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Autore: EcateC    25/05/2019    2 recensioni
Ci sono molte regole non scritte nel manuale di istruzioni dei Death Note. Tra queste ce ne una, la cui diffusione nel mondo umano è stata rigorosamente vietata agli Shinigami. La Death Eraser permette di cancellare qualsiasi nome iscritto nel Death Note. Non importa se la mano dello scrivente sia stata umana o divina: la Death Eraser riporta in vita la vittima, purché la morte di quest’ultima non abbia coinciso perfettamente con quella che sarebbe stata la sua morte naturale.
What if ambientata poco prima della morte di L, che trae le basi da un unico fatto inventato: l'arrivo anticipato di Near e Mello in Giappone.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Near, Watari | Coppie: L/Light, Mello/Near
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Finirà per ucciderti, ragazzo mio-
-Watari, non essere così pessimista… Ci sono buone probabilità che io sopravviva-
-Buone?-
-Intorno all’8%…- rispose L, abbassando lo sguardo.
-L, non puoi affrontare tutto questo da solo-
-Ma io sono solo-
-Sai anche tu che non è vero- lo contraddisse l’anziano -Ci sono io, e ci sono anche Near e Mello, che ti vogliono bene-
-È proprio per questo che voglio lasciarli fuori. Watari, promettimi che qualunque cosa accada, non li coinvolgerai in questo caso. Promettimelo-
-Temo sia troppo tardi, figliolo…-
 
 
L non aveva mai avuto molti amici.
Sicuramente il fatto che fosse affetto da una sindrome che gli procurava difficoltà nelle interazioni sociali non l’aveva aiutato, ma sta di fatto che la solitudine a cui si era condannato, non era dettata da una scelta. Avrebbe tanto desiderato degli amici, una famiglia e un partner nel senso romantico del termine, ma ormai si era rassegnato alla solitudine. Nessuno avrebbe mai potuto amarlo, sia per la pericolosa professione che esercitava, sia per le stranezze che era consapevole di avere.
Light Yagami, invece, era solo per scelta.
Bello, popolare e studioso, avrebbe potuto avere chiunque eppure non voleva nessuno. La gente lo disturbava, la stupidità e l’inettitudine delle persone lo infastidivano in modo quasi brutale, eccessivo.
Si sentiva come un adulto in un mondo di bambini, tutti gli parevano ingenui, insignificanti e lenti di comprendonio come pecore allevate per il macello. Non c’era stata una volta in cui si fosse sentito inferiore o pari o qualcuno.
O almeno fino a che non aveva conosciuto L. 
Egli era senza dubbio il soggetto più strambo e problematico che avesse mai incontrato, ma almeno non era un completo idiota come gli altri. Ovviamente non era al suo livello, ma si può dire che Light lo ritenesse un degno avversario, una mente brillante con cui intrattenere finalmente una conversazione degna di questo nome.
Solo che, per un motivo o per un altro, le loro conversazioni finivano sempre per degenerare in risse, minacce o provocazioni, soprattutto da quando vivevano ammanettati ventiquattro ore su ventiquattro. 
E dire che Light era dotato di una pazienza e di una forza d’animo eccezionali, che gli avevano permesso di sopravvivere rinchiuso in una cella di isolamento per più di un mese senza mai sbottare, in silenzio, senza nessuno svago o nessuna forma di conforto. Eppure L e le sue stranezze riuscivano a fargli perdere completamente le staffe. Il modo imperfetto con cui si muoveva, il tono di voce monocorde con cui parlava e gli sguardi indecifrabili che gli rivolgeva erano per Light motivo di imbarazzo o irritazione, anche perché non riusciva mai a comprendere fino in fondo ciò che pensava, quali fossero le sue reali intenzioni. L insomma era l’unico che sfuggiva dalla sua sfera di controllo, e questo a Light non andava giù.
Era frustrante, soprattutto da quando aveva riacquistato i suoi ricordi. Prima, quando non rimembrava di essere Kira, L gli appariva come un soggetto stravagante e misterioso, e le domande che si poneva sul suo conto erano per lo più innocenti e pleonastiche. Si chiedeva perché non dormisse mai, perché non si cambiasse mai d’abito di fronte a lui, perchè apparisse sempre così depresso e serioso, tanto da fargli venire l’impulso di chiedergli “Ma che cosa hai, si può sapere?”, solo per conoscere davvero chi aveva davanti.
Non c’erano malizia o ipocrisia nei pensieri del Light senza memoria, e L questo lo aveva avvertito. Aveva conosciuto la parte migliore di lui, privata del suo lato oscuro e doppiogiochista, e certo ne era rimasto straordinariamente colpito. Eppure, malgrado il suo modo di fare irreprensibile, L non aveva dismesso l’idea che Light potesse essere Kira. C’era qualcosa di strano in lui, che non gli quadrava. 
Il bel giapponese era troppo perfetto, troppo inappuntabile nella sua sana competizione, era come se ci fosse qualcosa di distorto nel suo modo di vivere e agire, come se Light vivesse dentro il riflesso di uno specchio. E poi L lo aveva sentito più di una volta mormorare in modo angoscioso nel sonno, Light faceva spesso incubi e questo non aveva molto senso, visto che conduceva una vita così apparentemente tranquilla e morigerata.
E infatti, i suoi sospetti ultimamente trovarono un riscontro anche nella realtà.
Da quando Kyosuke Higuchi, il direttore della Yotsuba Corporation, era stato smascherato e condannato per gli omicidi commessi nelle vesti di Kira, Light non era più lo stesso. Parlava poco, era stranamente più paziente e perfino più gentile e, guarda caso, aveva smesso di fare incubi.
In poche parole, Light aveva iniziato a recitare, di nuovo.
L si era accorto immediatamente di questo repentino cambio di facciata e ne era rimasto turbato, poiché non sapeva darsi una spiegazione razionale. Ma d’altronde, dopo che aveva visto il Death Note e quell’orribile mostro bianco e alto due metri, aveva capito che la razionalità e la logica scientifica dovevano cedere il passo al paranormale, all’occultismo. Terreni che non conosceva e che lo intimorivano.


-Hai già capito chi è l’assassino?-
-Sono a pagina otto- 
-Da un detective esperto come te, mi sarei aspettato la risposta già dalla lettura del titolo- sussurrò Light con tono beffardo.

L si sfiorò le labbra e appoggiò il giallo per terra, “Assassinio sull’Orient Express”. Come ogni giorno da due mesi a questa parte, il detective passava le ore notturne seduto scomposto su una sedia, poco distante dal letto su cui dormiva Light Yagami, il suo indiziato numero uno.
-Tante persone bloccate nel luogo del delitto- iniziò a ragionare L.
-Esatto-
-E l'unica cosa che le accomuna è, almeno per il momento, il fatto di essere sopravvissute- continuò a pensare -Per quanto ne so, potrebbero essere state tutte. Un concorso criminoso, magari per vendicare lo stesso torto che la vittima ha commesso contro di loro-
Light rimase interdetto e gli lanciò uno sguardo sorpreso.
-Ho indovinato, vero?- gli domandò L a bruciapelo, lasciandolo quasi a bocca aperta -Scusami, io continuo a parlare e tu stai cercando di dormire- 
-No, non importa- gli rispose Light, cercando di sorridere gentilmente -Non ho neanche sonno-
-L'insonnia è una caratteristica che accomuna i geni cogli gli assassini seriali, in effetti-
-Cosa vorresti dire con questo, Ryuzaki?- lo aggredì Light, leggendo tra le righe -Io non sono Kira, te l’ho già provato in mille modi. Cosa diavolo devo fare per convincerti?-
L assottigliò gli occhi -Intendi, cosa devi fare per ingannarmi? Non so risponderti-
Light sospirò e scosse la testa, scocciato. Si voltò dall’altra parte del letto per evitare di vederlo e per avvertire un po’ meno il suo sguardo pressante. Solo che, come spostò istintivamente il braccio destro verso di sé, sentì la solita e insopportabile resistenza causata dalla pressione delle manette, e un “ahia!” proveniente alle sue spalle.
Niente, non poteva mettere la mano destra sotto al cuscino.
Questa storia di vivere ammanettati stava diventando insostenibile, senza contare che non aveva più un briciolo di intimità. Perfino per andare in bagno dovevano muoversi in due.
-Per quanto ancora dovremo stare ammanettati?- domandò bruscamente, senza nemmeno voltarsi.
-Fino a quando sarà necessario-
-Tutto questo è ridicolo. Ma tu non hai una vita al di fuori del tuo lavoro?- lo provocò, voltando la testa dalla sua parte -Degli amici, una ragazza… Niente?- 
 L scosse la testa a alzò le spalle, con placida rassegnazione -Niente-
-E trovartene una, magari?-
-Sono già innamorato del mio lavoro- rispose L tranquillamente, masticando la cannuccia del suo latte al cioccolato. Light non commentò e guardò il soffitto, anche se il suo sguardo la diceva lunga su ciò che pensava. Spostò un attimo gli occhi verso di lui ma subito il detective li intercettò. Il bel giapponese distolse lo sguardo, imbarazzato.
-Non hai nemmeno una famiglia?- continuò a chiedergli, sentendosi vagamente teso.
-Oh, no. Quella sì… I miei fratellini-
-Hai dei fratelli?- gli chiese Light, stupito.
-Non di sangue. Vivevo con loro nell’orfanotrofio in Inghilterra-
“Orfanotrofio? Accidenti, che vita deprimente” pensò il giovane Light, cinico “Ora capisco perché è così strano…”.
-Mi dispiace. Deve essere stata dura- gli sussurrò una frase di circostanza.
-All’inizio sì, ma poi ci fai l’abitudine- borbottò L, con la cannuccia ancora in bocca.
-Bene, meno male, allora- forzò un sorriso -Buonanotte-
-Buonanotte, Light-Kun-
Light chiuse gli occhi e si voltò sul fianco. Era già mezzanotte passata, doveva sforzarsi di dormire perché l’indomani la sveglia sarebbe suonata alle sei e trenta e le sue facoltà cerebrali dovevano essere al massimo della loro potenza… Chiuse gli occhi castani, ma lo sguardo fisso e molesto alla sua destra non cessava e non gli dava pace. Gli sembrava di avere un gargoyle, un guardiano severo e giudicante appostato al suo fianco.
“Non farci caso, lo sta facendo a posta” si impose “Più il suo comportamento appare darti fastidio, più risulti sospetto”
Ma quando avvertì la presenza di L torreggiare su di lui ai piedi del letto, sbottò .
-Potresti smetterla, per cortesia?- gli chiese spazientito, scorgendolo nel buio. L infatti si era alzato in piedi e lo stava fissando.
-Come mai non ti togli l’orologio nemmeno per andare a dormire?-
Light si strinse istintivamente il polso sinistro con la mano -Perché mi sono abituato così. È un problema, per caso?-
-No, ma è un’abitudine strana. Posso vederlo?-
-Naturalmente- gli rispose di getto, iniziando a innervosirsi -È buffo che proprio tu mi parli di abitudini strane, visto che non ti lavi e non ti cambi mai i vestiti-
L rimase basito. Malgrado fosse buio, la luce della città notturna filtrava dalle finestre e smorzava le tenebre, consentendo ai due ragazzi di vedersi vicendevolmente.
-Certo che mi lavo e mi cambio-
-Eppure non ti ho mai visto farlo. Non una volta in due mesi di convivenza, come mai?-
-Perché lo faccio mentre dormi- gli spiegò L, imbarazzandosi leggermente.
-Ma non ha senso. Potresti farlo alla mattina o alla sera come tutte le persone normali-
-Ma io non sono una persona normale- sussurrò L, cupo -Lo hai detto anche tu-
-Non è una giustificazione- sussurrò Light, voltandosi dall’altra parte del letto. Chiuse gli occhi e si preparò a dormire, ma dopo un indistinto momento di silenzio assoluto, dieci minuti o mezz'ora, Light non avrebbe saputo calcolarlo, il detective parlò di nuovo.
-Mi vergogno davanti a te- sussurrò appena.
Light riaprì di scatto gli occhi, si appoggiò sul gomito e lo guardò, perplesso.
-Ti vergogni davanti a me?- ripeté, senza sapere come interpretare una simile rivelazione -Ma…-
-È tardi ormai. Dovresti riposare- lo interruppe L, cambiando prontamente discorso.
-Sì… Certo- borbottò, concordando implicitamente con lui sul fatto che no, era meglio non approfondire. Light rimase immobile in posizione supina, e malgrado non stesse comodo, non voleva muoversi o dargli l'idea di essere sveglio. Gli occhi erano comunque spalancati nel buio, e anche l'altro non si muoveva né fiatava. Erano entrambi, per qualche motivo, raggelati.
Light sospirò appena.
Quindi L si vergognava. In effetti, ora che ci pensava, in due mesi di manette non l’aveva mai visto senza maglietta neanche una volta, nemmeno per sbaglio. Light si svegliava alla mattina e trovava L già vestito e pronto per il giorno. E ovviamente si lavava, non faceva l'odore né dava l’impressione di uno con una scarsa igiene personale… Ma allora perché lo faceva? Era una delle sue abitudini da strambo, una delle sue fissazioni da psicopatico quale era? O forse...
Light strinse i pugni. Più passavano i giorni, più aveva una sensazione strana, un sospetto indicibile e un tantino imbarazzante, che aveva iniziato ad annidarsi in lui dal giorno in cui L gli aveva massaggiato i piedi nudi. Ma poi scuoteva la testa e troncava quella supposizione sul nascere. Anche perché, francamente, i gusti sessuali di L non erano affari suoi e non lo sarebbero mai stati, per fortuna.
All'improvviso, la luce abbagliante di un piccolo schermo gli ferì gli occhi. Light guardò L con fare scocciato, il suo compagno di stanza era intento a chattare col cellulare. Muoveva solo i due indici sulla tastiera, in modo rapido ma decisamente bizzarro. Spesso L chattava di notte, ragionò Light, e visto che non aveva una ragazza né degli amici, non poteva che stare parlando di lavoro, magari con qualcuno che si trovava dall’altra parte del mondo…
-Fra due giorni dobbiamo andare nella capitale- gli disse L con tono neutrale, dopo che si rese conto di essere osservato.
-Per quale motivo? Trovato qualcosa di interessante?-
-Definisci interessante- replicò L, con lo sguardo assente e fisso sullo schermo.
-Non posso definire un concetto così relativo- gli rispose a tono Light.
-Allora io non posso risponderti, Light-Kun-
Light aprì e chiuse la bocca, irritato. Tanto, qualunque indizio fosse, sarebbe stata una pista fuorviante.
-Va bene, Ryuzaki- sibilò dopo poco -Proviamo con una domanda più semplice. Dove dobbiamo andare di preciso a Tokyo?
-In aeroporto-
-In aeroporto!?-
-Sì, andiamo a Islamabad a scongiurare un attentato terroristico-
-COSA!?- sbottò, fuori di sè -Stai scherzando, Ryuzaki, vero!? Io non ho nessuna intenzione di andare...-
-Scherzavo, Light-Kun, scherzavo. Non prenderemo un volo- lo interruppe L, accennando un sorriso divertito -Dobbiamo solo andare a prendere due persone, che arriveranno da Londra-
-Certo. Non amo particolarmente gli scherzi- sussurrò Light, irritato -E chi è in arrivo, se posso chiedere?-
-I miei compagni dell'orfanotrofio che ti dicevo- gli rispose
-Oh... E come mai vengono qui?- esclamò Light, sentendosi immotivatamente allarmato. L lo guardò e assottigliò gli occhi, come se avesse captato la sua ansia improvvisa.
-Per salutarmi e stare un po' con Watari-
-Sono dei detective anche loro?- domandò Light, arrivando subito al sodo.
-Che intuito, Light. Sono colpito- gli rispose L, beffardo -La cosa ti preoccupa?-
-Perché dovrebbe, visto che non sono Kira? Anzi, avere due cervelli in più può solo giovare- mentì Light, fingendo la più totale indifferenza.
-Di solito basta il mio. Comunque non ti devi preoccupare- anche L mentì -Il più grande ha quindici anni e il più piccolo ne ha solo dieci. Sono solo due bambini-
-Quando è così… E fanno un costoso viaggio d’oltreoceano solo per salutarti?- 
-E per stare un po’ con Watari- aggiunse L, dicendo una mezza verità -Anche io sentirò meno la loro mancanza-
Light annuì e sorrise, furbo -Allora immagino che quando saranno arrivati, non avrai più bisogno di tenermi legato-
-Che vuoi dire?- gli chiese L, corrugando le sopracciglia sottili.
-Dai, ammettilo. So che mi tieni ammanettato solo per godere della mia compagnia- mentì, rivoltando i fatti a suo vantaggio -Io non sono Kira, sono solo l’unico amico che tu abbia mai avuto. Ma sai, L, per tenersi strette le persone non basta ammanettarle-
-E che cosa occorre, a tuo parere?-
Light esitò, preso in contropiede. Era certo che L si sarebbe limitato a negare o a confutarlo, e invece no, riusciva sempre a sorprenderlo. 
-Mi stai dando implicitamente ragione?-
-A dire il vero non ti ho proprio risposto, ti ho solo fatto una domanda- gli rispose il detective -Tu cosa fai per tenerti strette le persone? Che cosa occorre, secondo te?-
Si guardarono negli occhi, attentamente. Ogni volta che parlava con L, Light non riusciva a essere spontaneo, doveva centellinare ogni singola parola che diceva. Qualsiasi dichiarazione che faceva, qualsiasi opinione che esternava, poteva ritorcersi contro di lui, poteva tradirlo, fondare nuovi sospetti o tramutarsi in un punto di partenza per nuove indagini. Era un continuo duello d’astuzia, una guerra fredda che loro due combattevano a colpi di sguardi e giochetti psicologici.
-La fiducia- gli rispose Light, soddisfatto della sua trovata -Tu credi che io sia Kira, il tuo… Nemico numero uno. Come possiamo avere un rapporto d’amicizia se mi consideri un assassino?-
-Kira non è il mio nemico numero uno- lo sorprese L -È solo il mio migliore passatempo attuale-
“Passatempo!? Ma come osa!?” ringhiò Light mentalmente “Ma sa che io sono il dio del nuovo mondo? Colui che estirperà il male dalla terra!? Come si…”
-Dimostri di non avere alcun rispetto per le vittime- gli disse Light compassato, nascondendo bene la furia che provava. 
Il detective piegò il capo di lato, i suoi occhi grandi e imperscrutabili avevano notato i pugni che Light aveva stretto sotto il lenzuolo. Sorrise appena. 
Interessante.
-La cosa ti turba a tal punto, Light-Kun?-
-Mi turba dover condividere i miei spazi con un soggetto mentalmente disturbato come te- sbottò, velenoso -Non sei a posto, Ryuzaki, renditene conto. Mangi solo dolci, stai a sedere come una scimmia ammaestrata e sembri davvero un idiota con quei piedi nudi e quelle espressioni da cocainomane. Non mi stupisce il fatto che tu non abbia una ragazza… O degli amici-
L non rispose né reagì, ma dentro il suo cuore era profondamente ferito. Si limitò ad abbassare lentamente lo sguardo cerchiato dalle occhiaie, con la sua maschera d’apatia sempre ferma e fissa sul volto.
-Temo che tu abbia ragione- gli sussurrò, docile -Scusami-
Light non rispose, si voltò rigidamente sul fianco e si impose di chiudere gli occhi. Dentro di lui però si fece strada una spiacevole sensazione di amarezza e dispiacere, che si sommò con il nervosismo di sapere che presto i “fratellini” di L sarebbero giunti in Giappone.
Ma forse non c’era da preoccuparsi, erano solo dei mocciosi.

 

 
 
“Final call for Flight G607 to Tokyo Haneda, now departing from Gate 6”
Near si alzò in piedi insieme a una hostess, che avrebbe dovuto accompagnarli durante il viaggio. Raccattò il suo zaino pieno di giocattoli e si voltò con fare impaziente verso Mello, che era ancora avvinghiato a un suo coetaneo, alto e con un paio di grossi occhiali dalle lenti arancioni appoggiati sulla fronte. Il bimbo albino fece una smorfia impaziente.
-Mello! Dobbiamo imbarcarci, l’aereo sta per decollare!-
-Sto arrivando…- replicò il biondo, dando un ultimo bacio a Matt, il suo amico. Near sollevò gli occhi al cielo e lo raggiunse.
-Non voglio perdere l’aereo per colpa delle vostre smancerie-
-Stai tranquillo, piccoletto- esclamò il ragazzo di nome Matt, mostrandogli una console per videogiochi piena di simboli alfanumerici -L’aereo non partirà senza di voi-
Near sgranò gli occhi -Hai hackerato i sistemi informatici dell’aeroporto!?-
-Urlalo più forte, genio- sibilò Mello, che era più alto di lui di quasi mezzo metro.
-Siete proprio due idioti- continuò Near, abbassando il tono -Credete che Scotland Yard ci impiegherà molto ad accorgersene?-
-Quando se ne accorgerà, e se lo farà, voi sarete già atterrati. Per cui datti una calmata, era una mossa necessaria- gli rispose Matt, mettendosi una sigaretta spenta in bocca -Kira potrebbe intercettare il vostro arrivo e dirottare il volo, o magari assassinare i piloti-
-Kira non opera tramite computer, L è stato molto chiaro in questo- replicò Near.
-E tu credi a tutto quello che dice L?-
-Near ha una sorta di venerazione per lui- spiegò Mello con un mezzo sorriso, arruffandogli i capelli argentati -Andiamo, dai. Arrivederci… Matt-
-Fai il culo a quel Kira, mi raccomando- gli rispose il giovane Hacker.
Mello ricambiò il suo sorriso -Puoi scommetterci- 
 

 

 
 
 
 
Quando in Giappone giunse mattina e Light si svegliò, trovò L esattamente nella stessa posizione scomoda in cui lo aveva lasciato la notte prima, sempre nella sua fidata poltroncina e sempre con la stessa, strana espressione indecifrabile.
-Dormito bene?- gli domandò quest’ultimo, senza neanche guardarlo.
-Più o meno- rispose Light, schiarendosi la voce -E tu?-
-Non ho dormito-
-Ah, giusto… Dimentico che tu non dormi-
C’era una strana tensione tra loro, che per una volta non era dovuta ai loro trucchetti psicologici.
-Senti, mi dispiace per ieri sera- si sforzò Light, cercando di convincersi che in realtà no, non gli dispiaceva affatto -Ho esagerato-
-Non hai esagerato. E non ti dispiace- L finalmente lo guardò -Devo andare in bagno-
Light annuì -Anche io-
Si alzarono entrambi e come al solito fecero a turno. La catena per fortuna era abbastanza lunga e consentiva a uno di rimanere fuori dalla porta mentre l’altro era dentro. Il vero problema, se così si può chiamare, era la doccia. Light, a differenza di L, amava lavarsi scrupolosamente ogni mattina, solo che la catena delle manette, se tesa al limite, non consentiva al braccio alcun movimento, senza contare che non era lunga abbastanza per arrivare al box doccia.
Di conseguenza L doveva entrare in bagno con lui e stare di spalle per concedergli un minimo di intimità…
Peccato solo che a volte lo spiava di nascosto, e Light se ne era accorto. L lo spiava dal riflesso nel rubinetto d’acciaio, dall’attaccapanni di ferro e da qualsiasi altra superficie riflettente. Niente di che, in fin dei conti erano pur sempre due uomini, solo che…
Solo che L era strano, troppo strano e metteva Light a disagio. E dire che il bel giapponese non aveva mai provato imbarazzo negli spogliatoi della scuola, si era spogliato tante volte di fronte ad altri uomini, ma con L era tutta un’altra storia, provava imbarazzo.
Ovviamente non lo dava a vedere. Faceva tutto con calma, senza mostrare il benché minimo segno di nervosismo o di tensione, e spesso fingeva di non notare i momenti in cui lui si voltava a guardarlo in modo sfacciato… Per le indagini.
Quella mattina però glielo fece notare. Era a torso nudo e si era slacciato i bottoni dei pantaloni, solo che avvertiva gli occhi dell’altro puntati sulla sua schiena nuda come due aculei infuocati.
-Non è bello sentirsi osservati anche in questi momenti- si lasciò sfuggire -Mi faresti il favore di voltarti?-
-No- gli rispose L, placidamente.
-Dai, pensi che io nasconda qualcosa?- gli domandò Light, con un sorriso sarcastico -Nemmeno uno stupido si porterebbe appresso un indizio o una prova della sua colpevolezza, in queste condizioni-
-Infatti non credo che tu nasconda qualcosa- gli rispose L
-E allora perché mi stai fissando?- gli chiese subito, teso.
-Perché hai una schiena invidiabile. Fai yoga?-
Light si bloccò e il suo cuore iniziò a battere velocemente.
Questa, poi.
-È una schiena- gli rispose con freddezza e ovvietà -È una normalissima schiena, uguale a tutte le altre. E no, non faccio yoga-
-La mia però non è così-
-Perché stai curvo- gli rispose Light, lanciandogli uno sguardo -Prova a stare dritto-
L cercò di raddrizzare la propria postura, ma non ci riuscì. 
-Temo di non esserne capace- gli rispose sempre con quel tono privo di inflessioni.
Per inciso, il fatto che L stesse gobbo era una delle tante cose che a Light dava fastidio. D’altronde, tutto ciò che era lontano dalla perfezione lo infastidiva.
Gli si avvicinò e con mani ferme gli afferrò le spalle e gliele spinse bruscamente all’indietro, tanto che gli fece scricchiolare le vertebre. Al contempo gli mise una mano sulla fronte per raddrizzargli testa e collo.
L lo fissava, cogli occhioni sbarrati come due fanali.
-Ecco. Così, Ryuzaki- sussurrò Light, solo che, appena lo lasciò andare, tempo due secondi e L tornò alla posizione di partenza.
-Oh, andiamo!- brontolò Light -Non ce la fai proprio a stare dritto?-
Il detective non rispose e lo guardò di sottecchi. Le sue espressioni erano come sempre indecifrabili. Light gli rimise entrambe le mani sulle spalle e L lo guardò con tanto d'occhi, ma proprio in quel momento qualcuno gridò e bussò ripetutamente alla porta, rovinando l'atmosfera.
-LIIIGHT!!!-
Era una voce stridula e sgradevole, che compariva sempre al momento meno opportuno.
-Oh, no. È già qui- sussurrò Light, sconsolato.
-Prontooo!? Siete svegli!?- continuò la voce stridula e femminile, urlando -Sono già le 8:30, insomma!-
-Sveglierà anche il piano di sopra se non le apriamo la porta- osservò pacatamente L, con gli occhi ancora sgranati.
Light annuì stancamente e andò ad accogliere la sua fidanzata, Misa Amane, che come al solito gli saltò addosso e lo baciò sulle labbra. Light percepì la catena tendersi, segno che L stava indietreggiando… Non resistette all’impulso di guardarlo, proprio mentre Misa aveva le labbra premute contro le sue. Ma il suo avversario era impegnato a scartare un cioccolatino…
-Oh, Light! Mi sei mancato così tanto!- l’abbracciò Misa, iperaffettuosa e iperattiva come al solito.
-Ci siamo visti ieri…- le rispose lui, freddamente. Più passava il tempo, più gli risultava difficile fingere di sopportarla.
-Lo so, ma mi sei mancato comunque- replicò lei, accorgendosi solo in quel momento di L -Ah, ciao, Ryuzaki-
-Ciao- la salutò L, scuotendo la mano.
-Light, andiamo a fare colazione da Starbucks?- gli propose Misa, vivace.
-No. Sai che devo lavorare-
-Ma, uffa! Perché non ti prendi mai una pausa?-
L scartò il quarto cioccolatino, attento a ogni dettaglio. 
-Perché Kira è là fuori, e il nucleo investigativo non può lavorare senza di me-
-Ma come? Non puoi assentarti neanche per una colazione? Ma io mi sento così sola, passi più tempo con Ryuzaki che con me, non è giusto che io sia sempre messa in secondo piano! Io sono la tua fidanzata...-
Bla, bla, bla.
L smise di ascoltarli. Non sapeva come funzionassero quelle cose da fidanzati, tuttavia era più che certo che il comportamento di Light non fosse nella norma. Era freddo con Misa, scostante, e pareva rassegnato all’idea di vederla, come se incontrarla fosse più un dovere che un piacere. Il detective non si intendeva di amore, ma stimò una probabilità vicino al 95% che Light non la amasse e che lei fosse solo una copertura.
…Ma copertura di cosa? 
L trovava poco plausibile il fatto che Misa fosse una complice di Kira: era troppo inaffidabile e stupidotta. A meno che Kira non fosse stato costretto dagli eventi a scegliere proprio lei… Stando così le cose, Misa non poteva essere altro che il secondo Kira. Ma perché intrattenere un rapporto amoroso con lei e non limitarsi a una mera collaborazione? Per renderla ancora più devota? Ma lo era già, non ne valeva la pena…
Li guardò un attimo solo che, proprio in quel momento, i due si baciarono in bocca. Il giovane L distolse subito lo sguardo e si ficcò in bocca gli ultimi tre cioccolatini, tutti insieme.
 
Perché desiderare un bacio, quando aveva il cioccolato?
 
 
 

 
 
-Sei più silenzioso del solito, Ryuzaki- esclamò Light, mentre aspettavano l’ascensore -Cosa stai congetturando?-
-Mi stavo solo chiedendo che senso avesse frequentare una ragazza che non ti piace-
-Ma a me piace Misa- mentì Light, sorridendo -È allegra e poi è molto bella. Qualunque uomo sano di mente la vorrebbe al proprio fianco-
L sorrise appena -Quindi non ti reputi sano di mente?-
Light gli lanciò uno sguardo e sorrise di nascosto.
-Certo che no- gli rispose a tono, tranquillo -In fondo sono pur sempre un assassino psicopatico-
-Touché- rispose L, divertito.
Entrarono in ascensore e scesero in silenzio nella sala comune del quartier generale, dove Matsuda li aspettava con la colazione. L si guardò di malavoglia allo specchio, erano passati almeno quattro giorni dall’ultima volta che lo aveva fatto. Aveva la solita aria dimessa e sbattuta, in perfetto contrasto con Light, che era semplicemente perfetto e pareva luccicare.
I loro occhi, così diversi ma così acuti, si incrociarono nel riflesso per un istante. L li abbassò subito e si grattò i capelli spettinati con l’indice e il pollice, nello stesso modo assurdo con cui afferrava gli oggetti, e Light guardò verso destra, infastidito. “Ma possibile che Ryuzaki non sa nemmeno toccarsi in modo normale?” pensò, irritato.
Lo infastidiva, tutto di quel detective mezzo inglese e mezzo giapponese lo infastidiva da impazzire.
-Se vuoi ti compro un antipulci- gli propose Light, un secondo prima che le porte dell’ascensore si aprissero.
-Addirittura ti ritieni una pulce?- replicò L, con un sorriso furbo -Sei molto duro con te stesso, Light Yagami-
Light lo guardò uscire, cercando di non di non sorridere. 
"Stai giocando con il fuoco, L..."
 
 
   
 
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