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Autore: addict_with_a_pen    27/05/2019    0 recensioni
Ti ricordi il nostro primo incontro? Eri lì, fuori dal rifugio, nudo dalla testa ai piedi che rubavi un po’ della nostra acqua credendo di non essere visto da nessuno, ma sbagliandoti.
Ho avuto compassione di te, un’emozione che non provavo da tempo, come tutte in fin dei conti, e ricordo di essermi tolto la giacca ed avertela messa sulle spalle per cercare di coprirti almeno in parte.
Ti ho portato dentro.
Ti ho dato un bicchiere d’acqua, un po’ di quello schifoso cibo in scatola rubato la scorsa settimana e ti ho chiesto quale fosse il tuo nome.
“Frank” mi hai risposto, e sentire qualcuno che si presenta davvero col suo nome di nascita e non con uno sciocco nomignolo mi ha incuriosito sempre di più.
“Party Poison” ti ho detto io, e la tua risata arrivatami in risposta non potrò mai farla uscire dalla mia memoria.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Singing to the sky just felt right*

Ti ricordi il giorno del tuo “compleanno”? Quella mattina ti eri svegliato così arrabbiato e io non riuscivo a comprenderne il motivo. Era da qualche giorno che continuavi a lamentarti della tua tinta rosso fuoco che, sempre più sbiadita, ti stava abbandonando lasciando che il vero colore dei tuoi capelli venisse allo scoperto.
“È così poco Party Poison!” Continuavi a dire ogni volta che ti dicevo che adoravo il tuo colore naturale, cecando di rimanere il più serio possibile sebbene l’idea di te che ti lamenti di una tinta per capelli come una ragazzina e per di più parlando di te in terza persona fosse davvero una cosa comica.
Ricordo che alla fine, rischiando pure di farmi scoprire e colpire da qualche sciocco draculoide, sono riuscito a svignarmela nel cuore della notte per andare nel vecchio e disintegrato supermercato abbandonato, distante circa due ore dalla nostra baracca, per poter cercare qualche rimasuglio di tinta per capelli scaduto al massimo da una decina d’anni, e ricordo anche che alla fine sono riuscito nel mio intento.
Tornato all’accampamento vi ho trovati ancora tutti e tre addormentati, o così credevo, poiché tu eri sveglio, vigile e anche parecchio incazzato.
Scoperto che ero andato nel supermercato per poco non mi hai ucciso dato, che tutti e quattro sapevamo fin troppo bene dell’esito tragico della nostra ultima visita a quel posto, ovvero perdita di tutte le provviste racimolate e inseguimenti fino quasi al nostro rifugio. Far scoprire dove ci nascondiamo sarebbe la cosa più dannatamene sbagliata di tutte da fare.
“Buon compleanno!” Ho detto io dopo averti fatto sproloquiare abbastanza, porgendoti la tinta e sorridendoti nervosamente.
“Ma oggi non è il mio compleanno Frank…” Hai risposto tu sbigottito, ma prendendo la tua tanto adorata tinta e facendoti convincere da me ad accettare quel giorno senza data e ora come tuo compleanno.
Vivere senza calendari può essere così brutto a volte, ma il tuo sorriso felice e da bambino mi ha fatto credere che forse fosse stato un bene vivere in un mondo senza date.


Ti ricordi quando Kobra ha detto che dovevamo lasciarci? Avevamo appena finito di fare la doccia, poiché ormai noi due la facevamo sempre insieme per “risparmiare acqua”. Ero appena rientrato nel rifugio per potermi rivestire e giratori non ti ho più visto dietro di me.
“Gerard è meglio che tu e Frank rompiate.”
Ricordo di aver avuto una voglia matta di uscire e prendere quello che è tuo fratello a sberle, ma la tentazione di sentire il discorso e le motivazioni di questa sua scelta mi hanno fermato.
Diceva che davamo troppo nell’occhio, che ormai io non rispettavo più nemmeno le regole base di sopravvivenza che ci eravamo tenuti buone, ovvero tornare prima del tramonto a casa, spegnere luci e musica e stare in silenzio di notte, e che temeva che qualcuno prima o poi ci avrebbe scoperti.
So benissimo che la notte il deserto pullula di draculoidi intenti nel darci la caccia e so che a volte sono, o meglio siamo, tornati a casa più tardi del tramonto, ma non capivo il perché dovessimo lasciarci.
“Frank ti sta distraendo troppo e devi rimettere la testa sulle spalle.”
Ricordo di essermi sentito sconfitto e non accettato nemmeno dai miei amici e ricordo di essermi messo a piangere quando ti ho sentito sussurrare un “hai ragione” sotto i baffi.
Ricordo di aver passato una settimana di silenzio, standomene sulle mie e non mangiando praticamente nulla, ma ricordo anche la patetica scena di te e lui che, facendo due più due e avendo capito la causa del mio umore nero, siete venuti a scusarvi a testa bassa offrendomi l’ultima merendina scaduta ma tanto ambita e che tutti ci stavamo contendendo da tempo.
Ricordo di avervi mandati a quel paese, di aver accettato il compromesso di fare più silenzio e ricordo anche di essermi buttato tra le tue braccia, capendo che in questo grigio mondo nel quale ci trovavamo rinchiusi avrebbero potuto togliermi tutto, anche la musica e i giri notturni per vedere le stelle, ma non te, non il mio amore.


Ti ricordi quando ci siamo creati i costumi? Fino a quel giorno le nostre incursioni le avevamo sempre fatte così come capitava, anche in mutande se necessario, ma dopo una notte passata a parlare, ridere e non fare dormire Jet e Kobra, abbiamo pensato che potesse essere una “cosa figa”, come da te sostenuto, avere dei costumi.
Ricordo che una volta fatta la nostra proposta ci sono scoppiati a ridere in faccia con un “no” categorico come risposta, ma ricordo anche che non ci siamo lasciati abbattere e che ci siamo messi subito all’opera.
Non smetterò mai di dirti quanto bravo tu sia a dipingere e creare cose, quanto bello fossi mentre, armato di fogli e pastelli rubati settimana scorsa, hai cominciato a disegnare costumi per tutti basandoti sulle cianfrusaglie che avevamo in casa.
Ricordo come abbiamo passato tutta la giornata a cucire, incollare, costruire, dipingere e di come alla fine sia Jet che Kobra ci abbiano fatto i complimenti, accettando i loro nuovi costumi.
Ricordo la prima volta che hai indossato la tua maschera da me dipinta, e ricordo anche le tue guance rosse dopo una mia osservazione su quanto quella maschera ti facesse apparire il naso ancora più piccolo e carino di quanto già non lo fosse normalmente.
Tu sei riuscito a farmi tenere un pennello in mano e mi hai aiutato a creare qualcosa di bello, quando l’ultima volta che ho provato a fare qualcosa di artistico avevo cinque anni o poco più.
Tu, amore mio, mi rendi una persona migliore.


Ti ricordi quando ci siamo fumati Tony? Tra una chiacchiera notturna e l’altra che ci scambiavamo, molto spesso andavamo anche a toccare momenti della nostra vita prima che tutto cadesse in questo grigiume generale.
Adoro quando parliamo di noi stessi, di Frank e Gerard, mi fa sentire un po’ più vicino a te e alla vita e un po’ più lontano dalla realtà dove siamo intrappolati.
Ricordo che dopo un lungo discorso sul nostro passato al liceo, fosse uscito fuori che sia io che te fumavamo, e a volte anche cose diverse dalle sigarette, e ricordo che dopo un mio “cosa darei per provare ancora la sensazione di tenere una sigaretta tra le labbra” tu ti fossi alzato e tornato indietro con Tony sotto il braccio.
Tony è la piantina più brutta che possa esistere al mondo e che un giorno Jet, credendo fosse menta ma non capendo che nel deserto non può esistere, ha portato fieramente a casa con sè. Una volta appurato che non fosse menta, ci sono state delle animate votazioni sul destino di Tony e alla fine io e te ci siamo incaricati di occuparcene con il minore dispendio d’acqua possibile e con tanto affetto.
“Non fumerò Tony!” ma le mie parole non avrebbero convinto nessuno.
Ricordo che dopo esserci fumati tre tiri di foglie di Tony ci siamo entrambi ritrovati con un mal di testa mortale e ricordo che una volta tornati dalla solita ronda, Jet e Kobra per poco non ci hanno uccisi di insulti.
Ricordo anche però che alla fine si sono presi cura di noi e ci hanno dato metà pastiglia contro il mal di testa ciascuno e l’obbligo di non fumare mai più stronzate.
Ricordo che abbiamo entrambi acconsentito a testa bassa ma ricordo anche e soprattutto la tua enorme risata una volta realizzato cosa avessimo fatto, risata che ha contagiato tutti noi.
La tua risata amore mio, è il suono più bello che esista.


Ti ricordi quando Kobra si è fatto male? Era una giornata tranquilla, in giro c’era poco movimento, così che tu e Kobra avevate deciso di uscire a cercare un po’ di provviste.
Generalmente dal mio arrivo i giri erano sempre organizzati con le coppie Jet-Kobra e me e te, ma quel giorno avevi deciso di accompagnare tu tuo fratello in quella spedizione.
Ricordo di essere rimasto a casa con Jet, o meglio Ray, e di esserci messi a giocare a carte, e ricordo anche che ad un tratto la porta si è spalancata e ne siete entrati voi due sporchi di sangue.
Ricordo, piccolo mio, come il tuo viso fosse rigato dalle lacrime e di come tenevi stretto a te il corpo del tuo tanto adorato fratellino che, appartenente, aveva avuto un brutto scontro d’armi da fuoco conclusosi con una ferita ad una gamba.
Sebbene la ferita non fosse così grave come poteva sembrare, tu non volevi saperne di calmarti, continuandoti a dare del mostro e pregandoci di prenderci cura di lui all’istante.
Ricordo di avergli disinfettato io la ferita mentre Jet era intento a cercare delle bende e ricordo anche di, una volta capito che andava tutto bene e che la ferita era molto superficiale, essere corso da te che come un bambino stavi ancora tremando e piangendo.
Ricordi di avermi raccontato tutto quello che mai avevi detto a nessuno fino a quel momento? Di come avevi giurato ai tuoi genitori che ti saresti per sempre preso cura di tuo fratello, anche a costo della vita, e di come vederlo così ti avesse fatto sentire inutile e inappropriato?
“Ho permesso che facessero male a te in passato e ora a lui…” avevi detto tra le lacrime, ma nessun rimedio è migliore di un abbraccio in questi casi.
Ti ho tenuto stretto tra le mie braccia per minuti interi, accarezzandoti piano la schiena ed aspettando che il respiro si tranquillizzasse, per poi portarti da Mikey che, capita la situazione, non ha esitato a sdrammatizzare prendendoti in giro.
Sei e sarai sempre una persona così sensibile, ancora adesso a volte mi ritrovo ad avere incubi su di me che vagavo nel deserto nudo e che, se non fosse stato per la tua sensibilità e il tuo grande cuore, ancora starei visitando…


Ti ricordi quando ti hanno rapito…? Eravamo, come sempre, rimasti io e te a casa da soli e Kobra ci aveva raccomandati di stare attenti poiché il numero di draculoidi in giro anche di giorno era cresciuto esponenzialmente negli ultimi tempi.
Ricordo, come ricorderai bene anche tu, come tuttavia il nostro “stare attenti” molto spesso corrisponda a fare l’amore, o a dormire abbracciati, oppure ad entrambe le cose, il che è controproducente con il tenere gli occhi aperti e lo stare dunque attenti.
Ricordo con così tanto terrore quel momento in cui, mentre eravamo ancora in mutande, un branco di draculoidi è entrato e ti ha portato fuori dal rifugio di peso.
Prima di trovare le armi e capire cosa fosse appena successo mi ci sono voluti un paio di secondi, ma quando ormai ero pronto e con il dito sul grilletto, era troppo tardi…
Accerchiato da una ventina di draculoidi io e una decina tu, sono stato costretto a mettere le mani in alto e, con gli occhi colmi di lacrime, guardarti mentre ti minacciavano e ti legavano le mani.
Ricordo anche con così tanta tristezza e sorpresa di aver visto uno dei draculoidi lanciarmi un polsino parte del mio costume, quello che durante la nostra ultima scappatella notturna avevo perso e per il quale mi avevi detto di non preoccuparmi, ma che in quel momento mi stava facendo sentire un verme schifoso.
“Grazie” sono state le parole rivoltemi, accompagnate da una botta sulla nuca che mi ha fatto perdere i sensi.
Ricordo, con mia enorme sorpresa, che una volta riaperti gli occhi non ero tenuto prigioniero da nessuna parte, ma invece ero sul divano con Jet e Kobra che, preoccupati a morte, mi stavano facendo riprendere.
Ricordo di averli pregati di uccidermi, di buttarmi in giro per il deserto, perchè se ti avevano preso era solo per colpa mia e ricordo di come Mikey si fosse messo a piangere, in parte perchè suo fratello era stato catturato, in parte perchè il suo amico non aveva protetto la baracca, ora distrutta, e in parte perchè ci avevano scoperti a causa mia e della mia scarsa considerazione delle regole.
Non mi hanno buttato in giro solo perchè Jet si è opposto dicendo che tutti commettiamo errori e che tu mai avresti voluto vedermi vagare per il deserto da solo, ma ricordo di non essermi mai sentito tanto in colpa come in quel momento.
Ti avevano preso, avevano catturato il tanto temuto e ricercato Party Poison solo perchè il suo inutile ragazzo lo aveva permesso, e mai come in quel momento ho sentito il bisogno di uccidere e di riportarti a casa a tutti i costi.


Ti ricordi quando sono venuto a salvarti? Non passava un singolo giorno nel quale non avessi voglia di prendere e vagare per il deserto alla tua ricerca, ma di infrangere ancora le regole non mi andava, poiché Jet e Kobra stavano escogitando il piano migliore per poter venire tutti e tre insieme a salvarti dando il meno possibile nell’occhio.
Avevano ragione, lo so bene amore mio, ma di passare un’altra notte senza te che mi stingi forte non ne avevo proprio voglia…
Ricordo che oramai le nostre giornate proseguivano così, ovvero escogitare un piano d’attacco per salvarti, un piano per trovare un nuovo luogo dove costruire una accampamento sicuro,e uno per prendere provviste poiché ormai avanzavano solo due panini e un litro d’acqua.
Sono stati dei giorni orrendi, dei giorni vuoti e bui nei quali ho avuto paura, paura di perderti per sempre e paura di perdermi a mia volta.
Sai bene che Frank mai e poi mai ascolterà gli altri fino in fondo e potrai dunque altrettanto bene ipotizzare che il piano per salvarti non era solo uno, ma bensì due: uno di Jet e Kobra, e l’altro mio.
Ricordo che una notte sono dunque uscito dal rifugio distrutto e, salito sul nostro camioncino, mi sono messo a cercare in ogni dove.
Le probabilità di trovarti erano davvero scarse, nulle oserei dire, ma passare un altro giorno con le mani in mano non avrebbe certo aiutato.
La fortuna ogni tanto gira anche per le persone come me, poiché il vederti mentre vagavi da solo tra le dune di sabbia tenendoti le braccia strette attorno al corpo è stata forse la scena più bella della mia vita intera.
Ricordi di come sono sceso di corsa dal furgone e di come mi sono messo a correrti incontro, facendo tutto meno che silenzio, e di come poi siamo entrambi caduti nella sabbia piangendo e baciandoci come due ragazzini?
Ormai era inutile fare silenzio, era inutile non dare nell’occhio e non lasciare indizi su dove ci nascondessimo, poiché tutti sapevamo dove fosse il nostro rifugio, come passassimo le nostre giornate e quanto io e te fossimo innamorati.
Ricordo che dopo aver finito di baciarci, tu hai cominciato a raccontarmi cosa era successo, come avevi fatto in tempo ad afferrare un coltello il giorno dell’imboscata, nascosto appositamente nelle mutande, e di come l’avessi poi usato per tagliare le corde che ti tenevano prigioniero e poi per uccidere tutti.
Mi hai detto di aver rubato dei logori vestiti trovati in fondo al loro furgone e anche di come hai poi cominciato e mai smesso di correre e scappare per una settimana intera.
“Mi sei mancato così tanto Frankie…” hai detto tenendomi stretto a te e mai nessuno potrà capire quanto felice fossi in quel momento, mentre eravamo seduti in mezzo al nulla, solo io e te, senza più paure di tenere segreto nulla a nessuno.
Ti ricordi cosa hai fatto dopo amore? Ti sei alzato in piedi e, prendendomi per mano, mi hai tirato su, cominciando a ballare e cantare a squarciagola così che perfino per la luna stessa sarebbe risultato impossibile non sentirci.
Eravamo felici, eravamo insieme, ed eravamo due idioti senza casa e cibo, ma eravamo liberi e questo era tutto quello che importava.
“Posso dirti una cosa Frankie?”
“Tutto quello che vuoi amore.”
“Grazie per avermi salvato.”
E mai capirò se ti stessi riferendo a quel patetico salvataggio appena avvenuto o all’averti salvato in generale dalla tua vita noiosa, ma ricordo di averti risposto con un bacio e cantando poi a mia volta insieme a te.
Te la ricorderai piccolo mio, la sensazione di invincibilità provata quella notte? Io non potrò mai scordarla, ma solo se anche tu farai lo stesso.


 

  
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