Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: joellen    27/05/2019    0 recensioni
Cento anni orsono, la Terra è stata colpita da eventi misteriosi e devastanti che hanno decimato la sua popolazione tanto da risultare un pianeta deserto a chi lo vede attraverso i telescopi di altri mondi. E che la sta usando come discarica per liberarsi dell'immondizia metallurgica da cui è afflitto... O per cercare e procurarsi minerali preziosi per la propria sopravvivenza.....Ma non tutto è come sembra...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 2

A casa del saggio

 

Adoniesis, il vecchio saggio, amico di Heron aveva invitato lui e l'ufficiale Addok a pranzo presso la sua dimora per festeggiare il suo ritorno e l'esito positivo della sua missione.

Come sempre, la semplicità e l'essenzialità dell'abitazione dell'uomo erano comunque cariche del calore e della sua natura profondamente umana, emanate dalle pareti e dai pochi mobili chiari.

Tutti e tre si accomodarono nell'angolo del ricevimento ospiti, riassunto in un divano a due posti, dove si sedettero Heron e Addok, e una comoda poltrona, rivestiti con tessuto a fiori, su cui prese posto Adoniesis, non prima di aver posato sul tavolino di vetro,posto fra divano e poltrona,  un  vassoio di metallo con tre bicchieri colmi a metà di un aperitivo analcolico dal colore dorato, che porse agli ospiti, prendendone uno per sé.

Brindarono alla missione appena conclusa ed al ritorno del comandante.

"Allora, - iniziò l'uomo, sorridendo, con aria di chi è pronto ad ascoltare belle storie - a parte le varie vicissitudini del viaggio di andata, il tuo ritardo nel ritorno mi fa pensare che la Terra sia più ospitale di quanto raccontato dai tuoi predecessori".

Heron respirò a fondo.  L'atmosfera più densa di Ariel glielo consentì con facilità.

"La Terra è un magnifico pianeta. - cominciò - Con una bella popolazione ma ....".

"Ma?" fece eco Adoniesis ponendosi in modalità di attenzione.

"Ci siamo già stati?" lo apostrofò Heron senza alcun tono di rimprovero.

Adoniesis abbassò occhi e testa per un secondo, quindi rialzò il tutto e fissò il comandante con intensità.

"All' origine dell' universo, forse. - rispose poi, serafico - Ariel ha perso qualche pezzo per strada e quello ha vagato nello spazio fino ad approdare sulla Terra. Oppure un corpo celeste ha sfiorato Ariel quel tanto sufficiente per raccogliere semi di vita che si sono attaccati alla sua superficie e depositati sulla Terra, ma anche altrove, nello spazio.. Succede".

"Niente teorie divine?" replicò Heron, incuriosito e divertito.

"Del tipo che l' universo è stato creato da un dio?".

"Di quel tipo" rispose Heron, compreso.

Adoniesis tacque un istante, pensoso.

"E' una teoria circolante. - riprese - Ha circolato anche su Ariel fino a qualche anno fa".

"Circolava anche sulla Terra" puntualizzò Heron.

"Se circola ancora, lo fa in tutto l' universo, amico mio. - sentenziò il saggio - Se l' universo è stato creato da una sola mano, prima poi la notizia si diffonde ovunque".

"Eravamo sulla Terra anche quando quell' uomo è morto in quel modo orribile?" chiese Heron.

"Su una croce?" chiese Adoniesis a sua volta.

"Già".

"Forse sì. - rispose il saggio  - Vedi qualcosa?".

"In sogno. - rispose Heron - O in stato di semi-coscienza".

"Tu non c'eri all' epoca, Al. - precisò Adoniesis -  Ma hai ereditato la memoria nel tuo DNA di chi è stato presente all' evento. Un tuo antenato, giunto sulla Terra in quei giorni. Sai come funziona, vero? Te l' ho già spiegato, mi pare".

Heron annuì.

"Oltre alle caratteristiche fisiche, - disse - alle qualità mentali e morali, il nostro DNA memorizza e conserva anche gli eventi".

"E in questo modo possiamo spiegare perché alcuni individui credono di aver vissuto esperienze, visto luoghi o incontrato persone esistite in epoche remote, molto prima della loro nascita effettiva... Come te".

"In certi momenti l' impressione di aver visto, o addirittura vissuto, certi episodi è fortissima".

 confermò Heron.

"Probabilmente, - ipotizzò Adoniesis  -  di quegli eventi hai ereditato anche le emozioni".

"Ho poteri speciali?" chiese Heron, con una punta d'ironia, accennando un sorriso.

"Hai una sensibilità speciale, Al. -  rispose il saggio - Che è un potere".

"E' sparito tutto, Adoniesis. - commentò Heron, amaro - Anche sulla Terra. Nessun segno di una fede".

"Date le distanze, non sembra, - disse il saggio - ma le notizie si diffondono"

Adoniesis sorrise. Un sorriso triste

"Come mai è andato tutto perduto?" insistette  il comandante.

"Mancanza di buon senso, ragazzo mio. - rispose il saggio - E di senso della misura. L' umanità ne è affetta, purtroppo. Ovunque nell' universo. Credere in qualcosa di superiore a noi, può anche andar bene. E' consolatorio. Attaccarcisi e vivere solo per quello non va bene. Pensare che il divino risolva tutti i problemi è da stolti. E non è così. Si perde completamente il senso ed il contatto con la realtà. La fede cieca acceca. E' come se una fitta nebbia calasse sugli occhi nascondendo la verità. Senza contare il fanatismo che ne consegue. Per una divinità si diventa disposti ad uccidere. E ciò è tutt' altro che intelligente e saggio. Oltre ad essere incivile".

Heron convenne mestamente con Adoniesis, supportato da Granya Addok che aveva seguito, rapita, la conversazione, preferendo rimanere in silenzio. Non aveva molto da dire. Era d'accordo con le tesi dei due uomini. Anche lei aveva studiato genetica e conosceva bene le teorie sorte in merito.

"Vogliamo mangiare?" incitò, subito dopo, il saggio.

Heron e Addok si trovarono d'accordo anche su questo.

Durante il pasto, più di una volta Adoniesis vide Heron accarezzare e stringere la bella mano scura del secondo ufficiale, avvertendo ad ogni stretta, una puntura dolorosa al cuore. Aveva promesso al comandante di impegnarsi al massimo per trovare una soluzione definitiva al loro rapporto d'amore in servizio, sfortunatamente però, era consapevole di una totale assenza di soluzioni. Le leggi di navigazione erano durissime, specie dopo l' increscioso incidente della zuffa su un 'astronave per causa di una donna, che aveva condotto alla distruzione del veicolo, colpito da un grosso meteorite non visto, e provocato la morte dell'intero equipaggio.

L' unica soluzione per i due innamorati era lasciare Ariel e fuggire lontano, facendo perdere ogni traccia. Doveva solo studiare il "come".

 

 

 

 

Convegno della Flotta Aerospaziale di Ariel

 

L'edificio ove avrebbe avuto luogo l' assemblea si trovava all'estrema periferia di Momex, in una zona quasi disabitata e caratterizzata da vasta estensione di verde, costituito da prati e vegetazione di vario genere, comprendente alti alberi, ma anche bassi e folti arbusti di piante aromatiche che spargevano nell'aria gradevoli profumi.

Il palazzo, non molto grande e alto, era di forma ellissoidale, in cemento e vetro per raccogliere più luce possibile ed anch'esso era circondato da un bel parco ricco di piante, ora fiorite.

Per raggiungerlo con la sua vettura semi-volante, Heron aveva sorvolato la città, rammentando con non poca nostalgia, i paesaggi cangianti della Terra, con le sue zolle verdi, brune, brulle o sfolgoranti di lussureggiante vegetazione, e le sue immense distese d'acqua, denominate oceani sul pianeta che li aveva ospitati per circa un paio di mesi. Ariel aveva una bella natura ma niente di paragonabile con quella dai molteplici aspetti del mondo da cui lui e i suoi compagni di viaggio erano tornati, e quando entrò nell'ampio atrio del palazzo in cui stava per svolgersi il convegno annuale della Federazione, il suo volto doveva esprimere il vago disagio che la comparazione fra Ariel e la Terra gli stava procurando, tanto che un suo collega lo fermò nel corridoio conducente allo spazioso locale per chiedergli se qualcosa non andasse come doveva.

"No. - minimizzò Heron sorridendo - Va tutto bene, non ti preoccupare".

Il collega gli scoccò un'occhiata color ghiaccio, poco persuasa e sembrava non volerlo mollare se non gli avesse detto cosa non andava. Poi, con un sorrisetto sarcastico, lo interpellò.

"Belle donne sulla Terra?".

Heron gli rispose con smorfia di falsa sufficienza.

"Niente male. Lo ammetto",

"Ah, ecco!" replicò l'uomo alzando il mento appuntito.

Maltus, ammiraglio di un'altra delle astronavi della Federazione, era un tipo alto, segaligno, capelli a spazzola castani e occhi grigi che parevano emettere luce propria.

I due si salutarono avvicinando gli avambracci destri e stringendosi le corrispettive mani, dandosi appuntamento alla sala dei convegni di lì a pochi minuti.

Nel raggiungere la sala, Heron incontrò altri colleghi che lo bloccarono volendo avere notizie della loro avventura sulla Terra.

"Hai trovato la fonte? gli chiese un giovane ufficiale biondo e mingherlino.

"Certo"  rispose Heron, soddisfatto.

"Per quanto tempo?"

"Per sempre" rispose Heron, in tono trionfalistico. Il giovane ufficiale lo squadrò, stupito, coi suoi occhi grigio-verde.

"Stai dicendo che avremo energia per sempre?" esclamò.

"E' quello che ho detto" confermò Heron, gongolante.

"Sulla Terra c'è tanto uranio?" domandò il giovane.

"Sì, - rispose Heron - ce n'è molto, ma io ho trovato di meglio".

"Cosa?" chiese l' ufficiale, ansioso.

"Lo vedrai".

"Vuoi serbare la sorpresa per il convegno?" motteggiò il giovane.

"Se vuoi vedere adesso, non devi far altro che seguirmi".

I due uscirono dal palazzo e raggiunsero un enorme hangar a qualche centinaio di metri dall'edificio. L' hangar ospitava l' astronave con cui Heron e compagni erano tornati a casa.

Con un telecomando che estrasse dal taschino della giubba, il comandante aprì il portellone posteriore del veicolo e l' ufficiale restò paralizzato dalla meraviglia nel vedere l' interno stracolmo di ferraglie arrugginite.

 "Quella è la fonte?" esclamò.

"Spazzatura" dichiarò Heron, eccitato.

"Ma.... - balbettò il ragazzo - .....come.....?".

"Bruciandola. -  rispose il comandante, felice - Pensa alle nostre astronavi obsolete, non più in funzione, relegate in un angolo solo per occupare posto senza poter essere più utilizzate!".

"Geniale" convenne il giovane, ancora scioccato dalla sorpresa e dalla soluzione.

Geniale davvero se si considerava che l' operazione di incenerimento avveniva in grandi strutture all'esterno delle cupole che proteggevano i centri abitati, evitando in questo modo qualunque rischio di inquinamento atmosferico all' interno.

 

 

Il convegno iniziò circa mezz'ora dopo e la sala, con spalti distribuiti a corona tutti intorno, si riempì quasi completamente. Al centro, Erasmus, il capo assoluto della confederazione, ancora scuro di capelli nonostante l' età avanzata, e con poche rughe sul volto scarno ed austero, era sistemato su un'ampia e comoda poltrona di pelle nera, dietro ad una massiccia scrivania dalla quale uscì magicamente una tastiera su cui l' uomo premette un tasto che materializzò un gigantesco schermo olografico roteante per consentire a tutti i convenuti di vedere cosa era riprodotto.

All'ora prestabilita, Erasmus aprì il convegno con il consueto discorso introduttivo, dopodiché cominciò ad interpellare i vari partecipanti, chiedendo loro un rapporto sulle rispettive attività. Nulla di interessante finché non arrivò a Heron.

"Comandante Heron, - attaccò con tono quasi allegro - di sicuro lei avrà molte cose da raccontarci, nonché avvincenti aggiornamenti da riferire. Prego. Ci delizi. - Heron si schiarì la voce e partì con il suo rapporto - Com'è la storia della spazzatura?" finì l' anziano graduato, mantenendo il tono ilare..

Heron rise e illustrò la sua scoperta nonché il suo progetto per la sua utilizzazione.

Un muggito di ammirazione si propagò sordo nella sala.

"Beh, - fece Erasmus alla fine dell'esposizione del comandante - direi che il suo viaggio alla Terra abbia dato davvero ottimi risultati. Si occuperà lei di questo progetto?". Heron annuì. L'idea gli piaceva e diede risposta affermativa.

"Che impressione ha ricavato, in generale, del popolo terrestre? E' cambiato?" chiese a conclusione del suo intervento.

Heron respirò di nuovo a fondo.

"Direi di sì. - rispose - Ciò che ha passato in questi ultimi anni ha inciso profondamente negli animi, tanto da indurlo  a concedersi una lunga pausa di riflessione nella quale ogni esponente del popolo ha deciso di starsene per conto proprio senza, in apparenza, cercarsi e reperire notizie sugli altri ma, fondamentalmente, è un popolo di indole buona. Per loro l'amore l'uno verso l'altro è di importanza vitale e travalica qualunque condizione in cui si trovino".

Pronunciando questa frase, Heron era perfettamente conscio di aver lanciato il sasso che voleva lanciare, ovvero, l'eliminazione della maledetta regola che riguardava i rapporti interpersonali fra i membri delle varie flotte.

Erasmus raccolse il sasso ed il messaggio.

"Mi dispiace comandante Heron. - disse, dimostrando all' interpellato di aver capito, usando comunque un tono privo di recriminazione - Ma qui su Ariel, certi regolamenti rimarranno in vigore ancora per qualche tempo. Lei sa bene che il popolo di Ariel è tranquillo solo in apparenza".

Si, Heron lo sapeva. Altrimenti, episodi come la rissa, scoppiata in quell'astronave, non sarebbe mai avvenuta . Tanto meno, l'ufficiale Ollen non avrebbe attentato alla sua incolumità più o meno per lo stesso motivo che aveva innescato la rissa, cioè, l'amore..

Ma Heron si domandò se proprio queste regole così rigide non contribuissero talvolta a scatenare gli istinti animaleschi nel quieto - solo esteriormente - popolo di Ariel.

Tuttavia non insistette nel riproporre l'abolizione di tali leggi. Sarebbe stato uno sforzo inutile.

Ma la sua mente partorì un altro progetto, non sapendo ancora che era nato anche nella fantastica testa di Adoniesis.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: joellen