Anime & Manga > Fairy Tail
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Autore: Ray Wings    25/05/2019    1 recensioni
Non c'era al mondo persona che non conoscesse Fairy Tail. La gilda simbolo di Magnolia vantava tra i suoi membri alcuni dei maghi migliori dell'intero continente. Ma ogni medaglia ha due facce e se Fairy Tail ne aveva una sublime, abbagliante, dall'altro lato portava solchi indelebili, segreti che mai sarebbero dovuti uscire da quelle mura. Fairy Tail era nata anche per quello: proteggere, curare, perché la felicità, talvolta, non è altro che una maschera di ferro fusa sulla carne.
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«Sai cosa significa il mio nome?»
«Conoscendo tuo padre, penso non sia qualcosa come "fiore di campo", vero?»
«Sai bene che non ha mai avuto tutto questo riguardo nei miei confronti. Priscilla... è un nome così freddo».
«Qual è il suo significato?»
«Prova a pensare a qual è il mio significato»
«Che ne dici se invece io ti chiamassi Pricchan?»
Una risata candida e timida, gli occhi adornati di una dolce malinconia, imbrattata di un amore che neppure il tormento di quegli anni era stato in grado di sradicare.
«Sembra il verso di un animaletto».
~ Priscilla deriva dal latino Priscus il cui significato è: "antico" ~
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mistgun, Nuovo personaggio, Wendy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Compagni



Stesa a terra, priva completamente di forze e magia, incapace persino di muovere un dito, Priscilla guardava il cielo e ascoltava il rumore di Nirvana sotto di sé che si distruggeva. Sul suo viso, nonostante la situazione, non c'era che un sorriso. Alzò a fatica le mani sopra la sua testa e si guardò entrambi i palmi: uno di ghiaccio, l'altro marchiato dal simbolo della gilda. Il cielo sereno sopra di loro dava solo un maggior conforto e felicità a quel momento. Su entrambe le mani c'erano i segni di amicizie, solidarietà e forza. Fairy Tail da una parte, Leon dall'altra, entrambi erano riusciti a darle tutto quello di cui aveva bisogno per continuare a sopravvivere e soprattutto a vivere in pace con se stessa. A rompere quell'incantesimo fu ancora il rumore dei crolli sotto di sé, ma questa volta coinvolsero anche la stessa torre su cui era stesa lei e solo in quel momento realizzò che si trovava sulla cima più alta di una costruzione in demolizione. Urlò spaventata nel sentire la terra ondeggiare sotto di sé e tentò di gattonare fino all'uscita, ma la torre si piegò su se stessa e lei rotolò fino alla sporgenza. Cadde nel vuoto, seguita dalle macerie, e urlando sforzò quel poco di energia che le era rimasto per generare anche solo un minuscolo soffio di vento e poter volare via. La lotta contro Nirvana l'aveva consumata completamente, non riuscì nemmeno a dar vita a uno spiffero, e non poté far a meno di cadere verso il suolo seguita dalle sue urla terrorizzate.
Atterrò sul morbido e senza arrivare al terreno, miracolosamente vide le rocce che venivano schivate sopra di sé e solo allora si rese conto di essere atterrata su “qualcosa di volante”. Abbassò lo sguardo riuscendo così a scoprire chi l'aveva appena salvata.
«Cuberios?» chiese sorpresa di vedere il serpente. Accanto a lei giaceva, ancora esanime, anche Cobra e il serpente stava portando entrambi in salvo. Anche se forse con Priscilla fu solo un atto caritatevole, visto che raggiunto il perimetro di Nirvana la sbalzò via dal dorso e con un colpo di coda la lanciò contro il bosco sotto di loro.
«Grazie lo stesso, ma preferivo un atterraggio migliore!» gridò lei, continuando a cadere senza controllo. Riuscì a vedere sotto di sé già riuniti, sani e salvi, il resto dei suoi amici anche se ancora mancavano Natsu e Gerard. Il gruppo alzò gli occhi su di lei, attirato dalle sue urla, e sobbalzò nel vederla arrivare in picchiata.
«Qualcuno mi insegni di nuovo come si vola, aiuto!» gridò in piena rotta di collisione con il terreno. Charle scattò verso di lei appena in tempo e riuscì a prenderla per un piede poco prima che raggiungesse il suolo, facendole sfiorare il terriccio solo con il naso.
«Grazie al cielo» piagnucolò Priscilla a testa in giù, tenuta solo per un piede.
Il terreno si mosse sotto al suo naso, mettendola di nuovo in allarme, ma questa volta non ebbe la fortuna di essere salvata da nessuno. Hot Eye uscì da sotto il terreno, portandosi dietro Natsu e Gerard, ma nella violenza dell'emersione colpì in pieno Priscilla che andò volando insieme a Charle dritta contro un albero.
«Natsu!» esultò Happy, con le lacrime agli occhi.
«Stai bene!» gli andò dietro Lucy, subito seguita da Gray ed Erza.
«Sto bene anche io, grazie» lamentò Priscilla, stesa a testa in giù, sopra Charle.
Scivolò lentamente da un lato, spinta dalla povera gattina che cercò di liberarsi dal suo peso e, per quanto ormai fosse completamente distrutta per lo meno poté tornare con la testa in sù. Dei passi rapidi attirarono la sua attenzione e lei riuscì a voltarsi appena in tempo per vedere la piccola Wendy che le saltava addosso e l'abbracciava. Lacrime agli occhi, schiacciava il proprio viso contro la sua spalla e piagnucolava anche se Priscilla credeva con abbastanza sicurezza che non fossero lacrime di dolore.
«Priscilla-san» singhiozzò. «Sono così felice che tu non sia morta!»
"La sua magia potrebbe anche ucciderti" la voce di Mistgun che nei suoi ricordi volle improvvisamente farsi sentire. Una dolorosa sensazione al petto, qualcosa di molto simile a un senso di colpa misto a un cenno di paura. Poteva davvero chiederle di effettuare una magia che al novanta per cento non l'avrebbe lasciata in vita? La libertà aveva un costo, il suo desiderio sapeva che poteva realizzarsi solo previo un sacrificio, aveva sempre creduto di essere pronta a pagare qualsiasi prezzo. Mugolò, imbarazzata e combattuta. Quelle lacrime, quei singhiozzi, quelle speranze... erano solo per lei.
Forse... sì, forse avrebbe potuto aspettare un altro po'. Magari avrebbe potuto trovare un'altra soluzione. Comunque era bene far passare del tempo. Sì, il tempo era quello di cui aveva bisogno. Glielo avrebbe chiesto, come da programma, le avrebbe chiesto di liberarle l'anima anche a costo della vita, di renderla umana, ma certo non poteva farlo in un momento come quello.
«Già...» si limitò a rispondere, incassando la testa nelle spalle per le sensazioni di colpa che stava vivendo in quel momento. Wendy non smise di piangere e stringerla e infine le mormorò un sentito: «Grazie, Priscilla-san. Grazie!»
Le guance le si arrossarono appena e non riuscì a controllare un sorriso timido che le spinse gli zigomi verso l'alto.
«Tranquilla» disse, ormai mossa dal sentimento della felicità. Le posò una mano sopra la testa, accarezzandola come fosse un cucciolo, e con l'altra fece il segno di vittoria con le dita. «Ci pensa Priscilla a sistemare le cose!» sorrise, illuminandosi sempre più, di quel sorriso che tanto la caratterizzava.
Wendy scoppiò in un pianto più infantile e fragoroso, commossa da quella specie di promessa, tanto che Charle la riprese per il tono da bambina che stava dimostrando. Ma Priscilla non poté che ridere ancora di più, intenerita e divertita da quella piccoletta tanto tremolante e insicura, ma dalla forza incredibile. Non riusciva a far a meno di pensare a quanto fosse preziosa.
Il suo sguardo le passò oltre pochi istanti dopo, attirata da un volto familiare. Gerard si stava rialzando da terra e si stava portando più distante, allontanandosi di qualche passo dal gruppo, come se non ne facesse parte. Priscilla lo guardò a lungo, attirata dalla sua presenza, e sorrise infine divertita da quella strana coincidenza. L'alter ego di mistgun era lì, a pochi passi da lei, ed era incredibile quanto fossero identici in qualsiasi lineamento. Le sollevava un pizzico di malinconia: da quanto tempo non vedeva Mistgun? Non era mai neppure riuscita a ringraziarlo per l'addestramento che le aveva sottoposto che l'aveva portata ad ottenere ciò che voleva. Se era riuscita a combattere contro Laxus, se era riuscita a farlo ricordare e sostenerlo, era solo grazie a lui. Chissà dov'era in quel momento.
"Si tratta di una mia vecchia amica. Quando ero piccolo ha vissuto per un po' con me. Il suo nome è Wendy" si ricordò delle parole di Mistgun mossa da quel moto di malinconia e tornò a guardare Wendy, vicino a sé. Le accarezzò nuovamente la testa, ma questa volta fu più delicata e amorevole. Quella bambina aveva vissuto per un po' insieme a Mistgun, prima di lei. Erano legate dalla stessa persona, scaldava il cuore pensarlo.
«Ecco...» balbettò Lucy, voltandosi a guardare Gerard. «Chi è esattamente lui?» chiese, confusa.
«Non l'ho visto alla gilda di Blue Pegasus quando siamo arrivati» osservò Gray, voltandosi verso la stessa persona.
«Lui è Gerard» rispose Erza e questo fece sobbalzare entrambi i suoi amici che si lasciarono sfuggire un soffocante: «Che cosa?!».
«Ma non è lo stesso Gerard che conosciamo» proseguì Erza, cercando di calmare gli animi dei suoi amici.
«Pare abbia perso i ricordi» disse Wendy e Priscilla si sorprese nel sentire proprio lei dare una risposta.
«Tu lo conosci?» le chiese Priscilla e lei annuì, prima di rispondere: «Gerard mi salvò la vita, alcuni anni fa».
Ora era tutto chiaro e questo portò a Priscilla ad imbarazzarsi ancora di più. C'era stato un tremendo equivoco, Wendy credeva che quel Gerard fosse Mistgun, l'uomo che l'aveva tenuta con sé per un po'. Ma non ebbe il coraggio di rivelarglielo, anche perché avrebbe dovuto spiegare troppe cose in quel momento. Preferì lasciarglielo credere, le avrebbe rivelato la verità in un altro momento.
«Gerard ci ha aiutati molto. Dobbiamo ringraziarlo» disse Erza, avvicinandosi a lui.
«Erza» sospirò Gerard, guardandola con gli occhi pieni di rammarico. «Non c'è niente di cui dobbiate ringraziarmi».
Erza gli si avvicinò, allontanandosi così dal resto del gruppo, e cominciò a parlare con lui a bassa voce. Erano sicuramente faccende private e gli altri capirono che era bene lasciarli soli per un attimo.
«Maledizione!» l'urlo di Ichiya ruppe tutto l'incantesimo. «Stavo per andare a rilasciare un po' di profumo tra i cespugli quando mi sono imbattuto in qualcosa» disse cercando di muoversi in avanti, ma trovandosi davanti come un muro invisibile.
«Aspetta... che significa profumo?» sobbalzò Priscilla.
«Ci sono alcuni simboli per terra» osservò Wendy, allungandosi e guardando le scritte in viola sul terreno.
«Rune?» si chiese Priscilla, riconoscendo quel tipo di magia. «Fried? No, sono più potenti delle sue queste».
«Che sta succedendo?» chiese Charle, rendendosi conto solo in quel momento che si trovavano tutte intorno a loro.
«Quando sono state fatte?» chiese Happy, cominciando a sudare freddo.
«Il mio bagno! Men!» urlò ancora Ichiya, al che Priscilla gli gridò incontro irritata: «Cerca di tenerla, ok?!»
«Siamo in trappola?» chiese ancora Lucy.
«Fatti vedere!» gridò Natsu, furioso di trovarsi di fronte a un nemico che non poteva prendere a pugni. Dei passi, tranquilli e composti, di molte più persone di quante si fossero immaginati. L'esercito del consiglio si fece infine vedere e uno di loro, a capo degli altri, fece qualche passo nella loro direzione.
«Non desidero arrecarvi alcun male» disse solennemente, guardando i loro volti spaventati e spaesati. «Tutto ciò che chiedo è che restiate dove siete, senza muovervi almeno per un po'».
«Chi sono?» chiese timidamente Wendy, vicino a Priscilla.
«Il concilio della magia, questa è la loro unità militare» rispose lei, agitata e nervosa.  Aveva seguito abbastanza le vicende di suo nonno per sapere che quella gente non portava mai buone notizie.
«Tu chi sei?» chiese Happy, camminando di fronte al gruppo.
«Sono il capitano del Quarto Reggimento Punitivo e di Detenzione del Nuovo Concilio Magico. Il mio nome è Lahar» si presentò l'uomo dopo che, inevitabilmente, il proprio sguardo si fosse posato sul braccio e la gamba artificiali di Priscilla. Nonostante la stranezza, però, non dimostrò sorpresa. Probabilmente anche lui, visto il suo rango, sapeva già della ragazza creata dalla magia.
«Chi?» strillò Natsu, destandolo dalla sua distrazione.
«Il Nuovo Concilio Magico?» chiese Gray, sbalordito.
«Sono già tornati in attività?» chiese Lucy, altrettanto sconvolta.
«Siamo rinati per far rispettare la legge e proteggere la giustizia» spiegò Lahar. «Non avremo nessuna pietà verso chi compie atti malvagi! » disse con decisione.
«Ma... noi non abbiamo fatto nulla di male» balbettò Happy e Lahar rispose: «Ne sono consapevole. Il nostro scopo è quello di arrestare gli Oracion Seis. Vi prego perciò di consegnare nelle nostre mani colui il cui nome in codice è Hot Eye».
Per quanto Hot Eye fosse stato loro nemico all'inizio di quella battaglia, in seguito all'esposizione a Nirvana aveva completamente cambiato comportamento ed era diventato non solo loro alleato ma amico di Jura. Jura stesso infatti fu il primo a parlare, in sua difesa, ma Hot Eye lo interruppe con un pacato: «Va tutto bene, Jura».
«Richard-dono!» disse Jura, sorpreso.
«Anche se nella mia anima si è risvegliata la rettitudine, questa non può spazzare via ciò che di male ho fatto fino ad oggi. Vorrei poter ricominciare da capo. In questo modo quando potrò riunirmi a mio fratello potrò guardarlo negli occhi».
Una promessa degna di chi aveva veramente deciso di redimere le proprie colpe, non poteva che essere rispettato nell'onore e orgoglio che andava dimostrando.
«Se è così» sorrise Jura, convinto e fiero di poter avere tra le schiere di amici una persona dal cuore così onesto. «Allora cercherò io tuo fratello in tua vece».
«Lo farai?» sbarrò gli occhi Hot Eye, sorpreso ed emozionato.
«Certo. Ti prego, dimmi il nome di tuo fratello».
«Il suo nome è Wally! Wally Buchanan» si affrettò a rispondere Hot Eye. Lo sguardo di Lucy, Gray e Natsu si fece improvvisamente stranito. Sicuramente quel nome diceva loro qualcosa, ma fu Erza a sciogliere quel dubbio chiedendo con sorpresa: «Wally? Wally... è tuo fratello?»
«Mio fratello era una persona buona e di buon cuore. Abbiamo perso i nostri genitori quando eravamo molto piccoli, ma entrambi abbiamo lavorato insieme e siamo riusciti a sopravvivere. Ma poi ci siamo persi di vista e io non ho mai desiderato altro che ritrovarlo» raccontò Hot Eye, emozionato.
«In verità...» si fece avanti Erza. «Io conosco quell'uomo».
«Cosa?» sobbalzarono sia Hot Eye che Jura.
«È un mio amico. Ora sta viaggiando per il continente con entusiasmo» disse lei, con un emozionato sorriso sul volto. Gli occhi di Hot Eye si riempirono di lacrime e si portò entrambe le mani al viso, tremolante per la felicità.
«Che sia questo quello che chiamano miracolo?» pianse e infine si inginocchiò, non potendo sostenere la debolezza di quel momento. «Grazie» singhiozzò a gran voce. «Grazie».
Persino gli altri non furono immuni alla commozione di quel momento, nel vederlo tanto felice anche solo nel sapere che il proprio fratello stava bene, anche se non aveva potuto vederlo. Una lacrima scese dagli occhi di Priscilla, ma se l'asciugò subito e preferì tenere sul volto un sorriso emozionato e felice. Lei particolarmente comprendeva bene l’emozione di quel momento, anche suo fratello in quel momento stava viaggiando chissà dove ma il solo sapere che stava bene, finalmente, era abbastanza. Anche Lucy tirò su col naso e si strofinò un occhio, arrossato. Eppure la gioia di quel momento non poté cancellare il dolore nel vederlo portar via in manette.
«Mi dispiace per lui» confessò Lucy e Happy le diede corda con un triste: «Aye».
«Ora però sbloccate almeno le rune» piagnucolò Ichiya schiacciato contro il muro invisibile. A gambe strette lottava contro un bisogno fisiologico che sentiva non avrebbe tenuto ancora per molto.
«Non farlo!» ruggì Lucy, terrorizzata all'idea di sentire un simile fetore da un momento a un altro.
«No» rispose Lahar. «Il nostro obiettivo in realtà comprende anche un altro prigioniero. Vi prego, oggi, di consegnarmi colui che si è infiltrato nel Concilio Magico, distruggendolo, e che ha aperto il fuoco con l'Etherion... criminale di gran lunga peggiore. Parlo di te, Gerard. Se opporrai resistenza siamo autorizzati a usare la forza».
Gli occhi di Erza si fecero vitrei, il colorito pallido e cominciò improvvisamente a sudare freddo. Nonostante tutto Gerard stesso non parve battere ciglio e rimase di una calma disarmante.
«Un attimo!» intervenne Natsu, ma Lahar lo interruppe con un severo: «Quell'uomo è pericoloso! Non possiamo permettere che vaghi per il mondo. Mai più. Prendetelo» ordinò ai suoi uomini che si avvicinarono, manette alla mano, e lo incatenarono.
«Gerard Fernandez» annunciò Lahar solennemente. «Con la presente ti dichiaro in arresto con l'accusa di alto tradimento verso lo Stato».
«Aspettate solo un attimo!» si fece avanti Wendy, superando il resto del gruppo e camminando a pochi passi da Gerard stesso. «Lui ha perso i ricordi! Non ricorda niente di quello che ha fatto!» disse col tono spezzato dal dolore.
«Secondo la clausola tredici del codice penale questo non è un'attenuante valida» disse ancora Lahar.
Un lamento dalla gola di Erza, ancora paralizzata per il dolore che stava provando in quel momento. Wendy abbassò gli occhi, intimorita all'idea di mostrarli pieni di lacrime, e tremò. Tremò come una foglia nel vedere colui che credeva il suo salvatore venire portato via per un qualcosa che neanche ricordava di aver fatto. Nell'aria non si sentiva altro che la sofferenza di chiunque stesse assistendo a quella scena, sofferenza che andava aumentando di fronte allo sguardo vago e rassegnato di Gerard. Uno sguardo che ammetteva di accettare qualsiasi punizione, anche se ingiusta.
«Il vostro codice penale vi spinge a condannare a morte anche chi non ha scelto la strada che gli è stata imposta?» il ringhio di una Priscilla a cui era sparito ancora una volta il sorriso. Le pupille si erano fatte tanto sottili da sembrare quasi disumane. Gli stavano facendo del male, stavano facendo del male a tutti quelli che aveva. A Erza, a Wendy e anche a Gerard che tanto gli ricordava il suo vecchio amico e salvatore Mistgun. Non riusciva ad accettarlo.
«Priscilla Dreyar, il tuo nome risulta spesso citato nei nostri archivi. Ti prego di non complicare la tua situazione, non siamo qui per voi» rispose Lahar, infastidito dall'attacco.
«No, siete qui per arrestare e condannare chi è più facile prendere, in nome di un codice penale che non fa distinzione tra innocenti e criminali. I veri colpevoli, ditemi, dove sono?» i muscoli si fecero tanto rigidi che persino la sua spalla di ghiaccio si incrinò di fronte alla pressione di tutta quella rabbia.
«Sono qui in nome della legge, non starò a...»
«Un uomo liberato dai suoi ricordi e un altro che invece è stato liberato dalla sua oscurità, entrambi liberi ora di poter scegliere con il proprio cuore e proprio ora voi venite a condannarli, quando è più facile mettere loro delle manette. Non vedete lo squallore delle vostre azioni?»
Gli occhi di Lahar si fecero più scuri sotto al peso delle sopracciglia, ma non ebbe bisogno di intervenire perché fu Erza a mettere una mano sulla spalla di Priscilla e tirarla indietro, per calmarla.
«Va tutto bene. Non ho intenzione di opporre resistenza» disse Gerard, provando così a calmare gli animi.
«Il vostro codice fa acqua da tutte le parti! Per questo...» provò a insistere Priscilla, accecata dalla rabbia, ma la voce rotta di Erza che la chiamava supplichevole la fermò ancora. Strinse i denti dalla rabbia, prima di sibilare: «Non è giusto!»
«Mi dispiace, Wendy» parlò ancora Gerard. «Non sono riuscito a ricordare chi sei».
«Lei mi ha detto che molto tempo fa le hai salvato la vita» disse Charle, camminando a fianco della ragazzina.
«Capisco. Non ho idea di quali sofferenze vi abbia recato, ma sapere di aver salvato qualcuno mi rasserena» sorrise Gerard, prima di alzare gli occhi su Erza, che ancora teneva Priscilla per la spalla. «Erza...» sorrise ancora, più dolcemente. «Grazie di tutto».
Si incamminò verso il carro che l'avrebbe portato in prigione, in silenzio e a testa china.
«Erza!» provò a incalzarla Priscilla, non riuscendo a capire come potesse restare in silenzio mentre lo vedeva venir portato via. Ma la ragazza continuava a stare a testa china, tesa, sentiva la sua presa sulla spalla farsi sempre più dolorosa, ma restava in silenzio.
«Non c'è niente che desideri dire prima di andare?» chiese Lahar, una volta raggiunto da Gerard. «È quasi sicuro che tu venga giustiziato o incarcerato a vita. Non vedrai mai più alcun viso umano».
«Ma questo... non è...» pianse Lucy, senza riuscire a terminare la frase. Sentì anche Wendy, singhiozzare e lamentarsi, e in quel silenzio ottenebrato era tutto più terribile. Rimbombava nelle orecchie.
«Erza....» disse Priscilla, quasi supplichevole. Dovevano fare qualcosa.
«Non...» provò a parlare Erza, riaprendo gli occhi, ma Natsu la interruppe urlando a gran voce: «Non vi permetterò di prenderlo!»
Saltò addosso a due militari e tirò a entrambi un pugno. Il resto dell'esercito si lanciò su di lui, per tenerlo fermo e contenerlo, benché si divincolasse come un’anguilla.
«Natsu!» lo chiamò preoccupato Gray, subito seguito da Lucy.
«Tu, maledetto...» impallidì Lahar, perdendo per la prima volta la sua compostezza.
«Lui è un nostro compagno» ruggì ancora Natsu, cercando di liberarsi dalla presa dei soldati. «Lo riporteremo indietro con noi!»
«Teneteli!» ordinò Lahar e il resto dei suoi uomini si lanciò su Natsu, che aveva già steso a pugni almeno tre o quattro soldati. Era libero, stava per correre verso Gerard, forse per prenderlo e portarlo via, ma altri soldati gli corsero incontro pronti a bloccarlo. Priscilla sfuggì dalla presa di Erza e con un urlo saltò addosso a uno di loro, colpendolo in faccia con la mano di ghiaccio.
«Priscilla!» sussultò Lucy.
«Siete solo dei bastardi!» ruggì lei, affiancando Natsu. «Erza è mia amica e voi la state facendo soffrire, non posso perdonarlo!»
«Pri...» balbettò Erza, guardandola menare pugni a destra e manca. Non era mai stata tipo da risse, ma di solito le piaceva starsene in disparte e al massimo scommettere con Happy sul vincitore. Lei odiava la violenza, odiava le risse, eppure in quel momento, benché priva dei suoi poteri, era tale e quale a Natsu.
«Non fermarti ora, Natsu!» disse Gray saltando in mezzo alla mischia e tirando pugni ai soldati insieme ai suoi amici. «Lui ci ha aiutati a fermare Nirvana e voi non avete per lui nemmeno una parola di ringraziamento? Non posso restare a guardare!» insisté Gray, saltando e tirando un paio di calci.
Jura si battè un pugno sul palmo della mano e circondato da nuova energia decretò: «Ciò che dici è vero! È ingiusto arrestare una persona come lui». Era pronto a mettersi contro il Concilio persino lui, Jura dell'Ordine dei Dieci Maghi Sacri era dalla loro parte. Qualcosa doveva pur significare?
«Mi addolora dirlo, ma se porterete via quell'uomo Erza ne soffrirà!» annunciò persino Ichiya correndo a coprire i suoi amici e tirando un paio di pugni a un soldato. Happy e persino Lucy, con le loro scarse energie, presero un soldato per il collo e cominciarono a colpirlo in maniera rozza e infantile, ma pur sempre decisa. Tutti combattevano, tutti pregavano, tutti si opponevano sapendo che non avrebbero mai potuto vincere contro il Concilio. Eppure questo non li fermava. Concilio o meno, nessuno aveva diritto di far soffrire i loro amici ingiustamente.
«Gerard! Vieni qui! Vieni con noi! Non puoi abbandonare Erza» insisté Natsu, lottando contro cinque dei soldati. «Noi siamo compagni! Gerard!»
E sullo sfondo un terribile scenario di maghi ormai allo stremo ma che combattevano con le unghie una lotta che mai avrebbero vinto. Eppure non si arrendevano. Lucy bloccata a terra, Happy preso per il ventre e stretto al petto di uno dei soldati, Gray trattenuto da altri sei, Jura che ancora riusciva a colpirne qualcuno, così come Ichiya, Priscilla trattenuta per la vita che scalciava e urlava nel tentativo di liberarsi, Wendy trattenuta per un polso mentre Charle graffiava il volto del soldato che la teneva.
«Arrestateli tutti!» ordinò Lahar, stufo. «Per aver ostacolato l'esercizio di pubblici ufficiali e aver tentato di far fuggire il criminale!»
Li accerchiarono e alzarono le armi, pronti a usare le maniere forti.
«Basta!» la voce di Erza mise fine a tutte le loro voci. «Perdonate la nostra confusione» disse solenne, con una freddezza e una compostezza che stava palesemente sforzando. «Io mi prendo la completa responsabilità dell'accaduto».
«Erza» mormorò Priscilla, addolorata.
«Erza!» provò a chiamarla più furiosamente Natsu, ma lei ordinò semplicemente: «Siediti!» e lui, sempre intimorito da lei, obbedì immediatamente.
«Portate pure via Gerard» disse infine. Priscilla aprì bocca, pronta a ribattere ancora, ma di nuovo Erza fece appello alla sua forza e l'anticipò con un furioso: «Ho detto basta!»
«Va bene!» sibilò lei, spaventata dal suo tono.
Gerard salì sul carro, infine, e dopo un perdono quasi immeritato il Concilio si congedò lasciandoli soli.
«Erza...» provò a chiamarla Lucy, avvicinandosi, ma lei la ignorò e voltando le spalle ai suoi amici si allontanò nel silenzio.
Il sole cominciò a sorgere in un'alba rossa, calda e passionale, come i capelli di Erza, ma lei in quel momento non era lì e forse neanche riusciva a vederla. Avevano passato l'intera notte a combattere e rischiare la vita, neanche se n'erano accorti del passare del tempo, e ora che tutto era finito quella notte aveva lasciato dietro di sé solo pensieri e dolori. Avevano vinto, ma tutto ciò che restava da fare era leccarsi le ferite. Hot Eye e Gerard erano stati presi dal Concilio e arrestati. Avevano tutti e due commesso crimini indicibili e la logica diceva loro che se lo meritavano, eppure i loro occhi opachi avevano ripreso improvvisamente a colorarsi. Hot Eye più di tutti, ma anche Gerard aveva cominciato a guardare il mondo intorno a sé in maniera diversa e più pura, non riuscivano a sopportare l'idea che il mondo era stato loro strappato via proprio nell'istante in cui avevano cominciato a guardarlo davvero.
«Chissà dov'è andata Erza» mormorò Lucy abbassando gli occhi addolorati. Erano probabilmente passate ore da quando il Concilio si era portato via i prigionieri ed Erza non si era più vista da allora.
«Forse dovremmo andare a cercarla?» chiese infine Wendy, preoccupata.
«È meglio lasciarla sola» negò Priscilla, appoggiandosi a un tronco alle sue spalle. Puntò gli occhi al cielo rosso sopra la sua testa, seguendo il viaggio di una nuvola. Erza era la loro colonna portante, il loro cavaliere migliore, e probabilmente in quel momento stava versando lacrime a fiumi. Non avrebbe giovato a nessuno vederla in quelle condizioni, soprattutto a lei che si appoggiava alla sua forza come fosse l’unica cosa in grado di tenerla in vita. Sospirò e socchiuse gli occhi, cercando di rilassarsi e dare modo alle proprie ferite di rimarginarsi. Senza che se ne rese conto, finì però con l’addormentarsi, stremata.


Ad aiutarla a riprendere coscienza furono il chiacchiericcio di sottofondo ma soprattutto un odore che andò a pizzicarle sempre più il naso. Ancora a occhi chiusi, e ora stesa su un morbido giaciglio, cominciò ad arricciare il naso attirata da quell'invitante odore. Aprì con gran fatica un occhio, rendendosi conto di quanto fosse ancora stanca vista la gran fatica che fece per riuscire a mettere a fuoco le immagini. Si alzò da quello che doveva essere un letto, o un divano forse, e si incamminò verso un tavolino apparecchiato con sopra qualche dolcetto e della frutta.
«Priscilla! Sei sveglia, finalmente!» osservò Lucy, in quella stessa stanza. Era vestita con un abito diverso e strano, insieme a lei c'era anche Erza, in un angolo, e Cherry. Non sapeva dove si trovavano, né quando e come fosse arrivata lì, ma niente sembrò importarle. La confusione era ancora troppa e lei non era del tutto sveglia. Si accasciò sul tavolo, prese una pesca e se la infilò in bocca, masticando pigramente.
«Ma sta ancora dormendo?» chiese Cherry, guardandola confusa. Aveva sì gli occhi aperti, anche se non del tutto, e camminava, ma non parlava né sembrava reagire a ciò che aveva attorno.
«Era da ieri dal nostro arrivo che non mangiava qualcosa» disse Lucy, ridendo imbarazzata. «Si sarà alzata solo per quello, ma probabilmente sì, sta ancora dormendo».
Priscilla finì di masticare pigramente la sua pesca, ingoiò persino il nocciolo, e senza alzare la testa dal tavolo si voltò a guardare Lucy. Allungò una mano a prendere un dolcetto di miele e nocciole, si portò in bocca anche quello e mentre masticava biascicò: «Che hai addosso Lucy?»
«Parlare a bocca piena è maleducazione, lo sai?» disse lei, guardandola sempre con più imbarazzo.
«Sono vestiti della gilda di Wendy!» rispose invece Cherry, entusiasta del suo. «Ce n'è uno anche per te! Perché non lo provi? Sono bellissimi».
«L'intero villaggio fa parte della gilda e la produzione di vestiti è un business fiorente» spiegò Wendy, guardando Cherry che si specchiava con narcisismo.
«Sono abiti tradizionali dei Nirvit?» chiese Lucy.
«Che sono i Nirvit?» chiese Priscilla, continuando a mangiare nella sua posizione accasciata sul tavolo. Stava pian piano riprendendosi e mangiare sicuramente l'aiutava, ma certo non poteva dire di essere pronta a scattare in piedi.
«Il popolo che ha creato Nirvana, i suoi discendenti sono i fondatori della gilda Cat Shielter» spiegò Lucy.
«Genitori problematici, ne so qualcosa» sbadigliò Priscilla e si lanciò in bocca l'ultimo dolcetto presente sulla tavolata.
«Li hai già finiti tutti?!» sobbalzò Lucy, notando ora i piatti vuoti.
«Erano deliziosi!» sorrise Priscilla, riuscendo finalmente a rialzarsi e si accarezzò la pancia ora gonfia e soddisfatta. «Ne avete ancora?»
«Posso chiedere di prepararne altri, certo» ridacchiò Wendy, divertita dalla sua ingordigia.
«Non essere maleducata!» la rimproverò inutilmente Lucy.
«Voglio anche io mettere uno di quei vestiti!» disse poi Priscilla, ignorando i rimproveri di Lucy. Le era bastato dormirci un po' su ed era riuscita a tornare la solita sorridente e rumorosa Priscilla di sempre, anche se l'atmosfera non era ancora troppo gioviale riusciva lo stesso a strappare un sorriso. Si infilò dentro un armadio e comincio ad arraffare un paio di stoffe, studiandole e cercando di capirne la forma. Infine ne estrasse uno e se lo infilò. Aveva colori caldi, sul giallo e l'arancione sfumato, con drappi e sete che scendevano morbide lungo una gonna aperta sui fianchi. Un top non troppo elaborato, abbastanza corto che lasciava gran parte della pelle scoperta, e infine alzò le braccia allegra esultando un «Ta-dan!»
«Ti sta bene!» sorrise Lucy notando come tutti quei drappi e drappeggi facessero al caso suo, visto che il vento era il suo elemento e a ogni movimento si muovevano con fare sinuoso tutto intorno alle gambe. Cherry annuì semplicemente, ma non disse niente. Nel cambiarsi e con quegli abiti abbastanza scoperti era possibile vedere con più chiarezza tutta la porzione di corpo che ancora le mancava e che era stato sostituito dal ghiaccio di Leon. Probabilmente ci sarebbero volute settimane prima che fosse potuta tornare normale e in quelle settimane avrebbe portato per sempre con sé il ricordo della sua quasi morte e di ciò che aveva fatto per salvare il suo amico. Trattandosi di Leon e non uno qualunque, la cosa aveva su Cherry un certo effetto. Quel corpo era stato storpiato per salvare l'amore più grande della sua vita, le era incredibilmente riconoscente.
«Erza» chiamò Lucy, voltandosi verso la ragazza che era seduta a testa china in un angolo. «Tu non ne provi uno? Sono così carini» provò a coinvolgerla ma Erza si limitò ad annuire, distrattamente.
«A proposito, Wendy...» cominciò a chiedere Cherry, tornando a guardarsi allo specchio. «Quand'è che la Cat Shielter si è unita alla Lega delle Gilde? Mi scuso per la brutalità, ma prima dell'inizio di questa missione non avevo mai sentito il nome della tua gilda».
«Anche io, ora che ci penso, non l'avevo mai sentita prima» si unì Lucy.
«È così, allora» sorrise Wendy, imbarazzata. «La mia gilda dev’essere una di quelle che non conosce nessuno» confessò, arrossendo per la vergogna.
«Che ti importa?» disse Charle, puntandosi le mani fianchi. «Sbrigatevi, vi stanno tutti aspettando, piuttosto».
«Tutti?» chiese Priscilla seduta in angolo a sgranocchiare delle nocciole.
«E quelle dove le hai trovate?!» sussultò Lucy, ma lei rispose solo con uno di quei soliti sorrisi impertinenti che sostituivano le vere risposte. Non l'avrebbe scoperto mai, probabilmente, e sapeva che era anche inutile provare a indagare troppo.
Erza finì di cambiarsi nel suo più completo silenzio, inutili furono i complimenti di Lucy e delle altre ragazze nel tentativo di tirarle su il morale, e infine uscirono dalla gilda, raggiungendo il resto del gruppo nel cortile esterno, dove chiacchieravano insieme ai membri della gilda Cat Shielter. Natsu fu il primo a vederle arrivare e alzò il braccio per salutarle, ma non ebbe tempo di aprire bocca che un piccolo tornado gli passò a fianco a velocità incredibile. Non si trattava di un tornado vero, ma invece di una Priscilla che si era messa a correre con una velocità incredibile e l'aveva superato, diretta chissà dove.
«Leon!» il suo urlo attirò l'attenzione del ragazzo in questione, che si voltò appena in tempo per vedersela saltare addosso a braccia spalancate. Urlò terrorizzato dall'assalto improvviso, e sicuramente anche imbarazzato per il fatto che lei stesse per abbracciarlo così calorosamente, ma non ebbe tempo di scappare che Priscilla gli aveva già stretto le braccia al collo. Gray, vicino a lui, lo guardò paralizzato, come di pietra, ma certo non tanto quanto lo era Cherry nel vedere l'uomo che più amava preso d'assalto così da un'altra ragazza. Leon si guardò attorno sempre più colto dal panico per quell'ambigua situazione e provò a divincolarsi dalla presa di Priscilla che invece si faceva sempre più ferrea e soffocante. Eccessivamente soffocante, visto che era proprio il collo quello che stringeva e a cui si appendeva.
«Priscilla... lasciami! Mi strozzi!» disse infine, sente l'aria mancargli.
«Grazie» la sua voce più che quella singola parola lo convinsero a calmarsi. Era stato come un sussurro, un lamento, e solo in quel momento notava che da quando l'aveva afferrato aveva nascosto il proprio viso contro la propria schiena e ce lo premeva come se non fosse voluta mostrarsi. Per un istante ebbe persino il dubbio che stesse piangendo e anche se non sapeva il motivo -certo non poteva sapere di ciò che aveva vissuto con Nirvana e di come quel suo braccio di ghiaccio che lui le aveva donato le avesse salvato la vita- decise di lottare contro il proprio imbarazzo e darle il tempo di stringerlo fintanto che avesse voluto.
«Stai bene?» chiese titubante dopo qualche secondo. Un sorriso, nascosto contro la sua spalla, ma che dopo un attimo di esitazione lei ebbe finalmente la forza di mostrare al mondo intero sollevando finalmente gli occhi.
«Benissimo» disse senza lasciarlo andare e poggiando timidamente una guancia sulla sua spalla per voltare la testa nella direzione del suo viso.
«Lui ti ppppppiace» si avvicinò Happy, portandosi una zampa alla bocca con fare timido.
«Ma che dici?!» urlò di nuovo Leon, mentre Priscilla restava misteriosamente calma. «È carino, vero» sorrise innocentemente, come se non si rendesse conto della cosa. Ma quella era lei, innocente e gioviale, non prendeva niente sul serio fintanto che non ce n'era veramente bisogno perché se c'era una cosa che quell'orribile infanzia le aveva insegnato, che Laxus le aveva insegnato, era che sorridere rendeva tutto migliore. «P-Priscilla!» balbettò Leon, sempre più rosso in volto, ma lei non rispose che con una risata divertita.
«Priscilla» il ruggito di Cherry, tanto grave da sembrare quello di una belva pronta ad attaccare, fece rabbrividire persino lei. «Ti credevo amica, maledetta».
«C-Cherry, aspetta...è un malinteso» balbettarono sia Leon che Priscilla. La situazione fece scoppiare a ridere il resto dei ragazzi che avevano attorno e per quanto in Leon continuasse ad aumentare il disagio e in Cherry la rabbia, Priscilla sembrò liberarsi presto da quei sentimenti e si guardò attorno, osservando il volto delle persone che aveva vicino a sé mentre lasciavano uscire la loro ilarità. Il pensare che fino a poche ore prima quegli stessi volti erano deturpati dal dolore e dalla paura, quel suono che era la loro risata non era che lenitivo per le ferite che avevano riportato. Era tutto così bello. E anche se continuava a essere vittima dell'odio geloso di Cherry, tornò a sorridere tanto forte che le guance le diventarono rosse dallo sforzo e dall'emozione.
Era finita. Era finita davvero... e stavano tutti bene.
«Quindi ora è arrivato il momento di festeggiare!!!» gridò Natsu alzando un pugno verso il cielo.
«Aye!» gli diede corda Happy, volando al suo fianco.
«Festa!» gridò Priscilla, altrettanto entusiasta.
«Esatto!» disse Ichiya, lanciandosi in mezzo al gruppo armato di una carota che usò come microfono. I tre ragazzi di Blue Pegasus lo circondarono e iniziarono a battere le mani a ritmo, mentre lui cantava: «Ichiya-san si unirà a voi!» e cominciò a fare una serie di versi che non avevano significati, utili solo a tenere il ritmo mentre saltava in una danza semplice ma ridicola. I tre ragazzi di Blue Pegasus si unirono presto a lui e pochi secondi dopo persino i membri di Fairy Tail, altrettanto entusiasti, si misero al loro fianco in quella vergognosa situazione ma in qualche modo allegra. Solo Erza rimase ancora in disparte, mentre dopo un po' anche Wendy stessa cominciò a saltare. Ma si paralizzarono pochi minuti dopo, quando si accorsero che non solo erano gli unici a ballare ma nessuno dei membri di Cat Shielter accennava nemmeno a un sorriso. La situazione era tanto imbarazzante da essere quasi fastidiosa. Ma soprattutto... sospetta. Perché non erano felici nemmeno un po', visto che la loro gilda si era salvata?
«Ragazzi» parlò infine il vecchio Master. «Sono veramente dispiaciuto di avervi nascosto il nostro legame con i Nirvit» confessò.
«Hai rovinato l'atmosfera per una cosa come questa?» brontolò Happy.
«Non è che poi ci importi molto» lo assecondò Natsu. «Vero?»
«Certo!» annuì Happy.
«Master, a me non importa» disse Wendy, vicino al vecchio, ma questo non sembrò tranquillizzarlo nemmeno un po'.
«Per favore, ascoltate tutti attentamente quello che ho da dirvi» sospirò lui, riprendendo il discorso. «Per iniziare, noi non siamo i discendenti dei Nirvit. Noi siamo i Nirvit stessi. Quattrocento anni fa fui io a creare Nirvana».
«Cosa?» sobbalzò Leon.
«Impossibile» sgranò gli occhi Lucy.
«Quattrocento... anni?» balbettò persino Priscilla.
«Quattrocento anni fa, allo scopo di fermare la guerra che spaziava nel mondo creai il Nirvana, un incantesimo in grado di invertire la luce con l'oscurità. Nirvana divenne il nostro paese e per un po' riuscimmo a mantenere la pace. Ma fu impossibile cambiare la personalità delle persone in luce senza conseguenze. Così come l'oscurità si oppone alla luce, la luce si oppone all'oscurità. L'oscurità dispersa dalle persone tornava contro di noi di Nirvit. Fu l'inferno. Ci uccidemmo l'un l'altro, finché non rimase nessuno. Io sono l'unico sopravvissuto... anche se a dire il vero questo non è propriamente corretto: il mio fisico è morto da tempo, sono ciò che voi chiamate uno spirito» smorzò la voce, nel confessare quelle ultime parole. Nessuno ebbe coraggio di dire niente, era tutto così assurdo, incredibile e soprattutto spaventoso.
«Uno... spirito?» balbetto Lucy, pallida in volto.
«O meglio, un debole fantasma che sta provando a redimersi dei suoi peccati. Ho tenuto d'occhio il Nirvana per quattrocento anni in attesa della comparsa di qualcuno che lo avrebbe distrutto. E ora...» un sorriso, anche se in tutta quella storia aveva certamente un gusto meno rassicurante e più amaro. «Ora il mio compito è finalmente terminato».
«C...Cosa stai dicendo?» chiese Wendy con un filo di voce ma il Master non ebbe tempo di trovare una risposta che tutti i membri di Cat Shielter cominciarono pian piano a sparire, uno dopo l'altro, in un tiepido fascio di luce.
«Che succede?» chiese ancora Wendy, guardando i suoi compagni sparirle davanti agli occhi. «Tutti quanti!» urlò Charle, altrettanto sconvolta.
«No...» pianse Wendy. «Ragazzi... non voglio che spariate!»
«Mi dispiace averti ingannata» disse infine il Master. «Tutti i membri della gilda in realtà sono illusioni create da me».
«Cosa hai detto?» strillò Natsu, sconvolto.
«Illusioni con le proprie personalità» mormorò Leon, sconvolto dal potere di quel vecchio.
«Io ho vissuto in questo villaggio solo per proteggere il Nirvana. Sette anni fa un ragazzo venne qui e mi chiese di prendermi cura della bambina che si portava appresso» raccontò lui e Priscilla, che conosceva già parte di quella storia, capì che si trattava di Mistgun.
"Una mia vecchia amica".
Conoscendo Mistgun non era nemmeno difficile capire perché avesse deciso di lasciare Wendy nelle mani di qualcun altro. Anima aveva intensificato i suoi attacchi, la magia del folle padre che aveva ad Edoras, certamente non poteva portarsela appresso. Non una come Wendy, perlomeno.
«Non potei rifiutare la richiesta di quel ragazzo e dei suoi fieri ed onesti occhi. Anche se avevo promesso a me stesso che sarei rimasto solo, il dolore di quella bambina era tale che fu impossibile per me dirle la verità. Cercava una gilda, diceva che quel ragazzo aveva promesso di portarla a una gilda di maghi e così ho creato una famiglia illusoria».
«L'intera gilda è stata creata per Wendy?» chiese Lucy, portandosi una mano alle labbra.
«Non voglio sentirlo!» urlò Wendy, in preda alle lacrime.
«Wendy, Charle... non avete più bisogno di una famiglia immaginaria. Avete dei veri amici, ora» sorrise il vecchio, indicando il resto del gruppo alle spalle della ragazzina. «Il tuo futuro è appena iniziato» e con quelle ultime parole persino la sua immagine cominciò a sparire in una scia luminosa, evanescente, fino a diventare irriconoscibile.
«Master!» chiamò Wendy, provando a corrergli incontro, ma non poté che abbracciare il vuoto. E con l'ultimo membro di quella finta gilda, sparì anche il simbolo sulla spalla di Wendy. Le gambe le cedettero e cadde a terra, incapace di muoversi oltre. Chiamò un ultima volta il suo master, gridando al cielo, e infine scoppiò in un pianto terribile e insostenibile.
"Si chiama Wendy Marvell" la voce di Mistgun che rimbombava nella testa di Priscilla, nell'eco dei pianti della ragazzina. "È una mia vecchia amica".
"Amica".
"Gerard mi ha salvato la vita" il racconto di Wendy, per giustificare la dolcezza dei suoi occhi quando guardava quello che in realtà era il clone del suo salvatore. Una strana sensazione al petto le fece intensificare il respiro. D'istinto strinse le dita della mano destra, ancora scoperte, sul simbolo che portava sul palmo della mano.
"Il simbolo sul palmo della tua mano non significa questo, Priscilla? Puoi stringere Fairy Tail tra le dita, curarla” la voce di suo nonno, che le ricordava quale poteva essere il suo nuovo scopo di vita, ora che Laxus non c'era più.
Di nuovo qua, Priscilla?” ricordava le volte che Mistgun la prendeva in giro, quando tornava da lui dopo solo pochi giorni da una missione appena conclusa. “Non riesci proprio a stare sola?”
Io sono sempre sola” le aveva risposta atona.
Già... anche io” un sospiro e uno sguardo al cielo. “Ma è bello anche così, condividere la nostra solitudine tra di noi. La rende meno schiacciante”.
Perché hai scelto di aiutarmi? Perché sei venuto meno alla tua regola di avere a che fare con Fairy Tail e mi stai aiutando, Mistgun? Io in cambio non ti do poi molto”.
Chissà... magari mi ricordi qualcuno a cui volevo bene”.
Un palpitio di fronte a quel piccolo ricordo nato così improvvisamente.
Gerard mi ha salvato” aveva detto Wendy.
Gerard mi ha salvato” certamente era quello che poteva dire anche lei.
Si avvicinò a Wendy sotto lo sguardo sorpreso e preoccupato dei suoi amici, curiosi di ciò che aveva intenzione di fare.
Era una mia vecchia amica” come toglierselo dalla testa?
La magia di Wendy potrebbe aiutarti, ma anche ucciderti, per questo ho desistito dal dirtelo subito. Valuta attentamente” si era preoccupato. Si era sempre preoccupato per lei.
Dove vuoi il simbolo di Fairy Tail, allora, Priscilla?” la voce di suo nonno, in un altro dei tanti ricordi. La faceva sorridere ogni volta.
Sul palmo della mano destra!” aveva deciso dopo un'attenta analisi. “Perché il palmo della mano destra è la prima cosa che si offre a coloro che vogliamo aiutare. Ed è quello che farò io”.
La mano di Priscilla si aprì davanti al viso di Wendy, mostrandole così il simbolo giallo che conteneva. Inginocchiata davanti a lei la guardava con una dolcezza unica.
«Condividi la tua solitudine con noi, la renderà meno schiacciante» le disse incoraggiante. Il viso di Wendy si distese nel vedere la sua mano offrirle la risposta a tutte le sue sofferenze: la sua mano, la sua gilda. Priscilla le stava offrendo non solo un aiuto, ma un’intera gilda, la sua stessa famiglia. Una nuova casa.
Un sorriso nacque sul volto di Priscilla, un enorme sorriso luminoso, lo stesso sorriso che aiutava Laxus a sentirsi meglio tutte le volte che ricordava, lo stesso sorriso che lui stesso le aveva insegnato a fare per spiegarle cos'era la vita.
È tuo fratello, Priscilla. Occupati di lui”.
«Tranquilla! Mi occuperò io di te!»


   
 
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