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Autore: T612    24/05/2019    1 recensioni
Dal capitolo 8:
Devono aver urtato i cameramen perché viene perso il segnale, quando i televisori si risintonizzano segue un chiacchiericcio confuso che si placa con la notizia che nessuno voleva sentire… e i televisori esplodono, non si parla d’altro.
“...la diretta proseguirà per tutta la notte, man mano che giungeranno altre notizie. A tuttora, le nostre fonti ci confermano che pochi minuti fa, all’arrivo al Mercy Hospital, Capitan America è stato dichiarato morto.”
[Post-TWS - Civil War ComicVerse - "Captain America Collection" di Ed Brubaker - paring: canonico + WinterWidow]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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6 giugno 2017, in viaggio verso il Seagate

 

James non aveva idea di chi fosse la guardia sbadata che aveva tolto la museruola a Faustus, ma sapeva con assoluta certezza che se mai l’avesse scoperto avrebbe fatto in modo che si pentisse amaramente di tale mancanza.

-Taci… ti prego taci. -lo scongiura esasperato, erano solamente a metà del tragitto verso il penitenziario e lo psichiatra non aveva mai chiuso bocca da quando il motore del furgone si era avviato partendo dal Palazzo di Giustizia. -Non sei riuscito a soggiogarmi nemmeno con l’aiuto del siero, di certo non ci riuscirai ora.

-Se non posso soggiogarti tanto vale darti il tormento, è una pratica che regala moltissime soddisfazioni.

James si sforza di ignorarlo, frustrato già dalla situazione in sé per dare credito anche alle frecciatine dello psichiatra, rimuginando sopra agli ordini impartiti da Hill immaginando almeno dieci scenari diversi in cui Natasha poteva essere ferita o uccisa, imponendosi di rispettare le direttive per non complicare ulteriormente le cose.

-Mi aspettavo che disubbidissi agli ordini, sai?

-Non posso farlo… e mi fido della parola data. - James si ritrova a rispondere in automatico, non aveva senso ostinarsi ad ignorarlo ancora a lungo.

-Sembri quasi convincente. Quasi. -Faustus sghignazza strattonando le manette di riflesso. -Se faccio in modo che le guardie ti liberino? Estinguo il mio debito con te e poi sarò libero di andare…

-Arrivi tardi per una proposta del genere, Doc. -sorride avvertendo i pneumatici del furgone frenare sul parcheggio del Seagate. -Occasione sfumata… se ti consola, non avrei accettato in ogni caso.

James resta fermo ed impassibile mentre gli agenti SHIELD prelevano lo psichiatra dal mezzo conducendolo alle celle di isolamento, mentre Sharon sale a bordo togliendogli le manette ai polsi conducendolo verso lo stabile… sorprendendosi quando alla fine del corridoio svoltano a sinistra verso l’uscita di sicurezza invece che a destra in direzione delle celle carcerarie.

-Dove…?

-Dopo, sali in macchina e taci. -lo interrompe la donna aprendogli la portiera della vettura targata SHIELD, aggirando il cofano e mettendosi alla guida decollando. -Siamo in ritardo di mezz’ora sulla tabella di marcia e questo affare non è esattamente veloce quanto un Quinjet o una Mark… ma credo basti, no?

-Mi stai portando a New York…

-Ovvio che ti porto a New York, mi sto sdebitando per i salvataggi durante il mio periodo sotto la tutela di Lukin… e poi ammettilo, avresti trovato il modo di evadere dopo la prima mezz’ora rinchiuso dentro la cella di isolamento.

-Non hai tutti i torti… -ammette James facendo spallucce, voltandosi verso i sedili posteriori appurando la presenza della divisa e dello scudo in vibranio. -Ma come lo spieghiamo a Hill e Stark?

-Con mio cugino me la vedo io, mentre per quanto riguarda Maria... al massimo può licenziarmi, non ne farei di certo un dramma.

-Ai tuoi ordini, Sharon… speriamo di arrivare prima che Liberty Island si trasformi in un cumulo di macerie.

-Tu pensa ad un piano un po’ più articolato di “vado, li ammazzo e torno” come fai di solito… intanto io mi preoccupo di arrivare in tempo. -afferma la donna prima di azionare i propulsori al massimo della potenza. -Allacciati la cintura Buck, non ti ho fatto evadere di prigione solo per vederti sfracellato al suolo in un luogo imprecisato tra Atlanta e New York… è la buona volta che Maria mi ammazza sul serio se dopo tutto questo disastro devo anche raccoglierti dall'asfalto con il cucchiaino.

 

***

 

6 giugno 2017, Liberty Island, Manhattan, New York

 

Passano quattro ore prima che qualcuno si faccia vivo, Natasha aveva quasi perso le speranze a forza di ascoltare Zemo decantare le proprie gesta con tono pieno di sé, mentre terminava di collegare le cariche e finiva di assemblare il mitragliatore sul ciglio delle vetrate, ma tira un sospiro di sollievo quando i proiettili iniziando a srotolarsi dalla cartucciera perforando il cielo.

Vede il Quinjet in lontananza fermo e pronto per l’estrazione, realizzando che l’unica cosa che lei poteva fare era sperare che la cartucciera si inceppasse, bloccati in una situazione di stallo in cui lo SHIELD poteva solo aspettare mentre Tony compiva acrobazie in volo per schivare i proiettili, evitando di contraccambiare il fuoco per non rischiare di colpire loro o una delle cariche lasciate scoperte innescando l’esplosione.

Natasha iniziava a non sperarci più quando intravede una vettura SHIELD svoltare l’angolo cieco della vetrata arrestando la sua corsa, mentre l’elmetto di Capitan America sbuca dal tetto della decappottabile e vede James fare segno a Sharon di portarlo all’entrata degli ascensori per raggiungere la corona. La donna afferra il polso di Sam richiamando la sua attenzione, indicandogli con un cenno del capo l’auto che si libra nel vuoto, aspettando che James raggiunga la porta di servizio a qualche metro di distanza da loro per inscenare un agguato alle spalle del Barone Jr.

Natasha sente le corde dei polsi tirare e segnarle la pelle quando lei e Sam si piegano in avanti, percependo con la coda dell’occhio la parabola perfetta che compie lo scudo centrando il groviglio di corde recidendo il nodo, gettandosi a terra per slegarsi le caviglie e togliersi il bavaglio.

Si arrampica alle spalle di Zemo distogliendo la sua attenzione dal diversivo costituito da Iron Man, concedendo una breve finestra di tempo a Tony per gettarsi contro la vetrata frantumandola per scollegare le cariche, permettendo a James di raggiungerla in mezzo allo scontro.

-Tu non dovresti essere qui! -urla la donna schivando i colpi di Zemo, usando le spalle di James come appoggio dandosi lo slancio per il contrattacco, mentre quest’ultimo brandisce lo scudo ed impedisce al Barone di raggiungere Stark o la centralina dell’innesco.

-Ti sono mancato? -chiede James in risposta ignorando volutamente la ramanzina, lanciando lo scudo a Stark che lo conficca sulla centralina tranciando i collegamenti, mentre James, momentaneamente sprovvisto di un’arma, si presta istintivamente ad una coreografia efficientemente mortale collaudata negli anni insieme alla compagna.

-Mi sei mancato da morire… la settimana più lunga della mia vita. -Natasha si volta per rispondere, rallentando scioccamente i movimenti per scoccargli uno sguardo d’intesa, permettendo così a Zemo di colpirla facendole mancare l’appoggio ai piedi, inciampando sui frammenti di vetro rischiando di scivolare oltre il bordo della corona precipitando incontro a morte certa, venendo prontamente afferrata al volo da James che arresta la sua caduta afferrandola per un polso, ma concedendo il tempo necessario per fuggire al Barone. Fa in tempo a rimettersi in equilibrio che Zemo si lancia nel vuoto attraverso una delle vetrate infrante con un jetpack sulle spalle, ed il tentativo di James di mandare in corto la fusoliera dei propulsori con un colpo ben assestato dello scudo non va in porto.

Il Barone si muove troppo velocemente perché Sharon possa fare retromarcia e lanciarsi all’inseguimento con la decappottabile SHIELD… e Natasha sa già cosa farà il compagno prima ancora di vederlo prendere la rincorsa, sfoderando il pugnale lanciandosi nel vuoto.

-NO! James no-…! -il suo futile tentativo di trattenerlo viene reso inutile dalla forza fisica nettamente superiore dell’uomo… la sua mano stringe il vuoto, osservando impotente e terrorizzata il compagno mentre precipita incontro a morte certa.

Natasha grida, ma ormai è tutto inutile... e l’urlo le si blocca in gola soffocandola.

 

***

 

-NO! James, no-...!

Tony distoglie lo sguardo dallo scudo che è precipitato di sotto, conficcandosi nel basamento decine di metri più in basso, sollevando lo sguardo verso Natasha giusto in tempo per vedere James lanciarsi nel vuoto provando a raggiungere Zemo, con il rischio concreto di raggiungere lo scudo abbandonato a terra procurandosi una frattura alla cervicale nel tentativo di compiere l’impresa.

Zemo si era voltato verso di loro per capire la fonte del trambusto, nella frazione di tempo esatta in cui James aveva lanciato il coltello prima di essere vittima della forza di gravità, mentre la lama si era conficcata nel petto del Barone con una precisione millimetrica prima di precipitare anch’esso incontro alla morte.

Succede tutto troppo velocemente perché Tony se ne possa rendere conto lucidamente, ritrovandosi sul momento a puntare il mirino del missile contro il jetpack, abbattendo il mezzo di fuga mentre Sam spicca il volo afferrando James per il braccio destro prima che quest’ultimo impatti fatalmente contro il basamento della statua.

A battaglia conclusa il risultato era un solo cadavere a terra… si erano ritrovati tutti a fissare il corpo senza vita di Zemo circondandolo tenendosi ad un metro di distanza, indecisi se la pugnalata l’aveva già ucciso prima che il cranio si fracassase contro il cemento spargendo una pozza di sangue sul selciato. Avere la certezza inconfutabile che anche l’ultima testa dell’HYDRA era stata eliminata, era uno spettacolo rassicurante quanto raccapricciante, suscitando un innato conato di bile represso a fatica da più o meno tutti i presenti.

-Barnes!

Il Quinjet era atterrato alle loro spalle nel mentre, lasciando scendere una Maria Hill alquanto alterata che si dirigeva a passo di carica verso di loro, placcata prontamente da Sharon che, una volta riportata a terra Natasha con la decappottabile, si era eletta paladina e protettrice dell’ex Soldato d’Inverno.

-É stata una mia idea Maria, l’ho trascinato io qui.

-Credevo di essere stata chiara! Poteva concludersi nel peggiore dei modi… -ribatte Maria scavalcando la donna puntando direttamente a James, che si reggeva il braccio destro come fosse un peso morto particolarmente doloroso. -Ma cosa diavolo ti è saltato in mente?! Rischiare di sfracellarti al suolo non era un’opzione contemplata Barnes!

-Ma non è successo, no? -interviene Tony con fare conciliante richiamando l’attenzione di Hill, già stanco delle grida in corso, ma incapace ad evitare di scoccare uno sguardo di accusa alla cugina. -Per fortuna, vero Shar?

-Si, non è stata una delle mie idee migliori, lo ammetto. -commenta Sharon con tono di scuse, immettendosi nuovamente nella discussione. -Ma se io e Bucky non vi avessimo raggiunti? Che sarebbe succes-...

L’urlo soffocato di James interrompe ogni battibecco in corso, mentre Tony ed i presenti si girano nella sua direzione tentando di comprenderne la motivazione, osservando confusi l’espressione sofferente e vagamente omicida dell’uomo rivolto in direzione dello sguardo sadicamente soddisfatto di Natasha.

-Scusate l’interruzione, spalla lussata, l’ho sistemata… abbiamo un tutore nel Quinjet, vero? -ribatte la donna sorridendo candidamente come se inconvenienti di quel genere fossero ormai all’ordine del giorno, per poi rifilare al compagno uno sguardo omicida che preannunciava un inevitabile discussione tempestosa.

-Si… chiamo una squadra SHIELD per Zemo, poi ripartiamo e torniamo ad Atlanta. -interviene Maria annunciando la nuova tabella di marcia con efficiente pragmatismo. -Sharon parcheggia l’auto nel portellone d’uscita del Quinjet.

-Agli ordini capo. -ribatte la donna afferrando le chiavi della macchina tempestiva. -Non sono licenziata, vero?

-Non ancora, ma tranquilla signorina, ne discutiamo una volta finito il processo e dopo la conferenza stampa. -la rimbecca Hill con finto sguardo risentito, afferrando il palmare richiamando una unità operativa sul posto.

La discussione tra le due donne proseguiva, ma Tony si era momentaneamente distratto prestando attenzione a James, che si teneva stretto Natasha con il braccio di metallo incurante della predica proferita tra i denti da parte della donna, intervallata da sporadici pugnetti al petto vagamente minacciosi volti a liberarsi dalla presa dell’uomo ponendo una sorta di distanza… Tony non sapeva ancora decidersi se il tentativo di Natasha di divincolarsi servisse più per evitare di finire per baciare James perdonandolo su due piedi o per auto-dissuadersi dall’istinto di azzannarlo alla gola.

-Bambini, avete finito? -li richiama Maria con tono accondiscendente, piazzandosi con le mani ai fianchi e un cipiglio minaccioso sul volto. -Dobbiamo tornare in tribunale. Non ho la più pallida idea di come riuscirai a cavartela Barnes, non dopo quest’ultima bravata… restare al Seagate evidentemente costava fatica.

-Mettiti nei miei panni Hill, tu avresti fatto lo stesso. -ribatte James con sfrontata sicurezza. -In qualche modo me la cavo… ci riesco sempre.

-Hai eliminato l’ultima testa, Buck. -interviene Tony ostentando un forzato ottimismo. -Dovrà pur contare qualcosa, no?

-Speriamo di si. -commenta con reticente speranza, mentre stringe la mano di Natasha cercando un appiglio per non lasciarsi andare al baratro della disperazione, tentando di far passare quell’ultimo gesto come un riflesso inconsapevole. -Partiamo subito? Oppure ho il tempo per fumarmi una sigaretta?

-Una. -concede Maria conciliante. -Solo una.

   
 
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