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Autore: Riflessi    25/05/2019    4 recensioni
Draco lo sapeva che quella donna -prima o poi- l'avrebbe fatto morire...
D'odio, o d'amore.
Che, in un modo o nell'altro, lei non sarebbe mai uscita dalla sua vita, per tormentarlo deliziosamente fino alla fine dei suoi giorni.
Hermione Granger era nel destino di Draco Malfoy come Tom Riddle era stato in quello di Harry Potter: una persecuzione costante, continua, perenne, che l'avrebbe portato alla pazzia totale... o forse chissà, l'avrebbe invece salvato dal profondo abisso della solitudine!
SEQUEL DE "LE FIABE OSCURE"
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 10
-Un doxy per capello-


 

Wiltshire, Inghilterra. Gennaio 2009. Tre mesi dopo.

Il pesante portone della villa si richiuse violentemente con un forte botto, lasciando all'esterno la bufera di neve che imperversava dalla mattina presto e che stava già piegando i rami degli alberi in giardino. Il padrone di casa si sfilò il mantello con gesti bruschi, nell'attesa del suo sbadato elfo domestico, e con la bacchetta asciugò nervoso i fiocchi ghiacciati rimasti attaccati alle scarpe.

Narcissa Malfoy, nascosta in un angolo appartato e poco visibile del grande atrio invece, tirò un sospiro di sollievo nel vedere il figlio rientrare: il furore che il cielo stava riversando su tutta l'Inghilterra non era certo rassicurante per una madre che sa il figlio fuori di casa.

Quando Toby si presentò ai piedi di Draco -con un ritardo che lui definì imperdonabile per i limiti di una pazienza già sfibrata da altre questioni che al momento preferiva non rievocare- gli lanciò contrò il mantello ordinandogli di riporlo e poi, in un gesto che tradiva i suoi nervi a fior di pelle, gli rifilò un calcio nel posteriore, come se sfogare la sua esasperazione su Toby, potesse in qualche modo alleggerirgli l'animo inquieto.
Il piccolo elfo si affrettò ad ubbidire all'ordine ma, purtroppo, si ritrovò ad inciampare nello stesso mantello che il padrone gli aveva affidato ed andò lungo lungo a terra, trascinando l'indumento con sé.
Eppure, Toby era così ingenuo e propenso al servilismo tipico delle creature della sua stessa specie, che non protestò per la pedata presa, non si mostrò offeso né dolorante, ma anzi, si affrettò a rialzarsi con l'aria mortificata, per aver indegnamente fatto cadere il:
"...suo preziosissimo e costoso mantello, signore! Chiedo umilmente perdono, padrone! Lo laverò due volte, e lo farò profumare più di prima, signore!"

Draco lo guardò dall'alto in basso con l'espressione esasperata, e senza aggiungere nulla, salì la grande scalinata in marmo che portava ai suoi appartamenti dell'ala sud, diretto alla stanza degli oggetti oscuri.

La signora Malfoy, nel frattempo, aveva osservato tutta la scena nell'ombra del suo nascondiglio, ed era rimasta stranamente turbata dal comportamento burbero del figlio. Era da lungo tempo che Draco non trattava così male Toby! Gli elfi domestici erano creature indubbiamente inferiori, che non avevano bisogno né di ringraziamenti, né di particolare rispetto, però... quella violenza gratuita non gliel'aveva davvero mai vista utilizzare, tanto meno da quando aveva iniziato a frequentare QUELLA donna, che tutti sapevano aveva una fissazione a dir poco morbosa per le creature inferiori ed i loro diritti!
Narcissa quindi, afferrò la sua lunga gonna scura per non averla d'intralcio, e salì le scale con la ferma intenzione di farsi dire una volta per tutte da suo figlio cosa fosse successo, e per quale motivo, da qualche mese, era tornato ad essere particolarmente scontroso, chiuso in se stesso, nervoso ed intrattabile. Draco non era mai stato un ragazzo allegro ed ottimista, questo era evidente, ma vederlo disperarsi in quel modo, esattamente come negli anni dopo la guerra, non poteva più sopportarlo.
A dispetto dei luoghi comuni, a suo figlio l'amore stava facendo più male che bene, pensò allora Narcissa, mentre i tacchi delle sue scarpe rimbombavano sui pavimenti della loro enorme dimora. Eh già, perchè lei lo sapeva benissimo, che l'angoscia così intima e privata di Draco, aveva a che fare con Hermione Granger! Non era mica una sciocca!!!
Era da tempo che non vedeva più la giovane venire al manor con la sua timorosa discrezione -propria di chi non vuol farsi notare troppo- ed era pure da qualche settimana che i giornali magici sproloquiavano di una loro probabile rottura. E a lei dispiaceva... non perché la scelta sentimentale di Draco fosse stata adeguata, ma solo perché l'aveva visto finalmente felice dopo anni di sofferenze ed emarginazione sociale.
Lei non approvava quella relazione contro natura, più che altro... la "sopportava", per il bene del figlio! Infatti era terribilmente consapevole del fatto che non sarebbe mai stata una brava suocera, che non avrebbe mai trattato con gentilezza ed affetto Hermione Granger, che non l'avrebbe mai considerata una giovane distinta, o degna di prendere un cognome come il loro... e probabilmente la sua gelosia di madre l'avrebbe consumata a vita, portandola ad ingaggiare con la compagna del figlio una silenziosa battaglia per la supremazia! Ma allo stesso modo, sapeva pure che la cosa importante era vedere Draco sorridere sereno ed innamorato della vita, di una donna, e magari di un bambino biondo uguale lui!
La signora Malfoy in fondo, non era come suo marito, tanto ottuso ed ignorante da non capire ancora che "il meglio" per suo figlio, non era strettamente legato agli ideali secolari, ma solo a ciò che ordinava il cuore!
Lucius non era stato capace di nascondere decentemente il baluginio di soddisfazione negli occhi chiari neanche quando, quella stessa mattina, aveva letto l'ultimissimo articolo di gossip sul giornale più stupido del mondo magico dopo il cavillo: il settimanale delle streghe. Se l'era fatto recapitare apposta via gufo, come a voler gioire delle sofferenze sentimentali del figlio, il cretino...
Narcissa ricordava di avergli strappato la rivista di mano proprio mentre lui ringraziava Merlino per aver ascoltato le sue preghiere. L'aveva guardato male, e poi aveva sospirato accingendosi ad iniziare a sua volta la lettura dell'articolo:

La scandalosa relazione fra Draco Malfoy ed Hermione Granger è già arrivata al capolinea?
Pare che i due, attualmente, stiano conducendo due vite separate: nessuno li ha più visti insieme, né a Diagon Alley, né a Londra. Secondo voci di corridoio, lei è sempre sola, ed un nostro inviato, appostato da settimane fuori casa sua, afferma di non averla mai beccata in compagnia del giovane erede. Vari conoscenti del Ministero poi, hanno affermato che Hermione Granger ultimamente non ha una bella cera: è una conferma della fine turbolenta del loro rapporto?
Di Draco Malfoy invece, si hanno meno notizie: è pressoché sparito dalla circolazione, cosa che non stupisce, considerati i suoi precedenti con la società magica! Un collega della Gazzetta del Profeta ha provato a fargli qualche domanda, incontrandolo fortuitamente fuori dal serraglio stregato, ma è stato bruscamente allontanato dal giovane con parole sgarbate.
L'eroina del mondo magico ha forse capito che un mangiamorte non può essere redendo neanche con l'amore? O il mangiamorte in questione si è finalmente accorto che un'unione con una nata babbana non è il massimo per la sua elevata posizione sociale?
A quanto pare, lo scalpore che avevano destato mesi fa in tutta la comunità con il loro improvviso flirt, ha avuto vita breve e l'ordine sembra essersi ristabilito, per somma gioia dei nostri lettori più romantici, già di nuovo pronti a sperare che la loro amata strega, una volta per tutte, si avvicini sentimentalmente a Ronald Weasley!
Il sogno di un amore tra i due eroi di guerra infatti, non ha mai abbandonato nessuno, nonostante i giovani in questione abbiamo più volte ribadito la loro profonda ed intaccabile amicizia!


Narcissa scosse il capo, dissipando il ricordo spiacevole dei pettegolezzi da due zellini della cronaca rosa e, giunta nell'ala sud del maniero, bussò alla porta della stanza di Draco con rinnovata fermezza.

"Avanti..." L'accolse lui, con un timbro di voce particolarmente cupo.

Quando Narcissa entrò, venne investita dall'odore di pergamena e candele; il locale era in penombra, pieno di scaffali stracolmi degli oggetti più svariati e stravaganti. Era raro che lei si addentrasse nel laboratorio dei manufatti oscuri di suo figlio, non ne aveva mai avuto particolare curiosità, a parte quando sentiva rumori troppo strani e si affrettava ad andare a controllare che Draco stesse bene.

Lui intanto l'aveva accolta senza neanche guardarla, troppo impegnato a lavorare di bacchetta su di un carillon maledetto; aveva uno sguardo parecchio corrucciato dietro gli occhiali da vista, e se ne stava seduto ad un tavolo pieno di libri aperti che consultava di continuo, spostando meccanicamente le ciocche di capelli che gli cadevano sulla fronte.

Narcissa avvicinò una sedia al figlio, e vi si sedette con la compostezza tipica del suo essere.
"Draco..."
"Che c'è?"
Con tono cauto, sua madre continuò:
"Potresti dedicarmi qualche minuto senza occuparti di quell'aggeggio?"

Lo vide sbuffare chiaramente ma, allo stesso tempo, allontanare il carillon per guardarla negli occhi. In silenzio.

"Vorrei sapere cosa ti sta succedendo, tesoro. Era tanto che non ti vedevo così serio, così preoccupato."
"Lascia stare mamma..." Cercò di troncare il discorso il giovane.
"Per favore, Draco! Lo so che si tratta di Hermione Granger, non sono una sciocca! Qual è il problema?"

Draco inspirò a fondo.
Forse... liberarsi di quel peso con sua madre, non poteva essere tanto dannoso. Lei era l'unica che aveva sempre accolto i suoi tormenti senza farlo sembrare ridicolo, senza tradirlo. E comunque, rifletté, nessuno gli avrebbe dato un premio per la sua sconfinata capacità di tenersi perennemente tutto dentro!
Così, anche se con un briciolo di imbarazzo, Draco le raccontò del Veritaserum, della scena fuori dal Ministero, della mancanza di fiducia di Hermione, e del suo sentirsi tradito nel profondo... tanto che aveva preferito allontanarsi da lei e soffrirne come un cane, piuttosto che continuare a vivere in una finta felicità, con lo spettro della diffidenza ad aleggiare sulle loro teste nell'attesa di avventarglisi addosso al primo dubbio, alla prima incertezza.

Narcissa lo lasciò sfogare senza mai aprire bocca, anche se la sua mente lavorò a pieno ritmo per tutto il tempo. La signora Malfoy, come tutte le madri del mondo, aveva la straordinaria e terrificante capacità di sentire il dolore del figlio come fosse il suo.
Ad un certo punto, ebbe addirittura la tentazione di mettersi a piangere in ginocchio davanti a Draco, e chiedergli perdono per tutte le colpe che lei e Lucius avevano commesso senza rendersene neanche conto: Quanto erano stati incoscienti? Quanto? Mio Dio...
Non pensava che dopo tutto quel tempo, i loro errori potessero ancora ripercuotersi sulla vita di Draco ed infiltrarsi in ogni più piccolo, insignificante, banale aspetto di essa: negli affetti, nel carattere, nella quotidianità, negli affari, perfino nell'amore.
E questa consapevolezza le faceva più male di una Cruciatus in pieno petto. Che razza di genitori erano stati, santo cielo? Invece di tenere il loro unico figlio lontano da una guerra d'ideali assurda, l'evevano esposto a crudeltà che un ragazzino non avrebbe mai dovuto vedere; l'avevano esibito come un modello di perfezione purosangue, anziché tenerlo fuori dalla portata di tutta quell'oscurità... L'avevano perfino messo su di un piatto d'argento regalandolo a Voldemort come fosse stato carne da macello, quasi a dirgli: "Mio figlio è tuo, Lord! Fanne ciò che vuoi."
E lui l'aveva fatto, l'aveva fatto eccome: facendo dell'erede dei Malfoy il mangiamorte più giovane della sua cerchia di schiavi, tramutandolo in un agnello sacrificale, e usandolo come un'arma d'assedio per sfondare subdolamente le difese di Hogwarts. Hogwarts che era solo un castello pieno di ragazzini innocenti. Innocenti come Draco stesso.

Quindi, non era affatto colpa di Hermione Granger se ora suo figlio soffriva! No. La colpa era unicamente la loro, che non erano stati capaci di fare i genitori... pensò Narcissa con profonda angoscia.
Se solo fosse potuta tornare indietro nel tempo, correggere gli sbagli, cambiare qualcosa, essere più saggia, più MADRE... Merlino!

Alla fine, Narcissa si alzò dalla sedia senza dire nulla, profondamente colpevole. L'unica cosa che seppe fare, fu afferrare il volto del figlio fra le mani e baciarlo delicatamente sulla fronte, come a chiedergli silenziosamente perdono per tutto ciò che avrebbe dovuto fare per crescerlo bene, e che invece non aveva fatto. Poi, andò via dalla stanza con la morte nel cuore, ed una nebulosa idea in testa, lasciando Draco a trafficare ancora con il suo strambo carillon.

***


Redazione de "Il settimanale delle streghe", Diagon Alley.

In quella nevosa giornata di gennaio, mentre Narcissa Malfoy ascoltava i tormenti amorosi del suo unico e prezioso figlio, nella sede londinese del rotocalco di gossip magico, si stava invece verificando una scenetta a dir poco curiosa...
Da qualche minuto infatti, un sostanzioso gruppetto di giornalisti se ne stava acquattato dietro la porta chiusa del direttore con la bocca aperta, l'espressione di chi sa di aver combinato un pasticcio, ed un orecchio oblungo -targato Tiri vispi- sguinzagliato sotto l'uscio per spiare la furiosa lavata di capo che stava avendo luogo dentro l'ufficio premurosamente sigillato.

"LO CAPISCE O NO, CHE SONO STUFA DI VEDERMI SPIACCICATA OGNI MERCOLEDI' SULLA VOSTRA RIVISTA DA DUE SOLDI, EH?!"

Si trattava di una voce femminile a dir poco irritata che, a quanto sembrava, non aveva la minima intenzione di arrestare la propria furia:

"E' UN MESE, DANNAZIONE! UN MALEDETTO MESE CHE I SUOI GIORNALISTI DA STRAPAZZO SI APPOSTANO DIETRO IL CESPUGLIO DEL MIO GIARDINO CON L'INTENZIONE DI SPIARE TUTTI I MOVIMENTI CHE FACCIO! O FORSE PENSAVATE CHE NON ME NE FOSSI ACCORTA, EH? IMBECILLI CHE NON SIETE ALTRO!"

Ci fu una breve pausa, ma la voce del direttore non giunse mai all'orecchio oblungo che, al contrario, ricominciò a trasmettere i versi striduli della donna adirata:

"QUESTA E' VIOLAZIONE DELLA PRIVACY, LO SA? ED IO SONO ESAUSTA! PERCIO'  L'AVVISO... SE LA PROSSIMA SETTIMANA TROVO SUL SUO LURIDO GIORNALE UN ALTRO ARTICOLO, O ANCHE UNA SOLA PAROLA RIGUARDO ME E DRACO MALFOY, PRENDERO' I DOVUTI PROVVEDIMENTI! SONO STATA CHIARA?"

Dopodiché, per una manciata di secondi, la stanza rimase nel completo silenzio. Poi... improvvisamente, il rumore sgradevole di una sedia spostata fece scappare ai propri posti tutti i dipendenti della redazione come Golden Snidget impazziti, mentre l'orecchio oblungo sparì con un colpo di bacchetta proprio nel momento in cui il direttore usciva dall'ufficio tutto impettito, e con uno strano disagio a deformargli i lineamenti del volto, che si erano fatti rossi e contratti.

 
***


Ottery St Catchpole, la Tana.

"Hermione?! Pensi che a quest'ora la tua strillettera sia arrivata al direttore del settimanale delle streghe?"

Ron si era sentito un po' in imbarazzo nel fare quella domanda alla sua amica, anzi... più in generale, si sentiva proprio responsabile per come erano andate le cose negli ultimi tre mesi. La brusca rottura tra lei e quel cretino di Malfoy era avvenuta per diversi motivi, tra cui senza dubbio le incomprensioni ideologiche e le differenze abissali nel modo di vivere, ma Ron non poteva nemmeno negare che, in parte, lo strappo era stato scatenato dal suo egoismo: se quel lontano giorno fosse andato da Hermione a spiegarle del Veritaserum propinato a Malfoy invece di fottersene bellamente, ora non avrebbe avuto certo tutti quei sensi di colpa.
All'inizio, si era sentito scioccamente soddisfatto per essere stato la causa della loro separazione, come fosse un atto di inconfutabile giustizia dividere due persone la cui relazione è qualcosa di apparentemente osceno e contro natura, poi però, col trascorrere dei giorni, era subentrato in lui il dubbio di aver sbagliato, infine... vedendo la sofferenza inconsolabile di Hermione, se n'era addirittura pentito! Anche se, sotto sotto, ancora continuava a chiedersi, testardo come un ippogrifo, cosa cazzo avesse di speciale Draco Malfoy per aver fatto perdere la testa alla strega più assennata e di buon cuore che lui conoscesse! Tanto indulgente che nonostante quel che aveva combinato, non lo aveva mai accusato -neanche velatamente- di essere l'origine dei suoi dispiaceri, ma anzi, aveva continuato a volergli bene come sempre, fingendo che non fosse successo nulla di grave.
Ed ora... non poteva far altro che vedere Hermione soffrire in silenzio, ma a testa alta, come solo una grande donna sapeva fare. Il tormento della sua anima ferita si notava solo ad un esame più attento: aveva le occhiaie, era dimagrita, aveva perso il brio, si era fatta triste, la rabbia verso se stessa l'aveva resa stranamente taciturna, e la frenesia nervosa che metteva in ogni faccenda era peggiorata al punto che ormai sembrava una manticora furiosa.
 
Ron sospirò, prima di mandare giù un sorso di birra, consapevole che la domanda che aveva posto alla sua amica pochi attimi fa, non era stata ascoltata; Hermione infatti era rimasta immobile a guardare pensierosa la bufera di neve con il naso attaccato alla finestra della cucina di mamma Molly, totalmente isolata dal chiacchiericcio accogliente della Tana.

La giovane donna purtroppo rifletteva ancora, per l'ennesima volta, all'errore madornale che aveva fatto.
Non si era fidata di Draco.
Aveva preferito credere che lui l'avesse picchiata, senza porsi domande, senza andare a fondo, senza cercare di capire il perché... quando invece, se solo lo avesse fatto, avrebbe capito subito che c'era qualcosa di sospetto in quel che era successo nel suo ufficio!
Draco non le aveva MAI fatto del male fisicamente, neanche quando l'aveva odiata con tutte le sue forze! Lui era sempre stato solo un ragazzo presuntuoso, che si nascondeva dietro l'eccessiva arroganza proprio per non palesare la debolezza e l'effettiva incapacità di commettere i crimini più violenti.
Che stupida.
Non si era fidata... mentre lui al contrario, le aveva messo in mano la sua anima, chiedendole perdono con le lacrime agli occhi per tutto ciò che aveva compiuto da ragazzino.
Come diavolo aveva fatto a non credergli dopo ciò che avevano condiviso, e soprattutto dopo aver visto in lui la luce sfavillante del cambiamento? Come? Possibile che il passato oscuro di Draco, ancora riuscisse ad infilarsi fra loro con tanta facilità?

Tre mesi. Ormai erano trascorsi tre mesi da quel giorno di pioggia fuori dal Ministero, ed Hermione ancora ricordava con dolore la scena in cui Harry le aveva spiegato tutto, scagionando di fatto Draco da ogni colpa.
Da quel momento, era stato come vivere in un incubo, perché ogni volta che andava a cercarlo per chiedergli scusa, Draco non si faceva trovare... e l'infinità di gufi che gli mandava, venivano puntualmente ignorati.
Solo una volta lui le aveva risposto, e lo aveva fatto con parole che avevano squarciato il cuore di Hermione a metà, uccidendo ogni barlume di speranza:

Preferirei se tu non continuassi a farmi perder tempo con le tue patetiche scuse, Granger!  Anche perché l'unica cosa che otterresti da questa tua caparbia ostinazione, sarebbe solo quella di sfiancare il tuo gufo postino...
Ti rispondo nella speranza di chiarire la questione, ed evitare di riaprire l'argomento ancora e ancora; per cui fatti bastare ciò che ti dico adesso, senza farmi ripetere la stessa cosa ogni volta che mi capiterà di averti tra i piedi:
Non voglio avere più niente a che fare con te!
Avresti dovuto capirlo, che tutto ciò che avevo fatto in questi ultimi mesi per essere migliore, l'avevo fatto per te! Non per mia madre, non per mio padre, non per Potter, o per il Ministero, o per la società che continua a disprezzarmi... ma per te. Per te! Maledizione!
Eppure, mi sono tristemente accorto non è servito a nulla, visto che al primo dubbio, ti sei affrettata ad accusarmi.
Io, purtroppo, capisco poco dell'amore, sono sempre stato più avvezzo all'odio, eppure... non sono tanto stupido da ignorare che la diffidenza e l'incertezza, non sono affatto delle buone basi per una relazione sincera e duratura!
Scoprire di non godere della fiducia incondizionata di una donna che dice di amarmi, mi ha lasciato addosso troppa amarezza.
Sono assolutamente consapevole di dovermi portare dietro i miei errori giovanili fino alla morte, ma appunto perché per tutta la vita dovrò guardarmi le spalle dall'intero mondo magico, non ho la forza di dovermi guardare le spalle anche da te!
E finché il mio passato verrà costantemente tirato in ballo ad ogni occasione, allora noi non avremo mai niente da dirci.

Draco Malfoy


Hermione chiuse un momento gli occhi, per evitare di mettersi a piangere, e quando li riaprì, fissò di nuovo lo sguardo sui fiocchi di neve che vorticavano a velocità impressionante nel giardino della tana.

"Hermione! Hermione mi stai ascoltando?"

La giovane sobbalzò, e girò il capo per guardare il suo amico, con l'aria confusa. Ron sospirò, appurando che no, non l'aveva affatto ascoltato:
"Ti stavo dicendo... pensi che a quest'ora la tua strillettera sia arrivata al direttore del settimanale delle streghe?"

Hermione mise da parte i suoi pensieri assillanti cambiando faccia, e sorrise, prima di rispondere, tutta soddisfatta:
"Ooh sì! Penso proprio di sì, Ron! E sono pure certa che il direttore non autorizzerà più alcun articolo su di me, almeno per un bel po' di tempo!"

"E come fai ad esserne sicura?" Obiettò l'amico, perplesso.

La ragazza rise maligna e rivelò, con una punta di sarcasmo:
"Ho scagliato un incantesimo sulla strillettera... quando si è aperta, ha rilasciato una specie di polverina."

Il giovane Weasley spalancò gli occhi:
"Spiegati meglio, Hermione!"

"Oh! Non ho fatto niente di che... credo solo che in questo esatto momento il caro direttore abbia delle fastidiosissime pustole sui genitali che lo staranno mandando fuori di testa!"

Ron rimase a bocca aperta, mentre la risata cristallina di Ginny, che aveva sentito tutto, si inserì improvvisamente fra loro:
"Oh mio Dio, Hermione! Sei geniale! Tutto questo è mille volte meglio delle mie fatture orcovolanti!"
E la signora Potter riprese a ridere piegandosi in due, mentre Ron provava ad immaginare, tutto sconvolto, quanto cazzo potevano essere dolorose delle pustole nei piani bassi.

 

***


Wiltshire, Inghilterra.

Quella sera il vento fischiava forte facendo tremare i vetri delle finestre, e la tempesta di neve non accennava a diminuire la sua potenza; la stanza più isolata di villa Malfoy era freddissima, e le candele accese erano diventate dei monconi prossimi alla morte.

Draco si strofinò gli occhi, stanco per le ore passate sui libri a cercare contro-maledizioni adatte, poi si alzò dalla sedia e, con soddisfazione, prese il carillon acquistato tempo fa a Nocturn Alley e lo chiuse dentro una teca di vetro, ormai innocuo.

Aveva una strana sensazione in corpo da qualche giorno, come se dovesse succedere qualcosa di grosso da un momento all'altro. Lo sentiva nell'aria, che c'era una strana atmosfera... o magari era lui, che era diventato un inguaribile disfattista. Chissà. Probabilmente era la sua solitudine intensa, associata a quell'inverno di merda, a renderlo più depresso del normale! Forse invece, più semplicemente, gli mancava lei...

Hermione Granger era diventato un sentimento contrastante per Draco: tutte le volte in cui la pensava, l'odio e l'amore si spintonavano dentro la sua testa per avere la meglio; e questa lotta interiore lo sfiancava pure fisicamente... si stava trasformando in un Infero senza più un briciolo di vitalità in corpo.

Alla fine, soffiò sui resti delle candele dopo aver visto l'ora tarda, e chiuse la stanza, dirigendosi verso la sua camera da letto.
Mentre camminava per i corridoi del Manor con la bacchetta spianata in un tenue Lumos però, gli sembrò di sentire in lontananza la risata tetra di un bambino; allora si fermò di colpo, terrorizzato, e rimase immobile per minuti interi, incapace di muovere un dito. No... No! Non poteva essere ciò che per un attimo, per un misero attimo, aveva pensato! Troppo assurdo. Era la stanchezza che giocava brutti scherzi. Certo!
Deglutì, e riprese il cammino.
Domani sarebbe stato un altro giorno.

 
***


Ottery St Catchpole, la Tana.

La serata volgeva al termine, Ron sbadigliava con le lacrime agli occhi, il piccolo James si era addormentato in braccio a sua nonna Molly, Arthur si era ritirato già da mezz'ora, mentre Ginny cullava un reticente Albus.
Harry era l'unico ad avere ancora energia da vendere, come qualsiasi Auror che è costantemente pronto ad entrare in azione, anche a notte fonda. Da quando poi la sua amica era stata attaccata da uno sconosciuto con le sembianze di Malfoy dentro il suo stesso ufficio, non riusciva a darsi pace, e nonostante avesse vagliato ogni ipotesi possibile, non era riuscito a trovare il colpevole:
"Ho provato a mettere delle micro-spie babbane per tutto il Ministero, Hermione! Ho messo sotto sequestro il registro delle visite di quel giorno, ho domandato ad ogni impiegato, ad ogni manutentore e ad ogni singolo inserviente se avessero visto qualcuno dall'aria sospetta! Niente. Niente di niente! Maledizione..."

Hermione scosse il capo, pensierosa. La faccenda era abbastanza preoccupante, ma la cosa che risultava ancor più strana, era che dopo quel singolo episodio, non le era più successo nulla.
"Io non capisco, Harry! Che motivo ha avuto quell'individuo per comportarsi così? Deve avercela con me per chissà quale motivo, ma quale? Non mi sembra di aver fatto torti a nessuno! E poi, chi desidera fare del male non si limita ad un'azione isolata! Eppure... sono passati tre mesi, e questa persona sembra completamente sparita nel nulla!"

Ron sbadigliò un'altra volta e, con la voce impastata, si intromise fra i due:
"Sei sicura che nessuno ce l'abbia con te? Senza offesa Hermione, ma... in quanto tuo migliore amico, ho il dovere di ricordarti che tu ti comporti spesso come una stronza saputella, nei confronti dei tuoi colleghi del Ministero! Magari a qualcuno questa cosa non va giù, e si è preso una piccola rivincita!"
Dopodiché fece spallucce, come se quello che aveva appena detto fosse una stata un'osservazione innocente, piuttosto che una vaga offesa. Ron era un ingenuo, non aveva la minima intenzione di insultare Hermione, lui era fatto così: spontaneo, poco riflessivo...
Sicuramente però, se si fosse reso conto del significato delle parole che aveva usato, ma soprattutto avesse potuto prevedere il dramma che ne sarebbe seguito, allora forse se ne sarebbe stato zitto.

"Scusa!?!" Hermione si alzò dal divano tutta rossa in viso: "Cosa sarei io?"

Ron la guardò senza malizia: "I-Io ho detto che..."

"HO SENTITO BENISSIMO COSA HAI DETTO, RONALD!"

"E allora che me l'hai chiesto a fare?"

"Era una domanda retorica, imbecille!"

"Oh Merlino... Tu sei completamente pazza, Hermione!"

"Pazzaaa? Quindi oltre che stronza saputella, sarei pure pazza? Ma bene!!!"

"Hermione! Non negare il fatto che ultimamente tu hai un doxy per capello! Te la prendi per qualsiasi cosa!"

Harry Potter sbuffò, scambiandosi uno sguardo esasperato con sua moglie, e mentre i due amici continuavano a bisticciare, provò a mettersi in mezzo:
"Ragazzi, calmatevi!"
Poi si rivolse ad Hermione: "Dai, non prendertela! Lo sai che Ron non parla mai con cattiveria!"
Dopodiché si voltò, e puntò il dito contro il cognato: "E tu, invece... lo sai benissimo che Hermione si offende facilmente! Vuoi imparare, una buona volta, a pesare le parole prima di parlare?!"

"QUINDI IO SAREI UNA CHE SI OFFENDE FACILMENTE???" Si intromise Hermione quasi strillando.

Harry ingoiò saliva, e fu certo di aver fatto un errore madornale quando pure Ginny, da dietro le spalle dell'amica, gli mimò silenziosamente con le labbra: Ma sei cretino?!?

"N-no, Hermione! Non intendevo dire ques...!"

"Oh, certo certo! Come no!" Lo interruppe lei. "Comunque si è fatto tardi. Io me ne vado a casa, che forse è pure meglio!" Rispose con acidità mentre acciuffava un pugno di polvere volante da buttare nel camino, consapevole che smaterializzarsi in mezzo alla tormenta di neve non era l'ideale.

Fu in quel momento che Ginny le andò incontro con Albus ancora fra le braccia, e le sussurrò preoccupata:
"Tesoro, li conosci... sono due imbecilli! Ma non prendertela, loro hanno sempre avuto questo istinto irrefrenabile di fare gaffe! Tu sei molto provata ultimamente, non lasciarti travolgere dalla tristezza e dal nervosismo al punto di rovinare i rapporti anche con chi ti vuole bene! Ok?"

Hermione annuì mestamente, con gli occhi lucidi, e Ginny pensò di essersi davvero stancata di vedere la sua amica in quelle condizioni pietose. Intanto, Ron si era avvicinato con l'aria di un gramo bastonato, e cercando miseramente di rimediare, disse:
"Hermione! Lo so... sono un deficiente, devi scus-"
"Ma vaffanculo Ron!"
E la giovane sparì subito dopo, senza farlo finire, tra le fiamme verdi del focolare ed uno sbuffo di cenere.

Rimasero tutti a guardarsi l'un l'altro sgomenti. Ginny sospirò pesantemente, Harry scosse il capo impotente, e Ron tossì un paio di volte a causa della fuliggine che si era sollevata dal camino, prima di affermare con sicurezza:
"Quella lì ha bisogno di rivedere le sue priorità, ve lo dico io..."



Continua...

 
   
 
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