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Autore: inkandaliens    24/05/2019    0 recensioni
Klay arrivò con un leggero ritardo, per via del traffico: San Francisco era caotica come città, ma stranamente piacevole da percorrere nonostante la lenta scorrevolezza del traffico.
Lo spogliatoio sembrava deserto: le giacche dei suoi compagni erano appese agli appendiabiti assieme ai borsoni. Ad un tratto, la porta del bagno si spalancò, e ne uscì un ragazzo moro non troppo alto.
- Sei Curry? –Disse Klay senza degnarlo di uno sguardo.
- Si. Sono io –
Attendeva una risposta. Aspettava il suo ‘benvenuto nella squadra’ detto proprio dal ragazzo seduto sulla panchina di fronte a lui, ma in vano.
Il novizio uscì impacciatamente dalla stanza, riuscendo comunque a sentire il nuovo compagno sbuffare alle sue spalle.
[Klay Thompson/Stephen Curry]
Genere: Generale, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Klay si svegliò bruscamente, sbattendo ancora intontito la testa contro il finestrino dell'aereo: si guardò intorno, notando che tutti i suoi compagni stavano ancora dormendo.

Un paio di sogni troppo intensi avevano ormai turbato il sonno del giocatore, che risistemandosi le cuffie tirò un sospiro di sollievo nel vedere che ormai mancavano solo poche ore all'atterraggio.

La visuale dal finestrino era ancora ostruita dalle fitte nubi che ricoprivano i cieli dell'Oregon, cosa che impedì a Klay di apprezzare a pieno quella splendida vista.

Portland era ormai sempre più vicina, e il giocatore non poté nascondere la malinconia che lo assalì solo al pensiero delle splendide giornate passate a crescere tra le vie affollate della città; dopotutto Klay non aveva mai smesso di considerarla come casa, nonostante la distanza.

 

Il silenzio che infestava il jet privato della squadra non era poi così male, pensò sfilandosi le cuffie, almeno non quella sera.

L'unico suono udibile al di fuori di quello emesso dall'aereo, era il singhiozzante russare di Draymond, motivo per cui il vicino Jordan Bell si era addormentato con un cuscino sulla testa; erano scene di questo tipo che scacciavano via la malinconia, ricordando a Klay quanto fossero importanti per lui la squadra e quei ragazzi.

Ridacchiò fra se e se, prima di ritornare a guardarsi in giro, ormai annoiato dalla lunga attesa.

Curry era seduto solo un posto più avanti, accoccolato sul sedile con un braccio a penzoloni, anche lui nel mezzo di un sonno profondo.

Dopo l'episodio di scuse della settimana prima, avevano cominciato a parlare, almeno in palestra.

Klay sembrava più rilassato, aveva abbassato le barriere che lo rendevano così scontroso, rivelandosi un ottimo compagno di squadra.

Notò che ai piedi del compagno giaceva un libro, evidentemente scivolatogli prima di prendere sonno; decise così di alzarsi per recuperarlo, cercando con cautela di non svegliare Durant, che gli dormiva affianco.

Raccolse il piccolo volume da terra e lo ripose nella borsa che Curry teneva vicino, sorprendendosi nello scoprire il numero di libri che aveva portato con se.

Rimase incredulo qualche istante, alzando lo sguardo perplesso verso il compagno che però dormiva ancora profondamente; i pensieri scivolarono via dalla mente di Klay nel momento in cui si accorse di trovarsi di nuovo ad osservare meticolosamente il ragazzo che riposava giusto a qualche centimetro di distanza: ogni dettaglio del suo corpo, del suo viso, della sua pelle erano lì, esposti ai suoi occhi che per troppo tempo si erano nascosti, un po' per orgoglio e un po' per timore.

Ma nessuno in quel momento lo avrebbe potuto notare.

Osservò il suo torace espandersi ad ogni respiro, regolare e delicato, soffermandosi poi sul viso beatamente rilassato, le cui labbra sembravano accennare un sorriso.

C'era una flebile armonia nel sonno di Steph a cui Klay non riuscì a sottrarsi: giaceva tra le braccia di Morfeo, quieto e vulnerabile, ignaro del pressante sguardo del compagno.

Restò succube di quel momento per diversi minuti, facendosi traviare dall'aura irreale che riempiva il piccolo jet.

C'era qualcosa di davvero bello in Steph, qualcosa che Klay da tempo cercava di spiegarsi.

Per questo lo osservava.

Per trovare una risposta.

O forse perché lo faceva sentire bene.

Sospirò abbassando lo sguardo, prima di ritornare a sedere, con lo sguardo fisso verso le luci della città che si intravedevano in lontananza.

“Forse sto diventando pazzo” pensò.

 

Il jet atterrò in perfetto orario, e i giocatori appresero con estremo piacere che avrebbero avuto la serata libera, visto il provante viaggio che avevano appena concluso.

Un bus dai vetri oscurati li attendeva di fronte all'aeroporto, pronto a partire verso gli alloggi prenotati: si inoltrarono verso le vie trafficate della città, ammirando la bellezza del panorama che li circondava, dalla bellezza delle sponde del fiume Willamette alla maestosità del monte Hood, la cui bianca cima sovrastava il paesaggio urbano.

La squadra venne condotta subito all'hotel in cui avrebbero passato la notte, cosa di cui Steph fu veramente grato: non sopportava i viaggi in aereo e dopo dieci lunghe ore di viaggio aveva solo voglia di riposarsi un po'.

Non appena ricevette la chiave, si diresse barcollando sensibilmente verso la sua stanza, declinando la proposta di KD di fare un salto nella palestra all'interno del complesso.

Era riuscito a fermare il mal di stomaco grazie a un paio di antiacidi, ma sapeva che l'unico rimedio per quella sgradevole sensazione era una doccia calda; l'ascensore saliva piano dopo piano, lasciando sempre meno compagni al suo interno.

-Ci si vede dopo Steph- disse Andre Iguodala, facendo un cenno con la mano all'amico, che accennò un sorriso forzato, ancora in preda al mal d'aereo.

Il gruppo di giocatori si affievolì velocemente, e Steph si accorse tardivamente che l'unica persona rimasta ad aspettare con lui il quinto piano era Klay.

Alzò lo sguardo innervosito, vista la penosa situazione fisica in cui si trovava: Klay sembrava soddisfatto e tranquillo, mentre tamburellava con le dita sulla porta metallica dell'ascensore.

Era lontano dal fascio di nervi che Curry adorava punzecchiare, quello con l'espressione scontrosa e la faccia corrucciata.

Dopo qualche secondo, anche Klay si accorse della situazione e con un solo sguardi entrambi capirono che per quella notte avrebbero dormito sullo stesso piano, lontano dai loro compagni.

 

Tutta la tranquillità che Steph aveva percepito sembrò svanire di colpo, nel momento in cui Klay notò che la camera 233 del compagno era attaccata alla sua 235.

Si schiarì la voce, incespicando nel tentativo di inserire la chiave magnetica che non ne voleva sapere di azionare la serratura.

-Sembra che noi...cioè io e te, voglio dire la tua camera e la mia...-

Non riuscì però a terminare quell'accozzaglia di parole imbarazzate che Curry aveva già lasciato il pianerottolo, chiudendosi la porta della 233 alle spalle.

Il leggero rossore delle guance di Klay fece spazio ad un esplosivo bordeaux, tanto era l'imbarazzo che provava in quel momento.

“Ma che diavolo!” pensò spalancando gli occhi buttandosi sul letto.

-Sono un idiota- mormorò portandosi frustrato le mani al viso.

Ripercorse più volte la figura da liceale imbranato che aveva appena fatto, pensando a come Stephen se ne fosse andato, nel migliore dei casi per mancanza di interesse nel sentire quello che aveva da dire.

Aveva raggiunto il punto di non ritorno?

Di figuracce ne aveva fatte tante, ma questa volta era andato nel panico più totale.

E Klay Thompson non andava mai nel panico.

Ma da quella volta negli spogliatoi, Steph era diventato qualcosa di diverso.

Qualcosa a cui era impossibile sottrarsi, anche se solo con lo sguardo.

Lo stava facendo impazzire lentamente, anche perché conosceva bene il rischio che avrebbe corso nel tentare anche solo di stringere un rapporto più intimo.

Ma giorno dopo giorno questo desiderio cresceva inconsciamente dentro Klay, che anzi soffocava la questione con il suo classico scetticismo.

“Ho bisogno di una sigaretta” pensò, aprendo la porta scorrevole del balcone.

 

 

Stephen d'altro canto, era impegnato a rigurgitare il pranzo dritto nel water; alla fine gli antiacidi avevano fallito, lasciando il povero ragazzo in balia del suo stomaco irritato.

Si sentiva davvero uno schifo, sperava di non arrivare a quel punto, ma ormai era successo talmente tante volte che sapeva come comportarsi.

Si ripulì velocemente, prima di fiondarsi sotto la doccia, sperando di riuscire a riprendersi almeno a livello mentale.

L'acqua calda cominciò a scorrere sul suo corpo, facendolo rilassare e tirare un sospiro di sollievo.

Passo una ventina di minuti sotto il getto scrosciante della doccia, facendosi passare quel brutto mal di stomaco.

Il bagno si era riempito velocemente di vapore, che svanì con altrettanta velocità quando Stephen si diresse verso la camera.

Si infilò un accappatoio, buttandosi sul letto soffice che sognava ormai da diverse ore, quando gli tornò in mente un particolare a cui non aveva fatto caso in precedenza: prima di correre in camera a vomitare, aveva sentito la voce di Klay, senza però capire di cosa stesse parlando.

Ci pensò su per un po', ripensando a quanto fosse diventato impacciato dopo quella conversazione negli spogliatoi: non pensava che avrebbe reagito così a quel regalo, anzi, era convinto che quello con un occhio nero questa volta sarebbe stato lui.

Gli piaceva giocare con Klay, era estremamente prevedibile e facilmente irritabile alle volte, ma erano settimane ormai che Stephen non pensava ad altro; da quando era arrivato negli Warriors aveva notato che Thompson aveva qualcosa di diverso dagli altri, oltre al fatto che fosse fisicamente stupendo.

Sapeva di non avere possibilità, tante erano le storie estremamente dettagliate che Draymond gli aveva raccontato divertito sul conto del compagno, in quanto a ragazze rimorchiate e storielle di una notte.

Si ritrovò come sempre a fare pensieri senza capo ne coda, viste le incongruenze che sapeva non lo avrebbero portato da nessuna parte, se non alla disperazione.

Si alzò sospirando, girovagando per la stanza intento a vestirsi, senza accorgersi della nuvola di fumo che svolazzava di fronte al suo balcone.

 

Klay restò ad ammirare la sua bella Portland per un po', prima di sentire dei rumori provenire dalla sua destra, accorgendosi solo in quel momento che i balconi delle due stanze erano comunicanti.

Si scostò velocemente sperando che il compagno non lo avesse notato, non resistendo però all'impulso di dare una sbirciatina alla camera affianco; Curry si era appena alzato dal letto, con ancora indosso l'accappatoio: si fermò di fronte all'armadio senza notare la presenza di Klay, che ormai si era spostato quasi completamente di fronte alla porta finestra della 233.

Stava per fare un altro tiro dalla sigaretta, quando sentì un groppo salirgli alla gola: Stephen si era fatto scivolare l'asciugamano di dosso, rimanendo completamente nudo agli occhi di Klay.

La pelle perfettamente abbronzata rendeva il corpo muscoloso del ragazzo ancora più attraente ed irresistibile; Thompson non riuscì a trattenersi dall'esaminare ogni sua curva, ogni muscolo esposto alla luce crepuscolare di quella sera, sentendo un'improvvisa vampata di calore pervaderlo da capo a piedi.

Non era mai stato attratto dal corpo maschile prima di allora, ma Stephen sembrava riuscire a farlo tentennare anche sulle sue certezze più fondate.

Ogni centimetro del suo corpo sembrava perfettamente proporzionato al resto, creato ad arte solo per la gioia dei suoi occhi.

Sentì una strana sensazione risalire dal profondo, come un turbolento istinto che amplificava ogni sua sensazione, lasciandolo con un bruciante desiderio che sapeva non poter soddisfare.

Decise quindi di tornare velocemente nella sua stanza, lasciando il mozzicone ancora fumante di fronte alla finestra di Steph, ignaro di ciò che era appena successo.

Klay si distese sul letto, incapace di comprendere il motivo per cui Stephen gli facesse perdere ogni controllo anche soltanto standosene fermo in mezzo alla stanza.

Che fosse completamente nudo poi, era un'aggravante che il ragazzo non riuscì a metabolizzare come faceva di solito, vista la crescente erezione che si sorprese di avere ripensando al bellissimo sedere che aveva appena avuto il piacere di ammirare.

Buttò la testa all'indietro, respirando affannosamente, ormai succube delle sue stesse pulsazioni.
 


Ciao a tutti!
Purtroppo sono riuscita ad aggiornare la storia solo ora, ma il capitolo è più lungo del solito quindi spero di essermi fatta perdonare!
Come sempre vi invito a farmi sapere cosa ne pensate, soprattutto riguardo questa nuova aggiunta :)
A presto!
-inkandaliens
   
 
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