla.

In alto davanti a loro una piccola crepa nella roccia iniziò a far scrosciare al suo interno una minuscola cascata d'acqua.

«No, no, no... questa non ci voleva» esclamò la giovane alzandosi a malincuore e andando a controllare la falla. Cercò di tappare il buco da cui stava entrando l'acqua, ma appena provò a chiuderlo forzandolo con una piccola roccia tra quelle che li avevano investiti, si rese conto di aver combinato un pasticcio perché la falla si allargò ed iniziò ad entrare acqua più velocemente «Ridicolo!».

Tornò subito dal suo compagno di sventure e facendo luce con il bastone luminoso vide che anche alle spalle del ragazzo la roccia era bagnata e gocciolante, segno che vi era più di un infiltrazione.

«Luka riesci a muoverti?» chiese accovacciandosi vicino a lui per guardarlo negli occhi.

«Non credo» scosse la testa dispiaciuto «Fa piuttosto male».

«Resisti ancora un po'» sono certa che Ladybug risolverà presto la situazione «Vado a vedere se ci sono state rotture nello scafo».

«Chloé» la voce del giovane arrivò alle sue orecchie come una supplica «Stai attenta».

Lei sorrise sprezzante del pericolo e insieme a Pollen corse verso la porta che l'aveva condotta all'interno della nave. Guardò dall'oblò e dalle luci che si erano spente capì che probabilmente l'acqua aveva raggiunto i trasformatori. Provò a fare luce con la torcia del telefono perché il bastone luminoso non era sufficiente e dalla porta iniziò a filtrare acqua, capì subito che tutto lo scafo era già stato inondato. Si affrettò a tornare dal ragazzo mentre frugava in tasca alla ricerca di una scatolina di caramelle speciali.

«Non moriremo annegati» lo rassicurò «Ma devi restare calmo e continuare a respirare lentamente. Hai mai fatto immersioni?»

Luka scosse la testa.

«Devi respirare lentamente, con il diaframma» spiegò «Ogni inspirazione dovrebbe durare almeno cinque o sette secondi, così come le espirazioni. Con il male alla gamba non sarà facile, ma devi concentrarti sul respiro».

L'acqua nel frattempo li aveva circondati, era alta almeno quattro dita su tutto il pavimento e aveva iniziato ad inzuppare il ragazzo che stava ancora seduto a terra.

«Fai delle prove e tieniti pronto, se il livello d'acqua dovesse iniziare ad aumentare velocemente mi trasformerò e la mia trottola ti aiuterà a respirare».

«Tu come farai?» si preoccupò di sapere.

«Ci sono diversi poteri speciali, Acquapollen può farmi respirare e parlare sott'acqua».

«Diventeresti una bellissima Sirena?» chiese sorridendo.

«Io sono sempre bellissima» esclamò come se fosse una cosa scontata.

«Mai detto il contrario» confermò guardandola negli occhi senza vergogna.

Chloé sentì un leggero fastidio allo stomaco, una sensazione che aveva provato poche volte nella vita, ma che riconobbe immediatamente.

Ridicolo! Non poteva piacerle quel ragazzo, eppure i segnali le erano fin troppo chiari.

«Respira» lo spronò «Devi riuscire a mantenere una respirazione calma anche se dovesse accadere qualcosa di inaspettato».

«Tipo?» chiese lui.

«Esplosioni, mancanza di luce...» disse pensando alle varie possibilità.

«I tuoi capelli non si illuminano se provi a cantare?» chiese ridendo.

«Quella è Rapunzel, io non sono una principessa Disney.»

«Beh, sei dolce, testarda, sincera, coraggiosa» iniziò ad elencare «È facile confondersi».

Lei scosse la testa alzando gli occhi al cielo. Dolce? Nessuno l'aveva mai definita "dolce". Però pensandoci bene la preoccupazione per la ferita che si era procurato per salvarle la vita e la situazione in cui si trovavano l'avevano resa meno acida del solito. Era sinceramente sorpresa che non sembrasse avere preconcetti nei suoi confronti e questo non faceva altro che intrigarla. L'alone di mistero dato dalla perenne calma del giovane, la maturità e le premure che le aveva dimostrato avevano fatto crescere in Chloé un conflitto interiore. Da una parte avrebbe voluto conoscerlo meglio, capire se fosse davvero fantastico come sembrava, ma dall'altra aveva paura delle voci, dei gossip e delle critiche, se avesse anche solo iniziato a frequentarlo come amico.

Ridicolo! Era Chloé Bourgeois lei poteva fare quello che voleva!

L'acqua aveva raggiunto i trenta centimetri e il giovane stava provando a respirare come la ragazza gli aveva consigliato per non pensare al dolore alla gamba.

«Devi respirare più lentamente» lo corresse sentendo con una mano il suo diaframma «Inspira» contò fino a sette «Espira. Mantieni la calma e concentrati. Lentamente».

Lo guidò per qualche minuto, mentre l'acqua continuava a salire sempre più velocemente, era pronta a trasformarsi quando percepì nell'aria un leggero pizzicorio. Aveva riconosciuto la sensazione, Ladybug doveva aver appena lanciato in aria il suo Miraculous per far tornare tutto alla normalità. Sorrise contenta che la prigionia sarebbe presto finita e che il giovane sarebbe tornato a stare bene. Decise che doveva muoversi, era la sua opportunità, se voleva fare qualcosa doveva farlo in fretta.

Aspettò che il ragazzo ispirasse per l'ennesima volta, ignaro che presto sarebbe stato libero e si chinò su di lui, baciandolo.

Catturò le sue labbra e si abbandonò all'istinto. Luka sebbene sorpreso non si tirò indietro e le loro bocche iniziarono una lotta per la supremazia. Chloé morse leggermente il labbro inferiore del ragazzo prima di staccarsi e sorridere soddisfatta mentre tutto attorno a loro tornava alla normalità.

«Sette» pronunciò con naturalezza «Sì» confermò «La respirazione andava bene, peccato non serva più».

Luka si alzò, constatando che la gamba era tornata in perfette condizioni. La guardò e sorrise sghembo senza dire niente, come se avesse capito perfettamente che cosa le fosse passato per la testa.

Improvvisamente la sicurezza di Chloé vacillò, come poteva reagire sempre in modo da destabilizzarla? E poi chi diavolo pensava di essere per guardarla con quella faccia da schiaffi!?!

«Luka!» Juleka corse ad abbracciare il fratello «Eravamo così preoccupate!»

Anche la madre arrivò sul ponte e li abbracciò grata che stessero tutti bene.

La biondina si sentì di troppo, non abituata alle manifestazioni d'affetto familiari e si voltò pronta ad andarsene «Pollen trasformami!»

Queen Bee saltò dalla nave al pontile pronta per fuggire da lì.

«Chloé» il ragazzo la stava chiamando affacciato dal parapetto «Grazie».

L'eroina lanciò la trottola e se ne andò senza riuscire a rispondergli. Tornò rapida verso casa sua e quando arrivò sulla terrazza fuori dalla sua suite sciolse la trasformazione.

Iniziò a camminare avanti e indietro borbottando fra sé frasi apparentemente senza senso e Pollen rimase in silenzio a guardarla. Non aveva mai visto la sua Portatrice così turbata era uno spettacolo insolito e divertente al tempo stesso.

«Mia Regina» l'aveva infine richiamata.

«Che c'è Pollen?» chiese avvicinandosi al Kwami «Stai bene?»

L'impersonificazione dell'ape annuì vigorosamente con il capo, Chloé era sempre molto premurosa nei suoi confronti, da quando si erano conosciute la trattava sempre con dolcezza e gentilezza. Era un lato della giovane che probabilmente solo lei era riuscita a vedere negli anni, ma qualcosa quel pomeriggio le aveva fatto pensare che anche Luka aveva intuito che ci fosse molto di più nella biondina di quanto si potesse pensare.

«Lei sta bene?» nonostante la profonda amicizia che le legava non riusciva a darle del tu, le sembrava una completa mancanza di rispetto.

«Sì, tutto bene» minimizzò la ragazza.

«Era molto carino...» si permise di dire vedendo la giovane cercare di trattenere un sorrisino «e gentile. Ho percepito vibrazioni positive tra di voi».

«È solo un ragazzo che ho salvato» disse sapendo benissimo di risultare falsa.

«Ha ancora addosso la sua giacca» rise Pollen «Vuole tornare alla nave subito o aspettiamo qualche giorno e la usiamo come scusa per rivederlo?».

Chloé si guardò nel riflesso della vetrata che dava sul soggiorno e si rese conto che indossava ancora la giacca azzurra di Luka. Inspirò profondamente per quietarsi e una sensazione di calma data dal profumo di quest'ultimo la avvolse immediatamente. Non poté che arrossire ripensando alle premure che aveva avuto nei suoi riguardi e quando se ne rese conto vedendosi nella superficie riflettente scrollò la testa con convinzione.

«Tutto questo è ridicolo! Assolutamente ridicolo!»
 

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Le avventure di Luka e Chloé proseguono in: Honey! Miraculous - Le storie di Queen Bee e nella saga principale di Blind Hearts. 
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