Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Kaiyoko Hyorin    26/05/2019    0 recensioni
L'epoca Sengoku ha un fascino tutto suo, ma molte creature di quella stessa epoca non sembrano coglierlo minimamente, troppo impegnate a prevaricare le une sulle altre nella costante lotta per la sopravvivenza. Ma non vi è solo odio, sangue e morte in quel mondo, Inuyasha e i suoi amici lo hanno già capito. E se la storia non si fosse conclusa così come noi la conosciamo? E se il destino dovesse impedire a Koga di ottenere ciò che brama con tutto sé stesso?
TEMPORANEAMENTE SOSPESA!
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Dal testo:
[ L'odio e la rabbia avvamparono dentro di lei. Odio per ogni demone esistente sulla terra, per ciò che le avevano fatto in passato e che le stavano facendo in quel momento. In quel preciso istante, la mente offuscata dal dolore e dall'eco di una crescente disperazione, disprezzò con tutta sé stessa lo stesso sangue che le scorreva nelle vene.
Perché se non fosse stato per quello, non avrebbe mai finito per trovarsi in quella situazione.
]
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Koga, Nuovo personaggio | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.::[. UN TUFFO DI TROPPO .]::.



Una sottile pioggerellina cadeva fitta dal cielo completamente coperto di nubi, un grigio talmente spesso da oscurare persino il chiarore dell'alba. Al riparo, sulla soglia della capanna, Inuyasha arricciò il naso in una smorfia contrariata ed insofferente, senza tuttavia perdere la propria determinazione.
– Dove pensi di andare, Inuyasha? – la voce aspra e roca dell'anziana alle sue spalle lo fece sussultare.
– Maledizione vecchia! – sbottò il mezzodemone, voltandosi di scatto, sorpreso di non averne avvertito la presenza in tempo. Probabilmente la sua mancanza era dovuta alla marea di pensieri ed emozioni che gli si agitavano dentro, non certo alla ferita al braccio infertagli il dì passato da quella pulciosa randagia.
– Per oggi non vai da nessuna parte – gli intimò Kaede, con la sua solita faccia rugosa e severa. La benda che le copriva l'occhio sinistro contribuì ad accentuare l'aria intransigente con cui lo fissava.
– Tsk. Sto bene! – ribatté lui, insofferente, tornando a darle le spalle.
Pronto a lasciarla con un palmo di naso e ad immettersi sotto la pioggia con un balzo, un improvviso lampo di dolore frenò tutta la sua baldanza ed energia e lo fece sussultare. Meccanicamente andò ad afferrarsi il braccio poco sotto la spalla, nel punto in cui spiccava il bendaggio applicatogli dall'umana meno di un paio d'ore prima e che ella stessa gli aveva appena urtato con un colpetto delle dita tozze.
Mostrò le zanne di mezzodemone mentre tornava a incenerirla con lo sguardo dorato.
– La pioggia non farà bene alla mia medicazione e, come puoi vedere, il tuo braccio non è ancora in grado di affrontare un combattimento con un demone del calibro di Koga – gli si rivolse laconica, priva di qualsivoglia timore nei suoi confronti. Lo fissava con quel suo occhio ancora vigile e penetrante, nonostante l'età avanzata.
Di fronte a tanta caparbia severità, persino la testardaggine di lui dovette riconoscere il proprio svantaggio.
Imprecò.
– Va bene, vecchia! Hai vinto! – sbottò contrariato, incrociando le braccia sul petto e tornando a volgere lo sguardo all'esterno, verso il bosco ancora avvolto nell'ombra.
Una leggera foschia s'era andata addensandosi fra gli alberi, lì trattenuta e riparata da quella pioggerellina dalle fronde ricolme di foglie.
– Me ne starò buono finché non smetterà di piovere – le concesse.
– Non è un taglio comune quello che hai riportato, Inuyasha – rincarò la dose lei, non contenta, senza scomporsi – ..se così non fosse non avresti nemmeno avuto bisogno del mio intervento. Questa volta la tua tempra di mezzodemone non ti è venuta in soccorso, pertanto farai come dico: aspetta fino a domani, per allora il tuo braccio dovrebbe essere a posto e potrai correre ad azzuffarti con il demone-lupo quanto vorrai.
Infastidito, il mezzodemone non la degnò nemmeno di uno sguardo, ma emise un nuovo verso di stizza fra i denti.
– Tsk.
– Se mi disobbedirai sarò costretta a dirlo a Kagome.
Non appena quella minaccia gli sfiorò le orecchie da cane, Inuyasha avvertì tutto il proprio risentimento e l'istinto di ribellione afflosciarsi. Se Kagome fosse venuta a sapere di cosa stava combinando e di quanti problemi stava creando, le sue urla avrebbero raggiunto ogni angolo del villaggio ed il suo corpo avrebbe scavato una voragine fino all'aldilà per tutte le volte che lo avrebbe mandato a cuccia.
Deglutendo il rospo, al mezzodemone non rimase altra scelta se non cedere alla volontà della vecchiaccia alle sue spalle.
– E va bene, hai vinto!
Apparentemente soddisfatta, l'anziana sacerdotessa tornò all'interno della capanna, lasciandolo solo coi propri pensieri ed i propri crucci.
Tornando a osservare la selva boschiva oltre il limitare del campo di fronte a lui, Inuyasha sbuffò.
Avrebbe aspettato il tempo necessario affinché quella strana ed inquietante ferita si rimarginasse e poi sarebbe tornato alla carica. Non si era minimamente aspettato di incontrare tanti ostacoli al suo intento, men che meno che quella mezzodemone-lupo sbucasse dal nulla a rovinargli tutto.
Digrignò di nuovo le zanne in una smorfia di malcelato astio.
L'arma con cui era riuscita a ferirlo era potente ed i suoi attacchi parevano dotati di un'energia che contrastava con i naturali poteri demoniaci, seppur fosse del tutto dissimile da quella spirituale di sacerdoti e monaci. Una sorta di potere demoniaco anti-demone.
Scocciato, scosse il capo con enfasi per scacciare tutte quelle elucubrazioni mentali da sé.
Non aveva senso rimuginare su certe cose, gli sarebbe bastato non venire di nuovo preso alla sprovvista.
Perché, non aveva dubbi, in uno scontro leale la sua Tessaiga era più forte di qualunque altra spada demoniaca in circolazione. Gliel'avrebe fatta vedere lui, la differenza di potere che vigeva fra loro, e le avrebbe fatto passare la voglia d'intromettersi.


Fu il formicolio alla coda a disturbarla, bloccata sotto il suo stesso corpo dalla posizione supina assunta durante il sonno.
– Mmmh...
Con un mugugno, Juri tentò di muoversi ma si sentiva impacciata, come se fosse schiacciata da qualcosa. Una strana sensazione, resa ancor più strana dal piacevole calore che l'avvolgeva e la rilassava a tal punto da farle tardare il ritorno alla realtà.
Nel dormiveglia mosse appena il braccio destro, sfiorando col dorso della mano quella che per consistenza le parve della pelliccia. Le ci volle ancora una manciata di secondi per riuscire a sollevare una mano a sfregarsi gli occhi e, finalmente, schiuderne uno. La prima cosa su cui posò lo sguardo appannato fu il soffitto in pietra della caverna, l'ampio antro ricolmo del rumore scrosciante ma non eccessivamente forte della cascata.
Qualcosa le premeva sullo stomaco.
Quando, l'istante seguente, avvertì una strana stretta alla gamba sinistra, la mezzodemone spalancò gli occhi sul soffitto.
– Ma.. ma che diamine..? – balbettò, ancora intontita.
Sollevando appena il capo argenteo per capire che cosa stesse succedendo, l'adrenalina causata da una sensazione di acuto imbarazzo le serrò la gola.
Ginta russava beatamente usandola letteralmente come cuscino, voltato a pancia in sù e poggiando il capo bicolore ed un braccio sul suo ventre, mentre Hakkaku ronfava altrettanto profondamente in una posizione ancor più strana, raggomitolato su un fianco, impedendole di distendere al meglio le gambe e bloccandole la sinistra con le proprie.
Ricadendo con uno sbuffo sul giaciglio, nel suo campo visivo comparvero un paio d'iridi del colore del cielo d'estate.
– Hai dormito parecchio, ragazzina.
La voce di Koga, quel suo tono ironico e superiore al contempo, la fece sussultare e tornare completamente alla realtà. Immediatamente, come dotati di volontà propria, i suoi muscoli si tesero, rifiutandosi di muoversi e lasciandola lì, inerme, alla mercé degli eventi.
Il giovane capo della tribù Yoro se ne stava disteso su un fianco, accanto a lei, abbastanza lontano da non sfiorarla ma abbastanza vicino da sovrastarla senza problemi. Quando egli le posò una mano artigliata sulla fronte, la mezzodemone sussultò, avvampando istantaneamente.
– Mh.. almeno la febbre sembra essere passata.. – commentò dopo un paio di secondi, serio, quasi assorto, il demone-lupo.
In un guizzo di lucidità la mente della ragazza colse il significato di quelle parole.
– ..febbre? – ripeté meccanicamente, inarcando un sopracciglio.
– Sì, esatto – annuì lui togliendo la mano.
– Oh...
In effetti non era la prima volta che la temperatura corporea le aumentava dopo una notte di luna piena e la conseguente perdita dei suoi poteri demoniaci. Non avrebbe mai saputo dire se fosse a causa dello stress o della vulnerabilità a cui era esposto il suo fisico in quei momenti, ma non vi aveva mai dato peso, essendo la sua stessa natura di mezzosangue ad andarle ogni volta in soccorso appena tornava a spuntare il sole.
– ..sì, può.. – si schiarì la voce, deglutendo – ..può capitare.
Deviando i propri pensieri sulla notte appena trascorsa, seppur con una certa difficoltà, rammentò di essere tornata alla tana prima dell'alba, ma non appena ricordò il modo in cui vi aveva fatto ritorno arrossì maggiormente e distolse lo sguardo dal volto del demone-lupo.
Era stato lui.
L'aveva trovata lui.
Il calore che le si diffuse al centro del petto fu qualcosa di nuovo e sconosciuto, una sensazione che la destabilizzò maggiormente e che si acuì al rammentare il senso di appartenenza e protezione che aveva provato quando si era trovata fra le sue braccia.
Un'appartenenza che non era riferita al branco, ma a lui.
– La prossima volta vedi di evitare di fare il bagno alla sorgente in piena notte: ho sentito dire che agli umani non fa granché bene.
Tornando a scoccargli un'occhiata in tralice a quel rimprovero, Juri distinse chiaramente il sorrisetto strafottente che gli era comparso in volto e per riflesso, punta nell'orgoglio, si corrucciò assumendo un'espressione decisamente offesa.
Sbuffò, risentita, cercando di voltargli le spalle ma, bloccata dagli altri due demoni, riuscì a malapena a reclinare leggermente il busto verso sinistra, spostando parte del peso sulla spalla medesima e voltando il capo in quella direzione.
Stava ancora cercando un modo per riscattarsi e sembrare meno patetica di quanto la sua natura di mezzodemone non facesse già di per sé quando, nel silenzio che seguì, avvertì qualcosa sfiorarla vicino alla tempia destra.
Si voltò di scatto, ancora sulla difensiva, per sincerarsi di cosa fosse, ma il risultato fu soltanto una sonora capocciata.
Ahi. – guaì lei.
Ouch! – fece a sua volta Koga, raddrizzando di scatto il capo.
Il contraccolpo li fece allontanare di qualche decina di centimetri.
Ormai completamente nel pallone, Juri fissò con occhi spalancati e guance rosse e gonfie il demone-lupo che si stava massaggiando la radice del naso con due dita artigliate.
– ..cos'è? Volevi cercare di finire l'opera del botolo, per caso?! – si lamentò il capobranco, ancora senza guardarla.
Quell'accenno allo scontro del giorno precedente la indusse a gonfiare le guance in un moto di stizza per l'ennesima accusa infondata che le veniva rivolta, ma in qualche modo l'atmosfera appartata della grotta ed i toni comunque tenuti moderati ne mitigarono il fastidio, tanto da permetterle di farselo scivolare di dosso. Così non era per l'imbarazzo dell'intera situazione che ancora vigeva, così la mezzodemone, mentre Koga arricciava la punta del naso per verificarne lo stato integro, sbuffò.
– Certo che no! Che.. che stavi facendo?
Non era abituata a tutta quella vicinanza, né a quel suo modo di fare tanto incurante degli spazi personali altrui. Per non parlare della sua condizione ancora placcata da quegli altri due beoti ancora dispersi nel mondo dei sogni. Se il giovane capo non avesse reclamato tutta la sua attenzione sin da quando aveva aperto gli occhi, se li sarebbe scrollati di dosso in un istante.
– Stavo soltanto memorizzando il tuo odore. È piuttosto particolare, sai?
– Bella scoperta: sono una mezzodemone.
– Non si tratta di questo, scema... ma tanto non vale la pena che te lo spieghi – la sbeffeggiò lui con una sufficienza ben costruita, prima di decidersi a scostarsi da lei.
Come lui si sollevò a sedere, mostrandole la schiena, lei poté finalmente giovare di un po' più d'aria e stava per imitarlo, intenzionata a non lasciar cadere il discorso né l'offesa che le era stata rivolta, quando ogni suo pensiero svanì all'istante, soppiantato da una nuova scarica di dolore proveniente dal piede.
Sobbalzando sulla paglia, Juri guaì e al contempo scattò come se si fosse scottata. Scalciando, in un attimo avvertì la parete della grotta premerle dietro la schiena e di fronte ai suoi occhi sgranati le figure dei suoi due nuovi fratelli stavano cercando di riaversi da quel brusco risveglio.
Ginta, rotolando carponi, barcollò confuso, mentre Hakkaku, riuscendo a mettersi seduto a gambe conserte, stava cercando di guardarsi attorno, sfregandosi un occhio con una mano artigliata.
A mezzo metro alla sua destra, Koga altalenava lo sguardo azzurro fra loro con un sopracciglio inarcato.
– Sorella..? – biascicò il demone con la cresta.
– Sorella un accidente! – esplose lei, con le lacrime agli occhi, fissandolo con tutta l'intenzione di volergli saltare al collo – Mi hai morsa!
Nel breve momento di silenzio che seguì si sentì un sommesso sbuffo divertito provenire dalla figura volta di spalle del capobranco, cosa che rese la mezzodemone ancora più indispettita di prima.
Hakkaku dal canto suo affrontò quell'accusa con un silenzio attonito e l'espressione da pesce lesso, cercando conferma di quanto da lei affermato sui volti degli altri demoni. Un paio di secondi dopo e, tornando con lo sguardo sulla ragazza lupo, sfoggiò un sorriso mortificato e teso.
– Ops... – esordì, andando a sfregarsi la nuca con la mano destra, ridacchiando – mi spiace... stavo... stavo sognando.. eheh.
Di fronte a quella pallida imitazione di scuse, lei, che intanto stava tentando di massaggiarsi il piede ferito, si irrigidì, perforandolo coi suoi occhi ambrati nell'ombra della grotta. Juri avvertì il proprio potere demoniaco agitarsi appena sotto pelle.
E poi la tensione nell'aria e quell'atmosfera che stava minacciando di diventare elettrica s'infransero, ridotti in mille schegge da un suono che prese tutti loro alla sprovvista. La franca e sontanea risata che riecheggiò sulle pareti fece voltare i due fratelli e la ragazza verso la sua origine, lasciandoli interdetti e completamente spiazzati.
Di fronte ai loro occhi, Koga se la rideva di gusto, tenendosi addirittura l'avambraccio sinistro premuto sullo stomaco mentre, con l'altro braccio, si teneva dritto in quella posa seduta su paglia e pellicce. Quella risata, priva di freni, risuonò nelle orecchie candide di Juri calda e genuina, contagiosa, di quella tonalità che ne tradiva la provenienza diretta dal cuore.
Il primo a cedere fu Ginta, la cui voce si unì a quella del loro capo, seguito da Hakkaku e, per ultima, la stessa Juri, la quale avvertì ogni traccia di malumore e persino il dolore fisico svanire completamente. Seppur fosse confusa ed ancora imbarazzata per gli accadimenti di quel mattino.
Quando, un paio di minuti dopo, tornò la calma, l'atmosfera che si respirava all'interno della grotta era molto più distesa, tanto da permettere a Ginta e Hakkaku di aiutarla a rimettersi in piedi con l'intento di verificare che non zoppicasse.
Juri, seppur incerta, fece qualche passo, riscontrando la natura lieve del danno, se così poteva esser chiamato.
– Per fortuna non ti ho fatto male... – fece sollevato Hakkaku, sorridendole.
– Già. Non se lo sarebbe mai perdonato, proprio ora che hai deciso di restare con noi! – si aggiunse Ginta al suo fianco.
La mezzodemone altalenò lo sguardo dall'uno all'altro con un sopracciglio inarcato, quindi scoccò un'occhiata al loro giovane capo, cercando di mettere ordine nella moltitudine di pensieri che stavano tornando a pervaderle la mente.
Non era più offesa, ma mantenne comunque un'espressione corrucciata e decise di dare voce ad ogni domanda, giacché quello sarebbe stato il primo giorno al loro fianco come un membro effettivo del loro clan di demoni-lupo. Meglio mettere subito alcune cose in chiaro.
– Sono tornata ma non per questo ho cambiato idea sui miei spazi personali – esordì, stizzita, battendosi una mano aperta sul petto – Che vi è saltato in testa di usarmi come cuscino? Non so se sia normale per voi, ma oltre ad essere nuova sono anche una ragazza e credo di aver tutto il diritto di avere un giaciglio solo mio per dormire.
– Ehm... – tentò, imbarazzato, Ginta.
Fu Koga ad interromperlo, accostandosi a lei con noncuranza, la mano sinistra a puntellare il fianco medesimo.
– Erano così preoccupati ed entusiasti per te che ti si sono accoccolati accanto e si sono addormentati come lupacchiotti... avresti dovuto vedere la scena! – il capobranco le lanciò un sorrisetto ironico dalla sua maggiore altezza: era palese che se la stesse ridendo sotto i baffi.
In reazione a quelle parole i due avvamparono all'unisono, iniziando a balbettare come dei veri imbranati.
Juri dal canto suo però venne distratta dallo stesso demone-lupo che si era fatto avanti, andando in soccorso dei suoi compagni. Non ricordava di averlo mai visto di così buon umore e la cosa, oltre a sorprenderla, la indusse a dargli tutta la sua attenzione.
Sbatté le palpebre, ma l'aria rilassata seppur spavalda del giovane capo non venne meno.
E lei iniziò ben presto ad accusarne il carisma naturale.
– P-preoccupati? – ripeté meccanicamente, sentendosi nuovamente arrossire. Quel mattino iniziava ad accadere un po' troppo spesso.
Koga annuì, deviando il suo sguardo ceruleo sui due demoni-lupo. Quelli se ne stavano intanto sulle loro, come se il discorso non li riguardasse, guardando in tutte le direzioni tranne che in quella della diretta interessata.
– Allora? – li incitò il loro capo, con un cipiglio severo.
Fu di nuovo Ginta, dopo un rapido sussulto, a cedere per primo, tornando a guardarla con un sorriso imbarazzato.
– Noi demoni della Tribù Yoro ci proteggiamo a vicenda, perciò...
– ...siamo rimasti al tuo fianco, stanotte.. – proseguì dopo un istante Hakkaku, altrettanto a disagio. Non riusciva ancora a guardarla dritto negli occhi e le sue iridi nere e minute si alternavano fra lei e il pavimento – ..dato che eri umana.
Con quelle ultime parole Juri ebbe la conferma che cercava: anche loro sapevano, adesso.
Scoccando per riflesso una nuova occhiata a Koga, preda del disagio del momento, lo vide esternare un vago sbuffo dal naso, muovendo appena il capo in cenno d'assenso, come se fosse soddisfatto di quello scambio di battute fra i suoi sottoposti.
– Bene – esordì infatti l'istante seguente, riesumando la sua indole autoritaria di capo – Ora che questa cosa è risolta, rimane la questione di Inuyasha.
Le orecchie della ragazza si rizzarono automaticamente e ogni altro pensiero venne accantonato per ascoltare ciò che aveva da dire il capobranco.
– Data la posizione del sole, dubito che lo rivedremo per oggi, ma a turno Ginta e Hakkaku andranno a verificare a sud se vi sia traccia del cagnolino.
I due diretti interessati annuirono all'unisono con un movimento del capo.
Juri invece inarcò un sopracciglio, ma non dovette aprir bocca per avere delucidazioni sul suo ruolo.
– Juri, tu verrai con me al lago.
Koga non le fornì altre spiegazioni e lei non ne pretese: a quell'ordine diretto annuì a propria volta con un cenno del capo e niente di più, seppur la curiosità nata dal comportamento del capobranco fosse pungente. Ma avrebbe avuto modo di dare risposta ai propri interrogativi di lì a poco, lo sapeva. Inoltre, non era la prima volta che il giovane capo pretendeva la sua presenza in virtù di qualche compito da svolgere.
Quando misero piede fuori dalla grotta, superando la cascata che ne celava l'ingresso, la ragazza lupo si fermò, stringendo le palpebre contro la luce del giorno. La posizione del sole era incredibilmente avanzata nel cielo punteggiato di nubi, cosa che la indusse a soffocare un'esclamazione di sorpresa: era già primo pomeriggio. Aveva dormito per oltre mezza giornata.
Incredula per essere riuscita a riposare indisturbata tanto a lungo, comprese fino in fondo solo in quel momento le motivazioni che avevano portato Koga a trarre le sue conclusioni sul mezzodemone-cane: se non ne avevano ancora avuto segno dopo tutto quel tempo, per quel giorno era improbabile che si facesse vedere. Rammentava bene quanto tempo occorresse per percorrere la distanza fra il territorio degli Yoro ed il villaggio vicino al quale aveva incontrato per la prima volta Inuyasha e compagnia.
Dubitava che ciò fosse a causa del maltempo comunque: vi era odore di pioggia nell'aria ed il terreno era bagnato sotto i suoi piedi.
Così, dopo essersi divisi, Juri seguì Koga verso l'altopiano, finché il demone-lupo non frenò la sua corsa sulle sponde dell'ampio lago che ne occupava l'area quasi per metà. Raggiungendo il demone dopo un solo secondo, la ragazza lasciò spaziare lo sguardo sulla sua superficie riflettente.
Ancora una volta Koga aveva tenuto un'andatura che le aveva permesso di stargli dietro.
Spiandolo con la coda dell'occhio, lo vide scrutare con vago interesse la massa d'acqua ed il territorio circostante, finché non assunse quella posa a gambe ben piantate a terra e pugni sui fianchi tipica di quando arrivava ad una qualche conclusione.
– Per oggi resteremo in zona, nel caso dovessi essermi sbagliato sul botolo ringhioso – affermò, prima di scoccarle un'occhiata da sopra la spalla e dar mostra di un nuovo mezzo sorrisetto – e intanto vedremo come te la cavi con la pesca.
– La... la pesca? – ripeté lei, presa alla sprovvista.
– Esatto!
Il tono privo di incertezze del demone-lupo al suo fianco le fece sbatter un paio di volte le palpebre, prima di tornare ad osservare il lago. Non aveva mai tentato di prendere qualcosa in un bacino così grande, giacché sino a quel momento aveva preferito tenersi alla larga da tali masse d'acqua: vi erano alte probabilità che fossero la dimora di uno o più demoni e la cautela l'aveva sempre indotta a non soffermarvisi a lungo.
Evidentemente il capobranco dovette intuire cosa le passasse per la testa, perché aggiunse: – Se vi fossero stati altri demoni, arrivati a questo punto lo sapremmo: da quando abbiamo annientato quei lucertoloni, abbiamo perlustrato l'intera zona e tenuto d'occhio le sponde. Non v'è traccia di altre creature demoniache.
Sorpresa per essere risultata così facile da leggere, Juri annuì senza osare volgere lo sguardo in sua direzione, nuovamente in imbarazzo. Con una parte di sé si chiese come avesse fatto Koga ad indovinare ciò a cui stava pensando, mentre un'altra le ricordava che il demone-lupo aveva sempre avuto un discreto spirito d'osservazione.
Serrando le braccia in una posa conserta sotto la fascia del seno, si ricordò di aver lasciato parte del proprio equipaggiamento alla tana. Abbassando meccanicamente gli occhi su di sé, ne ebbe conferma: la vestivano solo le pelli di lupo che le avevano dato gli Yoro, fatta eccezione per la Zankazeyaku e la strana pietra blu appesa intorno al collo.
Immediatamente irrigidì la posa delle braccia con la quale aveva involontariamente evidenziato la curva del seno. Nonostante la sua decisione di tornare da loro, il suo lato introverso aveva ancora un peso sul suo modo di porsi e senza la protezione del giustacuore si sentiva esposta.
– Quindi.. – esordì, rompendo il silenzio ed accantonando lo strano disagio che le stava nascendo in petto – ..mi stai dicendo che devo buttarmi nel lago e recuperare qualcosa da mangiare per stasera?
– No – ribatté Koga, senza scomporsi.
Di nuovo presa alla sprovvista, stavolta la ragazza lupo non poté non cercarne il volto con l'iridi ambrate, trovando il giovane capo intento a scoccarle uno dei suoi sorrisetti a metà; uno di quelli di chi la sapeva ben più lunga degli altri e ci teneva a farglielo sapere.
Noi tenteremo di recuperare qualcosa da mangiare per stasera.
E quel "noi" pronunciato con tutta quella convinzione le sfiorò l'animo, penetrando sino al cuore e facendolo battere un po' più velocemente di poc'anzi. Per riflesso, ella andò a premere delicatamente una mano su quel punto, gesto che non parve passare inosservato.
– ..che hai? – le domandò l'altro, inarcando un sopracciglio.
– Niente, niente.. – si affrettò a dire Juri, tornando ad abbassare l'arto e deviando ancora una volta lo sguardo sul lago.
Si diede della sciocca per essersi emozionata per così poco ed in parte non sapeva nemmeno lei a cosa la sua reazione fosse realmente dovuta. Era trascorso davvero molto tempo da quando aveva intimamente rinunciato all'idea di far parte di qualcosa, perciò non era strano che certe cose la prendessero ancora alla sprovvista, ma in fondo all'animo sapeva non poter essere solo quello, il motivo di una sensazione tanto agrodolce.
Scoccando l'ennesima occhiata in tralice al demone-lupo, osservandone di sfuggita il profilo si chiese se la medesima frase, detta da un altro di quei suoi nuovi compagni, le avrebbe suscitato lo stesso effetto.
No, concluse dopo un istante di incertezza, probabilmente no.


Koga trascinò la loro preda fuori dall'acqua, scaraventandola senza troppi preamboli oltre la linea di riva. Il cadavere del grosso pesce demoniaco si riversò con un tonfo umido sull'erba verdeggiante e lì rimase, immobile, gli occhi vitrei sotto la placca ossea della testa squamosa.
Il suo sangue, di una sfumatura bordeaux, aveva già imbrattato parte del terreno e stava diluendosi nelle acque del lago in cui lui era ancora immerso fino alle ginocchia.
Completamente fradicio, il demone-lupo raggiunse la terra ferma con passo cadenzato, affondando i piedi nella fanghiglia del fondale senza curarsene eccessivamente. Una volta all'asciutto, dopo essersi scosso a dovere per eliminare l'acqua in eccesso, si voltò verso il lago da cui era appena uscito per cercare con lo sguardo ceruleo la mezzodemone. Vedendola riemergere in quel momento, senza più preoccuparsene, Koga tornò a darle le spalle solo per abbandonarsi sul prato, con tutta l'intenzione di lasciarsi asciugare al sole.
Si distese sull'erba, ponendo ambo le mani intrecciate dietro la nuca ed accavallando le gambe rivolte verso le sponde del lago. Gonfiando i polmoni d'aria con palese soddisfazione, a quel punto si lasciò sfuggire un sospiro: avevano preso proprio una bella preda, non poteva sentirsi diversamente. Con quella creatura, grossa il doppio di lui, avrebbe sfamato l'intero Clan dell'Ovest, lupi compresi.
Lo sciabordio ritmico dell'acqua che veniva smossa gli rivelò che la ragazza che lui aveva coinvolto nell'impresa stava uscendo a sua volta dal lago.
– Koga! Cough cough.. – la voce di lei irruppe nella quiete del tardo pomeriggio, seppur infranta da alcuni colpi di tosse.
Con una parte di sé il demone-lupo rammentò la velocità con la quale l'aveva vista scomparire sott'acqua, trascinata da quello stesso pesce demoniaco che avevano infine sopraffatto. Doveva aver bevuto un po', a giudicare da quell'epilogo.
– Ottimo lavoro – la lodò, non prendendosi la briga di gettarle nemmeno un'occhiata né mancando di esternare una certa irriverente sufficienza nella propria voce. Non che non ritenesse che l'aiuto di lei fosse stato provvidenziale, semplicemente si era appena ricordato di come lo divertisse provocarla.
E Juri abboccò subito.
– È stato... da fuori di testa! – esplose, col fiato corto – La prossima volta che penserai di usarmi come esca, scordatelo!!
Koga, seppur inizialmente divertito, a quell'accusa lasciò spazio ad una nuova perplessità che ne fece sfumare in sorrisetto fino a un attimo prima sfoggiato. Comprese solo un istante dopo ciò a cui lei si riferisse, ma perse l'occasione di ribattere alcunché, giacché avvertì la ragazza lupo ricadere sull'erba ad un paio di metri alla sua sinistra. Aprendo un occhio, allora lui le scoccò un'occhiata di sottecchi, notandola completamente abbandonata sul prato verdeggiante.
Distesa supina, con gambe e braccia spalancate e fradicia come lo era stato lui sino a pochi secondi prima, aveva gli occhi chiusi e le labbra schiuse a rempire adeguatamente i polmoni d'aria. Il suo volto però, per quanto gli eventi gli avessero suggerito il contrario, non recava alcuna traccia di contrarietà, solo un placido abbandono a quel riposo più che dovuto.
Lasciando perdere, Koga tornò ad abbassare ambo le palpebre.
Gli era sembrata restia ad immergersi in acque profonde, così le aveva solo dato una piccola spinta.. una spinta che l'aveva scaraventata in mezzo al lago. Non l'aveva certo fatto per approfittare della sua natura semi-demoniaca per richiamare qualche grossa entità dalle profondità.
– Non credevo ci fossero davvero delle bestie demoniache sul fondo del lago – commentò dopo un po' di tempo, infrangendo per primo il silenzio – Ma è stata una fortuna: abbiamo di ché banchettare stasera.
Questa volta non ebbe bisogno di controllare per aver la certezza di avere lo sguardo di lei puntato addosso. Ne avvertiva il peso come un pizzicore sotto pelle, una sensazione che lo fece sbuffare divertito, immaginandosi fin troppo chiaramente l'espressione imbronciata che lei doveva aver assunto.
Pochi secondi dopo la sentì esternare uno sbuffo scocciato.
– Sarà, ma a pesca con te non ci vengo più.
Quell'affermazione lo indusse ad aprire gli occhi e guardarla nuovamente in tralice, per nulla impensierito.
– Posso ordinartelo come capobranco – le ricordò seccamente, senza riuscire a mascherare del tutto una nota allegra nella voce.
– Despota.
– Ragazzina.
– Antipatico.
– Ingenua.
– Spocchioso.
– Imbranata.
– ...a-antipatico! – ribatté lei dopo un istante, mancando di inventiva.
Koga si lasciò sfuggire un nuovo sbuffo divertito alla conclusione di quel rapido botta-risposta che lo aveva visto vincitore, tornando a rivolgere lo sguardo al cielo sopra le loro teste. La volta, punteggiata di nubi che iniziavano ad assumere contrasti più marcati, stava iniziando a dipingersi delle prime sfumature del tramonto.
Eppure, a discapito degli eventi, persino ad uno come lui parve chiaro come, finalmente, la ragazza lupo al suo fianco fosse più rilassata rispetto a qualche ora prima. Ne aveva notato la rigidezza quasi subito, ma ora che era tornata a comportarsi come era abituato a vederla pure lui si sentì più sollevato ed a proprio agio.
In quel breve pomeriggio che si era dedicato al semplice compito di procacciare qualcosa da mangiare per sé e i suoi, era riuscito a dimenticarsi degli affanni e delle ansie che lo avevano tormentato negli ultimi tempi.
Era riuscito a distrarsi.
E senza Juri, una parte di lui lo aveva già capito, non ci sarebbe riuscito.


Dopo aver aiutato a mettere la bestia demoniaca sul fuoco, Juri passò gran parte della serata a coccolare e giocare coi lupi del branco, totalmente rilassata ed a proprio agio nella calda luce delle fiamme. Erano tutti presenti, seduti intorno al grosso spiedo su cui arrostiva la loro cena.
Inuyasha alla fine non si era fatto vedere, ragion per cui l'umore generale era piuttosto alto.
Stavano parlando del più e del meno quando, dal nulla, Ginta ritirò fuori la storia di quel mattino.
– Comunque... Koga dice tanto di noi, ma alla fine è stato lui il primo a non voler allontanarsi da te... – le mormorò, inclinandosi verso di lei e tenendo una mano a riparare la bocca.
Questo non gli evitò un legno dritto in testa da parte dell'interessato, che per il resto fece finta di nulla.
Juri si ritrovò a sghignazzare, imbarazzata, sì, ma anche lusingata.
Aveva ripensato più volte all'accaduto e, alla fine, aveva riconosciuto dentro di sé una sensazione di calore nuova ed antica al contempo. Qualcosa che non ricordava di aver provato in precedenza e che, pensando a quell'insolito piccolo clan di demoni-lupo, la faceva sorridere senza motivo apparente.
Quel loro inaspettato, bizzarro tentativo di prendersi cura di lei, le aveva infine rammentato cosa volesse dire far parte di una famiglia. E lei, lì seduta in mezzo a loro, si sentiva esattamente così: parte di una famiglia.
Ed era una sensazione indescrivibile.
Sensazione che venne accantonata dall'argomento che il capobranco sollevò pochi secondi più tardi.
– Inuyasha tornerà presto per cercare di prendersi i frammenti – affermò, serio, calamitando su di sé la loro attenzione.
Teneva lo sguardo fisso sulla preda in via di cottura, seduto in paziente attesa.
– Intendi consegnarglieli? – si informò Juri, osservandolo con una malcelata curiosità.
Il braccio che Ginta gli aveva fasciato la sera precedente era tenuto sul ginocchio, sollevato per fornire da appoggio. Le bende erano state rimosse da tempo e alla luce del fuoco non si intravedeva nemmeno la cicatrice. Il potere rigenerativo dei demoni completi era qualcosa di assurdo.
– Tsk! Certo che no! – ribatté subito Koga, mostrandole una smorfia di sdegno per l'ipotesi da lei sollevata – ..dovrà strapparmeli con la forza!
Juri scoccò uno sguardo agli altri due demoni-lupo, ritrovandoli irrequieti ed a disagio, tanto da aver distolto i loro sguardi dal loro capo. Quando incrociò gli occhi scuri di Ginta, venne colpita dalla frustrazione e dall'impotenza che vi scorse all'interno e dovette controllarsi per evitare di tradirlo.
Eppure, proprio grazie ad esse, la mezzodemone si decise.
– Allora glielo impediremo! – esclamò con fermezza, sollevando l'iridi su Koga.
– Cosa?
Juri intrecciò ambo le braccia al petto, categorica.
– Quello che ho detto – rispose senza scomporsi, totalmente sicura di sé – Combatteremo al tuo fianco.
Aveva deciso: non avrebbe permesso a quel cagnolino di arrivare a fare del male al loro capo. Non di nuovo. Il solo pensiero non riusciva a lasciarla indifferente e lei non era mai stata il tipo di persona che se ne restava in disparte.
O almeno, credeva di non esserlo. Non le era mai importato realmente di nessuno all'infuori di sé stessa, perché a nessuno era mai importato di lei, a parte la sua defunta madre. Eppure non riusciva proprio a sopportare quella sensazione di contrarietà mista ad ansia che le stava serrando sempre più fermamente il centro del petto.
– Non se ne parla – ribatté Koga di slancio, altrettanto fermamente – il cagnolino è mio!
La cosa non la intimò per nulla e, in tutta reazione, sfoggiò un sorrisetto irriverente.
– Nemmeno per idea.
Ginta e Hakkaku intanto osservavano il diverbio con volti di cera, senza intervenire in favore di nessuna delle due fazioni. Evidentemente nessuno di loro aveva mai osato contraddire Koga prima di lei.
Juri non se ne preoccupò e tornò a concentrarsi sul demone-lupo, che nel frattempo si era alzato in piedi e la fissava con sguardo penetrante, le mani serrate a pugno lungo i fianchi.
– Non voglio sentire discussioni.
Lei lo imitò, fronteggiandolo dai pochi metri che li separavano.
– Io nemmeno.
– Ehm... sorella... – esitante, Hakkaku cercò di intromettersi, presto spalleggiato dal fratello.
– Non è il caso, sorella Juri...
Gettando loro un'occhiata da sopra la spalla, la mezzodemone colse in quelle espressioni sorridenti tensione ed una vaga apprensione.
– Esatto – rincarò la dose Koga, tornando a reclamare la sua attenzione. Sfoggiava uno di quei suoi sorrisetti sfrontati, fissandola con aria di superiorità – Ascolta i tuoi "fratelli". Tua madre non ti ha insegnato a non giocare col fuoco?
Quell'ultima frase provocatoria la contrariò veramente, tanto da farle digrignare le piccole zanne in una smorfia.
Come si permetteva di tirare in ballo sua madre?
L'angolo destro delle labbra le si arricciò verso l'alto, intenzionata più di prima a ripagarlo con la stessa moneta.
– E saresti tu il fuoco? – ribatté sarcastica – Strano, ti avevo scambiato per un semplice lupacchiotto...
La sua provocazione andò a segno.
Koga scattò, balzandole addosso con la stessa rapidità di una folata di vento e lei si ritrovò a strabuzzare gli occhi dalla sorpresa nel ritrovarsi il suo volto sogghignante ad un palmo di distanza. Riuscì per riflesso ad afferrargli i polsi, ma lo slancio di lui fu tale da farla sbilanciare all'indietro. Un istante dopo erano entrambi a terra, a rotolare nella polvere per cercare di sopraffarsi a vicenda.
Digrignando i denti per lo sforzo, le posizioni vennero invertite più volte, mentre nelle orecchie candide di Juri risuonavano le voci dei loro compagni, i loro richiami tanto concitati da sovrastare il crepitare del fuoco e persino il costante rumore del torrente.
La situazione rimase in stallo per una manciata di secondi, durante i quali la ragazza distinse chiaramente uno strano luccichio negli occhi del capobranco. Non vi era traccia di rabbia in quegli occhi, solo un'eccitazione primordiale che le fece scorrere un brivido lungo la spina dorsale, sino a rizzarle i peli della coda. In un battito di ciglia, la ragazza lupo si rese conto che era la stessa emozione che le scorreva come una scarica elettrica sotto pelle e le venne spontaneo ricambiarne il sorrisetto.
Agevolata da una nuova ondata di adrenalina, Juri riuscì ad invertire nuovamente le posizioni, portandosi sopra il demone-lupo, ma questi stavolta sfruttò il suo stesso slancio per ricambiarle il favore. Fu a quel punto che ella non avvertì più il terreno sotto la schiena.
Scivolò dritta nel torrente e Koga cadde con lei, mentre la stretta con cui entrambi si tenevano avvinghiati si sciolse all'improvviso, dividendoli.
Come l'acqua gelida le si chiuse sopra, i bollori si raffreddarono di colpo, spingendola a cercare subitaneamente di tornare in superficie. Spinta dalla corrente, Juri riemerse una trentina di metri più a valle, lontana dalla luce del fuoco, sputacchiando e tossendo a causa dell'acqua finitale in gola.
Raggiunse in breve la riva e muovendosi carponi sull'acciottolato non si trattenne dall'imprecare.
– Maledetto.. cough cough.
Era la seconda volta che si ritrovava in quella situazione in poche ore.
Grondando acqua, sollevò solo in quel momento il capo di fronte a sé, immobilizzandosi non appena un paio di gambe rientrarono nel suo campo visivo. Irrigidendosi, non fece nemmeno in tempo a rivolgere il proprio sguardo ambrato verso l'alto che la risata di Koga infranse il momento.
Quel semplice suono la fece reagire con un secondo di ritardo, troppo sorpresa e confusa di sentirlo, mentre i capelli d'argento finivano di appiccicarsi alla pelle del suo viso e del collo, grondando acqua come il resto della sua figura.
– Che cos'hai da ridere tanto, si può sapere? – sbottò sulla difensiva, irritata.
Quel disgraziato di un capobranco le aveva appena fatto fare il bagno di mezzanotte contro la sua volontà, e se la rideva pure.
Ma Koga parve non dare peso alla cosa, sorprendendola un'altra volta nel porgerle una mano artigliata.
– Su, alzati... – le disse solamente.
Il sorriso che aveva stampato in volto non recava traccia dei sentimenti che li avevano mossi in precedenza, ma appariva tranquillo e pacifico in quell'offerta d'aiuto. Quel suo comportamento non fece altro che indurre la ragazza ad inarcare un sopracciglio, seppure non vi mise molto a decidere. Come mossa da un istinto a lei estraneo, allungò la propria mano per stringere quella artigliata del demone-lupo di fronte a lei e si rialzò in piedi, senza proferire parola.
Una volta che fu di nuovo salda sulle proprie gambe, fuori dal torrente, allora iniziò ad armeggiare coi propri capelli, attorcigliandoli con ambo le mani per far colare a terra l'acqua in eccesso. Koga la lasciò fare ma non si mosse, limitandosi ad osservarla, e sotto il suo sguardo la ragazza lupo avvertì il proprio cuore iniziare ad accelerare inspiegabilmente i battiti.
Tentando di far finta di niente, si scostò la chioma argentea dietro le spalle con uno scatto del capo, prima di porre ambo le mani a puntellare i fianchi, volgendosi nuovamente verso il capobranco della tribù Yoro con un cipiglio accusatorio.
– Due volte sono troppe! – esclamò col fiato corto, facendo quel passo che li divideva per andargli sotto a muso duro – Scaraventami di nuovo in un lago, un fiume o persino una pozzanghera e ti pianto in tronco!
Appena finì di pronunciare quelle parole però, si pentì di aver dato sfogo al proprio lato permaloso.
In reazione alla sua minaccia infatti, vide l'iridi cerulee del demone vacillare e il suo volto perdere ogni accenno di sorriso in favore di un'espressione indecifrabile, del tutto priva di qualunque accenno d'irritazione o arroganza. Non la sbeffeggiò, come si era aspettata, ma si limitò a scrutarla con quello sguardo attento e penetrante, come se tentasse di sondarla sin nell'animo e cogliervi ogni suo segreto.
La pungente emozione che la colse, ella la riconobbe subito: era senso di colpa.
Perché sapeva che quella minaccia che aveva appena esternato era del tutto infondata.
Sentendosi terribilmente in difetto sotto quegli occhi azzurri, fece meccanicamente un passo indietro, mordendosi il labbro inferiore coi canini.
– C...che hai da guardare? – gli chiese, ancora corrucciata, abbassando meccanicamente le orecchie.
Lui non le rispose, ma al suo nuovo passo indietro la seguì, avanzando, quell'espressione terribilmente seria che non sembrava intenzionato a far cadere.
Tutta quella vicinanza divenne per lei insostenibile.
– Che vuoi fare?! – tentò di nuovo, lasciandosi sfuggire un tono di voce più acuto del voluto.
Indietreggiò ancora, ma nel farlo non si rese conto di essere già in prossimità della riva del torrente. Il terreno divenne improvvisamente cedevole sotto il suo peso e Juri perse l'equilibrio.
– Attenta!
Fu Koga ad evitarle di cadere: rapido come solo lui sapeva essere, la afferrò per il polso destro e la tirò avanti. Un secondo dopo Juri si ritrovò stretta fra le sue braccia, ben lontana dal flusso tumultuoso dell'acqua corrente alle sue spalle.
Con gli occhi sgranati nel vuoto e il respiro trattenuto in gola, realizzò con un secondo di ritardo di trovarsi realmente stretta in un abbraccio saldo e protettivo ad opera dello stesso demone-lupo che l'aveva messa in quella situazione. Immediatamente avvampò in volto.
– S..scusa – balbettò con un filo di voce, non riuscendo a mettere a fuoco la spalla di lui per l'agitazione e la troppa vicinanza.
Confusa dalla sua stessa reazione, il cuore in gola, con l'unica parte della mente ancora funzionante si chiese cosa le stesse succedendo. Non era mai arrossita così tanto spesso in vita sua come in quegli ultimi giorni.
Attese, ma alle orecchie canine non le giunse alcuna risposta.
– Koga...?
Silenzio.
Tentò di muoversi in quella stretta, cercando di sopprimere in fondo all'animo quelle emozioni che la sensazione del corpo altrui stretto al suo le stava facendo nascere in petto, ma non riuscì a voltare abbastanza il capo.
Perché non la lasciava andare?
Poi un vago alito d'aria tepida le fece fremere l'orecchio destro.
– Lascialo a me il cagnaccio...
La voce di Koga le risuonò talmente vicina, bassa e suadente, da farla rabbrividire. Un brivido strano, che non aveva mai provato e che quasi la mandò nel pallone. Con la pelle del viso in fiamme, la ragazza lupo ci mise nuovamente un secondo di ritardo a cogliere il vero significato di quella frase.
– E..ehi! – spingendo con forza sul petto d'ei con ambo le mani artigliate riuscì a guadagnare lo spazio necessario a respirare ed a incrociarne lo sguardo, scontrando i suoi occhi ambrati carichi di contrarietà con quelli azzurri e maliziosi dell'altro – ..che fai? Giochi sporco?!
Koga sfoggiò finalmente un nuovo sorrisetto sghembo.
– Può essere – le rispose, laconico.
Juri trattenne l'impulso di tempestarlo di pugni per quello scherzo di cui era stata vittima, sbuffando al pari di una teiera sul fuoco. Indispettita, seppur ancora rossa in viso, gli riversò addosso il suo sguardo più accusatorio.
– Sei... sei...! – non riuscì nemmeno a trovare un insulto abbastanza calzante da dirgli.
Di fronte alla sua agitazione Koga ridacchiò.
– Non sforzarti, ragazzina, o ti si fonderà quella graziosa testolina che ti ritrovi – la prese in giro.
Lei in risposta riversò la sua frustrazione in un verso inarticolato fra i denti, chiudendo strettamente gli occhi per sfogare tutta la sua contrarietà e l'agitazione provate sino a quel momento. Agitazione che si attenuò ma non scemò del tutto, giacché quando tornò a schiuder le palpebre, la situazione era rimasta pressoché invariata. Koga non l'aveva ancora lasciata andare.
– Scemo! – esclamò finalmente.
Di nuovo il petto del demone-lupo sussultò sotto le sue mani, preda di una nuova risatina fra le zanne.
Quella vibrazione le strisciò sino al centro del petto e ancora una volta l'imbarazzo la avvolse, acuto e incontrastabile, tanto da indurla a spingerlo di nuovo. Stavolta il demone fece un passo indietro, concedendole lo spazio necessario a riprendere a respirare normalmente.
Come se niente fosse il giovane capo continuò a ridacchiare, ma durò poco. Come quel moto di ilarità si concluse, ella lo vide porre ambo le braccia conserte sul petto, in quella posa autoritaria che gli aveva visto assumere ormai in svariate occasioni.
– Il botolo è affar mio, nessuno di voi è abbastanza forte da affrontarlo – affermò senza batter ciglio, guardandola dall'alto in basso – Il discorso è chiuso.
– Ma.. – tentò di nuovo lei.
– No, Juri – la interruppe subito il capobranco, e di nuovo il suo tono non ammetteva repliche – Devo farlo io, per l'onore della nostra Tribù. Discorso chiuso.
L'intransigenza insita in quell'affermazione le fece serrare le mani a pugno lungo i fianchi.
Non riuscì a rispondergli, soggiogata dalla forza dello sguardo altrui, e non disse nulla nemmeno quando tornarono alla tana, ove Ginta e Hakkaku li stavano aspettando trepidanti.
Eppure, per quanto il suo orgoglio scalpitasse, la mezzodemone decise di pazientare.
Nonostante le parole di Koga, lei non era in grado di sopprimere quell'ansia che strisciante continuava a serrarle il petto in una morsa. Per quanto ben sapesse di cosa il demone completo fosse capace, non riusciva a tranquillizzarsi al pensiero dello scontro imminente.
E nemmeno la notte riuscì a mitigare il suo stato d'animo.



...continua.



Ciao a tutti!
Benritrovati!! Come già annunciato la volta scorsa, questo capitolo è stato un po' più lungo dei precedenti e credetemi, poteva essere anche più corposo! Allora, la prima giornata come membro della tribù sembra sia stata buona per Juri, bagni a parte xD
Vedremo se l'autorità di Koga basterà a indurre lei o gli altri dall'intervenire in qualunque modo... intanto vi lascio assicurandovi che giovedì sarò di nuovo qui per aggiornare, e saluto e ringrazio chi continua imperterrito a seguirmi e coloro che hanno inserito la storia fra le seguite/ricordate! E un saluto speciale va a Elerim che, celerissima, settimana scorsa mi ha lasciato la sua recensione! Sperando che anche questo capitolo non vi abbia deluso e che vogliate lasciarmi un commentino sul vostro pensiero, vi auguro la buona notte e buon inizio settimana!
baci e abbracci

Kaiy-chan
   
 
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