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Autore: _Bri_    24/05/2019    3 recensioni
Possibile mai che la tua bellezza suadente
Di occhi d’ambra, décolleté generoso
Di ricci indomiti di rame lucente
Non meritassero più un sol gesto amoroso?
[Beth Cassel / Tormund Veleno dei Giganti]
Genere: Comico, Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Tormund Giantsbane
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Al cor (poco) gentil rempaira sempre amore
 
 
Primo sonetto minore - Di quando Beth Cassel ricordò della sua intatta virtù

 
Ti svegli di soprassalto con l’usignoli cantar
La Lunga Notte, fanciulletta, hai visto in volto
E ancora ti chiedi come puoi camminar
Dopo che l’occhio azzurro alla destra t’ha colto.
 
E mentre ti rivesti, grata della salvezza il dono
Ripercorri con la mente lo sgomento
Dei grigi colori della tua vita il tono
Che riportano in te il triste memento.
 
Beth Cassel, graziosa giovane e bella
Di Sansa Stark eri buona amica
Dama di compagnia della principessa Myrcella
Fino ad allora non conoscesti fatica.
 
Ma un dì nefasto Theon Greyjoy tradì
Coloro che come un figlio lo avevano accolto
E senza indugio come ostaggio ti carpì
Quando il tuo fiore non era ancora stato colto.
 
Poi giunse il bastardo, occhi di brace e sorriso tagliente
Ramsay Snow, che Bolton fu nominato
Tirò i tuoi boccoli di fuoco ardente
E a Forte Terrore ti trascinò concitato.
 
Sentisti sfumare la gioia e l’ardore
Che della giovinezza son motori portanti
A loro, implacabile, si sostituì il terrore
Di morire preda di torture aberranti.
 
Ma passarono i giorni e poi settimane
E quel terrore in altro mutò
Nella tua torre, di alte mura sovrane
Infine la noia, arcigna, arrivò.
 
Ti domandasti se qualcuno avrebbe provveduto
Prima che gli Antichi Dei ti richiamassero a loro
A cogliere quel fiore ancora mai pasciuto
Che per il defunto padre aveva il peso dell’oro.
 
Sognasti di cavalieri e di eleganti sovrani
Di uomini degni, dall’animo buono
Di giovani virgulti con possenti mani
A concederti, pratici, l’agognato dono.
 
Possibile mai che la tua bellezza suadente
Di occhi d’ambra, décolleté generoso
Di ricci indomiti di rame lucente
Non meritassero più un sol gesto amoroso?
 
Ma un bel giorno sentisti al di là della stanza
Lo sferragliare di spade e coltelli
Cogliesti le urla con ritrovata speranza
E con fiato sospeso, attendesti novelle.
 
Non un cavaliere, né un principe ardito
Scardinò con un colpo della torre la porta
Su di lui soffermasti il tuo sguardo contrito
Sentisti che in un attimo saresti infin morta:
 
Un olezzo maturo di sangue e battaglia
Colmò le narici del nasino gentile
Pelliccia di orso sulle spalle a tenaglia
Grugnito di mostro dalla bocca scurrile.
 
I passi pesanti si fecero avanti
A portar nella stanza un frastuono assordante
Un corpo possente da fare invidia ai giganti
Che nelle fiabe d’infanzia conoscesti, sognante.
 
Lunghi capelli del tuo stesso colore
Uniti alla barba macchiata di sangue
E gli occhi glaciali posati sul tuo umore
Ti contan le efelidi di cui il tuo viso non langue.
 
Sperasti in un colpo, deciso e fatale
Da parte dell’orco che si faceva vicino
Lo guardasti dal basso, con aria brutale
Sgranando gli occhioni di dorniano vino.
 
“Ti prego, risparmiami! Concedi a me la grazia! Non dedicarmi il tuo colpo furiale!”
Raccontasti che la tua vita era finita in disgrazia, per colpa di uomini senza alcuna morale.
 
Le labbra rosse, traboccanti l’estate
Schiudesti, invero, con molta fatica
Le tue parole in un gesto castrate
Dalle sue mani che ti strinsero in vita
 
Con un sol colpo sulla spalla t’issò
Per lui non eri che un leggero fuscello
E giù per le scale, muto, ti trasportò
Come la mamma al nido riporta il fringuello.
 
Di ribellarti non smettesti un momento
Ma il bruto ignorò la tua voce dorata
Ti lasciò a terra, meritando il lamento
Della tua bocca addolorata.
 
Stringesti gli occhi, ormai rassegnata
Tacesti, triste, in un muto consenso
Sapevi che saresti stata giustiziata
Senza dell’amore conoscere il senso
 
Ma quale stupore nel riconoscere il tono
Soave e fiero della tua vecchia amica
Sansa ti strinse, chiedendoti perdono
Per aver tardato nella sua mossa salvifica.
 
“Macchissenefrega!” La tua mente argomenta
Capisti che nulla era ancora perduto
A Grande Inverno tornasti contenta
Di sapere, che un giorno, avresti di certo goduto.
 
Indossi il corpetto, pensando al passato
Ne tiri le stringhe con mossa sapiente
Acconci i capelli, trattieni il fiato
Infili il mantello e sei nel presente
 
Orsù rossa donzella, dal corpo minuto
La sera ti attende per festeggiar la Vittoria
E tu sei bramosa di rincontrar il bruto
Che dalla prigionia ti strappò, ridandoti gloria.

 

Buongiorno a tutti! Lo scontento per l’andamento di questa ultima stagione di GOT è stato generale e ancor più per tutti quei lettori che attendono con pazienza che Martin si decida a pubblicare il prossimo, agognatissimo libro. Dato che “chi di speranza vive, disperato muore”, io sto tentando di sublimare l’impazienza dell’attesa (e di sedare l’ira funesta verso l’ottava catastrofica stagione), spaziando con l’immaginazione. Ora metterò le mani avanti: questi sonetti, che saranno ben tre (poveri voi), hanno ovviamente un sapore comico, inserito infatti fra i generi. Ho un’insana e smodata passione per il personaggio di Tormund ed ho pensato che, dopo il due di picche ricevuto da Brienne, il meraviglioso bruto meritasse qualcuno che non lo disdegnasse, ma che di contro apprezzasse le sue qualità. Ecco qui tirata fuori dalle ceneri la piccola e dolce Beth Cassel, smaniosa di capire che cosa sia “l’amore”, nella molteplicità dei suoi significati.
Lo so, il tutto è demenziale ma qui bisogna farsi forza, altrimenti si affonda in un mare di amarissime lacrime.
Mi perdonerà il povero Guinizzelli per aver storpiato il titolo del suo lavoro, o tornerà fra le fila dei White Walkers per punirmi?
Aspetto la vostra sassaiola con impazienza.
 
Bri
   
 
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