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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    27/05/2019    2 recensioni
[MacDalton]
Di regali di Natale e stupide spie paranoiche.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: MacGyver (2016)

Rating: Verde

Personaggi/Pairing: Mac, Jack Dalton, MacDalton

Tipologia: One-shot

Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of Life

Avvertimenti: Missing moment

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

Note: Dedicata a Mairasophia.

 

STUPID CHRISTMAS PRESENT

“Ecco a te, ragazzo. Sicuro di stare bene? Sembri un po’ pallido.”

“La ringrazio. E non si preoccupi, mi sono rotto la gamba qualche giorno fa ma posso camminare.”

“Se vuoi un passaggio, non hai che da chiedere. Tra poco devo chiudere il negozio.”

“Non si preoccupi, davvero. Prenderò un taxi.”

“Allora buon Natale, figliolo.”

La porta del negozio si aprì e fece tintinnare la campanella appesa sopra lo stipite mentre Mac, con cautela, bilanciava il sacchetto appeso alla stampella e il proprio peso per salire i tre gradini che l’avrebbero portato a livello della strada. Da lì, non gli ci sarebbe voluto molto per trovare un taxi e farsi accompagnare all’isolato più vicino alla Fondazione per poi farsi gli ultimi cinquecento metri a piedi.

Era un piano perfetto e l’ansia che gli aveva ghermito il petto da qualche giorno scemò un poco al pensiero di aver finalmente trovato l’ultimo regalo che mancava alla sua lista, quello più difficile e importante: il regalo che progettava di fare a Jack da mesi, ormai, e che quell’imprevisto soggiorno nell’infermeria della Phoenix aveva rischiato di far saltare.

Più fiducioso, il ragazzo non prestò attenzione all’ultimo gradino: fatti male i calcoli, inciampò nel buco che anni di clienti di passaggio avevano aperto e sarebbe anche caduto a faccia in giù sull’asfalto, rischiando di spaccarsi il naso, se un paio di familiari braccia non lo avessero preso al volo, fermandolo a metà strada e preservandolo.

“Mac, esattamente… Cosa diavolo ci fai in giro quando Matty, l’ultima volta che l’ho vista, TI AVEVA ESPRESSAMENTE ORDINATO DI RESTARE IN CAMERA E RIPOSARE?”

Con la bruschezza tipica di Jack Dalton, questi lo rimise in piedi e lo osservò con espressione truce mentre lo stesso Mac si massaggiava il collo dolorante per lo strappo: “Sei ancora in pigiama! Sei evaso dalla Fondazione?” continuò l’ex Delta, aveva notato un lembo della familiare stoffa delle tuniche ospedaliere in dotazione all’infermeria spuntare da sotto il cappotto, cappotto che Jack aveva identificato come il proprio.

“Mac, ehi, ti ho fatto una domanda.” continuò Dalton con tono tuttavia più pacato mentre gli sistemava un ciuffo particolarmente ribelle dietro l’orecchio: “Jill era matta per la preoccupazione quando non ti ha trovato in stanza, ha rintracciato il tuo cellulare ed eccomi qui.”.

Il ragazzo non rispose perciò Jack fece l’unica cosa che gli sembrava sensata fare: prenderlo in spalla e portarlo direttamente alla base; per farlo, si allungò a prendere la stampella e il sacchetto che vi penzolava, ma subito Mac ebbe uno scatto per prenderlo lui stesso.

“Ehi, sei strano. Che ti prende? Cosa c’è lì dentro?”

Nonostante l’insistenza del partner, Mac scosse la testa e nascose il sacchetto sotto il cappotto nel tentativo di celarlo all’amico ma quel movimento improvviso gli inflisse una staffilata di dolore inaspettata; questa lo costrinse a piegarsi in due e, mentre il sacchetto cadeva a terra con un tonfo morbido, Jack fu svelto ad acchiapparlo e a caricarselo in spalla: “Ora stai fermo, sono stato chiaro?”.

La voce di Jack era decisa e ben piantata, il tono di un soldato.

Mac rabbrividì, riconoscendola: era la voce di Delta Jack.

Conscio che fosse impossibile opporsi, Angus sospirò e si lasciò tenere: “Prendi quel sacchetto.” disse soltanto con un filo di voce, “È davvero importante.”.

“D’accordo, d’accordo. Ma mi devi spiegare perché sei evaso per venire a fare shopping. Ti avrebbero dimesso tra due giorni al ritorno di Bozer e Riley, non c’era alcuna fretta.”

“Dovevo prendere un regalo di Natale.” rispose lui con tono evasivo.

“E per chi? Dev’essere una persona molto importante se- “

“È il tuo.”

“Eh?”

“È il tuo regalo di Natale, Jack.”

Jack si fermò sui propri passi proprio davanti alla macchina che avrebbe dovuto riportarli indietro; con la mano a pochi centimetri dalla maniglia, rimase immobile: “Puoi ripetere, scusami?”

“Il regalo è per te, Jack.”

“Credo di non aver capito bene. Tu saresti evaso, con il rischio di farti beccare da Matty o, peggio, di farti ancora più male, e tutto per venire a prendere il mio regalo di Natale? Dimmi che ho capito male, ti prego, non dirmi che sei stato così idiota.”

Mac non rispose.

Jack sospirò e aprì la portiera: dopo aver depositato Mac sul sedile posteriore, lo seguì e si accomodò al suo fianco prima di cingergli le spalle col braccio: “Mac, ascoltami. Non che non lo apprezzi, sia chiaro, ma nessun regalo vale la tua salute, voglio che ti entri in testa. Se anche non mi avessi fatto alcun regalo, chissenefrega.”

A quelle parole, Mac ebbe un sussulto e cercò di divincolarsi ma il suo partner gli impedì di liberarsi dalla sua stretta: “Ehi, piccolo, dove vorresti andare?” gli mormorò lui all’orecchio, “Devo ancora portarti da mamma Matty e farti tirare le orecchie. Poi vedremo di convincerla a farti comunque uscire per Natale, così da non rimandare la festa.”

Alla menzione della festa, Mac tremò appena ma, se normalmente nessuno l’avrebbe notato, questo non sfuggì a Jack: “Che ti prende?” ripeté l’ex cecchino, accarezzandogli la testa, “Non ti ho mai visto così nervoso per una festa, men che meno per Natale.”

“Volevo solo che tutti i regali fossero pronti per tempo.”

“Piccolo, so che ti piace farli ma rilassati, nessuno te ne fa una colpa se non sei riuscito a trovare quello che volevi, anche una pizza e una birra sono ok. A meno che non ci sia qualcosa di diverso sotto. E il mio intuito dice che è così, quindi sputa il rospo!”

“Come hai detto tu, mi piace fare regali di Natale alla mia famiglia e voglio che sia tutto in ordine e che sia tutto perfetto come dico io. Tutto qui.”

In un attimo, Jack capì e si diede dello stupido per non esserne accorto prima mentre tante piccole accortezze che il suo testardo partner aveva sempre riservato a tutti loro assumevano un nuovo significato; in un lampo, afferrò Mac per il mento e lo costrinse a guardarlo negli occhi.

In quelle pozze blu come il mare, Dalton vi lesse tutta una serie di emozioni che poteva decifrare con una facilità quasi imbarazzante – per lui, Mac era praticamente un libro aperto -; il cuore gli sprofondò nel petto: “Mac, non dirmi che lo pensi davvero.” mormorò il più anziano con un filo di voce, “Non dirmi che pensi davvero che potremmo abbandonarti per uno stupido regalo di Natale. Non osare pensarlo, Angus MacGyver!”

Il più giovane incassò la testa nelle spalle nel tentativo di sfuggire lo sguardo del partner ma questi non gli diede tregua e lo obbligò a guardarlo ancora negli occhi: “Mac, so che dopo tuo padre e dopo Alfred sei spaventato, ma fidati di me. Nessuno di noi ha intenzione di andarsene, men che meno io, e men che meno per uno stupido regalo di Natale! Mi hai capito?” 

Mac non rispose e Jack lo scrollò piano ma con decisione: “Rispondi, hai capito?”

Con difficoltà, il ragazzo annuì ma non proferì parola.

“Ora torniamo alla base, ti rimetto a letto e chiedo a Matty di lasciarmi libero fino alla fine della tua prigionia, possiamo giocare a carte o ridere delle pessime identità che la CIA crea per i suoi agenti, ho delle vere chicche. E magari potremmo anche chiamare Sam su FaceTime e farci raccontare delle sue mirabolanti avventure in Australia. E quando gli altri torneranno, daremo la più grande festa di Natale che Hollywood Hills abbia mai visto.”

Soddisfatto, Jack posò un bacio veloce sulle sue labbra; prima di strisciare davanti, si assicurò che Mac fosse ben coperto e, una volta messo in moto, la prima cosa che fece fu di sistemare lo specchietto retrovisore, in modo da poter osservare il volto del proprio partner e tenerlo sotto controllo: e se, nel mentre del viaggio, avesse visto un paio di lacrime scendere lungo le sue guance, di certo non avrebbe detto nulla, limitandosi a promettere a sé stesso, ancora una volta, di portare sempre il sorriso sulle labbra di quel ragazzo così prezioso per lui.

   
 
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