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Autore: chiara_LN    24/05/2019    2 recensioni
Avete presente il Giovin Signore di Parini? Beh, in poche parole, è un giovane che trascorre le giornate nel lusso e senza fare niente, vivendo nella noia più completa.
Vi sembra il ritratto di un personaggio ormai appartenente solo al passato? Ebbene no, anzi; forse questa figura non è mai stata più attuale del giorno d’oggi. Ho provato a descriverla in poco più di 500 parole; sarò riuscita nell’intento? A voi l’ardua sentenza!
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di Giovin Signori, al giorno d’oggi, ce ne sono tanti, nonostante i tempi siano cambiati. 
Uno di questi, famoso per la sua pigrizia e voglia di non fare niente, si chiama Arturo. 
Arturo, gioia più di mamma che di papà, ha trentacinque anni ed è di Borgonoia. Frequenta ancora l’università,  non con molto entusiasmo a dire il vero, e passa le sue giornate a stare steso sul divano aspettando che la miracolosa chiamata per il (non poi) tanto agognato colloquio di lavoro arrivi. A nulla sono valse le preghiere dei suoi genitori di provare a partecipare a qualche concorso di lavoro o di inviare il proprio curriculum: Arturo non ne vuole sapere niente; “Se proprio hanno bisogno di me, che vengano a cercarmi!” risponde così, ogni volta e, detto ciò, si chiude in camera e non esce più di lì se non la sera.
Arturo insegue la sua vita, giorno dopo giorno, sempre alla stessa maniera. La mattina, alzarsi “molto presto” per frequentare i corsi dell’università è una vera tortura per uno come lui; “Ma stiamo scherzando? Alzarsi alle 08:00 per stare ad ascoltare dei tizi che parlano di roba che nemmeno capisco per poi fare dei test che già so che non supererò, roba da pazzi!”. Di norma, l’unica risposta che riceve è un’occhiataccia da parte di suo padre che minaccia di togliergli l’auto se non frequenta le lezioni e questo basta e avanza per non fargli dire altro.
Durante le ore pomeridiane, a volte, il tempo passa velocemente, tra dormite, serie tv e partite alla play station; altre volte, sembra non passare mai ed è in quei momenti, quando la noia riesce quasi a prendere il sopravvento, che Arturo pensa di prendere in mano un libro e studiare; ma, per fortuna, c’è sempre qualcosa o qualcuno che lo fa desistere. La maggior parte delle volte è sua madre che interrompe la monotonia di quelle ore portandogli qualcosa per fare merenda: una cioccolata, un dolce appena sfornato o quei biscotti che piacciono tanto a lui.
Quando la donna, un po’ avvilita, gli chiede di darle una mano o, quantomeno, di fare una qualsiasi altra cosa che non sia stare chiuso in camera con le persiane abbassate (il sole dà molto fastidio ad Arturo, è risaputo) il ragazzo le risponde male e la manda via (dopo averla ringraziata per la merenda, ovviamente). Ormai la povera donna ha imparato a non farci troppo caso, “Il mio Arturo è fatto così, che ci possiamo fare...” risponde sempre alle amiche che la invitano a fare qualcosa per quel “Caso perso che è diventato suo figlio”. 
Ma è la sera che il ragazzo riesce davvero a divertirsi; la compagnia degli amici, delle carte e di qualche alcolico sono la perfetta combinazione per rendere qualsiasi momento indimenticabile (sempre che la mente non sia annebbiata dai fumi dell’alcol, ovviamente). “Non c’è niente di meglio” si ripete spesso Arturo;
tuttavia, stranamente, è proprio quando stringe tra le mani una bottiglia di alcol che riflette... riflette sulla sua vita e si domanda cosa abbia fatto di buono fino a quel momento. Arturo, però, non è mai riuscito a darsi una risposta e, proprio quando pensa di essere in procinto di trovarla, deve ridestarsi dai suoi pensieri: gli altri hanno completato il giro a carte ed ora è il suo turno. 
   
 
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