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Autore: DiasproInmay    24/05/2019    2 recensioni
Afala, giovane allieva di Xandra, prova forti remore nei confronti della sua maestra. Dopo averla aiuta a recuperare le istruzioni del rito proibito, le viene vietato di partecipare alla resurrezione e alla conseguente missione per salvare il mondo di Ariadonne.
Rimasta senza la guida della sua maestra, cerca la sua strada, in attesa di sapere l'esito delle sorti di Ariadonne.
Questa storia è una side story de "La Sacerdotessa di Ariadonne"
!!!Per maggiori informazioni leggete attentamente il prologo o andate sul mio profilo!!!
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da leggere dopo: Capitolo 3 parte 4
 
***
Appena la porta si chiuse dietro alla ragazza, non potei fare altro che stringere i pugni.
La mia rigida educazione da sacerdotessa mi aveva plasmato ad obbedire ciecamente alla mia maestra ma, dentro di me, la mia anima sobillava come non mai.
Nessuna mia opposizione riuscì a convincerla.
Non meritavo di essere lasciata indietro, non dopo avermi trascinato nella ricerca di quei manoscritti per recuperare il rituale proibito.
L’avevo seguita nonostante le mie perplessità e paure, le avevo giurato di aiutarla e seguirla anche fino nel regno dei morti. Mi ero preparata anche a subire la condanna della congrega…
Il giorno prescelto per squarciare le regole di Ariadonne lei mi ha affidato un compito banale “Che solo io ero capace di fare”.  Non mi ci volle molto a capire le sue intenzioni ma, quando tornai per impedirle di partire da sola, lei non c’era già più. Non sapendo in che luogo avrebbe portato le ceneri della Venerabile per eseguire il rituale, mi precipitai alla congregazione
Sapevo che, qualsiasi esito avrebbe avuto il rituale, lei si sarebbe diretta lì.
Mai mi sarei immaginata però, che l'avrei rivista come prigioniera delle guardie.
Grazie alla dea, le cose sono andate nel verso che desiderava la mia maestra. 
Il rituale, in un certo senso, era riuscito e la congregazione le aveva dato il permesso di perseguire i suoi intenti, seppure senza il loro sostegno.
Dovendo attendere la fine della loro riunione in disparte, decisi di sfogare la rabbia tirando un po’ con l’arco.
Andai nell'area allenamento con la mia fidata arma, incoccai una freccia e centrai il primo bersaglio.
La mia concertazione era perfetta anche da adirata, mi serviva qualcosa di più difficile così incantai i bersagli affinché potessero muoversi.
Uno, due, tre, quattro centri. Era ancora troppo facile, troppi pochi bersagli.
Decisi aumentare la difficoltà moltiplicando gli oggetti da colpire e rendendoli ancora più veloci.
Le mie mani scivolavano svelte nella faretra, le mie dita riuscivano ad incoccare una freccia al buio e i miei occhi inquadravano un obiettivo a lunghe distanze.
Ero pronta per scendere in battaglia, perché Xandra non lo capiva?
«Ehi, rossa!» una voce turbò la mia concentrazione, la freccia che avevo appena incoccato partì senza controllo schivando il bersaglio.
«Chi sei tu?» mentre gli rispondevo scocciata, la freccia rimbalzò sul muro tornando indietro.
«Dovresti fare più attenzione» senza che me ne accorgessi la creatura che mi aveva interrotto si palesò affianco a me, fermando la freccia che stava per colpirmi. 
Era stato così veloce che non ho percepito il suo movimento.
«La tua maestra ti cerca» aggiunse spezzando la freccia. Era lo spocchioso ialino nero con cui Xandra sembrava fin troppo amica. 
Non mi spiegò mai come si sono conosciuti o perché il loro rapporto sembrava molto intimo e la cosa mi innervosiva. La mia maestra era una donna misteriosa e indecifrabile
Senza degnargli di una risposta recuperai le frecce incastrate nei bersagli e tornai nella stanza che condividevo con la mia maestra.
«Mi stavo domandando dove eri finita» esclamò Xandra appena solcai la porta. Indossava la sua veste da notte.
«Avete già finito la vostra riunione? Come è andata?» le domandai con tono irritato, sapevo che non avrei ricevuto una risposta esaustiva e non avevo intenzione di nascondere ancora il mio disappunto.
«Si» mi rispose alzandosi in piedi e, dopo aver finito di pettinarsi i capelli, si infilò sotto le coperte.
«Partiremo domattina, ho bisogno di riposare» sussurrò con voce delusa. Non le andava giù la mia reazione ma non mi dispiaceva deluderla, non in quel caso.
Rassegnata mi sistemai anche io per la notte e mi infilai nel letto affianco al suo.
Lei già dormiva, ed era una cosa davvero inusuale. Probabilmente gli ultimi avvenimenti l’aveva davvero provata. La osservai un'ultima volta e mi addormentai.
 
Nel bel mezzo della notte sentimmo un grido provenire dalla stanza affianco. Sobbalzai tra le coperte ma, quando vidi la mia maestra precipitarsi fuori dalla stanza con il volto preoccupato, ma non allarmato, compresi che probabilmente doveva trattarsi di quella ragazza…
Richiusi gli occhi a forza e tornai a dormire disturbata, da quando era arrivata lei mi sembrava di essere diventata invisibile agli occhi di Xandra.
Ne ebbi la dimostrazione quando mi svegliai, il mattino seguente, il letto della maestra era già vuoto e i suoi bagagli erano stati portati via.
Mi sentii sul punto di piangere, una parte di me sperava che lei cambiasse idea, speravo che, da un momento all'altro, si girasse verso di me per rimproverarmi “Allora non sei ancora pronta?”.
Ma consciamente sapevo che non sarebbe successo. Per calmarmi feci un interminabile bagno e mentre, uscivo dalla vasca, sentii qualcuno entrare nella stanza.
Non riconobbi i passi, indossava delle scarpe che, sbattendo con la suola sul pavimento, facevano dei rumori insoliti.
«Afala, sei qui?» quando i passi si interruppero, udii la voce della mia maestra bussare alla porta del bagno con determinazione.
«Sì» le risposi mostrandomi.
Xandra indossava un inusuale completo da avventuriero con pantaloni, protezioni di cuoio e un mantello color sabbia.
«Sto andando a svegliare la venerabile Ginozkena, appena sarà pronta ci dirigeremo al molo» mi comunicò distante.
«Va bene» le risposi strofinandomi i capelli.
Xandra attese qualche minuto eventuali quesiti o ennesime opposizioni ma io, ero stanca di correrle dietro.
La notte mi aveva “donato consiglio”, avevo accettato, anche se a malincuore, il mio ruolo nelle retrovie e non le dovevo più nulla.
In silenzio la vidi allontanarsi.
«Nell'armadio c’è qualcosa per te» con queste ultime parole chiuse la porta dietro di se. Tornai in bagno senza neanche farmi attraversare dalla curiosità.
Stava davvero partendo senza di me.
Mi specchiai, cercavo di sistemare quella mia patetica figura. Da quel momento in poi non sapevo che fare. Avrei potuto dirigermi al tempio e ritornare alla mia mansione ordinaria di sacerdotessa, in attesa di notizie, oppure rimanere lì, accedere alle conoscenze della congrega e magari studiare qualche nuova conoscenza per ampliare le mie capacità.
Fino a quel momento avevo vissuto la mia vita sotto l’accurata guida della mia maestra. Ma ella era andata via senza darmi un compito.
Quella sensazione di vuoto mi confondeva, potevo fare tutto ciò che volevo, tranne ciò che desideravo.
Dopo una decina di minuti tornai nella stanza e, aprendo l’armadio per scegliermi gli indumenti, vidi un pacchetto di dimensioni notevoli poggiato verticalmente tra gli indumenti. 
Era il regalo che Xandra aveva detto di avermi lasciato. Era arrotolato in un rustico straccio, il pacco aveva una forma familiarmente affusolata.
A quel punto mi lasciai prendere dalla curiosità e lo scartai. Il tessuto rivelò un’arma fatta interamente di legno con delle decorazioni metalliche, a forma di cerchio, sulla punta.
Sapevo benissimo cosa fosse, l’avevo vista e temuta tutti i giorni della mia vita… era il bastone magico della mia maestra. 
Quell'arma che l’aveva accompagnata in centinai di posti e missioni pericolose e, "grazie alla quale", diceva di essere sempre tornata vittoriosa.
Accennato sul tessuto, c’era una scritta rimarcata con dell’inchiostro nero.
E’ arrivato il tempo che succeda a te. Ormai non ho più nulla da insegnarti. Mi dispiace solo non essere riuscita a consegnartelo di persona.
Ma la missione è più importante” immaginai la conclusione della frase, il punto alla fine della parola, persona, sembrava essere stato aggiunto successivamente ed era stato steso con un tratto più indeciso.
La mia mente si illuminò, finalmente libera da ogni rancore e attraversata dalla ragione. Mi furono finalmente chiare le ragioni per cui l'avevano spinta a non portarmi con se e piansi.
Non contenta lei, nonostante le mie infantilità, mi ha ritenuto comunque all'altezza di ricevere la sua eredità.
Indossai la prima cosa che mi capitò sotto mano e corsi più che potevo. Dovevo raggiungerla per augurarle buon viaggio, ringraziarla e dirle che anche io le volevo bene.
Nonostante corsi con tutte le mie energie che possedevo, arrivai troppo tardi. L’Oceanice era già salpata da qualche minuto. La si poteva vedere ormai in piena fase di discesa.
Osservai il ponte per capire se potevano ancora essere lì e li vidi, di spalle con il volto rivolto verso l’ignoto che li attendeva.
Nonostante tutto, agitai le braccia in aria, speravo che qualcuno prima o poi si girasse.
Continuai fino a quando, poco prima di vederli sparire dietro una nuvola, potei intravedere la mia maestra voltarsi e accennare un sorriso.
Grazie di tutto.
   
 
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